mangio la gramigna, metto su qualche grammo, ci sta anche la birra sulla pizza in faccia, infiacchito batto tutte le (s)chiappe.
E “stappo”, essendo molti strappi al mio topo che ama le tope ma di topaia è onomatopeico di abbaio. Bau bau, e loro miagolano coi lupi!
Una delle giornate più deprimenti del mio alterato stato umorale. Ho urlato nel chiasso collettivo ma nessuno ha udito perché son sempre a pranzo spaparanzati nel gabinetto con quel cesso della segretaria. Ah, questi colletti bianchi. Son da bavagli e da sottomesse di gambe “apparecchiate” che ragliano mentre sgambettano di tradimenti “sghembi”.
Ella è “cappuccino” a tutte le cappelle e il maccherone frustrato, all’arrabbiata, zucchera per poi amareggiarlo quando dall’amplesso canino s’abbandona per la “Pubblicità progresso”. Lascivo… il segno, il seggiolin elettorale della carina “sedentaria”.
“Tonificata” di tornito “rassodare”. Ah, come suda il capoufficio.
Ah, quest’esistenza è una schifezza. Si litiga, s’è ligi al dovere solo quando son io a ordinare la frutta. Mi rubano il primo, il secondo e anche il “tiramisù”. Per fortuna, ho la mia banana. La mensa piange, il piatto d’argento della vendetta?
E come si fa? Non c’è neanche quello d’argilla. Ah, per arrivare “secondi” di podio, il podismo è fatica. Ma quali fighe! Ho altro a cui pen(s)are!
Sì, donna pubica, lusingata dalle “meringhe” ed “erigente” avvocatessa d’arringa. “Tutti” in righello (o)metti e tu t’arroghi la ruga nella depilazione pelo contro pelo con tanto di trasparenze vedo-non vedo nella tonaca pruriginosa ma “dotta” in Giurisprudenza. Ma quale verdetto. Come ti sei permessa? No! La galera è meglio di queste gonnelle al mio “gabbiano”. Va la passera, finta solitaria, a un altro la dà, a te passerà? E chi lo sa? Chi la conosce quella coscia? Il direttore è megagalattico e fin sopra se n’allatta di pastorizia. Dicesi caffè “macchiato” di cornetti alla moglie. Consorte che insegna ai pargoli ad amar con “classe”.
Mentre il marito “inforna” il maritozzo e, tosto tosto, testa i testicoli nelle code della “permanente”, sciacquando di shampoo ed effervescenti schizzi del fegato corrotto.
Corruzione!
Ognuna è libera di “fare”… quello… che vuole. Siamo in Italia, il moralismo è un mostro imbattibile. Tutte santarelline ma poi scopri che hanno dieci amanti di “Destra” e a manca di manico con Lega del ce l’abbiamo duro!
Che cosa? L’uccello? No, il culo loro prima di conoscermi.
Io a questi scoscio e di spaccata incrociata rompo d’acciaio contundente. Tremano e a puttane vanno. Di vacca in vacca, io dico “Vaffanculo!”.
Entro in un bar, ficco la crema pasticcera e pastrocchio le occhiaie della gastroenterologa che di bocche abbocca nel leccar il dottore nello “YouTube” digerente su risate da mal di panc(i)a.
Panchinari, è ora di sfacchinare. Questa è farina del nostro sacco, tu di merda “saccente” dovrai sgobbare. Altro che gobbi, prendiamo la giornalista, le solleviam la gonna e deve fissare il gobbo con buona “suzione”.
Ah, le dizioni. Addendi, deficienti da calcoli renali nell’algebra glabra di rasatura “posata” ma poco a spos(s)arle, ecco l’Uomo che se ne frega e spupazza in quanto Pippo.
Alziamo la voce, accentuiamo, eccitati siam acidi.
Mortacci tua! Ecco l’accidia che t’accid’.
Se ciò che ho scritto ti par una stronzata, tu sei stronzo e basta(rdo)!
E ricordate: accattare i miei libri e attaccare al muro chi millanta ma è invero già a novanta!
Guarda come “sventola”. Altro che sberle. E crisi passeggere. I passeggeri son pregati di far posto al comandante che desidera l’hostess “in volo” a schiantarla. Ha il panico dopo tante “crociere”.
Aiuto! Si salvi chi può! Saltiam dall’aeroplano. Cazzo, oh, stiamo volando bassi con questa cazzata. Allora, mettiamo i piedi per Terra. Dunque, impegnatevi a scrivere alto(piani).
Ah ah!
Io non cambio opinione! Questo Settentrione malato di prosciutti che mette a cuccia… da me sarà solo che sodomizzato con tanto di banda e aspirarli a mo’ di cannuccia! Da cani gemeranno, in ginocchio imploreranno, la pietà è un mio “sentimento” che l’innato romanticismo di cui son fiero s’oppone e platealmente dichiara: “Evviva il mio stare al Mondo”.
Io disserto d’Arte, tu accusi di sfighe e plagi, animale! Da me solo che “discoteche” ai tuoi neuroni. E impazzendo… oh oh sale la montagna russa del mio in cima contemplare. Don Chisciotte. Basta coi discoli!
Se mi va, eremita sono. Tu critichi, tu deridi, da me una museruola e vedrai come la lingua “canterà”.
Io credo nei valori e tu li deturpasti per ambizioni becere da trombatore. E io ti ficco la trombetta lì, mio trombon’.
Con fanfara e “obbligo” ai tuoi oboli. Denunciami e tornerò Annunciazione! Oblio! Oh, mio Dio!
Della tua vita falsamente “onesta”, mi son stancato. Guido il carro a tutt’andare. E viaggio mentre ti cago da piccione viaggiatore, appunto.
Ecco il mio puntino. Ecco il mio paletto. Ecco voi polli da me ammaestrati stavolta come bestie.
Soma(ri). Dammi dei cazzi “amari”, e t’afferro dalle tue marine onde bisonte, ove t’accoppi in apnea, da me solo che “pene”.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)