Posts Tagged ‘Woody Allen’

Mia madre è laureata ma ama le fiction, il pizzaiolo invece è analfabeta ma ama Kubrick, ve lo dice Jack Burton


02 Jun

Russell Grosso guaio

Sì, il grande Cinema ha spesso poco a che vedere con una laurea specialistica. Conosco un sacco di esimi medici, esimi dopo tanti esami, per carità, bravissimi e puntuali nel loro lavoro, di una impeccabilità da lasciar senza parole, prodighi e sempre indaffarati. Pensate ai chirurghi. Con le loro mani sopraffine, delicatissime, che riuscirebbero a estrarti un ago nello stomaco senza neanche forse bisogno di anestesia, talmente sono placidi e già anestetizzanti di finissima morbidezza palmare, di dita medie che, a differenza dei tamarri che le porgono in segno di strafottenza, entrano nelle cavità meandriche del nostro corpo e non ce n’accorgiamo nemmeno. Insomma, non sempre. C’è gente, e lo sapete meglio di me, che si è risvegliata il mattino dopo con le forbici e il bisturi nel pancreas. Come ha fatto questa gente, appunto, ad accorgersene? Perché quando è andata a cagare ha espulso dall’ano del titanio “sabbiato”, ben affusolato nella stronzata modellata e digerita. Sì, cazzo, anch’io non ho digerito Iron Man, ma non ho mai evacuato dell’acciaio Inox.

Ecco, chirurghi così sbadati, prima di operare devono aver visto un film merdoso con Ezio Greggio. Sì, potranno avere tutte le lodi che vogliono, ma amano farsi du’ risate pecorecce, alla buona, e poi succedono queste disgrazie. Io l’ho sempre detto: la cultura settoriale non rende l’uomo né più intelligente e neppure più di buon gusto. Né di maggior tatto.

Conosco tanti psichiatri che non capiscono il Cinema di Bergman, e m’immagino come avrebbero lobotomizzato il povero Ingmar se avessero visto Il settimo sigillo. Sì, davanti alla scena della sfida con la Morte, avrebbero pensato: oh, questo Ingmar è uno schizofrenico con pensieri suicidari, è una persona negativa, troppo ombrosa, cupa e malinconica. No, no, va curato nel plagiarlo al finto benessere di massa, facciamogli vedere un film di culi e tette. Così “amerà” la vita. Sì, è malato questo Ingmar, va educato all’edonismo porcellesco. Ah, ora sì, è posto. Filma dei porno, se la gode di più e fa godere tanti onanisti.

Woody Allen non ha mai avuto una grande opinione degli psichiatri. Aveva ragione ma gli servivano come materiale d’ispirazione per i suoi film. Allora ogni tanto, quasi sempre invero, ci va.

Ecco allora che gli psichiatri, nell’ottica creativa alleniana, assursero davvero a curatori… del Cinema. Perché, se non avessimo avuto Allen, ci saremmo persi tanti capolavori. Soprattutto la magnifica scena di Manhattan in cui pensa di suicidarsi ma poi, sul divano, fa l’elenco delle cose per cui vale la pena di vivere.

E fra queste c’era Marlon Brando, che non mi ha mai dato l’idea di essere uno che conosceva la differenza fra la micosi e la mitosi. Diciamocela.

Di mio, soprattutto d’inverno, ho la mucosi.

Sì, il pizzaiolo de La Pantera Rosa, vicino a casa mia, proprio dietro l’angolo, mentre ficcava le olive nell’impasto, in maniera capricciosa ha urlato evviva Arancia meccanica! E poi ha messo sopra la pummarola anche dei limoni. Così, per rendere più sfiziosa la cena deliziosa della signora che aveva ordinato la Pizza alla macedonia. Esiste la pizza alla macedonia? Sì, i macedoni ne vanno matti.

L’altra sera ho incontrato un macedone che, dopo la diaspora, è venuto a vivere nel palazzo accanto al mio. Se ne fotte oramai del suo Paese!

Poi ho incontrato uno che mi ha riferito di una sua tresca.

– Ciao, sei una bella donna, ci stai?

– Ci stai de che? Guarda, bello, sono sposata e ho tre figli.

– Grazie per il bello. Quindi, se mi hai detto che sono bello sarà tutto più piacevole.

– Piacevole de che? Ti ho detto, bello mio, che son sposata e ho tre figli.

– Bello mio è ancora meglio. Ed è ancora meglio che tu sia sposata e abbia tre figli. Nessuna complicazione affettiva.

– No, poi m’innamoro lo stesso.

– Ma io no.

– Ok. Abbiamo mezz’ora. Poi devo tornare da mio marito.

– Anche io.

– Cioè?

– Tuo marito è il mio amante.

– Ah sì? E come mai sei il suo amante?

– Non solo il suo, fra poco sarò anche il tuo.

– E con mio marito poi come la metterai?

– Nessun problema. È lui che me lo mette.

– Capisco.

 

Questo per dirvi che non esistono regole al mondo.

 

di Stefano Falotico

Attrici bollite: Diane Keaton, vive di rendita per essere stata la musa di Woody Allen?


29 May

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 Oggi voglio parlarvi di un’attrice a me particolarmente antipatica, anche se ne riconosco l’indubbia bravura, o forse no. Ovvero Diane Keaton, nata a Santa Ana il 5 Gennaio del 1946.

Un’attrice che, a rigor di logica e filmografia alla mano degli ultimi vent’anni, probabilmente anche di più, possiamo considerare non solo bollita ma frittissima.

Prima di diventare famosissima, si dà a esibizioni canore, ma non ottiene grande successo. Comincia a recitare a Broadway, al che inizia in maniera sfavillante nel Cinema, dopo tutta una serie di lavori per la televisione. Incontra due pigmalioni, Woody Allen, che diverrà per molto tempo, fra alti e bassi, anche suo compagno nella vita, e col quale instaurerà una chimica irresistibile sul grande schermo, diventando protagonista assoluta di otto suoi film, e Francis Ford Coppola che la vuole a tutti i costi per la saga de Il padrino.

Al che, dopo un paio di nomination ai Golden Globe, arriva la meritata statuetta per la sua epocale interpretazione in Io e Annie, il cui titolo originale è Annie Hall. Hall, che è il vero cognome all’anagrafe della Keaton.

Woody Allen… dicevamo. Sì, a parte Coppola, la Keaton deve praticamente tutto al genio newyorkese. Con lui come detto gira pellicole importantissime, nell’ordine Provaci ancora, SamIl dormiglioneAmore e guerra, il succitato, celeberrimo Io e AnnieInteriorsManhattanRadio Days e Misterioso omicidio a Manhattan.

E in mezzo a questa roba? Soltanto robetta, se si esclude Reds di Warren Beatty e gli hit commerciali di Baby Boom e Il Padre della sposa con tanto di seguito.

Quindi, Diane Keaton vive di rendita per essere stata la musa di Woody Allen, ottiene un’altra candidatura agli Academy Award per la sua intensa prova ne La stanza di Marvin, recitato assieme a Meryl Streep e a un giovanissimo Leonardo DiCaprio, e una ai Golden Globe per Tutto può succedere di Nancy Meyers con Jack Nicholson.

Ma ne vogliamo parlare invece di film come Amori in città… e tradimenti in campagnaPerché te lo dice mamma3 donne al verdeMamma ho perso il lavoroBig WeddingMai così vicini?

Solo Paolo Sorrentino la redime col ruolo di Sorella Mary nella serie The Young Pope.

Anche il suo prossimo Book Club, con le altrettanto bollitissime Jane Fonda e Candice Bergen, e i bollitoni Don Johnson e Andy Garcia, sembra promettere alquanto, stando alla Critica oltreoceano. Poteva essere puro garbage, come dicono gli americani, un film che sulla carta aveva tutti i crismi della commediola scialba per settantenni frustrate, invece pare che funzioni e sia godibilmente scanzonato. Ma questo non credo possa salvarla.

Lei è comunque l’intoccabile Diane Keaton.

Vabbe’.

 

 

di Stefano Falotico

La vita ideale è forse quella “inguinale”, sì, mie linguine allo scoglio… c’è anche l’inguine di pene… scagliatevene e “squagliatevela”…


29 Jan

Basta che funzioni

Molti vivono di ideali e ne rimangono schiacciati. Preda delle loro ideologie bacate, di continui risentimenti, di faceti sentimenti, avvoltolati in vite all’apparenza linde e in verità centrifugate nei soliti odi. Anche iodi, plurale di iodio. Sì, cazzo, le piscine sono olezzate da quel maledetto cloro. No, forse lo è il mare. Fatto sta che la gente è umorale, tutta in tinto coro, emozioni come le maree, oggi affogano nelle banalità e nei falsi perbenismi, domani si accapigliano per un nonnulla. Al che si fan la lotta, coltivano il loro orticello, preoccupati solo dei lor mal di pancia. Di mio, non ho il mal di mare, ma sono un uomo di mar-essere. No, avete capito bene. Non malessere. I miei periodi inquieti appartengono a Goethe, adesso ridono le mie gote, infatti sono la Gioconda. Ah ah. Sì, sono un mentitore imbattibile, un creatore di stronzate per alleviarmi dal mal di vivere. Oggi sono simpatico, domani sono l’antipatia fatta persona, emblema mutevole di una personalità cangiante come un bel, soffice culo di donna basculante che adesso te lo tira su e, non dandola, ti mette a novanta. Ah ah.

 

Citerei a tal proposito due “monologhi” esemplificativi. Uno di Andrea Costanza, mio amico scrittore, l’altro di Basta che funzioni.

 

L’ipocrisia del mondo sinistrorso è indecente. Non li sopporto più. Fanno i cantori della buona morale, gli internazionalisti apologeti di un umanitarismo solo parolaio e mai davvero sentito e applicato nelle cose quotidiane, cianciano e s’infervorano sulle ingiustizie del mondo e poi magari sono i primi che guardano avanti, con magnetica indifferenza, con le loro sciarpette color arcobaleno, sulle disgrazie del dirimpettaio o di chi sta loro accanto. La verità è che sono un bluff. Sono della stessa pasta rispetto a quelli che dicono di voler combattere, i piccoli-borghesi, i piccoli-borghesi sempre, in quanto travestiti da avanguardia progredita. Ma non è vero. Loro non sono progrediti. Sono solo dei gran bugiardi, perché anche loro sono affetti dal morbo dell’iper-individualismo, e si credono ammantati dal candore di chi si crede moralmente ed eticamente superiore. Sono lupi travestiti da agnellini, dicono di rifarsi a un certo armamentario ideologico di cui, andar bene, sanno poco o nulla; ad andar male, lo tradiscono, e lo tradiscono perché lo hanno sempre tradito in nome della fuffa. Sono fabbricatori di stronzate. Sono nient’altro che il cane da guardia di un potere che ci vuole tutti quanti servi automi di uno spettro totalizzante, lo spettro cioè del capitale, che abita il mondo governandolo nelle fondamenta, livellando ciò che c’è da livellare, corrompendo ciò che c’è da corrompere, comprese le anime. Non ci sono superstiti. Siamo tutti morti.

 

 

Ma qual è il significato di tutto? Niente! Zero! Nulla! Tutto finisce in niente, anche se non mancano gli idioti farfuglianti. Non parlo di me, io la visione ce l’ho, sto parlando di voi, dei vostri amici, dei vostri colleghi, dei vostri giornali, della tv. Tutti molto felici di fare chiacchiere, completamente disinformati. Morale, scienza, religione, politica, sport, amore, i vostri investimenti, i vostri figli, la salute… Cazzo, se devo mangiare nove porzioni di frutta e verdura al giorno per vivere… non voglio vivere! Io detesto la frutta e la verdura! E i vostri omega tre e il tapis roulant e l’elettrocardiogramma e la mammografia e la risonanza pelvica e, oh mio Dio, l-la colonscopia… e con tutto ciò arriva sempre il giorno in cui vi ficcano in una scatola e avanti con un’altra generazione di idioti, i quali vi diranno tutto sulla vita e decideranno per voi quello che è appropriato. Mio padre si è suicidato perché i giornali del mattino lo deprimevano e lo potete biasimare? Con l’orrore, la corruzione e l’ignoranza e la povertà e i genocidi e l’AIDS e il riscaldamento globale e il terrorismo e quegli idioti dei valori della famiglia e quei maniaci delle armi. «L’orrore» dice Kurtz alla fine di Cuore di tenebra, «l’orrore».E beato lui non distribuivano il Times nella giungla. Eh, se no l’avrebbe visto l’orrore. Ma che si può fare? Leggete di qualche massacro nel Darfur o di uno scuolabus fatto esplodere e attaccate “oh, mio Dio l’orrore!” e poi girate pagina e finite le vostre uova di gallina ruspante, perché tanto che si può fare, si è… si è sopraffatti. Anche io ho tentato di suicidarmi, ovviamente non ha funzionato. Ma perché mai volete sentire queste cose? Cristo, avete già i vostri di problemi! Sono sicuro che siete ossessionati da un gran numero di tristi speranze e sogni, dalle vostre prevedibilmente insoddisfacenti vite amorose, dai vostri falliti affari. “Ah se solo avessi comprato quelle azioni, se solo… se solo avessi comprato quella casa anni fa, se solo ci avessi provato con quella donna…” Se questo, se quello… Sapete una cosa? Risparmiatevi i vostri “avrei potuto” o “avrei dovuto”. Come mia madre diceva sempre “se mia nonna avesse le ruote sarebbe una carrozza”. Mia madre le ruote non le aveva, aveva le vene varicose. Eppure la signora ha partorito una mente brillante. Mi hanno preso in considerazione per il Nobel per la fisica. Non l’ho ottenuto, però si sa, è tutta politica come ogni altra finta onorificenza. Detto tra noi, non crediate che io sia amareggiato per qualche batosta personale. Per gli standard di una insensata e barbarica civiltà, sono stato piuttosto fortunato. Ho sposato una bella donna che era ricca di famiglia, per anni abbiamo vissuto a Beekman Place. Insegnavo alla Columbia, teoria delle stringhe.

 

Di mio, posso dirvi che è meglio un riso agli asparagi oggi piuttosto che prendere uno spago e impiccarsi, gli spaghi vengon bene alla carbonara. E sui carbonari avrei da dirvene… sulle carbonare invece sta la mia pancetta e “fila” bene di “formaggio”.

 

La gente si fa sempre i cazzi tuoi. Alcuni ne hanno molti, io sono normodotato, ne ho uno. Alle volte funziona, in altre giornate sono moscio.

 

Dovete darmi una spinta. Eppur vengo trafitto dalle spine. Sì, stasera faccio gli spinaci.

 

di Stefano Falotico

 

Meglio una vita da cani che Gatta(ca) ci cova


26 Jan

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No, non mi piace la felicità: la felicità non va bene, la felicità non dura. A me piace la depressione: la depressione dura di più, non ti tradisce…

 

È bello essere vivi! Ci sono tante cose che non si possono fare da morti!

 

Dal film di Mel Brooks.

 

Sollevate sempre dei polveroni, dovreste amare di più i film di Paul Verhoeven… e anche le cosce di Sharon Stone. In quel basic instinct, uomini, attingerete al piacere puro del bervi una bionda…

 

Amate la vostra vita così come un imprenditore ama i suoi affari. Sì, siate loschi e costruite abusivamente, tanto pagano gli altri… voi guadagnerete in ricchezza.

 

Gli avvocati sono diversi dalle prostitute. Ti “liquidano” anche se ti hanno (in)castrato.

 

Il mondo si divide in due categorie, quelli che sono dritti e quelli che non capiscono un cazzo, cioè gli eunuchi. Le donne sanno sempre invece come prenderti per il culo anche quando lì lo pigliano.

 

Sabrina Ferilli è come il buon vino. Più invecchia e più diventa rossa. La sua parrucchiera sa come far ubriacare i suoi capelli. Insomma, una donna osé molto rosé.  Usa poco il rossetto ma, davanti alle sue tette, arrossisci come lei.

 

I laureati pensano di essere arrivati. Sono invece soltanto all’inizio della disoccupazione. Nel frattempo, si spacciano per intellettuali.

 

I medici ti curano se hai bisogno. Se non hai bisogno, ti lasciano morire di fame. Al che, intervengono gli psichiatri e l’assistenza sociale. E le loro cure, vi garantisco, vi fanno perdere anche i capelli.

 

L’uomo è un essere semplice. Si accontenta di un lavoretto e di qualche scopata. Le donne più “raffinate” invece vogliono farsi mantenere. Nel tempo libero, fanno un lavoro “duro” con l’amante.

 

Woody Allen è stato accusato di aver abusato della figlia. Pensavo avesse abusato solo del suo cervello. Vabbe’, lui aveva già confessato la verità in Tutto ciò che avreste voluto sapere sul sesso… ma i giornalisti hanno osato chiedere.

 

La masturbazione non è un male. È un male se non hai le mani. E poi “viene” fatta coi piedi…

 

 

Aforismi del Falotico, uomo oggi normale e domani come Norman/Richard Gere.

 

 

Amate la vostra vita, non fatevi clonare, altrimenti dovrete gestire le emozioni di un’altra testa di cazzo. E, voi donne, non fate le gatte morte. Fate solo quelle in calore. Sono un uomo inimitabile, molti hanno provato ad assomigliarmi ma hanno sofferto di troppa genialità, e hanno preferito la loro follia.

 

E ricordate: fra me e un altro, scelgo una donna che mi scopi.

 

 

di Stefano Falotico

Nella taverna delle mie angosce, risplendo e gioisco di savio ardore, di lindore rifulgo eppur ancor giustamente “fuggo”


16 Dec
PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

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La vita. C’è chi vive senza sapere cosa sia, senza interrogarsi sul suo senso profondo e allora abbisogna di Woody Allen che gli spieghi con La ruota delle meraviglie che siamo tutti vittime e carnefici del nostro destino, ci arrabattiamo, arranchiamo, tra euforie, slanci amorevoli, amorosi e romantici, cadiamo, ci rialziamo, veniam (d)elusi e quindi, nonostante tutto, come in Miserere, alla vita brindiamo. Allettandoci di quelle piccole, estemporanee gioie che dan calore alla nostra anima, nonostante col tempo proprio le nostre anime si son imbruttite, nell’involgarimento ci siamo appiattiti, a squallidi lavoretti, per la “menzogna” del bieco tirare a campare, giocoforza ci siamo adattati, perdendo il gusto della sincerità, della più spontanea ilarità, assillati da patetiche quotidianità che hanno dimenticato la mortalità.

Sì, siamo esseri mortali, ma molti se ne scordano. Allorché tutti, me no, si affannano a primeggiare, a stare sempre sul pezzo per fregare chi è più “lento” o solo dondola magnificamente nelle sue sane solitudini angoscianti. Ah, l’angoscia… sentimento che affatto ripudio, in grembo lo serbo e di cui non sono scevro. Son suo servo e, asservendomene, non mi compatisco se con tanta foga lo inseguo. Non biasimate questo “pover’uomo” che son io, mentre quasi tutti voi vi accapigliate in giochi competitivi in cui vi scambiate offese e di ripicche, gozzovigliando, v’incaponite, puntando i piedi e restando, nell’anima oramai corrotta, appiedati. Oh, datemi pure dell’appestato, io mangio la pasta col pesto e il prossimo mai calpesterò, essendo uomo che è già troppo preoccupato del proprio malessere per avere il tempo d’infestare e insudiciare le anime degli amici e dei nemici che alle volte mi stanno appresso. Sì, sono spesso depresso se per depressione intendiamo quel moto appunto “biasimevole” dell’animo che molte volte induce alla malinconia e non ama i “vincenti” come l’ex Duce.

Ah, la malinconia è quel cuore che, stanco di troppe frivolezze e sciocche noie, di notte proprio si rincuora a burlarsi un po’ di tutto, da pagliaccio di cor(te) si camuffa e agli occhi degli altri appare buffo. Oh sì, sbuffo essendo un Puffo, un bluff persino per me stesso, ma meglio di tante merde che si fan chiamare prof. e maestri e invero, di panza piena e appetiti sessuali da maniaci, vivono divorando chi non rispetta le loro regole mendaci, ipocrite e vanagloriose.

In questo mondo siamo tutti matti, chi più chi meno. Il meno matto è colui che ha reso il suo solipsismo qualcosa di valido agli occhi degli altri. Pensate ai grandi registi. Erano tutti in qualche maniera ossessionati dai soliti “argomenti”. E ci giravano sempre attorno, girando appunto quasi sempre lo stesso film, modificando solo la trame e ambientandolo in epoche diverse. Fellini stesso dichiarava che in realtà aveva fatto sempre lo stesso film. Di nostalgie sulla sua giovinezza perduta, pieno di donne, grasse o magre ma comunque “atipiche”, caciarone e zoccole, di sogni mischiati alla fantasia variopinta di quest’incubo mortale, spesso così falsamente morale, che è la vita. Ma nessuno ha mai accusato Fellini di essere matto. Perché aveva adattato la sua follia a un principio di realtà. Cioè aveva “prodotto” film, film che la gente vedeva e amava e che la Critica adorava. Altrimenti, sarebbe finito in manicomio.

Oggi, siamo ahimè invasi dalla “normalità”. Quelli che si dichiarano anormali sono poi i peggiori. Si viene a scoprire che sono i più conformisti, i più zuccherosi e falsi, buonisti da quattro soldi, e che semmai odiano i film “violenti” perché sono un “cattivo” esempio per le nuove generazioni. Che assurdità. Avercene di serie come The Punisher, secca, senza fronzoli, qua e là un po’ lenta ma girata da Dio, piena di eccessi, d’iperboli improponibili che diventano assolutamente verosimili perché è un cinefumetto e quindi appassionatamente vi crediamo, per il suo antieroe tifiamo, al suo rambistico essere uno spare part ci affratelliamo.

Ma chi ha trasformato questo mondo in questa spazzatura di frasi fatte, di patetica retorica e melensaggini agghiaccianti? Ah, saranno stati gli psicologi. Mamma mia… terribili. Ne ho conosciuti un sacco, alla fine a loro interessa che tu vuoti il “sacco”, anche la scrotale sacca, visto che danno pastiglie che sedano la sessualità troppo “ruspante”, vogliono che tu sia un soldatino “a modo”, che sappia stare compostamente al mondo e che sia efficiente e produttivo. Che orrore. Le menti più creative e fervide sono state e sono le menti di persone sganciate dalle aberranti, mostruose regole comuni, pensate a Scorsese.

Solo a un “pazzo” come lui sarebbe saltato in mente di fare un film come L’ultima tentazione di Cristo. E Dio l’abbia in gloria. Scorsese produce Arte, produce idee, produce verità, non chiacchiere da divanetti, non fazzoletti per consolare le vecchiette, non “cioccolatini” per persone affette da deficienza, da tonteria, da una visione buggerante del mondo. Sì, non ho inventato io il termine tonteria, sebbene il wostro word vi darà errore, esiste eccome… significa alloccaggine, scemenza, idiozia. E questa società è piena d’idioti, io vi dico, che si credon geni solo perché guadagnano un mucchio di soldi.

Di mio posso dire che son mezzo squattrinato ma ho talento da vendere. Anche quando voglio dormire per giorni interi e spegnere l’interruttore per anni.

 

 

di Stefano Falotico

La questione Woody Allen: è ancora un regista capace di sorprenderci?


16 Dec

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Su YouTube commento la videorecensione di Francesco Alò, sentenziando nel mio stile provocatorio, al che uno mi “ingiuria”, poi aggiusto il tiro ma lui persevera. Ci appacificheremo? Insomma, la Winslet puntava agli Oscar per questo film ma, dopo la tiepidissima accoglienza da parte della Critica americana, il suo rimarrà un sogno decisamente fatuo. Costui, “inveendomi”, si ostina perentoriamente a ribadire che ad Allen non frega niente delle statuette e se ne sbatte perché è un genio, e come tutti i geni è al di là della cazzata chiamata Oscar. La discussione prosegue, cerco, tento d’indirizzarla verso una giusta prospettiva delle cose ma non se ne viene a capo. Ora, non sono un patito di Allen, sì, ho “bestemmiato”, e sinceramente non è fra i miei dieci registi preferiti della Storia del Cinema, sebbene ne riconosca, o meglio ne riconoscevo, prima che si arrugginisse e appannasse, la geniale maestria, l’umorismo pungente e vivacissimo anche quando è/era terribilmente, “insanabilmente” malinconico, la sapientissima al solito impeccabile direzione dei suoi attori, lo amo, anzi amai, perfino quando fa(ceva) “voluttuosamente” lo stronzo e nelle sue pose anticonformiste s’imbroda(va) e si crogiola(va), sedendosi sugli allori. E non starò certo a passare in rassegna la sua filmografia, perché essa parla magniloquentemente da sé.

La questione è un’altra. Ad Allen frega degli Oscar? Non dobbiamo essere ipocriti. Sebbene possiamo ammettere che gli Oscar siano “solo” uno spettacolone alle volte anche pacchiano, grossolano e che non sempre si premino i film e gli attori più meritevoli, sebbene nomi altisonanti come Kubrick la statuetta non l’abbiano mai vinta, sebbene Orson Welles ne vinse “miseramente” soltanto una come sceneggiatore, sebbene l’Oscar Scorsese l’abbia preso per The Departed, che è il suo film più standardizzato, siamo onesti, a chi non farebbe piacere vincerlo? Lo sa bene Bob De Niro, che si presentò agli Oscar solo per Toro scatenato, quando era convintissimo di vincerlo, e infatti a man bassa lo vinse. Si presentò soltanto un’altra volta, qualche anno fa quando fu candidato come migliore attore non protagonista per Il lato positivo, perché i pronostici alla vigilia lo davano per vincitore, e di merda ci rimase quando sentì pronunciare, al posto suo, quello di Christoph Waltz. Sì, De Niro ha sempre fatto il figlio di puttana. Non andò agli Oscar nemmeno quando ci fu un testa a testa fra il suo Max Cady di Cape Fear e l’Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti, perché non voleva mostrarsi perdente agli occhi delle telecamere.

Ciò per dire che a tutti frega degli Oscar, che piaccia(no) o meno E, quando sono quasi certi che lo vinceranno, nessuno è mai stato assente alla manifestazione, tranne lo stesso De Niro che lo vinse per il “secondo” Padrino, e non era in platea. Ah ah.

 

Ma a parte questo… Solo una persona non obiettiva e troppo innamorata di Allen può ancora sostenere che molti dei film di Allen degli ultimi quindici anni siano all’altezza dei suoi capolavori del passato. Se poi vogliamo insistere, non sarò certo io a dissuaderlo dalle sue “infatuate” convinzioni.

 

di Stefano Falotico

In questa ruota delle meraviglie, ci sta stroncare Allen, e io respiro profumo di me


14 Dec

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Giornate insonni oppure, “abbrustolite” da tanti pensieri alla rinfusa, nel guazzabuglio mio empatico, mi scopro ancora una volta apatico, e disdegno il nuovo film di Allen, concordando con Alò di Bad Taste che, senza mezzi termini, lo stronca platealmente. La Winslet sognava l’Oscar ma la Critica americana la “ingiuriò” e basta vedere le candidature ai Golden Globe e agli Screen Actors per rendersi conto che le sue sono speranze fatue come questa pellicola che molti italiani hanno già amato, perché guai a contestare il Maestro. L’Italia ha sempre sofferto di timori reverenziali e non sa oramai più discernere fra bello e brutto, fra compiuto e irrisolto, fra pasticciacci e opere che scambia per geniali svisceramenti di autori sopravvalutati. In questo “squittire” di opinionisti dell’ultima ora, in cui tutti si accapigliano per dire la loro, in quest’epoca di tuttologi del web, ecco che i pareri sono controversi, persino “convessi”, accentrati sui propri mal di pancia solipsistici, la gente si rende “concava” e, anchilosata da frustrazioni quotidiane, ecco che “smanaccia”, alza la voce nel chiasso isterico del volersi “elevare”. Chiunque, anche il fruttivendolo analfabeta, vuole esprimersi in materia di Cinema ed ecco che, dopo la visione “alleniana”, gocce di commozione lustrano i suoi occhi impolverati da una vita schiacciata, che mai mise a “frutto” il “coacervo” di sue idee insensate, e dissenna vagabondo e anche cogitabondo, abbracciando gli altri spettatori in un “ecumenismo” buonista che gioisce terribilmente della “levità” di questo film agro e amarognolo di Allen, che pare dirci che la vita è una merda ma dobbiamo apprezzarla nella “lietezza” dei piccoli istanti anche turbolenti, che dobbiamo giocoforza fustigarci, soffrire, urlare, dimenarci come pazzi per addivenire alla bellezza del mondo. Insomma, una poetica abbastanza deprimente che mal si sposa con la mia visione romanticamente cinica, freneticamente contemplativa del sapermi già vivo senza che qualcuno, con le sue prediche “artistiche”, mi voglia irretire a quella che potremmo definire una sofferenza del godimento, la catarsi dopo tanto mare in burrasca.

Al che, leggiadro, senza dare nell’occhio osservo le gambe di una donna al bar, sognando di essere la sua schiuma del cappuccino che, dolce e sinuosa, s’infila nel suo “interstizio labiale”, quella corpulenta materia appiccicaticcia e “densa”, penetrante nella sua lingua delicata e soffice nel mescersi alle nostre papille gustative al fiorir della sera rossa come la sua voglia incendiaria. Rosso/a di sera e bel tempo si spera. Un tempo di “ritmo” andante con moto, saltellante e sussultante, galoppante e “infervorante”, focosamente “liquidante”. Ah ah.

 

Al che, sempre stamane, chissà perché rileggo il mio libro Hollywood bianca e inevitabilmente capisco di essere un genio. Un po’ del cazzo ma avercene…

Un uomo avvoltolato dentro un camice di marmo, faglia bluastra che spacca la luce come il nevischio dentro la nebbia del mattino, quando le rondini volano alte ma il sonno dell’uomo sobrio non coglie il fruscio del vento. Un uomo venne nel mio sordido locale, aveva l’anima timorata di ap­parir fuori luogo, lui, uomo messianico delle conserve, uomo che compra i vetri che rinchiudono gialle sostanze liofilizzate, uomo che quando è notte va a dormire per essere in forma il giorno dopo, uomo che ascolta una canzone solo per il ritmo e poi riparte verso un ripostiglio buio in cui si alleva la polvere delle scarpe ferme, verso il lido decadente di un mare che ha perso il blu cobalto.

 

 

di Stefano Falotico

La ruota delle meraviglie, bistrattano Woody Allen ma io vi dico che siamo tutti bagnini frust(r)ati


06 Dec

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Sì, la Critica statunitense non è stata benevolente con Woody e ha stroncato in modo pressoché unanime il suo ultimo film. La Winslet, che sognava l’Oscar, peraltro è stata coperta d’insulti, e i critici hanno affermato che è la sua peggiore interpretazione, perché sacrificata in un miscasting spaventoso.

Lei che, cicciotella, veniva dipinta come la Venere del Botticelli dal DiCaprio mentre il Titanic si preparava ad affondare, parimenti afflitto dalla forza di gravità come il suo seno già cadente all’epoca, un seno che però a prua si gonfiava mastodontico in poppe speranzose, carezzate da un romantico vento di maestrale ove la Dion cantava my heart will go on nel melò fiammeggiante che diede a Cameron l’immortalità. Ella, diva dai tratti mascolini, donna di carattere tanto da sposare Sam Mendes e perdersi ancora con Leo nelle revolutionary road di una vita in apnea,  avrebbe avuto solo pene… così come in quel mar infernale boccheggiava dopo aver fatto il bocca a bocca a DiCaprio nella “cabina proibita”.

Adesso, dopo l’Oscar per l’analfabeta di The Reader, lavora col maestro di Manhattan che però sposta l’azione nella patria dei proletari, a Coney Island, ove Timberlake, dopo aver bagnato Cameron Diaz, ora ha una vita dalle delusioni bagnata. Ah, mie “bagnanti”, riscaldatevi nell’illusione che domani potrete incontrare un Jim Belushi di panza che vi renderà (s)contente di sua tracotanza. Ma è uomo giostraio che conosce il sudor della f(at)ica… non è un buon partito, vi prenderà a sberle quando un tempo vi faceva girar la testa.

No, solo il Mereghetti, indefesso, ha apprezzato questo lavoro di Allen, gli altri l’hanno liquidato con frasi “di maniera”, sostenendo che oramai il suo genio è sempre più prosciugato nella monotonia dei soliti temi e stilemi, che non si respira più genialità e i suoi film, poco sentiti, sono tutt’al più simpatici ritratti di malinconie dimenticabili come una marina, bella cartolina senza soggetto… Allen ama i primi piani, anche quando ambienta le scene in un attico, è all’antica nelle scelte estetiche e fa della sua depressa poetica lo slancio vitale da cui riesce a trovare sempre nuovi stimoli per non suicidarsi. Adesso, fa meno ridere, e forse in tutti i sensi fa piangere. Ma non compatite la sua bolsa senilità, egli non abbisogna delle vostre compassioni, poiché agguanta l’essenza delle cose con la naturalezza del suo animo mutevole, versatile a filmare sé stesso nella coralità non solo delle sue storie ma di poliedricità del suo cuore sempre più alla tristezza ancorato. Uomini, accoratevi a una donna, ah ah, e rincuorandovi saprete convivere con una che caccia le scoregge di notte, prendendole con filosofia. Sì, prima la gente si sposava e di amori “litigarelli” si spossava, adesso tutti convivono e chiedono il divorzio dei genitori sul punto di morte, perché almeno potranno mantenersi con la reversibilità delle loro pensioni. Sì, vedo giovani già mentalmente in pensione e vedo pensionati che guardano i film porno per “innalzarsi”, dopo una vita poco retta ma che l’ha sempre preso/a nel retto. E in queste erezioni “maschie” se ne fregano delle elezioni e ognuno fa della politica quel che vuole, votando chi farà i suoi interessi, chi possa salvarlo dallo stress e chi possa difenderlo in caso di sfratto. Ah, miei ratti, rantolate in pantofole, voi che avete perduto il gusto della fantasia che rende l’uomo degno di essere uno stronzo. Galleggiate nella mer(da).

Poi, ognuno si bagna come più gli aggrada. Alcuni vanno a messa e intingono le mani, dopo aver fatto la mano morta sull’autobus, nell’acqua benedetta, altri usano la doccia e non la vasca, alcuni rovesciano le pentole e si bruciano quando io vi dico che furono bruciati ancor prima di diventare bolliti.

Di mio, so che i miei occhi le bagnano… ed è acqua non “piovana”.

Sì, il Meteo ha messo pioggia, voi usate pure gli occhiali da Sole e nessuna, non potendosi incantare dei vostri sguardi ficcanti, ah ah, potrà mettervi in mutande. Sì, le donne chiedono solo soldi e, spellati, un giorno non potrete più far(vi) al mare un bagn(in)o. So che avete quella tendenza…

 

Vado a fare il bagnetto.

 

 

di Stefano Falotico

Martin Scorsese pensieroso passeggia, Woody Allen d’autunno non cazzeggia, Jim Carrey non è depresso, Uma Thurman è ipocrita e io son sempre più una ciambella non “venuta”… col buco


26 Nov

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Sì, cogliamo questo foto di Rodrigo Prieto dal dietro le quinte di The Irishman, lui, direttore della fotografia che ha immortalato Martin mentre, avvolto dai suoi pensieri mutevolissimi, laconico si stinge nella malinconia dei suoi dubbi. Angosciato da come girerà la prossima scena o forse con la mente acquietata dopo tanta fatica a meditare quale cena gli hanno preparato per la pausa serale in cui lautamente immergersi in cibarie piccantine come le battute più caustiche di Allen, che sempre a New York allestisce la sua prossima pellicola, gironzolando placidamente nella dolce chete nevrotica dei suoi umori baldanzosi e poi di tristezza smaniosi, uomo che ottantenne è ancor fresco come una rosa mentre le foglie caduche dagli alberi di viali crepuscolari si posano leggiadre sul manto asfaltato delle sue infinite strade mentali.
Jim Carrey, nel frattempo, dichiara che è uscito dalla depressione, in tal tunnel precipitò e precipitevolissimevolmente cadde… preda di angustianti pensieri autodistruttivi, soffocato da umori castranti perfino la sua genialità comica, resasi schiava delle più astruse mortificazioni del sé. Peraltro, ultimante è stato anche indagato ma ne uscì pulito, sebbene con la testa ancor confusa. Paragona la salvezza spirituale dell’animo restaurato al Graal e gli consigliamo La leggenda del re pescatore, anche se credo l’abbia visto. In quel Gilliam, Williams si salvava grazie alla follia savissima del calice di Cristo dell’ultima cena, conciliandosi con la vita, pur rimanendo matto e immutabilmente danneggiato.

Invece, la Thurman, che a Weinstein dovrebbe far un monumento, augura ipocritamente la morte a colui che l’aiutò parecchio nella carriera e spera che il signor Weinstein venga asfissiato dalla solitudine in cui marcire nei più atroci sensi di colpa, in una brutale esternazione vendicativa ancor più “tagliente” delle lame della sposa di Kill Bill. Ho detto tutto… prima il mentore la fece… Uma, poi Uma volle veder morir lentamente il suo “creatore”. Mah, roba da rimanere piuttosto sconcertati.

E, in questo sconcerto disumano in cui i fessi vanno ai più osceni concerti, vivandando il fancazzista prendere la vita come un ritornello sciocco, ieri sera su Facebook si discusse del lavoro, in uno scambio di opinioni costruttivo eppur alla fin fine sterile.

Sì, tante belle parole ma i giovani sono divisi fra desideri volgarmente ambiziosi, voglie persino insane di libertà, adesione al dovere, inadempienza alla loro creatività.

Siamo il lavoro che facciamo, sosteneva il mago Boyle in Taxi Driver ma Travis replicava con indubbia sfacciataggine amletica, beffandosi di tale affermazione discutibile.

La questione lavorativa ha sempre ossessionato l’uomo. C’è chi, con l’avvento della robotizzazione, è convinto che l’uomo non lavorerà più e verrà sostituito dalle macchine. Sì, e chi ci darà i film splendidamente umani(stici) di Allen e Scorsese?

C’è chi ritiene il lavoro davvero qualcosa che possa nobilitare l’uomo, nell’emanciparlo dalla vuotezza di giorni monotoni e indirizzandolo alla sana disciplina del forgiarsi nell’elevazione di sé, per una civiltà basata su idee migliori, proiettate al progresso, al futuro più solidale ma forse ugualmente non solido.

E io sto solo, arrangiandomi nell’arrabattare qualcosa che mi renda degno di non venir sdegnato, ho ritegno e penso che la vita non sia solo squallido prostituirsi al primo lavoro che ti offrono. Sì, questo ritengo e ben mi mantengo, anche se spesso mi faccio mantenere. L’importante è tenere duro, alle donne non piace tenero… ah ah, mentre gli stolti si affannano a trovar ragioni di vivere, io faccio della mia apparente stolidità motivo di elastica ubiquità e mi colloco nel mondo senza uffici di collocamento. C’è chi lavora per far soldi e poter acquisire quelle “credenziali” economiche per “soddisfare” le donne. Sì, alle donne non piace ladro e neppure laido, alle donne piace semmai “lardo” con la panza piena… ah ah.

Rifletto sullo sfacelo odierno e di come molti disoccupati si buttino giù dal grattacielo. Alcuni sono barboni per scelta, altri barbuti perché non hanno i soldi per dare un “taglio” al loro essere barbosi. Tagli agli stipendi, Berlusconi si ricandida “candidamente” e, in mezzo a grillini che non sanno usare i congiuntivi, al suo “eletto” popolo di elettori si presenta smacchiato da ogni accusa, continuando a farsele in tanti letti. Se diletta voi, donne a lui asserventi e anche di troppi “assorbenti”, beate siate, belate, ma lasciatemi con la bellezza dei ca… i miei.

Stamattina al bar, mangiai una ciambella, mie belle.

E ora vi pongo una domanda, uomini? Preferite i tagli di Lucio Fontana, pittore e scultore padre dello spazialismo, o vorreste “spaziare”, anche “spazzolare”, di buchi nella scultorea Federica Fontana?

Su questo dubbio, oserei dire, esistenzialista, forse anche non moralista, vi lascio masturbar il cervello e non solo quello. Ah ah.

Insomma, amate la vostra vita e rendetela… f… ica. Ah ah.

Sì, piove, “piove” sul bagnato se siete omosessuali, e piove sulla bagnata se siete etero. L’importante è che sia… “fontana”… ah ah.

Eh sì, nessun mi batte, son un battutista ma cammino in ciabatte. Che battuta, quante battone ci stan in giro, ma me ne sbatto.

Brillante! Ah ah

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di Stefano Falotico

Vivere al di là stando nel di qua


27 Sep

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Eh sì, miei baccalà e quaquaraquà. Questa vita non è uno schema prefabbricato e neppur vincendo a scherma si può mentire ai nostri desideri “proiettati” come ne La rosa purpurea del Cairo, miei caudini e fratelli di Caino che non credete né al Bene… Carmelo e neppure a Ferrara Abel(e). Ah ah.

Lo so, la mia antipatia cresce esponenzialmente come le mie genialità, che vanno di pari passo con la mia schietta asocialità. E bevo fiaschette rallegrando il mio fegato “amaro” mentre voi pensate di essere tosti e invece non siete né robusti, quindi siete fiacchi, e di lavori inutili sfacchinate, e neppure amate i toast.

Presentate sempre i vostri attestati per sentirvi superiori a chi non ce li ha. Ma io tostissimo vi dico che, miei “testoni”, non serve che mi attestiate chi presumete di essere, in base alla vostra piramidale voglia di “vincere” sul prossimo, io ho più testa di voi e conosco il vero gusto della vita, quello che gli americani chiamano taste. Non smetterò di scrivere romanzi, battendo sulla tastiera, e m’intestardisco nell’affermare, con cognizione esuberante, che son uomo al di fuori della massa, nauseato dal porcile e da queste vostre lotte fratricide che paiono rendervi così alla felicità, finta e pusillanime, appaiati. Io le vostre bugie appallottolo, se proprio non riuscite a farmi fuori con le cattiverie, sparatemi una pallottola. Ma sappiate che son un “pistola” e non me ne faccio niente dei vostri “grilletti” facili, mie donne deridenti il mio esser così ardimentoso eppur non nelle vostre fighelle “ardente”. Ci sono anche le donne a cui piace leccarlo “al dente”. Ih ih.

Facebook assomiglia a questo film col Gere, miei ghiri(gori). Tutti sembrano voler contar qualcosa agli occhi degli altri e “sbandano”, sbavano per i Mi piace, anche quando qualcuno clicca su un piatto di bavette, essi, costoro, vanno in brodo di giuggiole. E le vongole? Ah, maledetto volgo, non me ne vogliate se, tronfio, io mangio le troie, no, volevo dire le “trofie” dei vostri falsi trofei.

È pieno di persone “perbene”… ci sono le super zoccole che, dopo aver preso tre uccelli al minuto, danno la buonanotte, congedandosi con frasi davvero “sincere” della topa, no, del tipo: il mio saluto va a tutti gli emarginati, i senza patria, i disoccupati e i deboli di questa società. Sappiate che sono con voi…

Sì, intanto “la” stappa con quello riccone, forse un po’ ricchione.

Poi ci sono gli “intenditori” della “bellezza”. Che ci tengono a precisare che questo mondo superficiale si merita la schifezza di Michael Bay e non sa apprezzare le stronzate sofisticate della Coppola, una che gira “lento” ed “elegante” per sopperire non solo ai buchi della sua sceneggiatura, ma anche al “buco” della sua bernarda, Bernalda, città lucana ove festeggiò il suo matrimonio. D’altronde, chi si fotte una racchia del genere? Poteva solo Tarantino, feticista del brutto.

Ma torniamo a Richard. Richard è cresciuto negli anni. Più diventa buddista e più porta le orecchie a sventola. Un’elefantiasi al contrario. Da sexy boy a uomo maturo eppur non pachidermico. Oramai è in là con gli anni per piacere alle sventole, ma alla sua donna comunque lo sventola. Ma alzerà prima o poi l’Oscar? Insomma, non è più una bella statuina, dategli un premio, non è un primate, è un attore che primeggia e, dei primati, se ne fotte.

Ah ah.

Concluderei così. Il mio barista è in crisi, ha licenziato la ragazza che serviva ai tavoli e non paga l’affitto. Sì, prendete coscienza che il mondo sta fallendo. Dopo una vita di sacrifici, ti trovi solo in mano un cazzo fritto e hai allo stomaco le fitte. Che frittata!

di Stefano Falotico

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