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Dopo queste quarantene ingiuste e castranti, vi voglio di nuovo in forma come Bob De Niro e splendidi, giovani e vigorosi come Diane Lane di Streets of Fire


26 Jan

streets of fire michael paré

Esiste un film che non è bello come I guerrieri della notte, I cavalieri dalle lunghe ombre e I guerrieri della palude silenziosa ma, soltanto grazie all’atmosfera favolistica che crea, in virtù di due canzoni magnifiche, riesce a diventare un capolavoro quasi superiore a Warriors?

È ovvio che c’è e il regista è sempre lo stesso, ovvero Walter Hill.

Questo Covid-19 non è roba per me. Non sarò mai un uomo inquadrato e forse come Darth Vader, asfissiato, incartapecorito, dallo sguardo lugubre, dall’indole volpesca e leggermente bugiarda alla Conte e non intendo recarmi, di prima mattina, al Quirinale. Inchinandomi dinanzi a un Presidente della Repubblica che sembra più vecchio, matusalemme e imbalsamato del Conte… sì, Dracula di Bram Stoker nella versione del primo tempo del film di Coppola. Dando prima le dimissioni in remissione dei peccati, dunque formalmente restaurando la Tavola Rotonda di chi non crede al Graal ma solo al lauto stipendio da traditori come Lancillotto.

Orsù, evviva re Artù! In tv, spopolano donne finto-giornaliste che sono più false di Ginevra.

Piaciuta la freddura? Mah, a me il freddo non fa caldo né freddo. In effetti, fa freddo ma io sento caldo. Come sosteneva Totò nell’epocale Totò, Peppino e la… malafemmina, a Milano deve essere sempre freddo, allora sarà un vento caldo.

Basta, basta davvero con queste mascherate, con queste mascherine, con questi corbacchi, con le cornacchie e coi corvi, coi gufi di notte, coi pipistrelli e con queste chiusure ibernanti la nostra umanità quasi distrutta. Ché non è solo fatta di tastiere da cybernauti. Basta coi coprifuoco immotivati.

Non siamo mica in Fracchia contro Dracula. Fuori non c’è nessun Conte pronto a succhiarci il collo. A sfinirci nella bufera, no, pazienza. Invece, sì.

E qui ci vorrebbe invece Totò, sempre lui, però di Totò Diabolicus.

Stiamo diventando pazienti impazienti. Abbiate pazienza.

Ma quale Speranza? Stiamo perdendo ogni Utopia. Anche quella di Fuga da Los Angeles. Il governo è più cinico di Jena Plissken. Altro che Snake, è una malefica, mefitica serpe infida. Ci sta spegnendo anche nell’intimo… Ah ah. Qui, dovete eleggere me in Parlamento, ovvero il vero John Belushi di Animal House.

Sì, in tutta franchezza, ci sta spappolando le pa… le, la gente non più amoreggia, l’entusiasmo per la vita che, come sapete meglio di voi, si origina da “quella”, sta andando a farsi fottere.

Di mio, son un uomo che balla malissimo come Belushi in The Blues Brothers e non arcua il bacino a mo’ di John Travolta de La febbre del sabato sera ma, grazie alle sue mosse improvvisate da incapace sulla pista da ballo, riesce a euforizzare la folla che inneggia affinché possa io sfoderare tutto il mio twist con Uma Thurman di Pulp Fiction, rimediando una figuraccia da Bradley Cooper e Jennifer Lawrence de Il lato positivo ma vincendo, al contempo, ugualmente la scommessa. E dire che pensavo di vincere Jennifer Lopez. Va be’.

Sì, un certo fascino dell’imbranato, col sex appeal animalesco di Willem Dafoe, ce l’ho. Donne, non posso garantirvi però che, oltre a questo, ci sia qualcos’altro. Comunque, se siete curiose e voleste appurare con mano, vi lascio fare. Ah ah.

Le donne mi vorrebbero figo come Michael Paré ma io desidero che esse siano soltanto come Shannon Tweed di Trappola d’acciaio e come Ashley Laurence di Triplecross.

Ashley, una delle mie fantasie proibite sin da quando la vidi in Hellraiser anche se, in Analisi di un delitto, gliela vide Cuba Gooding Jr.

Sì, Ashley è l’unica attrice, per modo di dire, che può vantare un filmaccio con Parè, molti amori “al purè”, una scena di sesso interraziale da siti VOD per adulti e la se…a, no, una storica saga con Clive Barker.

Donna afrodisiaca da Vov. Celeberrimo liquore alle uova dalla nomea “sensuale”. Sì, si dice che uno lo beva e, dopo di che, assuma una carica erotica da donna ventenne nel periodo in cui non ovula.

Ecco, Diane Lane sta ora con Josh Brolin. Mi piaceva, sì, Josh, quando recitò nei Goonies.

Adesso non mi piace più. Nemmeno la Lane mi attizza come un tempo. A dire il vero, parafrasando ancora Totò, di Diane Lane mi piace tutto tranne una cosa. Il marito, ah ah.

Quindi, appena vedo Josh Brolin, per curarmi dal fegato amaro, riguardo Elizabeth Olsen di Oldboy. Ah ah.

Sì, questo Thanos fa solo per Diane, a me suscita Thanatos e poco Eros. E, come attore, non è paragonabile a Bobby De Niro.

Il quale, dopo averci “deliziato” con Nonno, questa volta è guerra, afflitto da Senilità da Italo Svevo mescolata alla zona Alzheimer su simpatia da Geppetto, sta tornando in formissima veramente cazzuta.

Dopo aver finito Wash Me in the River con John Malkovich, sta recitando nel nuovo film di David O. Russell, sarà in The Formula con John Boyega, in Armageddon Time di James Gray e in Grey Horse di Scorsese.

Sì, a me hanno fatto sempre ridere quelle persone che si lanciano prematuramente in giudizi lapidari.

Se fosse stato per loro, non avremmo mai visto The Irishman poiché costoro consideravano finito De Niro e, se fosse stato per loro, io non sarei, oggi come oggi, qui a scrivere e a ballare.

Starei sempre in quarantena. Sì, da molte persone fui considerato mezzo matto e pensarono che necessitassi di essere punito. Peccato, mi guardo allo specchio e sembro Jon Bernthal di The Punisher.

Sì, ce l’ho lungo… il naso, grosso quasi quanto quello di Bernthal e De Niro.

Sì, il naso di De Niro sembra quello di un elefante, una proboscide. Avete notato? È proprio da Conte, da Pinocchio, da Cyrano… De Niro però, a differenza di Conte, recita solo nei film. Ah ah.

A volte, quando faccio la doccia, non posso specchiarmi e dunque non vedo se il mio naso sia lungo o meno.

Comunque, il resto è parimenti proporzionale. Eh sì, in tale mondo di nani, ci vuole sempre chi ha i cog… ni per dirvi che lo siete.

Tornando a Michael Parè. Soprattutto negli anni ottanta, più che sembrare un attore, pareva un testimonial della pubblicità dello shampoo Neutro Roberts. Di mio, so che con Julia di Pretty Woman avrei usato l’idromassaggio. Mentre, a suo fratello Eric, ho sempre preferito Greta Scacchi di Coca Cola Kid. Se non vi piace inoltre come ballo o come io balli se amate il congiuntivo e non me, comprate il dvd di Crusing e rivedete in loop Al Pacino e James Remar al night. E ho detto tutto.

Al night, all night, tonight, tomorrow potremo di nuovo godercela oppure dobbiamo scrivere al Papa? Ah ah.

Nell’attesa che, perlomeno, l’Emilia-Romagna torni in zona gialla, stasera mi sparerò… un bel filmettino? È proibito?

Non lo so. Devo controllare se ha il bollino rosso. Ah ah.

 

 

di Stefano Falotico

 

Giornate frenetiche come quelle di Henry Hill di Goodfellas – Chi vincerà gli Oscar? Intanto, il 9 Febbraio sarò al Mikasa a vedere Federico Frusciante, lunga vita al Falò!


05 Feb

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liotta goodfellasSì, avete presente, no, il pre-finale di Quei bravi ragazzi quando un magnifico, esasperato, insuperabile come il tonno Rio Mare, eh sì, Ray Liotta fu costretto a districarsi fra mille impegni. Fra polpette, donnette, cuginetti, amici fraudolenti e viscidi, grilletti di pistole che non funzionano, padelle e pentole, l’elicottero che lo spia e lo segue, manco fosse l’UFO di Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre.

Vi ricordate, per l’appunto, pure questo cult dell’infanzia con un Bud Spencer d’annata?

Sì, state parlando col Quentin Tarantino italiano, figlioli belli.

E Chissà perché… capitano tutte a me. Ove c’è pure il compianto, leggendario Ferruccio Amendola, ex doppiatore storico di Bob De Niro.

Sì, ebbi momenti nella vita da alienato, da emarginato ove, seppellito vivo, con voce alla Ferruccio, mi divertii (mica tanto) a fare il Jack Lucas de La leggenda del re pescatore quando, invero, fui soltanto Robin Williams dello stesso film. Ah ah.

Io sono un alieno, non lo sapevate?  Sono H7-25/Cary Guffey e adoro Essi vivono.

Dai quattordici anni ai venti, diciamo che non è che vissi tanto. M’inabissai nelle notti da Warriors. Cazzeggiando un po’, diciamocela.

Ma ora saranno di nuovo botte per tutti poiché, come Bud Spencer di Bomber ma soprattutto dello stupendo Lo chiamavano Bulldozer, il Falò tornò in pompa magna. Anche se, ultimamente, non tanto magno/i, infatti persi venti chili in due settimane. Roba da Joaquin Phoenix di Joker.

Scrivo recensioni a raffica, il cervello è quello di un uomo coltissimo ma è anche colto da spasmi onirici, un’altra modella mi contatta per essere la protagonista di una mia nuova copertina quando in verità vi dico che mi piacerebbe contattarla, di veri Incontri ravvicinati della terza topa, no, del terzo tipo, sotto una coperta.

Quello vuole l’articolo sugli Oscar, quell’altro fa la bella statuina.

Ah, che serata incasinata.

Alle 23, incontrai un simpaticissimo ragazzo, direttore artistico del Mikasa. Club ove, domenica 9 Febbraio, nella stessa notte in cui si svolgeranno gli Academy Awards, Federico Frusciante intratterrà chi comprò il biglietto, come me, con la sua monografia su Tetsuo.

Squilla sempre il cellulare, il mio uccello a fasi alterne.

Uno vuole che, con la mia voce, gli reciti il suo nuovo libro. Un mio detrattore invece vuole che finisca a guidare i trattori senza avere nemmeno un soldo per un piatto di pastasciutta in trattoria.

Ma il Falò, fratelli e sorelle, s’illuminò di colpo, ringiovanì esplosivamente come un orgasmo e ora, se mi siete nemici, sono cazzi vostri. Pigliatevi questo ed evviva il Joker.

A proposito dell’ultimo Tarantino, ne dissi peste e corna.

Ma, parafrasando Uma Thurman e David Carradine di Kill Bill.

– Come hai fatto a ritrovarti?

– Io sono io.

 

Ebbene, oramai ci siamo. La magica notte delle stelle è vicinissima.

Esattamente, l’imminente 9 Febbraio, al Dolby Theatre di Los Angeles, in California, si svolgerà la kermesse della novantaduesima edizione degli Academy Awards, denominati più comunemente Oscar.

Mentre Hollywood è in fibrillazione, mentre tutte le attrici e gli attori, fieri di sfilare sul red carpet, stanno già lottando, senza tregua, a colpi di sarti per indossare gli abiti firmati più prestigiosi, mentre l’alta moda sussulta, finemente cucendo ed elegantemente sfoderando smoking elegantissimi e paillettes delle più esuberanti e variopinte da esporre orgogliosamente e vanitosamente in bella vista, noi qui stileremo le nostre predictions. Ovvero le previsioni riguardo quelli che, a nostro avviso, saranno i vincitori.

Ora, dopo l’assegnazione dei Golden Globes, degli Screen Actors Guild Awards e dei premi BAFTA, abbiamo già un quadro piuttosto ben delineato dei nomi più papabili per le rispettive vittorie definitive.

Brevemente eppur dettagliatamente, ci soffermeremo su ogni singola massima categoria, sviscerandovi le nostre considerazioni, soppesandole e, dopo un’attenta, scrupolosa e soprattutto oculata meditazione estremamente obiettiva e ponderata, basandoci per l’appunto sui ricevuti riconoscimenti poc’anzi menzionativi, attenendoci quasi esclusivamente ai più attendibili pronostici dei cosiddetti allibratori esperti in materia, non trascurando però le nostre personalissime predilezioni, descriveremo ed elencheremo minuziosamente, nelle righe seguenti, ogni pellicola, attore e regista che reputiamo possa aggiudicarsi l’ambita statuetta dorata.

Potremmo ovviamente sbagliarci poiché, sebbene quest’anno i giochi sembrino già fatti e non ci pare, sinceramente, che possano esservi delle clamorose sorprese rispetto ai nomi oramai dati per assodati come sicuri vincitori, gli Oscar, soprattutto ultimamente, non mancarono di stupirci.

Pensiamo, per esempio, alla scorsa manifestazione quando vinse Green Book. Bellissimo film che però in pochi avrebbero immaginato che potesse meravigliosamente, in extremis, trionfare. Sbaragliando una concorrenza, forse, persino qualitativamente superiore.

In questa nostra analisi, partiremo ovviamente dalle categorie più importanti, vale a dire quelle del Miglior Film e del Miglior Regista.

Se dovessimo attenerci ai gusti del pubblico di più bocca buona e soprattutto affidandoci alle valutazioni della Critica più esigente, stando alle varie medie recensorie più alte, dovrebbe vincere Parasite. Reputato unanimemente il film capolavoro indiscutibile della stagione.

Noi tifiamo, segretamente, per Joker, la pellicola che, a livello di nomination guadagnate, cioè addirittura undici, parrebbe, in quanto a numeri da offrire, la favorita assoluta. E forse potrebbe finalmente vincere anche Quentin Tarantino col suo controverso eppur molto amato, soprattutto negli Stati Uniti, C’era una volta a… Hollywood.

Sarà l’anno dell’attesissima consacrazione di Quentin?

Purtroppo, no. Poiché quasi certamente vincerà Sam Mendes col suo 1917.

Il quale bisserebbe, aggiudicandosi un’altra statuetta dopo l’Oscar vinto, nel duemila, con American Beauty.

Passiamo ora alle categorie Miglior Attore e Miglior Attrice protagonisti.

A furor di popolo e meritatissimamente, il vincitore sarà Joaquin Phoenix. Che, per la sua interpretazione in Joker, già vinse, in maniera sacrosanta, tutti i premi possibili e immaginabili.

L’Oscar è già suo, Joaquin deve solo aspettare di sentire pronunciare il suo nome e di salire sul palco per recitare ancora una volta l’ennesimo discorso di ringraziamento.

Tutti i suoi avversari, infatti, cioè Antonio Banderas di Dolor y gloria, Jonathan Pryce de I due papi, Leonardo DiCaprio di C’era una volta a… Hollywood e soprattutto Adam Driver di Storia di un matrimonio (il rivale, tutto sommato, più temibile e agguerrito di Phoenix, l’unico che potrebbe contendergli lo scettro), sono onestamente spacciati, malgrado le loro prove, a eccezion fatta forse del sopravvalutato DiCaprio, siano state eccelse e notevoli.

Come miglior attrice vincerà Renée Zellweger di Judy. Però chissà…

Scarlett Johansson potrebbe darle filo da torcere sino alla fine.

Oppure, Charlize Theron, dopo l’Oscar da lei vinto per Monster, potrebbe con Bombshell soffiare all’ultimo secondo l’Oscar alla Zellweger?

Per la categoria miglior attore non protagonista, anche in questo caso la vittoria di Brad Pitt sembra soltanto una formalità da ufficializzare.

Ci piacerebbe che vincesse Joe Pesci. Che, col Russ Bufalino di The Irishman, ci donò un comeback memorabile da consegnare ai posteri.

Pesci però ottenne già la statuetta come miglior attore non protagonista per Quei bravi ragazzi.

Stesso discorso vale per Al Pacino. Già vincitore dell’Oscar per Scent of a Woman. E per Anthony Hopkins che impugnò e alzò al cielo l’Academy Award per Il silenzio degli innocenti.

Dunque, il non ancora oscarizzato Pitt, dopo le nomination come miglior attore per L’arte di vincere e per Il curioso caso di Benjamin Button, dopo aver perso come non protagonista per L’esercito delle 12 scimmie, stavolta è oramai a un passo dal farcela.

Laura Dern, invece, vincerà per la sua prova in Storia di un matrimonio.

Anche se, a dirla tutta, Kathy Bates di Richard Jewell le è una spanna decisamente sopra. Kathy Bates è la più grande attrice vivente, senza se e senza ma, in maniera inopinabile.

Il premio per la migliore sceneggiatura non originale se l’aggiudicherà Taika Waititi per Jojo Rabbit.

Potrebbero invece Todd Phillips e Scott Silver vincere per la sceneggiatura non originale (?) di Joker?

Ne dubitiamo. Poiché vincerà Bong Joon Ho per Parasite.

Lasciando a mani vuote Tarantino, comunque già vincitore due volte per Pulp Fiction e per Django Unchained.

A conti fatti, il grande sconfitto di questi Oscar sarà proprio The Irishman di Martin Scorsese.

A dispetto delle dieci candidature ottenute, siamo pressoché convinti che potrebbe addirittura non vincere neppure un Oscar.

Non perché non meriti di vincerne, bensì perché Scorsese è oramai una leggenda vivente e si preferirà premiare altri film.

E questo è quanto.

 

 

di Stefano Falotico

ROBERT PATTINSON non mi convince come BATMAN: meglio il sottoscritto, uomo della notte and my transformation to play the JOKER character is amazing, superb, phenomenal


15 Nov

cosmopolis pattinson

Orsù, fratelli della congrega.

La notte sarà ancora lunga. Per far sì che non possiate annottarvi, no, annoiarvi, potrei qui annotarvi, no, recitarvi una filastrocca del signor Bonaventura ma io non sono un uomo semplice da Simona Ventura e quindi voglio cantare a voi un pezzo da uomo che, per sua natura, ama oggi la frescura e domani la calura.

Mamma mia, nel bosco v’è il lupo, oddio che paura!

Il Falotico, essere che plana su una società che perse il senno e, in seno al ritrovato sé stesso dapprima dagli ipocriti steso, non amerà mai una sempliciotta né un’educanda di nome Iolanda, neppure una lavandaia classista che frequentò il liceo classico per antonomasia di Bologna, ovvero il Galvani, poiché è uomo lontano dalla borghesia e da ogni sua sovrastruttura, visse per molto tempo di pane, amore e fantasia, di pene e ipocondrie, di malinconie e di grande noia ma, dopo essersi adombrato, oscurato, obliato e oserei dire anche obnubilato, dalle nubi del suo passato riapparve in forma smagliante, giammai più dai pagliacci inculato, bensì ancora poeticamente alto, di buon alito e velocemente alato, cammina a ogni dì con far spavaldo.

Anche quando indossa un liso pigiama, emana un fascino bestiale a pelle che attira una donna Gioconda di nome Mona Lisa e domani una triste di nome Luisa.

Egli è Babbo Natale e il 25 Dicembre suona la cornamusa a ogni vergine che non crede oramai più in dio poiché dai cinici amanti assai delusa, donandole una mousse succosa per dimostrare ai musoni che ci vuole dolcezza per ricevere carezze, di vuole tenerezza per amare le donne che vogliono la giusta, gustosa durezza.

Egli è bello, è un giovane baldo, conosce a menadito la realtà e n’è ben saldo, malgrado abbia pochi soldi nel salvadanaio.

In mezzo a tante cretine ragazzine galline che vivono nel pollaio, in mezzo a tanti galli cedroni che si credono fighi ma, a trent’anni, usano già il cerone, il Falotico, dinanzi a tale umanità pietosa, accende un cero e augura agli zombi, cioè ai morti diventi oramai rassegnatisi a una vita amara, di finire presto al cimitero.

Un uomo che l’incenerisce poiché non più poltrisce e, ribellandosi con furia, gli imbecilli punisce, zittisce e a tutti lo fa a strisce.

Poiché se costoro devono vivere solamente di frivolezza esagerata, di squallida mediocrità, di carnascialesca falsità e di stole ilarità, è meglio dunque il Falotico nella sua forse odiosa eppur cremosa, giammai criminosa, totale, nuda e cruda sincerità.

I suoi occhi sono quasi neri, neri come la notte ove si fa a botte, ove l’uomo pipistrello è anche poeta menestrello e spacca il culo a ogni teppistello.

Di primo acchito, questo Falotico potrebbe sembrare, invero, un coglioncello ma ha due palle così per esser riuscito a rifiorire come un fiore a primavera e a correre ancora come un leggiadro cervo che ama le favole che iniziano con C’era… una volta anche presso i Sassi di Matera.

Ce la vogliamo dire?

So che lo vorreste uccidere per questo, so che lo invidiate a morte ma è onestamente un genio.

Se non mi credete, fate bene. Siete uomini di panza e poca sostanza, uomini che vivono solamente di fandonie e sterili chiacchiere. Non sapete amare i favolisti da Cielo in una stanza.

Uomini, sostanzialmente, che non valgono niente.

Meritate una vita da idioti. Mica quella del Falotico.

Siete uomini che nessun progetto valido sanno stanziare, prendete in giro i barboni alla stazione e non sarete mai amici, a differenza del Genius-Pop, di uno dei migliori critici cinematografici italiani che scrive su Best Movie, ovvero Davide Stanzione.

Ah ah.

Il Falotico fu amorfo e oggi è invece polimorfico, sa essere come Johnny Depp, poi uguale a Joaquin Phoenix, quindi trasmuta in Brandon Lee de Il corvo in virtù solamente del suo fascino alla Al Pacino dallo sguardo torvo e torbido, eppur al contempo romantico, avvolgente e morbido.

Insomma, un pezzo da novanta che, in mezzo al 95% delle persone, cioè gli zotici, vale un sogno.

Buonanotte e buongiorno, c’è chi ama la vita dura, chi la vita diurna, chi quella notturna ma ricordate che sarà ancora una fregatura quest’esistenziale, feroce lotta di noi, oggi creature e domani pure, no, ancora uomini (im)puri.

In mezzo alla radura, spunta un uomo duro che fa gola e calore a ogni donna di bocca buona che lui sa ammaliare col solo potere della sua oratoria senza retorica, col solo valore della sua immensa cultura.

Poiché, anche senza fare un cazzo, eh già, sprigiona irresistibile forza eroica e potente classe erotica.

 

Signore e signori,

il Falotico.

Un uomo che batte Pattinson in tre secondi netti senza neppure togliersi la maschera da Joker.

Ah ah.

Un uomo, dirimpetto al quale, Jennifer Lopez se la fa nelle mutande.

Poiché, come detto, sa che le farà presto il c… o.

Ah ah.

di Stefano Falotico

Il guerriero Marco Mengoni è meglio che mi succhi la minchia, preferisco War di Springsteen e i warriors di Hill


28 Nov

Il ritratto di questa nostra Italietta canterina, bonacciona, per le bone, i bo(vi)ni e i bonazzi, fintamente combattiva, finemente orrenda, dunque spaventosamente squal(lid)a, ove imperano ancora le melodie facilone, sbraitanti il solito patetico lamento, in cui si urlano le romanticherie per donne credulone, le cosiddette principessine sempre depresse, lagnose, tanto rivoluzionarie a p(a)role quanto sempre in cerca del maschione protettivo che le consoli, le mantenga, le copra di coccole, che cacche, donne poi in caccia che sostengono di disgustare il Calcio ma son sempre incazzate, sia nel senso di rabbie malinconiche da frust(r)ate sadomasochistiche e sia scalcianti per un ometto che le (s)fotta, prima infatti, di fallo loro e son affari vostri, le fotte e poi non se le caga, inculandosele, facendole (sor)ridere con battutine da battone/i che sono.

(Magni)fiche, splendide quanto un cazzo fritto. Fidatevi, Max Cady/De Niro aveva ragione.

Ascoltassero Bruce Springsteen e si svegliassero da questi Mengoni della minchia. Già la faccia, come il culo, la dovrebbe dir lunga su questo acclamato mieloso-ipocrita che di furba lingua, ripeto, specchiante la filosofia Uomini & Donne di tal vostra, non mia fortunatamente, Italietta di derelitti, di (e)rettili da ritmi frocetti, da fighettine col culo parato ché poi son i primi a frignare, appunto, da me può prenderselo/a in quel posto.

Personalmente, preferisco una musica più allineata alla mia verità, ché è la sola (im)possibile. Ma quali soli(tudini) merdose.

La vita non è un troione come questo Mengoni.

La vita è un guerriero della notte alla Walter Hill.

Il resto è la ruffiana Italia di teste di cazzo.

 

di Stefano Falotico

Schwarzenegger e Stallone


31 Jan

Fra i due culturisti, scelgo il mio culo

Prefazione di cottura ai culi marmorei del marmittone, poi ci daremo a questi due o(r)moni, Schwarzy e Sly, Bruce Willis è un terzo incomodo da Church moralista


Sylvester Stallone, è Lui the last stand, non Schwarzy, nel caos d’un movie movimentato d’autore ma in confusione fra muscoli rugosi e inquadrature lisce-sgommate senza Jimmy

L’attesa del comeback di Arnold sta terminando. L’Italia, oggi, sarà “aggredita” e invasa da quest’ultimo “sopravvissuto”, ancora in piedi, sceriffo che torna dal nulla e farà piazza pulita degli insetti divoratori, nel crimine da sbudellare, dentro una cittadina polverosa, westernizzata nel Kim sbarcato a Hollywood di budget stracciaincassi. Sì, come la Kardashian. Un’esotica adesso miliardaria per sedere esposto nell’erotico-diuretico. Che culona di sederino peggiorato. Kardashian, il lassativo rassodante-ginnasta con tante can-aste.

Rientro “in stile”, già controverso, attaccato da una nostra Critica un po’ cattivella che non ha affatto risparmiato a Schwarzenegger dei colpi bassi, del tipo “Vecchietto, piglia la pensione, lascia che la banca venga assalita da ragazzi coi riflessi più pronti. Non giocar al ruolo del punisher vendicatore ex Governatore, la California è meta della bagascia Alessia Marcuzzi che, dimagrita d’anca, causa troppi addominali regularis-panche dei suoi dominatori bifidi col baffone, barcheggia sulla sdraio, abbronzata di due pezzi neri più tre neroni a spalmarle la cremina nel rassodarla dai dolor de’ panza del cattolico italiano catodico, suo Fratello Grande, la cara suorina”.

Arnold, dopo esser stato tempestato da questi infami, “pompò” d’olio ai loro testoni, spezzandone col piombo i testicoli su graffio “sdradica-braccino e braccialetti nelle dita malsane di zoccolette a cui donaron stilografiche per addobbarle col figo che non s’ingroppano, sebbene l’inchiostro sia mostruoso d’offese in fila nelle mutande lor rifiutate”.

E resusciterà da the tomb, proprio con Sly, icona marcia e anche immarcescibile che, sulla sua antica icona, sta ora plasmando il mito expendable di chi sa ben spendere le cartucce prima d’espirar il colpo fatale.

Av-verrà in  Grudge Match, fra una Kim Basinger sfatta però ancor d’accalorare per stenderla al tappeto. Infoiato nella foga, Lei ora monachina, delle cosce da settimane e mezzo metro di manzo da pochi centimetri presto “annoverandole” ché ancor provoca per il sessanta-nove.
Sessanta, pressappoco la sua età, 9 sta per “tombola-tombale-tombino ché il pisellone è ora poco trombante” di Mickey Rourke (mercenario che non le cena più di fame, il posacenere) coetaneo da capricci “plastici” su chirurgia “viver sani e belli-sempreverdi” nonostante mangiamo solo verdura per non ingrassare, colpa che non confezionamo più “confetture” a letto a base dei tal “denti-gengive”-tali ingredienti, ex ricostituenti: fettuccine al sangue con fornicate inforchettanti, forbici “taglierine” nel triangolino e aromatiche per il sesso “amorevole” dei cazzi non più durevoli ma “sformati, di palle esplose, dai microonde scop(pi)ati, patonza ora solo appiattita senza neanche un gonzo da lavare”.

La Basinger è come il regista di The Last Stand. Prima c’illuse con dei capolavori “aerobici”, coreografie snodate da “urlo” eccitato, adesso s’è ammosciata nel p(i)attume.

Ora, ripeto: lanciatemi e slacciate una stallona e lo prenderà Rocky. Di pen’-igirici e prese al suo culo.
Che sono questi film che ci girano “intorno?”. Accade di tutto, poliziotti che son “manganellati” da teppisti senza pistola, bar scalcinati con calcio al frigorifero dei gelati, Peter Stormare pelato più di Bruce Willis, bravo a esserne parodia quando Peter fa il serio, strade assalite, inseguimenti nei campi di grano con l’ombra-scia dell’emulo di M. Nyght Syamalan che scatta foto signs, segnaletiche senz’etica, violenza senza briciolo d’autoironia e automobili troppo comiche.

Ridatemi Conan. Egli sapeva essere Terminator senza ammiccare, cinefilo, con occhiettino a mandorla.

Questa non è l’opinione d’un italiano che suona il mandolino, ma d’un BalboaBobo che “strimpella” la chitarrina di tua moglie. Curala dal catarro, rendila anche tamarra.
Vedrai che ti amerà senza Cancro al fegato.

Il resto sono delle stronze.

Questo Schwarzy fa lo stronzo ma ci pare una stronzata.

Last Action Hero formato Arnold, quello del telefilm

Dovete sapere che uso i pannolini, spesso piangono i miei “assorbenti” neuroni frastagliati nel tragicomico dei manicomi sociali, fra il mio being che mi torna indietro al boomerang e vari splash dei fumetti mentali su viaggio tortuoso di vicoli “ciechi” illuminati dai miei sensi nel senza senno, soprattutto quando non ho sonno, cioè sempre col sorriso sgranato

Sì, di Notte, mi catapulto in cucina e acciuffo i biscotti della nonna, inferocito di fame “sessuale” inappagabile nel wafer che poi vomiterà la cioccolata “calda” nel water per indigestione bollentissima da “bollito”. Sì, mi son stufato di tutto quanto, anche delle tuffatrici che, di caviglie sinuose al placido “sciacquarmele” del Tempo-ral-anal-itico mio amato di mano, strangolavano nelle strabuzzate erezioni per rassodare i malumori dopo tante perniciose malelingue. Che ricordi, da “giradischi” inton(n)ato di volume “altissimo”. Quando Cagnotto Tania s’aggiustava il costume e io, scostumato, mi strappavo la “lampo” e poi, con calma moderata nell’andamento lento, coglievo il fotogramma mio più “sviluppato” da medaglia d’oro di “spruzzo”. Ah, come al mare, sul divano in pelle color giallo-oc(r)a, ecco che avviluppai tante donzelle per la mia, lì in mezzo, gazzella abbronzante di spiagge paradisiache ma salsedine.
La famosa “gazza ladra” del mio rossore alla Gioacchino Rossini, compositore incomparabile eppur così descritto, “buongustaio” da “Wikipedia”:  ipocondriaco, umorale e collerico oppure preda di profonde crisi depressive, ma pure gioviale bon vivant.

Più che altro “vivendomele” tutte bone nel “bonaccione”. Più che Gioacchino, direi fiacco ma di fianchi come Lui avvinnazzato.
“Sgozzato”, ad “aizzarmelo” nel rizzarlo, fra more, rossettine, corvine, nere e biondine, una merendina, un’altra “maialatina”, “Li mortacci tua quanto m’è diventato duro!”, i muri insonorizzati ché i vicini non potessero ascoltare i “potenti” miei godimenti ululanti (già, il fringuello volava bell’ bell’, sognando che codeste, a pecorina, belassero nella “bestia” voluttuosa), la stiratrice del piano di sopra che voleva “sturarmelo”, e i tiranti delle corde elastiche dei pantaloni Everlast.
Infatti, “insormontabilissimo” come l’Everest, orientato fra sudafricane, nordiche e svestite a Ovest del mio in “festa”, infestante, “fastoso” e, dopo l’apice dell’orgasmo, di nuovo stizzito e poco tozzo sotto il livello dell’acqua.
Altitudini prominenti d’una mente che, alla vista di tali svettanti donne dinanzi al mio sventolarlo, subivano scosse “tettoniche” nel terremoto ormonale del poi finale “detonare”. Abbassando la cresta da gallo sotto le mie croste senza vera “crostatina di mele”.
Un cocco all’albicocca, a-dorando gnocche da sgranocchiare con “gocce” delle mie adocchiate per il piccante, sempre su e poi afflosciato nel “Vai col liscio”. Che musica per le mie orecchie.
Però, l’onanismo alla “lunga” fa venire… due palle.
E, a furia di toccare, c’è il rischio di non “raschiarle”. E diventare solo un uomo che fischietta, “pigliandola” così come viene, non tanto “pene”.

Ogni mattina, mi son “prefisso” questi numeri… di telefono per contattarle al fin di tastarle, non di cavo, ma “strillando”-castrato prossimo: quello della dottoressa Levante Luisa, una a cui levar la Laurea per spingerla d’aureo, Ponente Sonia, donnetta che però sprona al tramonto, e Ghezzi Enrica, omonima di cognome del fuori orario al femminile, meno cervellotico ma più per l’uccello.

In fin dei conti, il coito è affar nostro.

Io sono il Conte, quindi nessuno sconto. Come dico io.
Mi sa che non ci sarà neanche un colloDracula morì di sete.
Meglio comunque di te, che hai le corna.

A masturbarsi si perdono le cornee. Può darsi, ricorda zoccola: “Non darmela”.

Sì, si professano tutte vergini queste professorelle. So io, invece, come sborsano…

Invero, sono un patito delle donne, collezionista, come pochi altri, delle ossa mie che un po’ rosicano, talora arrostiscono. Insomma, così è per tutti, a volte va, a volte non “entra”.
Pazienza, ci scapperà la sega, senza scopata, appunto, del John Travolta di Pulp Fiction, detto l’Eric Clapton delle sue “corde vocali” quando “stecca”.
Ne vado matto. Credo che il mio non “essere sociale” alla Jimmy Bobo, derivi proprio da un’alterata percezione che i miei coetanei ebbero di me. Quindi, per un certo periodo, si bloccò, insomma fu boicottato e nessuna “imboccai”. Non cresceva neppure, in zona “bavaglino” del tinello con la Nutella ad addolcire e poco “cucchiaino” a “smaltare” di glassa e di “grosso”.
Fu per colpa anche proprio delle piccioncine che “rimpicciolì”. Sì, loro andavano coi picciotti e io mi davo ai pasticcini mignon. Che mignotte!
E dire che la “cariatide” del Mickey Rourke, tornando a questo qui, “in erba” c’era “tutto”. Per la mia Carré Otis mi sarei tagliato il mignolo con tanto d’anulare sinistro per ambidestri amplessi anche solo per sfiorarle il mignolo.
Più che Otis, fu un Hostel. Già, tanti sogni a castello e molti nel cassetto ma, per di più, incassavo e il mio “bottino” scassinavo. Molti adolescenti si recavano al casino, sempre feste, Notte e dì di pe(pe)rine, di mio incasinai nel Sam Rothstein di Casinò. Sì, colui che vede lungo, pronostica le scommesse altrui, ma finì, per un po’, a far il messo, mentre le messaline, di Domenica “intingevano” e poi di “permanente” nelle mèche del “mescolarseli” ben n’eran “tinte”.
Tutti dentro alle liceali con ambizioni formato “conigli”.
Sì, la prima educazione “puritana” partì per colpa di Don Giuliano, parroco troppo parruccone.
Provocai la figlia della Rosselli, una già col rossetto a otto anni, oggi l’usignolo m’ha detto che sta con un nano da “Cappuccetto”. Ero già Max Cady, ma Giuliano volle rendermi candido.
Sì, bagnai di “bianchetto” una da “macchiare”, e le imbrattai il quaderno di tal “scarabocchio”. Solo perché imparasse a chinarsi in adorazione del mio “Altissimo”.
Giuliano mi portò in sagrestia, e mi costrinse a leggere il Vangelo.
Lo lessi da cima a fondo, ripetendo i passi più equivoci, come quando non si capisce se Gesù stava con Maddalena o davvero pensava solo all’Alleluja, predicando sulle altalene agli uccelli.
La “tensione” s’allentò, ma Giuliano mi cacciò un ceffone:

– Lurido porcellino, non fare l’Ezechiele se ancor prima non hai affondato nel miele. Altrimenti, sprofonderai all’Inferno, e saran, come disse Lino Banfi, volatili per diabetici, cioè cazzi amari.

In tutto stile, senza battere ciglio, gli posi una domanda che lo raggelò:

– Giuliamo, siamo uomini o no? Lei e suor Aquilina, quando “cala il sipario delle recite”, recitate sull’altare?

Giuliano bevve l’amaro Giuliani. E scoppiò a piangere perché avevo pronunciato quella frase d’intuizione che non pontificò ma rabbonì il suo nasino da “sorelline”.
Din don dan, suonan le campane!

In poche parole, credettero fossi fermo alla Cresima, invece ho sempre amato Roberto Da Crema, l’imbonitore televisivo che t’incita, urlatore, a scartare le “bomboniere”.

Oggi, una squinzia desiderò “deliziarmi”, e “sbandò” in chat. Fui colto alla sprovvista, era appena alba, ancora in ciabatte.

Le ho replicato così: “Ciao, sbandi per me? Questa storia delle sbandate è un’emerita puttanata, ma fa Piacere eccome, stimola l’autostima per alzare.

Sei molto carina, a giudicare dalle foto non mi sembri il tipo per un altro, eppur, scavando a fondo, nella tua minigonna pantacollante, i miei occhi incollano e subito ti vorrei chiedere una “cortese” amicizia, ambendo nella speranza di baciare le tue calze, permettendomi qualcosa che s’innamorerà.
Possibilmente potrebbe incalzare. Tu scalza, “lui” incazzato.
Ci stai? Se non ci stai, statt’ bon’.

Fra i due litiganti, il terzo gode?
Chi è il terzo?
Willis Bruce? No, Bruciato Luciano, uno lucano.
Eppur cucca.

Guarda la gente e s-fotte.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Last Stand (2000)
  2. Last Action Hero – L’ultimo grande eroe (1993)
  3. The Tomb (2013)
  4. Jimmy Bobo – Bullet to the Head (2012)
  5. I guerrieri della notte (1979)
  6. True Lies (1994)
  7. Ancora vivo (1996)

“Tenere” son le notti quando s'”addormon” nell’efferata ira “ascetica” del “pacifico” Uomo delle solitudini “lunatiche”


24 Aug

 

Qui, vige la Legge inoppugnabile del più forte, di suo mantello “preistorico” nella (ri)nascita delle sue stesse, camaleontiche “morti”

Orde barbariche agli angoli di questa strada mendicano il mio talento, sputandolo in viso al fin che “lo” offra in sacrificio ai loro oboli. Ah, il lobo delle vostre orecchie sarà “morente” nella mia voce, e la udirete quando “insaponerà” le friabili vostre ossa, già martoriate nelle bestemmie “tendenziose” della trappola che “sogghigna” nelle insidie delle vostre “insigni” bugie, quando v'”imbavagliate” in cene ove l'”orgia” è assuefatta a labbra torpide di un’arida ingannevolezza “ariosa” che, invero, incenerì i vostri pusillanimi cuori cinici nelle “dolcezze” d’uno svenimento che disgusto.

Ah, che schifo. Raccolo solo la mia saliva per spargerla a virtù incensante in onore dei deboli di Spirito ché, affiliati alle gengive mie sanguinarie di morsicanti ire del mio reame mai assopito nella vostra pasciuta sazietà, innerverà di DNA principesco le cellule delle anime “impaurite”, per spronarle d’una energia guerrigliera, accerchiando quindi, accigliato, i torvi mentecatti per poi (s)fasciarli nel “soqquadro” convulso d’una “bestial” irrisione “burlesca” quanto la degenerata pazzia, così fallace, che assassinò la Luce lucidissima delle coscienze “irregolari” con la “propedeutica taumaturgia” ancor schiava e succube della vostra deviante “leggiadra”, tanto “aggraziata” quanto ingrata a chi come me, fiero delle sue (ano)malie, non fu atterrito dalle regole a cui vorreste che atterrisca. Oh, le terrorizzate, incupendone, sì, le avvenentissime libertà. E vi turba che esse or (vi) ridano in faccia, commosse e vive, magnificenza che si tocca sol annusandoci da lontano. Me e la mia “prole” di prodi (e)letti e di prodigiosi effetti, a “bruciarci” nella Notte, “foschi” per esser delicati solo all’indulgenza del nostro Piacere.

Spogliati Donna, apri le gambe, mostra alle nostre “cristologie” le stigmate per cui peccasti d’avarizia, ed elargiremo odi all’allegria fra questi “grattacieli” storti, “penzolanti” e già traviati da “intimità” mostruose ischeletrite d’armadi senza sogni e da corrotti “indaffarati” e “onesti” nel romper solo le uova nel paniere e a spezzar le teghe di “baldacchino” senza il ve(t)ro baccano della nostra forza.

Topo, ti scoverò quando te “la” fumi, “sbaciucchiante”, nel tuo “scolo”.
E scoperò il “pozzo” nero della chiave di tua moglie.
Altro che la tua cloaca. Con me sarà davvero “allocca” e tutto (in)fioccherà… è una falsa monaca e tu un prete per la nostra “Comunione”.

Ora, gemi e prega. Il silenzio è il tuo Pastore.
E ti ho salvato dall’idiozia.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Gangs of New York (2002)
  2. The Warrior (2001)
  3. Mad Max: Fury Road (2013)

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)