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Mesmerismo – Il pessimismo congenito e incurabile di un uomo realista, dunque disfattista


29 Sep

rust cohle

Un discorso cupo, forse neorealista da uomo che è stanco degli equilibrismi, di questa società artefatta, arretrata, in realtà è finita.

Sì, con estremo cordoglio, anche con gioia annuncio la fine dell’umanità comunemente intesa.

Sì, con gioia. Poiché, se debbo assistere a questa processione di morti viventi, fidatevi, è meglio farsi zombi davvero.

Non è difficile. M’hanno detto che basti riesumare la salma di Romero e chiamare il demone Pazuzu de L’esorcista.

Sì, un mio amico, il quale è molto preso da questo film sopravvalutato di William Friedkin, tempo fa contattò Friedkin stesso.

Chiedendogli:

– Il demone Pazuzu esiste davvero?

– Certo, lo conobbe Padre Amorth.

– Ah sì? Sarebbe possibile avere il suo numero WhatsApp?

– Sì. Un attimo che trovo il blocnotes ove l’ho appuntato e glielo riferisco di dettato. Intanto, si munisca d’una penna. Ha preso la penna? C’è l’inchiostro? Perfetto, il numero è 6666scemo a credere al diavolo.

– Ah, capisco. La parte non numerica necessita degli spazi o va tutta attaccata?

– No, con gli spazi. Poi, all’unisono, invii anche un SMS con la scritta: caro Pazuzu, mi raccomanda Friedkin.

Così, le abbonano la chiamata.

– Grazie mille.

 

Dopo tre minuti:

– Pronto? Chi parla?

– Parlo con Pazuzu?

– Sì, lei chi è? Stavo guardando un film della Disney. Che vuole?

– Dunque lei esiste davvero? Non è una stronzata inventata per intimorire gli spettatori facilmente suggestionabili?

– No, in verità sono uno psichiatra.

– Ah sì? Lo psichiatra Pazuzu?

– Sì, certo. Laureatosi per il rotto della cuffia. Grazie a Cristo, riesco a praticare.

– Quindi, lei è un mezzo ciarlatano.

– Sì, come tutti gli psichiatri. Fanno credere alle persone non adatte a questo mondo di bestie di soffrire di qualche malattia mentale. Così, queste persone si rabboniscono, sono circuite dietro quest’inganno abissale e vengono sedate con psicofarmaci per cui, se prima provavano paura a vedere L’esorcista, nel loro delirio allucinante e allucinatorio per il quale s’auto-suggestionarono, adesso potrebbero vedere pure la Madonna e pensare che siano stati miracolati.

– Ah sì? Sono rincoglioniti forte, allora.

– Eh, abbastanza.

– Come mai vanno dagli psichiatri?

– Semplicemente perché l’umanità è animalesca. Tutto ciò che l’uomo fa è proteso, inconsciamente e non, al soddisfacimento dei beni primari, anzi da primati.

Vale a dire vivere per mangiare, dormire, scopare e coprirsi di un lavoro migliore, economicamente più soddisfacente, per mangiare, dormire e scopare di più.

– Ah, funziona così?

– Eh certo. Puoi pure essere bello come Brad Pitt. Ma se non ti assumono a Hollywood, col tempo diventi brutto. Perché non hai i soldi nemmeno per avere il tempo di guardare l’ultima puttanata di Tarantino.

– Ah, quindi a lei non è piaciuto il nono film di Tarantino?

– Guardi. Le spiego una cosa. Se questo film l’avessimo girato io e lei, c’avrebbero rinchiuso in manicomio. Se lo gira Tarantino, la gente, anziché celebrare la vita, esalta la malinconia dei sogni perduti sebbene abbia solo vent’anni.

La gente è pazza.

I ragazzi di quindici anni amano i film nostalgici di Fellini perché sono stati imboccati da padri che, non essendo riusciti a concretizzare i loro desideri, in maniera immaginifica magnificarono eternamente le loro giovinezze di colorati Amarcord.

– Ma il Cinema è sublimazione, l’arte è elevazione della coscienza per trasfigurare la realtà in modo sognante.

– Anche no.

– Che vorrebbe dire, Pazuzu?

– Ha visto che generazione di minorati che è stata prodotta? Una generazione di gente che deve sempre essere felice, altrimenti viene guardata con sospetto, discriminata, colpevolizzata per non essere adatta a un mondo, per l’appunto, di scimmie camuffate in abiti borghesi.

Adesso, abbiamo pure le trailer reaction. Persone poi che, a proposito di Tarantino, anziché dire Margot Robbie, dicono Margot Robbins e nelle loro recensioni sono profondamente ambigui come il viso di  Eva Robin’s. Non si sbilanciano.

Abbiamo poi gli speaker radiofonici. Dei poveretti che leggono notizie gossipare scritte da gente più incolta di loro. E propugnano banalità a buon mercato.

Si è accorto di come siano ripetitivi?

Se un uomo, per esempio, ammazza qualcuno, dicono puntualmente:

tragedia. L’uomo era affetto da disturbi psichici.

– Sì, cazzo, è vero. Non approfondiscono le ragioni, giuste o sbagliate che siano, che possano aver indotto l’uomo a impazzire.

– No, alla gente non interessano le ragioni. La gente si basa sui fatti. Gliel’ho detto. Puoi essere William Shakespeare ma se non guadagni almeno diecimila Euro al mese, eh già, sei trattato dalla società alla pari di un demente.

A quel punto, hai due scelte. O soccombi e accetti psicologicamente di morire nell’anma, andando appunto da uno psichiatra che ti certifichi una diagnosi di questo tipo:

per via del suo disagio, lei è invalido e lo Stato le passerà i soldi della pensione.

 

Ciò però presuppone una vita di prese per il culo devastanti.

Oppure combatti come fece Pasolini.

– Non esiste la terza alternativa?

– Sì, la tragedia.

– Definisca tragedia, in questo caso.

– L’uomo decide di ammazzarsi ma prima ammazza tutti coloro che l’hanno portato ad arrivare a questo.

 

Sì, è una realtà veramente penosa. Patetica.

È il mondo occidentale che avete creato.

Poi, non lamentatevi se qualcuno ha il coraggio di diventare Joker.

– Ma no! Arthur Fleck potrebbe avere una vita appagante. Un lavoro, la domenica sportiva, una donnetta che gli prepara da mangiare e accompagnare i figli a scuola affinché diventino più matti di lui, considerate tutte le stronzate sulla competizione e la rivalità che adulti ritardati instilleranno loro.

Lei tradirà Arthur, Arthur tradirà lei ma assieme agli amici ascolteranno Ed Sheeran.

Mi tolga una curiosità. Ha visto True Detective?

– No, ma sto vedendo lei. Non è che sia, diciamo, molto in forma. Ha una brutta cera, sa? Lei è talmente pessimista che, solo a guardarla, viene voglia di andare dall’estetista.

 

 

di Stefano Falotico

Il trailer di Le Mans ’66 di Mangold mi ha ricordato di essere un futurista amante di Michael Mann


03 Jun

alì smith mann

alifaloticoInnanzitutto, prendiamola molto larga di curve pericolose.

Stamattina, son stato contattato da una ragazza su Facebook. Di nome Veronica.

Al che, adocchio le sue foto e intrattengo subito una conversazione per arrivare, sgommante, al Rush finale di piacevoli veroniche. Lasciate perdere invece il film omonimo di Ron Howard, sopravvalutato e, comunque, mi spiace per la morte di Niki Lauda.

Lauda è, oramai era in verità l’antitesi di Freddy Krueger. Sì, entrambi avevano il viso bruciato. Ma mentre Niki, con le sue prodezze automobilistiche, ardeva i nostri cuori di radiosi sogni in mezzogiorni infuocati, Freddy fu il re di Nightmare, il babau che, dal profondo della notte, frenava subito i giovani ardimentosi e frementi di romanticismi bollenti che volevano avere, semmai, una vita da motociclisti come Valentino Rossi, sognando di fare l’amore a tutto gas con tutte le ragazze-vallette scosciatissime del Motor Show.

Sì, povero Freddy. La sapete la sua storia, no? Freddy fu bruciato vivo, appunto, perché incriminato dalla comunità bigotta del suo paese di perversità o qualcosa del genere. Invero, era solo uno scalcagnato disoccupato preso di mira da degli ipocriti moralisti mai visti.

Era interpretato, non so se lo interpreterà ancora, da Robert Englund, paladino di questa saga magnifica di Wes Craven e protagonista anche di uno dei migliori film di Tobe Hooper, regista compianto dell’epocale, allucinante Non aprite quella porta e di Poltergeist, ovvero The Mangler – La macchina infernale.

Film che avercene e invece, inspiegabilmente, ha ottenuto dal poco credibile metacritic.com, aggregatore di medie recensorie che non stanno né in cielo né in terra, un agghiacciante 8% da gelarti il sangue, un voto paurosamente orrido che grida vendetta come il Krueger nei confronti di chi essiccò ogni sua chimera.

Dico, scherziamo?

Comunque, non perdiamoci in critiche horror.

Torniamo a cosce, no, cose più gradevoli, più dolci e serene, cioè a costei da me messa incinta, no scusate, citata a inizio scritto.

La scruto, noto all’istante la perfetta sua carrozzeria da Alexandra Paul di Christine del John Carpenter e con lei desidero immantinente sbullonare ogni inibitorio freno per spingere come Bruce Springsteen del video I’M On Fire. Ma so che sarà solo una mia ballata nella notte in solitaria da sfigato Jamie Foxx di Collateral e, arrivato all’uscio della sua porta di casa, desisterò dal diventare Colin Farrell di Miami Vice.

Lei è stupenda, le sue gambe sono chilometriche e non presentano alcun segno di cellulite. Possiede una pelle morbidissima, liscia come l’olio, con questa mi scaldo, ingranando la quinta e accelerando con una brusca, rovente sterzata in chat:

– Piacere, Veronica.

– Piacere, Stefano. Ti do il mio numero di telefono.

– Ehi, calma. Mi pare che tu stia correndo troppo.

– Sì, vero. Mi son lasciato prendere la mano.

– Nel senso che su di me ti stai già tirando una sega?

– No, ho sbagliato, perdonami. Tu sei una donna diesel. Devi prima carburare. Solo quando i motori dei tuoi ormoni saranno belli che su di giri, potrò essere per te Diesel, appunto, però il Vin di Fast and Furious.

– Scusa, chi credi di essere? Una sex machine?

– Macché. Sono il film mai realizzato da Michael Mann, The Winter of Frankie Machine. Forse adesso lo realizzerà William Friedkin, specializzato negli inseguimenti, vedi Il braccio violento della legge, Vivere morire a Los Angeles, Jade, The Hunted. Con te vorrei esserti solo franco, fianco a fianco nei tuoi fianchi per notti afose come l’estate di un amore selvaggio mai stanco.

So che invece farò la fine di Franco Franchi.

Non biasimarmi, non compatirmi. Sono un iper-romantico quasi patetico, l’ultimo dei mohi(ri)cani, come dice Giancarlo Giannini alla fine di Carlito’s Way quando doppia magistralmente Al Pacino, protagonista di Bobby DeerfieldUn attimo, una vita e tu potresti essere già partita.

Ti supplico, non voglio ridurmi a cantare Binario di Claudio Villa:

Binario, triste e solitario

Tu che portasti via col treno dell’amore

La giovinezza mia

Odo ancora lo stridere del freno

Ora vedo allontanarsi il treno

Con lei che se ne va

Binario, fredde parallele della vita

Per me è finita…

Prima di fotterti con la droga, bellissima, fottiti con me e ci ubriacheremo sin all’alba in momenti di gloria, soprattutto di gola.

– Senti, Stefano. Sei uno a scoppio ritardato. Sei lentissimo per i miei gusti.

– Meglio. Come dice il detto, chi va piano va sano e lontano. E il rapporto sessuale non voglio che sia un’eiaculazione precoce. Abbiamo tutta la notte e anche tutto il giorno. Tanto io domani non faccio un cazzo, sono libero.

– Benissimo. Sei in ferie? Di solito, invece, che fai nella vita?

– Non lo so. Partirei dal farmi te, ci stai? Il resto, ripeto, verrà da sé…

– Ok, ci sto.

 

Sì, l’alta sera a un mio amico ho mostrato una ragazza con cui le notti mie e sue, suine, furono ardenti. E lui:

– Dai, stai scherzando, vero? Questa sarà una che passava per strada, anzi, non vorrei dire altro. Tu ti sei fermato e le hai chiesto di scattare assieme a te, a lei un selfie.

– No, non credo.

– Prendiamo per buona la tua versione.

– Ah, più bona di così si muore.

– Infatti. Tu fai veramente schifo, sai? Sai che io, per stare con una così, mi devo fare il culo e prendermi cinque lauree? Tu, invece, fammi capire bene… l’hai vista, le hai detto due parole e questa è venuta con te senza battere ciglio? Che tu sei più bello?

– Mi pare visibile che sia più bello, non credi?

– Non me ne intendo di bellezza maschile, non sono omosessuale.

– In verità, credo che tu non te n’intenda neanche di bellezza femminile.

– Ah, ricominci, Stefano. Toglimi una curiosità. Quand’è l’ultima volta che sei stato dallo psichiatra?

– Ma non ci vado più da una vita. Mi hanno dimesso.

– Smettila. Nessuna persona che si piglia un ricovero per turbolenze mentali, suvvia, viene dimessa. Non è mai successo. Tu sei più bello? Perché gli altri non vengono mai liberati e tu sì?

– Ma te l’ho già detto.

– Cosa? Che sei più bello?

– Già. Questo ti turba?

– Mi sta sul cazzo.

– Lo so. Io pensavo che…

– Tu pensi molto male. Sei come i giornalisti che pensavano: Alì non potrà mai battere Sonny Liston.

 

Sì, la mia vita è sempre stata troppo avanti. Fin dai primi scalpitanti battiti tonanti della mia adolescenza, priva dei vuoti pneumatici della mia generazione già morta dentro, tutti quanti, adulti e coetanei hanno cercato vanamente di fermarmi. Castigarmi, perfino castrarmi, psicologicamente e non, trattandomi come Massimo Troisi di Scusate il ritardo. Ora si sono accorti davvero che sono, nonostante tutto e le multe, sempre il più veloce, Driver l’imprendibile. Quando incontri uno così, se sei una donna, devi ringraziare iddio.

A proposito anche di Heat di Michael Mann e di altri calori vari… quand’è che Michael Mann girerà il suo Ferrari e sapete, vero, che Bob De Niro doveva essere il primo attore nella storia del Cinema a interpretare il commendatore di Maranello? Ma forse lo interpreterà lo stesso per la regia di Barry Levinson.

Amici, come dice Jon Voight, con me ogni previsione va a farsi friggere.

Mi spiace per voi. E per quel coglione che continua a volermi buttare giù, scrivendomi:

– Stronzo, bastardo. Perché esisti? È meglio che tu non lo sappia.

– Già, è meglio che non lo sappiamo, entrambi.

– Perché mai?

– Perché tu capiresti chi sei e io non voglio essere cattivo. Mi pare che ti abbia già massacrato abbastanza. Ne vuoi ancora? Se però desideri, accendo di nuovo il turbo.Marliece Andrada ali will smith

 

di Stefano Falotico

L’ESORCISTA (The Exorcist) di William Friedkin non è un capolavoro


06 Apr


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Prefazione, disamina e poi una riflessione sul Cinema degli anni settanta

Sì, L’esorcista è un film che a tutt’oggi è agghiacciante. Sì, credo che l’aggettivo appropriato sia agghiacciante.

Ma non è un capolavoro.

Fare paura è più facile di quanto si possa credere.

Si può intimorire, suggestionare il prossimo, inscenare la sua pazzia perché si è ipocriti e forse è più facile nascondersi nello sgabuzzino degli orrori ove son celate tutte le segrete malefatte. Quando si dice, ah, gente con scheletri nell’armadio. Un’armata delle tenebre che cresce giorno dopo giorno, avanza putrescente a ogni ora di notti concupiscenti, ingorde e lorde.

Paranormal Activity? Filmaccio da quattro soldi. Dobbiamo aspettare un’ora e mezza, giù di lì (1h e 26 min), per venir terrorizzati dalla ragazza posseduta che, in primo piano, ci fa la boccaccia. Suvvia, che sono queste scemenze?

L’esorcista ha agito a livello subliminale sui nostri antichi retaggi, sulle nostre credenze popolari.

Si chiama, in gergo cinematografico, lapalissiano meccanismo della paura e della suspense.

Presenze misteriose che ci sono, non si vedono, si colgono, aleggiano al buio e penetrano le coscienze di una massa addormentata e superstiziosa.

Totale oscurantismo (dis)umano di una società tanto tecnologicamente moderna quanto arretrata di mentalità. Inestirpabile nelle sue vetuste, superate convinzioni terribilmente maligne. Sepolte dietro il perbenismo più ripugnante.

Proverbiale umanità che crede ancora nei proverbi e nei detti medioevalistici.

Sospettosa, malevola, diffidente.

Prefazione scherzosa

Ne sono convinto. Posso mettere la mano sul fuoco. E non quello del demonio.

Non indemoniatevi per questa mia uscita. Non è fuori luogo. Non scaldatevi, non demonizzatemi.

Io so esorcizzare le sopravvalutazioni e liberarvi dai dogmi troppo religiosi del Ver(b)o cinematografico dato per assoluto.

Che Dio vi benedica.

Non bestemmiatemi contro.

Su, dai, non fate i preti.

Non siate blasfemi.

Altrimenti, chiamo James Woods di Vampires.

 

Analisi seria e sincera del mio punto di vista, anche goliardica e piccantella

Amici, so che questo mio video vi ha davvero fatto infervorare. Basta leggere i commenti che mi son piovuti addosso su Facebook e sul mio canale YouTube. Li apprezzo tantissimo! Ah ah!

Alcuni, avendo io filtrato i commenti, ho dovuto rimuoverli perché paurosamente offensivi. Meglio dunque seppellirli, subito.

Comunque vi ringrazio. A parte qualche malintenzionato, la discussione si è mantenuta su toni estremamente educati e rispettosi delle idee altrui. Questa si chiama democrazia e armoniosa, bella conversazione giocosa.

Ora, sapete che, a prescindere da una sua seriosità alle volte altezzosa e leziosa, stimo Mereghetti. Perché, sì, spesso si fissa aprioristicamente su alcuni autori per pura antipatia personale. Ed è irremovibile sui suoi lapidari giudizi. Onestamente eccessivi e troppo severi.

Poi, in tempi oramai perduti nel tempo stesso, io mi son approcciato alla Critica, partendo dal suo Dizionario. Ghezzi e altra roba son venuti dopo. Dunque, al Paolo va il mio sentito ringraziamento. È stato il mio insegnante delle elementari cinematografiche. Come diceva il mio professore di Tecnica, degli “alimentari”.

Sì, Paolo non è il primo venuto. Nei suoi video (peraltro ora è invecchiato e, come tale, ha perso qualche colpo) è spesso sin troppo sussiegoso e artefatto. Ma d’altronde non è un attore, pare tutt’ora che sia imbarazzato nel filmarsi. E allora, intimidito dalla videocamera, assume atteggiamenti, come dico io, insostenibilmente borghesi. Composti e fastidiosi. Che volete farci? Dobbiamo criticare un critico perché non è Jim Carrey?

Ma dovreste continuare a leggerlo sul Corriere della Sera ove, al di là di qualche inevitabile refuso e strafalcione, dovuto più che altro al fatto che il pezzo è da pubblicare immediatamente e non si è avuto il necessario tempo di revisionarlo e correggerlo, il signor Paolo è molto perspicace, semplice e diretto, forbito quel tanto che basta, appunto, per tenerlo in considerazione. Perché si fa chiaramente capire dai più competenti e comprendere dai profani. È quindi ammirabile.

Non è un conservatore ma conserva impeccabilmente un bon ton amabile.

Insomma, è molto più “cattivo” di quello che possa apparire. Basta leggere con attenzione alcune sue critiche inaspettatamente, giustamente elogiative di tutto un Cinema sottovalutato e snobbato dai benpensanti.

La sua idiosincrasia per von Trier è conclamata. Ma avrà i suoi motivi e non sono nessuno per contestarlo e confutare le sue tesi.

A proposito peraltro di tesi, il signor Paolo è laureato in Filosofia. Ciò non significa niente? Sì, la laurea è solamente un attestato che invero parcellizza soltanto un credito formativo. Ma non si può neanche dire che qualche libro non l’abbia letto.

Mereghetti ha scritto degli importanti e finissimi saggi su registi immensi.

Dunque, una certa cultura in materia, diciamo, ce l’avrà pure?

Sicuramente è più attendibile di tanti coglioni che parlano di Cinema e non saprebbero neppure dove iniziare per girare il video della Prima Comunione. O no? Sbaglio, forse?

Sì, oggi va di moda parlare di tutto e vendersi per du’ spiccioli, dicendo sempre inopportunamente capolavoro. Limitandosi a recitare roba fritta, ah, regia strepitosa, attori mostruosi, da Oscar, sceneggiatura perfetta, fotografia meravigliosa e altre banalità a buon mercato.

No, non transigo. L’esorcista, ribadisco, non è un capolavoro.

Non so se io sia ateo (a chi dobbiamo domandarlo?), di certo son agnostico. Più che altro sono un tipo ostico, anche rustico.

E ancora rammemoro quel me un po’ disgraziato che si contorceva, timorato di Dio, a recitare il Rosario, pensandosi peccaminoso anche solo se desideravo la donna ignuda de L’esorciccio. Ah, gambe da favola… roba da farti gridare alla Lino Banfi… Madonna dell’Incoroneta! Ah ah.

Didi Perego? No, non facciamo confusione con la campionessa dei quadricipiti, Paola Perego.

Barbara Nascimben? Sicuramente è nata benissimo. È lei? IMDb riporta Nascimben, Wikipedia Nascimbene.

Per IMDb, Banfi è Abbate, per Wikipedia Abate.

Eh sì, anche Ramona Dell’Abate era una da “giochi senza frontiere”. Spudorata, quasi scostumata fosti! Ah ah!

Insomma, chi interpretava la posseduta che io volevo possedere? E che sedere!

Come si chiama(va) questa qui? Ancora campa? No, è morta l’anno scorso, era l’ex di Massimo Ranieri. Sì, ora facciamo un “approfondimento”.

Quindi, L’esorcista è un film che fa ridere i polli se siete atei. Perché, non essendo a livello inconscio, condizionati e suggestionati dal diavolo, ovviamente molte scene vi parranno ridicole. Riviste oggi, assolutamente imbarazzanti.

Ma non è questo il motivo.

Poi, Pazuzu che nome è?

Come dire, vai a Napoli, sotto al Vesuvio, entri in una di queste locande partenopee, in un’osteria-paninoteca ove si abbrustoliscono pietanze farcite, ti siedi e:

– Signore, che vuole che le porti?

– Mah, mi dia questo. Voglio assaggiare. Non l’ho mai sentito. Quali sono gli ingredienti di tale PAZUZU?

– Ah signore. Si fidi. Gli ingredienti non posso rivelarglieli. È una specialità della casa. Poi mi dirà.

 

Finisci di mangiare questo Pazuzu, torna il cameriere:

– Vuole il conto?

– No, è lei che mi deve rendere conto. Dico. Ce ne rendiamo conto? Questo panzerotto, no, Pazuzu, mi ha divorato lo stomaco. Devo al più presto vomitarlo. Veramente, roba da mal di stomaco. Ma che voleva fare? Avvelenarmi?

 

Insomma, L’esorcista è un film che funziona perché, se lo vedi da solo quando sei piccolo, può lasciarti traumatizzato, scioccato come un film per adulti.

A una certa età, dimostra appunto tutta la sua età. È datato. Ha delle atmosfere, soprattutto all’inizio, da brividi, fa paura anche se lo guardi adesso, in realtà.

Ma gioca, appunto, su molte paure ataviche di ogni uomo. La paura di Satana, del babau, del mostro dentro ognuno di noi. Cinematograficamente è assai scarso, addirittura dozzinale.

Tutta la parte centrale è effettistica, esagerata e, ripeto, farsesca.

Nightmare? Stesso discorso. Freddy Krueger è il diavolo bruciato…

Ed è troppo esplicito, vomitevole, da voltastomaco quando il truccatore concia la povera Linda, lordata dal maligno, quindi non più lindissima, e la fa gridare, appunto, come un’indemoniata.

Più che provocare ribrezzo, sembra una di quelle ragazze nerd e dark che, ad Halloween, si lasciano andare ai loro peggiori istinti perché in famiglia hanno subito un’educazione troppo cattolica e quindi, una volta sole in compagnia delle loro amichette, assieme a loro si dà alla pazza gioia vulcanica, liberandosi da ogni repressione contenitiva, ricattatoria, superando ogni turbamento “schizofrenico” e dannandosi istericamente senza freni.

Mettendo in croce chiunque.

 

Sì, L’esorcista è un bel film. Non scherziamo sui mostri sacri, no? Ma non è un capolavoro.

I veri capolavori sottilmente perturbanti di Friedkin sono solo tre: CrusingIl braccio violento della leggeVivere e morire a Los Angeles.

Mah. Che posso dirvi?

Sono un angelo. A volte mi stupisco delle mie genialate diaboliche. Miracolistiche.

Cosa potete farmi? Volete che chieda perdono per essere una persona vera e giustamente cinica?

E un critico che non fa il moralizzatore?

Se volete questo, ok. Però poi non ditemi che dovevo essere più “cruel”.

Di mio, essenzialmente sono una persona molto buona. Mangio anche lo Strudel. Può capitare però che mi possiate trovare un giorno con la luna di traverso. Quando ho un diavolo per capello.

E dovrete penare parecchio per rabbonirmi.

Ma questo fa parte dell’essere umano.

È giusto che lo capiate. L’importante è non farsi mangiare vivi dai demoni interiori.

Dunque, morale della favola, nera o bianca che sia:

se volete continuare a credere a Dio, no, che L’esorcista sia/è un capolavoro, ciò urla vendetta a Cristo e state spudoratamente parlando da miscredenti del Cinema più alto e bergmaniano. Max von Sydow docet.

A proposito, in un film (perdonatemi se non mi ricordo quale), chiedono a Lino Banfi quali siano i suoi attori preferiti. No, non sto scherzando, è vero.

E lui risponde a bruciapelo: Edwige Fenech e MAX von SYDOW.

Un grande, Lino. Linuzzo! La Fenech perché ha recitato, si fa per dire, in molti filmettini con lei e perché, senz’ombra di dubbio, come donna arrapante che può scatenare la nostra parte satanica, non si discuteva. La patata bollente… eh, la Madonna! Un capolavoro di sensualità da donna demoniaca, oserei dire. Ah ah.

La Fenech poi è diventata produttrice de Il mercante di Venezia con Al Pacino. L’avvocato del diavolo!

Max von Sydow perché è un grandissimo.

Se volete dire che è meglio sputare tutta la verità subito prima che il vostro malessere possa condurvi al suicidio, avete ragione.

Meglio espellere il male quando siete ancora in tempo. Altrimenti poi la vostra vita sarà un salario della paura.

Poco salariata, molto salata, bestemmierete da mattina a sera e assisteremo a uno spettacolo immondo. Ah, assistenza sociale!

Mi cadrete in manie religiose per aggrapparvi a qualcosa.

Abbiate fede. Dico la veritas.

Cari Cicciobelli, Ciccio Ingrassia, no, ciccini, io vi esorcizzo.

 

Se infine voleste dirmi che gli enfant prodige hanno sempre spaventato a morte ed era più facile demonizzarli, questo è un problema della vostra coscienza.

Sì, credo che sia proprio così, sapete? Quando sei più adulto degli adulti e ti gridano “mostro” perché è “normale” credere alle schizofrenie, ai miracoli, alle possessioni e alle puttanate varie.

Si chiama falso puritanesimo, al bigottismo più popolaresco e pecoreccio.

Non ci sono altre versioni. Tranne il mio director’s cut.

Parola di William Friedkin?

No, semplicemente di uno che la vede come lui sebbene ritenga L’esorcista un ottimo film ma nulla di più.

Buonanotte.

Quello che posso dire, in totale franchezza, è che Friedkin è un grande. Non solo lui, però.

D’altra parte, solo un genio può fare una cosa del genere.

Gli altri non ci arriveranno mai, poveri cristi.

 

Anni settanta

Ieri, Federico Frusciante ha inserito questo video sul suo canale.

Ove discute, assieme a due suoi amici, di Musica e di seventies.

Mi permetto, così come peraltro già fatto nei miei commenti sotto al video, di puntualizzare.

Potrebbe essere anche, in modo generalista, vero che il Cinema degli anni settanta fosse superiore a quello di oggi.

Non credo sia così. La questione è molto più complessa e se ne potrebbe discutere tutta la vita.

I grandi registi, i grandi artisti esistono eccome. Anzi, oggi più di ieri.

Il livello medio d’istruzione si è alzato esponenzialmente, i giovani sono pieni di risorse che nemmeno potreste immaginare.

È il sistema che è cambiato.

Un tempo, parliamo appunto di quel periodo, la società… e non solo quella statunitense… si trovava in piena contestazione ideologica, sessuale.

La cosiddetta rabbia giovane era a mille, chiunque sentiva dentro di sé il bisogno di esprimersi, di liberarsi dal “demonio”, di sputare tutta la verità.

Era una necessità dell’animo buttare fuori tutto quello che in maniera sacrosanta andava sviscerato.

Ecco allora film come Quel pomeriggio di un giorno da cani. Sulla crisi lavorativa, sull’ira, sul disagio di tante gente disperata.

Un film che sarebbe da mostrare a Salvini quando se ne salta con le sue uscite fasciste davvero terrorizzanti.

Un cinéma vérité.

Forte, rabbioso, pugnace.

In una parola coraggioso.

Oggi invece chi ha più bisogno di denunciare il marcio, di ribellarsi, di essere sfrontatamente, appunto, vero?

Tutto è stato appiattito dall’omertà dolciastra, dalla retorica, da Instagram e da qualche canzonetta “amorosa”.

 

Ecco allora che qualcuno mi dà dell’esaltato, dello sfigato. E mi chiede:

– Sì, ma tu che fai per cambiare le cose?

 

E rispondo: – Anche troppo.

 

E presto vedrete un bellissimo cortometraggio girato con un mio amico.

di Stefano Falotico

Warriors cari, non invecchiate mai, evviva Hill, Scorsese, Friedkin, abbasso il nuovo, dunque vecchio Bellocchio


03 Nov

 

Un Friedkin identico al Falò

Un Friedkin identico al Falò

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Bellocchio era uno con le palle, un tempo, un uomo cazzuto, arrabbiato, delirante, sanamente aggressivo. Anche se non li avete visti, basta leggere i titoli dei suoi film per rendersene conto: I pugni in tascaDiavolo in corpoLa visione del sabba. Poi, negli ultimi trent’anni la Critica sussiegosa, la stessa che aveva snobbato i suoi film pazzi sui folli, sulle streghe, sui dolori della carne, il suo Cinema duro e controcorrente, da quell’obbrobrio de L’ora di religione ha cominciato a considerarlo un genio. Peccato mortale!

Da quel momento terribile, Marco, premiato dappertutto, insignito in ogni dove, ha dovuto dimostrare di meritarsi la nomea di regista “serio”. Ed è stata tutta una sfilza di film sopravvalutati, formalmente molto belli, da dibattiti per talkshow con le zoccolone sinistroidi e l’applauso del pubblico di ritardati, ma privi del pathos viscerale del Marco che fu. Film “educati”, accademici, di una noia micidiale.

Prima ci ha ammorbato con Buongiorno, notte sul caso Moro. Ci mancava solo una canzone dell’omonimo Fabrizio per fracassarci i marroni con la retorica facile.

Dunque, Vincere. Ovviamente su Mussolini e sulla sua porcata commessa ai danni della povera Ida Dalser, sbattuta a letto dal fascistone-porcone e poi ficcata… in manicomio assieme al figlio.

Perciò, come se non bastasse, ci ha propinato La bella addormentata sull’eutanasia e un altro caso fenomenale, quello di Eluana Englaro. Menomale che nel film c’è Maya Sansa, una bella patonzona sul cui seno scatenerei il samba con un po’ di salsa.

E ora, come se con questi biopic tematicamente importanti non ci avesse trivellato la minchia, il film su Tommaso Buscetta, interpretato dall’uomo di Sanremo e della pubblicità della Barilla. Favino! Sì, non l’hanno chiamato ancora per fare la parte di Padre Pio? A me vengono le stigmate appena lo vedo.

Mah, come diceva Checco Zalone… chi è che sopra Barbara Buscetta non si è fatto una pugnetta? D’altronde, chi non conosce la Bouchet, aggiungo io, di suo “bianchetto?”.

Eh sì, cazzo, su YouTube, sino a qualche anno fa andavano forte i video per segaioli di Lorena Bianchetti. Ottima donna questa Bianchetti. Di cosce prelibate e succulente. Faccia da suora ma corpo da burro…

Di mio, sia la Bouchet che la Bianchetti, comunque, mi son sempre state sul cazzo. Barbara molto meno perché, quando iniziò la mia pubertà, lei era già un’anziana gallinella e non serviva al mio “brodo”. Ah ah.

Sì, non ne avevamo abbastanza di fiction abominevoli come Il capo dei capi, adesso anche Bellocchio fa parte della… Squadra… antimafia?

Sì, tutta colpa di quell’imbecille di Pietro Valsecchi con Giorgio Tirabassi. Ma chi è che guarda ’sta roba?

Gli adoratori di queste merdate appartengono a due categorie sociali: le casalinghe che, fra un tortellino, la besciamella e le polpette al sugo, amano strapazzare la maionese con qualche sparo in sottofondo per meglio mescolare la pietanza di “suspense” e dare un tocco siculo-piccante al tutto, così il marito, rincasato dall’ufficetto, si leccherà i baffi da Don Vito Corleone, oppure i super sbandati da Ragazzi di vita del Pasolini. Giovinastri scapestrati con la morosa tamarissima e in cuffia un rapper storpio da hip pop. No, meglio il popper che inala Al Pacino in Cruising. Un vero poliziesco crudele al massimo, che spoglia ogni certezza. Notturno, bastardo, psicopatico e geniale.

Anche Scorsese ha girato molti film “mafiosi”. Ma non sono bischerate da Canale 5 in prima serata! Sono film goliardicamente sporchi, cinici, perfino spassosissimi che uniscono al documentarismo di fondo una poetica pazzesca. Film anarcoidi, sgangherati eppur tecnicamente impeccabili. Recitati da Dio, con colonne sonore da brivido e pezzi giusti nei momenti topici della tensione.

Infine, vado a parare su Walter Hill. Sì, I guerrieri della notte è il suo masterpiece supremo. Purissimo come puri son i ragazzi che lo rendono vivissimo. Ove Michael Beck fa il gallo sessualmente forte da branco di mammalucchi nel quale i deboli scelgono come leader quello che pare abbia il cazzo più pronto e con più esperienze all’attivo, il più fighetto, e un James Remar omofobo a bicipiti nudi, in cui si respira l’atmosfera della mia adolescenza.

Che cos’è questa sbirraglia in giro? Che sono questi centri di salute mentale che avete messo su?

Questa cultura da carabinieri, da tutori dell’ordine, da donne che stirano e asciugano le forchette da pasti in famiglia?!

Ragazzi, avete mai letto Il cuore rivelatore di Poe?

Sì, la storia di uno il quale non è che non sopporti la vecchiaia, non tollera semmai quel rumorino rancido che gli dà fastidio, figlio di un cuore arrugginito.

Perché è giovane, non vuole rincoglionirsi, non vuole adattarsi a un lavoretto borghese, non vuole una donna che lo porti a Teatro a guardare pochade tristissime, una donna ipocondriaca che adora Il misantropo di Molière e che manco sa scopare come Dio comanda. Intendo il pavimento, sul sen(s)o dello scopare sessuale, credo che tal bagascia rinnegata sia andata avanti di toccatine e leccate di culo. Battutine e una passerotta acida e molto secca. Che allegria! Che simpatica!

Sì, io sono un ribelle. Lo sono sempre stato. E lo sarò fino al giorno della mia morte. Appena sento puzza di vecchiume, di gente paracula, di donnette isteriche, insomma di caga-cazzi, scendo nella mia notte.

Come in Taxi Driver.

Scorsese, Hill e Friedkin li stimo. Perché pur essendo delle cariatidi hanno ancora un cuore che batte dinamico, gagliardo, innovativo, forte. Vigoroso. Come piace a me.

Invece, gente come Bellocchio, oramai pedante, scolastica, da compitini… si deve levare dai coglioni.

E, assieme a lui, tutti questi stronzi bugiardi.

 

Sapete. Ieri notte, pensavo… be’, ho ancora quarant’anni per ridurmi ad aspettare la nuova “prodezza” di Ronaldo su Sky, e sono ancora troppo giovine, come direbbe Joe Pesci di Mio cugino Vincenzo, per attendere il sabato sera e incontrare una troia commessa della Coop annoiata, raccattata in chat. Capace che dopo un bacio troppo lungo ti chiede il Bancomat per leccartelo, prosciugartelo, sostanzialmente incularti. E tu esplodi!

Se a voi questo mondo piace e volete continuare così di alti e bassi, prego. Tanto pregate già abbastanza di messe false. Avrete il rimpianto di non essere mai stati artisti ma solo copia-incollatori di recensioni altrui. Uff. Che palle!

Se volete aspettare la nuova posa del culo magnifico della modella strepitosa dal cervello zero su Instagram, fate pure. Ricordatevi però di telefonare al becchino della Certosa per prenotare il posto al cimitero e alle pompe funebri, oltre ai funerei pompini, per una cassa di legno. Tanto, mi sa che siete già andati…

Non fatemi perdere altro tempo in puttanate.

 

 

di Stefano Falotico

Indosso ancora la mia giacchetta da Steve Burns/Pacino di Cruising e penetro… le vostre promiscuità, da uomo rigettato(si)… nella mischia, nei femminili muschi, anche in Mischa


18 Oct

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Sì, un giubbotto anche da Village People. Che occhieggia alla tua parte omosessuale da Boy George e da Miguel Bosé mentre sei ancora fermo a masturbarti su quella villana popolana di Maria Monsè.

Io, liberatomi dalla schiavitù dei faraoni, come Mosè ho avuto i comandamenti da me stesso, cioè Dio, e ora mi apro a ogni faraona, condendola con altre patate. Aprendo le acque… col mio “bastone” saggio che tutte assaggia e scaldando il forno a legna di mozzarella fumante. Che “formaggio!”.

E mi son rivisto, nel tepore delle mie notti da lupo solitario, quel capolavoro ch’è Cruising, mica roba per froci da A Star is Born. Ah ah. Svegliate quei fringuelli, lasciate che volino e, come dei violini, senza violar nessuna ma accortamente pizzicandole con delicatezza e quindi con grintosa irrequietezza, modulandovi violacei orgasmi un(i)ti e prelibati, fate sì che assieme a codeste, ignude, possiate involarvi in canti alati.

È in questo film che Pacino diventa davvero tamarro col chiodo e gli psicopatici inchioda.  Fottendoli! Ah ah!

In questo film c’è un altro attore magnifico. Che fa la macchietta fra macchioline di sperma, tunnel da drogati, pleniluni da licantropi, discoteche da Warriors, infatti c’è il grande James Remar. Per balli allupati, isterici, malati, perversi, sudati, voyeuristici, troioni. Con gli speroni da stalloni. Sì, Joe Spinell, amico di Stallone Sylvester.

Morto alla sola età di cinquantadue anni. Un attore, o meglio caratterista, che è comparso in alcuni dei miei film preferiti in assoluto, pur pronunciando in ciascuno di essi solo tre battute in croce.

Che meraviglioso cammeo in Taxi Driver. È il datore di “lavoro” di Travis. Che gli chiede che studi abbia fatto e Bob/Bickle, con faccia di merda da schiaffi, gli risponde… alla buona.

Ed è Gazzo nei primi Rocky. Fa il padrino al matrimonio di Balboa. E, nella vita reale, battezzò il vero figlio di Sly, Sage. Crepato.

Sì, Spinell, un uomo che mi ha sempre ricordato il padre di un ragazzo con cui giocavo a Calcio nei Pulcini, Ortisi. Un siculo ignorantissimo ma simpaticissimo, un uomo cazzuto ma dall’eloquio incomprensibile, un tipo da Pacino alla Donnie Brasco.

Un personaggio storico. Mica i puttanazzoni che siete voi.

Continuate a farvi le foto su Instagram con le vostre facce inculabili da paraculi incurabili.

Io invece mi accatto questa jacket. Modello imbattibile!

Ah ah!

Da uomo che profuma al naturale del suo carisma bestiale.

Un vero Genius.

Ricordate: il Genius naviga sott’acqua e t’incula. È schizzato! Ficcante!

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

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Steve Cruising

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William Friedkin, De Niro, Pacino, Springsteen, The Hitter


24 Mar

La favola del “bambino” stronzo, by Falotico

Come la solita favoletta della “crescita” che monta piano piano, e si leviga per dar ora calci a sterzare e stritolare l’assalitore.

Un bambino, rifugiato vicino al mare, “ossigenato” dalla brezza “claudicante” d’onde sulfuree, costruì con perizia un castello di sabbia. Attentissimo che non si sbriciolasse, a modellarne ogni lineamento, saldo d’architettura.
E ne gioì, quando il castello “inabissale” resistette agli impeti del vento.

Ma un “grande”, per scherzetto “innocuo”, glielo calpestò.

Il bambino pianse mentre il grande rise con enorme sfacciataggine, attorniato da altri “grandi” a prenderlo in giro:

– Dai, costruiscilo ancora.

Il bambino aspettò che s’allontanassero, raggruppò i “granelli” e riaggiustò il castello, più curato di prima. Apportò anche delle migliorie, “elevando” dei comignoli e plasmando dei cunicoli a mo’ di labirintici dedali, invisibili a occhi umani “adulti”.

Dopo qualche minuto, i grandi gli si avvicinarono ancora e un altro di questi gli ruppe il castello.
Poi, di nuovo risero alacremente, e uno di loro sputò in faccia al bambino. Che, piangendo, si disperò.

I grandi ripresero il cammino per la propria “strada” e il bambino iniziò, ancora una volta, a raggruppare la sabbia e a imbastire un altro castello.

Un castello perfetto, senz’ombra di dubbio, con tanto di finestrelle “guarnite” di conchiglie dai colori più variopinti e lucenti, e una stella marina a bandiera della torre più alta.

Il bambino, però, s’accorse che i grandi eran ora occupati a farsi il bagnetto.
E si accoccolò ai piedi del castello, “sorbendosi” un bel sonnellino terso dall’aria fresca del mare acchetato d’effluvi trascendenti.

Si svegliò dopo mezz’ora e, al risveglio, notò che il castello era stato nuovamente distrutto.

Fu lui a pestarlo stavolta e ad appianarlo con meticolosità certosina, affinché tutti i granelli riprendessero “posto” nella spiaggia.

Quindi, si alzò, e si diresse proprio in direzione dei grandi. Con in mano paletta e secchiello.

– Siete stati voi a romperlo un’altra volta? Vero?
– Certo, bimbetto caro. Adesso, ci stiamo divertendo un Mondo…, non rompere e costruisci il tuo castellino. Dai.

Il bambino si tolse la crema protettiva solare, di cui s’era cosparso, per non “bruciarsi” nei troppi “caldi”, e rivelò il suo vero volto, sgranchendo poi il suo corpo e allungandolo da come lo rannicchiò per non ricevere troppe scottature. Si mostrò in tutta la sua interezza.

– Oddio mio, sei un Uomo più grande e grosso di noi! -, urlò uno dei grandi.

Il “bambino” si parò davanti a loro, gettò a terra paletta e secchiello. Poi, pronunciò un “sottilissimo”:

– Già. Mai fidarsi di uno come me.
– Perché? Tu chi sei?

5 min più tardi, trovarono i “grandi” sistemati, uno sopra l’altro, d’ossa rotte attaccate per le vertebre (s)collegate, come un “sadico” letto a castello.

Il bambino, risolta la faccenda, si tuffò tra i delfini.

Il bambino, bambino affatto ma “affilato”, nuotò “guascone” da squalo. A caccia di tutte le “susine” delle medusone, che arrossì, accalappiandole da piovra…

Adoro le “strambate”, le strane “faloticate”, le totoiane recensioni da non censurare, le fighe incommensurabili da “misurarmelo”, finirò “curato” donnaiolo da prete “disarmato”

Periodo “pazzesco”, vengo invaso da lettere d’amore con scritte “prostrate” per amarmi “alla crostata” ma vado in cucina e “infilo” la ciliegina sulla torta di cioccolato, ingozzandomene a più non posso per “scremare” il dolcetto dalle mielose.
Al che, nel mezzo della Notte, proprio mentre il “mio” stava superando la metà dell’erezione “sgranocchiante”, ricevo una telefonata “spaventosa”. Addento l’ultimo cornetto, “gravido” di “ripieno”, e rispondo “in preda” a “macchie sparse” sulla canottiera “nottambula”. Macchie di varia origine, del “dolcino” ma non “vuoto” di bava alla bocca. La cornetta, sollevata nel mio “sollevamento” lì lì a gocciolare, s’incarna in una voce muliebre di raro “gusto”: – Uomo, prendi la macchina, e addolcismi. Non riesco a prendere sonno, ho languori sparsi dappertutto, inondami di tutta voglia sdolcinata, condiscimi coi tuoi canditi.

Replica: – Lasciami finire il cappuccino, devo ancora mescolare lo zucchero. Ricorda donna, mai scappellare se prima non hai ancora bagnato…”.

Contro… “denuncia”: – Ti do una pizza in faccia!

Io, l’Altissimo come le alpi “Alpenliebe”, ove le caramelle si sposano al Novi(zio) e la neve non si “scioglie”: – Ecco, infatti adesso mi recherò alla pizzeria “I Gaetano”, ove anche a Notte inoltrata puoi “infornare” di “mozzarella” capricciosa.
– Sei proprio uno stronzo! Andiamo in pizzeria assieme.
– No, la pizza va mangiata da soli, poiché “Il Sole sta in fronte a me!”. Sì, dopo la pizza marinara, un amaro senza “dessert”.
– Provochi?
– No, non invocarmi invano, donna, masturbarti sul divano in salsa “agra”. Io sono un Uomo agricoltore, cultore delle personali cotture senza le tue “catture”.
– Vaffanculo!
– Sì, vai a fartelo dare dal “panettiere!”.
– Chi è il panettiere?
– Una che fa rima baciata con puttaniere!
– Io ti sbatto in manicomio! Ora hai superato ogni limite. Coglione, t’incaglierò fra le sbarre!
– Sì, dammi una barretta anche con delle birrette al bar, e m’imprigionerai a un’alcolica sbronza, ubriaca ma libera dalle stronze.

Dopo mezz’ora, mentre davvero mi stavo “preparando”, di tutta Punto (FIAT, come appunto i cioccolatini omonimi…), per raggiungere “I Gaetano”, “aperti” tutta la Notte, suonarono alla porta i carabinieri perché avvisati dalla malafemmina malfattrice del mio “fallo”, considerato “erroneo” d’averle troppo “gironzolato” attorno e non averla “tornita” nel torrido da “bollita”.

– Falotico, allora, che ci racconta? Come la spieghiamo questa?
– Non c’è nulla da spiegare, infatti. Ce l’avevo… “ripiegato”, voleva che lo pigiassi, togliendole il pigiama.
– Allora, la “posizione” cambia. A quanto pare, è stata la “manigolda” ad abusare solo perché non riusciva a russare. Che schifosa!
– Bene, adesso Falotico finisca di (s)vestirsi, noi fra un quarto d’ora stacchiamo…, andremo assieme da “I Gaetano” ma ci raggiungerà anche codesta. A proposito, Falotico, sa come si chiama?
– Susanna.
– Bene, collega. Accendi il cellulare. Questa voleva un uccello ma dovrà rendere conto al pizzaiolo delle “olive” sue al peperoncino. Le scalmanate van calmate!

Ci recammo da “I Gaetano”, a telefonata (av)venuta.

Mangiammo a sbafo, leccandoci i baffi. Quindi, terminata la cena “tardiva”, ci raggiunse Susanna.

Entrò discretamente, in punta di tacchi, da puttana.

Tutta la pizzeria “brindò” con “lei”.

Salinger, in confronto a me, è uno da Scuola Holden…: non c’è un “cazzo da fare”, come “la” giri e la rigiri, mi spacco le palle!

Ora, non voglio corteggiarti anche perché la mia fama eremitica è oramai conclamata fra chi mi conosce. Sempre più rafforzato nel mio isolamento, più benefico delle baldorie e della frivolezza che, a lungo andare, mi nausea e m’annoia. Abito a Bologna ma son con la testa sulle Dolomiti. Il mio secondo nome è Cliffhanger.
Ma sei uno dei pochi volti, anche se di “Profilo” B/N d’occhiali celati da Sole, ad affascinarmi. Credo di non essermi sbagliato. Non si vede molto da una foto così discreta ed elegante, ma anche di più. Snob. Lo sei. Esigente, Donna al mille per mille e intraprendente per un pene che ti sia “garbo”. Quindi, già son defilato, meglio non essere infilzato.

Però, nel mio salingeriano starmene oramai sui “monti” della mia casa, partorisco opere letterarie. Un falò delle vanità. Sì, mi chiamo Stefano Falotico. Troverai conferma su ibs.it, previo Facebook ove contatto chi voglio io.

Quindi, un’amicizia “a distanza” non la rifiuterei.
Per il resto, sono il rifiuto netto all’umanità. Non sono misantropo ma neanche topo.

Sono il top.

In poche parole, “rattoppamelo”.

Come una Deborah videodrome, mi sganciò un “bacio” dal PC.

Andai al traumatologico a consegnare il mio computer ammalatosi di virus.

Pre-finale “breve”, solo 3 min per riscaldare la “pasta”

Ieri sera, ho registrato un programma intitolato “Il vecchio brucia la vecchia e poi prepara lo stufato”. Nuovo “varietà” di ricette per un Mondo che pende dalle labbra dei culinari.

Il mio ingrediente, invece, è un pizzico di pazzo su sprazzi d’aglio da vampiro e uova strapazzate nel mezzo della cazzata!

Lo guardai disgustato, il programma con l’uomo Lupo, quindi tornai da “I Gaetano”.

S’era fatta l’ora di pranzo, e la frittata ci stava tutta.

Finale “acquatico”

Il bambino alcune le “bagnò” di più, in altre rimase all’asciutto, ma fu comunque soddisfatto.

Uscì dalle onde, smontò l’ombrellone e rincasò.

Si “docciò”, si profumò e accese la televisione, “mettendolo” su Sky, ove Selvaggia Lucarelli, “esagerata” come non mai di minigonna “liquida”, stava intervistando Filippo Facci che, fra un capello suo “gelatina” e battute agghiaccianti, osservò d’occhiatine quel che intravide nella sottanina.

Al che, il telefono squillò nello studio…
Selvaggia rispose, prendendo la “palla” al balzo:

– Ancora tu, Falotico? Non ti piace l’intervista?
– No, “potrebbe starci”. Ma ora passami Facci.
– Va bene.
– Pronto? Stefano, che vuoi dirmi?
– Facci, hai una faccia di merda!
– Prendete carta e penna, quereliamolo subito.
– Ma che vuoi querelare? Chiacchierone! E non guardare più “di sbieco”. T’ho beccato, volpino.

Morale della favola:

se un puro si ricostruisce e prova a costruire qualcosa di buono, non bisogna rompergli i “granelli”, detti “palle”. Altrimenti, ne va della logica del “costruttivismo”.

Terminando con Facci, è all’“apice” del castello “umano”.

Terminando con me, sono Terminator.

Terrone se mi va, terriccio se non attecchisco, atterrito se non me la dà, steso al suolo se ci dà.

Applauso!

Sono il picchiatore della melodia di Springsteen.

Se non ne conoscete il testo, è questo: uno fa il pugile, si redime, finisce che picchia di nuovo, perché ha una dignità sua da difendere.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Totò Sapore e la magica storia della pizza (2003)
  2. Cruising (1980)
  3. A qualcuno piace caldo (1959)
  4. La storia infinita (1984)

Consigli per la Pasqua


23 Mar

Per Pasqua, fratelli della congrega, comprate il mio libro su William Friedkin, smettetela di frignare con le uova marce. Meglio il “marcio”, che sa marciare!

William, William, William!

In questo matt(ut)ino primaverile, ecco a voi un saggio di “matta” voglia mattiniera eppur mai “diurna”. Un libro su due duri, inaffondabili. Inattaccabili! Non violateli!

 

Prefazione “falotica”… (se v’annoia, basta saltarla e passare al paragrafo, vi consiglio però di leggerla non alla leggera, io legifero, son ferreo, son figo)…

Pregiato Cuor dal livor horror

Chi crede che, ironizzando, io scherzi spiritoso, sia benedetto nell’acqua ad abluzione del suo “immarcescibile”-marcissimo Peccato, da me mai assol(u)to, ché disosserò il suo sacro osso e, “blasfemo”, ne stigmatizzerò le costole, marchiandolo di calvari spirituali e spiritici di mie sedie “purificanti” a scaraventarne le ceneri sue che impolverarono i “poveri”

Angherie e soprusi, si tace e si taccia, si falcia e si striscia di colletti bianchi a “collarini” della societù “cuoricina”. Ma il mio virtuosissimo finambolismo se ne frega e li sfregia con altezzose mie “zie” a zittirle per sempre. Ove, tombale, dissotterrai le spade del furore “sedato” e ottenebrerò la fosca cupidigia di tali usanze che ungono e “maledicono”.

In un baleno, io son Bianca Balena, fra balenotterele vostre e balletti in balera, “lisci” come l’olio a voler sbatter in galera chi è pirata di galeoni.

Gallo, alzo la cresta, e pesto te e le tue galline, strappando la criniera tua “leonina”, strapazzando le “uova” da orso contro le pelose tue micine. Che vuoi? Che “ovuli?”. Le ammicchi e appicchi il “fuoco” tuo. Fatuo non sei come me,Faust e fasto, ché di tuoi pasticcini sol pastrocchio conci per le “feste”, sgualcito fra notti in calore tu “accaldi” il coito dopo tante coliti da frustrato coi debiti accollati e le “gallette” a collo di “a tutta birra”… tanto se ne “bevono” e abbeveri gli asini per “accordarli” al tuo bovaro modo di “tenderlo” e “intenderla”. Che “tenero”. Ma il mio morso imbriglia, sciolta diarrea alle tue già logore logorree. Io sono il tuo “gore” e nessun fantasioso Verbinski ti salverà dal “naufragio” della mia prima Luna. Lupo t’adocchio anche “bendato” e t’acceco di “cannone” in mezzo ai tuoi “cannoli”.  Che cremosità “grondante”. Pum pum, il tuo “babà” è goccia che sbava al “liquore”. Languorino… Bravo coi tuoi “bravi”… ragazzi, gangster che io scarabocchio, con tanto di “testate” cornute alle tue cornee di nuovo in tribunale, foro anale. La forca, mio porco.
Contro le trivialità di chi, per primo, sfoderò i coltelli da serpente. First Blood, ora la tua testa esplode e son io a scandagliarti, a scavarti da scanner cronenberghiano di chirurgia alle carni tue tenui come le lotte “intestine”…, fratricide da fradicio sudatissimo mai attenuato, a tenaglie suino subito supinissimo, non supplicare m’applicati per non placarmi a spaccar la tua “placca gengivale” dal salivar sale a non salvarti ma io a salutarti, “verme solitario” di morbo virale a te “morbido” d’intestino “grasso”, oh crassa arroganza che, di rughe, arroventò chi vuole (la vogliettina…, non le mogliettine mignotte…) sola-mente “arrovellarsi”. Ché veliero senza il velo dei tuoi “zuccheri” da trucchi nel (ri)“toccarle”. Son tocco, tonto alle tue rotonde puttane da mappamondo. E circumnavigo il globo per accerchiare le sferiche “palle” della mia “costellazione d’Orione, mio bel coglione.

Ribaltiamo il gioco e, soggiogato, ne sarai cavalcato.

Resistenza a “te”, “pubblico ufficiale?”.

No, tu sei un puberale da gabinetto e ufficetto.

Ecco il mio “cappuccino”. Tutto “incappucciato” quando, fuori dalla porta della tua casina, ti fracasseremo la testolina, “fragile” come il frassino, di legnate nel casino a frantumarti anche i testicoli.

Sei terrorizzato? Ah, prim’ammazzi e poi non vuoi stramazzare?
Eh… ehi, non funziona così, “bello”.

Non fare il “carino”. Ecco i canini.

Sai? Mordono!
E ti stracceranno quel che hai mezzo alle gambe.

Intimidazioni, stupri, fisici e psicologici, “paralitici” per chi ha impalato e, ora, da Vlad l’impalator’ sarà issato “in gloria” dei “cieli”, a brindare di “mondiali” a cornamusa d’uno stadio eretto “in santità” per tutta la plebe ad ammaestrarlo di leone iroso, ah, adirato graffia e gladiatorio sbrana, gli “aizzano” le “catene”, alzando le palizzate e paletti a incastrarne i denti dell’abbufarsene ché s’arricci mansueto e “coccolato” da una spranga su “spaghi” d’altro vessare nel “riversagli” sangue, ma stritola i nemici e li solleva, barcollano tremanti, arrabbiati adesso s’inchinano per una grazia non sua “accorata” e gemono delle piangenti grida d’ogni innocente del loro vigliacco cannibalismo. In grembo! Evviva Rambo!

E che prostituzioni al “lavoro” tanto per “dorarsi” d’imbellettata posa, “sposati” e con prole “a caricarla”, a esaltarla per gli “abbracci” per me solo brace e rude bronzo di Riace, muscolo che scolpisco e colpisce all’esanime “stile” del loro “attillato”… “aderire” e “indurirsi”. Oh, miei grezzi criceti, “fortificati” nell’astuzia furba e ingegnosa, son io l’aguzzino e aguzzerò la (s)vista vostra da mostri repellenti, spellati di svenimento e “turgido” struggervi in compassionevoli perdoni. Oh, per carità, si domanda “assunzione” al Regno del Principe alato, ma io aleggio d’aviatore Icaro e, “cari” armati carri, non trascino la carretta ma s-tiro micidiale ai vostri omicidi da “corte” alle micette.
Assassini!
Che miagolio “arruffato”, mi date del buffo ma son il capo d’ogni Puffo e vostro “plof”, sono io il Professore e, non docile, anche Biblioteca d’Alessandria del docente che addusse questo:

ogni “Duce” è da pollice giù, preferisco il mio alluce a chi addita e scortico, “corrivo”, le smaltate unghie delle vostre femmine (s)“venute”, poiché verrò apocalittico e schierato a elidervi con le “allusioni” a ogni vostra chiusura per le “clausure”. Io son “chiave” dell’Inferno alle anime tanto animate delle mimose, miei “innamorati”, sono il moro e non morirò. Ammorbatevi e non m’ammorbidirete. Non m’abbindolate ché non avvolgo l’involt(in)o del mio abito a non abituarmene e “abitare” nelle vostre cas(s)e da morti, io sono in panchina e domani anche sulla banchina, vi sbatto “ondosi” al banco degli impu(n)tati, moto “oneroso” del dovere che vi chiama alle “ur(i)ne”.  Malato son forse “matto”, meglio di Matteo l’evangelista, son novella nel rinnovarmi a ogni mio nerbo innervato sullla neve scagliata focosamente ai vostri gel(i). Sono la brillantina, l’erezione cutanea, mi crogiolo in nave, e sparo nell’incunearmi ove “scaturisco” mentre, impauriti, scappat(oi)e e pisciate fuori dal vaso. Miei “fiori”, son quello all’occhiello, l’oste nei miei castelli, sogno e non assonnato me ne dolgo. Invocate e sarete imboccati dall’ostia!
Ecco che “ostriche”. Tu, oca, sei “pappina” del pappon’ Paperone! Egli cammina a papera da quaquaraqua. Eccolo “qui” il mio “annacquartelo”. Sgolante si danna per “darmele” ma non risarcirà di danaro, gli son avarizia di “liquirizie”. Egli cala le brache e anche la libido sua si “ammoscia”. Io, la mosca e moschettiere di scherma. Non scherzate, guerci, io sono una quercia e mai lercio b(r)uco, scheggio “abulico”, schernisco le apatie e ischeletrisco i vostri “vischi”, vizi e “mucchi”. Selvaggio, mi tempro all’ombra con un sombrero da sumero. I somari son stati amareggiati, il mare qui è limpido ed è “lampada” contro gli allampanati.

Tu, barone, bari al bar, ecco come mischio le carte “a tavolino”, di briscola son biscia e “scopa”… a terra se, al pavimento, non vuoi pulir la merda del tuo “cementare” il prefabbricato del putrido e impuro sporcare.

Amami e avrai un amante non “mio”. Non sarò colui che (ti) è, ma uno che fornicherà di tradimenti e “condimenti” con contorno di “patate”. Egli è un manzo di bistecca “al sangue”. E gli macello l’uccello, con accetta “glielo” accetto, poi d’aceto gli spruzzo come un “pazzo”. Che pranzo. Ah, adesso mi spaparanzo e segrego la mia congrega senza il vostro gregge grigio.

Sono l’anemico e nemesi per mia Eccellenza, per antonomasia son musone e antitesi a quelle di “Laurea”. Son eccelso, senza essere incensato. Incessante, ordino pulizia dei cessi.

Vivo da “recluso”, in quanto son io a occludere e le bocche ora chiudete-la.

Chiamami “Chiaro”, sono l’oscuro e perplesso verso gli oscurantismi.
Io, (ri)baldo e giovane, cavalco e accavallo le mie “cosciotte”.

Non uso il casco, non cascherò mai.

Lo so per certo. Poiché ero e non fui, ora, scusate, datemi una sigaretta. Potrei spegnertela o “accendertelo” del “cerino” che non dà mai fiamma al fiammifero per il seno della Madonna da mammifera.

Sono uno da Milf.

Invero, mi chiamo Mammut. In quanto “tutti” ammutino.

Elefante Man da fantino nelle women.

Vivo nel Quatenario dei miei “lucernari” per polle al mio “polare” scivolare sul “lago” di tette con la quinta. Infil(zo) l’ago nel “pagliaio”. Ahia, l’ha “sentito!”. Indolore, in culo! Che “odore!”.

E parto in sest(in)a. Una volta che “parte”, la “proboscide” non s’assesta, e te li assesterà nel popò.

Ora, che il popolo mi “innalzi”.

Merito lo “scioglimento”.

Che gran godimenti. Mio demente!

Ne vedremo delle belle. E delle tue “balle”.

Di fieno ti son fiele, sono fiero di me. Sei ai ferri corti.

Te l’abbiamo “accorciato”.

Presentazione su prefazione di Davide Viganò

Ribadisco e non ammetto ragioni. Quindi, non sragionate.

Davide è come me, ci conoscemmo grazie ad altre conoscenze. Noi, mai senescenti e di nostra “scienza”, in mezzo alla folla noi incitiamo i “folli” a essere come costoro: Friedkin e De Niro.

Basta coi buonismi, coi lecchini, noi siam orgogliosamente “becchini”.

E vi beccherete solo delle bocche cucite se continuerete ad abboccare da psichiatri col bocchino!

Davide è antiborghese, detesta la massa, e fa bene, è cosa buona e giusta.

A contatto coi cafoni che van per la maggioranza, sempre accompagnati da maggiorate mentalmente minorate, se n’angustia. Ed è qui che c’è il nostro gusto.
Noi gustiamo, noi “stiriamo”, noi ce la tiriamo. Non c’è nulla di male in questo. Perciò, evviva il “Male” di Friedkin, questo regista che osò in tempi ottusi ove l’ignoranza “faceva”… spavento.
Il suo Cinema sventola come le ventole a chi soffre il “caldo” dell’erotismo alla “bona”.
Egli “lurideggia” provocatorio, tocca e annusa, sfila il guanto e “inguaia” le vostre teste, v’è testacoda di non capirci un cazzo, nel carpire le capre. Carpe diem!

Egli sa, sale ed è “salina” contro chi, di dolcetti, è più Halloween d’una strega.
Fake, siamo noi che ti sfianchiamo. E tu, Donna, fuck me hard!

Come? Che cos(ci)a? Come ti sei interpellata, pelosa, a me?
Hai asserito, non “inserendomelo”, che sfigato sarei.
No, non è la verità. La verità è “questo” come Friedkin. T’incula quando pensi che andrà “calmo”.
Datti a un calvo!

Cavati dai suoi “cavilli”. Sì, mangia il caviale, tanto te la (s)caverai.

Questo Friedkin che s’insinua di Notte, che scende dal camino e v’indirizza al cammino.

Che poi vira in De Niro, quindi si trasforma nel McConaughey a prendervi per “polli”, miei pollarrosti e pollastrelle. Friedkin rastrella, ti rompe con gli ombrelli, ombroso t’è “lombrosiano” negli ani.

Egli “lupeggia”, infatti, non cazzeggia. S’incazza e abbaia. Non rabbuia ma vi fa la bua.

Egli brulica nella brughiera, è drago sputafuoco nel dar pepe a chi, dalla vita, vuole solo il caffè della Peppina. Sarà Peppone? No, non è Don Camillo, non beve camomille!

Lontano un miglio già trent’anni fa dalle migliaia di stronzate che producono oggi.

Egli sa!

Sono un Uomo senza timore! Monco, spingi al timone!
E muoviti, per Dio!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Cruising (1980)
  2. L’esorcista (1973)
  3. L’ultima tentazione di Cristo (1988)

William Friedkin e Robert De Niro


06 Mar

William Friedkin e Robert De Niro, la licantropia degli esorcisti demoniaci


05 Mar

Uomini, io vi ordino di comprarlo, altrimenti non siete tali, ma dementi!

Aizzate il Friedkin deniriano che è in voi, lo sento! Dovete sentirmi! 

Monnezze, ora basta! Toglietevi quegli sguardi da mozzarelle! Che sono questi prosciutti sugli occhietti?


Adocchiate questo, e annotatelo. La Notte!
Il licantropo!


CAPOLAVORO!

Prefazione di un Uomo oltre “Cristo”. Non è una bestemmia, è il Verbo!

Oltre i meccanismi della società “meccanica” e assonnata, io son il serpente-lucertola a sonagli, che suona la carica alle vostre batterie scariche

Lontano anni Luce, e più veloce dei fotoni, essendo fotogenico e contro ogni genetica umana, al di là del Tempo e viscere mie incandescenti. Sì, godo co-s-micamente, dinoccolato nel mio placido cammin stellato e, dall’Alto principesco, allatto la miseria umana, pattuendomene nell’immondizia quando mi va a genio a entrar in uno squallido Mondo che, violento e poco volenteroso al cambiamento, sol e senza Sole apporta modifiche di Meteo nel “precipitare” in zona burrascosa, fra burro(ni) e strapiombi dalla cui sommità sghignazzo col beneplacito della mia corrosiva ironia burlona, strappando l’applauso a scena aperta, squartando chi non merita il mio Siddharta altezzoso e insormontabile, che lacera i luoghi comuni e rafforza il suo eremitico spaziare fra le Dolomiti, le Alpi, le colline di donne magnifiche a cui “appioppo” il mio schizzarle a pois, tra rapido scroscio nelle cascate in cui le bagno, rivoli sanguigni da cui, che culi, me ne disseto con dissenato inumidire fra erbette e una roccia mia splendente, il solletico “casto” di margherite a sfogliar ogni Lei di mio primaveril piumaggio dentro la “coperta” riscaldata, un soffiarvi la tenerezza dell’epico concupir ogni femmina a mia entità divina e sovrannaturale. Be(l)andomene di tutto, coccolo un lupo e do le briciole alle cagnoline, alimentando le loro rabbie.
Poi, sgattaiolo da matto cavallo, “donandolo” da stallon nel cowboy che si rade “glabro” quando le farfalline mordon di succhiotti come neve dissolta sui prati fioriti della procace mia virtù a miele delle api. Esse, tutte, ne suggono il nettare prelibato e n’assaporano la levità ascetica che eppur lo “ascende”, fruendone in “sacrificio” d’offerte a me.

Sì, in tanti, testardi e appunto incagniti, inveirono bradi-bastardi affinché “affinassi” il grezzo mio pelo barbarico e, sebbene sia circondato di bamboline, non sono ancora, mi “s-piace” un manichino da Barbie.
Il mio “manico” sguaina e “sfodera” su grintosi “azzanni” e lascia il segno “bianco” a ogni Biancaneve, “deodorandolo” al g(i)usto “muschio” del mio montone.

Ah, azzannatevi in vanaglorie e falsi, fascisti orgogli. Voi, mentecatte frustrate che prima divoraste l’irripetibile, sacra giovinezza, prostrate in “adorazione” feticista al femminismo laido che anelò per “virilità” più golose, bambine viziate dai rancori inguaribili che ragionaste d’“adulte(re)” come se (non) possedeste le scrotali “sacche” ma sempre all’anello, non di Venere, bensì “veniale” e avvelenato, v’immolaste salvo poi odiarvi in pettegolezzi, ripicche e “impiccagioni” alle illusioni che voi stesse offuscaste, traviate ingenuamente dal “bervela tutta”.

Ora, Io vi guardo e v’ammonisco. Da donzelle eburnee a megere vecchie e acide, piene zeppe di risentimenti. E sparì il sentimento. Sparatevi!

E voi, che vi pensate “uomini” e “pensatori”, siete solo penosi nelle vostre lotte tribali a “vessillo” del “pene” più “amabile”. Mi schifate, mi rompeste da un pezzo, pezzenti!
Non cambio rotta, semmai, se proprio devo “ricredermi”, ti spacco la credenza e pure le “credenziali”.
Credimi, affiliati al mio Credo che gioisce a Petra, mai sgretola ma è argilla papale al plasmarmi mio decadente, “equatoriale” all’apice d’ogni saggezza e a ogni Santo che porta a me. Nichilista atroce, non indosso le vostre “croci(ate)”, amo quelle accavallate senza santini e“idoli” ma a cui scalzar gli stivali nel marchiar i tacchi muliebri nel mio magico “tocco”. Toc toc, ed Ella “apre” la porta del Piacere che si sorbisce snodata e inondata dal mio “lavaggio spirituale” a daino che saltella e dà, spiritato, delle “mille bolle blu” effervescenti di vera, essenz(i)a(an-ale) “abluzione”.

Perché un saggio, essendo saggissimo, su William Friedkin con connessioni a Robert De Niro, unico “neo” mancante alla sua filmografia intoccabile?


Ora(tori) che avete udito la voce di Dio, di suo figlio incarnato in vetta, svettantissima, a tutti e “sopra” a “tutte”, avrete compreso. Sì, le vostre orecchie han inteso, il vostro naso non lo so.
Sempre vi premunite del Lasonil, ominicchi da “ferite aperte”.

Tanta pomata ma poco, “scalmanato”, “lo spalmate”. Persi nello shampoo delle doppie punte che non “la” spuntano. Ah, la Donna è spugna. Schiumosa d’idromassaggio!
Ma vi spremete il cervellino e benedite le vostre fronti senza “aderirlo” alla “fonte”.

Sì, il Cinema di Friedkin è un figlio di puttana. Non vi serve consolazioni, vi sputa tutto l’orrore della putredine. Che vedete ma non denunciate, perché ne siete corrotti dietro “pulizie”.
E non si risparmia. Ne censurarono le orge “gay”, “sforbiciarono” d’offese per “ghigliottinarlo” alla radice.

Ma non sarà reciso. Sempre più deciso, come me. A farvi una lotta senza tregua.
A seppellire vive, ardendole, le certezze da fessi, le usanze, la “transumanza” ipocondriaca da solipsisti che vaneggia e vaga in cerca, poverella e “pecoroni-porconi”, da una comodità a un’altra sporcizia.

William Friedkin non mente, già era “spelacchiato” di stempiato a lavarvi le testoline.
Idioti!

A fracassarvi il cranio di colpi duri, di pallottole in mezzo agli occhi(aluti), pugni allo stomaco e un calcio lì in mezzo. Vi fa male! Vero? E allora William rincara la dose ché volevate sedarlo e segregarne il valore nell’omertà ipocrita! Vi sbudella, vi scarnisce, s’accanisce e non lo tieni fermo.

Il suo Cinema t’afferra per i “coglioncelli” e ti lancia per aria… il Mondo che avete “costruito”.
Manicheo, privo di sfumature, viscido, merdoso, purulento, senza lentezze ti mitraglia e non hai neppure l’attimo per ponderare. Che cazzo vuoi (ri)valutare? Tu, tu che non capisci neanche le “seghe”.

Chi avrà il coraggio, la temerarietà, la forza d’avventurarsi in quest’abissale mio breve ma importante viaggio, non ne sarà deluso.

Solo i delusi non vorranno leggerlo. E allora che si beccassero i ro-manzetti da “romanticoni” coi pasticcini e i rosticini. Arrostiteli!

William è come Gene Hackman, come Al Pacino, come Tommy Lee Jones.

Solo un tassello ai duri: Robert De Niro.

L’unico licantropo che è assente (in)giustificato della collezione.

Ripeto, leggetelo e capirete.

Sì, viviamo in un Mondo che fa ribrezzo e obbrobrio. Che oblio, che obitorio! Che sentor di morte!
E ci tengo a evidenziarlo, a stigmatizzarlo.

Adesso, vi narrerò una storia.

Una bella favolina.

Nel 1979 nacque un genio che decise, coscientemente, di disprezzare gli orridi suoi coetanei adolescenti perché, essendone superiore proprio per nascita, la sua mente e la sua anima non potevano e non dovevano omologarsi a tali maialetti.

Un “maledetto”.

Quindi s’isolò in modo parziale-scremante.

E visse di Cinema, poesia ed elevazione.

Ma gli ignoranti vollero che “tornasse indietro” secondo le loro logiche astruse, insane e stolte.
Eh sì, gli storpi. Perché ne invidiarono il sangue blu.

E lo attanagliarono, “accerchiarono” a scopo “propedeutico” che s’abbassasse, come i “comuni”, all’idiozia omologata ai lavoretti, ai cessi carnali e alle banalità “libidinose”.

Appena “forzarono”, riscattò l’energia imprevista, improvvisa, fulminea.

E piansero.

Perché un genio, se intaccato nella sua libertà, se assediato, diventa mille volte più Grande di prima.

Questo dà tremendo fastidio, turba le piccole, microscopiche coscienz(ios)e.

Ne prendo Atto, miei apostoli.

E rido da matti.

Al solito, v’ho fregato.

Al prossimo (non) complea-n-no vi regalerò il ciucciotto, bambocci.

Sono “cattivo” come William Friedkin e beffardo come De Niro.

Se non mi sopportate, “tagliate” la mia versione “integrale”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. L’esorcista (1973)
  2. Il braccio violento della legge (1971)
  3. Cruising (1980)
  4. Jade (1995)
  5. Killer Joe (2011)
  6. Taxi Driver (1976)
  7. Ronin (1998)

Mezzanotte


29 Nov

Non c’è due senza il triangolo

Arriva l’altra botta al marito cornificato nella sua figa, mi picchierà, ma ne sarà valso, “valorosissimo”, il rossore nel suo rossetto!

Sono un gallo di mossa gru(lla)


Ah, siete delle borse.
Non dovete dar credito a ogni “attacco” che vi rifilo.
Me la “filerò” come sempre, al sapor sottiletta, “asciugato” e pen bagnato nell’hot da dog.
Mi stuprarono, ma li stupii, che stupidi.
Credettero che ero finito in una branda marina da pelato, invece faccio un baffo a Marlon Brando.
Ne aveva da pelare, anche quando il suo cranio divenne rasato per troppe “ormonalità” da omone.
Su questo non ci piove, Marlon spingeva, infatti tutte inumidiva.
Io fui come Noè, messo al banco di prova del “salumiere”. Chiamatelo Dio, Buddha o Satanaccio, quando te “lo” vedi brutto, ecco che rispunta il “salamino”. Ma quale salamoia, miei monaci.
Quale monco, questo è un bel tronchetto, sulla mia arca io “arpeggio” di donne animalesche.
Tutte a raccolta, selvatiche, per salvarmi (di “gengive” perché salpi e Salgari) dall’estinzione. Evviva le tigri di MompracemSandokan abusa ed è una mina vagante, non come quella di Cremona, una da pubblicità del pesto alla genovese. Pestatela “al sugo” del “pasticcio”. Asciuttissima, non è della mia pasta! Va “sfogliata” e “immatterellata” di mio bernoccolo sulle (g)nocche.
Ah, come tingono, alcune son tignose, ma vogliono il mio “silvestre” pino.
Pinnacolone di Piña Colada. Perché mi guardi? End of watch, Michael Anthony Peña.
Il windtalkers “indiano” che tocca di “scalpo”. Io scalpito alla Cage, Nicola impenna di più penne…
Ne acciuffo “una”, la “sbatto” sul mio “galeotto”, e “galleggiamo” di giri di bo(i)a.
La “rabbonisco” io. Era una streghetta ma ora ama il mio strudel, arrotolato e dolce-salato nel ripieno cum. Esplode come il bubblegumboom! Tutto dentro! Esplodendo nel rosa!
Perché no? La fragola affabula, disturbo? No, voi vi masturbate. E non tollerate il mio “torreggiare”. E “sfondare” d’ariete. Ma quale vergine! Sono il “Cancro” che si fa una come Venere, e appunto viene. Io sono vanesio! Sul divanetto avvinazzo di vino e vano son nel “vacuo”.
Sì, son bovino nella vostra arena da bovari, cari fifoni. Sono il tifone turbinante nelle donne d’”imbuto”. Non titubo mai, mentre voi le ficcate su “YouTube”, dopo averle pagate. Saran solo palate. Quali patate!
Inghiottendo va il “detersivo” ai vostri crimini, miei cremosi con le mimose. Io metto il becco, perbacco! Sono dentro di loro col baccano. Che ani, che (d)anni. Quale micio, son un leone con la miccia!
Mi espando, sono in stallo ma in sella, meglio che sotto le stelle “adattate” senza esser “allattati”.
Questo seno alletta, deve stare all’erta, qualcosa di erto sta esigendo il “premendo”.
Vado di letto in letto e svengono, allattanti.
Le donne caddero a pezzi, una dopo l’altra. Affiliate al filetto, al “filone” che entra nel saccoccio. Tutte “coccolate”. Sono il mugnaio, cari miei da Mulino Bianco. Mangio le vostre spose, spossandole con la “crema di cioccolato” del Saccottino.
Pina sa che “peno”, per questo sta con te, ché nessuna ti “spenni”.
Spendi e il “tuo” pende, senza lievitazione del panettiereSto levitando come Abatantuono. Sono Thor di tuoni per ogni colpo di fulmine. Per botte nelle femmine.
Vorreste evirarmi? Non potete, altrimenti vi castra la legge. Allora, mi evitate. Ma io sgattaiolo nelle vostre gatte.
Sì, datemi una videocamera e “penetrerò” nelle vostre camerette, datemi una canzoncina e sarà melodia distrutta dalle mie “azioncine”.
Mi tolgo i calzoni, espongo il “calzone”. Un “cannolo” ch’è un cannone!
Spara a fuoco lento, carburando nel (t)rombando.
Datemi Luisa e diverrà liscia, datemi una suora e capirà che non è mai stata portata per la “vocazione”. Per i “vocalizzi” sì, nel coro del “glorificarlo”, alto, Altissimo.
Nel regno del mio “ragno”.
Cari terroni, sterrate il praterello, io stendo il “mattarello”.
Terragne, non fatemi la fine della Carfagna. Mara? Sì, la politicante strapazzata da tanti cazzi, ha solo bisogno della marea! Quando parla, provoca solo la diarrea! Va “annodata” da marinai, e gettata in pasto agli squali.
Ecco il terremoto, miscela di benzina e “pompona” di “tergicristallo”, sciacquando i vetri e “ripulendole” tutte nell’abitacolo, di sedile reclinato, oppure “domesticamente” inchinata da balia, che prima balla e poi “balbetterà”, in preda a uno che ci dà più di Balboa. “Ballandolo” nel ring-hiarle sopra.
Sono Dracula, adoro le gole profonde, sono un tuffatore, miei truffatori. E svergino strappando i collarini. Quali collanine. Io le incateno da scatenato!
Io indurisco di mio “oro” tutto “scodellato”.
Ora, dite a Nicole Kidman ch’è dimagrita per colpa del marito stonato.
Va “intonata”, deve recitar meglio di “diaframma”.
I suoi polmoni van spalmati di “pompelmo”.
A parte queste “deliziosaggini” spiritoselle da spiritello porcello, sono squisito.
Infatti, ora disquisirò, sciogliendomi ancora. Ah ah.
Per colpa d’eventi bislacchi, non baciai di “biscotto” più quelle con la “lacca”, quindi non “leccai”.
Ma fui leccato, nel senso di “affettato”.
Come vedete, al banco vendono sempre la mia specialità, lo speck.
Tagliato a cubetti, per il mio autoinculamento.
Sì, ci sono geni che s’elevano dalla massa. Io appartengo per dinastia a tal genetica, e posseggo anche la scienza infusa, essendomi stata tramandata da Dio in persona che emise la sua scintilla di “Pandora” lungo le mie dita d’Adamo senza pomi(ciare) e scope delle stregone. Ah, vecchiaccia malefica, che ardito errore “smadonnare” su di me. Madornal abbaglio per cui presto sarai “benedetta” di bavaglio e incenerita nella tua casetta senza sogni nel cassetto, assieme all’impotente di tuo marito e ai porcellini del parto “gemellato” alla tua idiozia. Sono Ezechiele? No, il “miele” del lupaccio più furbo. Volpone, sì, mi frego la tua uva. Quindi, le tue vulve.
Sfidare il Signore, significa non averne previsto l’intemperanza, miei “temprati!”. Patirete, disossati e bruciati, contorcendovi in smorfie raccapricciantissime ad arricciarvi nelle bugie che “sputtanarono” il presunto “riccio”, ungendolo di stessa unzione con cui vi lancerò all’Inferno più aberrante. Il supplizio eterno. Che supplicate? Piegatevi e non risalirete la (vari)china. A capo chino, sarete peraltro decapitati.
Desideraste il mio capitombolo, invece, dopo avervi maledetto, urlerete sepolti vivi, mentre danzerò zanzaresco sulle vostre tombe, miei porconi siete stati feralmente puniti dalla mia divinità ch’era inviolabile.
Prima, violacei sbiancaste, ora “arrossiti” siete arrosto.
Ecco, la frittata, che minestra riscaldata, a tonificar il vostro pancino molle, sempre fanatico da maniaci sessuali dei “materassi”. Asinacci! C’è un intero esercito fuori dalla vostra abitazione, che chiederà di prostrarvi, prostituta d’una mentecatta sarai ora tu ricattata, e tu, padre immondo, attaccato “al contrario”, tu che rigiravi tutto a piacimento dei tuoi godimenti, sino all’ultima goccia di sangue. Penzolerai come un maiale, e coleranno, di colite depurativa dei tuoi schifosi coiti, tutti gli ettolitri di sangue degli inconfessati peccati dei quali ti sei macchiato nella fedina tanto “pulita”. Provate a squagliarvela? Sì, sarete conditi come le quaglie! Mentitori!  Tu, stronzone, a chi volevi “infilar” dei paletti? Ecco, io sono il vampiro più immortale, nessuno può vincermi, e sono tornato a dilaniarti, infilzandoti di coltello conficcato nel tuo cuoricino, da pietrificare davvero fino al vagito della vagina a cui, la frigidità della tua consorte, ti fu sciagura, castrandoti poco alla volta in rassegnate masturbazioni mentali. Onanismo con cui “nanizzasti” i figli, nazista! Atterrendoli fin da piccoli, e trasmettendo tutto il tuo rancore e il tuo odio. Da grasso, repellente gorillone che scimmiottava il prossimo e sarà analizzato, analmente, come i babb(u)i(ni) castigati di “lente d’ingrandimento” a tutta la tua laida, escrementizia merda che “incarni”, sei “incarnito” sì, io sono incazzato contro ogni carnal villano e moralista proibizionismo per piatti di “panna e prosciutto” del tuo dar dell’ossobuco a chiunque non si “fortificasse” alla tua visione violenta, ove chi “vince” è chi lo sbatte in culo di più. In senso lato, il pollo sei tu, cotto alla brace e “rosolato” di tanto “(g)rosso”.
Ecco, ecco cosa succede ignoranti!
Ecco cosa accade quando si va al di là del buon gusto.
La vendetta più sofisticata, cucita a pelle, di rim(b)orso davvero morsicante.
Strappato nel vostro fegato fin a macellarvi.
Indovinate questi film “ribaltati” come certa gente!
Sono di Friedkin William, un grande, come me
1) Questa è la Giustizia. La presa di coscienza che il criminale scapperà col malloppo, e non sarà trovato.
Ma Popeye mangiò gli spinaci e, nel nuovo capitolo, che segnerà il rientro inaspettato di Gene Hackman, questo corrotto sarà “eruttante” di rutti dopo averlo sgozzato.
2) Ah, il cambiamento impressionante. Mai dare del Dustin Hoffman a uno di furia non appianata all’innatismo dei fessacchiotti da orsacchiotto col ciuccio. Ciuchi!
Ecco che potrebbe mutare nell’Al Pacino più sorprendente e farti la “sorpresa” nel “buchetto”.
Ecco, chi è ora la pedina? Pedone, ecco il tuo “investimento”.
La tua mostruosità.
Ma cambieremo il finale. Tommy Lee Jones sarà “rabbonito” dal Del Toro con le corna in fronte. Si merita la sua vendetta. Prima l’avete sbattuto in guerra e volete perfino fermarlo, dopo averlo distrutto? No, sarà rambistico.
Fammi vedere come succhi, pensavi fossi uno scemo? Invece, fumo il sigaro da sicario alla cattivo tenente.
Tieni questo.
Ora, sta zitta, mignotta!

I diversi distrussero il microscopico universo dei veri pervertiti “normali”, “elevando” la “perversione” a inversione di tendenza e d’”irridigimento” contro i reggimenti, protesi nel reggicalze.
Come canta Daniele… so’ paz’… e io “traslo”, perché voglio proprio che mi scassi u’ caz’!

Ah, quanto patiste e patirete se, di confessione, non vi costituirete. Altrimenti, una buona dose “incanalata” e lì, nell’indirizzo del vostro “rizzarlo”.
Ebetucci che aspettate Natale per addobbar l’abete e volevate ingobbirmi, violentandomi.
Io scaglio saette e vi ficco alle spine del ramo da cui il vostro ceppo ardì a incepparmi.
Un bell’incendio e tutto brucerà di vostro “scender da stalloni”.
Ah, cavalloni, irrimediabili cinici, ossessionati dal sesso animalesco del “zoccolare”.
Al galoppo, mi “scrollo”, incollandovi nel sellino del vostro sedere.
V’imbriglio e vi butto giù come birilli, voi che sempre brilli brindate, brillanti(na).
Ah, anziché appianar la mia ira, vi stiro. Perché mi tira così. Un tiro alle vostre torte, ai torti, un mio esser torrone ai vostri torridi orrori. Sono extraterrestre e anche terrone. Perché sì, e domani siculo ma insicuro, senza sicure!
Basta, una “coda” manda su di giri la vostra fidanzatina da “capogiro”.
Che voi raggiraste, ridenti e raggianti.
Ecco, questo è il raggio del mio triciclo da “bimbo” di Shining che infreddolirà il vostro ginepraio.
Sono Artù, ma Ginevra è una megera. Tutti se li girò, perfin Lancillotto, che guida una Lancia e, di “slancio”, “tutte” le allaccia, inchiappettandole. Per tal “cavaliere”, un cappio al collo.
E il mio pugno a tracolla, decolliamo, sì. Lui montò, e smonterò, tal montone, con un montante.
Ah, “aitanti”, vi alito. Non ho alleati? Ma il malleolo vi spacco. Vado così avanti, nel vostro “didietro”.

Datemi una zia e sarà pia, datemi una pigna e ve la sbatterò nel pineto.
Di “pioggia”.

Guarda come piove, ti “grandino” nei tuoi “gradimenti”.
Demente!

Foste dormienti e or vi domino, io comando di telecomandi. Cambio canale perché mi stuzzica, e mi sintonizzo sulle cosce della giornalista Floriana Bertelli, un “fiore” che seguo da anni, con “impressionante” sovraimpressioni d’espressivo “led”, incendiato a spingere di “volume”. Floriana, col Tempo, è un po’ appassita. Io son quadrifoglio! “Introvabile”.
La sua voce s’è appunto “televisivizzata”, e ha perso quella candida freschezza dell’ugola che annusa, catodicamente, il tuo usignolo “viola(to)”, involandolo a “smanubriare” con “eccelso” furore alla D’Annunzio di schizzo “incostolato” per sognare costolette di maiale da smutandato di “spumante”.
Floriana è cresciuta però come “professionista”, sa aizzare con più sottile perfidia erotica, penetrandoti e avviluppandoti di minigonna tagliata su per giù nelle inquadrature radenti-inguinali, mentre il tuo serpente si snoda e sbavi, abbeverato da quel seno materno, latteo come il tuo blade runner, sì, cacciatore appunto di taglie magre, e “asciutto” per sobbalzare in poltrona dinanzi a tale matrona. Che mammona, che mammelle.
Commestibili, labbra “malleabili”, per la tua bile che “sbrodola” dopo un’altra cena col brodino.
Ah, ora ci vuole il “budino”. Zuccherato di crema pasticciera da infilare col cornetto videodrome cronenberghiano, il trasformista della carne, chirurgico contro un Mondo di plastica.
Sono la “mosca”-Spider a ingravidarla di “malasanità” salina di salive, nel mio “salire”.
Sono l’Existenz esistenzialista che si sbudella nella eastern promise al suo “Mortensen” di mortadella “russa”, acido “grissino” improsciuttato nei suoi “meloni”.
Floriana, desidero il tuo seno, quei capezzoli gridan vendetta, e me ne affumicherei focoso di “grigliata” da ex ghiro che ora sospira e non vuole espiare. Ah, come ti spio, premo sull’opzione “zoom” per “ingrandirlo” di più, e “caldeggio” lo sgranato per adocchiare qualcosa di losco nelle tue velate calze di vedo-non vedo-eppure vengo.
Mi “spiaccico” stravaccato, e “tutto” fila…
Che profumini di organze, che orgasmo!

Bradley Cooper era pazzo.
Ma Jennifer, a razzo, gli prese il cazzino che divenne accrescitivo, come la crescenza. E si spupazzarono, miei pupazzi.
Ah, vi fan puzza?
Eppur “spazzolano” e, di zolle, Bradley è Zorro. La Z che marchia e fotte Lei nel fottuto sceriffo panzone.
Che ride come un idiota, e caccia solo dei “botti”, non dando di botta!

Che c’è di male nel Sesso?
Io do di mano, e tolgo la cera come il Maestro Miyagi.
Non me ne frega che mi ami, basta che “sfreghi” e non penseremo al domani.

Volevi agguantarmi col tuo guanto di sfida, dandomi dello “sfigato”.
E io me ne frego, perché canto “Guantanamera”.
E mi faccio pure le nere! Che Sugar!


E domani arriverà il “pacco” di C’era una volta in America in Bluray, “esteso”.
Tutto “a lucido”.

Che pacchia!

Prima di congedarmi, amici miei cari come le carezze della Littizzetto, vorrei raccontarvi quest’aneddoto dal sapor stronzata d’alto bordo. Che burro…

Come molti sanno, mi ritirai dal Mondo. E, per autoindotta depressione acuta autodidatta anche di “tatto”, per cal(c)o della libido non s’acuì. Quindi, si ritirò anche “lui”. Il gomito(lo) del tennista. L’antennista ha spento Floriana Bertelli.

Col Tempo, s’è “messo a posto”, ora pare che spari senza eiaculazioni precoci.
A meno che non sia stimolato oltre il consentito.

Detto ciò, proseguiamo.

L’altra sera, mi recai alla baracchina dei gelati ubicata vicino all’unico passaggio a livello ancora esistente a Bologna. Invero, ne esiston tutt’ora due, ma l’altro non lo considererei, essendo in via del Pane, vicolo ove pare che, ogni Notte, il “grande” Nicola detto “L’accalappiatore” fa sì di “frassino” e “(s)pompa” i topi, sfidando i binari della sua vita spacciata.
Ecco, vi chiederete voi. Vai a mangiare il gelato d’Inverno?
Per forza. Voi conoscete il freddo d’Estate? Io no.
Ecco, andiamo oltre. L’unico altro cliente delle serrande, di saracinesca chiusa per intemperie e intemperanza della moglie del “barista”, era Fabio Incerti. Un tizio che non vedevo da una vita.
Ah, per forza, non “vissi”.

– Ciao Fabio, guarda chi si rivede. Il grande centravanti della nostra “pluripremiata” squadra del quartiere.
– Tu chi sei? Ci conosciamo?
– Che cazzo di domanda è questa? Segnavi grazie a me. Ti servivo il passaggio solo da “insaccare”. Grazie a quelle reti, tutte le tifose accalorate lasciavan che tu “entrassi” nelle loro “porte aperte”. Non ti ricordi?
– Ah, vero. Sei in forma. Come ieri.
– Anche tu. Stai meglio.
– Perché prima stavo messo male?
– No, nonostante le tue “figuzze”, soffrivi del classico disagio adolescenziale. E rispecchiavi esattamente le dfese immunitarie dei tuoi sdoppiamenti di personalità nei polpacci sbucciati, come il tuo cognome, “Incerti”, appunto.
Adesso, incespichi meno, sei rimasto però “incerto”. Un notevole miglioramento, dal plurale a una maggiore autonomia d’individualismo alla stabilità del singolare.
Stai attento però a non incendiarti. Se bruci troppo, poi sopraggiungon le certezze, e diventi una mummia, detta anche maschera di cera. Sì, insomma, fai la fine del cerino.
– Ah, hai sempre voglia di scherzare tu. Ti sei sposato con Tiziana?
– Chi è Tiziana?
– Come? Non era il tuo grande amore?
– All’epoca, poi ne “vidi” di peste e corna. Comunque, s’è sistemata anche lei.
Grazie a me. Alla fine delle scuole medie, i suoi volevano che s’iscrivesse al Liceo Classico. Le sconsigliai quella strada. Di tanta cultura t’istruisci quanto di filosofie crepi, ché quel diploma ti dà solo un lavoro come disoccupata. Ti può aiutare la Laurea ma intanto tu ti fai il culo e le altre ce l’han già parato. E “tutti” l’han (fondo)schienate per un letto “caldo” e latte…
– Cosa le consigliasti?
– Geometra? Infatti, adesso è ingegnere edile.
– Bravo, che intuito. Il fiuto non t’è mancato. I troppi rifiuti però t’han accorciato il fiato.
– Il “flauto” no. Di polmoni va senza pompette.
– Perché “Geometra?”.
– Ora, aveva già sviluppato delle buone tette. Quindi, architettonicamente, le volevo bene, “arredandola”.
Insomma, di dondolo lei mi rese tonto.

Su tale cazzatona, vi lascio.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Karate Kid. Per vincere domani (1984)
  2. Pi greco. Il teorema del delirio (1998)
  3. Allucinazione perversa (1990)

   Silver Linings orlo argenteo delle nuvole!

Genius-Pop

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