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È meglio Sergio Leone o Martin Scorsese? È meglio Fellini o Visconti: meglio io, abbasso La dolce vita ma evviva Clint Eastwood, sempre io


11 Jun

mule eastwood

Questo scritto non vuole essere autocelebrativo. In realtà, vuol essere non tanto una magnificazione del sottoscritto, bensì un’obiettiva esaltazione inconfutabile della mia ineffabile monumentalità incedibile. Infallibile? Non lo so.

Credo che realizzerò perfino a breve, forse in tempi (non) sospetti, un mockumentary sul sottoscritto. Ovviamente diretto, sceneggiato, da me stesso orchestrato e interpretato alla maniera di Eddie Murphy di Un professore matto, senza però l’utilizzo di effetti speciali da Harold Ramis di Mi sdoppio in 4.

Sì, sono versatile, camaleontico, mutevole come il tempo atmosferico di queste pre-estive escursioni termiche. In tali giornate ove le nuvole sono volubili più di una donna con la sua voglia… di gelato, semmai al limone con un tocco al bacio di pistacchio su granita sciolta del suo uomo che, fra le sue pesche, ondeggia di banana spalmante tutta la naturale stracciatella di ormoni con scaglie di cioccolato del maschio cremoso come lo yogurt più sfizioso, per proteggermi dai forti acquazzoni, soprattutto emotivi, di molta gente umorale, soventemente amorale, brindo al plenilunio in onore dell’amore mio ritrovato.

Sì, fui da tanti virili vili, detti più semplicemente bulli, spellato più di un bambino al mare a ferragosto senza protezione solare.

Al che, fu allora che riamai Lo squalo. Infranto sulla scogliera di uomini che mi freddarono con offese più calde di una milf in topless, al primo albeggiare delle mie emozioni riscoccate dall’oceano abissale d’una mia perpetua marea esistenziale, rivolai alto come un gabbiano o forse come Birdman.

Stupendo (gerundio di stupire o nel senso di favoloso?), oserei dire allibendo (gerundio al 100%, non ci sono cazzi che tengano) la gente più maialesca di Beetlejuice – Spiritello porcello che attentò alla mia purezza al fine che mi sporcassi e corrompessi più di Michael Keaton di The Founder.

Ah, quel Michael fu assai volpino, furbino di uccellino e alla fine, da spompato che fu assai sfigato, spompò la Cardellini, diventando più laido di Donald Trump.

Va be’, andiamo da McDonald’s e non pensiamo a questo maiale arrosto con la patata fritta più impazzita della maionese per colpa di una maestra culinaria che non sa cosa sia il ketchup.

Sì, una cuoca che sa però cucinare al sangue la salsiccia del marito, cazzo.

Sì, la gente è fallita, io sono un Falotico, cioè vale a dire fantastico e bizzarro. Nessuno riuscirà mai e poi mai, con la sua crudeltà che con me si rivela fallace, eh sì, a tarparmi le ali. Poiché so essere Batman che, ottenebrandosi lontano dalle mondanità frivole, non desidera usare il suo pipistrello con Kim Basinger o Catwoman/Michelle Pfeiffer, preferendo un recente film con Michael Caine. Cioè quasi l’intera produzione di Christopher Nolan. Chris infatti ficca Michael come il prezzemolo nelle sue pellicole più decerebrate di Christian Bale di American Psycho e io adoro anche il basilico, pure il Fernet-Branca come nel controverso finale di The Dark Knight Rises.

Sì, Chris Nolan è una chiavica. Ha oramai la pancetta, puro bacon su capigliatura giallognola da Cheeseburger.

Molti rimasero spiazzati dalla mia imprevedibile virtù dell’ignoranza poiché, di punto in bianco, mi tirò il culo (classica espressione emiliano-romagnola alla I vitelloni per definire, per l’appunto, un colpo di genio assolutamente insospettabile che lascia di stucco anche il più ciuco, altresì modo di dire quando a un eterosessuale piace il fondoschiena di Claudia Koll di Così fan tutte) e, mentre tutti presupposero che fossi sul punto di congedarmi dall’esistenza come in My Life, reputandomi un coglione inaudito, ebbi le palle di sollevare uno scandalo, contro questi “pedofili”, più eclatante de Il caso Spotlight.

Sbattei questi mostri in prima pagina alla maniera dei Cronisti d’assalto.

Sì, ero già Fuori dal tunnel ma gli stronzi perseverarono a rompermi il cazzo.

Che c’entra però Michael Keaton con Sergio Leone e Martin Scorsese? Con Federico Fellini e Luchino Visconti?

Mah, molti considerano Ludwig bellissimo. Secondo me è, nonostante l’età, molto più bello Alain Delon.

Peraltro, con Delon, Romy Schneider incarnò La piscina ancora prima di girare il film e di girarglielo in mezzo alle gambe.

Alain Delon, contro i gelosoni, urlò: – Salutatemi Rocco e i suoi fratelli!

Per quanto riguarda, invece, Claudia Cardinale…

Ecco, ho sempre amato il detto… non fare l’amico del giaguaro. Sì, che spettacolo quando un amico ti regge il gioco e sa benissimo che la Cardinale scopò sia Henry Fonda di C’era una volta il West che Delon de Il gattopardo.

Ma Pasquale Squitieri, il suo ex marito, se avesse saputo la verità (tanto la sapeva), si sarebbe vendicato come Charles Bronson?

Macché. Squitieri fu un regista senza voce… in capitolo. Ah ah.

Comunque, Pasquale con Claudia suonò molte volte l’Harmonica… e Claudia non le fu monaca.

Federico Fellini fu un puttaniere. Più di Marcello Mastroianni. Ogni loro film assieme è una porcata.

Sì, sono molto più basso di Clint Eastwood ma rimango Travis Bickle. Che entra nel locale gestito da Gene Hackman de Gli spietati a tarda notte?

No, entro nel mio bagno, apro un fumetto sulla tazza del cesso da Pulp Fiction e parlo da cazzone John Travolta. Leggo Tex e non le avventure di Max il leprotto come De Niro di Cape Fear:

Sì, ho ucciso donne e bambini, ho ucciso creature che camminano e strisciano in tempi lontani…

E ne ho piene le palle di Brad Pitt e di Leo DiCaprio. Non solo di C’era una volta a… Hollywood.

Poiché, purtroppo, sono più bello e bravo di loro.

Con la sola differenza che la gente ama i divi di Hollywood. Così come sostiene Larry David di Basta che funzioni, le persone arricchiscono gli altri perché sono tonte. E dunque proiettano i loro sogni mai avveratisi in celebrità da loro elette a dei.

Esiste solo un dio, esiste solo una dea al mondo.

Questi.

Per il resto, pigliatevelo nel culo.

A proposito di culi, mi fate pene, no, pena. A quasi cinquant’anni sapete solo riempirvi la bocca della parola Cinema. Recensioni su recensioni ma mai una buona volta che recensiate la vostra vita. Io v’assegnerei, a mo’ di Paolo Mereghetti, il pallino vuoto, ovvero flop totale. Poi, abbiamo pure I. Feole, autrice di un tomo noiosissimo su C’era una volta in America che non frega una beneamata minchia a nessuno. Autrice, come se non bastasse la menata appena succitata, anche di una disamina femminista-antirazzista su Via col vento.

CAPE FEAR, Joe Don Baker, Robert De Niro, 1991, (c) Universal

CAPE FEAR, Joe Don Baker, Robert De Niro, 1991, (c) Universal

Alla maniera di Eastwood di The Mule: – ma qualcuno se l’incula?

 

di Stefano Falotico

 

 

ludwig visconti keaton mi sdoppio in 4la piscina delon la dolce vitarocco e i suoi fratelli delon

Provocazione: i dieci migliori film italiani della mia vita, nessuno, tranne quelli di Sergio Leone. Ora, impiccatemi


24 Aug

De Sica Silvstedt

Sì, sono radicale, dobbiamo fare una selezione il più possibile stringente, come si suol dire.

Con buona pace di Nanni Moretti, a cui va il mio premio simpatia. Un uomo tracotante, un finto intellettuale di Sinistra che per anni ci ha ammorbato con le sue idiosincrasie, le sue polemiche retoriche, coi D’Alema dì qualcosa, che in Caro diario va in giro con la motoretta, con la lambretta, sì, la Vespina e la vispa Teresa, e brama Jennifer Beals. Ora, chiariamoci, Flashdance è una cagata pazzesca, e la Beals è molto più figa in Stress da vampiro e in Roger Dodger. La “mitica” canzone di Flashdance di Giorgio Moroder, cantata da Irene Cara, vinse l’Oscar ed è un hit di tutti gl’impiegati comunali frustrati. What a Feeling! Sì, mio padre, appena la sente tutt’ora in radio, diventa romantico e dimentica di essere un pensionato. E vola sulla superstrada alla ricerca del tempo perduto.

Sì, come critico, Nanni Moretti vale meno di quello del mio palazzo, l’inquilino del terzo piano, tale Cuomo, un mezzo mariuolo che però si porta sempre a casa delle gnocche straordinarie. Dev’essere uno schifo quell’appartamento. Detta fra noi, poi, quelle donne sono delle zoccole.

Sì, Moretti ha stroncato HeatStrange DaysHenry, e ha sempre avuto un debole per Laura Morante. Infatti, la scena de La stanza del figlio in cui le succhia le tette, c’entra come i cavoli a merenda con Brian Eno in colonna sonora e con la tragicità della vicenda. Ah, capisco, era per far capire che i coniugi, prima della tragedia, erano molto sessualmente affiatati e complici.

Bianca invece è la storia della mia vita. Io vorrei istituire una scuola chiamata Robert De Niro. Anch’io soffro d’insonnia e, nel bel mezzo della notte, anziché scucchiaiarmi il barattolone gigantesco di Nutella, mangio tre cornetti, alla stessa ora nella quale le vostre fidanzate vi rendono cornuti.

No, bannato Nanni.

Visconti? Ludwig è la storia della mia vita, sì, ancora, come d’altronde quasi tutta la sua filmografia. Ma io non sono omosessuale e non inserirei Alain Delon nei miei film per ciucciarglielo in privato. Scusate, eh.

Bannato!

Fellini. Mi son già più volte espresso su questo provinciale riminese panzone. Ce la possiamo dire? Non spargete la voce in giro. Non ho mai finito di vedere un suo film. Queste storie vitellonesche, di dolci vite romane, questa Capitale da lui adorata, cafona, di donnacce grassone e laide, di uomini bifolchi, di puttane misericordiose, questi amarcord nostalgici sono quasi peggio del suo squallido imitatore bolognese, Pupi Avati. Uno che è meglio che si goda la forte vecchiaia, mangiando le lasagne al ragù e la smettesse di scomodare i cuori grandi delle ragazze.

Bannati entrambi.

E Marco Ferreri? La grande abbuffata, un film triviale, porcellesco, scatologico, apocalittico, di uomini che sparano dal deretano dei peti sesquipedali da terremoto di Haiti. E Dillinger è morto? Molto meglio (anche se molto meglio non si può dire) Nemico pubblico di Michael Mann. Ah ah. Non so se molti di voi capiranno questa mia battuta, ma ci sta. Siamo tutti donne scimmie!

Bannato Ferreri, Ferraro della Sampdoria e pure la Ferrari, perché non me la posso permettere. Anche se Michela Ferraru, di u sarda, è modella che meriterebbe il mio brum brum.

Bannato anche l’altro Marco. Bellocchio. Lui e le sue schizofrenie, le sue morbose ore di religione e i suoi Porco Dio! Film rabbiosi da pugni in tasca. Ma che vuole questo qui? Ancora non l’hanno rinchiuso?

Bannato pure Sorrentino Paolo. Con le sue indolenze, le frasi a effetto, i suoi Toni Servillo con la parlata strascicata romana-meridionale, i suoi napoletani alla Maradona, i suoi clowneschi piani-sequenza.

Ha stufato e con Loro ha toccato il fondo.

 

Rossellini? Meglio la figlia.

Salvatores? Si salvi chi può. Affogatelo nel Mediterraneo.

Tornatore? Nuovo Cinema Paradiso non è una sua pellicola Oscar, ma il Cinema idilliaco che lui non girerà mai.

Pasolini. Ottimo intellettuale, un po’ esaltato. Ha detto anche un sacco di fregnacce. E non mi son mai piaciuti gli uomini che amano i pisellini…

Bertolucci? Oddio mio. Ultimo tango a Parigi regge su Brando. È maledettismo programmatico, studiato apposta per far scandalo in tempi ancora casti. Un film semi-pruriginoso in cui sostanzialmente non si vede un cazzo. Un film sulla solitudine? Mah sì… so io cos’è la solitudine. Quella del barbone sotto il Ponte di Galliera di Bologna. Mica quella di un debosciato come Brando, coi capelli nel vento che fa tanto decadentistico uomo vissuto. Ma vai a dar via il culo, Bernardo, e non ci sarà il burro ad addolcire la “frizione”.

E tutto il resto è noia. Fa anche lui quello di Sinistra col culo parato.  Aveva ragione Dario Argento, o forse era l’allegrona della figlia. È un borghese marcio che disserta di amori fantasticati, di adolescenti viziati che si fumano le canne.

Sinceramente, non ho mai visto nessun adolescente sfigato tipo Pitt e Garrel che hanno come compagna di studi, soprattutto di giochini anatomico-erotici, quel pezzo di passerona della Green.

Che poi diciamocela. A seno va di brutto la Green, di faccia è meglio la commessa del Conad sotto casa mia.

Sì, è buona questa commessa qui. Un po’ depressa. A forza di fare lo scontrino fiscale sulle banane di tutti quelli del quartiere…

E Antonioni? Mah, so che moriva dalla voglia senile di spogliare Luisa Ranieri. Ma lei è andata con Montalbano/Zingaretti e Michelangelo è rimasto muto più dei suoi film.

Carmelo Bene? Un pazzo.

Sergio Leone? Sì, ci sta. Anche se amava troppo i bucatini all’amatriciana.

 

Via, bruciare tutto.

Ah ah.

Sì, adesso vado a filmare i tortellini in brodo, mentre la mia faccia si rifletterà nel bicchiere di vetro nella rifrangenza del lampadario di luce soffusa e una mosca cadrà nella zuppa.

Titolo del film: Cena con le mosche in una serata da dimenticare nella tetraggine del piatto che piange, che fa molto Wertmuller.

Ma voi davvero credete a tutte le stronzate che dico? Ah sì? Bravi, fate bene. Non sono peggio di tanti filmacci spacciati per “arte”. Ma Arte de che? Evviva Christian De Sica. Stasera va così.

 

di Stefano Falotico

 

Nonno scatenato: le critiche (im)motivate che gli son state mosse mi fan capire che il mondo è arretrato, ideologicamente abulico, e ha ancora molte (r)esistenze (d)a farsi


23 Apr

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Nonno zozzone, titolo che sarebbe risultato molto più appropriato se la Eagle Pictures, come inizialmente l’aveva “tradotto”, avrebbe osato di lurido, sacrosanto esser altrettanto irriverente, senza timori reverenziali al “san(t)o” pudore e ad altre esecrabili amenità.

Nonno scatenato, dunque, raging, è un capolavoro dell’approdo (a)sociale a cui siamo giunti dopo che tal società, ludra, semp’affamata di nuove “sorprese”, d’osé (es)agitato, esagerato, è arrivata. Così indaffarata, (s)fatta, strangolata da regole d’un manicheismo mentale e delle anime che mi fa terrore. E rabbrividisco, (im)potente, insozzato da tanti paradigmi futili, da tante inutilità illusorie, da tanti sciocchi gingilli, prese in giro, dette anche “per il cul”, da “enormi” accessori, da codesto “oro”. Ma quale “porco”, il nonno dice la verità della sua, per tanti an(n)i, ripudiata castità, delle sue patetiche, sorpassate, antiche, ottocentesche (in)fedeltà coniugali rispu(n)tate. Cornuto, si fa le seghe sui porno amatoriali, non si diventa ciechi, fidtavei, funzionano anzi meglio le cornee, il nonno vuole e (pre)tende… di essere riamato, di fottere, fottere, fottere.

Oh, amici miei, memore di tanti petomani, di troppi scoreggioni in tal mondo alla base distorto e che ha mar(cio) tortissimo, di questi “trionfalismi” da vin(cen)ti e tor(ch)i, di tanti sfottò, di pochi Totò e di molte “pig(l)iate” nel popò, rivendico come DICK la mia libertà.

Io, che non sono un professore e ho d’insegnare sol la mia umiltà umoristica, buffonesca e goliardica sin allo sfinimento, “sfinterica”, mi affilio, “cari” sifilitici, a tal “porcata”, spurgando molti rancori che mi tennero rigido e “mansuetamente” ipocrita, oggi che ho anch’io, come grandpa Bob De Niro, superato le viscontiane leziosità e i perfezionismi simmetrici di una (r)esistenza, fino ad ora, invero piatt(ol)a. E non la pianto né pianifico, oh quante belle (s)fighe…, mie (ma)dame. Olè!

Forse sarà eccessivo e “cesso”, davvero brutto se non si ama John Water(s), ma se lo/a si prende per il ver(s)o giusto, vi garantisco che fa ridere eccome.

Comunque sia, un bell’uccello, ha stile e personalità! Ah ah!

Insomma, meglio una vita da cazzone che esser dei coglioni “adatti”.

Se m’allattasse, “verrebbe” da Dio…

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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