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L’essenza della mia (in)felicità, “biopic” di una sad career


16 Sep
SET DEL FILM "LA GIOVINEZZA" DI PAOLO SORRENTINO. NELLA FOTO HARVEY KEITEL. FOTO DI GIANNI FIORITO

SET DEL FILM “LA GIOVINEZZA” DI PAOLO SORRENTINO.
NELLA FOTO HARVEY KEITEL.
FOTO DI GIANNI FIORITO

La mia carriera è car(i)ata, in me vige infatti, spesso in “fallo”, una vecchiaia giovanile di livello onnisciente, da illuminato sapiente e d’ascetico deficiente. Molta gente di me ride, ma a me non rode e molta di questa società così cafona io invece corrodo. Scrivendo libri acidi, di vera “cattiveria” che sa quanto peccatori lo siamo tutti. Molti vogliono assolutamente “crescere”, per diventare (im)piegati retorici e poi quarantenni malinconici, con tanti rimpianti e parrucchini di (im)pianto. Così come “crescono”, la lor noia mi annoierà sempre. Preferisco allora il mio er(em)o, rimembrante la geniale mia danza di (de)mente. Nel mio mondo, vi sono infiniti spazi per i caffè, per le scommesse calcistiche, per una vita che non ha la (pre)tesa d’insegnare, ah, quelle signore così indaffarate a farsi belle per compiacere una fals’apparenza da donne di g(i)usto. Invero sono racchie e su questo non si transige, più che altro non si “erige”. Barriere di schemi mentali erigono e vanno dritte, cioè molli senza il “ritto”, al sodo, alla “piacevolezza” di esistenze fustigate da bon ton fin(t)i quanto vite “ingioiellate” nell’ipocrisia. Meglio allora me, che da tempo immemorabile mi discostai perfino dai miei coetanei, prediligendo Bob De Niro col neo al social nero. Sono un cane, non un Michael Caine, ma ne vale il pene. “Di mio” non uso il cazzo, ma mando spesso a fanculo con signorilità d’alta scuola e profumato alito. Stasera, mangerò frittura del mio pesce. Sollazzandomi nella mia solitudine “bestiale” come si confà a colui ch’è Peter Pan e anche (di) primo coi tortellini alla panna. Montata, scendi dalla cattedra, e vai a pascere la tua pecorina. Sappilo, io sal(g)o. Vedo gente che si sbraccia, si abbraccia, con le scarpe lacciate si baciano, si succhiano, si prendono per i culi, si fottono, e in questa strafottenza io vivacchio come sono nato in Pacino del mio baci(n)o alla stracciatella sfumata che non screma la realtà fra bianco e nero, ma ecumenicamente gode nel ristorante cinese.

di Stefano Falotico

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Al Pacino, “Salome” per R 101


05 Jan

Questa Donna non sa bene l’italiano, ma conosce la “lingua”.

Venezia mon amour, “Al(fred)do” o, in me, Al(tero)


22 Oct

 

Sì, leggiamo di vite che poco aleggiano, di colonnelli trucidati per le loro ignobili malefatte, col corteo “funebre” di chi or godrà nel vederlo “arrostito” in una camera morturia che mette i brividi.
Dell’Italia “incallita” nel Rugby, ah, meglio Rocky, per gli amanti dello sport “alternativo” ma molto macho.
Di banche italiane gestite, forse, da altri “capimafia”, e d’una voce light di “nome” Giorgia che non demorde e non si lascia abbattere.

Ah, mi concupirono per anni, perché m'”incupissi” anch’io nella cupidigia carnascialesca che una ne scarta e un’altra “la” incarta.
Ah, c’è anche chi s’invaghisce di te, con circospetta “ammirazione” fa di tutto per schernirti e “ischeletrirti” tanto da desiderar che tu t'”impinguisca” e venga scacciato per viver da “non morto” nelle condutture fognarie, come un Danny DeVito dalla vita “bassa” e la pancetta “al pinguino“. Forse, solo Giancarlo Magalli, prima che sgallettasse nelle piazze grandi, per una Carfagna che scosciava per il pubblico mattutino, determinatissima a “scosciare” & scottarsi solo per Silvio.
Silvio, uno che “la” quagliò subito e in Lei “lo” squagliò da squalo…

 

Ma, bando alle “fandonie”, alle ciance, siam qui per le danze!

 

Potrei scegliere Roma, per un gladiatorio ringhio da Russell Crowe, o Milano per un Campari Soda da uno che ben “campa” e mai inciampa. O darmi a Jo Champa per uno “shampoo” migliore del suo marito produttore.

Ma non oso pensare, sebbene sia molto osé “alla Barcelona”, se non a una città migliore, la migliore di tutte, cioè Venezia.
Venezia, lagunare nelle sue alte maree waterworld, ah sì, la sommergeranno per un Futuro non tanto lontano da intelligenze artificiali spielberghiane d’una smemorata Atlantide meravigliosa come l’umanesimo di Stanley Kubrick.
Venezia, con le sue calli caliginose e un lentigginoso nel Canal Grande con una maschera da orge alla Eyes Wide Shut.

La prima volta che vi “navigai”, fu quand’ero ancor infante, la raggiunsi in treno, ascoltando Sabrina Salerno (che già sognavo di “pop-pizzare“) per un’evasione “discotecara” da vero Boy.

Non tutti lo sanno, bene, mi “rammendo” nei ricordi e la rammento, anche a chi s’è scordato di me.
Per la mia Prima Comunione, una delle ultime, i miei genitori pagarono degli artigiani di Murano affinché “intagliassero” delle bomboniere “pagliacce”. Son soprammobili davvero “spiritosi”, di Notte s’animano e suonan il violino, col direttore d’orchestra che fa la mano morta all’unica femmina della collezione, chiamata “La vetraia”.

Ma son legato a Venezia anche per amicizie frankenheimeriane… sì, gusto il caffè in Piazza San Marco con delle piccioncine che “beccano” al mio “mangime”, assieme a un Uomo roniniano dalla malinconia alla Bob De Niro.

Con Lui dissertai e mi dissetai d’Arte, Cinema & Cultura, e gustammo una retrospettiva “tarantiniana” su Un dollaro bucato, una gemma con Giuliano, e I quattro cavalieri dell’Apocalisse, con un Fabio Testi inkazzato col lercio Tomás Milián.

 

Sono un tipo da mostre festivaliere. In quel del Lido. Se nella vita “reale” mi sparano, in riva al mare mi “sparo” tantissime anteprime.

Anche codest’anno, fui pregiato spettatore del PalaBiennale.
Ove, “leccai” molte opere mondiali.

Questo, il mio dolce omaggio al grande Al(fredo) James Pacino…

 

 

Del quale, con preambolo tutto balboiano, recensii il suo capolavoro, Wilde Salome.

 

 

Perché lo schermo nero con mia voce calda? Perché lascio tutto all’immaginazione di chi mi penserà leggerla, o sol leggero… leggerò!

 

Ed è proprio con Al, ah però Lucila…, che inizieremo con calma il nostro excursus…

 


Ne vedrete delle belle, si spera anche donne magnifiche…

 

 

Firmato il Genius

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