Posts Tagged ‘Willem Dafoe’

And the Oscar goes to… la mia disamina sulle nominaton con tanto di video da Academy Award, care belle statuine


22 Jan

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Sì, avete presente quest’edizione degli Oscar? Vinse, come potete vedere, Al Pacino.

Io invece incarno, e chi sa la mia storia ne conosce il motivo, sia Pacino di Scent of a Woman che tutti gli altri quattro candidati. Sono uno Charlot “monello” forse rivoluzionario come Malcolm X, ché ho ribaltato ogni certezza, sono un Rea sessualmente ambiguo e naturalmente, ovviamente William Munny.

Beccatevi questa. Ora, diciamocela chiaramente. Ma chi è in fondo De Niro?

C’è una sola cosa che mi differenzia da De Niro. Non ho ancora incontrato uno Scorsese che possa valorizzarmi e non ho i soldi di Bob. Che ha prodotto Bohemian Rhapsody. Se avessi i suoi soldi, certamente avrei prodotto un film decisamente più bello.

E ho detto tutto. Secondo me, diciamocela, con un po’ d’impegno, posso sfoderare una voce migliore di Freddie Mercury.

Come “pazzia”, sì, batto alla grande quel van Gogh. Un’espressionista geniale? Be’, io sono un equilibrista magistrale. Sarei dovuto morire vent’anni fa e invece continuo a essere molto realista nonostante mi si prospetti un futuro, diciamocelo, non ricchissimo. Poteva andarmi peggio. Molti della mia età, oramai alla frutta, dipingono le loro nature morte in selfie artistici quanto Moana Pozzi. Ingrasso e dimagrisco meglio di Christian Bale, sono una star is born più affascinante di Bradley Cooper e talvolta mi comporto da cafone come Viggo Mortensen.

Ma comunque stiamo parlando di un talento straordinario. Mica di un gonzo che passa le sue giornate a pensare come rimediare il pelo di figa della fruttivendola.

Qui viaggiamo su altri e alti livelli concettuali della realtà. Nessuna bassa animalità, tutto un altro pianeta.

Tutta un’altra Inland Empire.

Sì, non sono tanto normale.

Per fortuna.

 

 

di Stefano Falotico

Attori rinati: Willem Dafoe, un vampiro cristologico


11 Sep

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Come volevasi dimostrare, Willem Dafoe ha trionfato come miglior attore alla 75.ima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia grazie alla sua stupenda interpretazione di Vincent van Gogh nel bellissimo, nuovo film del sempre fantasiosamente variopinto Julian Schnabel. Una Coppa Volpi meritata che, per l’ennesima volta, consacra uno degli attori più straordinari del panorama mondiale. Troppe volte sottovalutato, ingiustamente snobbato quando si parla di premi importanti. Un attore che, se andiamo a scandagliare la sua filmografia, ha lavorato con quasi tutti i più magnificenti registi viventi degli ultimi trent’anni, forse anche qualcosa in più.

Un attore però che, per via della sua faccia emblematicamente grandguignolesca, spigolosa, da nosferatu ghignante, è stato troppe volte imbracato nel ruolo stereotipato del villain, del cattivo senza remissione di colpa tagliato crudamente con l’accetta, oppure è stato soventemente declassato ad attore secondario o, addirittura, a comparsa di lusso, a caratterista utilizzato appunto soltanto per i suoi lineamenti luciferini, per la sua risata mefistofelica, a mo’ d’inquietante maschera perfino burlesca, caricaturale, orripilante da fantoccio mostruoso, da orrido e perfido diavoletto macabro e terribile.

Willem Dafoe è ed è sempre stato molto, molto di più che una macchietta. Un attore portentoso e versatilissimo, un istrione figlio del fregolismo più raffinato, anche un elegante gentleman dal birignao cauto e delicatissimo. Insomma, un pregiatissimo attore insostituibile.

 

William James “Willem” Dafoe è nato il 22 Luglio del 1966 in Wisconsin ma è stato naturalizzato italiano da qualche anno a questa parte per aver sposato la nostra Giada Colagrande.

Sappiamo poco, invero, della sua biografia, tranne che s’iscrisse all’università e frequentò con discreto successo alcuni importanti corsi di recitazione.

Esordisce subito, non accreditato, in una pellicola magnifica, il capolavoro maledetto di Michael Cimino, I cancelli del cielo, anche se la sua è un’apparizione davvero infinitesimale piccola.

Quindi, sopraggiungono The Loveless di Kathryn Bigelow e Miriam si sveglia a mezzanotte di Tony Scott.

Già grandi nomi, già film rilevanti. E fin dapprincipio Dafoe s’impone proprio per il suo volto particolarissimo.

Girando con Oliver Stone, Platoon (è lui che campeggia nel poster storico della pellicola, inginocchiato mentre nelle giungle vietnamite esplode l’inferno) e Nato il quattro luglio, con lo strepitoso Walter Hill per il suo rockettaro e coloratissimo Strade di fuoco, e con William Friedkin, incarnando il machiavellico Eric Masters in Vivere e morire a Los Angeles.

Ma è nel 1988 che trova uno dei primi ruoli, da protagonista assoluto, che da solo vale una filmografia. È infatti Gesù nel capolavoro-scandalo di Martin Scorsese, L’ultima tentazione di Cristo.  Con una manciata di titoli, Dafoe ha già stigmatizzato, oserei dire, e definito assolutamente la sua personalità attoriale. Un vampiro sofferente, un cristologico redentore soprattutto delle sue tormentate inquietudini interiori, racchiuse nella fisionomia di un’espressività facciale dalla spiccata, inconfondibile peculiarità, una faccia scheletrica e smunta, comunicatrice di emozioni contradditorie e vibranti, cesellate in un corpo asciutto e macilento, al contempo muscoloso e atletico. Da messia e diavolo, da caduto angelo viscerale.

E questo sarà paradossalmente il suo enorme pregio e il suo involontario limite. Da allora in poi, tantissimi registi lo sfrutteranno, al di là del suo ottimo talento, soltanto affidandogli personaggi adatti alla sua faccia. Schiacciandolo in una stereotipia performante in linea solo col suo viso satanicamente angelico.

Lavora con John Waters per Cry Baby, è Bobby Peru in Cuore selvaggio di Lynch, incrocia altri autori considerevolissimi come Wim Wenders (Così lontano così vicino) e diviene amicone di Paul Schrader (che aveva scritto, peraltro, The Last Temptation…), diventando quasi una presenza fissa e irrinunciabile di molti suoi film: Lo spacciatore, Affliction, Auto Focus, Adam Resurrected, Cane mangia cane…

Così come avviene anche per Lars von Trier (Manderlay, Antichrist, Nynphomaniac) e soprattutto con Abel Ferrara (New Rose Hotel, Go Go Tales, 4:44 L’ultimo giorno sulla Terra, Pasolini).

Be’, se stessimo a elencare tutti gl’immensi cineasti coi quali ha lavorato, anche come non protagonista, non finiremmo più. Ma fra i tantissimi va almeno doverosamente citato David Cronenberg col suo eXistenZ.

Quindi, più che attore rinato, Willem Dafoe, essendo stato sempre un interprete di pellicole d’alto livello, diciamo che forse, ed era ora, col suo van Gogh di At Eternity’s Gate, dopo tre nomination agli Oscar soltanto come best supporting actor (Platoon, L’ombra del vampiro, Un sogno chiamato Florida), potrebbe una volta per tutte essere come candidato come interprete principale ai prossimi Academy Award.

Se lo meriterebbe davvero.

Forza, Willem!

Stavolta sei vicinissimo a entrare nella cinquina dei nominati…

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di Stefano Falotico

 

A Venezia ha vinto Alfonso Cuarón Orozco con Roma, film migliore di quello del Fellini, e io vincerò con Bologna, storia “messicana” del quartiere Navile


09 Sep

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Sì, mi svegliai in tal domenica 9 Settembre. Fra pochi giorni sarà il mio compleanno. Due giorni dopo l’11, data fatidica e tristemente celebre ché, come sapete, crollarono le Torri Gemelle.

Sì, mio padre è nato due giorni prima di me, l’undici. Mio padre è sempre stato un uomo tendente alla tragedia. Quando caddero le Twin Towers, disse:

– Sì, ora tutti si ricorderanno il mio compleanno.

 

Tornando alla 75.ima mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, innanzitutto in laguna ci son state molte mostre. Non come Brooke Shields di The Blue Lagoon. Grande fisico quella Brooke di tal film “amniotico”. Per erezioni quando sentite un caldo ribollio nei vostri ormoni e volete bagnarla più delle sue immersioni marine.

Ha vinto Alfonso.

Avevo un amico, quando giocavo a Calcio nel Lame Ancora, di nome Alfonso. Aveva la panza, ma giocava centravanti. Io dribblavo tutti, poi gli appoggiavo le palle…, lui segnava a porta vuota e si prendeva tutti i meriti.

Non l’ho più visto, Alfonso. Già all’epoca era un mezzo debosciato. Uno di questi giorni andrò alla Certosa, sì, tanto mancano meno di due mesi al giorno dei morti. Penso davvero che, se scruterò bene fra quelle lapidi, lo troverò in qualche bara.

Eh già. Ma io sono ancora qua. Come cantava Vasco Rossi. Uno comunque a cui do ancora un paio d’anni per fare il gallo, poi lo vedo all’ospizio. Se non schiatta prima a letto, morto d’infarto, con una sua ragazzina facile a coprirgli il cadavere con un velo pietoso. La storia della sua carriera musicale.

Se questo è il più grande cantante italiano, Michele Riondino è più bravo di Volonté. Sì, un vero “padrino”, altro che Al Pacino. Coi capelli ricci su gel da Uomini e donne.

Fra i membri della Giuria di quest’edizione, fra un Christoph Waltz che ha fatto la bella statuina e una Naomi Watts che, dopo aver scopato con Dougie Jones in Twin Peaks, è rimbecillita del tutto, ha fatto la sua porca… fig(ur)a tale Malgorzata Szumowska.

Accavallando di ottime cosce per il cameraman che inquadrava sempre il suo movimento di gambe tanto per eccitare un po’ il pubblico addormentato. Sì, una platea di mummie.

Buona, molto buona questa Malgorzata Szumowska. Polacca.

La ragazza delle pulizie del mio palazzo invece è più giovane di Malgorzata, credo sia anche jugoslava, serba, insomma… uno di questi giorni vorrei “smerigliarla”. Sì, ho le chiavi della cantina, la inviterò a bere del vinello, la ubriacherò e, zac, la premierò col mio “Leone d’oro”. Tutto dorato. Sì, questa qui è da mesi che mi eccita da morire. Non so come approcciarla. Devo inventarmi qualche strategia pulita, spugnosa, per “disinfettarla” di cotone idrofilo…

Guillermo del Toro, secondo voi, gliela fa? Grande regista, per carità, ma gli tira con tutto quel lardo? Ecco perché sublima la carenza erettile con le creature acquatiche di amori fra diversi. Ecco, peraltro, spiegato perché gira film su freak ed Helllboy.

Un regista di semi-horror che premia un film mezzo documentaristico in bianco e nero? Sì, anche lui, dinanzi alla parola istituzione si è cagato sotto e non ha avuto le palle di premiare Suspiria, film di donne streghe che lo spaventano. Appunto…

Sì, le donne più sessualmente attive sono delle fattucchiere. Vanno sempre dalla parrucchiera e pensano solo a quello, complottando fra loro per far fuori Jessica Harper o Dakota Johnson, donne troppo pure e infantili. Queste sono delle ninfomani mai viste, roba che Willem Dafoe, perfino lui che in Body of Evidence lo dava come una bestia sia a Julianne Moore che a Madonna (butta via…, anche se la Ciccone oramai ha una ciminiera al posto della vagina, altro che like a virgin), è impazzito e ha dipinto i paesaggi alla van Gogh, perché l’eccessiva esuberanza delle scuole di danza femministe, di donne anti-Weinstein, gli hanno fatto partire sia il cervello che quell’altra cosa che sta fra le gambe e finisce sempre di “rima baciata”.  Ah solo pene, solo pennello.

Sì, visto che Jennifer Kent è stata “apostrofata” con l’appellativo di puttana da un giornalista maiale, Guillermo ha deciso di premiarla, anche se il suo film è davvero una troiata.

E, tanto per far capire che non bisogna essere stronzi e razzisti, ha dato un premio anche al negrone protagonista della sua pellicola. Uno che rimanderei a mangiare banane nella giungla, assieme a King Kong. Probabilmente, se non farà strada nel Cinema, si darà al sito blacked.com. Non propriamente un sito che può farti vincere l’Academy…

Ma almeno si divertirà con biondone oramai andate… ancor prima di avere vent’anni.

Sì, ha vinto Alfonso. Uno che fu massacrato a sangue con Paradiso perduto e ora è un genio.

Per quanto riguarda il mio quartiere, mah, c’è poco da dire.

Il maggior “playboy” di questo posto è un citrullo sulla cinquantina, uno sgorbio tutto storpio. Va sempre alla merceria. Sì, cucca parecchio. Praticamente ogni giorno. Sì, le donne sciancate con le calze rotte.

Ho detto tutto… Vedete. Confondete tutto. Questo non è uno scritto volgare, è dissacrante, irriverente, molto autoironico. E qui cascate, asini.

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di Stefano Falotico

Venezia 75. Vincerà la Coppa Volpi quella vecchia volpe del Dafoe? Invece, io son lupo che perde il pelo ma non il vizio, una creatura di Schnabel purissima, giammai mutilato, in passato muto ma voi pagate il mutuo


08 Sep
Directed By: Alejandro AMENABAR.

Directed By: Alejandro AMENABAR.

Eh sì, la mia vita nel corso del tempo è assai mutata. Dapprima, per imbecillità giovanili, fu mutilata. E trascorrevo le giornate nell’assoluto mutismo, rimanendo una voce fuori dal coro.

Poi ricominciai a parlare e, da un’atimia spaventosa, divenni un oratore persuasivo quasi quanto Hitler. Ma, in maniera diametralmente opposta ad Adolf, mi diedero del comunista e allora scappai a gambe levate per i campi di grano… cantando Viva la libertà di Jovanotti, stronzata uscita da poco ma il cui testo, in realtà, non molti lo sanno, sì, il testo di questa canzone populista e utopistica fu da me consegnato a Lorenzo venti anni fa. Quando in effetti amavo le stronzate. E davvero credevo che, senza farsi il culo, si potesse essere persone libere. Jovanotti è liberissimo, comunque, guadagna miliardi, cazzeggiando. Un caso unico. Solo adesso Jovanotti ha fatto uscire la canzone in tempi ove l’Italia vuole il reddito di cittadinanza e, con le pezze al culo, sogna di essere libera dall’Hera, eppur campa di camere a gas… Che furbacchione!

Così, sfiancato da calunnie abominevoli, mi diedi alla macchia. Macchiato nella dignità, volai di fantasia e ancor m’immersi in notti pittoresche follemente fantasiose, dipingendo il mondo coi miei occhi. E, in una notte stellata sul Rodano, sudato freddo, ero sul punto di buttarmi nel fiume suddetto, per affogare negli abissi d’una morte per assideramento. Eh sì, quel Rodano era gelato, ma non al limone. Leccate, donne, leccate tutto… bello pimpante, ardente e al dente…

Invece, quel fiume era gelato sottozero. E in quel freezer liquido un uomo normale crepa come DiCaprio in Titanic. Eppur sopravvissi, miei stoccafissi.

Sì, la gente facinorosa mi additò, emarginò, violentemente sodomizzò nell’anima, provando a deturpare la mia bellezza, ma io ancor fuggii e fortemente ruggii.

Ecco che i maldicenti dissero che soffrivo, come Vincent, di malattie mentali incurabili e che il mio cervello s’era incancrenito.

Invece li smentii col solo potere del mio occhio nero, nero quanto le loro fallimentari magie nere da iettatori maledetti, e con piroette letterarie da schienare anche Shakespeare. Sì, William annichilii soltanto con la forza di una tastiera ergonomica che vale 20 Euro.

Eppur questa gente perdono, perché io son poeta come Reinaldo Arenas. Interpretato da Bardem, l’uomo del Mare dentro. Film da confrontare con Lo scafandro e la farfalla.

Quel che so è che, se continuerò a fumare tre pacchetti al giorno, mi verrà un ictus come a Mathieu Amalric.

Le donne mi cercano, quasi nessuna me la dà, eppur la gente mi ama, m’incita e fa il tifo per me, urlandomi Daje!

 

Ce la vogliamo dire platealmente, senza mezze frasi?

Sono proprio un bel volpino pregiato. Dalla pellaccia dura e dalla penicillina, no, che cazzo scrivo, pelle purissima che avvolge le donne più belle, riscaldandole…

Eccovi servito il Genius! Ma Genius de che? Di tutto, anche di niente. Questo è il suo bello.1-5

 

di Stefano Falotico

Analisi spietata sugli Oscar, abbasso i vincenti, evviva i perdenti, cioè Willem Dafoe


03 Mar

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Domani notte, in concomitanza con gli exit poll delle Elezioni italiane, da me ribattezzate “erezioni italiote”, perché ogni partito sicuramente si ecciterà se vincerà, assisteremo, anzi, assisterete a questo spettacolo pacchiano chiamato Oscar, una manifestazione che aveva un senso, che ne so, cinquant’anni fa, quando la gente era molto ingenua e si faceva emotivamente turlupinare da lustrini, paillettes e sguardi mondani sul red carpet, sognando di trasfigurarsi nel suo attore preferito. Eh sì, quante casalinghe del Texas, ove ci son le mucche, andavan in brodo di giuggiole per quegli occhi viola di Liz Taylor, mentre il marito, alla consacrazione di Elizabeth (sì, il premio alla miglior attrice vien consegnato in tarda notte, da noi quasi all’alba, negli Stati Uniti al canto del gufo), era già bello sveglio per andar a cavalcar nel Rio Bravo al primo fiorir del crepuscolo sottilmente rugoso come la sua pelle da Grand Canyon. Sì, il Rio Bravo è in Texas e non in montana, miei montanari, mentre il Grand Canyon è in Colorado, ove Wile, detto Willy, il Coyote non riusciva mai ad acchiappare Beep Beep, e ove Michael J. Fox di Ritorno al futuro parte terza precipitava in un incubo da trenino della Lego. Sì, quel povero sciancato di John Wayne vinse la statuetta per Il Grinta, ennesima interpretazione uguale e monocorde come tutte le sue, e glielo diedero per anzianità. Infatti, di lì a poco schiattò. Da cui Jack Palance di Scappo dalla città – La vita, l’amore, le vacche. Eh sì, sempre le vacche, queste bovine domestiche da carne Manzotin come dimostra quel bel pezzo di manzo e patonza che è Kelly Reilly. E Kevin Costner di Yellowstone sa come (m)ungerla… Mah, ancora non è uscito, ma sicuramente il re di Balla coi lupi  pelerà la sua agnellina, da cui Il silenzio degli innocenti. Silence of the lambs.

Sì, è arcinoto che a vincere gli Oscar non siano necessariamente gli attori dell’anno più bravi, ma quelli più “mostruosi”. Non sempre mostri sacri, a volte semplicemente interpreti che fanno la parte degli handicappati, dei minorati, dei malati di qualche cosa, AIDS o Alzheimer, che si trasformano fisicamente, s’imbruttiscono, vengono truccati “a (d’)uopo” per commuovere. In poche parole, spesso si premiano le interpretazioni “patetiche”. Basta scorrere la lista dei vincitori di tutte le edizioni, in particolar modo degli ultimi trent’anni, per accorgersi che l’Academy preferisce usare questo metro di giudizio assai discutibile, prevedibile e scontatissimo.

Io sono un fanatico delle interpretazioni interiori, quelle che partono dall’anima e poi si trasmettono negli sguardi, sguardi dell’attore che aderisce a questo metodo attoriale, ben più complicato, sofferto e intenso, e sguardi nostri, da spettatori empatici che ci emozioniamo per come un attore riesce a effondersi, oserei dire, nel character, e dà vita a gioia, letizia, dolore anche solo attraverso un’occhiataccia, un’alzata sopraccigliare, un’espressione impercettibile.

Dunque, capite bene che, sebbene lodi l’egregio Oldman de L’ora più buia, tumefatto dal makeup, che comunque ha dovuto cambiare voce per fare Churchill, non poco sarei felice se a vincere fosse Chalamet.

Ma è altissimamente improbabile che ciò possa avvenire. Poi è ancora un “guaglione”, deve farsi le ossa…

Come certa è la vittoria della solita pazza strillona McDormand, a cui preferisco la solita Streep estremamente contenuta, che vive internamente i suoi dubbi e con la carica della sua magnetica espressività li comunica senza troppe grida o scene effettistiche.

Ma, si sa, gli Academy amano variare, anche se per la McDormand sarebbe comunque una “doppietta” dopo l’Oscar per Fargo, e allora anche la signorina Saoirse Ronan dovrà accontentarsi di essere ricordata come “semplice” candidata e nulla di più. È una figa bruttina ma comunque farà la sua porca figura.

Eh sì, per dare una seconda possibilità a quelle cariatidi della Dunaway e di Beatty, hanno deciso che non era giusto farli uscire di scena con la più grande gaffe della storia degli Oscar, e allora sono stati richiamati, acciacchi permettendo, per “sbagliare” di nuovo. Ah ah.

A proposito, rimanga fra noi: sebbene sia stato eccellente per Toro scatenato, De Niro ha vinto l’Oscar per questo film per via del fatto che è ingrassato trenta chili, ma l’avrebbe meritato molto di più per Taxi Driver.

Ho detto tutto…

E Willem Dafoe che c’entra? Anche quest’anno la sua sete di vittoria sarà solo un’ultima tentazione da povero Cristo. Perché l’Oscar se lo intasca Rockwell.

 

E, naturalmente, essendo io uno spietato, che dice la verità senza cazzeggiare in stronzate, vi mostro la foto di uno degli Oscar, secondo me, unforgiven…

Ah ah! E qui sono Pacino di Scent of a Woman!

Anche se, nella notte delle elezioni, l’avrebbe meritato Washington di Malcolm X.

E Denise Negri, in studio per la diretta su Sky, assieme al Canova e Castelnuovo, tiferà per i neri. Eh sì, evviva Get Out! Negro ti faccio nero, e su questa stronzata Scappa, no, scappo!

UNFORGIVEN, from left: Gene Hackman, Clint Eastwood, 1992. ©Warner Bros.

UNFORGIVEN, from left: Gene Hackman, Clint Eastwood, 1992. ©Warner Bros.

 

di Stefano Falotico

Il corniciaio che son io, pittore delle emozioni e amante fuori dalle convenzioni non inquadrabile


09 Feb

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Oggi pomeriggio, ero seduto in macchina fra gli “ospiti”, cioè sul sedile dei passeggeri, e mi stavo recando a un bar “raffinato” per bere un caffè pomeridiano senza dare nell’occhio. Eppur il mio occhio indiscreto, memore di quello di Pesci, fotografò una vetrina su cui passo “di striscio” ogni giorno. Come potete vedere dalla foto scattata di semaforo rosso che mi permise d’inquadrare il marciapiede “ruvido”, frastagliato, oserei dire, insudiciato, in un’inquadratura asciutta ma sghemba che catturò il bidoncino dell’immondizia “ben” intonato a un quadro bellamente esposto di panorama forse caprese, quasi campestre, forse di costiera amalfitana, rustico come lo sono le trattorie marinaresche nel tramonto dei nostri sogni perduti, quando lì gozzovigliamo come goodfellas, sentendoci come fossimo da mammà.

Sì, un attimo inequivocabile di poesia in immagini, dunque immaginativa, ah ah, pittoresca. Quindi, a pochi metri da là, ecco il bar, gestito da una famiglia cinese da Anno del dragone. Quasi nessun cliente, d’altronde l’ora era moscia, ma d’improvviso ecco entrare una coppia che non ti aspetti. Un giovinastro ben pasciuto, di stazza, dimensioni simili a quelle di Meat Loaf in Fight Club, che s’accompagnava con la madre, decrepita e molto più bassa di lui di statura. In maniera ancora furtiva, mentre delicatamente mi scolai tutto l’aroma zuccherato mescolato all’umore marrone del mio essere uomo deliziosamente cremoso e umorale, ch’eppur screma ciò che non piace alle sue pa(pi)lle gustative, li osservai. E ne rimasi incantato, sì, mi mossero alla commozione in un istante d’inusitata tenerezza, perché questo ragazzone mi stupì per la maniera estremamente gentile, sinceramente affettuosa, quasi infantilmente creaturale, con cui porse alla madre, vecchia e forse malata, la bevanda che per lei aveva ordinato. Pagai, e uscii con far felpato, con gli occhi inumiditi da tanta morbidezza, da tanta purezza, da tanta cauta dolcezza.

Sì, la poesia nasce da piccolissimi gesti. Quindi, riappropriatomi del mio “abitacolo”, osservai il cielo nuvoloso che, scivolosamente precoce nell’imbrunire, si stava squagliando in poetica celestialità d’un Sole scioltamente sbiadito. E, nel viaggiare vellutato, il mio animo fu pervaso da una restaurata lietezza, una ritrovata armonia di gioia e letizia, di pace col mondo. Al che, ecco balzarmi alla mente il volto di Willem Dafoe, un viso scolpito nel marmo, amato da tutti i più grandi registi del mondo. Sì, vi basterà scorrere la sua filmografia per accorgervi che pochissimi possono tenergli testa in merito a collaborazioni autoriali di rilievo assoluto. Dalla Bigelow a Scorsese, da Walter Hill a William Friedkin, da David Lynch a David Cronenberg, da Wes Anderson a Wim Wenders, da Spike Lee ad Abel Ferrara, e tantissimi altri. E sarà presto van Gogh per l’impressionista Schnabel, e ciò apre la porta dell’eternità… del mio cuore molte volte inariditosi, spentosi, così adesso vividamente colorato in schizzi meravigliosi d’un florido risveglio.

Sì, Dafoe è un attore che artisticamente mi assomiglia. Spigoloso a e nei tratti, camaleontico, spaventosamente sé stesso anche quando fa la parte del gonzo per un film di Paul Schrader, ghignante, metafisico, oggi villain e domani villano, buono e tenero, duro e merdoso, quindi dentro la Colagrande nel suo “villeggiare” di orgasmi strani e di rizzo, enfiato glande. Qui non sono poeta ma indubbiamente un po’ “piccante”. Ah ah.

Così, tornai indietro e mi recai in quel negozio di cornici. Il quadro da me fotografato costava troppo ma io capisco l’Arte. Come Joe Pesci. Lo sai che mi piace? Un cane va da una parte e l’altro da quell’altra… e quello sta dicendo… ma che volete da me?

Giunsi finalmente di nuovo a casa. E aprii le notifiche di Facebook. Una donna mi aveva scritto che voleva che la fotografassi ignuda in maniera gratuita, senza darmi una lira e senza darmela. Una bella fregatura. Così, la mandai a fanculo e andai a leggere un libro di Charles Dickens.

di Stefano Falotico

 

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THE PUBLIC EYE, from left: Joe Pesci, Barbara Hershey, 1992, © Universal

THE PUBLIC EYE, from left: Joe Pesci, Barbara Hershey, 1992, © Universal

Pasolini di Ferrara, il Calcio


02 Apr

I migliori film sul Calcio: sono il moderno Pasolini, come lui ex ala destra e oggi intellettuale di sinistra, spero che, col potassio al cervello, mi salvi dall’omicidio al mio “uccello”…

Altrimenti, saran solo botte alle palle non in “buca”.

Sul Calcio e i suoi derivati, sì, è presente anche nel latte di Andrea Pirlo, potrei parlarvene da juventino a pois e, invece, ai figli di “Dio”, cioè la famiglia Agnelli, sputo solo un “Puah”, rosato sciolto con tanto di diarrea sciolta, perché mi fan cagare i “potenti” che pilotano le partite e imbrogliano pure gli operai della FIAT, ficcandoli nella rete… (a)sociale della cassaintegrazione.

Detto ciò, di “piazzato” con palombella alla “foglia morta” da Mariolino, vi racconterò quest’aneddoto da “Antica Gelateria del Corso”…

Sin dall’infanzia, sviluppai il gioco delle palle, per poi rinnegarlo arrivato all’età in cui bisogna infilarle a mo’ di “biliardino” in quelle femminili, perché ho sempre preferito masturbarmi sulle pallavoliste e sulle tenniste piuttosto che “docciarle” di “match point” reale, così come, “vincendo(le)”, versi lor(do) lo “spumante” con tanto di “st(r)apparlo”. Sì, il mio onanismo fu da guinness dei primati, cioè innumerevoli birrette, a tutta “sborra”, senza “b(i)on(d)a” ma tendente al bermelo in modo scimmiesco, oscillante in tanti miei divan(ett)i basculanti su fondoschiena registrati con zoomata e “moviola” incorporata di rewindforward su luce rossa accesa del metterlo in “pause” fra una pubblicità e un altro pube… de oro…

Tempi “mondiali”, “iridati” di spensieratezza iridescente, “incandescente”, prima di studiar il libro di scienze, sì, me lo “shampavo” bellamente, immaginandole belanti di tanto schiumoso al “cocco”.

Un vero “Invito alla biologia”, un’osmosi fra la scissione atomica del mio pol(l)o negativo, in quanto considerato “pervertito” e invece sano come il mio “pesciolino”, attratto dai miei opposti a farmele girare, vale a dire le donne “positive”, sì, quelle che cantavano Jovanotti e ora fan le “dure” dopo troppi “panettieri che le han infornate”. Pensa positivo…

Ma, torniamo a noi, non ci perdiamo, miei cari coglioni…

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Verso i quattordici, attenti, non è Amore 14 di quel dolce “inculatore” del Moccia, mi trovai in una selva oscura… la dritta smarrita di quel naso lungo di Dante, un altro “poeta” che per avere quella di Beatrice s’inventò la puttanata del Purgatorio? Bastava una purga e una pugnetta, non “tremila” pagine auliche, mio Alighieri. Fra te e Leopardi, non saprei chi scegliere come più “elevato” perché, non “affondandolo”, rimasero bruciati… con Virgilio a consolar i vostri (ri)membri da Silvia bella… che fottuta da un altro. Da cui, se ci rimani, hai sempre il rimario per salvarti dalle somare che vengon sodomizzate dai buo(n)i. Comunque no, non è Dante e la selva oscura non è neanche la figa. “Trattavasi” di un campetto sterrato con varie buche e collinette da far un baffo alle “formose”, palindrome super troione delle spettatrici più “accalorate”. “Tifose” che, appena urlavano, emavan puzzo di merde a cui spaccar le gambe senza fair play e buttar in “corner”, cioè l’angolo di “rimessa laterale”, cioè il vomitar loro addosso. Donne in “fuorigioco” dalla nascita eppur sono adesso “integratissime”. Sì, ora, alcune fan le “guardalinee” mangiando “pene” integrale su strisce di coca del marito pusher.

Comunque, ci stiam perdendo in puttan(at)e…

Ora, dicevamo… verso i quattordici, stavo giocando la classica partita della “vita”. La nostra “armata” Brancaleone contro una squadra da Holly & Benji, cioè quelli “grandi” che però guardavano ancora i manga giapponesi, essendo dei mongoli. Io, pur essendo scambiato all’apparenza per “gaio”, non perdevo una puntata di Mila & Shiro, perché Mila era disegnata meglio di Jessica Rabbit.

Bene, stavamo perdendo uno a zero. E mancavano trenta secondi (d)alla fine… da non confondere col film omonimo con Jon Voight.

Avevamo scommesso di pagare i ghiaccioli agli avversari in caso di perdita.

Il mio amico, Davide Daltri, assomigliante però a Eric Roberts, se escludiamo il corpo rachitico e quasi da tisico, mi gridò “Siamo nella merda!”. Daltri però e d’altronde non era un tossico, e meritava la sua dose… di contentezza.

Al che, lo rassicurai e gli dissi che in 30 secondi netti avrei scartato tutti e infil(z)ato.

Avrebbero annusato il mio rombo di tuono e semmai qualche scoreggia in caso di (ec)cesso di velocità…

Lui rise, non mi credette. Fui costretto dunque a ricattarlo. Solo così, puoi essere preso sul serio.

Scommettemmo, a nostra volta, questo: se avessi segnato il goal impossibile, mi avrebbe sempre offerto gratis tutti i gelati che volevo, essendo il Daltri già gelataio presso “La Voglia Matta”. Sì, serviva anche yogurt alla frutta… da minorenne sfruttatissimo in quanto non molto voglioso come studente. Credo che nessuno lo voleva, detta come (non) gliele “davano”.

Successe l’impossibile e segnai, anche se poi dovettero farmi la respirazione bocca-bocca per tale corsa dribblante da centometrista.

Insomma, i pronostici eran dalla mia parte. Se a 14 anni seppi far una cosa del genere, ottenendo sempre gelati di “rendita”, non solo “al limone”, gratuitamente, figuratevi dopo…

Come l’avrei preso in culo.

Ma comunque non mi dispiace, anche se non sono né passivo né attivo. Di mio, mangio solo l’uva passa, meglio di te, passera ammuffita.

Di mio, dis(d)egno il sesso tutto, facendomelo… ancora da solo.

Eppure, mi consolo: molti miei amici mi considerano un mezzo genio della Letteratura abbinata al miglior Cinema. In verità vi dico che (non) è così, mi leccano. Ma mi piace che lecchino. Soprattutto se i complimenti leccanti arrivan dalle donne. Perché negarlo? Lo sono. Una merda. E quindi vado “pulito” di carta igienica… Tenderly…

E comunque ricordate: meglio la leccata di chi usa la lacca. Quella appiccica, la leccata invece succhia(cazzi). Fortunatamente, il mio è “inte(g)ro” anche se “disoccupato”.

 

Pasolini di Abel Ferrara


30 Apr

Sono il nuovo Pasolini di Abel Ferrara: a Freud ho sempre preferito Fred Astaire di ballo isterico e alle puttane borghesi una cagnolina “a garrese”, vai a denunciarmi e sarò l’Annunciazione “Mary

La rabbia, PasoliniFerrara Abel e Caino, il Male, il profumo del mare, Carmelo Bene, i fratelli cattivi, Abele e Apelle figlio di Apollo con tutti i pesci che vennero a galla, detti stronzoni, la mia “anormalità” sanissima e il mio tormento viscerale in volto non carnascialesco da immenso Willem Dafoe, uno che lo squadri e ti distrugge a soqquadro

No, dico? Li avete visti? Cambian solo le facce, le anime sono identiche.
Si chiama principio d’omologazione. Trascorrono gli anni e anali “vengono”… per mantenersi a gall(on)i di temperatura stagna.
Hanno occhi diversi, perlomeno d’aspetto ma, dentro, la simbiosi con la marcescenza è già avvenuta.

Lo profetizzò John Carpenter col messianico Essi vivono, ne “discusse” incazzato Bruce Springsteen con “Murder Incorporated”, fu annunciato nella Bibbia a profezia d’Apocalisse.

Ma la catastrofe è già qui. Siete ingialliti. No, non sei un muso giallo, un marmo di “Carrara” (s)paventi ma omertoso d’ipocrisia a te non sarò “tribù”. Portami in tribunale! Che altra sedazion ti darò.

Inutile che ti nascondi dietro pose da “falsario”, in filigrana sei dollaro di contrabbando anche quando “fai”… il donnaiolo “dorato”.

Te ne “acce(r)chi” e balli in piste da ballo, come il direttore del circo sei “trapezista” su “diplomazia” ma io t’ho avvistato.

Nessuna rete a salvarti! Dategli un fazzolettino! La saliva è molta.
La paura di più.

Una volta centrato il bersaglio, mai più mi “sederai” di bavaglio.
Son io che entro nel tuo sedere, e starai solo seduto con un bel tovagliolo a sbavare, mio dolce da figliuole.

Antifona? No, tifone!

Dai tuoi occhietti “perspicaci” intuisco il volubile tuo essere cianfrusaglia.
Ammassi altri “macigni” a chi non nero cigno “evolve” nella tua sessualità “matura”. “Dirigenziale” in abiti tint(ur)a unita e “Unità” sol quando il vento “tira” a opportunismo dello spacciarti “giornalista imp(r)egnato”. Ventre molle!

Ma io conosco te e la tua razza. D’anni immemorabili oramai vi celate nel “raggelarci” con la vostra “calura” estiva, evasiva a base di freddure e soprattutto spietata freddezza. Che danno! Ma siam dannati!

Evasione!

Uno sta morendo e voi lo incitate al suicidio, ridendovela alle (s)pall(ucc)e allegramente con la vostra “signora” di pelliccia. “Eutanasia” bianca del taciuto “avvelenarlo”. Porco Giuda!

Il tuo Dio si vergogni!

Poi, da samaritani, alleviate la ferita con la penicillina d’un sorrisino ancor più letale e un “Buona vita” alle vostre sol stronze sacche scrotali.

E vi lavate le mani dopo aver (ri)pulito.

No, non sto “a posto”. Lo faccio apposta. Perché quando mi “normalizzo”, sono un idiota come voi, con la differenza, non trascurabile, che menzognero divento sol fa(l)ce per falsi obblighi “morali”.

Ho la tendenza a dirle tutte. Noto un merdoso che fa la corte a una per ficcarglielo e, prima che possa azzannare, azzardo io di spago cortissimo!

Il lavoro. Ossessionati dal pane e dalla focaccia per procacciar figacce e poi dar dello sfigato a chi d’un recondito mal di vivere è dissanguato e non “affamato”. Gli dite “Non me la racconti giusta, togliti la maschera, chi sei?”.

Ma strappatela tu, piuttosto! E spaccati il “fondoschiena” se proprio ci “sta(i)”. Questa è Giustizia!

Ecco, mio spiccato come ti spappolo!

Pacchiano pavone di pacchi da spaccone!

Sommaria! Somari!

Il lavoro? E voi davvero pensate che il lavoro “sistemerà”… le cose?
A voi, forse. “Badanti”… delle cosce da “polli”. Una da far fritta con le vostre frottole da “arrivati”. Piene le tasche, svuotati i coglioni, miei tesorini rinsecchiti di teschio.

Testolone? Ecco la testata!

Io arrivo al dunque, siete solo dei delinquenti bravi nello “scioglilingua”.

Lavorar, in tal animalesca società, a mio più rabbuiare è boato delle personali intestina arrotate dai vostri arrosti e carne allo spiedo. Piedini, occhiolini, un macchinone e la figlia del dottore per “laurea” e “lode”, detto anche il brodo dei lordi col camice “intonso” in quanto sempre, di facciata, “tosti” a (s)macchiarla!

Meglio i piedi caprini del Diavolo!

E altri test per diagnosi, per blandir spericolato, per insultare,  miei “sultani”.
Sono suddito e però addito. “Sotto sotto” sei solo un puttaniere da sottana!

Dai, dillo! Che vuoi dare?!

Si sa.

Amori fedifraghi dei compromessi, a messa si confessano solo i peccatucci e non il Capitale di reddito pro capite da caporali per teste di “capra” nel decapitare.

Meglio il carpaccio al sanguinaccio!

Parabola del figliol prodigio e, in quanto “diverso”, non prodigo e non a porgere…, anzi a romperti il cazzo, mio pazzo ti concio a pezzi per le fest(in)e!


Piaciuta la tua orgetta!? Questione di orologio e toc toc busserà alla porta!

Nacque un figlio speciale ma l’uomo bestiale desiderò che si “adattasse” al porcile.
Intimandolo a “cambiare” per “crescere” nella merda d’ogni porcata e schifezza.

Ché sguazzasse!

Ma Lui, per dinastia sangue blu, preferì sanguinare, appunto. Che “spuntino”, vero?

Lo “tamponarono”… di “depositare” in culo ma il Signore non fu spossato, spostato né si riposo come gli altri a tavole (im)bandite con forchette, forconi e “dolcini” più posate “buongustaie”

Scomposto, alter(at)o, insistette e anche starnutì di sputo. Fu colui che è Ercole e Sansone a sputtanarli e sborsarono dopo tanto impuntarsi e puntarlo.

Distrutti!
Disgusto!

Certezze crollate, capelli presi per le orecchie!

Occhio per occhio, Taglione!

Al che, lo legarono alla sedia per fermarne la rivoltante (s)gradevolezza. E gli vomitarono addosso ingiurie e una “giuria” venduta.

Grida vendetta!

“Ammanettato”, le sue prigioni ascesero a riflessioni trascendenti per non scendere ancora fra le “comunità”.

Liberato, aizzò nuovamente il suo Cuore azzannato. E azzardò più di allora e della prima (s)volta da lor “tovaglioli” lerci!

Premura adesso addosso ai mostri che tesero la trappola così quanto “eressero” le metriche di giudizio di “trigonometria” per ogni “anarchico uccello” non da meretrice!

Ambizioni per (s)fregi, cosa vuoi che me ne freghi del tuo urlarmi “Fregato?”. Prega! Ecco, io ho fegato, tu solo fighette e sughetti di scarpe(tte).

Inchinati! Supplica e non sarai perdonato!

Io amo navigar di fregata, di mare in montarvi tutti.

Confessati, fesso!

Altro che varichine, sono la Cavalcata delle Valchirie!

E dovete star solo che zitti, pecoroni!

Morale: se pretendi di modificare la Natura dell’essenza a se s(t)essi, teso ti (s)tenderà parimenti trappola, demente!

Fine della più grande Storia mai raccontata.

 
Willem Dafoe, ambiguità, Peccato, Santità, Cristo, Satana. Insomma il Man.

Il resto se lo può prendere tua madre.

Tale padre, tale (con)sorte.

Tali porcellini.

Non ho ancor capito come si sta al Mondo.

Anzi, li sbatterò tutti in prigione, poi getterò le chiavi e cagherò in testa al direttore di questo paio di palle.

Telefono a uno che continua a ricattare di presunto abuso di potere.

– Pronto? Vuole che la segnali?
– Non può?
– Perché?
– Sto parlando con un morto. Questo lo sa, lo percepisce?

Animale, alza le mani.

Lo senti!? Questo pugno ti è normale?

O anomalo ti è sacrale?

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Porcile (1969)
  2. La rabbia di Pasolini (2008)
  3. The Addiction (1995)
  4. Mary (2005)
  5. Il cattivo tenente (1992)
  6. Aguirre furore di Dio (1972)
  7. Per qualche dollaro in più (1965)

Abel Ferrara, Pasolini e Willem Dafoe


29 Apr

Da “Sentieri Selvaggi”

La notizia viene dal canale franco tedesco ARTE, cofinanziatore del progetto: Abel Ferrara inizierà a giugno le riprese di Pasolini, sugli ultimi suoi giorni di vita. Si dedicherà al progetto dopo aver terminato DSK, film sullo scandalo Dominique Strauss-Kahn con Gérard Depardieu e Isabelle Adjani

La notizia viene dal canale franco tedesco ARTE, cofinanziatore del progetto: Abel Ferrara inizierà a giugno in Italia le riprese di Pasolinifilm sugli ultimi giorni di vita di Pier Paolo Pasolini, assassinato il 2 novembre 1975. Il regista aveva espresso già da molti anni il desiderio di raccontare la fine di “un anarchico, uno spirito libero” del quale ha sempre ammirato “la libertà, il  coraggio e l’indipendenza“.

La sinossi: Quel giorno, Pasolini ha 53 anni. Si trova a Roma, appena tornato dalla Svezia, in cerca del suo amante, una giovane marchetta con la quale si impegna a un incontro con altri ragazzi per la sera successiva. Gli amici lo avvertono che si deve smettere di scrivere i suoi articoli incendiari contro la Democrazia Cristiana, che prima o poi qualcuno gli farà la pelle, che è già accaduto a un altro giornalista. Ma Pasolini vuole denunciare “questo governo di marionette”, costi quel che costi…

Sarà una specie di Rashomon incontra All That Jazz” diceva Ferrara all’inizio del 2011, intervistato da Filmmaker: “Non so chi sia stato a ucciderlo, ma di certo si è trattato di un’esecuzione. Il film conterrà varie ipotesi: l’omicidio politico, l’ipotesi dell’assassinio da parte del ragazzo di vita, la versione del duro che gioca con il fuoco e si brucia“.

Nei panni di Pasolini dovrebbe esserci Willem Dafoe (Nymphomaniac, Out of the FurnaceA Most Wanted Man, The Grand Budapest HotelWhiskey Bar) già diretto in Go Go Tales e nell’ultimo 4:44 Last Day on Earth.

Durante il 64° Festival di Locarno, che gli ha assegnato il Pardo d’Onore, Ferrara dichiarava che si sarebbe battuto per avere un protagonista italiano che potesse parlare correttamente la nostra lingua; la scelta di Dafoe è comunque un buon compromesso, visto che l’attore americano è sposato da anni con la regista Giada Colagrande, e probabilmente in grado di recitare in italiano.

Il desiderio che Ferrara covava fin dai tempi di King of New YorkPasolini, sarà realizzato grazie a Capricci Films, società di produzione francese particolarmente coraggiosa.

 

Abel Ferrara inizierà le riprese dopo aver completato DSK, l’annunciato film “sul mondo dei ricchi e dei potenti” con Gérard Depardieu e Isabelle Adjani, ispirato allo scandalo Dominique Strauss-Kahn, ma anche alle vicende di altri personaggi (tra cui Berlusconi, Clinton, Anthony Weiner e Herman Caine) riconoscibili anche con i nomi cambiati. Il progetto,  dopo una serie di rallentamenti a causa di problemi di finanziamento, ha trovato finalmente fondi ed è pronto a partire, con la produzione di Wild Bunch.

 


Ultima Mezzanotte prima di fare il botto!


28 Nov

L’addome s’appiattisce, il cervello diluisce, qualcos’altro “smaltisce” mentre smalta

L’anomala(ttia) ipocondria-ca d’un Uomo che poteva essere il nuovo Re di Troia e sta “scomparendo” simil-Polaroid alla Massimo Troisi, di grande freddo polare, come il padre “fantascientifico” di Ritorno al futuro.
Un mio amico prova scongelarmi, l’ibernazione riscaldata provoca un “effetto serra” perché vorrei ancora barricarmi “al calduccio”, nella mia zona rintanata senza i “buchi dell’ozono” da donnaiolo qualunque per erogene zone “contaminatissime”, visto l’andazzo puttanesco delle odierne “amazzoni”.

Sì, da statuario “a stenti”, la fame si fa sentire, provo a “racimolare” me stesso, raggranellando il mio corpo prima che sparisca nella polvere. Forse, ci s(t)arà lo sparo in testa, deflagrazione alla purezza estinta di tinte sanguinanti su pareti imbrattate.

Spedisco i miei manoscritti ovunque, ogni volta che squilla il telefono, spero sia uno che possa darmi speranza. Un editore, un “buon” contatto, o una che, anche di “amanuense” raccomandazione dietro “Intimi” favoretti sessuali a spingerle dentro, possa darmi la spinta.

Lo slancio s’ammoscia, il “laccio” mi renderà un ramoscello, e penderò dalla trave in mezzo a questa società traviata e corrotta. Sì, urlerò “Adesso mi sono rotto, cosa volete da me? Mi son spaccato il culo, credo che mi spezzerò il collo!”.

Sì, in questo Mondo t’accoltellano se non “decolli” e, se presto non cogli, t’accusano d’averti (s)beccato in flagrante. L’altra sera ero a un bar. Entrò una signora con tre chili di trucco.
Le chiesi gentilmente se potevo “toccarla” per constatare se, nonostante le mie afflizioni castranti, ancor “tosto” è appetibile nello zucchero del suo “scappellar’” da falsa cappuccina della sua pelle “al caffè”. Sì, copre le rughe della senilità con un che d’”abbronzante”. A parte l’età e la sua tintura, se li porta bene. Cosa? I seni? Completamente rifatti. Eppur ci vorrebbe un “rifarsela”.
Mi diede della “fece”, esponendo davanti a tutti la sua nuziale “fede”, molto religiosa al marito cornificato peggio di Belzebù.

Mi cacciarono dal locale a calci in faccia, stuprando il mio desiderio “innocente” di volerle esserle “marmellata” di brioche.
“Catapultai” in mezzo alla strada, frequentata da balordi che attentarono, cupidi, a violentarmi pesantemente d’offese “carnali”. Fuggii alla disperata, gridando aiuto “Al lupo! Al lupo! Hanno la lupara! Sono dei mannari, vengono alle mani, questi animali!”.

Dalla padella alla brace, dai buoi alle mannaie, ecco. Girando l’angolo, scorsi una coppietta lesbica che aveva imbavagliato un ragazzino, obbligandolo a esser “rigido” cattivo tenente dinanzi alle loro tette slinguazzate. Tentai di liberarlo, ma caddi in tentazione nei riguardi, irriguardosi, della rossa, di nome Michelle. Afferrai la sua compagna, Chanel, bionda d’origini terrone nascoste nel nome eccitante francese, e la “imbragai” per “infilarle” un bacio “naturale”. Scivolai, nel frattempo, in una pozzanghera lì vicino e il ragazzino, intanto slegatosi dai nodi “marinareschi” (scoprii più tardi che viene pagato per questi “umilianti” giochetti, marinando la scuola), m’inveì contro d’altri insulti derisori: – Ah ah, sto venendo. Sei un omosessuale”.

Tornai a casa sano e salvo, “semicalvo” per il pericolo scagionato, mi sdraiai a letto. Dopo tre minuti di sonno “pesante”, fui svegliato dal Pinocchietto lì appostato sul comodino: – Dai, Falotico. Forza, non mentire. Hai voglia d’un femminile “grilletto”, s’è allungato il tuo “nasino” di “cartilagine” nelle mutande. Guarda qui che Pollicino, io direi polluzione!”.

Il burattino mi “scaraventò” a letto. Scoprii presto che non ce l’”aveva” di legno. Infatti, dopo dieci secondi, non tanto netti, ma da inetto, il “suo” si sbriciolò prima di “bruciare” come Mangiafoco.

Corsi in cucina, aprii la finestra e mi affacciai al balcone, svegliando tutto il vicinato: – Sono il Papa. Mio zio acquisito, Gigi, è come Sammarchi. Stessa andatura da cretino. Non è laureato, lavora tre ore al giorno come “bibliotecario” nella libreria del paese natio dei miei genitori. Ha sempre percepito più di mia madre, che è biologa. Secondo me l’”ha dato” al sindaco! Sappiatelo!

Ho sempre creduto alla morale cristiana, all’Eucarestia e alla Caritas, ma con me non sono stati tanto “cari”.
Mi trovo qui, solo “in pigiama”.
Quindi adesso, platealmente, mi sparo una sega sul terrazzo!

Dunque, con estrema indifferenza, dopo averlo “spiattellato”, il caramello, sulla faccia d’uno scemetto lì sotto, per caso, nel cortile, mi risbatto dentro. Lo scemo incassò lo “spermicida”, io nascondo l'”omicidio bianco”, ficcandomi in casetta.
E penso ai fessacchiotti. Il Mondo, perlopiù, ne è stracolmo.
Pieno zeppo di queste zecche ammorbanti. Ma il problema è genetico, anzi congenito alle “pedagogie” dei genitori, ossessionati, come da tradizione fortemente “metafisica”, alla potenza del maschio “topolino” e all’”agghindamento” della femmina, la zoccola.
Il maschio, sin dalla nascita appunto, vien sbirciato e all’occorenza “prepuzizzato” di circoncisione, come da discendenza egizia. Sì, affinché cresca “forte” di buon auspicio che il glande “fertilizzi” fottendo gli ebrei, “invaginandosi” senza complicazioni contraccettive da invaghimento che, senza profilattico, potrebbe “scioccarlo” anafilatticamente. Viene semiesportato affinché s’esponga “tutto”, così non avrà bisogno della palpatina “aromatizzante” prima del blowjob scoppiettante. Le donne, di “contraltrare”, stan al gioco. Le madri, premurose perché sviluppino seni avviluppanti, incitano infatti all’ingrossamento mammario per l’erezione peniana, penando se la figlia, entro il compimento dei suoi quindici anni, non ha ancora tonficato l’“alto” addome di grazia spermatozoica, come esige il passaparola di generazione in generazione del “Più fai sangue e più figli trucidi tramanderai nel verbo della lingua biforcuta”.
Sì, infatti si spaccian per religiosi. Il Sabato sera “tribalizzan” di (tim)balli, sganasciandosi nella forchetta d’una cenetta, poi nella porchetta di chi le infornerà di sandwich, il panino del “prosciuttino” tutto pienotto di “cotta”. Dopo tale “crocifissione”, di Domenica si sveglian tardi, tornan ai fornelli, rimembrando il membro del rude torello delle loro cavalcate da rodeo, quindi, dopo opportuna, nuova abbuffata, “digeriscono” schiantate in poltrona, sintonizzando di nuovo l’occhio su un marpioncino “in famiglia”, ben augurante per una pia, ripetitiva settimana lavorativa d’oneri “doverosi” salvo lo svago della “svaccata” del weekend.
Le donne, sì, son pallose, gli uomini di contro sono invidiosi, e rosicano di fegati “appallottolati” nei thriller più “fucilanti” da chi ha le palle e poi si sottomette da ragionierino dell’ano tutto “insaccato”.

E la vita di questi qua va.
Imborghesita ma “felice e contenta” come se Brad Pitt recitasse nel film Intervistarono il mio vampiro ma le mie belle svampite, disturbate dal mio volto troppo “affilato” di canino, non mi furon più cagne di vampate, e finii angioletto senza Jolie Angelina, intanto “concupita” dal “gel” d’uno più peloso di “cotonarla”.

Titolo impressionantemente “lungo” che però “la” dice tutta su questa razza animalesca del “bestione” che è l’uomo, inteso in senso primitivo.

No, non recedo. Mi massacreranno in cella d’isolamento ma io ribadirò: “Io m’isolo senza le vostre suole. Suore, voi siete solo delle sorcine e tu, che volevi picchiarmi, sarai trombato come quella suonata di tua sorella!”.

Evviva Socrates!

Sì, sono l’elogio della follia, come Erasmo da Rotterdam!
Anche se odio gli sceriffi di Nottingham.

Su questa stronzata, buonanotte! Anzi, Robin Hood, colui che toglie ai ricchi per dare ai poveri.
Ma aveva ragione Superfantozzi, se uno toglie ai ricchi per dare ai poveri, i poveri poi diventan ricchi, e tutto va a puttane un’altra volta.

Infatti, Merenda nel suo cognome sa che è Lucky. Il “suo”, sul picnic, spicca “solare” e sporca le porcelline da “lupetto” di macchioline sulle fragoline.
Ma rimane un attore di merda.

Finirei in “bellezza”. Una psichiatra prova ad “accerchiarmelo”, nel persuadermi che, così (non) facendo, perderò la stima di me stesso.

– Sì, Falotico, senza sesso poi laverai i cessi.
Per ottenere il sesso, ci vuole il successo.
Le ficcai il ciucciotto e, sotto camicia di “sforzo”, la implorai sin a “esplodere” in un “Accattalo!”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. La fattoria degli animali (1954)
  2. Animal Factory (2000)
  3. Anime fiammeggianti (1994)
  4. Sette anime (2008)
  5. Biancaneve e i sette nani (1937)
  6. Cuori in Atlantide (2001)
  7. I Goonies (1985)

Genius-Pop

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