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C’ERA UNA VOLTA A… HOLLYWOOD – What Just Happened al Falò? Perché contesta Mr. Marra?


22 Sep

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Innanzitutto, prima d’acclamare l’opus numero 9 di Tarantino, recatevi su IBS.it e comprate il libro Hollywood bianca del Falotico. Opera numero due della sua produzione letteraria. Poi ne riparliamo.

Sparatevi questi due video se volete. Sennò, fatevi una sega su Bridget Fonda di Jackie Brown e così sia.

Ah ah.

Dopo averli visti, ditemi tutto o mandatemi a fanculo subito, ancora prima di aprirle. No, aprirli.

Detto ciò, passiamo a questione quasi omeriche.

Ancora la vecchia storia secondo cui i cinecomic e le graphic novel sono cultura bassa?

Ebbene, io amo sfatare tutto. Ribaltare le logiche. Poiché, nella medietà conformista, nelle rigide prese di posizione immotivatamente radicali, v’intravedo sempre qualcosa di enormemente pregiudiziale.

Adoro abbattere i luoghi comuni e, purtroppo, in Italia siamo ammorbati dalla retorica qualunquistica, dai girotondi delle banalità a buon mercato, poiché l’Italia non si smentisce pressoché mai nel suo essere vetustamente agganciata a valori superati, a etiche retrograde, a una mentalità da tromboni da tempo immemorabile fottutisi e auto-trombatisi.

Da quando m’affrancai da certe marcissime convenzionalità iper-conservatrici, oscenamente moralistiche, orrendamente pedagogiche e dunque semplicemente raccapriccianti nel proporre un modus vivendi e “ragionandi” oramai tanto innaturale quanto inattuabile che, come si suol dire, non sta più né in cielo né in terra, la mia esistenza immensamente ne ha giovato. Ne giovò. Evviva il lancio del giavellotto!

E Ginevra che fece? Tradì Artù col Lancillotto? Mah, meglio mangiarsi un panzerotto. Cioè DiCaprio. Ah ah.

Anzi, a dirla tutta, sono da allora profondamente ravvivato, nell’anima rinsavito, in una parola semplice voglio dire e dichiarare con estremo entusiasmo, simile a un’estasi mistica, che sono ritornato furentemente all’azione fancazzista. Ah ah. No, spingo con più piglio anche se ancora poche ne pigi. Ah, adoro il mio pigiamino…

Sì, a causa di tutte le reprimende e delle contenzioni psicologicamente sedative inflittemi, delle suggestioni bigotte e oscurantistiche superstizioni stronze, mi chiusi talmente tanto da sfiorare quasi il mutismo. Relegato in una dimensione talmente asfittica e ascetica da far scendere soltanto il latte alle ginocchia in maniera tristissima.

Per quanto tempo, ad esempio, dovremmo ancora sentire la stolta idiozia secondo la quale il liceo classico è la scuola culturalmente più formativa?

La cultura vera, sentita, amata e inoculata nell’anima, introiettata nel cervello e nei nostri cuori non è qualcosa che si possa parcellizzare in classi(smi).

Sarebbe come dire che Maradona fu il calciatore più forte degli anni ottanta perché frequentò una scuola di Calcio prestigiosa. Ma de che?

Maradona cazzeggiava a tutto spiano e manco si presentava agli allenamenti. Poiché, nonostante un po’ d’evidente pancetta e la sua testa indubbiamente folle, quando in campo scendeva, cazzo, dimostrava che non abbisognava d’alcuna regola balistica impartitagli dall’allenatore-statista.

Dunque, non voglio più sentire altre stronzate da ballisti. Cioè che la Juventus vince sempre lo scudetto perché Agnelli sa scegliere gli allenatori più bravi.

Grazie al cazzo che vince. Ha la squadra coi giocatori più forti. L’allenatore non c’entra un cazzo.

Per esempio, Maurizio Sarri è un campagnolo, un villano, un cafone mai visto. Se allenasse il Lame Ancora, squadra del mio quartiere in cui militai sin all’età dei diciotto anni, al massimo vincerebbe il campionato provinciale e qualche torneo rionale. Ma non per merito suo. Avrebbe trionfato grazie a me. Ah ah.

Una volta, un mio allenatore dal cognome Bongiovanni mi sfidò:

– Stefano, ti sbatto in panchina. Cominci a starmi sul cazzo. Al tuo posto, metto Chiesi (no, non Chiesa, Chiesi). Vedrai che vinceremo lo stesso.

 

La partita finì 4 a 0. Quattro per la squadra avversaria, però. Ah ah.

Ve ne racconto un’altra.

Durante un allenamento pomeridiano, un mio compagno, non mi ricordo se Pirillo o Cetti, assistette a un mio goal pazzesco su punizione.

Al che, urlando come un matto, esclamò:

– Fermi tutti. Goal enorme, sì. Ma trattasi di colpo di culo.

Facciamo una cosa.

È un allenamento. Rischieriamo la barriera e posizioniamo la palla nella stessa posizione. Voglio proprio vedere se questo Falotico riuscirà a ripetersi.

 

Al che, sussurrò alla sua ragazza, la quale era a bordo campo ad assistere al suo gagà, quanto segue:

– Ehi, mia bella, adesso io e Falotico scommettiamo 100 mila lire (eh sì, all’epoca c’erano le lire).

Se riuscirà a realizzare nuovamente un goal come quello di prima, io gli darò 100 mila lire. Se invece non ce la farà, com’è ovvio che sia, Falotico mi darà il centone.

– Accetto – risposi io.

– Perfetto. Bravo, coglione. Ecco, a posto. Barriera schierata. Quando sei pronto, Stefano, calcia pure. Voglio proprio vedere se ancora infilerai la palla sotto l’incrocio.

 

La palla finì all’incrocio. Peraltro, col portiere che si lanciò verso lo stesso incrocio della prima volta. Che pirla… ah ah. Quello che si definisce un volo d’angelo da trimone.

Partì perciò la reazione isterica della sua ragazza:

– Idiota! Stasera dovevamo andare a mangiare fuori. Quelle cento mila lire erano la tua paghetta. Stronzo!

Ah ah.

 

Questo per dire che non dovete dare mai per assodato nulla.

Tranne questo…

Carlo Buccirosso, presente in 5 è il numero perfetto, è un ottimo caratterista e anche un bravo attore protagonista delle sceneggiate napoletane. Se però in Joker, al posto di Joaquin Phoenix, vi fosse stato lui, ne sarebbe venuto fuori un film comico.

Ho detto tutto…

Anzi, no.

Sarebbe come dire… prendiamo uno di questi sessantenni che disprezzano i giovani e il nuovo Cinema, facendo loro interpretare la parte da codesti tanto mitizzata, essendo legata ai loro entusiasmi giovanili, di Al Pacino in Serpico.

Forza, suvvia. Il circolo ARCI vi aspetta e, come dicono in meridione, fancul’ a mammata.

A me fanno inoltre molto ridere quelle ragazze che si professano virtuose e ambiziose. Quelle sui trent’anni, per intenderci.

Ora, non vanno con un loro coetaneo in quanto, nonostante lui abbia un’età per cui si presuppone che maturo dovrebbe esserlo, queste qua lo considerano, appunto, immaturo e un eterno, inaffidabile Peter Pan.

Poi, per divertirsi, vanno però con uno qualsiasi.

Se invece vengono contattate da un quarantenne, lo snobbano e l’offendono pure, reputandolo troppo vecchio.

Insomma, detta schiettamente, non sanno che cazzo vogliano.

Dalla vita?

No, nella figa.

Ah ah.

 

Questo è un (im)puro dialogo pulp che fa discussione sterile eppur giocosa fra iene.

Madonna era come la Virgin? Ma de che?

Intanto, il Genius-Pop, alias Joker Marino… passeggia e dà non solo nell’occhio.

 

di Stefano Falotico

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Disastro a Hollywood: non è un film con De Niro, benvenuti nel FIGHT CLUB e in BIRDMAN


17 Apr

happened wincott

Sì, avete presente il film di Barry Levinson con Bob De Niro? What Just Happened?

No, non ce l’avete presente perché questo film assai sottostimato l’ho visto solo io e forse Michael Wincott.

Il più grande cinematografaro del mondo, ah ah, colui che è stato il villain de Il corvo e il cugino sfigato dello sceriffo di Nottingham nel Robin Hood con Kevin Costner.

Insomma uno che ha una faccia da ergastolano ma lo prende in quel posto più di Fantozzi.

Sì, lui vuol editare il film Fiercely con Sean Penn come dice la sua testa. Convinto di essere il nuovo Orson Welles. Ma la direttrice dello studio Catherine Keener, specializzata in ruoli da t… a, e anche qui è stronza alquanto, gli cassa quasi tutto. Perché pensa solo agli incassi.

Wincott distrutto, apparentemente crolla e abdica alle richieste della Weinstein in gonnella. Ma poi a Cannes stupisce tutti, presentando sotto banco il suo director’s cut.

Un finale che farebbe arrabbiare tutti gli animalisti. Anzi, li fa proprio incazzare.

Bob De Niro, il produttore della pellicola, ascolta i fischi sonanti, rimuginando e mugugnando con la classica smorfia congeniale all’attore de Gli ultimi fuochi.

Inforcando gli occhiali in stile Battiato, occhiali di sintomatico mistero. Eh già.

Wincott invece ridacchia sotto i baffi. Probabilmente, dopo una mossa del genere, non gli daranno i finanziamenti neppure per girare un Super 8 millimetri (no, non il film di J.J. Abrams) di suo figlio alla prima Comunione.

Ma lui se ne frega. Tanto un altro lavoro lo troverà. Al massimo, s’iscriverà alla lista di collocamento de I soliti ignoti. O no?

Ecco, Disastro a Hollywood non è un grande film ma è godibile. Con molte scene deliziose.

I protagonisti di Robert Altman è certamente superiore ma noi non dobbiamo partire dai maestri assoluti.

Dobbiamo farci la gavetta. Altrimenti saranno soltanto gavettoni in testa.

Per realizzare anche un cortometraggio degno di nota, bisogna procedere con meticolosità poderosa, oserei dire puntigliosa.

Intanto, imbastire una sceneggiatura d’una certa rilevanza, originale ed enigmaticamente sottile. In una parola, sfiziosa. Lasciando stare tutti i furbetti ammiccamenti libidinosi e le puttanate varie di presa subdola.

No, nessun nudo, al massimo un tocco di femminilità elegante e sensuale nell’impasto del cortometraggio speciale. Mescolata a una virilità cazzuta da pensatori liberi.

Nichilistici, narcisisti, giammai solipsistici o classisti. Insomma, uno script da veri equilibristi delle parole e delle atmosfere che spingono…

Sì, in pochi minuti, bisogna allestire un pregevole lavoro, tecnicamente ben realizzato. Altresì è doveroso, per onestà intellettuale, sintetizzare la propria poetica in un tempo così stringato, limitato. Senza essere limitati.

Senza schiacciare la potenza dell’assunto con sbrigativi effettismi e subdoli escamotage, come si suol dire, ruffiani e da paraculi.

Bisogna cioè creare il proprio piccolo gioiello, conservando un personalissimo stile incisivo. Senza mai vendersi e leccare… Altrimenti beccheremo soltanto dei frontali e ci spaccheremo gli incisivi.

Mica facile. C’è poi lo storyboad, gli attori da scegliere, gestire e dirigere, tutto il comparto tecnico e le location da selezionare accuratamente dopo profondi spogliatoi, no, sopralluoghi. Al che, ti accorgi che ciò che appariva un gioco da ragazzi, ah, non solo è dispendioso perché occorrono numerosi soldini da investire, bensì è semplicemente più complicato del previsto.

Ma io e il mio amico ce la faremo. Senza farci nessun film, facendolo.

Ci siamo quasi. Incrociamo le dita.

Finita Pasqua, passerà qualche giorno e partiranno i ciak. Possediamo la cultura per fare questo. Il coraggio. E, come si suol dire, il carisma.

Gli allibratori non accettano scommesse. Vincere e vinceremo!

E se invece perderemo? Gireremo un altro corto. Noi non ci demoralizziamo.

Mentre voi passerete tutta la vita a brindare che la Juventus è stata eliminata dalla Champions League.

In faide e sfottò barbarici. Napoletani contro piemontesi e donne umbre contro uomini siculi.

Continuando nella vostra vita di bassezze, indignitose, truffaldine vite misere. Anzi, miserrime!

(S)fatte di gelosie, oscene battute sempre coi doppi sensi sessuali, che voi definite “piccanti”, ripicche, filippiche, della serie oggi amo Filippo ma lo tradisco con un filippino, tanto Filippo non può sospettare che la sua amante sia la mia donna delle pulizie.

Sì, un’Italia di cornuti, di uomini miopi senza cornee e senza cuore ove gli ipocriti pregano con le coroncine e poi comprano i libri di Corona. Sarete mazziati!

Sì, continuate così. Poi non vi lamentate… se arriveranno, sempre da parte mia, mazzate!

Così è.

Sono presuntuoso.

Mi pare sacrosanto.

E cammino con aria disinvolta, adocchiando di qua e di là con indubbio charme.

Perché mi comporto in questa maniera volgare?

Come dice il mitico Christian De Sica:

ah, buzziconi, ma vedete d’anna’ …

 

Ecco, ci siamo capiti.

Adesso, scusate, devo andare al negozio dei giocattoli.

Una tizia, essendo da me stata rifiutata, va consolata con un Big Jim.

Sì, sinceramente, ah, n’è passata di acqua sotto i ponti. Ove io non finirò per vostra delusione somma, somari.

Sì, voi avete fatto gli stronzi a pontificare, qui in Italia sono tutti i pontefici, mentre io, non scordatelo mai, rimango il più cinico.

Mi pare ovvio.

Detto ciò, senza rancore, eh?

Sì, nella mia vita commisi un errore sesquipedale. Al pari di Jack Nicholson de La promessa.

Cioè, ho sempre avuto ragione io. Ma non sono mai esistite, sussistite le prove della mia ragione.

E allora dicevano che andavo assistito.

E dunque era più facile credere che fossi un delirante mezzo matto, un personaggio da Jodorowsky, sì, da La montagna sacra.

E di me fu equivocato tutto dapprincipio. Son solo un principe. A volte pure solo e basta. Ah, chi se ne frega del Sole? Poi ti scotti!

Perché, se uno non adatta il suo genio a dei principi, a dei principianti di ordinarietà e non riesce mai a dimostrare la sua superiorità, il gigante diventa un nano e i nani prendono per il culo il gigante.

In un capovolgimento pazzesco e ipocrita di verità ribaltate.

Sì, non ho mai avuto bisogno di amori adolescenziali e di ragazzine piccoline. Così, mi son beccato nel corso del tempo anche l’appellativo d’impotente. Perfino di maniaco.

Perché la gente ha pensato: ah, questo ti piace però non ti piace. Questo lo fai però non lo fai. Allora devi essere un semi-pervertito.

Ora, credo che i nani vadano zittiti una volta per tutti. Anche per tutte…

I nani sono trasgressivi nel vestiario, nelle pose ma nella mente e nell’anima sono dei pelandroni nullafacenti.

Parlano, spettegolano, giudicano, favellano ma poco combinano. Perché, messi di fronte al salto di qualità, si chiudono come sempre nei moralismi, nella retorica, nell’esaltazione cioè della stoltezza.

Della loro tristezza.

E del vivaio porcellesco quotidiano.

Meglio essere tosti, duri, cupi.

Si rischia di essere emarginati e picchiati a sangue dal mondo.

Sì, ovvio. Meglio che rimbecillirsi.

Io adoro Nietzsche.

E dovreste adorarlo anche voi.

Evviva il titanismo!

Sì, altrimenti si finisce a fare i medici e gli avvocati.

Bravissimi, ma non sono artisti.

E, fra una parcella e un onorario, un paziente e una causa, aspettano che la Juventus vinca la Champions.

Se a voi questo mondo piace, a me no.
fiercely sean penn

 

 

di Stefano Falotico

Disastro a Hollywood, Harvey Weinstein non è Art Linson


11 Oct

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What Just Happened, film discreto, di buon piglio ma che è una satira abbastanza scontata e all’acqua di rose del sottobosco hollywoodiano, apprezzabile per l’impegno di De Niro, misurato e “in sordina”, per un Bruce Willis cafone che non vuole tagliarsi la barba, per uno Sean Penn languidamente energico prima che gli sparino, uccidendo anche il cane, oggetto della contesa fra la “contessa” Catherine Keener e il “corvo” Michael Wincott. C’è una scenetta alquanto disgustosa e disturbante nel bagnetto, ove un’attricetta alle “prime armi”, vorrebbe fare un pompino al personaggio del produttore interpretato da un De Niro sorpreso. Un “lavoretto” oscuro che sia un lasciapassare, però che passera, per il s(ucc)esso hollywoodiano. Egli, con classe e gentilezza, pur con l’amaro in bocca e senza fra i suoi denti la lingua “succhiante”, declina l’offerta. Un film prodotto da Art Linson, che sta co-producendo con la Weinstein Company la serie televisiva Yellowstone con Kevin Costner. Vedi i ca… della vita? Strane coincidenze. Adesso scoppia lo scandalo di un Weinstein che si scopre, eccome se ne scoprì, che troppo scopa. E la vicenda diverrà un remake dei film prodotti da Linson, Gli intoccabili, Fight Club, Paradiso perduto, Black Dahlia. Potete giurarci.

Insomma, il mondo si divide in due categorie, quelli che hanno culo e quelli che “la” prendono a culo. Ah ah.

 

di Stefano Falotico03540036

Disastro a Hollywood – Recensione di “Nanni Moretti”


03 Aug

 

Nanni, il malefico “critico” di Henry…, di Strange Days e Heat, casca su What Just Happened di Barry Levinson, con De Niro e uno “spaesato” Sean Penn in balia di se stesso.

Ma Nanni è ossessionato da un Uomo che lo turba, lo attrae quanto ne è fascinosamente “impaurito”: Stefano Falotico.

(Id)entità rinata di cui rimane “scettico”.

 

Stasera, recensirò per voi Disastro a Hollywood di Barry Levinson.
Costui, autore premio Oscar, non so se meritato, per Rain Man, ha girato quasi solo stronzate, eccezion fatta per un altro paio, forse una decina di grandi film, forse sopravvalutati o forse no, il cui podio e l’apice è stato raggiunto col Dottor Morte con un Pacino spettrale, “invecchiato”, kevorkianano, l'”eutanasia” di tutte le sue rabbie attoriali.

Ecco, concentriamoci, non perdiamoci (di vista), su questo What Just Happened.
Sono dubbioso in merito, che voto merita?
Un capolavoro inaudito, un dito medio da “pollice” nel “sufficiente”, nel Sofficino Findus, oppure un’emerita cagatona? Ops, scusate il linguaggio volgare. E che si fa ora? Ne va del mio “morettismo” di Sachertorte e Trinca con tanto di Laura Morante che mi ama “a dispetto” di mia moglie, che non sa quando m'”insinuo” nel suo seno.
Latteo, materno, materico, sono un mammone, sono un bamboccione con la Nutella nelle “maternità” di Bianca…

Il film è la storia d’un produttore fallito, a cui non va neanche il “fallo”, sebbene Robin Wright, una bionda di stucco da “lavarti” a secco, ne voglia ancora dal “suo”.

Tutto ruota, anche di riprese accelerate, sui problemi di questo nevrotico, distrutto, sopravvissuto nella fauna delle faine di Hollywood, delle “fighine”, d’uno Sean che recita per quattro penny, di Michael Wincott drogato, spacciato, fottuto, che se ne frega, che urla “Vaffanculo!”.

C’è anche Kristen Stewart, una ragazzina all’epoca “acqua e sapone”, oggi “cerone” su Robert Pattinson, e Bruce Willis sovrappeso col barbone.

Questo De Niro “stanco”, appesantito dalle inculate, che fa di tutto per rimanere a galla e resistere fra tanti attori che sembrano degli avanzi di galera.

Il suo personaggio è Ben, e qui recita molto bene.
Sotto le righe, misurato, con la “sordina” ma il solito ghignetto, anche autoironico.

Sì, lo promuovo questo Levinson, al di là dei difetti d’una sceneggiatura un po’ traballante e che gira a vuoto, perde delle battute, “allude” di giochini verbali che non sempre divertono.

Sì, gli do un 8 pieno.

Ma c’è un Uomo che mi sta ossessionando: Stefano Falotico.
Che cosa è successo alla sua vita, al suo “trampolino” che fu tranciato, reciso e quasi amputato nell'”ammutolito”, che ora è tornato a “tormentarmi”?
Sì, Stefano perse il suo smalto, non amava le ragazzine che si “smaltavano”, aveva rinunciato alla sua brillantezza per bere solo del tè senza esser in sé e se stesso.

E ora è meglio di me.
M’ha fregato un’altra volta.

Genius-Pop

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