Posts Tagged ‘Volgarità’

Buon 2023 a tutti – Fantasia da Lenny Nero, da Ralph Fiennes di Spider o, giustappunto, di STRANGE DAYS?


01 Jan

Bigelow Fiennes Strange Days

Cari pupazzi, non di neve, siete sempre nervosi e io son nevoso, cioè mi sciolgo al Sole come una donna quando, non più fredda in quella zona erogena, va in ebollizione se assiste a una virile ed eccitante erezione, cazzo. Cari pupazzi, non sono pazzo a recitare ‘sta roba e non amo le finte suore. Se m’incazzo, so’ cazzi, Cristo santo!

Tanti anni fa, il famoso Gianni Rodari, specializzato nel “rimario”, sì, esperto d’infantili rime baciate e poco, a mio avviso, baciante e scopante donne arrapanti, dunque un frustrato della madonna, per stemperare la tensione della sua vita incolore e poco in calore, a mo’ di ecumenica consolazione utile, al massimo, per elevarlo, no, levarsi il medico di torno, scrisse una gnocca, no, una nota filastrocca, ovvero la seguente, miei dementi. Edita, col titolo Filastrocca di Capodanno, contenutisticamente banale, no, contenuta nella silloge poetica, no, collana coi diamanti, no, raccolta Filastrocche in cielo e in terra. Voglio ivi leggervela e subito asserire testé e tostamente che trattasi di bambinata abissale adatta forse ai boomer da Coro dell’Antognano sui generis e su demenza senile galoppante che, delusi da una vita ricolma di amarezze ed immani scontentezze, scevra di metaforiche amarene, si trastullano in forma buonista a godere dei pensierini della buonanotte più simpatici e carini, miei bambini e uomini col cervello, anche qualcos’altro, decisamente piccolino:

Fammi gli auguri per tutto l’anno.

Voglio un gennaio col sole d’aprile,

un luglio fresco, un marzo gentile

voglio un giorno senza sera,

voglio un mare senza bufera

voglio un pane sempre fresco,

sul cipresso il fiore del pesco;

che siano amici il gatto e il cane,

che diano latte le fontane.

Se voglio troppo, non darmi niente,

dammi una faccia allegra solamente.

Sì, una poesiola falsa a cui replico robustamente con un componimento invece onesto, eh già, mia gente maldestra e poco desta…

Fammi un bonifico da mille Euro ogni dì, voglio un gennaio freddo emotivamente per gli altri e caldo sessualmente sotto le coperte per me, un luglio di me ubriaco, sì, “bresco” come dicono a Bulåggna, patria della lasagna, un marzo già primaverile, voglio almeno un giorno in cui non far una sega o farmele tutte, no, farmene mille senza moralismi da mezze seghe, voglio un mare di Rimini senza più megere, voglio un pene sempre croccante, bollente, frizzante e caliente quando cala la sera e lei calerà le mutande scioltamente, voglio il pane senza far niente, leccando sol il tuo seno di pesca (ah ah, dove le pesco, miei pesci?);

che siano amici il gatto e il cane, anche il topo da biblioteca e una bella topa da bacheca, che diano latte i lor capezzoli per la fontana spumeggiante della mia suzione con tanto di eia… one e meraviglioso “spumante”, sì, la voglio, dammela o non riceverai da me nu’ cazz’, dammi una fica allegra solamente senza che me la trombi, no, a meno che poi le palle mi rompa perché vuole una porca, no, la Porsche e, dopo il fenomenale coito, pure un esoso conto in banca, altrimenti la darò in pasto al branco sporco.

Per questa mia poesia non riceverò le lodi dei professori di Harvard ma assomiglio a Charles Randall, sì, quello di Righteous Kill con De Niro e Pacino, il quale, esausto ed esasperato dall’ingiustizia subita, disse ai detective bastardi incarnati dai succitati mostri sacri:

le viole sono viola, le rose sono rosse, voglio ficcarvi il mio c… o nel c… o.

Sì, un uomo vero in questo mondo infetto.

E parafrasando personalmente Pacino nel finale di questo film di Jon Avnet:

davanti a me s’erge un uomo retto in questo mondo imperfetto, un uomo senza peli sulla lingua che non racconta falsità per leccare quelle pelose, no, il prossimo con ruffiana ambiguità odiosa, un uomo ignudo in mezzo a un paludare bosco pieno di lupi, un uomo sincero forse dalla brutta cera eppur non ancora pronto all’unzione con tanto di cerini, un uomo rinato che ha appena urinato e dagli stronzi non è stato mangiato, un uomo che mangia a sbafo alla faccia dei fessi e di chi pensa che sia sbagliato il vivere non omologato e normalmente stipendiato, sì, un uomo salariato, no, esaltato o solo salato, poi dolce e adorante del pen’ bagnato in un mondo che non l’ha inculato.

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di Stefano Falotico

 

 

Il discorso del re: la coerenza e la forza di alcuni grandi registi e pensatori come Dante Alighieri, Pasolini ed Eastwood m’impressiona, io onestamente sono privo della loro allegorica moral guidance


25 May

discorsore firth

Sì, questa mia considerazione parte da un piccolo scambio di battute stimolanti avute su YouTube, nello spazio commenti, fra me e un altro utente di questa piattaforma famosissima, oramai imprescindibile, facente parte del cronenberghiano, oserei dire, codice genetico delle nostre eXistenZ scisse fra la vita normale di tutti i giorni (che poi normale non lo è mai e forse non vorremmo neanche che lo fosse) e la vita virtuale da noi tutti spesso più amata, anelata, bramata rispetto alla vita quotidiana stessa. Orripilante nella sua facciata sfacciata, nella sua impertinente volgarità smodata e allineata solamente alle stupide mode più orride e ripugnanti.

Questa mia riflessione nasce dopo aver visto La casa di Jack (e forse lo rivedrò in Blu-ray per rivedere la mia recensione probabilmente più tagliente delle lame e delle cesoie usate dal macellaio Matt Dillon nel “recensire”, soprattutto censurare, gli altri esseri umani) e dopo aver ascoltato, fra il timido, l’imbarazzato, l’incuriosito e il coraggioso, Federico Frusciante porgere al grande Joe Dante la domanda secondo cui il suo cognome Dante, appunto, essendo uguale al nome di colui che è considerato il padre della Lingua italiana, ovvero l’Alighieri della Divina Commedia, potrebbe forse, inconsciamente, aver ispirato la poetica stessa dell’autore dei Gremlins.

Ecco, io mi son sempre chiesto come sia possibile creare un indiscutibile, universale, morale, immortale capolavoro come la… Commedia se si possiede una vita cosiddetta normale.

Sarebbe impensabile, credo per chiunque, oggigiorno scrivere qualcosa del genere nella società attuale che viviamo giornalmente.

Dante era ricchissimo sebbene, come giustamente osserva Wikipedia, la famiglia degli Alighieri (che prese tale nominativo dalla famiglia della moglie di Cacciaguida) passò da uno status nobiliare meritocratico a uno borghese agiato, ma meno prestigioso sul piano sociale.

Detto ciò, Alighieri comunque aveva soldi che gli uscivano, come si suol dire, perfino dalle orecchie e dalle narici del suo lungo, oblungo naso adunco del suo celebre “avatar” da profilo Facebook.

Sì, non viveva certamente le condizioni socio-economiche degli eroi sottoproletari di Ken Loach, era forse apolitico, girava per l’Italia malgrado stazionasse perlopiù a Firenze, dunque non era apolide e nemmeno poliglotta. Non avrebbe mai potuto essere un uomo storto e pericolante come la Torre di Pisa ma soprattutto come la Garisenda di Bologna ove è affissa, come saprete, incorniciata una sua poesia dai felsinei adorata.

Reinventò dal volgo la nostra Lingua ma non conosceva una sola parola d’inglese.

Roba che oggi finisci all’Inferno, soprattutto internato, anche se non sai accendere un PC.

L’Alighieri non doveva pagare le bollette perché era cotto di Beatrice. Anche se lei non gliela vada, la sua vita andava grassa comunque. E dunque non poteva finire fritto e bollito, poteva permettersi il lusso di crearsi il Paradiso a immagine e somiglianza della sua vita da nababbo al settimo cielo.

No, non voglio ardire a dire che non pagasse la tasse, ci mancherebbe. Ma secondo me non lesse mai una sola parola dei libri di Torquato Tasso. Su questo posso metterci la mano sul fuoco. Finirò arso per questa mia blasfemia?

No, perché è verissima. Tasso nacque molto tempo dopo. Al massimo, l’Alighieri da lassù, assieme a qualche dio della nostra tivù da spot Lavazza, non dovendo farsi il culo per pulire né la tazza del cesso né la tazzina di caffè, sì, può aver avuto e ha tuttora il tempo di farsi una cultura…

Insomma, che cosa ha reso paradisiaci Pier Paolo Pasolini e Clint Eastwood? Al di là delle loro conclamate, evidenziate ed evidenziabili contraddizioni, a differenza dell’uomo medio che tanto favella e assai poco combina, sono riusciti ad adattare la loro dura visione del mondo, del Cinema e della vita ai loro principi (mettete l’accento ove volete) di realtà.

Io purtroppo sono un uomo medio. No, forse mediocre no. Medio certamente, ancora, sì. Poiché in un mondo iper-stimolante, sovreccitato come quello di oggi, bombardati come siamo da richieste lavorative sempre più schiavistiche, da stress quotidiani mai visti, da oneri e impellenze burocratiche inderogabili ché, se non le rispetti, finisci multato o peggio incarcerato, sapete com’è…

Non credo sia facile isolarsi nella propria casetta e passare le giornate a scrivere e redigere capolavori letterari da mattina a sera. Io questo lo faccio, invero. Ma io sono pazzo. Ed è tutto un altro discorso… Comunque, è tutto opinabile. Che tu sia sano lo dicono solo i tuoi leccaculo. A mio avviso, tu non sei né pazzo né sano, neppure santo, nemmeno psicopatico o puttaniere. Non sei e basta. Ah ah.

Sì, voi non siete folli. Siete distratti dalla folla, dal dubbio oserei dire amletico riguardo il possibile, nuovo allenatore della Juventus oppure del Milan, miei poveri diavoli non solo rossoneri. Una modella di Instagram vi caga mentre stavate cagando ed ecco che, oltre a cagare, ve la tirate sopra il water.

No, non sono ipocrita. Io sono pieno di difetti. No, avere un rapporto sessuale con una donna, e non parlo di semplici prostitute, è piuttosto facile a meno che non si soffra di gravi problemi ormonali o psicofisici. Starci assieme però per me diventa impossibile. Le donne mi nevrotizzano, mi angosciano. Sì, le vedo e sono un fuoco. Ma poi loro mi spengono appena non mi fumano. Le donne, in parole povere, terra terra, m’inceneriscono. A prescindere da queste inculate da parte di donne che non m’inculano, anche perché altrimenti sarebbero degli uomini omosessuali attivi, io vi brucio tutti in partenza. Non è difficilissimo. La vostra vita, fidatevi, non è mai partita. È dalla nascita partita, abbiate fede calcistica, dunque, e continuate a guardare le partite…

Le donne sognano sin dalla più tenera età un principe azzurro. Vogliono accanto a sé l’uomo perfetto e immacolato. Ah, questo femminismo è da addebitare all’Immacolata, ve lo dico io. E provano sempre a cambiarlo. Si chiama idealizzazione. Proiezione falsa… Come dice il mitico Sly in Rocky II a Talia Shire: io non ti ho mai chiesto di smettere di essere una donna. Per favore, te lo chiedo per favore, non mi chiedere di smettere di essere un uomo.

Dunque, a voi tutti, uomini e donne, domando realmente e regalmente di non chiedermi mai più di cambiare. Ho già patito pene dell’inferno al fine di omologarmi e diventare “normale”. Per ascendere ed essere accolto nelle comuni grazie… Qualcosa salì e si elevò ma son di nuovo a pecora. Sono nel bene e nel male un diverso. Lo sono sempre stato. E non ho più bisogno di consiglieri fraudolenti.

 

In fede,

il re.

Un uomo che, in quanto re, forse anche di tante colpe confesso reo o solo fesso e talvolta babbeo, conosce assai bene la vita re(g)ale. Dunque può fottersene, rimanendo favolistico, sognatore realistico e incallito. Voi invece sempre fantasticate su di me e soprattutto sulle vostre idealizzate Beatrici. Fidatevi, sono delle stronze beote. Beati voi… a credere che siano grandi donne, miei grandi uomini del cazzo…

Morale della fav(ol)a: voi fate di tutto per farvele, io faccio di tutto per apparire diverso e in verità non lo sono?

Purtroppo, o per fortuna, lo sono.

Siete voi che non siete. Siete solo non esseri che vorrebbero essere. E volete anche questo, quello, quella ma siete persone che fra di loro non si vogliono bene davvero.

Dunque non siete persone.

Anche oggi (re)spiro.

 

di Stefano Falotico

Portrait of Dante Alighieri (Florence, 1265 - Ravenna, 1321), Italian poet. Painting by the Italian school, 16th century. [Innsbruck, Schloss Ambras (Castle), Kunsthistorisches Museum Habsburger Portratgalerie (Portrait Gallery)] [11245882]

Portrait of Dante Alighieri (Florence, 1265 – Ravenna, 1321), Italian poet. Painting by the Italian school, 16th century. [Innsbruck, Schloss Ambras (Castle), Kunsthistorisches Museum Habsburger Portratgalerie (Portrait Gallery)] [11245882]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

matt dillon casa di jack

INNERSPACE, director Joe Dante, 1987, (c) Warner Bros. /

INNERSPACE, director Joe Dante, 1987, (c) Warner Bros. /

 

 

 

La società Crash di oggi, e le donne mangiano i cracker, fracassando noi grissini “deboli”


30 Mar
CRASH, Rosanna Arquette, Holly Hunter, James Spader, 1996, (c)Fine Line Features

CRASH, Rosanna Arquette, Holly Hunter, James Spader, 1996, (c)Fine Line Features

Sì, il film di Cronenberg è stato rivelatorio. In tempi in cui non c’era Internet o il suo avvento a livello così diffuso e ramificato non era così scontato, ma soltanto una premonizione quasi avveniristica, Crash anticipava ciò che sarebbe successo. In realtà, studiosi del costume e fini, profetizzanti sociologi avevano già “diagnosticato” il nostro futuro qui presente, eppur virtuale, telematico e trasognato, matrixiano, e non mi riferisco a Craxi e al mondo “libertino” di Berlusconi, ma al mondo attuale abbastanza avvilente.

Non si tratta di moralismo né punto il dito contro le scostumatezze. Ben vengano le libertà sessuali quando se ne fruisce e gioisce con far consenziente, armonico, vitale. È proprio questa finta allegria imposta, non si sa quale padrone delle nostre emozioni, carnali e non che siano, ad assumere tratti grotteschi e spaventosi.

Non ce ne siamo neppure accorti ma viviamo di fantasie, di proibite trasfigurazioni persino nella pornografia che un tempo era apertamente disdegnata, e adesso viene vissuta come comune, assoluta normalità.

Al che, la gente si collega ai profili Instagram per vedere se Nicole Aniston, oramai ridotta a un colabrodo, con la pelle del viso tenuta su da un “trapezista” del suo “orgasmizzarsi”, ha inserito una foto eloquente del suo culo tonico in bella vista, mentre altri coglioni in maniera “elettromagnetica” si lanciano à la Videodrome in fotoni della loro immaginazione sconsideratamente poco fotogenica a ogni umana genetica. Sì, siamo invasi da gremlins che “limonano” e fan le boccacce sui social, sperando in un like in più salvifico, non tanto salubre, che allieti i loro dolori intestinali oserei dire inestirpabili. Che brutta stirpe.

Sì, il sesso oggi è stratificato, fatto e sfatto di prognosi riservate, ove tutti ancora ammirano Titanic, per far finta di essere romantici e poter dire che credono all’amore puro, e a cui servirebbero invece trasfusioni di antitetanica. Smottamenti tettonici dei desideri, giovani vecchi con quella e solo quella nella testa, ma non nei testicoli perché li hanno da mo’ refrigerati nelle pastiglie castratrici. Psicofarmaci! Ora, son tranquilli. Ah, per forza, non sentono un cazzo. Ma proprio un cazzo. Sedazioni e non più quelle sane erezioni issanti ai piaceri veri della vita. Questi son solo subissati.

Sì, nuove biochimiche imperano. Al che, il giovane depresso da quest’inconsolabile libido impazzita, da web molto smile e faccine, svilito nelle sue emoticon psichiche più antropiche, in questa società di manichini, si è adattato all’andazzo robotico di una sessualità macrobiotica. Nessuna etica, solo sfrenate frustrazioni dirompenti su schermi HD della scarsa tridimensionalità dei loro uccelli reali. Sì, un tempo gli uccelli, nell’alto dei cieli migravano alla ricerca di zone calde e svolazzavano felici, posandosi poi su pascoli di agnelli sereni. E copulavano amorevolmente con le loro passerotte. Invece, ecco che il tamarro sfodera l’anellone e anela sempre a una che fa Angela solo di nome, l’agnellina che dice di amara la poesia “marginale” scopriamo essere una ninfomane sadomasochista che fa la lupa “al galoppo”. E guai ad azzardarti a dire che sei un uomo moralmente retto, perché ti ricordano la favola di Esopo, quella della volpe e l’uva, come a farti credere che se non “fai” come tutti gli altri è perché hai dei limiti. E in quest’esodo di anime corrotte, lerce, marcissime, tutti marciano paradossalmente verso il buonismo di facciata. In una monumentale ipocrisia che ha dello storico, sono davvero “stoici” della falsità e della più oscena trivialità spacciata per dolce sanità. Siamo assillati da pedagoghi, da educatori, da psicologi e “curatori” dell’anima. Vanno fortissime le massime di Osho, se ti senti triste ecco la pillolina per lo “scompenso”, una banalità sesquipedale pronunciata dal “luminare” del pensiero pacifico orientale. Le donne vanno in palestra 23 ore su 24 e nell’ora libera forse dormono sognando un addome più piatto del loro cervello, ma dicono di amare l’uomo intelligente che adora Charles Dickens. Mah.

Al che, credo che Caro diario sia ancora il film più maturo di Moretti. Se poi dici che tutto ciò è vomitevole, ti mettono in cuffia il ritornello del Vasco, le regole sono così, è la vita! ed è ora che cresci! Devi prenderla così… Sì! Stupendo…

Uno zotico che non sai usare i congiuntivi. Ed è ora che CRESCA! Semmai.

Adesso, scusate, vado a mangiare una crescentina.

Dio ha fatto molti sbagli, il più grosso errore suo universale è stato non farmi nascere scemo.
Se fossi un buco nero come tutti, non sognerei la Luna ma solo, appunto, buchi neri.

 

– Amico, che c’è che non va?

– Sai, avevano scambiato uno con la mia mente per uno schizofrenico delirante. C’è tutto che non va, direi, non credi?

– No, va tutto bene. Io adesso ti saluto. Vado ad acquistare il film La supergang in Lisa usa un certo slang.

– Appunto. Questa vita è stata una gag, diciamocelo.

Manglehorn

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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