Sì, l’altra sera ho rivisto Lo spaventapasseri, film di una potenza immane. Tanto che ne sono ancora stordito. Poi, ieri notte, ho riguardato su Netflix Il gladiatore. Solo l’ultima mezz’ora. Io già lo dissi all’epoca ma, come sempre, mi prendeste per matto.
Il gladiatore è veramente uno dei film più sopravvalutati del mondo. È davvero una cagata. Lasciate perdere i miei scritti in cui, in frangenti in cui odo rimbombare nelle mie vene delle insane voglie vendicatrici e recrimino sulle mie sfighe, attingo al furioso Massimo Decimo Meridio per cinque minuti d’incazzatura da uomo pugnace e verace. Sono solo attimi fugaci delle mie ingiurie incazzose da uomo tanto capace che potrebbe essere sterminato a Capaci perché dice la verità, e i mafiosi non ci stanno, e anche incapace perché ho a volte la febbre e non mi tira neppure con la donna più rapace… Eh sì, Falcone!
Ma Il gladiatore, a prescindere dall’impatto subliminale che può avere su una persona, se si sente tradita o fottuta da qualche demente come Joaquin Phoenix, fa proprio schifo al cazzo.
Diciamocelo! Il finale, poi, è di una sconcezza immonda. Con tanto di computer graphics a iosa, Giannina Facio, l’ex di Fiorello, una popolana da spagnolone, messasi assieme a Ridley Scott per ravvivarlo quando non gira film malinconici come Blade Runner, e Giorgio Cantarini, sì, il bambinello de La vita è bella, che nei Campi Elisi aspettano il bellimbusto Crowe per girare assieme la nuova pubblicità della Barilla. Sì, tanto granturco e un Crowe derelitto-delirante che si è cuccato l’Oscar prima che ingrassasse come un elefante a botte di pastasciutta e vinelli francesi. E, secondo me, anche per colpa di troppe zoccole tailandesi.
Sì, a me puoi dirlo, Russell. Ti piaceva divertirti. Lo so… non fare il boy erased.
Un film tronfio, pomposo, romanesco, e intanto Isoardi Elisa lascia Salvini e quell’altra depressa incurabile di Elisa canta Se piovesse il tuo nome…
In tutto il mondo, Il gladiatore ha avuto successo e ciò dovrebbe dirla lunga sull’imbarbarimento dei gusti degli occidentali. Ancora ancorati a visioni della vita solenni da peplum semi-biblici. A inneggiare nazional-popolari agli stadi all’urlo di SPACCAGLI IL CULO! E poi la domenica a messa da santarellini.
Ah, Elena di Troia. Vieni a me, Elena Santarelli, e sarà tutta una Ferrarelle! Ah no, era quella della Rocchetta. Sì, sono un’ottima forchetta. Ecco il forcone, non darmi del troione, ti farò a polpette! Dopo il sugo, voglio fare la scarpetta. Ma come? Non ti sei neanche tolta le scarpe e già dici che puzzo? PUSSA via!
Sì, tutti si professano intellettuali al giorno d’oggi ma sono, come dico io, dei zacquari. Zacquaro, lo ribadisco, è un uomo radical–chic che si finge istruito, citando le pappardelle a memoria, così come faceva a scuola quando recitava alla maestra le guerre puniche, ma è invero un ignorantone terrificante.
Non basta saper tradurre in latino e greco per essere degli ellenici. E neppure per elevarvi al cielo. Ecco, levatevi dai coglioni e anche dagli spaghetti. Me li magno io, miei americani a Roma.
Ora, che c’entra tutto ciò con Gene Hackman? Ecco, Russell Crowe si è sempre creduto Marlon Brando. E invece è un burino da osteria dei proci, sì, proci, non porci, e ha interpretato spesso parti alla Gene Hackman. Parti da duro litigioso, arrogante, sprezzante, un tipo tosto, per la Madonna di Cristo santissimo!
E invece non ha niente della classe di Gene. Gene è uno stronzo, uno che sa il fatto suo e ridacchia come ne Lo spaventapasseri, un donnaiolo, uno che va dritto al sodo… senza panegirici. Ride, poi piange, muove alla commozione.
Di mio, sono Come Lion/Pacino, ma è un’altra storia.
Sì, è strepitoso Gene. Un compagnone, uno che, se un pederasta ti vuol fare… e ti spacca la faccia, arriva lui e gliele suona. Con uno così, ti senti protetto. Gene entra in un bar e sa come porgere l’occhiolino a quella super figa che prepara il caffè, mischiando già la schiuma del suo volerglielo shakerare senza ghiaccio. Gene ammicca con dovuta sfrontatezza, a costo di pigliarsi una sberla e un calcio nelle palle. Ma se ne fotte. Perché sa che una gli ha servito il due di picche e ad altre dieci invece regalerà il suo “picc(i)one”.
Gene è troppo forte. Lo adoro. Un uomo tenerissimo nel remake di Incompreso e un bastardo figlio di puttana ne Gli spietati. Un pezzo di merda mai visto nei vari Superman. E poi un cazzone in Frankenstein Junior. Un dio ne Il braccio violento della legge, 1 e 2, ne La conversazione, in Bersaglio di notte.
Il Presidente degli Stati Uniti più puttaniere e sadico della Storia in Potere assoluto, altro che Trump, capace di saltare da capolavori assoluti a film indegni del suo nome come Boxe. Capace di passare da Sam Raimi a Walter Hill nel giro di un colpo di pistola come Wyatt Earp. Sì, dopo Unforgiven, gli hanno offerto cinquemila ruoli da villain nei western.
E lui: – Ma non è che poi la gente dirà che interpreto sempre lo stesso ruolo? E che cazzo me ne frega? Tanto mi pagano. Poi ho già vinto due Oscar, quindi non devo dimostrare una minchia.
Sì, non mi va di dirvi quali sono le sue dieci migliori performance. Guardate i suoi film, fatevi la vostra idea e la vostra donna. Soprattutto fatevi mandare in quel posto.
Guardate qui… come, con charme da Oscar, appunto, lo mette nel culo ad Al Pacino e Jack Nicholson senza battere ciglio.
Comunque, ad Al Pacino non sbatté. Dopo poco avrebbe vinto come Protagonista.
Eh sì, due grandissimi amici.
Sì, Gene ha un che di Falotico.
Come no?
– Senti, Stefano, hai il tuo perché. Ma non mi piaci, lecchi troppo… – dice lei, già totalmente presa ma che altezzosamente fa finta di niente…
– Non è meglio? – rispondo io con una faccia da culo incredibile.
– Stefano?! Ma cos’è questa porcata che ho letto? Non è da te.
– Questa porcata sa il “fallo” suo.
Ah ah.
Insomma, dal 2008, questo Gene, nato a San Bernardino, che fa nella vita?
Vive del suo carisma.
O no?
di Stefano Falotico