Posts Tagged ‘Woody Allen’

Ermetica battona, no battuta alla Woody Allen mischiato al caffè di Lynch


10 Sep

I lib(e)ri vanno letti integral-MENTE, non cassa integrati dalle commesse lette poi a letto.

 

Questa dicasi stronza(ta), ma è di classe.

La vita è come una zanzara, la schivi ma torna a (p)ungere.

Sono un esempio per le generazioni perdute. Sono un uomo talentuoso che sa fotter(si) in modo focoso. E ardimentoso non mi spacc(i)o per uomo ficcante, al massimo sono sempre al minimo e al minimo sono te.

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del Falotico Stefano

Opinioni dissacranti in questo mondo collassato


11 May

 

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Per quanto accaniti molti detrattori non mi sopportino e cerchino in ogni modo, lecito o illecito, di zittire la mia fluida, non sempre mansueta perseveranza nella scrittura arzigogolata, “in gondola”, fra spaghetti miei alle vongole e attacchi al volgo, appunt(it)o, “a puntino” e virgole al posto giusto, non so se capotavola, proseguo letterato fra tali ignoranti invidiosi con fervore e s(t)ud(i)ata Passione. Immolandomi al “Cristo” delle idee e delle fuori dal cor(p)o opinioni viscerali, quasi “sacrileghe” per come ostinate non s’arrendono alla mendace, falsa simbiosi del sembiante che vorrebbero “deliberatamente”, per “puro” gusto burlante, appiopparmi…, appiccicarmi al muro in segno di mia res(in)a. No, le parole non lesino e insisto a tutt’andare in mia briglia sciolta pen(s)ante laghi vasti d’infinito contemplare, nel sorvolare le pianure “meste” dei tranquilli borghesi sistematici e sistematisi nelle brutte cer(tezz)e, e volteggiando da cervo finché il mio craterico cero non si spegnerà. Questa è san(t)ità. Allora il mio occhio ieri cadde sul libro, tradotto in italiano, di Charles Brandt da cui Scorsese trarrà il suo L’irlandese con De Niro, Pacino e Pesci… miei abboccate. Fagocito lo scibile tutto del mondo bello per comprendere come vi siete imbruttiti/e e, dietro le rivalse più van(itos)e, cercate la ragione di “sopravvivere”, arrendendovi, voi non (D)io, alla più facile retorica e ai discorsi più miserandi e però di luoghi comuni abbondanti. E, fra una cos(ci)a seria e la vostra “pervicace” quanto banale “severità”, metto a segno un altro fenomenale colpo di “obliquità”, sparando cazzate che sanno eccome insaporire il tempo mio domo e non dormiente di mente sapiente e, questa mia sì, divertente.

Donna, vorremmo solo da te maggiori foto del fondoschiena.

Non giriamoci attorno, su.

Dopotutto, domani è un altro giorno e, fra il dire e il fare, c’è mezzo il “mar(t)e(llo)”.

In parole povere, miei non ricchi di testa e nemmanco di testicoli, “godetevela!”.

 

 

di Stefano Falotico

Viviamo di attori, società che, di anno in (c)a(r)ni, cambia i suoi idoli, ma Marlon Brando è sempre lui, lo cantava il Liga mentre io ballo il mio bel De Niro su Grease alla Travolta/Woody Allen


10 Dec

De Niro Cape Fear

Credo che il mio viso sia inviso a tutti, soprattutto a me stesso. Non lo sopporto perché, quando la barba mi rado, i lineamenti le donne al s(u)olo (di me) radono. I capelli, oggi, son più radi, insomma, il mio viso ha occhi “penetranti”, pen(s)osi al radar, quasi al ragno per come tesso la tela ma Penelope si fa i peni, che “pen(n)a”, anche i “peli” dei porci. Eran invero e, falsa Troia, i proci ma io, così raso(io), talvolta mi buco i pori mentre gli altri, dopo averle (im)bucate, neanche puliscono il “bucato”, cioè quello di sesso più drogato. Ma comunque (s)tira. Oh, “issa”, evviva l’“Ulisse” di Joyce ché, a forza di s(t)ud(i)ar Omero, mi spaccai le tempie e crollai a pezzi di donne altrui, perdendo la testa, gli om(er)i, i testicoli e non me ne spos(s)ai nemmeno una, fosse stata almeno “un(i)ta” al tempio.

Insomma, ero un “uomo”, a suo tempo. Ora, non sapendo che cazzo fare, le donne non facendomi neppur un baffo, subisco la beffa di “temprarmi” a studiar il mistero del mio “templare”, famoso cavaliere che cercò il Sacro Graal e finì in tal società maniaca ove, a “mano a(r)mata”, tutti si masturbano sui cazzi degli altri, ridendo delle tue (s)fighe. Insomma, son tutti guardoni, li sgranano e poi, “granuloso”, ciò, cioè, fa uomo con le palle, come “erige” la società guerrafondaia in cui il valor della “patta” è “(s)fondare” a “bott(an)e” di granate. Meglio una granita, fidatevi, ho sempre preferito il ghiaccio a questi uomini che si “scaldano”.

Finitela d’incazzarvi, adorate il mio (s)cazzo e non ci sian cazzi che tengano. Di “mio”, si mantiene bene, nonostante patisca pene dell’“infermo”.

Sì, sono depresso e ricevo consigli di vita(mina) da uomini più conigli di me. Lor vanno con le conigliette, di mio rimango un “playboy” che, anziché saltar addosso al “balconcino”, pen(s)a al salto giù dal bancone.

Non amo il branco, sto a galla a f(at)ica, che fico della Madonna, uso le branchie, ogni sera preparo un branzino, “limonandolo” un po’, prima di arrivar alla frutta. Sbuccio la mia “banana” e mi mangio il fe(ga)to, mentre gli altri, nella ce(r)n(ier)a delle “buffe”, le stantuffano, “spruzzandovi” sopra le lor (p)esche.

Mi rimane in gola… l’esca, (m)uffa, esco po(r)co, smagrisco per indigestione e, dalla nausea di tal mondo can(nibalistico), a mo’ di teschio, il fondo della “bile” raschio. Chi non rischia, rosica? Allora, giocate a Risiko e buona guerra di “troie”. Di “mio”, amo “scaccolarmi”, sì, lo scacco(lo) è meglio della “dama”. Ama o non m’ama? Fate piedino, meglio Pierino e pure Bud Spencer, il Piedone, un pugno, ma quali festini, evviva il fisting, mi fate una p(r)ugnetta, nel sedere… un’altra pedata. Pigliatela. Succhia!

E bevi dalla cannuccia! Prova a darmi un succhiotto e preferirò un Chinotto. Ora, chinati, donna, e fammi la “spremuta”. Premi, “spinge”. Che Arancia(ta) “meccanica”.

Mi dan del misero, allora canto “Mistero”.

E ci facciamo male, se la pressione sale.

Cos’è che ci trascina fuori dalla macchina… cosa ci prende?

A me tu non prendi. Manco per u’ caz’. Si chiama faccia da culo.

Ora, ci rendiamo conto che Ruggeri ha vinto con questa canzonetta? Questo vi dà l’idea del paesello di piselli(ni) coglioni in cui vivete. Di mio, sono Boss. Continuo a preferire Springsteen ai froci.

Cruising, però, spacca, cari spacciatori di luoghi comuni.

Da cui “Streets of Philadelphia”, colonna sonora di uno a cui le “suonano” che però le canta ai cani che lo trattarono da cane, la storia di un uomo licenziato perché accusato di essere “invalido” sul lavoro quando invece il suo avvocato, un negrone Washington non da Negroni, li farà neri, ficcando dunque i cattivi delinquenti in modo “AIDS”. Ma quale Clinton e le stanze “orali!”. Evviva Obama nella vostra ambigua “White House”, mulatta/o!

Della serie: non c’è (d)an(n)o e un Demme, senza il “seguito” più elegante de Il silenzio degli innocenti…

Doppia inculata con “super cazzola” e buon Amici miei, faciloni… da Fantozzi Così fan tutte…

Con me, cascaron male. Che “cascamorti”. Pensarono di fottermi, mi fotterono e io li fottei sul mio True Detective strafottente. Mi ferirono ma se la videro nera, infatti, in questa Italia di magna magna, sì, van a mess(alin)e ne(g)re, dopo che stan, lo esige lo Stato, per “fede”… nuziale, con una di “buon partito”, nella razz(i)a del razzismo di facciata solo se Naomi Campbell non te l’ammolla… notti non in Uno/a “bianca”.

Per questo De Niro è un genio, è uno stronzo.

E fa molto Cady… can(dito), Juliette Lewis e il ditino di pollice “su”, Pollicino o il lupo cattivo, miei (sp)orchi?

Da cui ogni “febbre del sabato sera” in mio assomigliargli come il finale de Il prestanome, in cui il grande Allen dice a tutti gli ipocriti di andare leggermente… ove sapete.

Ho le allucinazioni, “fumo” troppo?

Sarà.

Di mio, so che un culo così non te l’ero mai “fatto”. Fattelo! Fattone! Sì, è (s)fatta! Che f(r)itta(ta!

Ecco, le palle, criminali.

D’altronde, va di “merda” l’espressione del cazzo “Come ti farei, sei da stupro”.

Questo è il mondo che avete creato, idioti, e vi sta come un vestito “rosa” di Cohle.

Vaffancul’!

Satanisti, adoratori di questa società demoniaca, ecco il cane che non ti aspetti.
Fatemi bau bau, sarò ancor più lupo! Si chiama buio, luceoscurità o bua?

 

di Stefano Falotico, un uomo che non racconterà mai balle

 

Allen PrestanomeTravolta sabato seraRust Cohle

Il mi(sogin)o, Magic in the Moonlight, ad ogni an(n)o, un mio Woody Allen


05 Dec

Donne, prenditelo con ironia, tu, donnaccia, (s)tira

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Una donna mi angoscia, mi mostra sempre le sue cosce al fine che possa renderla lieta a letto, visto che sempre non gode da frust(r)ata.
Io mi avvicino a lei con far felpato, le tendo qualcosa di losco, sì, una subdola esca del mio che quasi esce, perché lei abbocchi alla provocazione. Simulo il gesto della fellatio e quindi le chiedo di essermi fellona. Lei sostiene, insostenibilmente, che non desidero solo una semplice amicizia. Al che, mi (s)copro, non la scopo ma le dico, con farmela tirante, che potrebbe funzionare, e lei deve star solo che tranquilla. Lei si agita, ha le convulsioni, crede che davvero la voglia e scop(pi)a.
Le sussurro con calma di mantener la calma ma poi chiamo la polizia e la faccio arrestare. In commissariato, viene interrogata sul misfatto del suo avermi dann(eggi)ato di fallo, per giustificarsi, mostra la coscia al carabiniere e il carabiniere le spara con la car(ab)ina di una segretaria tuttofare. Questo è il mondo, sappiatelo, donne.

di Stefano Falotico

Play alla Woody Allen in Moretti, forse una moretta, un amorino di lettera e poco di letto


22 May

di Stefano Falotico

 

Aprirei questa stronzata di classe, citando il cantante neomelodico che, fra i pelati, fu Genesis per antonomasia, cioè l’incarnazione della (de)generazione (dis)umana e, per dirla all’Abatantuonoapoteosi della schifezza però con fascino d’antan su alopecia che fa sex appeal come il cazzo, cioè Phil Collins con la sua disperata, più di Masini che da me prenderà sempre un vaffanculoI Cannot Believe It’s True, una lettera davvero “eccitante”, di quegli amori tanto forti che te l’han ammaccato-ammosciato per colpa d’una stronza, forse prima sua ammogliata e all’epoca era soddisfatta perché il marito(zzo) non era “molle”, di livelli sesquipedali, anzi, dopo la botta nei posteriori, “reclinabile” il tuo cuore cadde a pezzi, previo attimo d’incertezza basculante nel tuo pensare “Son desto o solo distrutto? Va be’, c’è comunque la cintura di sicurezza, l’importante è che sia stato un addio senza sinistri ma soprattutto senza la sua incinta, altrimenti poi mi avrebbe chiesto anche gli alimenti, e qui invece (non) solo soletto il piatto piange…”.

 

When I opened your letter yesterday

I could not believe my eyes…

Oh, I gave it all to you
Now I’m living on borrowed time, but it’s mine

Oh, d’you hear me?
I cannot believe it’s true
Are you really doing the things you do
No I cannot believe it’s you, really you

 

Sì, questa canzone è il ritratto della (s)figa più bastarda, da lasciare un uomo al limite manicomiale su neuro da ricovero ambulante, causa il dissanguamento del suo animo affranto, spappolato.

Praticamente rimasto in mutande, e gli sbatté sol la portiera, lasciandolo con un “palmo di naso”, sì, la cartilagine del suddetto organo olfattivo fra genitali “eiaculanti” il suo “schizz(at)o” da “Sei solo una lurida zoccola!”. Poi, non sentì altro, colò a picco nel fatale silenzio da no comment.

 

Ma le donne, si sa, spronano l’uomo a rifarsi…, mentre se ne fanno un altro di corna. Tu devi fartene una… ragione, solo pene…

Da cui il libro, da poco in vendita “Bruce Springsteen e le donne”. Lo trovate su ibs.it.

Io l’ho preso al “lazo” da cowboy, anche se speravo in un cowgirl, leggendo quest’aneddoto agiografico, ai limiti della santificazione del Boss a mo’ di Statua della Libertà.

Puro racconto retorico che esagera. Però “spacca”.

Ebbene, dopo il crollo delle Torri Gemelle, pare che Bruce stesse in macchina a dormicchiarsela. Non viene rivelato però se dopo un concerto o aver suonato la sua voce da rocker ancor adolescenziale d’amplessi “sgommanti” nel “parcheggio” della sua Patti Scialfa, donna che ha il suo perché nonostante gli anta, anche nel sen(s)o che, sebbene abbia una terza, a novanta fa più tromba di Jack Clemons, da cui il famoso “ritornello” che “spinge” d’interrazziale limonando tutti insieme appassionatamente.

A parte le porcatelle e Patti che comunque fa slacciata “patta”, ben depilata però sia (in)teso, Bruce era in macchina, in dormiveglia. Quindi, dopo non averlo destato appunto né le cannonate né i kamikaze di bin Laden, da cui la sua celeberrima ballata sleeper “Brilliant Disguise”, una ragazza gli ruppe non quello ma quasi il vetro, urlandogli “Bruce, abbiamo bisogno di te!”.

Sì, l’autrice di questo libro vuol darci a bere che Bruce non era al corrente della tragedia e fu risvegliato per dar la scossa agli abbattuti-sopravvissuti… mica tanto, caricato-incazzato a stelle e strisce incitanti, componendo in una sola settimana tutto l’album “The Rising”.

Perché l’America ha sempre avuto bisogno di eroi per salvar il mondo…

Oh, almeno fan cassetta e quindi i disastrati posson comprarsi le casette. Da noi, invece, dopo il terremoto ad Aquila, il nostro premier “salvatore” è stato accusato di scandali sessuali. Lui ammette di essere rimasto tosto e incrollabile, l’occhio del Berlusca ha scaltrezza da volpe e acutezza da falco, a sentir lui. D’altronde, a vita è senatore. Anche se nella “stagista” s’insinuò. L’Aquila, oh oh!

 

Sì, comunque, non era finita. No… come no, cinquemila morti ammazzati e allora pigliamola a cantare.

Già, a mio modesto parere, c’è di peggio.

Ieri pomeriggio, noto che un mio contatto ex “amorevole” mi contatta, mandandomi la foto del pornoattore Manuel Ferrara, con “allegata” tal lettera st(r)appante. Di lacrime mie straripanti. Di lei “poppante” e pappandoselo… da terragna poco  (meta)fisica da film Contact. Iper-cosmica di cattiveria spaziale. A fartele orbitare!
Alcun tatto appunt(it)o, molto viscida eppur (e)rettile.

 

– Ciao Stefano, gli assomigli ma lui fa più…

 

Fa più…, non aggiunse altro. Lasciandomelo “di sasso” perché nell’epistola c’era anche inclusa, di clausola a mio “chiudermelo” del tutto, appunto lei in posa equivoca su Manuel “affittato” per un divertimento di dubbio gusto e doppiamente ingiusto.

 

Ecco sette film di Woody Allen e di Nanni Moretti ove capisci che non era una donna “fine”.

Era solo una “letterina”.

Almeno fu una letterina, figuratevi se era una letteronza, grossamente più stronza.

Io e Annie 

Tira e molla(la), dai, dai.

Aprile 

Tempo di primavere e di amori rifioriti. Anche di elezioni politiche per eleggere dei polli(ni).

Un’altra donna

No, grazie.

Magic in the Moonlight

Non è che sarà una puttan(at)a? Emma Stone è sinonimo di bella ma acida.
Colin Firth poi è colui sulla cui faccia è stampato un ho detto tutto ed Emma non me la ha data.
Che fata, che stella. Che guardarla al telescopio pensando che poteva essere una sincera scopata.

Che dolce Luna, che cattiva lupa.

Caro diario 

La Vespa pungente. Più di Bruno.

Pensavo fosse amore invece era un calesse

Questo è Troisi ma ci sta. No, non ci stette nonostante la protagonista ebbe un bel paio di tettone.

Di solito, terrone fa rima con passionale amore, qui solo malincuore.

E solo amaro liquore.

Harry a pezzi

E tutti giù per terra.

Sex anomalo, (a)normale, abnorme, oltre, superuomo o s(u)perato


24 Mar

Una calibro “30” per lo “specialista”: sette film ove la “sana” sessualità è andata giustamente a farsi fottere…

Ho sempre adorato il Cinema mieloso perché rappresento la zanzara “pungente” che del piccante fa un tangibile erigente…, succhiando il mio sangue pompante, le donne mi “coagulano” in loro prosciuganti capezzoli dati al mio poppante “lattante” e, asciugando poi dritto e secco il mio pungiglione da marpionissimo in altre d’alveari “dolci” che ne arpiona in quel che è un sacrosanto, mica tanto, ah ah, infilante a dolorino godibilissimo ché, trivellandole, son mie risorse minerarie d’aureo dorarle e dondolante, nei preliminari, inguinale s’insinua docilmente anche anale, sì, col passare degli an(n)i, non mi sono “accomodato” né “raddrizzato”, bensì tutto rizzo è sempre più lì… accomodante, scomodando però i mariti a cornificarli col loro “latte”. La lor “colazione da campioni”, miei “coglioni”. ‘Sti cazzi…

Applauso, e che sia sc(r)osciante, “sorseggiando” la donna è in me sorgente e, tergendomelo, questa scopatona è “pura” com’una libellula libera dalle castiganti ibernazioni dell’uomo medio a cui alzo le dita media, perché la toccatina “vien”…, divina, meglio con due mani, famoso gioco dello “squash”, da cui lo squacquerone del mio pastore, eh già, la pastorizia, datosi senza remissione dei peccati da timorato come voi, gli inculati, ma includente anche la missionaria inculante delle “pecorine” di farina della mia sacca scrotale, nel guascone mio senza paura ma con molte “macchie” loro in quanto son sessuale macchina.

Da una donna di Macerata, da me maceratissima, al macinarne altre di mio (in)affondabile (ma)cigno fra nere e bianche, aizzante e attizzandole nel sempre più alzato, poi, con doviziosa letizia, più ardente tizzone per scaldar perfino le cinesine come “ciliegina”, sgranocchiandomele di mandorlato “gigante”.

Sì, non mi vergogno e agognatemi pure, mettetemi a novanta per darmi dei calci nel culo ma io, da questa prospettiva piegata, posso meglio guardar sotto le gonne senza mutande, fatemi sgolare di punizioni e rinforzerete soltanto il mio (con)ficcato.

Sì, sono come la cantante Madonna, gli an(n)i suoi suonati, e sfondati, non la scalfiscono, bensì in tanti ancor di più la ficcano. Da cui la sui voce “like a virgin” sempreverde.

Ora, per tale mio ardire e perennemente arderlo hard, non datemi della merda, datemene altre. Sì, tante “botte”, ché voglio sia moglie piena e sia quella da riempire, ubriacandola come il far l’amore in gondola su mia anaconda perfin cattivella come Golconda. Con me, le donne ridon come la Gioconda, ah ah, anche quando, onanista tutto bello, io “me lo tiro” di brutto in autoritratto masturbatorio da ridente e irredento toro solo soletto ma bello come il Sol’, poiché il “mio” mai si ritrae eppur sotto la mia baffuta, da cui la donna sempre piaciuta, da cicuta, scopando come un “ciuco” in lor ciuccianti e cuccandolo, ah che (cuc)cagne, inumidisce di blu dipinto di blu e uh, uh, uh, che ululante lupo florido come l’albero di pioppo fra pupe di poppe che me le appioppano fra le lor sode, dunque morbide chiappe.

Ieri sera, ad esempio, mi recai al bar “Il por(ti)chetto”, situato in località limitrofa di Budrio. Controllate sullo stradario, esiste, non mento. E là la barista sa come servirti il “cappuccino” con del “burro”.

Quindi, dopo essermela “bevuta” in tanti bicchieri d’acqua, oh, questa sgocciola “incontenibile”, sarà l’afa primaverile però ti sa fare nel surriscaldarti come la temperatura “posteriore” di buco… dell’ozono in sue zone “forestali”, andai a casa di un mio amico a guardar il Clasico, derby fra il Real Madrid e il Barcelona.

E, al terzo ficcar di Messi, alla faccia di quel maiale di Ancelotti, godetti come un matto.

Sì, sono un torero e io le mato.

Rendendovi, come già “esternato”, tutti cornuti.

Sì, il mio è di trenta e se qualche marito, così bellamente tradito, vorrebbe tagliarmi le “dita”, sfodero l’arma nascosta di pugni in faccia, oltre a quelli in sua f… a.

 

  1. La maschera di scimmia (2000)
  2. Ho sposato un’aliena (1988)
  3. Sessomatto (1973)
  4. Sesso & potere (1998)
  5. Parla con lei (2001)
  6. L’Esorciccio (1975)
  7. La moglie del soldato (1992)

Woody Allen, il maniaco


02 Feb

 

Quel pedofilo sporcaccione di Woody Allen, quando il “genio” è un vizietto esecrabile e rovina la dolcezza malinconica dei Radio Days

Piovono accuse su Woody. Il figlio, durante la celebrazione del padre ai Golden Globe, ove è stato insignito del premio alla carriera Cecil B. De Mille, dichiara su Twitter che il genitore è un autentico maiale, degno della forca, della Santa Inquisizione al porco Dio e andrebbe solo “commemorato” di sedia elettrica, per aver abusato, non solo di lui, educandolo allo sconcio intellettualismo più pasciuto ma, soprattutto, d’aver osato sulla sorella quando lei aveva 7 anni. Stendendola nel suo “studio” di Manhattan, per anal… izzarla di giochetto “medico e ammalata”.
Non siamo nuovi agli scandali in quel di Hollywood. Che Jack Nicholson, tutt’ora, anche se pensionato in pantofole e grasso d’ogni po(r)co, abbia pagato carovane di prostitute per curarlo dall’LSD, è arcinoto, anzi da circolo ARCI, ove gli altri vecchi “leoni” della Mecca lo “riveriscono” di battutine in merito alle zingarate da puttaniere irredento.
Polanski vive in Francia perché, sappiamo tutti, negli Stati Uniti ha una pena capitale ancor a “pendergli”, in quanto stupratore già “satanista”, poi convertitosi a La nona porta.
Ma Woody Allen batte e sbatte tutti e tutte. Con la patente ingiusta di “genio”, ha usato per an(n)i il suo “piffero magico”, solleticando le minorenni, la cinesina che ora s’è sposato e andando “a nozze” con una Diane Keaton ambigua da Padrino…
Eppure fa piangere, pensare e mette di “buon umore”.
Sì, Woody è nato “culo” e camicia.

Firmato il Genius, il Falotico che (in)castrerà il fallo di Allen.

  1. Prendi i soldi e scappa (1969)
  2. Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere (1972)
  3. Interiors (1978)
  4. Hannah e le sue sorelle (1986)
  5. Crimini e misfatti (1989)
  6. La maledizione dello scorpione di giada (2001)
  7. Scoop (2006)

Are you Tom Magnolia Cruise, Javier Cristina Barcelona Bardem o solo Woody Allen?


07 Aug

Sono combattuto da un feroce, “maschile” dubbio: non so se sono Tom Cruise di Magnolia, Bardem di Vicky Cristina Barcelona o Woody Allen che se “lo” allena e basta, alienandosi geniale

Non c’è due senza tre, ecco spiegato perché…

Da Tempo… anch’io iscritto al “sociale” Facebook, ove la gente s’accapiglia in citazioni a man bassa, fra una ragazza depressa che vorrebbe farglielo volare ma rimane sull’involtino agro-dolce da frustrato Fabio Volo, tra un video “Postal Market” di culi divini, un fancazzista sbraitante, uno d’alito 4D alla John Waters, ibridi fra un water e un batter le mani da topi di fogna nell’eccitazione di massa putrida-sgallettante per la figa più lercia, ché fa “(s)porca”, un rockettaro spuntato dai 69… su AC/DC molto inacidito, un vecchio ringalluzzito che par Rod Stewart, uno che non “gliela” spunta manco per l’anticamera del cazzo, un cervello nella cameretta, battute da camerate, il “cameo” di Al Pacino in vesti gigione nel presenzialista a derider l’ex Premier Berlusconi, gente felice fra sputtanarsi conclamati in abiti travestiti da cavalle di Troia, un troiano previo Avast, una svestita, un vaso di vetro e i miei occhi su faccia da culo.

Culo “sfondato”.

Sì, al che,vengo (mica tanto, uguale indemoniato d’antiche forze erotiche ritemprate nel delta di Venere, da De Niro adolescente-bobby milk ad allar-g-ar tutte come il Nilo, eccetto Sandra Milo che, rifatta, non s’è ripresa dallo scherzo su Cirooo! Solo alla lacrima sul viso! Che lago!

Meglio delle cremine sulle racchie. Meglio le natiche di fanghi spalmanti, meglio se spalmi di burro su una soda. Fidati.

Non molti lo sanno, ma le donne del mio Passato sì.

Che sanno? Sanno che tanto il mio, osannato, saliva.

Fui un latin lover, poi me lo dormii e si risvegliò “in tiro”, quasi da barbone.

Molti non credettero alla mia storia, mi diedero della scrofa e mi scuoiarono.

Oltre al danno senza danari, anche la beffa di chi pigliò uccel personale e personali sotto i baffi da giochetti infantili e anali.

Sì, attenti allo sparviero, Egli è come i proci, un po’ vuole Elena e poi allenta la tua tensione. Sarà mica un frocio?

A giudicar dalla minchia, ne avrà di amari. Meglio Ulisse, uno che oh oh issa al motto marino.

Mah, ai finocchi preferisco lo zenzero su zazzera da zuccone.

Ad Halloween una vuota d’arrossire.

Al Diavolo l’Angelo. Almeno, si spaccia per buono e le bone gli saltan addosso per mangiarselo col torroncino, assatanate per “dolci” con tanto di “salate”. Coccolano e van le gnocche!

Che sgranocchianti balocchi.

Occhio a quella strabica. Ti avvistò, ti avvisò, era più in gamba delle vacche.
Basta con le anoressiche da insalata. Sono donne, e la so…, da salame!

Vedo del lardo in quella gatta che ci mette lo “zampone”.

E di zampogna soffio… al Cuore.

Con barba da Babbo Natale, tutte rinascono. Anche le streghe.

Questa è l’epifania, il “puffo” mio da Gargamella che tutte fa volar nel blu dipinto di blu.

Sapor crema e nocciola, gelato e tendente allo sciolto, previo diarrea se la Notte è in bianco, poco fondente di “cioccolato” ma montante di fegato senza panna neanche in frigorifero. Oh, almeno un piatto di tagliatelle alla boscaiola con prosciutto fino ci voleva. Quella sua maglietta fina/e. Mah, meglio i tortellini della Fini.

Insomma, i panni sporchi sono i tuoi. Agli spaghetti di Lino Banfi, ho sempre mangiato meglio i cornetti. Stanno nel freezer, attento al cono. Duro, spacca. Leccante.
All’epoca, alle medie, ero già un “sacerdote” e mi stavan sotto anche le professoresse delle superiori. Le mie coetanee eran tutte lì ad attorniarmelo, io già prediligevo il lessico al gel. La mia “lacca” all’h di Deborah.

Ora, il mio compagno di banco era un onanista e patito di Storia, ghigliottine e moti rivoluzionari alla francese/ina. Insomma, un Pipino il Breve.

Altro che Re Sole.

Vidi la Notte profonda nel cielo in una stanza. Altro che Piccolo Principe. Più che Robespierre uno da poche PR. Asociale di “pubica” relazione coi ragni.
Già molto grande il glande non godette la glassa ma sognavo le galassie. Molto Stardust Memories.

Malinconia pura da Manhattan mentre gli altri le sculacciavan di morte mani. Che ratti. Che fetenti!

Che aitante mio poco “additandola” di toccar ove il punto G fa chicchirichì di limonata al gallo cedrone.

Limoncè, amaro da vero sicuro di sé. “Uguale” al siculo padrino. Guidavo infatti la Pandina. Specie protetta dal WWF, acronimo di “Vaffancul fuck you, sfigato!”, pronunciato da quelle che molto “rispettavano” la mia “guardia forestale”.

A parte i limoni, una delle mie seghe migliori fu su Malèna, la Monica Bellucci di più buoni meloni. Spremuta all’arancia “meccanica”. Il pelo nascondeva Monica ma montava nel mio ripostiglio.

Con tanto di palermitani a urlare di sticchi e a farmelo mentre lo facevo da me. In quella s-cena, il manico parte “in quinta”, ingrana subito la marc(i)a a “tamponamento” indietro. Se eccedi, ti sbatton in manicomio di chimica castrazione.

Altro che oroscopi e astri, solo cul(ett)i a striscio.

Lì, incontri Corleone. Non Riccardo e neanche Marlon Brando. Il tuo ultimo tango sì, però. Più che Parigi, le torri Eiffel dei negri a pera dello sbucciarti.

Esci dal fresco-caldissimo e sei più elefante e sfatto. Che “burro”.

Svettante tanto che non vedi neanche le torri di Bologna, se abiti in via Ugo Bassi.
Eh, per forza. Chi può vedere le torri se sei crollato nei loro perpendicolari a tua oscillante Garisenda?

Evviva Garibaldi!

Quello univa senza secessionismi nazisti.

Fatto sta che il fallo dove stava? Dove cazzo era? Non si vedeva. Eppur ci fu… la prima volta.

Un grande (suc)cesso. “Fallimentare?”.

No, troppo “tardiva”.

Non nel senso che mi sverginai oltre la “sogliola” consentita, ma lei si stufò che per tre quarti di (p)or-coccodè la stantuffassi senza “addivenir” allo stufato.

E andò a mirar i gabbiani su uno scoglio e un risotto amaro a la mer. Mi lasciò solo, già (s)venuta un paio di volte, con l’alambicco ancor briccone. “Brindai” di spumante mentre lei uscì dalla macchina, appunto, per un sex machine molto “Sto per i cazzi miei, fatti (i) tuoi (come stanno?), ti ho già fallato, con calma Falò”.

Tornando al teorema del non c’è due senza tre, eccoci al dunque.

Guardo fra le foto facebookiane di Deborah Lo P., mia amica di quei tempi “belli”. Pare che sia ancora amica di Sara G.. Al che, scopro che entrambe sono impegnate ma non le scoperò amichevolmente. Non le impregnerò.

Nonostante tanta in due, ci provo lo stesso per un triangolo nel quintetto. Le tette valgono i due da render cornuti.

– Siete solo amiche ancora o il terzo (in)comodo potrebbe tornar dilettevole?
– Accomodati, ti offriamo da bere…

Ce la vogliamo dire?

Non me l’hanno data!

Però la bionda era birra da Fassbinder. Su questa trombata vi lascio. Miei scemi da ovetti Kinder, a Nicole Kidman ho sempre rispettato il mio cazzo!

Andate ove sapete.

No, aspettate. Non ho finito.

Al che, contatto via chat Deborah (chat, Deborah, ehi chi è là?, due fiorini, uno ché son dei bon bon-bocconcini di ton-ne spalmabili), e Lei mi provoca.

– Davvero Deborah, dai tempi delle medie, ancora bazzichi con Sara G.?

– Certo. Te lo ripeto. La cosa bella è che parliamo spesso di te.

– Come, prego? Credo che le mie orecchie abbian udito male. Ripeti, please.

– Parliamo spesso di te, Stefano.

– E di cosa? Di quei tempi?

– No, Ste dovresti sapere dove abita Sara.

– Lo so benissimo, infatti. Nel palazzo di fronte al mio.

– Lei ogni giorno ti ha visto anche quando, durante le tue depressioni adolescenziali, ti sei reso quasi invisibile al Mondo.

– Non dirmi che…

– Già. Dove affaccia la sua finestra?

– Quasi ad altezza del mio balcone dirimpetto. Cazzo.

– Lei ti ha sempre visto, ricordatelo.

– E che ha visto? La faccia affacciata?

Oltre non poteva vedere ma solo immaginare quel che, sotto sotto, si nascondeva.

– Invece ha visto pure quello.

– Ciò è impossibile.

– Ora, il tuo appartamento è provvisto di due balconi.

– E con questo a che vorresti arrivare? A cosa, a quale coscia? Al balconcino doppio di capezzoli?

– Ove è posizionato il rimanente balcone se del primo abbiamo già intravisto?

– Il restante è quello della mia stanza.

– Tu spegnevi le luci quando ti masturbavi di Notte?

– Tiro sempre giù le tapparelle.

– Si vede che tirava lo stesso. E st(r)appava visibilmente. La finestra strategica di Sara è posizionata sghemba fra il primo balcone e, di sottecchi, anche sul secondo.

– Sai che siete delle stronze? Questo lo sapete?

– Lo sappiamo. Ma mi devi dire la verità, Stefano. Non mentire come tuo solito da bugiardino pinocchiesco.

Tu sai molto bene che Sara poteva spiare il tuo pene.

– Lo so. Sono un giocherellone. Mi piacciono le guardone ma fingo di non essere guardato. Questo fa figo eh?

– Allora, scopiamo?

– Non scopiamo proprio un cazzo.  Sono uno scoppiato! Il cazzo è mio e lo gestisco a… voyeur altrui.

Senza offrir molto.

– Ma non godi per niente.

– Mah, secondo me sì. Sara lo sa.

– E che sa?

– Che quando mi guarda qualcosa sale.

– Il caldo?

– … No, l’ascensore che contiene il fidanzato sospettoso tipo Tiberio Murgia de I soliti ignoti (non sospetti con Spacey) versione incestuosa. Invero, è la sorella più grande che vuole controllarla anche ora che è sessualmente adult(er)a.
Sara, quando mi fissa, prova a contenersi ma non sa raccontarla. Fa acqua da tutte le parti.

– Lo squirt?

– No, lo squash delle mie palle a suo splash.

La sirena del mio Tom Hanks, cara Deborah alla Daryl Hannah.

Ah ah. Comunque, sono James Spader di Crash. Ma a quella Kara Unger piace di più quella di Highlander.

Il Sesso di Cronenberg è carne perversa, quel Lambert invece è un figlio di puttana come pochi altri. Sembra strabico eppur la vede lunga. Ciao. Di mio ti vedo male. Presto, te lo faccio.

Un posteriore firmato Stefano Falotico.

 

(Stefano Falotico)

 

  1. 007 Skyfall (2012)
  2. Non è un paese per vecchi (2007)
  3. Highlander 3 (1994)
  4. Crash (1996)
  5. Ritorno al futuro (1985)
  6. Radio Days (1987)
  7. Prendi i soldi e scappa (1969)
    Poi però ci vuole la scopata, se no i soldi dove vanno?
    Nel sacco a pelo?

Who is Bobby Cannavale? Un attore da popò al babà! Al bacio, sì!


16 Jul

Chi è Bobby Cannavale?

 

Bobby Cannavale, attore carnevalesco, come voi, idioti carnascialeschi!

La mia (r)esistenza da “pueril” puledro alla sporcizia delle massaie, si misura da quanto odio Cannavale Bobby eppur abbaio mentre voi vi rabbuiate: evviva gli anni ’90!

Ma che pensi che sia Carnevale? No, sono Cannavale al bacio, al popò di babà!

Altri tempi, che voi non avete vissuto né di memorie rivivrete, ché mi vibravo fra cosce mie spaparanzata versione Eminflex del giusto e sacrosanto onanismo galoppante, inverecondo, sguaiato e altisonante nel trombar da solo, perso tra fantasie “criminose” di gambe accavallanti, discinte con garbo e “gambali” miei di sudato “coraggio. Tempi oramai arenati, dopo tanto e pedissequo, equino “allenamento”. Di bone len(z)e, ricordo le mie masturbazioni che tutte le coglievano, compresa l’impresentabile Antonella Boralevi.

Pomeriggi “casalingui” di liscio fai da te, una, due, tre e poi innumerevoli giravolte sul (di)vano.

Tempi d’aria salubre e “mansueta”, d’un puberale impudico mio “pugnale”. Ah, pugnette che mai gettavano la spugna nonostante il sudore tanto. A capovolto osso lombare, capriole nel sacrilego edolor all’anca sacral per anelar al buchino mentre i miei coetanei si bucavano.
Ah, meglio i miei pann(olin)i sporchi, davvero di film alla Porky’s. Da playboy allietato nel late night, ululante a luculliane donne dal grande culo.

Ma poi giunse l’età adulta e la prugna ti fan ammuffire. Per amarla, t’ammorban di ricette  e devi implorarledi pietistico, devi pagar il pegno se vuoi “impregnarle” col pene. Pane al pane, vino mio poco papale. Ah, come le palpo. Devi guadagnarti le penne all’arrabbiata, condir di pomodoro d’Adamo le dame se vuoi papparle da damone.
Come tutti gli altri che son già stati liofilizzati nell’ovatta a idrofila pancia piena. Ingurgitano d’appetito mai sazio e preferiscono il dolce alle salate.
E non salì poi più. Ti rendon Padre Pio, ti castigan nella stigmata se osi sfregar di mani accalorate nel sangue più verace, pugliese e bestemmiante come a Bari(lla), con tanto di pasta al “pestaggio” se non ti piace Benedetta Parodi. Canta con Minà e sarai poco minatore in Lei in calore.
Sì, guida il trattore e recati in trattoria, ove troie a non finire potrai addolcire. Ti danno anche la panna e il latte da mescere nel cappuccino.
Il cameriere ha il cappello, caspita come la pennelli, sai già che lei, minuscola di l stavolta, ti strapperà le bretelle, poi da barbaro bretone, le sarai barbabietola. Eh sì, dopo la bettola, il tuo abete, mio ebete.
Lei te lo beve, poi andate a pregare nelle cappelle. Confessandovi, fessi, tu reciterai la sua Maria, che di fessure è tutto duro.

Altri tempi in cui il Cinema potevi gustare di rassegne. E assegnar vo(l)ti a chi volevi. Non il volgo modaiolo.

Un nuovo “grande attore” sta ottenendo ruoli a raf-fica, viene dal nulla più “terrone” d’esportazione americana della matrice italo-ascendente sul globalismo cinematografico da vero “cul(inari)o”

Si chiama Cannavale di cognome, ma la faccia non è da divo, perlopiù da panettiere “siculo” emigrato USA con la “Coppola” d’uno nato nel New Jersey e la sua faccia non m’è nuova di padrini e da panino con la mostarda nel performer di merda…

Per forza, Bobby è delle donne “perforatore”, e v’incula a sangue. Letteralmente tradotto così: “Se non gli dan la parte, piglia la tua partner e si becca la sua porzione”.
Egli scippa. Egli scopa. Egli ti fotte e scappa in un altro “ruolo”. Dentro un’altra “immedesimazione”. Occhi penetranti, bucan lo schermo, alle donne gioca di scherma. E spalma le creme!

Infatti, ora è chef per la trasposizione del Palahniuk peggiore che speriamo blocchino nelle forchette alle sue origini “roventi”. Quest’attore non s’allinea ai miei delicati gusti, eppur piace e sta mangiando pellicole su sua pellaccia in filmografia sempre più “allungata”.
Mah, non è dotato d’espressività, sembra Fabio Volo nel Fred Buscaglione più trimone, eppur sarà “dotato” di “qualcosa” che io non vedo. Non pensate “malvagi”, non a “quello” mi riferisco, bensì al suo colluttar con la mafietta. E poi va di cariche e trombette! Anche Frank Sinatra faceva così. La sua voice superò le giuste accuse al suo boss.
Già. Per arrivar lì, a recitare con Pacino di spalla e protagonista di Woody Allen, mai Cannavale leccò culi di “pene” (non fraintendetemi, parlo della “gavetta” che faticar devi “darti da fare”). “Alludo” che qualche spintarella avrà avuto della “ricevuta…” come Emilio Fede e i destrorsi alla Carfagna. Mara lo mirò e, ammirando Silvio, guardarono Omar quanto è bello.
Sì, Bobby è come un nostro “parlamentare” di Destra. Nessuno dichiara d’averlo votato, e allora come fa Bobby a star lassù nella Mecca? Non è, ripetiamolo, “fortuna” di dura “minchia” ma di svendersi al “miglior” offerente.
Bobby contattò la Warner Bros per un provino, ne uscì bocciato, dunque provato. Al che, tornò negli “studi”, legò il direttore e lo ricattò nel puntargli una pallottola da “uomo di palle”. Che non può essere ferito nell’onore.
Da allora, nessun più si permette di scartarlo. E Bobby “sale”… Ogni riferimento al nostro ex Presidente del Con(s)iglio è puramente vero tanto quanto Silvio le verginelle tocca di atti impuri e casuali.
Comunque, un certo fascino del “cazzo(ne)” c’è. “Ammettiamolo”. Cannavale ha il suo perché. Come no.
Tant’è che può vantare una relazione triennale con Sciorra Annabella, alla quale cantava di “mandolino” tutte le notti nel riesploso “Vesuvio” partenopeo, sciorinandole anal. Litigarono per colpa delle sue “pizze” con troppa salsa, leggi percosse da manesco “cuoco”.
Bobby si scaldà, e Annabella pianse in una lacrima sul viso.
Annabella è ancora però cotta del Cannavale, si strugge disperatamente per avergli strappato il coglione rimasto che è. Bobby non ha risentito della “botta”. Nient’affatto indebolito, sta rafforzandosi da “intoccabile”.
S’estende a macchia d’olio e compare, anche simil torta “Ca(m)meo” al bu(d)i(n)o, nel centrar di “cavolo” burinissimo, al burro sulla merenda dei film d’ogni cucina, è la ciliegina che m’induce al caffè senza zucchero.
Sì, il film mi sembra delizioso ma, appena “avvisto” Bobby, mi scende il latte alle ginocchia. E opto per l’amarezza.
Qualcuno ha un cannone per frantumarle tal testicoli di cannolo? Ah, cremoso si scioglie Bobby.

Recensione al righteous kill per Cannavale!

L’omicidio perpetrato alla f(r)eccia dev’esser virtuoso, scagliato d’ira repressa dietro abiti da poliziotto intonso. Altrimenti, è sol che assassinio dietro leguleia “etica” ancor più da stella di “latta”.
Non arzigogolato tra false maschere, sfacciato come un Pacino (spoilero) logorato, “ansiolitico” dell’angoscia sua geniale oggi qui invecchiata, recidiva anche agli impeti urlanti ma “schiamazzato” d’interpretazione sorda, anonima, trasparente ai limiti del brezzolato.
Un grigio lupo di mare nella giungla, scalcinato di zigomi, acido muriatico di teschio in capelli sfibrati, ischeletrito nel ventre dell’Al(ba) che fu, tramontato senilmente, ma non sereno affatto.
Affilatissimo di grilletto facile da “buco” in mezzo alla fronte, forse drogato dell’esser marcito nell’integerrimo codice che (ci) ha tradito.

Non c’è heat in questo freddo poliziesco che non è all’italiana, nonostante le insegne al neon di ristorantini“emigranti”, polar-avanguardismo patetico d’un Cinema tronfio di schiettezza cruda. Tanto da scarnirsi la cena delle sparatorie. A essiccar anche di poco spargimento di sangue.
Lurido underground del sottobosco “inguardabile”.
Amarognolo nel “retrogrado” essere anni settanta in abiti cattivi d’un montaggio schizzato, di testacoda e split screennella messa a fuoco di calibro sfiatate, di recitazioni “lombrosiane” nel Pacino meno se stesso e nel Bob bolso, smemorati dai due miti di Michael Mann.

Quindi vetta da studiare a memoria per ogni (de)generazione futura. Spacca le tempie nell’accecarci con due icone fuori sincrono laddove in Mann, pur comparendo in sole due scene, fra cui una “cenetta”, erano più tavola calda di specchi delle medaglie…

Jon Avnet è mestierante, arrabatta, la butta lì, cazzeggia in una sceneggiatura discreta firmata dal creatore di Inside Man.

Produce Avi Lerner, quindi già impacchetta la paccottiglia, infila Carla Gugino per un paio di tette “di sbieco” neanche inquadrate in modo davvero birbante, la vediamo semi-oscurata da un De Niro montante a sodomizzarla ma da nostro groppo in gola.
Una cavallina triste, una cantilena per concludere in quattro e “quattrocchi” lo scontro di un Cinema senza Sguardo. Ma non è liquame, c’è più melma in tanto degrado che nel Cinema che voi definite elitario, dunque automatica.-mente piacente.

Ma per piacere. Rispettate Bob e Al, ammirateli nel finale “a bersaglio”. Saranno un po’ andati ma la stronzata va ch’è ancora due pezzi da novanta.

Per il resto, rispetta sia la Legge e sia le tue chiacchiere e distintivo…

Come dice il detto, togliamoci il dente e leviamoci dalle palle il Cannavale, Carnevale e pure i caviali.

I sassolini son mie scarpe letterarie da Stephen.

Invero, dovete amare Cannavale, quello di Bombolo, grande viveur che sfotteva tutti gli innamorati falsi

Sì, grande coppia con Bombolo, ma Cannavale era caratterista che derideva le cretine. Suonavano da batteriste, Lui e Bombolo. Arrivavano le bombe! Alla Zucchero Fornaciari.

Dopo aver recitato in farse napoletane sulla disoccupazione, sulla crisi, sull’identità del figlio omosessuale tendente al tenente moscio, pigliava la macchina, si recava nei bar sotto il vulcano di San Gennaro.

E consolava le donnicciole, cantando loro questa strofa di Celentano:

Amica mia, quanto costa una bugia
un dolore che dividiamo in due tra noi
La gelosia, quando arriva non va più via
col silenzio tu mi rispondi che
col tuo pianto tu mi rispondi che
coi tuoi occhi tu mi rispondi che lo sai

La gelosia… più la scacci e più l’avrai
tu eri mia di chi sei più non lo sai
complicità ma che gran valore ha
sincerità che fortuna chi c’è l’ha

Poi, ordinava una marinara e si ficcava l’acciuga. Con tanto di cappero al peperoncino della Campania più verace.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Chef (2014)
  2. Blue Jasmine (2013)
  3. Il padrino – parte III (1990)

“Blue Jasmine”, Trailer


11 Jun

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)