O Captain! My Captain!
O Captain! My Captain! our fearful trip is done;
The ship has weather’d every rack, the prize we sought is won;
The port is near, the bells I hear, the people all exulting,
While follow eyes the steady keel, the vessel grim and daring…
O capitano! Mio capitano! il nostro viaggio tremendo è finito,
La nave ha superato ogni tempesta, l’ambito premio è vinto,
Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è esultante,
Gli occhi seguono la solida chiglia, l’audace e altero vascello;
Ma o cuore! cuore! cuore!
O rosse gocce sanguinanti sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.
O capitano! Mio capitano! àlzati e ascolta le campane; àlzati,
Svetta per te la bandiera, trilla per te la tromba, per te
I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le rive nere di folla,
Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti,
Qua capitano! padre amato!
Questo braccio sotto il tuo capo!
È un puro sogno che sul ponte
Cadesti morto, freddato.
Scintillanti, bardati di anime alabastro, guerriglieri “carrozzati” di frenetica, avventuriera voglia di libertà, la libertà vilipesa dal villain, Loki/Tom Hiddleston, Amleto d’emotiva fragilità al “peccarla” d’un teatrale istrionismo shakesperiano, appunto dittatoriale, viscida, liscissima capigliatura “gelata” nei taglienti occhi sanguinari d’ingordigie vessillifere, Lucifero dagli zigomi raffinati d’eloqui oratori, adulatore delle sue perfide brame onnipotenti.
Uno iettatore del cheto vivere o dello “stile” americano, a incitar la foll(i)a, ché battagli innalzata al grido superomistico, ombelical alla sua “potenza onanistica”, del suo nervico snervar l’umanità e innalzar il suo malvagissimo ludibrio delinquenziale, ché la nostra razza, soggiogata di deliqui “ipnotici”, ammansita di svenimenti e torpor al suo torbido, criminoso “incantensimo”, ne sia, maledettamente, di sua benedizione insidiosa, annichilita e schiava.
Ogni mostro, da che Mondo è Mondo, ha chi non se n’avvince, per quanto, seducente c’“ammali” serpentesco, nella cacciagione alle nostre “impiccagioni” alla coscienza.
Una divinità “spaziale”, che orbita, infidamente, sin giù nelle nostre “viscere”, e se ne annida, da un freddo Pianeta senza Sole, nelle propaggini di sua congrega “armata” d’anfibia, polimorfica nostra nemesi e simbiosi-Loki, gelatinosa “escrescenza” della sua sete di potere, di “vermi solitari”, letali e insinuanti dall’“ozono” della nostra idillica vulnerabilità.
L’umanità è in pericolo, tutti dormono cullati da questo Diavolo d’ieratico carisma.
Tutti, tranne Nick Fury, che annusa nella “prefazione” la minaccia e, repentinamente, senza batter ciglio e neppur rader il suo teschio-cranione nero ma bianco di purezza, recluta i vendicatori, “guazzabuglio” fenomenale d’eccentriche creature dai poteri celesti, anzi, universali.
Agenti della CIA di dubbia identità, anzi, “doppia personalità”: Natasha Romanoff/Vedova Nera & Clint Barton/Hawkeye, la fulva russa Scarlett e l’atletica muscolarità sogghignante dell’“impassibile” Jeremy Renner, emblema dei bicipiti con vene gonfissime.
Ma non c’è servizio segreto che può sventar gli “attacchi terroristici” senza uno squadron (av)vincente. Agli ordini di sua maestà Samuel L. Jackson, tutto il meglio del parterre du roi: il genio ipermiliardario Tony Stark/Iron Man, lo scienziato dai “raggi gamma incazzati” Bruce Banner/Hulk, il martellon pneumatico Thor e il nemico per eccellenza dei “nazisti”, Steve Rogers/Captain America.
A dargli filo da torcere, sin allo stremo delle forze, in estenuanti lotte all’ultimo sangue e mascella slogata, ossa scricchiolate e laceranti pugni “arcieri”.
La trama, appunto, sì, è “ridotta all’osso”.
Immarcescibile sarabanda d’effettoni speciali, digitali, per la platea eccitata per il gladiatorio trionfo finale dei nostri paladini.
Sì, i vendicatori, uomini sovrumani, alcuni di mantello, altri sol d’“acume di nocche” o solo una gnocca-Johansson, non annessi alle pinzillacchere delle quotidiane “burlette”, uomini impressionanti che (sor)volano. Giustizieri e punitori.
Bastardi di gran gloria.
E un Hulk di manifesta “irascibilità” incontrollabile che, dopo gli interminabili, un po’ tediosi, “smorti” combattimenti finali d’una tonantissima, plumbea New York impolverata e “sbattuta”, risolve l’annoiante, “annoso”, prolisso “minutaggio” di troppo, e sbatacchia Loki ben bene. Lo afferra per il gargarozzo e lo “ingozza” a suon di “capitomboli”, stramazzandolo, fracassandolo sul pavimento, in “onore” al suo “bavero” e alla sua “gracilina” figurina, gran figuraccia.
Sin dall’inizio, infatti, il “timido” Bruce Banner ha un “debole” forzutissimo per la strafigona Scarlett, e pensa di “meritarsela” con quest’esibizione macha da gorilla verde d’“anabolizzante” virilità.
Invero, Scarlett pare che preferisca l’occhio di falco, ma l’unico a godersi la reginetta-Gwyneth è quel mandrillo-marpionissimo di Robert Downey Jr.
Con un attico da “ristrutturare” ma una bionda, “assicurata”, ancor da “stuccare”.
Io sogno, come Whitman, come gli avengers.
Fra un Vangelo della mia speranza e un volto “agnellino” da Mark Ruffalo.
Sì, attenti, poi m’“imbufalisco”.
La Critica americana ha decretato, di botteghino altrettanto cospicuo, che il dispendioso “giocattolo” di Joss Whedon è promosso con lode.
Anch’io lo lodo, mi son divertito.
L’ho visto oggi pomeriggio, alle 16.00, al cinema Eden di Prato, assieme a mio cugino.
Eravamo in due, sala “deserta” ma a noi asservita.
Sì, a quell’ora in quel della “Maremma maiala”, gli altri toscani “trombano” o ronfano.
Io, invece, in 3D ero “schermato”, al solito con risatella da Tony Stark, ché, mentre la maschera russò, sussurra(i) “Me ne fotto, mi sparo queste esplosioni!”.
Per me, un capolavoro!
(Stefano Falotico)