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TOO OLD TO DIE YOUNG: la questione araldica di Nicolas Winding Refn


02 Jul

Augusto+Aguilera+Screening+20th+Century+Fox+d3G9uob17Jol

Avete finito di vedere la serie Too Old to Die Young?

Innanzitutto, pare che William Baldwin sia stato un mezzo profeta. Nell’episodio uno, dice a Miles Teller che è bello come Elvis.

Di poche ore fa infatti la notizia secondo cui Miles Teller, attore oramai lanciatissimo, è fra i nomi più in lizza e papabili per interpretare il re del rock nel biopic di Baz Luhrmann.

Too Old to Die Young sta già facendo discutere i fanatici dell’estetismo, forse anche le estetiste che vogliono assomigliare a Jena Malone. Poi, per via del loro narcisismo e della loro civettuola propensione all’ombelicale ballo del qua qua delle loro frigide, a mo’ di Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti versione donne frustrate, danzano per le loro stanze arredate a regola d’arte. Dunque, esauste, si stravaccano sul divano in vestaglia e recitano il monologo millenaristico, assai moralistico scandito da Jena distrutta. Soprattutto nei polmoni dopo essersi scalmanata come un’indemoniata. Sfiancata da sé stessa, esasperata da troppi dildo e monologhi della vagina.

Un soliloquio da donna delusa forse fanatica statunitense di Vasco Rossi.

Già, Nicolas Winding Refn, dopo i primi due episodi soporiferi da latte alle ginocchia, negli episodi 3, 4, 5 e 6 aveva/ha trovato la giusta amalgama, spingendo sull’acceleratore e tirando fuori un’interpretazione ipnotica da Augusto Aguilera nei panni di Jesus. Un pervertito esecrabile come tutti i protagonisti di questa serie.

Aguilera, uno che non ha il fisico a pera ma la faccia di Leonardo DiCaprio messicano e il fisico palestrato di un pornoattore sadomaso. A metà fra il portoricano e il bovaro che, dopo un pranzo luculliano, beve un faraonico amaro. Rilassandosi da solo sul divano, forse guardando Yellowstone con Kevin Costner.

Augusto qui non gliela fa proprio. Ha sposato una donna statuaria ma lui, in confronto a lei, nonostante la sua ricchezza e la sua dinastia regale, si sente un bambino col pigiamino.

E sua moglie Yaritza/Cristina Rodlo asseconda ben volentieri questo povero sfigatello. Divertendosi con lui a fargli da mamma… Divertendosi tanto a tiramento di suo uccello…

Infatti, echi di The Wolf of Wall Street si avvertono in più punti in questa villa angusta di Augusto eppur principesca, quasi da modello Scarface depalmiano.

Alla fine la spunta proprio Yaritza. Dopo nove episodi interminabili di un’ora e mezza circa cadauno, tranne un paio di un’ora e poco più, Refn fa il figo. E fa vincere la super figa.

Per distinguersi dalla consuetudine dei canoni standard delle serie tv, ove di solito l’episodio finale è il più lungo, lui invece ha girato, per l’occasione, uno spezzone di manco mezz’ora.

Regalandoci uno dei finali più insulsi della storia.

E John Hawkes che fine ha fatto?

Secondo me, il sito www.spietati.it impazzirà per questa serie con in prima linea il recensore “maudit” Luca Pacilio a piangere d’amozione.

Su rottentomatoes.com, questa serie di Refn ha invece ricevuto un 64% di voti positivi. Non un granché, a dirla tutta.

Un mezzo flop, insomma. Gran parte del pubblico ha lasciato stare già a metà dell’episodio 2 quando il rincoglionito nonnetto ripete sino allo sfinimento che il più grande calciatore del mondo sia/è stato Pelé.

Chiariamoci, Edson Arantes do Nascimento non era niente. Il suo goal più bello l’ha fatto in Fuga per la vittoria. Dopo cinquemila volte che hanno ripetuto la scena.

Ho detto tutto.

Mi spiace anche per Maradona ma era solo un mezzo panzerotto da circo Togni.

Lionel Messi è il più grande di sempre anche se c’è chi gli preferisce Ronaldo, cioè le donne.

Messi, come uomo, è un cesso. Ronaldo invece assomiglia ad Augusto Aguilera. Un altro mammone…

Oggi, d’altronde vanno di moda i modelli semi-froci.

Ho detto tutto.

No, io non sono nichilista. Ma non credo ai nazionalismi, alla retorica patriottica e neppure alla bioetica.

Stamattina, ho ricevuto peraltro in chat le offese di un trans. Transitava…

Che mi ha definito omofobo. Pensa te:

– Stefano, non devi incazzarti se ti ho rifiutato.

– Pensavi che volessi provarci con te? Guarda che, di punto in bianco, mi son trovato lo spam delle tue esibizioni illegali da prostituta/o online. Ti avevo semplicemente bloccato.

– Sì, ti è andata male. Dunque sei un intollerante sessista. Io vi odio tutti! Non potete capire.

Scusa, ora però ho uno che mi aspetta. Sai com’è, carissimo. Il mondo non mi accetta per quel che sono ma questo è un cliente che può aiutarmi…

 

Ma che voleva questo qui? Oltre a essere pazzo, racconta falsità. Adesso va a dire in giro che c’ho provato con lui e che ho semi-stroncato il film Flawless di Joel Schumacher perché vi è una drag queen.

Ma che dice? Che farnetica? Io adoro A qualcuno piace caldo. Questo qui l’ho bannato non perché sia un diverso, perché è scemo. Gli deve entrare… nel cervello.

Comunque, è un’umanità fredda.

Un altro bimbetto come Augusto Aguilera mi ha scritto su YouTube che si prodigherà affinché io possa essere curato e ricevere le migliori assistenze psichiatriche solo perché non voglio mettere su famiglia.

Ah, mettesse pure lui su la famiglia. Gliela lascio tutta. Compresi i litigi coniugali e i piatti che voleranno. Così, considerando la sua “nobiltà” d’animo nei confronti del prossimo suo e la sua finezza pedagogica, suo figlio a vent’anni si suiciderà in quanto massacrato da un padre perbenista che volle sedare gli altri ma non comprese di essere, dalla nascita, affetto da infermità mentale e da manie sessuali mai sanate.

Per forza, considerando la racchia di donna con cui fece il figlio (de)generato, cosa poteva aspettarsi? Una figlia più scema di lui, più ebete del fratello e più brutta della strega sua consorte?

Sì, uno di questi padri medi italiani. Che schematizzano fin dall’adolescenza la vita dei figli, obbligandoli a scelte e a tappe forzate. Tarpando sempre le loro ali.

Se poi, a trent’anni si credono Thor, cazzo, una ragione imbecille di questo depauperamento era già da addursi all’albero genealogico della mentale loro malattia ereditaria. Di mio, ammetto con enorme orgoglio e spudoratezza sfrontata che gran parte della vita sociale disgusto. Ma non sono Augusto.

Non sono comunque pietistico e non urlo, a differenza degli asociali da asilo, che il mondo sia ingiusto. Sono un uomo giustissimo.

Basti vedere Too Old to Die Young per capire che avevo e ho ragione su tutta la linea.

Sono l’ultimo dei paperini, in fondo un romantico pauperista.

Insomma, ricapitolando, nel mondo e in questa serie non si salva nessuno, tranne io.

Ecco il promemoria. Uomini e donne, tempi bui ci aspettano, tenetelo ben a mente:

Miles Teller/Martin Jones: un poliziotto corrotto sin al midollo, fa l’amore con una minorenne e finisce massacrato da Jesus, il ritardato par excellence.

Nell Tiger Free/Janey: assomiglia alla ragazza tipo, un po’ topa, di una prestigiosa scuola media superiore. Prende bei voti per fare carriera ma sceglie di sverginarsi con uno che non sa manco chi sia Jung, ovvero Martin/Teller.

William Baldwin/Theo, il padre di Janey: tutti i soldi gli sono serviti solo per scoprire che ha avuto sempre fantasie erotiche piuttosto spinte su sua figlia depressa.

Uno schifo d’uomo.

John Hawkes/Viggo: uno che non ha nessun problema ma dovrebbe curarsi dal fumo e comprare una sigaretta elettronica.

Yaritza/Cristina Rodlo: simbolo del femminismo MeToo.

Ovviamente, concludiamo col top(o) già, più e più volte, menzionatovi “lodevolmente”, ovvero Aguilera/Jesus: è Lapo Elkann versione sudamericana che manda in vacca la famiglia Agnelli di Once Upon a Time in Mexico.

E fa pure il porcellino, ammazzando, oltre a Teller, un altro poliziotto che gli aveva forse solamente rubato due euro dal salvadanaio di porcellana.

Insomma, la morale di Refn è questa: siamo tutti psicopatici, tutti marci, tutti schifosi.

Solo che c’è chi vince la Lotteria di Capodanno e fa il signore distinto e chi, la maggioranza, che ha pochi soldi e semmai casca nel crimine.

Chi pensa, insomma, che se si comporterà in maniera rispettosa di tutti, perfino dei più bavosi, ladri e miserabili, dopo la morte andrà in paradiso, be’, dopo la morte… come tutti finirà solo sotterrato.

Chi pensa che un pazzo sia una persona poco dotata, ah ah, è da manicomio.

Chi pensa soprattutto che fra vent’anni esisteranno ancora le arene estive e i cinema non scompariranno, demonizzando Netflix e Amazon Prime Video, è meglio che si spari in testa subito.

Questo è quanto.

È il mondo che avete creato e Refn ha fatto bene a sbattervelo in faccia. Senza ipocrisie.

di Stefano Falotico

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Quest’anno mi presenterò al Lido di mia grandiosa fiammata di ritorno, come il grande Billy Baldwin


02 Jul

accredito

Sarò al Lido in veste di critico. E mica tal dei tali. Con tanto di papillon sgargiantemente annodato al collo. Collo ubicato sotto la mia testa.

Testa che mai svendetti, che avercene…, giammai prostituitasi ai ricatti caudini dei cani, non avendo accettato io per nessuna ragione al mondo i compromessi ipocriti d’un sistema che, se non ti attieni alle tribali e triviali mode, anche editoriali, ti estromette e puntualmente tenta di frenare le tue idee nell’oscena speranza abietta di paralizzare e narcotizzare ogni tuo impulso creativo. Da questo mondo falso ancora fortunatamente non infetto.

La gente è invece inetta e dunque invidiosa e, se possiedi un talento, oltre a una bellezza da lasciar stecchita anche Sharon Stone dei bei tempi, fa di tutto per (in)castrarti robustamente. Calunniandoti a destra e a manca. A getto continuo. Addirittura, volendoti spacciare per demente.

Gente stupida, diffamatrice, gente da quattro soldi, come si suol dire.

La quale spera ancora, speronandoti, che, sulla base delle sue squallide provocazioni da personcine mentecatte, tu soccomba. Soffocato dalla solitudine, emarginato. Avvilito a morte, distrutto nella melanconia più nera e tetra. Macchiato falsamente della loro untuosa onta. E di tutte le balle che su di te sempre, impunemente, raccontano.

Augurandosi che tu possa intristirti irreparabilmente. Anelando che tu possa sprofondare nell’inferno delle tue peggiori ansie. Additandoti come un uomo delirante se soltanto t’azzarderai a opporti alla discriminazione sfacciata e fascista delle persone molto equivoche che sono sempre state, invero assai maligne, che ti azzannarono e azzannano psicologicamente. E desiderarono, con tutta la cattiveria e l’odio dei loro putridi cor(p)i, di spezzare ogni tuo vivo, ardimentoso, furente, geniale slancio, a differenza loro non marcio. Ah, c’è gente che vuole incriminarti come in Delitto e castigo. E farti passare i guai.

Si castigassero subito. Si cucissero le boccucce da malelingue. Si curassero il fegato amaro.

Per dimostrare che non si erano sbagliate sul tuo conto, ah, quante ne inventano. Cosicché, se dinanzi a tali vili affronti, dai di matto, costoro non vedono l’ora di esultare del loro misero trionfo.

La mia vita, sin dalla nascita, è stata invece improntata alla romantica libertà a testa alta.

E dirimpetto a uno così, mi spiace, ogni codarda crudeltà va a farsi fottere.

Ah, me ne starò con la gamba accavallata in sala cinematografica, avvolto dal grande schermo con a fianco una giornalista di rango e di ottime gambe…

Tutto ciò sarebbe da dire al cretino che, su YouTube, continua a scrivermi commenti offensivi nei quali mi dà del malato di mente. Insomma, questo è Donald Sutherland, anche J. T. Walsh di Fuoco assassino. Davanti ai piromani delle vite altrui, bisogna recitare la frase del grande Bob De Niro:

È una creatura vivente Brian. Respira, mangia e odia. L’unico modo per sconfiggerlo è pensare come lui, sapere che questa fiamma avanzerà da questa parte, quassù sulla porta e fin su sul soffitto non per via di una normalissima reazione fisica, no… solo perché lui vuole così. Alcuni pompieri sono posseduti dal fuoco e riescono a combatterlo sul suo stesso piano, ma l’unico modo per riuscire a ucciderlo è amarlo un po’, come lo ama Ronald.

Sì, i cretini vanno spenti subito.

Non scaldate gli animi, vigliacchi, vi siete bruciati da soli. Oh, che bel sole!

 

di Stefano Falotico

 

baldwin de niro

William Baldwin poteva essere il più grande attore del mondo e io potevo essere De Niro ma rimasi nell’ombra, assalito dal fuoco assassino dei piromani?


01 Jul

baldwin backdraft

No, degli erotomani.

Ora, non so se lo stiate ammirando nella serie Too Old to Die Young. Secondo me, serie vicinissima al capolavoro assoluto. Sto parlando di William Baldwin, ovviamente, detto Billy.

Copia-incollando direttamente da Wikipedia, leggiamo tutti assieme appassionatamente quanto segue:

«Figlio di Carol Newcomb e Alexander Rae Baldwin Jr., è fratello dei noti attori AlecDaniel e Stephen Baldwin, conosciuti come i fratelli Baldwin. Si laurea in scienze politiche alla Binghamton University, dove ha fatto parte del team di wrestling. Considerato il più bello tra i suoi fratelli, ha iniziato a lavorare come modello, apparendo anche in alcune pubblicità. Dopo aver frequentato corsi di teatro, debutta sul grande schermo nel 1989 in Linea mortale e Fuoco assassino, venendo considerato un sex symbol anche grazie alle prestazioni ad alto contenuto erotico nei film Sliver con Sharon Stone e Facile preda con Cindy Crawford, benché ambedue i film non abbiano riscosso un particolare successo al botteghino».

Innanzitutto, essendo io il più grande intenditore di Cinema, oserei dire, del mio palazzo, intervengo di errata corrige.

Wikipedia infatti ha sbagliato. A scrivere questa sorta di prefazione riguardo la carriera del Baldwin, eh già, sarà stato un ragazzino di sedici anni nel doposcuola.

Perché ha scritto delle inesattezze, oserei dire, madornali.

Linea mortale e Fuoco assassino sono del ‘91.

Baldwin, invero, debuttò con una piccola parte in Nato il quattro luglio.

Detto ciò, dal 1991 a oggi, sono trascorsi 28 anni e, se la matematica non è un’opinione, Linea mortale e Fuoco assassino rimangono i suoi film migliori come attore.

Ho detto tutto.

Non che siano dei capolavori, tutt’altro. Ma in quest’annus suo mirabilis il Billy esplose come le case del film di Ron Howard.

Si spense però da solo, senza necessitare dei pompieri. Sapete perché si arse vivo? Poiché, accalorandosi troppo di calore, esal(t)ato come il tricticlorato, si montò la testa e forse anche Sharon Stone e Cindy Crawford e, da allora, (s)pompato al massimo, si sputtanò del tutto.

Segnali di questo suo pervertimento si ravvisarono già nel 1993.

Anno nel quale fu protagonista di Sliver. E torniamo a Sharon Stone, una che l’anno prima divampò nell’olimpo delle stelle di Hollywood, incendiando Michael Douglas in Basic Instinct.

Per anni, molte malelingue mi paragonarono al personaggio interpretato, appunto, da Baldwin in Sliver.

Sì, in effetti ammetto che era un periodo in cui mi piaceva farmi i cazzi degli altri. Essendo molto depresso, era però sostanzialmente la gente che mi spiava e sospettava di me.

Ah, non dovete fidarvi di molta gente. È guardona, adocchia di malocchio e pensa che tu sia un maniaco quando invece stai solo con le mani in mano.

In questo film, c’è Polly Walker. Per anni io divenni suo fan sfegatato. Ne ero innamorato, sfiancato, spappolato.

Guardatela in Roma e 8 donne e ½. Capirete perché quelle della mia età mi facevano ribrezzo. Non potevano competere con una milf così. Qui parliamo di un donnone che… ho detto tutto.

Ero gerontofilo o un uomo incastrato, dunque castrato, in un corpo da nerd?

Le maldicenze su di me si moltiplicarono, fui perfino scambiato per James Woods di Videodrome.

Quello che posso dirvi, col senno di poi, è che ero soltanto a pecora, emotivamente parlando. Nessuno comunque riusciva davvero a inchiappettarmi.

Baldwin, invece, è rimasto tale e quale, spiccicato a prima, cioè un attore e forse un uomo di merda nonostante un po’ di panza in più. Auto-fottutosi.

È veramente devastato in Too Old to Die Young. E non vi dico altro per non spoilerare.

Billy è stato inoltre con Jennifer Grey, quella di Dirty Dancing.

Ho detto tutto.

Be’, sì, se non fossi rimasto tra le fiamme della mia malinconia per molto tempo, oggi sarei davvero il De Niro italiano.

Ma va detto che conservo ancora un fascino da Donald Rimgale.

Insomma, ragazzi, se gente cattiva vi ha bruciato ogni speranza, non diventate hater.

Non fatemi la fine di Donald Sutherland…

Ne ho visti tanti… di ragazzi bruciati.

Non è da una bruciatura che si vede una (ri)cotta, figlioli.

Se è andata male con Jennifer Jason Leigh, fidatevi… andrà bene con un’altra?

No, non andrà per niente.

Eh sì, eh.

Capace che poi incontrate la Sacerdotessa della Morte, Yaritza.

Un consiglio dunque a ogni coniglio: non sognate le conigliette, non avete la giusta faccia da culo… di Baldwin?

No, la mia.william baldwin wikipedia donald sutherland fuoco assassino

BACKDRAFT, Robert De Niro, 1991

BACKDRAFT, Robert De Niro, 1991

 

 

di Stefano Falotico

 

 

TOO OLD TO DIE YOUNG: la realtà non è mai come la immaginiamo, come la sognammo, perfino come la disprezziamo


29 Jun

Yaritza

Ero pervertito, no partito assai prevenuto, come si suol dire, riguardo questa serie di Amazon Prime firmata da Nicolas Winding Refn. Pensavo che si trattasse della solita narcisistica, pretenziosa, autoreferenziale castroneria spacciata per qualcosa di arty in tipico stile Refn.

Regista da alcuni osannato, venerato, elevato in auge. Da altri sinceramente snobbato. Refn è un megalomane nella tradizione dei cineasti più folli e autoriali di cui il Cinema, sin dai suoi albori, è tuttora stracolmo.

Mi mancano alcuni suoi film e onestamente, come già scrissi, ho le mie riserve addirittura su quello che da molti viene considerato il suo intoccabile capolavoro, ovvero Drive.

Che, al di là della strepitosa track Nightcall, di alcune fiammeggianti riprese notturne, malgrado la recitazione piacevolmente catatonica, in stato di trance lisergico, di un impenetrabile e carismatico Ryan Gosling, difetta assai nel finale, essendo a conti fatti una scialba, oserei dire patetica imitazione di Takeshi Kitano in salsa danese-statunitense.

Detto ciò, Too Old to Die Young è una serie magnifica. La sto vedendo, rivedendo, vivisezionando. A prescindere dal secondo episodio, lunghissimo, soporifero e insostenibile, dal quarto episodio in poi ingrana finalmente la quinta, azzecca il giusto, calibrato livello fra adrenalinico intrattenimento e artistico godimento. Assecondato in ciò dall’ipnotica musica di Cliff Martinez, sorretto dalla performance d’un Miles Teller in stato di grazia (in)espressiva, illuminato dall’innocenza angelicamente conturbante di Nell Tiger Free, dalla briosa follia d’un William Baldwin ambiguo e forse incestuosamente onanista (guardatelo qui per non credere ai vostri occhi), dalla venustà soda, capricciosa, maligna di Cristina Rodlo nei panni della stupenda, diabolica Yaritza, dalla presenza ieratica e oserei dire quasi pauperistica di un tosto, immarcescibile, profetico loser, John Hawkes, il cui personaggio è un diseredato a metà strada tra un semaforo ove fermarsi per elemosinare, sì, è un semaforo man, e il tipo/topo affascinante poiché maledettamente barbone con la barbetta incolta e le rughe marcatissime, il viso incancrenito nella perenne ansia oscillante fra il nevrotico vitalistico e il nichilista fottutamente menefreghista, un uomo arcigno, spigoloso e acidissimo con la faccia imbattibile di un equivoco viscido.

Una serie nerissima spaccata sensualmente dai semi-cammei della bomba Jena Malone, figa liscissima. Una che nei film da lei interpretati raramente si spoglia ma a cui basta un movimento inaspettato dei suoi occhi iridescenti per irraggiarci di beltà scostumata, emanando sex appeal a pelle, fottendo in maniera subliminale, forse inguinale, ogni uomo che indubbiamente non può resisterle, illuminandolo da maliarda fatalona di sobrio, elegante eppur devastante erotismo accent(u)ato da un po’ di caldo, provocante rimmel per indurre tutti gli eterosessuali non solo all’indurimento erettivo, bensì soprattutto e sopra e sotto all’intorpidimento toutcourt per i maschi intimamente noir ed eternamente affascinati dalle femme fatale bastarde con le gambe lunghe in tailleur attizzante.

Una donna vera e chi dirà che, vedendola, rimane col braccino corto… è un Pinocchio che fa finta di non amare i suoi occhi, la sua gnocca da notti ove giocarle di grossa oca.

Sì, con lei il gomito da tennista si sviluppa più di quello di John McEnroe e, se non hai i soldi, lei ti lascia a secco. Spompatissimo. Comunque, per ricarburare basta un po’ di benzina e una normale pompa…

Non ci crede nessuno che non vorreste giacere con lei sin all’alba e dopo gli ululati fare i galli, eh già, il naso vi si allunga e anche qualcos’altro.

Comunque, William Baldwin, se già in Sliver fu l’incarnazione del riccone cazzone iper-voyeurista, qui ascende a idolo assoluto prima della sua dipartita grazie alla sua confessione orgogliosa da uomo traviato e debosciato mai visto. Roba che Kurt Russell e De Niro/Ombra di Fuoco assassino l’avrebbero bruciato vivo.

Baldwin, lo scorso mese, è uscito pure con Backdraft 2. Film che, nonostante l’apparizione di Donald Sutherland, hanno visto solo i suoi fratelli.

Kurt Russell e De Niro, appunto, hanno disertato non solo la suddetta boiata pazzesca, bensì la incendieranno perché rovinerà la reputazione del capostipite. Che, comunque, non era poi chissà che.

Chiariamoci, un buon film di Ron Howard, non certo da mettere al rogo ma neppure paragonabile a Inferno di cristallo.

E torniamo a Sliver, film ove le dinamitarde, esplosive gambe chilometriche di Sharon Stone sono quasi più alte del grattacielo ove Baldwin viene arso nell’anima in maniera atrocemente pirotecnica.

In Sliver vi è anche Polly Walker, la donna dal culo più bello della storia. Tornito, modellato delicatamente in forme geometriche oserei dire simmetriche, anzi, perpendicolari a qualcosa che dentro di lei morbidamente e duramente si appaierebbe volentieri in maniera orizzontale o forse verticale. Spingendo in maniera bestiale. Badate a cos(c)e importanti.

Come no?

Una che a quei tempi era capace di uccidere un uomo senza accoltellarlo, appunto, come Sharon Stone di Basi Instinct ma usando soltanto il tritaghiaccio del suo fondoschiena tagliente.

Guardate 8 donne e ½ e poi morirete…

Insomma, a tredici anni pensavo che sarei diventato astrofisico nucleare.

Invece ho scoperto che sono un figo abbastanza atomico. Romantico a cazzo mio.

Il problema è che molte donne non vedono questo.

Per forza, non vedono una minchia.

Sono talmente frustrate che leggono L’insostenibile leggerezza dell’essere. Che poi…

Secondo voi, Antonello Venditti ha mai letto Milan Kundera?

Macché, Antonello sta sotto il cupolone della magica Roma.

Cosa volete che ne sappia pure dell’Inter.

E, tra una Ferilli e una Leoffreddi, è tutta una grande bellezza… tra fusilli e penne puttanesche.

Insomma, Venditti cantò…

quando pensi che sia finita è proprio allora che comincia la salita.

Invece, io sono come Matthew McConaughey di True Detective, un pessimista cosmico a cui fa schifo pure Giacomo Leopardi:

quando pensi che sia finita, sai qual è la verità? È finita davvero?

No, ma è una vita di merda. Oggi va, domani no.

Un giorno morirò e risorgerò.

Sì, se credessi a dio e alla religione cristiana, miei falsi, poveri cristi.

O no?

Notate infine questa finissima, raffinata miniatura ove la ypsilon, ipsilon, la i greca in maniera isoscele si accorda a mo’ triangolare con qualcosa che spara nel grilletto di dolce mitragliare. O no?

yaritzafalotico

 

di Stefano Falotico

 

Un grande attore è nato, forse, Miles Teller


23 Jun

Miles+Teller+Old+Die+Young+Photocall+72nd+Ueiz_JYOHzblNon so se state guardando la serie tv, si fa per dire, di Amazon Prime, Too Old to Die Young.

Una serie che, invero, serie non è, così come ho scritto nella mia recensione. Inizia in maniera turbolenta, con una scena alquanto disgustosa che può ricordare, più che Il cattivo tenente di Abel Ferrara, la versione remake di Werner Herzog con un Nicolas Cage viscido da fare schifo.

La scena in cui il corrotto Cage ricatta i due ragazzini fuori dalla discoteca e poi scopa la ragazza del tipo davanti a lui, cazzo, è veramente vomitevole, moralmente parlando.

Ecco, nell’incipit diToo Old to Die Young non assistiamo a uno stupro “legalizzato” bensì forse a qualcosa perfino di peggiore. I due sbirri, fra cui il protagonista, ricattano una ragazza. Il nero macho osceno le dice che lui e il suo collega chiuderanno un occhio se lei acconsentirà a dar lui un bel gruzzoletto.

Altrimenti, con l’accusa di detenzione di droga nel bagagliaio, la ragazza sarà spedita per direttissima in carcere, avrà la fedina penale indelebilmente macchiata e potrà immantinente dire eternamente addio ai suoi ambiziosi sogni da reginetta della città.

Un patentato motherfucker mai visto. Ma anche il suo amichetto, l’apparentemente innocente Martin, eh già, non gli è affatto da meno, è infatti parimenti al bastardone suo collega, cazzo, un lurido figlio di puttana porcellone da denunciare per criminosa umiliazione inflitta gratuitamente, previo mancia onorevolissima per disonore di oltraggio al pudore più intimo, alla castità emozionale dell’incastrata, ingenua sprovveduta, molto figa ma in tal contingenza sfigatissima.

Chiariamoci, una ragazza viziatissima, probabilmente non tanto affetta, ah ah, diciamo da immacolata verginità, una sciocchina che sta rincasando da una calda, scalmanata sera di bagordi. Dopo suoi amplessi con ragazzetti insetti molto balordi, dopo opportune sue precauzioni per non venire, in maniera venerea, infetta. Però, sebbene lorda, non meritava quest’illecito affronto virile davvero netto e poco lordo, figlio degenerato dei marci abusi di potere di una polizia merdosa e soprattutto assai vile da farci rivoltare la bile.

Cosicché, incassati i soldi che la ragazza, da loro tenuta psicologicamente in ostaggio, ha elargito ai falsi tutori dell’ordine, i due manigoldi col manganello si spartiscono il bottino, abbandonando la poveretta in mutande… economicamente parlando.

Succede un casino, un macello ed ecco che assistiamo, episodio dopo episodio, alla scalata al potere di Martin, alias Miles Teller.

L’attore spettacolare della serie è però William Baldwin. Qui, sorprendentemente, alla sua migliore prova recitativa di sempre. Sebbene appaia po’ imbolsito con una pancetta ottimamente dissimulata in camicie di manica larga… eh sì, è un riccone e il suo maggiore scopo nella vita è proteggere la figlia minorenne dalle violenze e dalle crudeltà di un mondo oramai andato a troie. Regalandole ogni lussuria, no, lusso e privilegio.

Anche se non gli fa né caldo né freddo che la sua ragazza dai capelli d’oro, ex enfant prodige come Dakota Fanning, sia stata trombata da nientepopodimeno che da Martin. All’inizio, il Baldwin non ha capito bene chi sia davvero questo Martin. Certamente non uno spiritualmente elevato come l’omonimo Scorsese. Questo Martin non sa neppure, peraltro, chi sia Jung.

Sì, è uno che bada solo a farsi il culo. Non si è mai posto domande esistenzialiste sulla vita, non ha mai psicanalizzato sé stesso per sviscerare l’escremento vivente, il verme solitario che vegeta nella sua pancia da testa di minchia. Al che Martin/Miles Teller incontra lungo il suo cammino, ecco, Freud, ovvero Mortensen di A Dangerous Method? No, John Hawkes, detto semplicemente Viggo, uno che deve aver imparato a memoria tutti i libri di Sartre e deve essersi immedesimato troppo nel cinismo della poetica pessimistica dei fratelli Coen di Non è un paese per vecchi.

Poi, in questa serie ne vediamo davvero delle belle.

Pezzi di gnocca inauditi come Cristina Rodlo. Nell’episodio 2, il regista Nicolas Winding Refn pare che voglia fare l’amore con lei attraverso la cinepresa. Vi è una scena interminabile in cui Refn inquadra Cristina semi-discinta in primissimo piano lunghissimo. Cristina in questa serie interpreta al top la parte di Yaritza. E a noi maschietti, vedendola così topa, diviene sinceramente lungo e rizz’.

In questa serie abbiamo anche la gnocca Jena Malone. No, non Gemma, Jena come Kurt Russell…

Jena Malone, da non confondere con Jim Malone/Sean Connery de Gli intoccabili.

Siamo schietti, signor Connery. Lei, nel capolavoro di De Palma, interpretò la parte di un metronotte integerrimo. Ma se, sul suo ponte, fosse passata Jena, non il ponte del finale di 1997: Fuga da New York, avrebbe abbandonato subito chiacchiere e distintivo per una serata da mezzanotte e dintorni, baciandola tutt’attorno. O no?

Dico! Siamo uomini o caporali?

Ebbene, questa serie è un noir, Miles Teller ha gli occhi chiari e io invece ce l’ho… come un nero? No, neri.

Sia il sottoscritto che il personaggio di Miles in questa serie, cazzo, spiccichiamo parola ogni era geologica. Roba da fare un baffo a Celentano, roba che intanto lo spettatore medio nostro interlocutore può finire in prigione, scontare tre anni per averci trattato da autistici e minorati mentali, poi può uscire con la condizionale, farsi pure un giro in tangenziale, riapprodare finalmente nella sua home sweet home e, solo allora, sentirà la nostra risposta.

Ma che carisma questo Miles.

Io e Miles, onestamente, siamo molto diversi. Lui è stato appena ingaggiato per recitare nel prossimo film di Sean Penn, Flag Day.

Di mio, tutti i giorni sono uguali con poche variazioni. Varie Jena Malone mi contattano su Facebook. Vorrei fotterle ma mi fotterei la vita.

A differenze di Martin/Miles, ho troppi sensi di colpa e scrupoli di coscienza.

La gente, da non confondere con l’agente, mi dice che dovrei fottermene. Ma è la stessa gente che di me, in fondo, se ne fotte.

Veramente una figata, cazzo.

Una situazione imbarazzante.

 

Miles+Teller+Old+Die+Young+Press+Conference+ZA7mnNLkgSvl

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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di Stefano Falotico

William Baldwin è un genio con le palle


19 Jun

baldwin too old to die young

Bambagioni e pappagalli, recitate a memoria questo pezzo prima di andare a dormire, anziché contare le pecorine, no, volevo dire le vostre smarrite pecorelle.

Io non mi vedo come tu mi vedi, proprio non mi vedo, non mi sento: post serissimo sulla follia umana

Parlerò di quello che leggerete per cognizione di causa.

Oramai sono esperto di psicologia più di uno psichiatra laureato a Cambridge. Sono la cartina tornasole di ogni disturbo psichico da me vinto, combattuto, ostinatamente annichilito. Insomma, sconfitto con tante fitte. Fritto.

Perciò ora mi sento svuotato e non tanto rizzo, no, ritto. Come un corridore, un maratoneta che ha percorso mille miglia, spingendo troppo a sciolta briglia. E, anziché esultare per aver tagliato il traguardo della sua vittoria personale, invece s’è dissanguato nello scontento più costernante e atroce. Sparendo nel vento, sparando a vuoto, eclissandosi ancora dopo tanto venoso, cardiaco battito esageratamente violento ché, per superarsi, ha ecceduto necessariamente di un impegno, di una concentrazione, perfino di un’elevazione impressionante per sé stesso. Soprattutto steso.

Come se a sé stes(s)o, sottovoce, nel ventre ventricolare dei meandri della sua anima straziata da tanta psicofisica fatica disarticolata, una volta raggiunto l’obiettivo prefissatosi, non credesse ai suoi occhi e rimanesse paralizzato da una sensazione di paradossale amarezza sterminata. Tumefatto, sfatto, putrefatto da un’universale disfatta, pervaso e allo stesso tempo imbrogliato, no, imbrigliato nello scioglimento emotivo più tremendo, addirittura stravolto nello “scoglionamento” sessuale così incredibile da lasciarlo spossato, senza fiato così come le gambe di Sharon Stone da farti prendere un infarto.

Ah, un tempo, Sharon fu fatata femme fatale e me n’infatuai. Ora la ripudio, malgrado io sia adesso sul podio.

Una per cui, appunto, dovevi superare mille scogli se desideravi approdare alla paradisiaca scogliera del suo Triangolo delle Bermude. E, quando valicasti mari e monti, dopo patibolari, sesquipedali fatiche da moderno Sisifo, distruggendo ogni hater con la svastica, passò troppo tempo e lei or è invecchiata. In spiaggia non si mette in topless e non le vedi nessun bikini da ex provocante birichina, è rugosa e affogata in un costume intero che non lascia nulla all’immaginazione calorosa. Sì, perché se immaginassi la sua nudità ardimentosa, preferiresti bambinescamente stare a moscio, no, a mollo con far innocentemente smorfioso.

Sono un uomo dissoltosi nella penombra rosa e nerissima, nella penosità e nella continua peluria, no, esistenziale penuria, vago come un lupo mannaro nella brughiera e, dinanzi a me, osservo pianure di scimmie che s’accoppiano nella radura, nella selvaggia natura.

Al che accendo una sigaretta e la bruciacchio nell’apoteosi della sua forza essiccante ogni mia residua, viva speranza, privo anche di ogni stimolo iroso, son ora barboso, barbuto come un lupo cazzuto, prosciugato nei polmoni dallo sforzo aspirante di essere cosciente, oramai, dell’inghiottimento perpetratomi da una società animalesca e porcellesca. Forse solo fottuta. Steso, stirato, completamente andato, disidratato, neanche me la tiro. Passeggio sconsolato, pigliando in giro le anoressiche che non vogliono mangiare nemmeno l’insalata, infliggendosi pene terrificanti, costipando, castigando, mortificando la beltà ridente dei loro cor(pi) invero ancora bisognosi di calor(i)e. Non sono dementi ma non hanno voglia semplicemente di qualcosa di ardente e al dente.

È tutto un carnaio, uno svaccamento collettivo fra uomini toreri e donne tornite, fra ragazzi taurini e adolescenti spaurite. Tra milf rifatte e nerd strafatti. Che (dis)umana frittata ch’è stata questa società, un’immensa cagata.

Così ancor sparisco, inabissandomi nell’equinozio invernale della mia depressione an(n)ale. Sì, ancora mi fotto da solo, preferendo l’’onanistica ammirazione del mio ombelico dinanzi a questi nudisti che fanno i fighi, invero sono soltanto nell’anima finiti.

Il naufragare non m’è dolce neppure al mare poiché odio la luce del sole come un vampiro avaro.

Tutti questi uomini in mutande sarebbero da spogliare del tutto. Queste donne senza dignità sarebbero d’appendere al chiodo del loro tamarro non tanto di qualità.

E così va.

Non va.

Ricordate:

molti uomini hanno una vita del cazzo e non hanno tempo per prendersi cura di vite altrui di merda.

Molte donne si/li consolano e, in questa consolazione buonista di massa, cammino a testa alta, pavoneggiandomi un po’ e subito oltremo(n)do.

La mia prima ragazza pensava di farmi del pene, no, del bene, scopandomi.

Questi sono i risultati.

Fidatevi.

William Baldwin di Too Old to Die Young è un genio.

Sua figlia diciassettenne è stata a letto col più stronzo di tutti. Lei glielo riferisce. Al che va dallo stronzo per antonomasia, il suo attuale boyfriend, e gli dice che suo padre vorrebbe conoscerlo.

Lo stronzo enorme è impaurito, preoccupato che il padre Baldwin possa farglielo a striscio, addirittura denunciarlo in modo tale da non fargliela passare liscia.

L’essere escrementizio si presenta a casa dell’eventuale, futuro suocero, un riccone annoiato a morte, il Baldwin. E chi sennò? Il ritratto vivente del pappone.

Baldwin, l’interprete di Sliver e Fuoco assassino, quello a cui hanno sempre detto che, anche se recitò con Kurt Russell e Bob De Niro, non varrà mai l’unghia del fratello maggiore, Alec.

Fissa lo stronzo nella pelle, nelle palle degli occhi senza battere ciglio, poi gli parla discretamente in privato con severo cipiglio. Lo stronzo è terrificato dalla possibile reazione del Baldwin stizzito. E lo stronzo rimane impassibile, in una parola zitto.

Baldwin gli si pone pressappoco in questi termini:

– Ti sei scopato mia figlia minorenne. Be’, che possiamo fare? A lei è piaciuto? Sì. A te pure? Sì. Tanto prima o poi doveva succedere. Lei è felice, tu sei un bel ragazzo come Elvis.

Dove sta il problema?

 

Una scena scioccante. William Baldwin è un grande.

Sì, il suo personaggio dev’essersi fatto un culo della madonna per arrivare dove è arrivato.

E a che è servito?  Il mondo è sempre uno schifo, la figlia una pazza viziata. Era meglio forse se fosse stato un caso umano.

Almeno avrebbe avuto la solidarietà penosa e compassionevole del novanta per cento dell’umanità, formata da irriconoscenti ritardati, da egoisti maniaci, da pervertiti mascherati dietro una facciata perbenistica da falsi e ipocriti dei miei coglioni.

E questo è quanto.

Il mare a me non piace, preferisco le rocce.

Anche le mie cosce.

di Stefano Falotico

Rendiamoci conto che esistono ancora attori come William Baldwin. Non vi lamentate se il mondo è triste


30 Mar

Questo è un tristo mai visto… che puzza!

Sì, è una generazione d’imbecilli. Lo è sempre stata. D’altronde, uno dei must della mia generazione di nerd idiotissimi era Fuoco assassino, quintessenza della retorica più trita e tonta, melodramma salvato solo dagli effetti speciali e con impresentabili scenette di montaggio incrociato prese in prestito dalla serie Baywatch, i cui primi episodi andarono in onda nel 1989. Ora, se Ron Howard doveva imitare il peggio dell’americanismo, ci è riuscito alla “grande”. Ecco, questo Backdraft è un film che se vedi a 13 anni può anche galvanizzarti, e io non so perché mi comprai pure il poster formato gigante da appendere in camera, ma fortunatamente non lo esposi mai al pubblico ludibrio. È un film di sfacciata romanticheria a stelle e strisce che ti lascia costernato e devi poi guardare tutti i film di Bergman per capire che stavi morendo avvelenato da tale sciocchezza e riequilibrarti in un po’ di sana malinconia. Un putiferio di luoghi comuni, un’esaltazione delle virilità più stupide da camerate di bamboccioni, con due degli attori più odiosi della storia del Cinema, in cui “primeggia” Kurt Russell, faccia da patatone che deve tutto a John Carpenter, ma su cui possiamo anche sederci a tavolino e discutere sulla sua effettiva bravura, perché come attore di genere e icona trash per Tarantino funziona, un uomo altamente da stimare perché è ancora sposato con una delle donne più sceme del mondo, Goldie Hawn. E già per questo ha tutta la mia ammirazione. Sopportare un’oca di questo livello e riuscire al contempo a girare film in cui mostri i muscoli, come lo scult Tango & Cash, è una prova di forza psicologica inaudita, altro che le cinquanta donne trombate da Ercole in una delle sue più grosse fatiche alla Lou Ferrigno. Quindi, sì, ci sta, Russell è un attore, più o meno. Ma è sull’altro “soggetto” che, soffermandomi col senno di poi, rimango basito, William Baldwin, apoteosi incarnata, come dico io, dell’esplosiva imbecillaggine, il prototipo facciale della fesseria e chi più ne ha ne metta di sinonimi che possano accordarsi con tal vivente baggianata. Vivente? Sì, io spero ancora per poco. Uno che ha provato pure a fare il figo, scopandosi Sharon Stone in Sliver e Cindy Crawford in Facile preda, due film più schifosi della sua faccia di culo.

Adesso, dopo anni passati a girare filmacci, anziché elemosinare all’assistenza sociale, unico servizio “sanitario” che accetterebbe un uomo che solo a vederlo ti sprona e stimola “vogliosamente”… a essere asociale, perché rappresenta il volto più stolto della razza umana, la simbolizzazione personificata dell’idiozia da me più ripudiata, ecco, dopo questo giusto dimenticatoio, avrà nuovamente i suoi 15 minuti di gloria perché sta girando Backdraft 2 “firmato” da un regista cazzone insostenibile. Insomma, l’originale era una boiata immane di un regista premio Oscar, figuriamoci che oscenità sarà questo seguito. Ma questo Baldwin ha mai avuto un seguito? Nel senso che qualcuno davvero se l’è inculato seriamente? Probabilmente qualche omosessuale che ama i musetti a culo di gallina e apprezza la versione più magra del fratello più talentuoso, Alec, tanto per sperimentare qualcosa di follemente lussurioso.

Insomma, basta. Chiamate il 118. Non dobbiamo permettere a questo qui di girare più nulla. Anzi, non deve proprio per strada girare. Ah ah.

Sono crudele e cinico? No, sono uno che non tollera William. Se lei lo tollera è perché ha una compagna intollerante e dunque si sfoga frustratissimo su questo coglione, da spettatore passivo e fottuto.

Insomma, tornando al Fuoco…, è un film che ha battute da terza elementare, del tipo… Tenente, ha notato la lucina che le sta brillando all’angolo dell’occhio? È l’indicatore del livello della sua carriera e sta lampeggiando sul rosso…

Giù tu… giù noi!

Non sono cazzate, non sono cazzate!

Che cosa ne faresti del mondo intero? Lo brucerei…

Roba di una banalità psicologica da lasciare esterrefatti. E lo sceneggiatore l’hanno pagato a peso d’oro.

Ora, mi soffermerei sul concetto di banalità.

Guardo una donna, io sono come Ombra, Donald Rimgale, un essere abbastanza ombroso, appunto, ma schietto che arriva dritto al punto, non so se G.

– Ciao, guarda, potrei invitarti a prendere un drink e potremmo sorseggiare i nostri reumatismi esistenziali e parlare di filosofia tedesca, anche se tu conosci un’altra filosofia seria che non sia tedesca? Sì, cazzo, Nietzsche era tedesco, ma insomma… ecco, potremmo fotografarci dei selfie e poi usare qualche effetto speciale per renderli dei quadri di Kandinskij, potremmo leggere un libro di Ballard e io, citandoti le curve pericolose della sua scrittura, crederei che voglio leccarti la figa solo perché conosco le prime cento pagine della Treccani.

– Ah, mio Dio. Leccarmi la figa? Come sei banale.

– Banale sarei stato se ti avessi corteggiato, dicendoti che scrivo libri per far presa sulle donne. Alle donne importa un cazzo delle cose che scrivo. Non solo alle donne, a essere sinceri. Sono onesto.

– Onesto un par de palle, stronzo!

 

Sì, e su quest’immagine vi lascio. Ci credereste che costui è miliardario? Se non ci credete, non avete capito nulla…

William Baldwin

 

 

di Stefano Falotico

Only the Brave il Trailer, basta con questa mediocrità, evviva i film folli, anche nella vita “reale”


21 Jul

Scorrono le immagini di questo film e rimango basito, perplesso… sarà la mia suscettibilità. Ah, che colpa, sì, andrò dal prete a confessare il mio odio per questo genere di film, a cui accludo molta umanità che se ne “compiace”. Vanno in brodo di giuggiole per queste storie “eroiche”, poco erotiche, “zampillanti” di cast stratosferici con attori pagati a peso d’oro per “gigioneggiare” tra fuoco e fiamme, lacrime, commozione telecomandata e qualche scorcio suggestivo di tramonti rosseggianti per far “divampare” un presunto pathos. Come se non bastasse, hanno infilato anche l’invecchiata e sempre più anoressica Jennifer Connelly, per dare un tocco “femminile”, addolorante come la Madonna della misericordia, alla storia.

Su Facebook, chiacchierando di questo genere di film, trovo qualcuno come me che detesta abbastanza quella ruffianata pomposa di Fuoco assassino, a cui il coglione Billy Baldwin vorrebbe addirittura dare un seguito, da girarsi il prossimo anno. Non ci bastava il primo? Sì, lodevole per i magniloquenti e fastosi effetti speciali ma con una trama ridicola (s)fatta di padri “coraggiosi”, di capitani spericolati, d’invidie Caino-Abele tra fratelli ardimentosi, appunto focosi, con “passaggi” e (s)cene di raccordo con una Jason Leigh “soft”, quasi core, prima che diventasse la zitella insopportabile ch’è oggi. Era meglio quand’era un po’ zoccola, un po’ acqua e sapone da “innaffiare” di “cremino”. Vale solo per il duetto De Niro-Sutherland, ché rendono sempre personali i personaggi che interpretano, anche quando sono macchiette stereotipate come in questo caso.

Film onestamente superati di una macchina hollywoodiana che produceva certe schifezze commerciali per esaltare il patriottismo della Nazione. Non a caso, questo Kosinski, dopo averci parzialmente illuso con le prime regie, girerà il seguito di Top Gun, altro spottone che esaltava l’edonismo reaganiano e serviva solo come trampolino di (s)lancio per Tom Cruise, altra incarnazione “attoriale” della mediocrità piaciona, altro bellimbusto che fra qualche anno, statene certi e “cere”, si sottoporrà alla chirurgia plastica per “tappezzare” di pezzi di culo la sua faccia di bronzo.

Ah, come sono stanco della mediocrità. Per fortuna, Lynch col suo Twin Peaks mi dà gioia di vivere, mi rasserena in quest’inquieto film di 18 ore delirante come pretendo sia il miglior Cinema e la gente pen(s)ante. Ah, ragionieri in doppiopetto che ti squadrano e ancor peggio vogliono inquadrarti dall’abit(acol)o che fa il mon(a)co… la loro visione miope da monocolo.

Sì, per quanto abbiano provato con metodi coercitivi, “castiganti”, castranti, incastonanti, a rendermi un casto(ro) come la massa lavoratrice e sofferente, mi sa che oggi prenderò in mano la guida della mia città e fantasticherò su vicoli “ciechi”, sapendo che la mia mente aperta, a differenza di “topi” con la mentalità chiusa, ha aperto varchi al di là della vi(t)a comune, anche provinciale e “denuclearizzata”, infiammandomi di fantasia nelle mie genialità sconfinatamente immaginifiche. Ah, fanculo le fiche.

Ricordate: bruciatevi, ragazzi, c’è sempre tempo per bere l’acqua.

Questa è una stronzata, non meno di queste puttanate di Hollywood.

 

Molta gente mi dà del pazzo, azzo. Preferisco rimanerlo. Almeno, quando vedo un sedere come si deve, so quelle che si deve fare. Si fottessero.

 

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Puttane, Liz Berkley, Hurley e Harley Davidson, Don Johnson, showgirls, Sharon Stone, sgabelli, Parietti, sudate pareti, tette, culo, basta con questo sliver e lingue, borghesi morite, ficcati a mio inguine piccante!


27 Sep

Finiamola con questa merda di film, si producevano una volta. Nei tempi in cui ogni uccello era da anni 90. Ah ah. Stavate piegati male alle direttive del direttore. Era Berlusconi e lo è ancora. Ma che volete arrestarglielo?
Compreso Verhoeven rincoglionito con Berkley e spogliarelli! Che da Silvio non ottiene più atti di forza!
Basta, voglio del sano cazzo in culo alla vita! Non mignotte, magnoni, Baldwin, pappine, mammone, milf e compagnia bella o brutta oppur di malaffare. Siete alle peggiori frutte(ret-t-e?).
Ecco il Fruttolo mio, bacati e ballerini da yogurt, dame e giullari, oche giulive e olivine. Finitela zie e zitte. Basta zitella e prepara gli ziti della Barilla. Assieme a pasta formato ricchioni.
Ori di riccioli e vai di liscio, tanga e tangheri, sceme e sbudellamenti, Machete e Jessica Alba.
Che società di puttanoni! Ma come si fa ad accettare? Siate acidi! Mangiate carne con insalata e poi vi dichiarate donne vegetariane col salame crudo! Che schifo! Datevi alla chirurgia di Mickey Rourke e fumate come turchi nella sin city. Sì, a dame to kill.
Vaffanculo!

Beccati questa bellona biondona e ficcatela mentre strusci la striscia di cocaina. Basta vederti il ciuffo e hai capito quanto annusi, mio marcio!

 Diciamoci la verità. Il rincoglionimento partì da John Lennon. Lui e immaginar la gente che balla e canta sotto le stelle. E sotto le stalle no? Stiam messi a pecora! Doveva sposare Milly Carlucci, almeno sarebbe morto di crepacuore nel più buonista fottersi (del)la donna accavallante tardona già a 30 an(n)i, non farselo ciucciare da Yoko Ono. Doveva leggere Banana Yoshimoto quello scemotto inglesino col bavero da paperino.

Poi finitela con questi film orientali e con queste giapponesine che giudicate fighe stratosferiche. Io vedo solo un buon seno a cui sparger dei veleni da Tina Pica.

Grande Annunziata, mica come quella vergine mai sverginata della televisione politica. Tina sapeva come ascendere pur da vecchiona!
Criticava tutti di polemica, non politiche ma polenta! Lente, castrati e agnelli di Dio ché io tolgo i peccati del tonto! Koi no tsumi sarebbe un pleasure di guilty of romance? Basta coi romanzi erotici di Oriente, Manzoni e i manzi, basta! Ma mi faccia il piacere, avrebbe detto Totò. Ficcando nel popò quel poco di porca della Megumi Kagurazaka. Giuseppe Simone col Diprè va in Australia e Megumi glielo rende mondiale come la coda dura dura del canguro! I soliti ignoti per scardinarla di legumi e fagioli a metodo fu cimin. Tutta è una porcata. Fregati! Pasolini voleva i pisellini? E allora? Meglio che camminare sui ceci, caro mio cieco. Beccati Fellini e gradisca! Impara a vivere e succhia la banana. Io mai fui come Mifune a capolavoro samurai. Mai sarai più perché ti assassinerò come non lo vedrai di punto in bianco! Ah ah!
Sarai impiccato di tante fune, scannato di fucili e focosamente bombardato! Ah ah!

E ora stai sedato in casa!

Genius-Pop

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