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Attori rinati: Willem Dafoe, un vampiro cristologico


11 Sep

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Come volevasi dimostrare, Willem Dafoe ha trionfato come miglior attore alla 75.ima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia grazie alla sua stupenda interpretazione di Vincent van Gogh nel bellissimo, nuovo film del sempre fantasiosamente variopinto Julian Schnabel. Una Coppa Volpi meritata che, per l’ennesima volta, consacra uno degli attori più straordinari del panorama mondiale. Troppe volte sottovalutato, ingiustamente snobbato quando si parla di premi importanti. Un attore che, se andiamo a scandagliare la sua filmografia, ha lavorato con quasi tutti i più magnificenti registi viventi degli ultimi trent’anni, forse anche qualcosa in più.

Un attore però che, per via della sua faccia emblematicamente grandguignolesca, spigolosa, da nosferatu ghignante, è stato troppe volte imbracato nel ruolo stereotipato del villain, del cattivo senza remissione di colpa tagliato crudamente con l’accetta, oppure è stato soventemente declassato ad attore secondario o, addirittura, a comparsa di lusso, a caratterista utilizzato appunto soltanto per i suoi lineamenti luciferini, per la sua risata mefistofelica, a mo’ d’inquietante maschera perfino burlesca, caricaturale, orripilante da fantoccio mostruoso, da orrido e perfido diavoletto macabro e terribile.

Willem Dafoe è ed è sempre stato molto, molto di più che una macchietta. Un attore portentoso e versatilissimo, un istrione figlio del fregolismo più raffinato, anche un elegante gentleman dal birignao cauto e delicatissimo. Insomma, un pregiatissimo attore insostituibile.

 

William James “Willem” Dafoe è nato il 22 Luglio del 1966 in Wisconsin ma è stato naturalizzato italiano da qualche anno a questa parte per aver sposato la nostra Giada Colagrande.

Sappiamo poco, invero, della sua biografia, tranne che s’iscrisse all’università e frequentò con discreto successo alcuni importanti corsi di recitazione.

Esordisce subito, non accreditato, in una pellicola magnifica, il capolavoro maledetto di Michael Cimino, I cancelli del cielo, anche se la sua è un’apparizione davvero infinitesimale piccola.

Quindi, sopraggiungono The Loveless di Kathryn Bigelow e Miriam si sveglia a mezzanotte di Tony Scott.

Già grandi nomi, già film rilevanti. E fin dapprincipio Dafoe s’impone proprio per il suo volto particolarissimo.

Girando con Oliver Stone, Platoon (è lui che campeggia nel poster storico della pellicola, inginocchiato mentre nelle giungle vietnamite esplode l’inferno) e Nato il quattro luglio, con lo strepitoso Walter Hill per il suo rockettaro e coloratissimo Strade di fuoco, e con William Friedkin, incarnando il machiavellico Eric Masters in Vivere e morire a Los Angeles.

Ma è nel 1988 che trova uno dei primi ruoli, da protagonista assoluto, che da solo vale una filmografia. È infatti Gesù nel capolavoro-scandalo di Martin Scorsese, L’ultima tentazione di Cristo.  Con una manciata di titoli, Dafoe ha già stigmatizzato, oserei dire, e definito assolutamente la sua personalità attoriale. Un vampiro sofferente, un cristologico redentore soprattutto delle sue tormentate inquietudini interiori, racchiuse nella fisionomia di un’espressività facciale dalla spiccata, inconfondibile peculiarità, una faccia scheletrica e smunta, comunicatrice di emozioni contradditorie e vibranti, cesellate in un corpo asciutto e macilento, al contempo muscoloso e atletico. Da messia e diavolo, da caduto angelo viscerale.

E questo sarà paradossalmente il suo enorme pregio e il suo involontario limite. Da allora in poi, tantissimi registi lo sfrutteranno, al di là del suo ottimo talento, soltanto affidandogli personaggi adatti alla sua faccia. Schiacciandolo in una stereotipia performante in linea solo col suo viso satanicamente angelico.

Lavora con John Waters per Cry Baby, è Bobby Peru in Cuore selvaggio di Lynch, incrocia altri autori considerevolissimi come Wim Wenders (Così lontano così vicino) e diviene amicone di Paul Schrader (che aveva scritto, peraltro, The Last Temptation…), diventando quasi una presenza fissa e irrinunciabile di molti suoi film: Lo spacciatore, Affliction, Auto Focus, Adam Resurrected, Cane mangia cane…

Così come avviene anche per Lars von Trier (Manderlay, Antichrist, Nynphomaniac) e soprattutto con Abel Ferrara (New Rose Hotel, Go Go Tales, 4:44 L’ultimo giorno sulla Terra, Pasolini).

Be’, se stessimo a elencare tutti gl’immensi cineasti coi quali ha lavorato, anche come non protagonista, non finiremmo più. Ma fra i tantissimi va almeno doverosamente citato David Cronenberg col suo eXistenZ.

Quindi, più che attore rinato, Willem Dafoe, essendo stato sempre un interprete di pellicole d’alto livello, diciamo che forse, ed era ora, col suo van Gogh di At Eternity’s Gate, dopo tre nomination agli Oscar soltanto come best supporting actor (Platoon, L’ombra del vampiro, Un sogno chiamato Florida), potrebbe una volta per tutte essere come candidato come interprete principale ai prossimi Academy Award.

Se lo meriterebbe davvero.

Forza, Willem!

Stavolta sei vicinissimo a entrare nella cinquina dei nominati…

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di Stefano Falotico

 

Venezia 75. Vincerà la Coppa Volpi quella vecchia volpe del Dafoe? Invece, io son lupo che perde il pelo ma non il vizio, una creatura di Schnabel purissima, giammai mutilato, in passato muto ma voi pagate il mutuo


08 Sep
Directed By: Alejandro AMENABAR.

Directed By: Alejandro AMENABAR.

Eh sì, la mia vita nel corso del tempo è assai mutata. Dapprima, per imbecillità giovanili, fu mutilata. E trascorrevo le giornate nell’assoluto mutismo, rimanendo una voce fuori dal coro.

Poi ricominciai a parlare e, da un’atimia spaventosa, divenni un oratore persuasivo quasi quanto Hitler. Ma, in maniera diametralmente opposta ad Adolf, mi diedero del comunista e allora scappai a gambe levate per i campi di grano… cantando Viva la libertà di Jovanotti, stronzata uscita da poco ma il cui testo, in realtà, non molti lo sanno, sì, il testo di questa canzone populista e utopistica fu da me consegnato a Lorenzo venti anni fa. Quando in effetti amavo le stronzate. E davvero credevo che, senza farsi il culo, si potesse essere persone libere. Jovanotti è liberissimo, comunque, guadagna miliardi, cazzeggiando. Un caso unico. Solo adesso Jovanotti ha fatto uscire la canzone in tempi ove l’Italia vuole il reddito di cittadinanza e, con le pezze al culo, sogna di essere libera dall’Hera, eppur campa di camere a gas… Che furbacchione!

Così, sfiancato da calunnie abominevoli, mi diedi alla macchia. Macchiato nella dignità, volai di fantasia e ancor m’immersi in notti pittoresche follemente fantasiose, dipingendo il mondo coi miei occhi. E, in una notte stellata sul Rodano, sudato freddo, ero sul punto di buttarmi nel fiume suddetto, per affogare negli abissi d’una morte per assideramento. Eh sì, quel Rodano era gelato, ma non al limone. Leccate, donne, leccate tutto… bello pimpante, ardente e al dente…

Invece, quel fiume era gelato sottozero. E in quel freezer liquido un uomo normale crepa come DiCaprio in Titanic. Eppur sopravvissi, miei stoccafissi.

Sì, la gente facinorosa mi additò, emarginò, violentemente sodomizzò nell’anima, provando a deturpare la mia bellezza, ma io ancor fuggii e fortemente ruggii.

Ecco che i maldicenti dissero che soffrivo, come Vincent, di malattie mentali incurabili e che il mio cervello s’era incancrenito.

Invece li smentii col solo potere del mio occhio nero, nero quanto le loro fallimentari magie nere da iettatori maledetti, e con piroette letterarie da schienare anche Shakespeare. Sì, William annichilii soltanto con la forza di una tastiera ergonomica che vale 20 Euro.

Eppur questa gente perdono, perché io son poeta come Reinaldo Arenas. Interpretato da Bardem, l’uomo del Mare dentro. Film da confrontare con Lo scafandro e la farfalla.

Quel che so è che, se continuerò a fumare tre pacchetti al giorno, mi verrà un ictus come a Mathieu Amalric.

Le donne mi cercano, quasi nessuna me la dà, eppur la gente mi ama, m’incita e fa il tifo per me, urlandomi Daje!

 

Ce la vogliamo dire platealmente, senza mezze frasi?

Sono proprio un bel volpino pregiato. Dalla pellaccia dura e dalla penicillina, no, che cazzo scrivo, pelle purissima che avvolge le donne più belle, riscaldandole…

Eccovi servito il Genius! Ma Genius de che? Di tutto, anche di niente. Questo è il suo bello.1-5

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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