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Sono un giostraio di Woody Allen, un po’ goofy, mentre Fofi non è meno trombone dei Nolan che “ammazza”


20 Sep

Sì, sta per uscire il nuovo film di Woody Allen, e ci è stata mostrata la prima locandina incantatoria, anzi, incatenata alla giostra delle nostre emozioni più nostalgiche, più “asciugate” laddove Coney Island fa l’amore coi gabbiani nei cieli tersi di una New York da cartolina. E io andrò a vederlo, non credo vi rinuncerò, sebbene non abbia amato l’Allen recente, troppo macchiettistico, superficiale e persino “cartoonistico”. Penso che quando riesce a bilanciare le serietà bergmaniane all’umorismo ebraico da uomo che ne ha passate tante, e dunque può ironizzare con gusto sulla vita, faccia centro. Ma si vedrà, ah ah, come già detto. Poi ho voglia di rifarmi la “bocca” con questo Belushi panzone, che pare stia vivendo una seconda giovinezza.

Ma, adesso, mi concentrerei sulla recensione di Fofi, apparsa nell’Internazionale (che potrete “raccattare” andando in giro su Google, non mi perito a linkarla perché spesso il web fa strani scherzi e poi cancella tutto…), inerente o, meglio, distorcente… (a) Nolan.

Fofi non ha torto su tutta la linea e che il film non fosse un capolavoro lo si sapeva già… noi europei, più esigenti, meno trionfalistici e amanti della pomposità degli americani che l’hanno “strombazzato”. Fofi però non lesina sulle parole cattive e alla fine addirittura lo classifica come filmaccio.

Vi estraggo i pezzi più “esaustivi”, tralasciando la parte ove cita film del passato, che credo sia poco interessante per il nostro “discorso” ed è soltanto sfoggio “decorativo” delle sue conoscenze:

Dunkirk è un film brutto e detestabile per molti motivi, un fallimento anche spettacolare e anche per lo standard ruffiano ma solitamente efficiente del suo autore-demiurgo, un divo del jet set anglostatunitense come quelli di cui tratta Hanif Kureishi nel suo ultimo e splendido romanzo-farsa. So di irritare i suoi fan e gli pseudocritici del web, vittime consenzienti della stupidità programmata dai poteri (web = ragnatela, in cui il capitale contemporaneo cattura e divora o, al meglio, castra i moscerini che siamo), ma la perdita di senso dell’esperienza, e in questo caso dell’esperienza estetica e prima ancora morale, va combattuta con tutte le (poche) armi che si hanno a disposizione.

Partiamo dal titolo, che i distributori italiani, genìa ipercolonizzata, hanno lasciato in inglese, fingendo di ignorare che la città di cui si parla sta in Francia e si chiama Dunkerque. È legittimo che gli inglesi la ribattezzino, come noi ribattezziamo, per esempio, London in Londra, Paris in Parigi. Ma non siamo nel Regno Unito e lasciare il titolo inglese è un atto di sudditanza altrettanto imbecille che se si ridistribuisse in Italia, che so, L’oro di Napoli chiamandolo L’oro di Naples.

Questo, ovviamente, non è imputabile a Nolan. Il cui film, tronfio e meccanico e noioso, sta in piedi per la musica roboante e invasiva, ossessiva, di Hans Zimmer, più sound che musica. E un regista che si serve della musica per dare unità e pathos a una storia che altrimenti non regge, è, da sempre, un regista che non sa come emozionare, e che di emozioni vere non si intende. Effetti sonori più che effetti speciali, e comunque effetti, trucchi, tecnica, non un linguaggio autonomo e creativo. E siccome è più facile in laboratorio produrre effetti speciali con gli aerei (il cielo) che con le navi (il mare), dagli con le picchiate e con i primi piani degli aviatori, inespressivi perché il loro volto è nascosto da caschi e occhialoni.

S’intuisce che Nolan, in assenza di ispirazione perché in assenza di convinzione, e avendo ben presenti le bravate del maestro numero uno tra i registi tromboni, Steven Spielberg (ben più astuto di Nolan) in Salvate il soldato Ryan, pensasse al suo film come a un oggetto compatto, come a una sorta di sinfonia sonoro-visiva circuente e stordente, dove il flusso dell’azione fosse appena interrotto da personaggi-guida che scandiscono la buriana senza però spezzarla, senza cioè che l’umano riesca a prevalere, sia pure per poco, sul dominio della macchina.

… film di Nolan, la cui maggiore odiosità sta nel cosciente o incosciente progetto di abituare i giovani spettatori a una visione della guerra imbecille e retorica e disumana. Quei giovani spettatori che ben potrebbero, in mano a governanti mascalzoni e a un capitalismo guerrafondaio che domina i mezzi di comunicazione e finanzia i Dunkirk, trovarsi a fungere da carne da macello per le guerre future, come già accade in molte parti del pianeta. E che oggi applaudono i filmacci kolossal che li abituano all’idea del massacro, pensando però che non saranno loro a crepare.

 

Parole come sempre esposte con enorme padronanza del linguaggio e cultura indubitabile, che quasi quasi ci persuadono al cento per cento che sia una boiata. Ma Fofi, oramai ottantenne stagionato della disillusione più pericolosa, talmente idealista da sfiorare il ridicolo più allarmante, lo conosciamo. Da oramai tre decenni almeno, stronca per “partito preso”, è il caso di dirlo, vista la sua militanza comunista sino al parossismo più paradossale, i registi che gli stanno antipatici, a maggior ragione se sono gli esponenti di un Cinema “grandioso” e spettacolare. E quindi pollice giù all’oramai rincoglionito Goffredo (mi perdoni, “esimio”), che prende fischi per fiaschi e va “avanti”, anzi di “Unità!”, coi paraocchi più tristi. Ma che il film di Nolan non sia la mastodontica opera che, comunque, certamente si aggiudicherà molte nomination agli Oscar… io l’avevo già detto, meglio di lui, con toni canzonatori ben più leggeri e dissacranti, senza la sua seriosità da trombone, non migliore dello Spielberg che lui tanto vorrebbe veder morto e crocefisso.

Nella vita, caro Fofi, bisogna essere obiettivi, e lei lo è, glielo riconosco, senza sfociare nella Critica troppo cinica e talmente assurda da sconfinare nell’idiozia. Comunque, le stringo la mano per il coraggio. Lei il suo tempo l’ha fatto e non comprende la “modernità” frenetica ed effettistica di Nolan, capisco, nemmeno io “ci arrivo” più di tanto, ma sparare così a zero sa di fascismo peggiore del più bieco e ottuso comunismo.

Un caffè di sera e la vita (non) ha senso, opinione alla Woody Allen


08 Aug

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Forse, solo alla Falotico.

Oggi pomeriggio sono andato in giro per le vie provinciali di Bologna e quasi tutti i bar erano chiusi per ferie. Ma la gente che le fa a fare… le ferie? Questi che vanno al mare, sotto gli ombrelloni pomiciano e mangiano, bagnandosi nell’acquetta per digerire le delusioni di un’intera annata da “duri” lavoratori. Insomma, parliamo degli statali, gente al servizio della gente come me che li mantiene. Entrano alle nove di mattina in ufficio e s’impegnano a bere cappuccini nella maniera più “intellettuale” possibile per una parvenza di dignità. Parlano sempre di Calcio. Neymar viene pagato più di duecento milioni di Euro e loro fan spallucce. Perché così va il mondo, e se lo critichi devi solo “crescere”. Hanno la fissazione della crescita. Pro capit(al)e. Non potrebbero invece gustarsi un film di Woody Allen, eccitandosi quando parla male di Socrate? Sì, poi fanno ginnastica per combattere il decadimento fisico e per non pensare al fisco. Più dimagriscono e più credono di stare in forma col mutuo. Se provi a dir loro qualcosa, ti castrano psicologicamente e ti rendono muto. Bisogna mutuare da questi e possibilmente multarli. Non dico mutilarti, ah, ci son anche i militari. Sperano sempre che non succeda mai nulla. Altrimenti se la fanno sotto. Basta vedere che Igor di Budrio non lo prenderanno mai. Ci tengono al distintivo per darsi un tono da “tori”, ma vedo poche palle in questi tipi che ti dan del topo senz’attributi.

Io la vedo così, ma dicono sia cieco. Sarà…, ah, perché si lamenta Sara? Dice che fa caldo come nel deserto del Sahara. Quando scopa però ha sempre più freddo e “abbisogna” del calore “affettivo.

 

di Stefano Falotico

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Il miglior complimento, “componimento” che possiate ricevere è di essere un po’ matti


28 Jun

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L’appellativo di “cappellaio matto” è quanto di più “elegante” un uomo, anche una donna, possa ricevere in vita sua. Non gli si è detto che è scemo, ma di “soffrire” di qualche “turbamento” mentale di troppo. Insomma, si viene paragonati ad Artaud, a Burroughs, a Jack Nicholson, a David Lynch, una bella compagnia di uomini barfly.

Se oggi arriva la notizia che appunto Nicholson tornerà in “scemo”, scena, per il rifacimento di Toni Erdmann, avete di che gioire uomini “picchiatelli”. Non venite omologati alla massa né annessi a quei porcellini che hanno solo la fighella in testicoli, in testa. Un’umanità, questa, alquanto repellente e cagionatrice di false competizioni. D’altronde, l’indottrinamento alla cosiddetta, triste normalità avviene sin dalla più tenera età, quando quei “batuffoli” di bambini, col loro carico di tenerezze, vengono redarguiti, sgridati, “ammoniti” da insegnanti boriosi, presuntuosi, arcigni, maligni, uomini e donne con una vita logorante alle (s)palle, che svolgono il loro lavoretto “punitivo” per portar a casa la pagnotta. Pane e pene, insomma…

Di cosa io mi occupo? Di disoccuparmi. Sebbene gente malvagia voglio incasellarmi in sche(r)mi comuni, non mi mummifico in tali arbitrarie etichette, e viaggio per lidi lindi di pure nostalgie, di fantasie prelibate, semmai anche alate, ben conscio di essere geniale e di aver sorpassato molti precetti, ricette e “ricotte” del vivere normale. Adesso è il tempo, in quest’estate vanagloriosa, in cui l’uomo medio si reca al mare a farsi il bagnetto, se è una lei sognando di farsi il bagnino. Sì, questi si bagnano sempre, invece io sono un corvo in cui piove per sempre.

Molta gente, non dandosi una ragione di come spesso io (s)ragioni, sebbene faccia dei bei ragionamenti, vorrebbe rendermi un ragioniere. E, quando “fallo”, mi dà patenti fantozziane. Insomma, sono uno scapolo e non un ammogliato, e spesso non “lo” metto a mollo, mollandone qualcuna quando non “la” digerisco.

Uomini mediocri, siate infelici nelle vostre istruzioni per l’uso, di farmaci antidepressivi pure abusate, mentre io ordino un altro caffè, facendovi le corna mentre mangio un saporito cornetto.

di Stefano Falotico04070423

Domani, sull’allegato del Corriere della Sera, l’intervista a Robert De Niro e allo scrittore Stefano Falotico, anteprima…


12 Jun

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Anzi, intervista completa solo al Falotico. Che comparirà anche su Max, la rivista per uomini “duri”.

 

1. Bene, come sta?

– Bene, grazie, non prego, non credo in Dio, lei come sta? Prega?

– Bene, prego, no grazie.

– Gratis et amore?

2. Come è iniziata la sua carriera di letterato?

– Quasi per caso. Scrissi infatti qualcosa a caso, anche a cazzo.

Ma parliamo di altro, anche di alito, non solo di cose alte.

3. Ok, crede nell’esistenza degli alieni?

– Credo negli alienati. Ogni alienato ha le sue buone ragioni per essere alieno al mondo.

4. Lei si vanta di avere avuto più di mille donne, è vero o è un’esagerazione della stampa scandalistica?

– La verità è che le donne sono attratte dal mio cervello, non dal mio uccello.

5. E quindi, ha un rapporto conflittuale col gentil sesso?

– No, non sono gentili, sia cortese. Non amano i miei “sgarbi”. Diciamo che il mio rapporto con “esse” non è conflittuale ma inesistente. Eppur ne godo.

6. Cioè?

– Mi masturbo. La masturbazione, pratica ingiustamente condannata dalla Chiesa cattolica, richiede concentrazione, cura “orientale” nei dettagli, prima di eseguirla bisogna respirare profondamente. Solo così si può “ascendere”.

7. Io sapevo che era corteggiato da molte donne, invece.

– Sì, mi corteggiano ma sono un cesso. Infatti poi mi mandano a cagare. Pensare, che ci sono quelli che vanno matti se le donne pisciano loro in testa.

8. Dunque lei non ha problemi da quel “punto di vista”…

– Quale sarebbe il punto di vista?

– L’ammosciamento, lei, non praticando, non incorre in questa problematica che, come sappiamo, affligge nove uomini su dieci.

– No, solo pene…

9. Ci può parlare dei suoi progetti futuri?

– Innanzitutto, come le dicevo, essendo un onanista incallito, per stasera mi aspetta un “video” in streaming. E devo sceglierlo per non “sbagliare” il “colpo”. Bado molto alla quantità e non alla qualità, il mio stato d’intellettuale “integerrimo” ne risente, ma so rialzarlo subito, cioè, volevo dire, riprendermi da dove avevo interrotto. Sì, il coitus interruptus…

10. Non faccia lo spiritoso. Davvero, qual è la sua bucket list?

– Come le dicevo, pensare al “bucato” e poco a “bucarle”. Ma tornando a “cosce” più serie, sono stato ingaggiato per il prossimo film di Scorsese, The Irishman, interpreterò il guappo Gustavo Macedonia, uno che viene assassinato appena cerca di mettere le corna al protagonista.

11. Tornerei alle donne. Sia serio. Mi parli di come fa…

– Non faccio, fanno tutto loro. Appena mi vedono, mi saltano addosso.

– Per coprirla di baci?

– No, per coprirmi di merda.

12. Suvvia, la sua fama di sciupafemmine è arcinota. Dica il vero, usa anche lei qualche volta il Viagra?

– So che non uso i Viados.

13. Se dovesse fare un sunto del suo percorso artistico, quali sono tre aggettivi per descriverlo?

– Ostinazione, testardaggine, perseveranza.

– Un tipo combattivo, dunque, non molla mai.

– No, mollo eccome. Scoregge di gran sapore.

14. Io sono fissata con le donne, mi scusi. Amano molto la sua testa.

– Sì, ma dicono che non ho palle. Eppur rimango un loro pallino. Di mio, so che da piccolo ero allergico al polline e leggevo la favola di Pollicino.

15. Per concludere. Quando la rivedremo all’opera?

– Domani sera. Vado a vedere l’opera omnia di Giuseppe Verdi a teatro. Insomma, sono io uno “spettacolo”.

 

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Un paio di occhiali per guardare meglio i cu(cu)li


12 Jun

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Ebbene, dopo la visita a Villa Erbosa dall’esimio e bravissimo dottor Cantagalli, ho scoperto, anche se già lo sapevo, di soffrire di astigmatismo, e all’occhio destro mi mancano tre gradi. Sì, sono parecchi e abbisogni di lenti. Così, oggi andrò dall’ottico a ordinare la montatura, proprio io che non monto le donne seppur in molti credano sia montato. Non sono omosessuale, nessuno mi cavalca, sia ben (in)teso! Gli occhi sfarfallano, la vista scricchiola, il tempo si fa “incipiente” ma i capelli stanno ricrescendo grazie, di grazia, a una lozione miracolosa che l’altro dottore, l’egregio Miserandino, mi “consegnò” appunto per il rinfoltimento del bulbo. Sì, adesso la peluria si sta riappropriando del cranio, e lo ricopre piacevolmente di capelli alla Al Pacino dei giorni nostri, sì, ancora ispidi, tendenti al riccio, un groviglio indistricabile pari agli arruffati miei pensieri. Un’altra giornata trascorrerà, mentre pochi giorni fa quell’esaltata di Diane Keaton fu omaggiata alla carriera all’AFI, e fu cosparsa di lodi da parte di chi, oltre a lavorarvi, se la scopò, vale a dire Allen, Beatty, sempre Pacino. A chi interessa dei miei occhi? I miei occhi neri, invero castano scuri, segni particolari di un mio “bellissimo” alla Celentano. I miei occhi servono, non voglio ridurmi come Al di Scent of a Woman, sebbene, ripeto, delle donne me ne frego. Anche dei maschi. Sono ascetico, forse scemo, sicuramente quando mi cresce la barba assomiglio a De Niro di vero Style.

di Stefano Falotico

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Il mondo è pieno di folle folli, cioè di folli donne nella folla, e io sono mio cugino Vincenzo


04 Apr

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Sempre più sconvolto da questo mondo raccapricciante ove avvengono stragi come se fossero noccioline, da San Pietroburgo alla Siria, dalla Riccardina di Budrio al supermercato preso di mira da un pazzo che tiene in ostaggio delle vecchiette, vorrei spostare la “questione” sul “gelato” alla nocciola, per questa (non) “leccata” a questa società “al bacio”. Sia (in)teso, il “gelato” è quella cosa che, sciolta, diviene densa entrando dopo la penetrazione. Alla nocciola, perché io nell’amplesso uso la stracciatella nella fragolina, “accovacciandolo” come un mulatto di caldo “latte”. Miscelando di orgasmo che sa il “fallo” suo, con la salivina che gocciola, macchiando di bianco can(dido) il corpo lì in mezzo, shakerando un po’ di retrogusto allo zabaione.

Nella mia vita di arcano vegliardo, in passato, un passato che ancor mi assedia, mi tedia, mi obnubila, mi rende “nuvoloso”, mi angoscia, attanaglia, non sorpassa, m’inclina a non essergli gentilmente incline, alle donne m’inchinai, porgendo loro anche un Chinotto. Ma fui preso per fessacchiotto e non ficcai queste “fesse”. Mi risposero, dopo i miei cordiali “omaggi”: – Vai a farti fottere la fess’ de sorret!

La “fessa”, nel linguaggio meridionale, è quel triangolo scopabile ma che, se vien respinto e non spinto, provoca spine. Le spintarelle! Lo vogliono tosto e poi te lo rendono un toast, non basta magnar spinaci, cari tamarri di Spinaceto! Sì, una fessa che attrae, il “tuo” gonfia e poi lo punge con “delicatezza” da rimanerci fritto. Eppur poteva esser ritto.

Ecco, io non ho una grande stima delle donne anche se considero Marisa Tomei una topa con i denti da castorina che attizza la mia “proboscide”. Sì, elefantiaco “dono” loro la canzone di Riccardo Marcuzzo, “Sei mia”, liti, frasi sconce, sguardi persi… Sguardo che prende, “lo” acchiappa e lo vorrebbe anche tra le chiappe. Donna non svenevole, dura che desidera il duro, eppur “viene”. Spaccando la vena.

Chiedo venia se son così ven(i)ale. Molte donne sono in carriera e non “in cerniera”, come dissi in tempi non (sos)petti, donne arrembanti ma poco trombanti, che vogliono allev(i)are figli per “educarli” a divenir giornalisti sulla carta stampata e non vogliono invece, come si dovrebbe VOLERE, il figlio alla Allen Woody, che pratica orgoglioso la masturbazione, “scrivendo”, “vergando” sulla carta igienica.

Ciò per dire che non sono uno da una facile di dare e di danaro.

E col mio giubbotto in pelle uso il mio pesce da Pesci.

Cari baccalà.

 

E chi consola quell’oca di Carmen Consoli? Ferro Tiziano, uno che usa il “ferrino” da frocino. D’altronde Carmen ha una voce da uomo castrato.

 

Bisogna aver fortuna con le donne, è un casino, anzi, un colpo di culo alla Casinò.

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di Stefano Falotico

La dovremmo finire con la “cultura” del benessere, anche nel Cinema


24 Mar

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Una società impazzita, collassata, nevrotica eppur fasulla nei suoi fatui perbenismi indotti, una generazione di padri che non sa più che pesci pig(l)iare, mogli ninfomani in cerca di ragazzini amanti “al bollore” di relazioni facebookiane ove ci si scambiano amplessi in chat “calde”, erotizzate nella tastiera che, dopo una giornata di duro lavoro, cerca “tenerezze” affettive in pc “scatologici”, in “piccini” da svezzare da milf da ingroppare, in escrementizia voglia di “sasso”, di sesso scostumato per “scambi” d’immagini che “attizzino”. E così rimembro, fra tutti questi “pimpanti” membri, Woody Allen bergmaniano, quello di Settembre Un’altra donna, quello di Interiors, e vi rinfaccio tutto ciò che avreste voluto sapere sul sesso, appunt(it)o, e io oso, nell’osé, darvi in monastica vi(t)a che contempla la fanciullezza pura, il pasoliniano spirito libero da questi pisellini, ah ah, da queste vagine che il “benessere” vaticinano. E anche, nella mia schiettezza rude, libero dal Vaticano, che ottunde le coscienze dietro prediche moralistiche ove il Papa, non facendo un cazzo dalla mattina alla sera, ce l’ha coi nostri cazzi, e se “la tira” da Bussha dispensatore di consigli senza coniglie(tte).

Io vi dirò che Daredevil è la versione mascherata, superomistica di Scent of a Woman, ah ah, anche di “ah” alla Pacino che si fotteva Diane Keaton fra un’Allen, appunto, e uno Scarface. Ih ih!

Lezioni di calma, di karma, di yoga, meglio lo yogurt con le stelle di cioccolato nella mia stalla, meglio Stallone! Asinelli che, crescendo di panza, “arguiscono” come buo(n)i a nulla, e la Nutella ideologica che impazza, fra cucchiai di Francesco Totti quarantenne e programmi televisivi d’isolati, no, isolani “famosi” al fallo del loro fallimento! Evviva Falotico.

E, in pompino magno, no, in pompa magna, io la vostra merda non mangio.

 

Applauso!

 

Vai alce, vai di cal(i)ci, forza Alice!

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di Stefano Falotico

 

© ABACA. ***DO NOT CREDIT***. 19178-1. The Adventures of Rocky and Bullwinkle directed by Des McAnuff  . USA, 2000.

© ABACA. ***DO NOT CREDIT***. 19178-1. The Adventures of Rocky and Bullwinkle directed by Des McAnuff . USA, 2000.

Oggi ho fotografato Robert De Niro nella periferia di Bologna assieme a un extracomunitario, ecco a voi


23 Mar

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Invero, come tutti sanno, sono un immancabile burlone e qui il Bob si è trovato a far visita a Zac Efron e Hugh Jackman sul set di The Greatest Showman a New York.

Il ne(g)ro invece non so chi sia.

Adesso, vado a spararmi il film Celebrity di Woody Allen.
E ricordate: la fellatio è come la crocifissione.

 

Insomma, sono come Woody Allen, racconto molte cazzate intellettuali e non so se essere o non essere come Hamlet.

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Nascere falotici, a (dis)pet(t)o dei san(t)i, preferisco la mia follia contro la pazzia della folla, (rit)ratto di un uomo molto “uovo”


05 Jan

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Nel mio co(r)vo, medito e rimugino a lungo sulle “proboscidi” degli “uomini”, una razza inestirpabile di volgari esseri presuntuosi e forse anche unti, tutti uniti al “cor(p)o” del “volerselo” duro. Una massa facinorosa di “lottatori” che si procacciano fighe, ricotte e pizzicotti, mangiando a sbafo e sotto i baffi molte pizze, spesso capricciose come la lor natura umorale alle quattro stagioni. Lo so, il buonismo pedagogico della società di massa(ie), mi vorrebbe tremendamente falso e sdolcinato come Will Smith di Collateral Beauty, attorniato da lecca-culi, le personcine “speciali”, prodighe, e affermo con orgoglio che non sono un fig(li)o prodig(i)o, affettate, di affetto. E di mio non sono felice come Pacino Al(fredo) con Diane Keaton, racchia che compie settantuno anni e che ha finalmente scoperto, dopo le cervellotiche pellicole “interiors” con Woody Allen, che forse è solo una suora da The Young Pope e non una brillante donna isterica da matti, no, da Manhattan. Molti dei miei coetanei, nonostante traumi inferti loro prima da una “educazione perbenista” e scolastica, poi da tradimenti, corna e schiaffi, si son rivelati Bradley Cooper de Il lato positivo e brindano alla (s)figa “tirandoselo” a campare, anche a Campari dei “famosi” aperitivi del weekend del cazzo, fra mattine coi cornetti, capuffici, uff uff, noia e cappuccini, andando talvolta a messa, dopo un’esistenza, anzi “resistenza” da fessi, scusate da messi e messaline, mangiandosi la pelle, no le palle, ed essendo anche superstiziosi. Rivedessero La Casa del Raimi e non facessero i rabbini, babb(uin)i! Eppur, nonostante siano stronzi cagati male, fanno bambini “dolci”. Di mio, misantropo e quasi sempre isolato, “insulto” le persone con far co(s)mico, essendo un comedian che ama i cazzi suoi. E ama il mondo delle verità, non delle chiacchiere e delle puttan(at)e.

di Stefano Falotico

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La bara(onda) dei fessi, Westworld, ammazza… che fessa! No, che “festa”


03 Oct

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Che io sia un genio è inconfutabile e non osate contraddirmi, semmai dosate. Non colpe addossatemi. Se volete disossatemi, ma metafisico fuggirò sempre (ere)mitico nella mia realtà (non) d(or)ata.

Assisto impotente, eppur sessualmente potentissimo, a un caravanserraglio d’emozioni ratte, sì, un’umanità “disgelata” da serra(glio) turba il mio porco, no, orto botanico. Mentre gli altri van a bottane e offendono il prossimo disegnandogli addosso etichette ammorbanti, io me ne sto con la cerbottana a “pescare” zanzare, andando a farfalle mentre il mondo falla e poco sapiente-mente usa il fallo. È tipico tal atteggiamento del Falotico, uomo “microscopico”, biochimico, encefalitico, “fallito” e fanatico, lunatico e pindarico, “arcobalenico” e colorato, sfigato e incazzato, superbo e insuperabile come il tonno Rio Mare, saporito come un pesce fuor d’acqua e stupito dagli stupidi. La gente s’accanisce per veder l’ultimo film di Woody Allen e rincorre le (car)casse al botteghino sperando di recensirlo in maniera calligrafica come la fotografia satura di Vittorio Storaro, uno che al terzo fotogramma, Apocalypse Now a parte, ti ha già annoiato con le sue “fluorescenze” chiaroscurali da Mar di Sorrento e un “tedio” cartolinesco delle sue immagini “perfette”. Insomma, uno da “cornici” dei viali nostalgici del suo affogare tutto in colori accesi, limpidi tanto da accecarti di “bellezza”. Sì, si dannano per questo Allen d’annata, e stasera vedranno su Sky Atlantic Westworld, altra mega-cagata confezionata per un pubblico di luss(urios)o. Io mi sparai Allen, diventando negli an(n)i malinconico e depresso come i suoi film bergmaniani, e stasera guarderò in originale sottotitolata questa serie scritta da Jonathan Nolan. Masturbandomi di neuroni erti a orgasmo “filmico” meglio di una scopata con quella Rachel Wood. Datemi retta, uomini “retti”, è una scoppiata. E tutto in fondo è una stronzata.

Ricordate: chi vive pigramente, non creando come me libri, non è un uomo libero, e si è, da fesso, già scavato la fossa della noia e dell’ubriachezza “goliardica”, di gola, di non aver davvero fame.

Affamati. Mettete l’accento ove volete. Ma soprattutto volate e “invogliatela”. Nel vecchio West vivevano per la frontiera, oggi gli “intellettuali” vivono per la fronte. E per la figa, no?

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Firmato Stefano Falotico, uomo poco robotico, molto “stronzotico”

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)