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LA DONNA ALLA FINESTRA: perché parlate sempre di Tarantino e Paul Thomas Anderson, menzionate e celebrate il grande Joe Wright


21 Mar

donna finestra poster amy adams

Ora, non so se Stallone sia diventato Andrea Roncato a livello fisionomico. Che poi… ci si sbaglia sempre tra la fisionomia e la fisiognomica, cioè il ramo pseudo-scientifico che, in base ai suoi discutibilissimi criteri del tutto opinabili, avrebbe l’ardire di giudicare la personalità e la conseguente psiche o viceversa di una determinata persona. Ma cos’è la “profilazione” psicologica di Mindhunter? Ma per piacere…

La vita vera non è una serie televisiva.

Leggete semmai il mio libro Bologna insanguinata e capirete che io riesco a citare mille volte nel mio libro il grande Andrea Roncato, re del trash goliardico più sboccatamente felsineo, pur conservando una suspense narrativa à la Il silenzio degli innocenti.

In questo mio libro, cito Zodiac ma riferisco anche di essermi eccitato più volte sull’attrice Valeria Cavalli. Presente sia in Zodiaque per la regia di Claude-Michel Rome che in Zodiaco di Eros Puglielli.

Presente sia ne La tenda nera che ne La freccia nera.

Se volete vederla fare sesso, guardate l’inizio del film Il caso Martello. Ci diamo nel martellino, eh?

Se volete vederla ignuda, osservatela in Le Grand Patron.

Chiedo ora pardon se, nelle righe precedenti, mi son lasciato prendere la mano…

Per questa cazzata, vorreste forse operarmi l’amputazione di qualcosa… a mo’ del desiderio mostruosamente proibito di Buffalo Bill? Dai, ca… zo.

Ora, se una persona, sì, codesta dovesse autodeterminarsi in base a questa stronzata quasi peggiore delle teorie del Lombroso, eh sì, diverrebbe subito materia di studio.

Invece, se vedo Can Yaman, non essendo io omosessuale, penserei che trattasi di Schwarzenegger dei poveri su viso alla larga ricordante Kabir Bedi. Il reboot di Sandokan, peraltro, è stato realizzato o no?

Secondo Diletta Leotta, Can, attore cane, è un uomo da sposare. Per forza, le dona tutti i gioielli.

Pulisce i fornelli, la soddisfa pienamente a letto e le regala tutti i cani che vuole per accarezzarne altri oltre al suo. Una vita amabile, insomma, cagna.

Ecco, Bedi è uguale a tutt’oggi all’inquilino del settimo piano del mio palazzo, ovvero il sig. Tringali.

Ultimamente, il Tringali ha avuto varie sfighe. La moglie era ricca come Yaman, da me ribattezzato anche Aquaman semi He-Man. Ma fu Tringali che le donava i gioielli. Infatti, ora Tringali non ha un cazzo. No, il suo, credo che ce l’abbia. Economicamente, è a pecora dopo il divorzio che l’ha messo a novanta.

Sì, per molto tempo vissi da Bob De Niro di Hi, Mom! Variazione folle-psicotica e borderline sul tema del personaggio interpretato da James Stewart ne La finestra sul cortile. Ovviamente, puro Cinema depalmiano ispirato all’Hitchcock migliore. Femme Fatale docet.

Comunque, fra la Kim Novak de La donna che visse due volte, Grace Kelly e Rebecca Romijn, non scelgo nessuna perché le prime due sono morte, io non sono necrofilo e la terza, ex Stamos, deve avere avuto più amanti dell’ex moglie di Tringali.

Sì, non voglio venir affetto da alcuna topa, no, da nessuna malattia venerea. Come tutti gli uomini, però, voglio venire al dunque… Con calma, senza eiac… one precoce.

Quindi, non perdiamoci in masturbazioni… Badiamo al sodo in modo dritto e spedito giustamente godibile.

La mia lei è molto bella, molto più sexy di Diletta Leotta. Sinceramente, Diletta è una mig… ta.

Una come la mia lei, eh sì, miei belli, voi la vedrete col binocolo.

Non so com’abbia fatto a innamorarsi di me. Parlammo per molto tempo assai privatamente, cioè su WhatsApp e Messenger.

Io tentai in ogni modo di dissuaderla dallo sbloccarmi dal mio isolamento.

Onestamente, fui io ad approcciarla ma me la feci nelle mutande. Adesso, lei mi fa senza mutande.

Questa è la verità, nuda e cruda. E dire che provai in ogni modo a non incontrarla. Non volevo patire pene… dell’inferno.

Le dissi che, in passato, fui diagnosticato depresso incurabile, social-fobico insanabile, che mi addebitarono pure la patente, erronea ed orrida, di Elephant Man con disturbo paranoico delirante.

Lei invece credette subito che fossi un genio come Gary Oldman. Da quando io e la mia lei stiamo assieme, anzi, dal nostro primo incontro reale, è trascorso quasi un anno. Un anno speciale. Ho detto anno.

Per noi tutti è stato un anno orribile. Ma l’amore m’ha salvato. Se voi state male a causa delle quarantene poiché state troppo tempo in casa e perciò vi sentite depressi e inutili alla società, pensate piuttosto che un genio come Brian De Palma sono anni che non fa un cavolo, al che vi sentirete risollevati.

Altrimenti, guardate un porno e rimanete dei voyeur frustrati. Che vi devo dire? D’altronde, io sono un libertino. No, un liberale. Ognuno, secondo me, può fare quel c… zo che gli pare. Basta che non rompa le palle al prossimo.

Che poi… non è del tutto vero. Lo è, diciamo, a livello approssimativo. Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti, eh già, rompeva le palle, eufemisticamente, alle donne.

Cioè, fatemi capire… erano donne soltanto all’apparenza? Cioè, sotto sotto, erano dei bestioni come Can Yaman? Può essere. Appurate voi, uomini (im)puri.

La mia lei abita lontano da me. Dunque, da un bel po’ non possiamo essere realmente, tangibilmente passionali come Gary Oldman e Uma Thurman prima che essi litigassero furiosamente.

Talvolta, io e la mia litighiamo in modo estremamente furioso. Anche Gary litigava sempre, come detto, con la Thurman, anche con la Rossellini, però.

No, credo che io e lei non ci lasceremo. Quando non possiamo amoreggiare davvero, tranne virtualmente, io riguardo Panic Room e rivedo Mank del grande David Fincher.

Jodie Foster mi piace molto ma non ho i soldi di Can Yaman per corteggiarla. Poi, Jodie è lesbica.

Quindi, non ci sono c… zi da fare…

Venero Gary Oldman ma non sono gay.

Ecco, Joe Wright è un gigante. Espiazione è un film magnifico. Se volete sapere cosa sia un piano sequenza magistrale, lasciate stare gli incipit di Omicidio in diretta e de Il falò delle vanità…

Lasciate stare le soggettive di Hitchcock e quella di John Carpenter nella scena d’apertura di Halloween.

Sì, nella mia vita finii in “manicomio” come Michael Myers e i miei coetanei mi considerarono afflitto da agorafobia.

Sono bravo a scrivere come Alessandro Manzoni ma non soffro di alcuna patologia, purtroppo.

Dico purtroppo perché mi sarebbe piaciuto essere un demente come Can Yaman.

Lui pensa di avere tutto nella vita. Invero, non ha niente. Perché, senza una bella mente, puoi arrivare solo con Diletta Leotta e non altrove. Se invece sei Russell Crowe di A Beautiful Mind, sei anche schizofrenico.

Comunque, puoi avere lo stesso Jennifer Connelly…

La Leotta è carina ma deve avere il cervellino di una gallina. Dopo aver fatto sesso, Can e Diletta come passano il tempo assieme? Guardan(d)o Uomini e donne? Che vita di merda.

Invece, io sono “soltanto” trasformista come De Niro e Oldman. Sono isterico, nevrotico, creativo e non un cretino.

Fra l’altro, sono l’unico al mondo che ancora si ricorda che De Niro doveva girare il film Scared Guys per il regista di Galaxy Quest, cioè Dean Parisot.

Insomma, il mondo è popolato perlopiù da tamarri, da scemi e da sceme.

Di mio, mi piace essere spiritoso, essere burlesco, essere teatrale. E, a proposito di Teatro, idolatro il soliloquio di Amleto, eh sì, essere o non essere?

Uscire o non entrare? Con la mia lei esce ed entra regolarmente, senza bisogno di Viagra.

Talvolta, rimango solo amletico se entrarle più in azione o rimanere in folle…

Lasciando che, intanto, sospiri versi non propriamente scespiriani…

Mi spiace aver deluso i matti che volevano farmi credere che abbisognassi di farmaci neurolettici perché sono troppo “aggressivo-passivo”. Loro sono succubi attivi?

Sì, lo sono. In passato me lo diedero metaforicamente in quel posto, adesso si fottano.

Sì, è stato un anno strano, davvero. A un certo punto, incontrai anche un tizio fuori di testa, veramente. Ecco, io do l’impressione di essere una persona in difficoltà.

Al che, alla vigilia del mio compleanno, costui mi mostrò una foto di Julianne Moore in posa molto sensuale.

Poi, dopo che discutemmo di Cinema, “spiritosamente” mi disse a mo’ di chiaro sfottò: ricorda, Stefano, il film più bello del mondo non è Quarto potere, bensì Forrest Gump.

M’invitò più volte a casa sua. E io mi misi a registrargli una prova recitativa, con la mia voce, del Primo Canto della Divina Commedia.

Trovò dunque una scusa bella e buona per allontanarmi. E nei giorni seguenti aggiunse: non scrivermi né cercarmi mai più.

Sì, sono spesso taciturno e la gente pensa che io sia un “ritardato”. Quando inizio a recitare, vedono un “mostro” di bravura e non ci capiscono niente.

Perché il mio discorso non fa una piega. Avendo una vita “normale”, non sono mai stati costretti a portare la mente a un livello a loro ignoto.

Parlano solo di donne che non tromberanno mai, di donne che li hanno respinti e che loro, per rabbia, hanno stalkerizzato. Parlano che domani devono farsi il culo col lavoretto “dignitoso” per pagarsi le bollette e forse le bollite che raccattano sui viali. Tutta gente, insomma, che non vale una minchia. Sì, penso di soffrire anche di disturbo narcisistico di personalità. Riesco a essere sia Gary Oldman di Léon che Jean Reno, pure di Ronin. Se non vi sta/bene, chiamo la Neuro.

di Stefano Falotico

I progetti irrealizzati, forse solo idealizzati, di Brian De Palma: innanzitutto, Toyer ma forse è meglio il libro Il diavolo è un giocattolaio


02 Oct

brian de palma

Sì, ogni regista ha almeno, conti alla mano, anzi su due mani, circa dieci progetti ambiti, i cosiddetti dream projects, giammai realizzati. A causa di tutta una serie di circostanze sfortunate, di difficoltà produttive, semmai all’ultimo momento, riscontrate. Per colpa di non dati per scontati scontri con chissà chi.

Per esempio, credo che Francis Ford Coppola, oramai più obeso di Marlon Brando dopo vent’anni da Il Padrino, per quanto s’ostini ad annunciare continuamente le riprese, più e più volte slittate, mai veramente partite, oserei dire di sudore freddo patite, posticipate, semplicemente rimandate, diciamo pure mai svoltesi né iniziate di Megalopolis, a causa di evidenti suoi limiti anagrafici e d’una demenza senile sempre più galoppante, non salirà in sella a tale suo sognato film perennemente mai concretizzatosi. Sì, oramai Francis è vecchio, rimbambito più di Bruce Dern di Nebraska e Megalopolis, film scifi di natura semi-peplum, ambientato cioè in un’antica, oserei dire postmoderna, avveniristica Roma simil Metropolis, non troverà mai la luce.

Sì, Francis, fra poco ascenderai nei campi Elisi. Campi ove non finirà quella frustrata della cantante Elisa, bensì è il posto dei Beati ove salgono lassù non solo i Russell Crowe de Il gladiatore ma anche tutti i cineasti, per l’appunto, paradisiaci come te. Da empireo, registi imperatori che per anni imperarono sulla Settima Arte con tanto di sacrosanta aureola, giammai riposandosi sugli allori.

Allora… Gian(n)ina Facio fa sì che Ridley Scott, ogni volta che quest’ultimo giace/ccia con lei a letto, essendo ora costei sua moglie dopo averla data anche a Fiorello che, a sua volta, di “Karaoke” lo diede a Katia Noventa, non so se pure a novanta, ecco, fa sì che il regista del super malinconico Blade Runner, alla fine dell’amplesso con lei, reciti in maniera liturgica, diciamo anche da arrapato Mimì metallurgico, il celeberrimo monologo di Rutger Hauer con tanto di Cristoforo Colombo di 1492: La conquista del paradiso, no, di lui al settimo cielo come una colomba bianca che se la ride come una pasqua, come si suol dire.

Sì, ragazzi, dinanzi a Gianina tutta ignuda, semmai anche in perizoma e tanga presto da lei tolto per annegare il suo “Triangolo delle Bermude” (da non confondere con quello di Renato Zero), Ridley mitraglia come Eric Bana di Black Hawk Down per tempeste ormonali sue da Albatross senza bermuda.

Comunque, lasciamo stare Ridley (non sono ca… i che ci riguardino) che scotta con la Facio ogni volta che se la fa e torniamo a Coppola.

Megalopolis… dovrebbe esserci adesso Jude Law e, tanti anni fa, nel cast doveva esservi pure il nipote del Coppolone, vale a dire Nicolas Cage, assieme a Bobby De Niro, Russell Crowe (sì, sempre lui), Paul Newman e Kevin Spacey. Castrato da Scott per via dello scandalo imputatogli, forse peggiore di quello al centro del prossimo film di Scott stesso, ovvero Gucci, estromesso e censurato da Tutti i soldi del mondo poiché Ridley non poteva sputtanarsi… e ho detto tutto.

Ma chi se ne fotte… di Coppola. Parliamo di un suo grande amico, vale a dire Brian De Palma.

A quanto pare, malgrado perenni rimandi, Brian dovrebbe girare Catch and Kill, una sorta di storia alla Predator. Cioè un reboot del capolavoro di John McTiernan con Schwarzenegger? No, uno psycomovie perverso, in stile hitchcockiano su tipico stilema depalmiano da Doppia personalità e Omicidio a luci rosse, ispirato ad Harvey Weinstein. Ah, ma allora questi registi sono fissati a fare i guardoni. Ma che sono James Stewart de La finestra sul cortile oppure De Niro di Hi, Mom? Mah… Fatto sta che alla Donna che visse due volte preferisco il mio libro La vertigine del lieve crepuscolo. Mentre a Kim Novak preferisco Rebecca Romijn di Femme Fatale. A Hilary Swank di Black Dahlia, preferisco Scarlett Johansson. Invece, a Sharon Stone di Sliver, preferisco il suo vedo-non vedo, diciamo il suo upskirt senz’alcun velo, di Basic Instinct.

Brian De Palma voleva Nicolas Cage in un biopic su Howard Hughes. Poi, lo voleva nella parte di De Niro da giovane, cioè Al Capone, nel prequel de Gli intoccabili.

Con Gerard Butler nella parte che fu di Sean Connery. Meglio che tale stronzata non sia stata realizzata.

Nicolas Cage nella parte di De Niro mi pare infatti una cagata pazzesca. E qui sono Paolo Villaggio/Fantozzi che attacca, senza mezzi termini, La corazzata Potemkin. Da Brian citata in The Untouchables.

Vorrei parlarvi invece di Toyer. Film che doveva essere ambientato a Venezia con Colin Firth e Juliette Binoche. Sulla Binoche, siamo tutti d’accordo? Potrebbe anche stare ferma, in gondola, per due ore e mezzo di film, senza dire una sola parola. Recitando in maniera annacquata, cioè interpretando un ruolo mal cucitole addosso che fa acqua da tutte le parti. Sì, cucite male parti che non calzino a pennello a Juliette. Meglio, difatti, che Juliette sia pure senza calze.

La sua bellezza oceanica parla da sé e scatena una marea cataclismatica in ogni uomo non solo romantico da Ponte dei Sospiri…

Che cosa? Juliette è invecchiata? Non diciamo stronzate. Se si spogliasse davanti a voi, comincereste a guardarla (e non solo) da ogni angolazione come John Travolta di Blow Out.

Comunque, avete ragione. Carla Gugino di Snake Eyes è più bona. Anche l’ex di Nic Cage, Christina Fulton. Lo sapeva pure Val Kilmer/Jim Morrison di The Doors. Eh sì, il re lucertola… e si prende l’ascensore.

Sì, credo che Cage sia stato reso cornuto da Christina molto tempo prima di essere da lei lasciato e venir coglionato da Patricia Arquette. Nic, dammi retta, riguarda la scena finale di Al di là della vita e non recitare la parte del duro. Fai pietà. Di Michelangelo?

In Toyer, Colin Firth doveva interpretare la parte di un genio pervertito che, anziché uccidere le sue vittime, le torturava psicologicamente. Facendo loro dello stalking e dello body shaming crudele.

Al fine di farsele, no, farle impazzire, rendendole psicotiche e obbligandole, giocoforza, a coma farmacologici e a gravissimi TSO.

Praticamente, quello che alcuni idioti fecero a me.

Peccato che non avessero calcolato che so scrivere libri à la De Palma ambientati in laguna come Il diavolo è un giocattolaio.

E che la mia attuale lei sia la donna che compare in questa copertina.speculareipnosifalotico

A proposito di Val Kilmer e De Niro, non scoperto da Scorsese, bensì da De Palma, miei voyeur “dritti”.

Che cosa dice Al Pacino in Heat? È gente cazzuta, questa.

Comunque, non nutro pensieri vendicativi nei riguardi di certa gentaglia che volle indurmi al suicidio, non sono Il conte di Montecristo.

E non ucciderò nessun Ted Levine. Neppure quello de Il silenzio degli innocenti. Non sono mica Jodie Foster… de Il buio nell’anima, no?

Per cui, i miei haters possono dormire sogni tranquilli. Tanto, sono così scemi che confondono Freddy Krueger di Nightmare con Diane Kruger di Bastardi senza gloria.

Oh, nazisti filo-fascisti. Non sono bello come Brad Pitt ma sono Leo DiCaprio di C’era una volta a… Hollywood.

Se non vi sta bene, vi spediamo subito in manicomio come Charles Manson.

Ecco, molta gente mi urla che io debba soffrire e stare malissimo.

A me pare di stare benissimo. Ora, mi spiace per il demente che andava a dire che io fossi schizofrenico. Semplicemente, è stato distrutto.

Sapete, se provocato da imbecilli, posso essere più cattivo di Al Pacino di Scarface.

 

di Stefano Falotico

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Conosco le carriere e le cerniere di ogni singolo attore meglio di loro e la mia vita… la conoscono gli altri meglio di me, bella trombata, ah ah


25 Feb

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Sì, io sono l’esperto per antonomasia. Appena vedo un attore, anche il più insignificante, il più insulso, posso citargli, se mai ne avesse bisogno, tutti i suoi ruoli. Dal film migliore che ha interpretato a quello più brutto e impresentabile che nemmeno sua sorella ha visto.

Sì, ad esempio, l’altra sera mi ha telefonato Nicolas Cage.

– Falotico, è lei che ha scritto che in Zandalee scopo come un animale la signorina, oramai signora, Erika Anderson? E mi dovrei vergognare di una performance così squallida, romanticamente poco elevata nello stesso anno di Cuore selvaggio?

– Sì, sono stato io. Lei, mister Cage, in questo film è proprio un bovaro. Le sembra il modo di scopare una donna? Si dimena su quel letto come un assatanato con la colite spastica. Siamo ai limiti del rape. Questo lo sa?

– La signorina Anderson gradì molto, mugolò. I gemiti che ha sentito, sa, non sono finzione. Erika non simulò un bel niente. È una scena vera, di emozioni vere!

– Be’, diciamo che la signorina Anderson è stata pagata profumatamente più delle creme e degli oli balsamico-afrodisiaci che lei ha cosparso, nella suddetta e sudata pellicola, sulle natiche di Erika coi suoi massaggi arrapanti, affinché lei urlasse come una cagna sbraitante.

– Può essere. Fatto sta che comunque non sono io in quel film.

– Come no? Ha appena asserito il contrario. E, in questo film, eccome se lo ha inserito.

– Sì, in effetti sono io. Adesso, la mia carriera si è sputtanata più di allora, soltanto Mandy mi tiene a galla.

Detto ciò, ho lavorato con Scorsese, De Palma, Lynch appunto. E chi più ne ha più ne metta. Questo Zandalee faccia e fate finta di non averlo visto, ok?

– Va bene. Solo una curiosità, prima di lasciarla, signor Cage. Non voglio trattenerla più del dovuto. Ha usato il famoso calzino nella scena di sesso spinta con Erika o Erika gliel’ha visto e toccato davvero?

– Non sono cazzi suoi.

 

Insomma, io so tutto degli attori. Ma soprattutto delle attrici.

E fallo, no, fatto sta che voi sapete tutto di me.

Ma di questo ne siete davvero sicuri?

Non è ch’è il contrario?

 

Come dice il mitico Falotico. Guardate, adocchiate, spiate senza dar nell’occhio e non mi spogliate. I vostri sguardi sono malati, siete dei maniaci. Parafrasando Totò, siete degli spogliatoi.

Pensate sempre male del prossimo, lo scarnificate e volete indagare di pelo nell’uovo. Indagate ben piuttosto perché vostra moglie parla con me e non con voi. Io mi farei una domanda e mi darei una risposta. E vi accorgerete che il mio pelo non sta nell’uovo. Ma nella strapazzata sì.  A dire il vero, sono esattamente come Nic Cage di Zandalee. Ma di questa foto. Se la dorme bellamente…

Ma soprattutto: il nero che ci fa? Cos’è quello sguardo soddisfatto? Pare che dica… fra i due litiganti il terzo gode.

 

di Stefano Falotico

Lazzaro felice: anch’io rimembro i tempi olmiani del mio uomo “semplice” depalmiano


14 May

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Mi giunge voce, anzi, mi giungono voci attendibili che questa pellicola della Alba Rohrwacher sia ottima da “socmel che filmone”, ah, la Alba, come dicono a Bologna, sì, davanti a un nome proprio, soprattutto femminile, i felsinei usano l’articolo determinativo o la preposizione articolata, tanto per personalizzare persone che invero spersonalizzano.

Mi ricordo la mia insegnante delle medie, di nome faceva “la” Delfina, sì, come il mammifero col più alto quoziente intellettivo dei mari anche se lei si sposò alla Geologia e ha mai saputo placare i suoi terremoti emotivi. Udivo dei litigi sconquassanti tutto il palazzo fra lei, il marito e i figli. Codesta donna instabile abita nel mio stabile e ogni volta che c’incrociamo lei finge di non vedermi, perché tradii le aspettative che serbava nei miei riguardi. Sì, lei m’indusse a iscrivermi al Liceo Scientifico ma la matematica, in verità, poco tutt’ora si addice alla mia anima umanista. E così, anziché prendere l’ascensore, resto appiedato. La storia della mia vita.

Sì, peraltro sono anche un impressionante impressionista, un espressionista molto espressivo, un cubista che adora i culi delle cubiste, ché disegnano fantasie proibite sghembe, desiderose di entrar nelle loro da me ambite, poco lambite gambe, à la Picasso di smanioso ca… o schizzante come un pennello di van Gogh, un futurista amante di Miami Vice, anche della versione con Colin Farrell, un realista, un surrealista, un simbolista, in passato un fancazzista, domani chi lo sa… forse ancora un nobile d’animo ma povero come un contadino troppo passatista, retrogrado e però alienista. L’alienista non è un alienato, informatevi, bensì uno psichiatra che cura le vostre malattie mentali. Sì, vedo molti malati in giro, malati di boria, di arroganza, soprattutto di panza. Gente che pensa di vincere le palme d’Oro filmando il didietro di Giorgia Palmas come lo vedrebbe Michael Caine di Vestito per uccidere di Brian De Palma. Sì, dei maniaci guardoni ch’eppur ti squadrano come una sequenza al cardiopalmo de Gli intoccabili. E ti considerano sfigato e si toccano. Ora, ne vogliamo parlare dell’omaggio depalmiano de La corazzata Potëmkin, miei fantozziani che sparate sul prossimo delle cagate pazzesche? Ho scritto cardiopalmo, sì, si può dire, è maschile quanto cardiopalma che ha una “desinenza” come quella delle donne in menopausa, di a finale aspirata, “svenevole”, sì, (av)viene quando la scena è “bollente” come una vampata da ex zoccola. E la tachicardia aumenta all’unisono fra un Andy Garcia con la pistola in mano e un Costner che non sa che cazzo fare. Capolavoro!

Sì, un tempo fui un lazzarone, poi risorsi come Lazzaro, miei poveri cristi.

Ma ancor vago per le campagne anche in Campania e so campanare non ascoltando più le “buone” campane. Ma scopandomi perfino, forse non finemente ma finalmente, quelle calabri. Come un colibrì volteggio di qua e di là, inafferrabile e inchiappettante con far da stupido andante, da rincoglionito “tonante”, ma so “suonarle” con occhio strabico da pesce lesso in mezzo a questi bolognesi di s come sci (de)ragliante. SCEI andato al mare? No, sei andato a valle. Ah ah.

In fondo sono irresistibile, infatti talmente non resisto a me stesso che non esisto. Eppur non esito…

E fra un’inculata pazzesca e una botta dritta me ne fotto.

Sono un uomo difficile più dei dolly di Brian. Però quante dolls! A te questa vita dolse? A me non duole, lei ne vuole. E “alto” vola”.

 

 

di Stefano Falotico

Dustin Hoffman, wolfman, e l’occhio scivola sulle forme della Witherspoon


02 Feb

Dustin+Hoffman+Reese+Witherspoon+Wears+Striped+diUzDOpUd8ml

Eh sì, sarà anche “laureato” e non fu stallone come Jon Voight di Un uomo da marciapiede, ma al signor Ratso basta poco per farlo diventar rizzo, e con occhio malandrino non è vigilato speciale ma lupetto ancor arrapato. Eh sì, un “caro” little big man, senza papillon ma molto “casual” e liberale…

E ogni autismo da rain man diventa sano voyeurismo poco da gentleman.

Detta fra noi, comunque, la Reese di faccia è un cesso, ma il suo notevole culo pare abbia risvegliato lo sleeper Dustin. È il nostro american buffalo!

Gli stringiamo la mano, ma potrebbe essere “bagnata”. Altro che Meet the Fockers, questo ha ancora voglie da vero motherfucker.

La Reese non è più ragazzina da Election, ma donna oramai wild da “erection”.

American Buffalo

 

 

di Stefano Falotico

Negli occhi di un guardone o nella purezza encomiabile di uno sguardo giovane e libero


23 Oct

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Stamattina, fui invaso da una domanda angosciante. Fra pochissimi giorni, sarà disponibile la seconda stagione di Stranger Things, e mi andrà di vedermela tutta, di sorbirmela, di accettare altre otto ore lunghe, forse ripetitive, tediose, senza l’originalità della prima parte? Dura otto ore, no, sbaglio? Non è che dura di più? E a quali persone appartengo? A quelle che considerano questo show una bambinata che ricicla e scopiazza da altri film e da mezza letteratura horrorpop-fumettistica, o chi invece lo reputa una bizzarra, affascinante commistione di generi? Non lo so, e in questo pender nel dubbio sospendo il giudizio. Poi, dopo questo interrogativo di “vita o di morte”, mi son recato al bar. Appena entrato, notai un bel culo. E, per voi, allestisco testé, un breve dialogo con un amico immaginario e con questa “inculata” immaginata.

– Ehi, amico, l’hai visto/anche tu?

– Eh sì. È un culo che si fa notare. Di buona fattura, che rientra nei canoni stilistici delle giuste proporzioni. Rotondo, cesellato, anche muscoloso, erto, eccome se si “erge”, su una schiena slanciata, che poi degrada in gambe affusolate, tornite, sdilinquendo su caviglie sottili ammorbidite da scarpe da ginnastica che donano allo splendido insieme un tono sprint.

– Insomma, concordi. È un culo da favola.

– Sì, anche da fava. Dai, provaci. Fai la prova.

– Amico, farò anche la piovra.

 

– Ciao, posso “accomodarlo?”. No, scusa, volevo dire, posso affiancarmi a questi tuoi bei fianchi?

– Ma come si permette? Chi le dà questo screanzato diritto?

– Invero, sa, sono un uomo diretto, anche di “ritto”.

– Porco! Chiamo la polizia.

– Suvvia, posso offrirti, sì, diamoci del tu, un caffè?

– Ma lei è matto! To’, beccati questa!

– Ma no, volevo farti solo to-tò sul popò.

– Totò si accoppia soltanto con Peppino.

– E il caffè della peppina?

– Ma che dice?

– Insomma, accetta di “berlo” in due? In due si “mescola” meglio. E c’è più zucchero nell’aroma.

– Ah ah. Ma guarda un po’, te.

– No, io guardo te, anche le tue tette. Da cui il Tête-à-tête.

– No, grazie, non voglio del tè.

– Il tè. Ma che dici, bella?

– Voglio andare adesso in toilette.

– Andiamoci assieme. Ma alla toilette io preferisco il lett’!

– Sì, vai a letto, che è meglio.

– Ti aspetto.

– Sì, aspetta e spera…

– Aspetterò.

 

Dopo molta attesa, “venne”. In quale maniera, (non) si sa.

Eh sì, ho indubbiamente una gran faccia di culo.

 

di Stefano Falotico

 

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Genius-Pop

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