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In tempi di COVID-19 angosciante, vogliamo vedere CRY MACHO di Clint Eastwood e ascoltare, su Audible, BOLOGNA INSANGUINATA, poliziesco e thriller di grande suspense


15 Feb

eastwood million dollar babySì, ho una venerazione particolare per Clint Eastwood. Tant’è che, alle volte, dinanzi alla sua forza non solo cinematografica, temo di essere gay e di essermi compenetrato nella sua Settima Arte in modo così amoroso da venir… ammalato di malattia venerea.

C’è un film che, a prescindere dal disagio devastante indotto dalla situazione pandemica attuale, alquanto angosciante, aspetto con trepidazione immane, sì, con incommensurabile ansia. Ovvero Cry Macho, firmato da colui che, per antonomasia, incarna la mia moral guidance, ribadisco, par excellence. Vale a dire ovviamente l’immenso Eastwood, Clint Eastwood. Per dirla à la Michael J. Fox del terzo capitolo della saga, se preferite chiamarlo/a franchise, di Ritorno al futuro.

Be’, Back to the Future di Bobby Zemeckis è uno dei film della mia vita. No, non posseggo la macchina del tempo e, al massimo, al posto della DeLorean super-accessoriata con tanto di flusso canalizzatore inventato da Doc Christopher Lloyd, debbo ammettere che in passato assomigliai al Lloyd di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Sì, non fui funestato dal Covid, detto altresì Coronavirus, bensì dal d.o.c. di purissima origine controllata e certificata. Sì, fui Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato, essendo stato considerato anaffettivo, affettato e artefatto, no, affetto da un innocuo disturbo ossessivo-compulsivo di matrice ritualistica e relative manie igieniche da mentale igiene… assolutamente inutile da vostro asilo nido.

Ecco, oggi ne sono ammalati tutti. Se entri in un bar, per esempio, e prima di bere un caffè non ti pulisci le mani col gel igienizzante, è capace che il gestore del locale chiami la polizia. Dunque, vieni preso per il culo e poi per il collo, quindi picchiato e imbracato con la camicia di forza, spedito a un TSO atto a sedare, con misure restrittive di quarantene a mo’ di governo Conte e Draghi, ogni tuo ministro Speranza. No, scusate, volevo dire, atto a inibire ogni tua “aggressività” figlia dell’essere stato estenuato, castigato, murato vivo dai vari lockdown veramente ammorbanti e castranti. Tristissimi e deprimenti. Basta con le reprimende. Sì, sono tremendo.

Stiamo perdendo le speranze, ci stanno chiudendo forse metaforicamente all’Ottonello di Bologna, celeberrimo nosocomio ove chi, esasperato da una vita stressante e strozzante ogni impulso per l’appunto istintivamente, sanamente vitalistico dei più umanamente inneggianti alla libertà non coartata né maltrattata in modo arbitrariamente coatto, accusa scompensi psicologici acuti dei più gravi e allarmanti. E, in quanto urlante come i coatti alla fontana di Trevi della capitale italiana, viene multato in modo salato. Anzi, mi correggo. Viene reso muto solo perché rivendicò che, senza un sostegno non farmacologico, bensì prettamente economico, detto anche indennizzo, non soltanto non potrà pagarsi il mutuo ma sarà pure presto sepolto vivo e suicidato.

Sì, davvero. Non se ne può più. Ci mancava Walter Ricciardi. Non bastarono le Brigate Rosse a fare del terrorismo? Adesso, questo medico dei muti che stiamo diventando noi, no, della mutua, propone violentemente e propugna brutalmente gli arresti domiciliari a briglia sciolta, sì, le catene, cioè la totale quarantena.

La gente, distrutta e sempre più disoccupata, nelle zone erogene spappolata, angariata e martoriata, dopo aver passato le pseudo-vacanze natalizie in cui festeggiò, per modo di dire, la nascita del Cristo, colui che passò un osceno martirio, a rivedere I ponti di Madison County e Gli spietati su Netflix Italia, nell’utopia che il romanticismo di Eastwood alleviasse ogni ferita non solo del cuore, si sente ora irrimediabilmente sfregiata, più che altro fregata e fottuta come Anna Levine Thomson dello stesso Unforgiven.

Al che le persone, arrugginite come William Munny, si persero nella nebbia dei loro fantasmi. Ma vogliono ugualmente combattere ostinatamente, saviamente più che altro, ogni malasanità e falso diritto poco egualitario. E, anziché fare irruzione nel saloon ove spadroneggia e detta legge il vile e laido, corrotto sceriffo impunito e poco pulito, Gene Hackman, ubicato nella spettrale Big Whiskey, in tale era del Proibizionismo emesso da privilegiati pavidi, a mo’ di Kevin Costner del western metropolitano Gli intoccabili, anela solamente a poter bere del sano whisky in un normale pub.  Che sarà mai un bicchierino? Basta con Lucia Azzolina. A cui canterei una bella canzoncina: rose, no, zone rosse per te, ho comprato stasera e il tuo cuore lo sa.

Ah ah.

Eppure i locali chiudono alle 18 e, solo per due ore, fanno da asporto. Asportando ogni chimera anche di chi non è un alcolista cronico o anonimo, bensì una semplice vecchietta non cocainomane ma umilmente amante solamente, più che altro solissima, del caffè da brava signora della notte… come Frances Fisher.

Ebbene, in un mondo e in un Belpaese ove la demenza impazza a Montecitorio, stanno esagerando, no, esigiamo tutti assieme appassionatamente, a suffragio universale imprescindibile e insindacabile, una ribellione popolare? No, vogliamo almeno andare, semmai anche in modo ameno altrimenti tutti vi meno, dal tabaccaio anche alle 23 se siamo sprovvisti d’un pacchetto di sigarette Chesterfield. Le sigarette del cowboy dei poveri, abitante anche nella Pianura Padana. Grande fruitore, peraltro, di piadine romagnole e dotato all’occorrenza non della 44 Magnum da Callaghan fra le gambe, bensì della celebre, sebbene non finissima, espressione sorbole!

Così anche i laureati alla Sorbona, pure le laureate più bone invero raccomandatissime dal professore universitario corruttore e “promoter” delle bonazzone di “bocca buona”, eh già, sono sul piede di guerra e decretano l’insurrezione. In questo mondo crocifisso, vi sarà una catartica resurrezione?

Ebbene, dopo questa mia lunga e “penosa” digressione, arriviamo al punto dell’ascensione. No, della questione. Sì, voglio l’eccitazione. Avverto, in giro, troppa preoccupazione.

In Parlamento si dibatte, in queste ore, in merito ai nuovi e orribili provvedimenti da perpetrare a danno dell’incolpevole e impotente popolazione ridotta a essere dissidente, no, vulnerabile e resiliente.

Mentre un uomo, un revenant, un tale Falotico che “non vale niente”, ecco che diventa John Cusack di Mezzanotte nel giardino del bene e del male, trasformandosi nel mitico Sam Rockwell di Richard Jewell.

Egli è Steve, Steve Everett di Fino a prova contraria. Vuole vedervi sempre chiaro. Poiché, a mo’ di monco di Per qualche dollaro in più, non gli torna(va)no i conti…

Sì, finita l’era Conte, Il Falò deve far di conto. Spera anche che, con la sua lei, la quale abita in un’altra regione, possa presto consumare nuovamente vari coiti. Vediamo… uhm, tale Ricciardi deve essere molto ricco per fare lo stronzo e il figlio di put… none. Draghi è proprio un drago, come no, nell’aver rivoluzionato così tanto il governo da aver conservato non l’ordine sociale, bensì aver espresso la sua fiducia ai soliti noti di queste retrive, indelebili, cattive e impresentabili tradizioni.

Ci fu un uomo, un uomo smarritosi nella sua lunga notte da Mystic River, capace di recitare per 4h e 56 min. un audiolibro ove, alla pari di Eli Wallach de Il buono, il brutto, il cattivo, le spara grosse.

In tale Bologna insanguinata, tale “poveretto” accennò anche a Marco Dimitri. Capo dei Bambini di Satana, morto lo scorso e assai recente 13 Febbraio. Finalmente. Aveva rotto i cog… ni.

Poiché tale Falò adora La nona porta di Polanski.

Insomma, se credete al compianto (da chi?) Charles Manson, sareste capaci di massacri ignobili e di un esecrabile, immondo eccidio da Cielo Drive solo perché Rosemary’s Baby vi urtò non poco. Figli d’un demone Giuda!

Personalmente, adoro Walt Kowalski di Gran Torino, uno con le palle in mezzo a una società omertosa e collusa ai bullismi porci.

Ricordiamo inoltre a vossignoria vanagloriosa e lercia fino al midollo che, da qualche giorno, su Netflix essa può commuoversi, perlomeno una volta nella sua esistenza misera e sporca, dinanzi a Million Dollar Baby. Capolavoro assoluto! Non si discute. Chi lo discusse o lo discuterà, con me se la vedrà. Gli consiglio di vederlo oppure rivederlo, altrimenti sarà rivedibile.

Frankie non è mai più tornato. Non ha lasciato neanche un messaggio. Nessuno ha mai saputo che fine abbia fatto. Ho sperato che fosse venuto a cercare te. A chiederti per l’ennesima volta di perdonarlo… ma forse non c’era rimasto più niente nel suo cuore. Spero solo che abbia trovato un posto ove vivere in pace. Un posto in mezzo ai cedri e alle querce. Sperduto tra il nulla e l’addio. Ma forse è soltanto un’illusione. Ovunque si trovi adesso, ho pensato che fosse giusto farti sapere chi era veramente tuo padre.

Detto questo, spero di poter vedere Cry Macho al cinema come dio comanda e quanto prima.

Spero anche che Martin Scorsese si dia una mossa a girare Killers of the Flower Moon con Leo DiCaprio e Bob De Niro.

Sennò, mi gireranno.

Ricordate: un Falò incazzato è uno spettacolo che vale il prezzo del biglietto.

Comunque, non spargete la voce. La figlia di Eastwood, Alison, è gnocca.

Devo, infine ma non sfinito, dirvi la verità.

Pensai di essere debole e indifeso come uno dei McFly.

Purtroppo, sapete da dove viene il detto: non fare l’indiano? Da Qualcuno volò sul nido del cuculo.

In periodi da manicomio, ci vuole un tizio davvero forte. Capace di sollevare un macigno.

Ogni infermiera alla Louise Fletcher comincia a piangere. Non è colpa mia se io sono io e voi no.

Parola del Signore e non delle sceme signorine, signorotti e signorone di questo stivalone di porcelloni chiacchieroni.

Vado adesso a fumare un sigarone, poi mangerò un piatto di spaghetti western alla Sergio Leone, no, un po’ di maccheroni, miei bambagioni.

Salutatemi vostra madre. Lei gestisce il bordello. Lei è la matrona.

Chi è il padrone di questo cesso?

Un Falò nella notte, un ghost che ha, come dicono a Bologna, la cartola.

 

di Stefano Falotico

 

sean penn mystic river

BACK TO THE FUTURE III, Michael J. Fox, 1990.

BACK TO THE FUTURE III, Michael J. Fox, 1990.

polanski rosemary babycuculo nicholson indiano

 

stefano falotico

Ecco perché Clint Eastwood è mille volte superiore a Quentin Tarantino. Ecco perché C’era una truffa a Hollywood forse è un film bruttissimo ma certamente più coraggioso di Once Upon a Time… in Hollywood


05 Feb

clint eastwoodOk, cari gringo, chiariamoci assai bene. Tarantino realizzò tre capolavori, cioè i suoi primi tre film. Le altre sue pellicole sono belle ma, al finale di Kill Bill vol. 1, preferirò sempre quello di Per qualche dollaro in più. Che è di Sergio Leone e non di Eastwood.

Comunque, il finale de Gli spietati è superiore a quello di C’era una volta il West.

Secondo voi, Django Unchained è un grande film? Forse, non lo so. Di certo, Franco Nero è più figo di Jamie Foxx, un nerone. E non sono, capite, miei capitalisti che vorreste decapitarmi, un uomo razzista o schiavista. Pensate, sono amante di Amistad, sognai per anni delle amanti come Naomi Campbell e riuscii ad amare De Niro alla follia, protagonista di C’era una volta in America ed ex della Venere Nera, sì, la venerò ma nessuna malattia venerea pigliò, amando al contempo altre negre come Charmaine Sinclair e Grace Hightower. Io amo anche Black Dahlia di Brian De Palma, regista de Gli intoccabili, un immenso western… metropolitano.

Quindi, sono intoccabile. Capito, donne? Toccatemi e non vi denuncerò. Vi amerò.

A dire il vero, quando fui adolescente, volli amare anche la Venere Bianca, all’ana… e, sì, all’anagrafe Manuela Falorni. Pare, fra l’altro, che De Niro amò Moana Pozzi mentre David Bowie, presente anche ne Il mio West, fu sposato con Iman. Sì, il Duca Bianco fu amatore di Iman, donna che amò il suo superuomo da He-Man, forse bravo a solleticarle l’imene.

A proposito, chi sarebbe China Girl? Una delle amanti bisex di David, cioè Mick Jagger?

Ora, secondo il signor Pellegrini di The Fan, Mick Jagger è gay. Eufemismo di frocio, chiaro, finocchi? Io non sono Pinocchio né omofobo e quindi riesco ad amare sia i Beatles che i Rolling Stones. Ai Led Zeppelin, ho sempre preferito la zeppa sullo zoccolo di Jennifer Lopez, sì, ho detto zoccolo…  Alla zuppa inglese, invece, preferisco la maionese. E alla maionese lo zabaione.

Al mascarpone, preferisco i mie scarponi. Non indosso gli stivaloni da cowboy ma adoro il cowgirl. Allo stivalone italiano, preferisco i tacchi a spillo.

Ecco, a mio avviso, chi considera The Hateful Eight un capolavoro è meglio che riguardi The Killing di Stanley Kubrick. E, per l’appunto, Le iene – Cani da rapina di Tarantino. Chi ama Ennio Morricone, si riascolti le sue colonne sonore per Leone e lasci stare la sua soundtrack per il film succitato di Quentin.

È la stessa cosa de La cosa con tre semi-riff in più da Keith Richards attuale. Cioè un rincoglionito come Johnny Depp de La maledizione della prima luna. Ma quali Pirati dei Caraibi, meglio The Curse of Monkey Island.

Sì, Morricone fu un genio come Mozart, lo affermò e sottoscrisse Tarantino. Ma, negli ultimi suoi anni di vita, realizzò soltanto cover più brutte delle sue colonne sonore per Giuseppe Tornatore.

Tim Roth lavorò sia con Tornatore che con Tarantino. De Niro lavorò sia con Leone che con Tarantino.

Sì, è tutto un balletto la vita, insomma una tarantella.

Vi ricordate The Blues Brothers?

– La signora Tarantella?

– No, Tarantino.

 

Kurt Russell lavorò con De Niro in Fuoco assassino, con Tarantino molte volte e con John Carpenter girò tanta roba. Roba che Tarantino riciclò in modo grossolano, cazzeggiando a tutto spiano. Secondo me, Mystic River non è un capolavoro. In quanto troppo retorico e cucinato per gli Oscar. Gran Torino e The Mule, invece, sono davvero dei capolavori. Su Facebook, qualcuno scrisse che Il cacciatore è il capolavoro di Michael Cimino. A parte Il siciliano e forse Ore disperate, tutti i film di Cimino sono dei masterpieces.

Il primo film di Cimino ebbe come attore Clint Eastwood. Il quale si fidò ciecamente di Michael. Michael, chi? De Niro di The Deer Hunter?

Insomma, Eastwood, signore come Sondra Locke e Frances Fisher, cari signori come Walt Kowalski.

Io amo anche Walt Disney, peraltro. Non solo Tom Hanks di Saving Private Ryan e di Saving Mr. Banks.

Sì, è pieno di farabutti in giro. Hanno assalito la banca di Santa Cruz o le banks, per l’appunto? Non datevi al branco ma al banco…

Tu ami Sully?

Bravo, io amo gli spaghetti alle vongole e anche quelli con Giuliano Gemma.

Comunque, ad Anche gli angeli mangiano fagioli, preferisco Un dollaro bucato e la figlia del compianto Giuliano, Vera, è vero che è rifatta ma me la farei.

Con tanto di “remake”.

Se non vi sta bene, porci, sfregiatemi come la puttana di Unforgiven.

D’altronde, sono come Richard Harris, Un uomo chiamato cavallo. Adoro anche l’attrice Valeria Cavalli. Specialmente, quando le gambe accavalla e le vorrei montare in sella. In sala? Dopo averle offerto da bere del whisky, nel saloon o forse solo nel salotto, lei berrà la mia birra…

Sì, molti uomini si montano la testa. Secondo me dovrebbero montarsi la propria donna.

In città, troppi sceriffi dettano legge.

Sono dei panzoni come Gene Hackman.

Eastwood è un genio, Tarantino mi fa un baffo.

Le sue sceneggiature non valgono un cazzo. Infatti, Uma Thurman lo mandò a farsi fottere.

 

 

di Stefano Falotico

 

La Critica pretestuosa nel Cinema e nella vita – Cento scuse false per stroncare un film o una persona


17 Mar

dicaprio morrone

Forse il Cinema, in fondo, a essere sinceri, è morto.

La Critica non esiste poiché tutti vogliono avere ragione. Ma in verità vi dico che la ragione è mia, in quanto son illuminista profetico, raziocinante e poetico che non sbaglia un colpo come Sam Rothstein di Casinò, ah ah.

Sì, io al volo capii sempre le cose e seppi, in tempi non sospetti, che avrei indovinato tutte le mosse giuste nel tavolo verde della vita. Poiché il dado subito trassi, soprattutto quello della Knorr e presto, per via della mia sveltezza di pensiero lungimirante e troppo oltre, divenni precocemente depresso in modo smisurato, persino iracondo. Mescolando, a tarda sera, un brodino per poi bere un crodino come Spider di Cronenberg.

Rimembrando anzitempo, a mo’ di Strange Days, sui miei sogni perduti, scioltisi e liquefatti nel me oramai annegato nella perdizione d’uno spazio-tempo corroborato soltanto dalla vivacità estemporanea delle mie passate, memorabili memorie.

La gente attorno a me mi disse che non avrei dovuto fissarmi nell’imbrodarmi, per l’appunto, sulle mie prodigiose gesta eroiche della prima adolescenza, arenandomi nella nullafacente magnificazione del carisma derivatomi da un passato glorioso e felice. Poiché, ancora troppo giovane per disperarmi e celebrare, dunque, solamente i tempi migliori del mio me oramai smarritosi nella recondita reminiscenza delle mie trascorse glorie, non potevo arrendermi.

Ma mi arresi presto. Lo affermo con orgoglio totale. Non rinnegando la mia scelta esatta e impeccabile.

Oserei dire implacabile, temuta e da tutti osteggiata, combattuta e zittita con ricatti e perfino con ricoveri coatti al fine che diventassi, come quasi tutti, un gioviale e superficiale coatto e la smettessi di adombrarmi nella stupenda, incantevole topaia confortevole della mia vita da ratto, lontano/a dalle zoccole e dalle baldracche, dalle risate facete e dalle maschere d’una società a pecora più d’un formaggio sardo.

Sì, una società cieca e sorda. Brava solo a innalzare squallidi trofei sconci d’una vita tronfia, diciamocela… da stronzi.

Poiché, come sopra vi dissi, come Sam Rothstein vidi già giusto, profetizzando anche la mia rovina inenarrabile ch’eppur io qui, nelle righe seguenti, vi racconto.

Basti vedere C’era una volta a… Hollywood, una delle peggiori disgrazie del Cinema contemporaneo.

Guazzabuglio di nostalgico, patetico passatismo buono per gente oramai alla frutta che gusta i film tra il pelare le patate e leccare un sorbetto, sorbendosi questa minchiata micidiale che non darei da vedere neanche a un malato terminale nel letto d’ospedale che non può mangiare nemmeno un passato… di verdura.

Sì, è un film da flebo, liofilizzato pastrocchiato di banalità a buon mercato, un profluvio di leccate di culo allo spettatore cinquantenne pasciuto in stato contemplativo della Hollywood degli anni d’oro e dei suoi glory days oramai affievolitisi in un’esistenza monotona, grigia e imbrunita nel tedioso avanzare dei giorni tutti uguali e procedenti nella putrescenza marcescente del buonismo elegiaco e vano.

Film da vedere, stravaccati sul divano col vino in mano.

Ah, vite orrende s’allineano e assiepano nella mestizia della loro sconsolatezza immonda.

Giornate scandite dalla tristizia alternata alla finta allegria di facce contentamente false di gentaglia che, dopo aver timbrato il cartellino, soprattutto d’una vita opaca, mestamente nella noia più soporifera scivolata, tristamente ci s’adagia sul divano, per l’appunto, in maniera non più scanzonata come il panzone Homer Simpson, stanco pure della moglie che prepara soltanto l’insalata, azionando il tasto play del lettore Blu-ray del cazzo. Che promana tale immane cagata tanto orridamente da molti incensata, da poco in home video distribuita e sfornata.

Sì, un polpettone indigesto che non manderei giù nemmeno con l’amaro Montenegro dal sapore vero.

Per fortuna, questa pellicola da voltastomaco fu poco oscarizzata.

La carriera di Tarantino, checché se ne dica, terminò con Jackie Brown. Salvo qualche scena del dittico Kill Bill, comunque altro minestrone d’aria fritta condito con wuxia e la tuta, non fuxia, bensì gialla della bionda Thurman Uma, donna per l’occasione dimagrita quasi in modo anoressico, malgrado il muscolo tirato a lucido soprattutto dello spettatore in là con l’età che spara, onanisticamente, le ultime cartucce nell’ammirare le pose plastiche dei movimenti pelvici di Uma come un maniaco bavoso alla David Carradine senza vergogna. Sperando che, fra una mise e l’altra, Uma indossi finalmente, come si confà a una donna, un’eccitante gonna.

Poiché Roberto Vecchioni docet… voglio una donna… prendila tu la signorina Rambo…

Sì, l’ammiratore di Kill Bill è un uomo âgée che fa il guardone marpione nella speranza che Uma, nel suo farlo… incazzare, no, focosamente arrapandolo, no, potentemente arrabbiandosi, mostri un po’ più il décolleté e si svesta lestamente di déshabillé. Ma questo viene, no, non avviene manco per il cazzo e sono solamente contro cazzi da Eddie Bunker/Mr. Blue de Le iene.

Un uomo, Edward, che in carcere s’indurì tantissimo ma, a differenza di molti ex detenuti che, ritornati alla vita normale, furono inteneriti da chi ancor di più, già dapprima stigmatizzandoli, li rese poi emarginati, seppe mantenere un profilo di estrema dignità, riciclandosi come scrittore hard, sì, boiled, di pregevole qualità.

Senza disconoscere le sue colpe, proseguì per il suo percorso, fottendosene dell’orgoglio.

Eddie si recò spesso in yogurteria a tarda sera, ordinando un gelato all’amarena. Leccandosi in baffetti con aria furbetta. Quindi, finito di sgranocchiare il cono, tornò a casa. Succhiandosi i polpastrelli e poi digitando su una tastiera della Olivetti da Bukowski della situazione poco cremosa.

Poiché lo sa Marsellus Wallace di Pulp Fiction… mettiglielo tu nel culo.

Per il resto, i film di Tarantino sono merdaccia da ripulire nel bidet.

Basta, bando alle ciance. Il Cinema non è fatto solo di dialoghi da Bastardi senza gloria, di Christoph Waltz ispirati e di Brad Pitt coi capelli svolazzanti nel vento dell’ebrezza, anche ebbrezza, dei sogni perduti e, come detto, oramai svaniti nella magra consolazione di malinconiche celebrazioni alla bona come Margot Robbie, no, alla buona come il suo finale buttato via e girato malissimo.

Per l’amor di dio, sì, Dio vi scampi anche da The Hateful Eight. Un film che vorrebbe essere Rapina a mano armata, già ispiratore di Reservoir Dogs, in salsa western pasticciata. Con tutte le incongruenti analessi incorporate e attori onestamente lessi. Un film ove tutti fanno la figura dei fessi, compresi i sopravvissuti alla fine poiché non bisogna magnificare Abramo Lincoln, anche lui non esente da colpe inequivocabili, bensì accarezzare, sotto un camino caldo, il vostro cane Lassie.

Io ben lessi, cinematograficamente parlando, questo filmaccio? Sì. Onestamente, Tarantino non saprebbe e non saprà mai scrivere come Shakespeare poiché potenzialmente potrebbe ma mette troppa carne al fuoco ed esagera col gore nei suoi film da scoppiato, chissà se poi davvero dalla Thurman scopato, tanto da renderli quasi degli horror, degli splatter insipidi più del finale bruciante di Once Upon…

Che quella Jennifer Jason Leigh, sì, quella lì, si sciacquasse il viso col sapon’. È proprio una zoticon’.

Lungo il mio cammino da Richard Gere de Gli invisibili, grande film che si mangia tutte le stronzate recenti di Quentin col solo pauperismo della verità più assoluta e schiacciante, un film che non è un giocattolino alla Tarantino, bensì uno squarcio esistenziale amarissimo eppur onestissimo su un uomo oramai irreversibilmente irrecuperabile e impazzito, sì, lungo la mia strada incrociai persone ingrate, completamente irriconoscenti e integralmente incoscienti.

Su Facebook avvengono episodi, oserei dire, di efferatezza grottesca da lasciarmi rabbrividito e sempre più costernato.

Gente con cui la sera prima andasti bere una bionda, ti cancella inopinatamente dalle amicizie solo perché avesti l’ardire, in merito di Cinema o di Politica, di contraddirla.

Poiché questi qui, anti-democratici, desiderano sempre avere ragione. Diventando dunque come Sam Rothstein, ah ah.

Qualche sera fa, oh sì, ve lo dico… una ragazza, la quale ancora campeggia trionfante sulla cover di un mio libro noir con qualche passaggio indubbiamente piccante, io m’avvidi che mi tolse da FB in maniera inusitata e inopportunamente fetida.

Le chiesi, tramite mail, la motivazione di tale sua decisione sconsideratamente bastarda.

Lei mi disse che, malgrado sia entusiasta di essere la protagonista della mia copertina, col senno di poi pensò che la gente avrebbe potuto credere che fra me e lei poté esservi stato o esservi qualcosa di più intimamente ficcante di un rapporto professionale decisamente disinteressato.

– Perché l’hai fatto? Non abbiamo avuto un rapporto an… e.

– Sì, non abbiamo avuto mai nessun rapporto. Sinceramente, ho solo intascato i soldi dei diritti d’immagine.

 

Complimenti, continuiamo così.

Ogni pretesto è buono per non ammettere il vero. Il vero è che queste persone meritano soltanto una lezione.

Così come Tom Hanks di Philadelphia non fu licenziato poiché poco efficiente sul lavoro, bensì malato, queste persone elidono gli altri solamente perché sei troppo grande per loro, sotto ogni punto di vista.

E vogliono solo ridere e ballare come idioti, godendosela da matti alla faccia dei coglioni che, dopo la loro morte, lasceranno qualcosa.

Che sia brutto o bello, i poeti, dunque i matti, non vissero solo di chiacchiere e di trombate, di pasta asciutta e di du’ spaghi.

Ed è per questo che, secondo me, Clint Eastwood è il più grande.

Poiché, anche quando leggermente retorico o troppo classicista, smaschera ogni ipocrisia con indubbia raffinatezza da signore d’alto stile che se ne fotte di queste oscene, fradicie lotte fratricide fatte di corna, gelosie e invidie.

Sarebbe, in effetti, come dire che Blade Runner non sia un capolavoro perché derivativo di Metropolis.

Allo stesso modo, sarebbe come affermare che Joker non sia un masterpiece poiché copia da Taxi Driver e da Re per una notte.

E che Todd Phillips sia solo il regista di buone commedie lontane anni luce dai primi capolavori di Tarantino.

Dunque, la Critica, la cosiddetta intellighenzia di scemi e leccaculo, eh già, aprioristicamente già decise che Phillips non sarà mai Tarantino.

Infatti, è meglio. Attualmente.

Tarantino ha stufato.

Il Cinema lo conosco meglio di lui e, in tutta franchezza, le sue trovate antistoriche non mi paiono affatto geniali o stoiche. Bensì delle agiografie dei cazzi suoi.

Meglio essere aristotelici, anche aristocratici.

Così è, il verdetto è emesso.

Così sentenzio Dante Alighieri, no, come disse Salvo de Il grande fratello, il giudice Sante Licheri.

Di mio, che posso dirvi?

Non lavorerò mai, statalmente e comunemente parlando. Scriverò libri e recensirò film, avendo pienamente ragione sulla Storia e sulla mia vicenda incredibile, giudicando con severità i cretini e gli ignoranti, soprattutto in fatto di anime altrui, vivificandomi nel vento e rivivendo una volta che sarà finito questo coronavirus maledetto.

E camminerò con nonchalance, cazzeggiando a destra e a manca.

Se non vi sto simpatico, noleggiatevi un film di Muccino e date da mangiare alla gattina.

Poi, signor Leo DiCaprio, cos’è questa panza qui?

Ah ah.

Sì, dicasi panza di un attore oramai imbarcato. Eh già, guarda che yacht. Guarda anche che nuova mignotta.

Sì, Camilla Morrone. Ma vi sembra che Rick Dalton debba stare assieme a questa rompicoglioni della minchia? E, su questa freddura finale, vi lascio e proseguo nella quarantena.

Ripeto, per me non è un problema.

Dalla nascita, vivo in quarantena.

A voi, invece, poveri ilici, se tolgono il vostro aperitivo il sabato sera, vi viene lo sturbo.

Scusate il disturbo. Finita la quarantena, potrete continuare a prendermi per il culo. Perseverando, ottusamente, a dirmi che dovrei crescere e andare a puttane come tutti.

Siete accomodati. Chi è il primo? Si faccia avanti.

Non vorrei però che, con sua somma sorpresa, non avesse capito che ora sono più cattivo di Cliff Booth e Charles Manson mischiato alla crudeltà di Polanski. E potrebbe, quindi, farsi molto, molto male.

Sì, non sono cambiato. Almeno prima ero felice nella mia pazzia sana. Adesso non ho neanche più quella.

Sì, sono l’unica persona al mondo dimessa per ben due volte consecutive da un centro di salute mentale.

Ma, oltre alla quarantena innata, ho anche quarant’anni e pure il Cinema non mi piace più. O forse di più poiché la vita reale, sociale come direste voi che scambiate la socialità per animalità, non fa per me e mi pare sacrosanto che sia libero di vivere dei miei sogni, reali o no,

Una delle più grosse tragedie che la storia ebbe mai. Al cui confronto, lo stupro a Sharon Tate fu una barzelletta.

Ed è quello che certe persone si meritarono con la loro arroganza, la loro supponenza, la loro tracotanza e con le loro panze da sapientoni che, sottolineo ancora, non combinarono niente di buono.
Se non passare il tempo a sentenziare in modo illecito e cattivo. Ma, in tutta onestà, non sono neppure cattivi come Sentenza/Lee Van Cleef.
Almeno lui ebbe carisma da vendere. Questi oramai sono da manicomio.
E mi pare anche sanissimo che ora soffrano come cani.

 

di Stefano Falotico

dicaprio

Il western esiste ancora? Killers of the Flower Moon lo dimostrerà. Voglio solo Buster Scruggs di qualità!


15 Feb

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Non voglio più sentire baggianate. Perché guardate i film in maniera prevenuta e oramai non sapete più distinguere un film bello da uno brutto.

Ribadisco, a costo che mi crocefiggiate in piazza con la gente accalorata da un odio bestiale a scagliarmi pietre appuntite, Bohemian Rhapsody è un bel film. Perché, al di là della sceneggiatura un po’ infantile, delle puerili sviste anacronistiche, Rami Malek è stato davvero grande. E, ripeto, chi l’ha considerato una macchietta, ah ah, è meglio che badi a non fallire per colpa delle sue fallaci idiozie, altrimenti, poco fallico ma effeminato da una totale coartazione dei suoi pochi spiccioli, ridotto in mutande, conciato come Freddie Mercury, troverà solo un lavoro come badante nella magione di un pornoattore, cantando I Want to Break Free a palla, soprattutto a sue trucidate palle. Scopando come la ragazza dell’est del mio stabile. Che, comunque, considerando le potenzialità del suo culo, credo che scopi bene anche in senso carnalmente spolverante tutti i tamarri che la corteggiano il sabato sera. Mentre costui spazzerà via anche il godimento di ogni residuo acaro del suo cervello auto-inchiappettato che, a forza di stroncare tutto, ha in particolar modo troncato l’arbusto sensibile del suo underground del cazzo.

Sì, Malek vincerà l’Oscar è glielo spazzerà, no, piazzerà nel culetto in maniera non macchiettistica bensì smacchiante, ficcante.

Perché We Are the Champions e hanno veramente scassato i coglioni questi coglioncelli che inneggiano soltanto al Cinema brutale e cinico. E poi invece, nel privato, so’ più sentimentali di Heidi.

Basta, davvero. Tutto per loro dev’essere pessimistico.

No, no e no.

In questo Malek ho intravisto visto echi del Nosferatu/Kinski di Herzog. Un uomo solo, innamorato da sempre della sua bionda. Quella Adjani era mora. Fa lo stesso. Sempre una bella passerina. Praticamente Falotico. Ve l’ho detto che io ho avuto un solo, imbattibile amore nella vita? Biondissima. Anche buonissima. Tanto buona che non m’ha mai cagato. Da quella delusione immane, la mia (s)figa ha vagato nell’interzona burroughsiana di deliri e fantasie. E diventai De Niro per molto tempo. Soprattutto quello di Taxi Driver. Guidando nelle intermittenze dei miei bui e del mio laconico sbattermene.

Poi, tutti hanno cercato d’incularmi, di dissuadermi dal mio romanticismo ante litteram, volendomi (in)castrare nella contemporaneità masturbatoria dei cazzi loro. Fra sodomizzazioni a raffica, prese per il culo smodate, smaniose indagini alla mia anima, sbudellamenti, trivellamenti vari e bisturi scappellanti il mio prepuzio per colpa di zie manipolatrici poco malleabili ad accettare un “diverso” straordinario come me che se n’è sempre fottuto.

Basta, un calcio piazzato bene con tanto di punizione alla Mariolino Corso sotto l’incrocio dei loro peli, delle loro pellicce e di codeste consigliere fraudolente che volevano deflorare e dunque defraudare le mie ferite esistenziali con buonismi e penicilline, trattandomi da Pollicino. Pollice giù a queste e pollice a smanettarle, fregandole.

Dico a tutti voi. Beccatevi questa video-recensione e ammutolitevi!

Adesso, da qualche mese a questa parte, abbiamo anche il vegliardo Roberto Leoni col suo canale YouTube fuori tempo massimo. Con tal vecchione da San Silvestro che mette sullo sfondo tomi da topo da biblioteca che secondo me manco ha letto ma li ficca tanto per darsi un tono da intellettuale.

Le sue pronunce dei nomi degli attori sono di un inglese perfetto come quello di Ignazio La Russa. Ah ah. Sì, Leoni e Ignazio assomigliano a questi…

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State veramente molto, molto male.

Attendo The Irishman come un bambino che aspetta Babbo Natale. E a fine anno Scorsese girerà Killers in the Flower Moon.

Sono un Devil in the White City?

Anche un angel in the black cat.

E ho detto tutto.

Via da questa casa le zoccole. Andassero nelle cantine dove ci siete voi che le tracannate!

 

di Stefano Falotico

The Hateful Eight, first look


08 May

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De Niro e Pacino e il loro cattivo rapporto col vecchio West


10 Mar

Cronenberg ci metterà lo zampino?
Sì, De Niro sarà Sam roniniano e Pacino un Serpico con la stella di latta, fra le sparatorie

Il Falotico non è male. Egli è contro il Male, e non racconta mai balle fra quelle di fieno, il che è buono, oltre al brutto e al cattivo. Osservate le sue movenze “monocole” da “bendato” su fondina federa(le), cacciatore di taglie e dunque bounty killer contro ogni ingiustizia sociale. Egli smuove le palpebre al sonno marlowiano su carisma alla Marlon Brando de I due volti della vendetta

Eh sì, il grande Bob è stato Jack Walsh, e Pacino il suo “piedipiatti” Vincent Hanna nella sfida da rivali e antagonisti “acerrimi” a chi sia il migliore della loro generazione.

Hanna, poliziotto duro come un macigno, che non sa gestire le sue relazioni amorose e con una figlia in prossimità del suicidio, una Natalie Portman prima che sbocciasse un po’ cigno nero, nella sua sessualità matura e non adolescenziale da complessata e intimorita, da polsi recisi del suo fiorellino, Hanna, non l’omonimo film di Joe Wright, nonostante le analogie “ribelli” della pargoletta selvatica e acerba, ma uno che, oltre alla “sparata” di Scent of a Woman, bracca Neil e gli dà filo da torcere. Heat, un capolavoro epocale, nessun Michael Mann sarà mai così denso e corale, così malinconico alla Peckinpah, un mucchio selvaggio di stronzi e stronzate, di donne fedifraghe, traditori, rapinatori Giuda, tavole calde col “ketchup” dei cazzi propri impazziti simil maionese.

Ma sia De Niro sia Pacino, a prescindere dalla grandezza loro indiscutibile, hanno una “pecca” nella filmografia da intoccabili mostri sacri.

Sì, Jack Nicholson lo fu nel western, anche Dustin Hoffman, per non parlare di Robert Redford.

Alla lista degli attori fighi su anni ’70 formato James Dean, mancano i loro “speroni” all’appello.

Guardare per credere:

 

Ora, che c’entra Cronenberg? Come i cavoli a merenda? No, come il cappero da ficcarti nella tua “marmellata”.


Ami Cronenberg? Allora sei uno space cowboy come Clint Eastwood nel Tommy Lee, l’ex amante di Pamela Anderson, Jones è solo Grace…

Ogni Notte, “aggiusto” il video porno di Kim Kardashian e poi lo “scarico” nel “Tubo”… delle spazzature. Voi, tra le fogne, ne rinvenite i “rimasugli” e morsicate questo fondoschiena mulatto “sbiancato” da Nerone, “uno” che bruciò Roma e in “lei” divampò

Non giriamoci attorno, “tutto” ruota attorno alle rotelle. Se ti “manca”, diventi picchiatello e usi solo il “martelletto”. Lo sa bene Roncato Andrea ad Acapulco ché la prima spiaggia a sinistra “glielo” rese “usurato”. Un disoccupato da usurai, nonostante appunto lo “usasse” nel fai da te “autonomo”. Egli lo slogò, di bava boccheggiò e poi, senza “affogarlo”, affogò.
“Cosa” voleva? La figa? No, lo stipendio per non dipendere dal “pene” penoso suo “senza palle”.

Sì, uomini e “maniscalchi”, lo so, desiderate le donne scalze. Ché scalzino il lavoratore frustrato in voi “domato”. Quando cala il tramonto, “qualcos’altro” monta. Il vostro lupetto, di giacca e cravatta, si snoda nudo per notturno “nuoto”. “Inumidite” i calori repressi e lei v’è “compressa”, come le pastiglie dei farmaci antidepressivi ad addolcire la rabbia che, salendo, non v’è ascendente d’ingegno “elevato” ma sempre più “prodighi” alla figliola vostra “prona”.

Marco Ferreri fu ferrato in “materia prima”, la carne della Caprioglio… Con un Castellitto senza ore di religione. Fellini, invece, allettò la sua pancia, “arcuando” la videocamera a “deformità” muliebri di mule dal culo enorme. Di Titta e tettone “Gradisca”. Amarcord… Federico era da manicomio, un pervertito onanista con “d(i)ritto” di guardare oltre il lecito, intimidì Masina Giulietta fin a rovinarla “spiritica”. Bastavano un paio d’aspirine per dimenticare i suoi tradimenti con Marini Valeria, la “bambola”.

Brass Tinto tinse Koll Claudia dopo la “chiave” in Sandrelli Stefania. Una “sorca” d’attrice che ha fatto… fortuna, una “bona”… sorte, mie “sorelle”.

Il Cinema americano è sempre stato pieno di voyeur, Hitchcock era troppo grasso per Kelly Grace, così usò il “binocolo” per “entrarle” nella finestra sul cortile. Sì, la corteggiò per anni ma s’innamorò, non corrisposto, di James Stewart. Tutt’ora, quest’intrigo interzionale è un caso irrisolto e misterioso dei loro “uccelli”.

Perfino Kubrick Stanley s’ossessionò nelle orge e trattò Nicole Kidman da Ilona Staller.

L’unico, che non s’è mai sputtanato, è David Cronenberg. Perfino in Crash fu “robotico” a spezzare le gambe a queste donnette. E le dissezionò da maschilista come lo stronzo James Spader, una faccia da pappone come poche.

Cronenberg sa la verità. Non è un falso romantico, “schizofrenicamente” delira videodrome con permeante Spider alla nostra eXistenZ. La vita è una history of violence, chi si rifugia nelle madonnine  è sol che blasfemo all’odore della sua anima.

E non comprenderà mai l’apoteosi rinascente d’una zona morta.

Sì, Tommy Lee è una merda. Tommy Lee Jones un “duro” che si scioglie, Eastwood un sergente, David è Golia.

Sì, la “donna” è come l’albicocca. Il “nettare” pretende, miei preti, la pesca

Lettera d’approccio ma riceverò un abbraccio, ho il braccin’ corto e son Popeye, “cari” Bruti poppanti, tu sei brutta e pure rutti ma sei da spingere… giù dal “balconcino”

Ora, 3 figli sono un problema insormontabile e ci differenzierà sempre un tuo aver già esperito e forse non più sperare mentr’io son disperato, arenato e non voglio allenarmi. Però, se tu allenterai la tensione di questo fresco seno florido a me dirimpetto, ecco che il “ma” potrebbe crescere d’onde anomale e mischiarci nel turbinante esser mio turbo ad accelerare e cambiare “posizioni”. Sopra io, dominando dal “basso” del ventre nostro agli ombelicali amori avventurosi e a mic(c)ia  “sventolante” la roccia nitida che saprai plasmare a tua immagine immagini-fica. Immaginalo… quest’attimo, com’“evolverà” e s’insidierà nel “fortino” tuo insederato, il “mio” forzuto “sforzato” di s-palle robuste nel Machete da Robert Rodriguez anche alla messicana, ché colombiane son pute le donne da “puntare” quando non festeggian solo la colomba ma “sfogliano” il “panettone”, sì, canditi libidinosi e a(tt)izzanti come il tizzone dell’an-no ch’augura un Futuro migliore.

Ove c’è la campagna, le mie “campane” suonan la carica, e m’ammattisco da cavallo folle, ché nessuna cernierà celerà il mio cane a difesa del Vi(ll)aggio. Paolo fu Paperino, oramai vendono solo le “topoline”, e Mickey Mouse?
Ah, PC cord al cervello senza less-ico. Rivogliamo Lassie! Quello che abbaiava per Liz Taylor!
Sono il tuo Steve McQueen, tu la mia “regina” ma non la carta igienica. Cowboy ti “recinto”. Toglimi la cintura, fatti mettere incinta, mia Cita! Guarda che “scimmia!”, mia scema!
Di patir, “emorroidale”, son già che stato scarnito da questo Mondo non più alla John Carpenter, oggi “(c)essi vivono” nel Male. Io sono ancora il Signore.

Il Signore è il seme (cum) in the mouth… of madness, army of darkness raimiano per amplessi anche sui rami.

Sì, sei flora batterica o famelica della mia fava zoo?

Torniamo a “bang” seri, figli di puttanazza.

Cronenberg sta preparando una pellicola di tal trama, ridotta all’osso di plot e pallottole secche come quando le cagate storte.

Il film s’intitolerà Il Grinta mangia il Ringo e dà la caccia al ragno Gringo.

La storia è questa: Pacino, nella parte del Gringo, rapisce la Donna del suo amico per la pelle, De Niro, Il Grinta.

La tiene in ostaggio e pretende un risarcimento per rinsaldare la vecchia amicizia andata a puttane. Appunto.
De Niro non ci sta che il suo ex amico dia della puttana a sua moglie, e non capisce le ragioni dell’estorsione. Rincasò per scoparsela, ma il letto non odorò coccole dopo gli duri zoccoli da carpentiere-falegname.
Sul cuscino, invece, una lettera firmata dal manigoldo Il Gringo:

“Ho sempre invidiato la tua vita con quella zanzara che ti fotti. L’altra sera, amico, ci siam scolati tre bottiglie di whisky ma devo dirtela tutta. Ero ubriaco e mi tirava. Le prostitute del saloon non mi piacciono, e neanche la matrona, grassa e viscida come una com(m)are amara calabrese. Tua moglie sì, m’è sempre garbata. Ho sempre voluto infilarglielo fra le gambe ma, per via del patto fraterno da brothers, e della patta tua da rispettare di blood, non me lo son mai permesso… Sarebbe stato un lusso che avrei pagato caro. Ma ieri ho acciuffato tre fuorilegge dalla taglia onerosa, così ho fatto cassa e bottino, e ho pensato di darle una botta(na). Tu, amico, sei uno che vuole solo la botte piena e la moglie, appunto, ubriaca. Lei, la sento, ha voglia di maschio da rodeo, c’è del calore dietro la sua apparenza da domenicale impecorita nel gregge degli ortodossi. A pecora, starà meglio.

Firmato il bastardo,
cioè Il Gringo, da non confondere con El Indio di Volonté.

Pace agli uomini di buona volontà…”.

Così, incazzato nero come Django, Il Grinta tornò a tirar fuori la “pistola”. E cavalcò le praterie di tutta l’Indiana, anche fra gli indiani, pur di scovare Il Gringo e ammazzarlo a sangue freddo.

(Qui interviene il genio di Cronenberg che dà di matto di mdp schizzata)…

Nel cammin di mezza via, incontra Elizabeth McGovern di C’era una volta in America. Sì, un Dante Alighieri alla Proust.

E, stavolta senz’alcun “stupro”, la corteggia e la sposa.

Poi, manda una lettera di commiato alla moglie, che ora sta con Il Gringo:

“Troia, vaffanculo! Non mi meritavi. Meritati Il Gringo. Auguri e figlie femmine…, tu sei donnaccia, quindi là in mezzo non c’è… un beneamato, Il Gringo è omosessuale. Sappilo. L’ho saputo prima d’incontrarti.
E, come vedi, l’ho inculato di nuovo”.

 

Il Gringo aveva fatto male i conti…, Il Grinta è sempre stato molto più dotato di lui.
In tutti i sen(s)i…

 

 

 

The End.

 

 

 

 

“Vampires” – Recensione


23 Oct


Vamp
-“(t)iro” messicano

Fra tutti i miracoli viventi, scaturiti in mezzo alla “malvivente” e omertosa America, un Esso vive di “regione” carpenteriana. John Howard, classe, e che classe… 1948, un anno in più di mio padre, che veste, soprattutto dentro, dello stesso abito che non è monaco. E non lo fa(i) fesso.

Mio padre indossa jeans-western col cinturon “a palle”, qualche volta è palloso, straparla a iosa, invertendo la sua tendenza giovanile al viversi solo dell'”animistico”.
Oggi, pare un “animale”, la pensione ha rinnovato la brada, luciferina “morte” rinata nella libertà dalle impellenze della “pelle” in giacca e cravatta. Va a letto presto, come Eastwood De Niro di Sergio Leone, perché alla mattina dev’esser già guardingo e reattivo come Al Pacino. Quando si sveglia di prima alba, si rade ogni “grammo” delle guance di tanti suoi guanciali non più sognanti ma veri perché disillusi da uno sporco Mondo, lacera la lametta per “sghignazzare” allo specchio contro i lerci, e poi tossisce, nervoso e di gola nervica. Si “rassetta”, si “reset-ta”, va in cucina, mescola il caffè nelle papille, controlla lo stato erogeno del “cavallo” dei pantaloni, e poi scorazza per la metropoli, adocchiando le donne sposate a cui “lo” appaierebbe volentieri di corna da “montone”. Come quei “teschi” che penzolan a mo’ di “cornice” sulle pareti dei cacciatori del Nebraska.

Mio padre è un grande, perché desidera solo la mia felicità e non m’incita alle ambizioni che non serviranno al “cazzo”. Infatti, s’è sempre prodigato per educarmi al giusto “menefreghismo” affinché me “le” sfreg(i)assi di godimento dei “quintali di coglioni miei.”
L’altra sera m’ha pure consigliato questo: – Guarda, a me non interessa la fottuta Laurea, ti condurrà solo al suicidio annunciato. La vita è una, unica e bisogna godersele, finché si può arraffare e “arruffare”. Questo è il segreto. Per quanto (non) mi “riguarda”, puoi anche aprire una casa d’appuntamenti, con l’intestazione di tale “evidenziatore”, “La casa dell’orrore del maschio in calore”.

Ecco, mio padre è uguale a Carpenter. Si ficca dentro l’autoradio, come James Woods di Videodrome e si “sballa”… a tutto volume, grattandosi finché c’è “benzina”.
Dando fuoco a tutte le oscenità di chi non dice la verità. Punta un sempliciotto e gli porge un “Vivi pure come ti pare, tanto arriverai a spararti”.

Vampires è un capolavoro incompreso.
D’apice sopraffino. Alla sua uscita, diedero a John del “rincoglionito”. Ecco, rincoglionito sarà quel critico che, anziché “zuccherare” la moglie di “filato”, riempie la carta igienica, “stampata”, della sua gastrite.

Già la scelta del casting vale l’applauso. Sì, John “ripesca” il James Woods più “cocainomane” del suo “esagerare” di cazzate, e gli “cuce” un ruolo da “cardiopalmissima”. Bello magro, rude, ruvido, un “ciarlatano” religiosamente “nietzschiano”, anche se “lavora” per il Vaticano.

Poi, il peggiore della famiglia Baldwin, Daniel. Un grassottello porcello che, appena vede l’icona di David Lynch, Sheryl Lee mai così “ignuda”, aspetta l’attimo “propizio” per stimolare il suo “prepuzio”, legandola a letto e “sadisticamente” umiliandola a “colpo d’occhio”.

James Woods è Jack Crow, proprio il corvo. La sua “missione” è scovare i vampiri ancora vivi e ammazzarli. E se non basta il paletto, bisogna bruciarli vivi.

Però, fra questi non morti rammolliti, ne spunta uno.. dalle tenebre. Fortissimo, una maledizione di Dio, l’incubo peggiore d’ogni casalingua che “confeziona” i “budini”. Il suo nome valoroso è Valek, e sbudella tutti. Scopandosele da matti.
Un highlander.

Stavolta, sarà davvero durissima.

Ma James Woods è tosto come mio padre. A costo di macerarsi, stai pur tranquillo, scommettici… che ti macellerà.

Il film finisce appunto nel “carnaio”. Con tanto di prete “impotente” che si beccherà la “sacra unzione” di James. Con battutella satirica a completare la “goliardia”.

Il vampiro è stato inculato a sangue!

(Stefano Falotico)

 

“Django Unchained”, ecco il Teaser integrale


07 Jun

 

Ieri, ho postato l’anticipazione.

Oggi, possiamo ammirarlo in tutta la sua grandezza…

 

 

Dopo la mia “prima visione”, ero rimasto un po’ sconcertato, diciamo anche “scottato”.

L’ho, anzi, “apostrofato”, in zona “perplesso”.
Vedremo? Le immagini, a parte qualche squarcio, non mi hanno poi particolarmente colpito.
Bisognerebbe vederlo in HD.
Poi, dopo qualche ora, compare nel canale ufficiale della Fandango e qui per la Weinstein.
E  mi ricredo…, suscettibile d’altro “giudicarlo”.

Ecco, andiamo già molto, molto meglio in HD.
Poi, rivedendolo, si ha come l’impressione che Quentin, al solito, abbia “centrifugato” una miriade di pellicole “sudate & polverose”, fra omaggi sparsi anche in fotogrammmi “invisibili”, e una “vaga” aria perfino televisiva.

(Stefano Falotico)

 

 

Quentin Tarantino & Leonardo DiCaprio presentano “Django…”


16 Apr

 

A Cancun, in Mexico, sotto il Sole, fra party-sombrero, Leo DiCaprio e Quentin Tarantino hanno presentato le prime, sensazionali immagini della pellicola più attesa dell’anno.

 

Non c’è bisogno di svelarla, già il titolo, “pleonasticamente”, l’ho ripetuto a intestazione, lo conoscete tutti, oramai…

 

Nelle foto sottostanti, possiamo ammirarli dentro e fuori il Ritz Carlton Hotel.

 

Ma possiamo sbirciare anche gli altri protagonisti, Christoph Waltz e Jamie Foxx.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se molti dubitavano della scelta di Tarantino d’affidar un ruolo da super villain a Leo, le foto già li smentiscono.

Con la barba lunga, truce in viso, bastardo “a puntino”.

Appunto… affilato e perfido.

 

Dunque…

 

Nel sud degli Stati Uniti, mentre tutta la nazione continua ad essere attanagliata dalla guerra di secessione, dettata dalla diversa concezione che nordisti e sudisti hanno della schiavitù, lo schiavo nero Django (Jamie Foxx) è riuscito a riacquistare la sua libertà grazie a King Schultz (Christoph Waltz), un ex dentista tedesco trasformatosi in cacciatore di taglie, che gli fa da mentore e guida, con la speranza che Django lo conduca fino ai pericolosi fratelli Brittle. Dopo aver imparato a destreggiarsi tra pistole e duelli, Django diventa a sua volta un ottimo cacciatore di taglie ma in testa continua ad avere un solo obiettivo da concretizzare a qualunque costo: riuscire a rintracciare la moglie e liberarla dalla schiavitù a cui la costringe Calvin Candie (Leonardo DiCaprio), il diabolico proprietario di alcune piantagioni nel Mississippi, dove gli schiavi vengono allenati da Ace Woody (Kurt Russell) per combattere l’uno contro l’altro per il puro divertimento del loro padrone.

 

 

Le immagini del film, presentate però in gran segreto, non sono ancora disponibili.

Ma, a breve, dovrebbero già comparire sul Net.

 

Quindi, stiamo “all’erta”.

 

Western, Weinsteiniato, americanamente, anche così…

Set in the South two years before the Civil War, “Django Unchained” stars Academy Award®-winner Jamie Foxx as Django, a slave whose brutal history with his former owners lands him face-to-face with German-born bounty hunter Dr. King Schultz (Academy Award®-winner Christoph Waltz). Schultz is on the trail of the murderous Brittle brothers, and only Django can lead him to his bounty. The unorthodox Schultz acquires Django with a promise to free him upon the capture of the Brittles – dead or alive.

Success leads Schultz to free Django, though the two men choose not to go their separate ways. Instead, Schultz seeks out the South’s most wanted criminals with Django by his side. Honing vital hunting skills, Django remains focused on one goal: finding and rescuing Broomhilda (Kerry Washington), the wife he lost to the slave trade long ago.

Django and Schultz’s search ultimately leads them to Calvin Candie (Academy Award®-nominee Leonardo DiCaprio), the proprietor of “Candyland,” an infamous plantation where slaves are groomed by trainer Ace Woody (Kurt Russell) to battle each other for sport. Exploring the compound under false pretenses, Django and Schultz arouse the suspicion of Stephen (Academy Award®-nominee Samuel L. Jackson), Candie’s trusted house slave. Their moves are marked, and a treacherous organization closes in on them. If Django and Schultz are to escape with Broomhilda, they must choose between independence and solidarity, between sacrifice and survival…

Genius-Pop

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