Posts Tagged ‘Vincent Cassel’

Il Falò, un Dobermann?


24 Nov

Prima, una lunga e spiritosa prefazione. A proposito, miei uomini e donne non Vincent(i), Cassel è stato interprete di Dobermann. Mentre la sua storica ex, Monica Bellucci, è ancora una bella donna ma, come attrice, rimane una cagna? Ah ah. Non fate le volpi contro il commissario! Mi raccomando. Nel film Assassini nati, Tom Sizemore è il detective James Cagnetti, miei cagnacci, ih ih.cassel bellucci dobermann

RIFKIN’s FESTIVAL è poi così brutto come io stesso asserii, scherzandovi però sopra, e chi è in verità Woody Allen?


04 May

Rifkins-Festival

fino ultimo respiro belmondo sebergrichard gere kaprisky respiro

cuore di tenebra roeg tim roth

APOCALYPSE NOW, Marlon Brando, 1979

APOCALYPSE NOW, Marlon Brando, 1979

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Be’, ieri scrissi una recensione decisamente sui generis sull’ultima opera cinematografica di Woody Allen. Alcuni addirittura pensano che sarà veramente the last opus di Allen. In quanto, dopo le ennesime accuse sessuali molto ridicole rivoltegli da femministe ipocrite, appoggiate peraltro dalla fedifraga, artisticamente parlando, Kate Winslet, non sono in pochi a credere fermamente che Allen sia arrivato alla frutta.

Malgrado i rimandi dovuti al Covid, Rifkin’s Festival è finalmente uscito. Ufficialmente doveva essere distribuito nei cinema nello scorso inverno, invero, ancora non è sui grandi schermi italiani. Esce giovedì prossimo ma se ne può già fruire della visione sub ita in streaming a ottima qualità audio-video.

Dunque, dopo i problemi riscontrati da Allen con Amazon, dopo i disagi insorti per colpa della pandemia dovuta al Coronavirus, sebbene i complottisti, fra cui il sottoscritto, pensino che i vari, severissimi lockdown siano stati creati ad hoc per fermare inopportunamente la nostra vita socio-economica e lavorativa, andrei qui fermato e non dire altro in merito?

Ebbene, prossimamente uscirà il mio libro intitolato Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid. Ma non voglio fare spoiler e vi sorprenderò, scioccherò, perturberò oppure disgusterò a tempo debito. Se mai sia, quando tale mio romanzo sarà in vendita, voleste per cortesia, gentilmente acquistarlo per salvarmi dai debiti occorsimi nel frattempo. Ah ah.

A scuola non ricevetti mai alcun debito in quanto me ne fregai altamente d’istituzionalizzare il mio sapere, ah ah.

Trascorsi gran parte dell’adolescenza nell’infanzia simile ad atmosfere oniriche paragonabili a Il posto delle fragole, dunque nella prematura senilità non abbisognante di maturarsi nella cazzata del cosiddetto diploma di maturità?

A un certo punto, essendo stato io ingiustamente paragonato al disertore Martin Sheen di Apocalypse Now, fui violentato psicologicamente da sedicenti educatori, invero persone assai maleducate, le quali credettero che io vivessi nel mondo delle fragole? No, delle favole. Comunque loro limonavano…

Ah, che Arancia meccanica!

Attentarono alla mia salute mentale, questi pazzi, poiché credettero che fossi un ignorante come Max Mazzotta/Enrico Fiabeschi del film Paz!

Chiariamoci molto bene, conosco a memoria Joseph Conrad, il capolavoro succitato di Coppola, Heart of Darkness di Nicolas Roeg con Tim Roth e John Malkovich, poche volte frequento la Conad, sono malato di mentine, sì, le caramelle balsamiche all’eucalipto(lo), devo prima o poi vedere Apocalypto di Mel Gibson, lessi molti fumetti e so benissimo chi è Igort. Quello di 5 è il numero perfetto.

Non fatemi perdere la pazienza e anche Andrea…

Comunque, ho visto pure Edge of Darkness di Martin Campbell con Gibson e Ray Winstone che sostituì Bob De Niro. Film da noi intitolato Fuori controllo, a proposito d’Ipotesi di complotto.

Uh uh. Avete mai visto, peraltro, Ransom di Ron Howard? Eh eh.

Sì, fui preso in ostaggio da persone che si spacciarono amanti di Woody Allen e della Nouvelle Vague e che, a prima vista, parevano uomini fighi come Jean-Paul Belmondo di Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard. Appunto…

Spesso, nelle relazioni amicali e amorose, può innescarsi una fascinazione verso i criminali.

Poi, mi stufai come Jean Seberg ma furono loro a denunciare me poiché vollero insabbiare i loro reati e il loro sequestro di Persona alla Bergman?

Ecco, per capire queste mie precedenti righe, bisognerebbe aver vissuto il mio vissuto stesso, altrimenti considererete quanto da me vergato qualcosa di diagnosticabile come disturbo delirante paranoide.

Oppure, abbisognereste di cultura omaggiante i classici di Bergman, di Godard, di Truffaut e di Orson Welles? Ah, Rosebud di Quarto potere. Quel trauma… In effetti, ho sempre reputato la psichiatria una balla colossale. Uno psichiatra forense, infatti, desidererei che diagnosticasse le ragioni psichiche che indussero Federico Fellini a girare . Non esistono, vero? Poiché l’arte non è materia da parcellizzare in trattati biochimici. Così come il fondoschiena di Polly Walker, in 8 donne e ½ di Peter Greenaway, è qualcosa per cui sarebbe uscito matto Jung/Fassbender di A Dangerous Method.

Sì, alle schizofreniche un po’ anoressiche come Keira Knightley/Sabina Spielrein, preferisco un’aspirina e un po’ più di carne felliniana, amante difatti delle donne alla Botero.

Sì, sono un protestante come Martin Lutero. Ho raggiunto il Nirvana? No, non mi piacque mai Kurt Cobain, nemmeno In Utero.

Amici, vi garantisco che vi furono tempi in cui fui scambiato per Mia Farrow de La rosa purpurea del Cairo, furono veri Radio Days impagabili.

In Rifkin’s Festival, Allen cita anche Claude Lelouch, marito da una vita di Alessandra Martines.

Sì, vi fu un tempo in cui la gente stupida pensò che io fossi Alessandra di Fantaghirò per la regia di Lamberto Bava.

Appena post-puberale, io vidi Alessandra in reggicalze che ballava alla tv e mi veniva… la bava.

Sì, sono un divoratore di caffeina e non frequento la cosiddetta crème de la crème. No, amo di più le cremerie e detesto gli arrivisti, gli esaltati cinici e le cretinerie. Sono uno sfigato come Jesse Eisenberg Café Society? Non è che fui già un genius come Lex Luthor, no, come Mark Zuckerberg?

Louis Garrel è davvero l’erede di Delon Alain, di Belmondo e di Vincent Cassel? A Laetitia Casta piace parecchio. Va be’, a Laetitia piacque anche Stefano Accorsi. Mi spiace per Stefano… di Veloce come il vento ma Irama è più figo. Il video musicale, sotto mostratovi, è un po’ commerciale ma spinge, eccome se spinge. Ah, mi deste precocemente del vecchio e il mare…

Chiariamoci molto bene, lupetti e furbetti. Io amo sia Ernest che Mariel Hemingway. E ho detto tutto… Alla pari di Woody Allen, Mariel mi piaceva anche quando era troppo giovane…

Era così scabroso farsi… dei film, poveri moralisti, su Tracy di Manhattan? Forse distorcevo tutto ma a me pareva Brooke Shields di Laguna blu. Onestamente, Allen è un genio e io sono Joaquin Phoenix di Irrational Man. Che vi devo dire? Molte donne pensarono di essere delle grandi attrici come Kate Winslet e invece, nonostante si laurearono, recitando le pappardelle a memoria durante le interrogazioni orali in stile Melanie Griffith di Celebrity, non sanno recitare neppure la loro sceneggiata patetica.

Altre sono come la Casta, cioè Gina Gershon. Non una castissima, diciamo. Forse castana? No, mora. Ah, le more, le fragoline, i limoni, i gelsomini e i bravi bambini. Gli uomini non sono niente. Pensano tutti di essere Marlon Brando ma di Woody Allen ve n’è uno solo? Eh no, due. O no? Ah ah. Comunque, sì, esistono due Woody Allen. Uno di questi è bello come Brando.

Sono un Cuore di tenebra. Insomma, sono un romantico tenebroso. Molti sostengono che io possieda una bella voce. Non lo so. Giudicate voi. E dire che, dalla nascita, faccio tutto da solo. Se avessi i milioni di dollari di Allen e uno studio non solo di registrazione, forse della Warner Bros. Comunque, a parte Irama, sono un cinefilo enorme. Avete mai visto Faccia di rame? Io sì. Scommetto che voi no.faccia di ramewonder wheel kate winsletradio days allen

ipotesi di complotto gibsondi Stefano Faloticofuori controllo gibson


Mickey Rourke è un grande, Western Stars di Springsteen è un album splendido splendente come la Rettore e Vincent Cassel non è solo l’ex marito di Monica Bellucci


14 Jun

wrestler rourke cassel black tide

Finalmente è arrivato il 14 Giugno e ho comprato il cd del Boss, Western Stars.

Sì, io ho visto Bruce Springsteen dal video. No, dal vivo, molti anni fa. Quando allo stadio di Firenze, ove gioca appunto la Fiorentina, il Franchi, in una serena serata fresca del 2003, la gente cominciò lentamente ad assieparsi sul prato, riempiendo anche le tribune. Vi sarò franco. Prima dell’esibizione del Boss, molti non mangiarono delle succulente fiorentine ma, essendo venuti anche da Napoli, addentarono pizze più capricciose delle loro fidanzate di nome Margherita.

Calò lievemente il tramonto e pareva di essere a Piazza San Pietro. Prima del concerto, v’era appunto un magico silenzio religioso.

Quindi vertiginosamente il cielo, da imbrunito e rossastro, malinconico ch’era, s’oscurò nel buio sopraggiunto, frastagliato da nuvole turbolente. D’improvviso le luci del palco s’accesero di brutto, bellissimamente.

Ma non era un concerto dei Metallica, dei Guns N’ Roses o di Marilyn Manson. Uno che non si sa ancora che cazzo voglia dalla vita. È passato dal maledettismo appunto di Charles Manson ad Asia Argento, ha scopato Rose McGowan ma non sapeva che, nel frattempo, lei veniva trombata da Harvey Weinstein.

Sì, lui ammazzava i gatti “in diretta” e Rose elargiva la sua gattina al volpone nella segreta cameretta. Per poi denunciarlo parimenti ad Asia in un gioco scabroso d’ipocrisie da Ingannevole è il cuore più di ogni coscia.

Ho scritto coscia, non cosa. E la figlia del compianto Giuliano Gemma, il mitico Montgomery Wood di un Dollaro bucato, è davvero una femminile Vera Gemma secondo me ancora bucata e bona, comunque bucabile. Sì, è un po’ rifatta ma, bando alle ciance e alle balle, io me la farei. Qui parliamo di una donna dal fondoschiena profondamente amabile, liscio, sodo, pneumaticamente gonfiabile…

Mica una Scarlet Diva qualsiasi. Eh.

Non è una volgarità. D’altronde Anche gli angeli mangiano fagioli.

Le vere porcate sono altre. Come romanzare la vita di J.T. Leroy in un film per Melissa P. Al fine di guadagnare i soldi per poi tirarsela da intellettuale come Luca Guadagnino. Luca fu furbo, diede al popolo la puttanata per poi avere il potere di valorizzare, nel remake di Suspiria, la bella Dakota Johnson.

La protagonista della sega, no, saga più mercantilistica di sempre, quella delle sfumature di grigio…

Asia, ce la possiamo dire la verità? Questo tuo film è peggiore della Sindrome di Stendhal.

Secondo me, tuo padre, il leggendario Dario, ha cominciato a rimbambirsi da quando tu sei nata. Degenerando del tutto quando tu le confidasti delle tue nottate selvagge con Morgan.

Ma chi è questo Morgan? Per anni si è spacciato come il David Bowie de no’ a(l)tri ma poi è stato pure con Lucarelli Selvaggia.

Insomma, Selvaggia ha onestamente un paio di bocce che non si possono bocciare ma è l’incarnazione, appunto, di Joan Bennett del Suspiria originale di Dario.

Sì, di notte pratica fatture stregonesche in un collegio di marchettari e casi umani, relegati in una magione di Friburgo ove sono obbligati a leggere i suoi libri di merda.

Sì, se un suo allievo non impara a memoria ogni passo di danza della sua prosa sboccata, da autrice col calamaio strafottente che attacca ogni Calimero da costei ritenuto deficiente, lei gli appare in modo subliminale come la viscida Marta di Profondo rosso, sì, Clara Calamai.

Questa vuole sempre ascendere e aprire bocca. Facciamo subito una cosa. Tagliamo la testa alla t… a, al toro. Parimenti a David Hemmings, la decolliamo in ascensore con la sua collana… della Rizzoli.

Ma torniamo al Boss. Non perdiamoci in stronz(at)e e troniste. Sì, a quest’ultima parola potremmo togliere la parte di mezzo e il significato del valore, per modo di dire, di Selvaggia rimarrebbe immutato.

Come sostiene la matematica legge basica dell’algebra, cambiando gli ordini delle fatture, no, dei fattori, la somma delle sue minchiate non cambia.

Insomma, se 3 più 4 fa sette, 4 più 3 fa sempre sette ma lei, svendendosi, in quattro e quattr’otto esponenzialmente sale in classifica grazie alla sua f… ga nel letto di qualche editore corrotto che la mette a novanta.

È un’equazione lapalissiana. O no?

Avete letto la recensione di Western Stars su Rockol?

Sì, Bruce Springsteen, che vi piaccia o no, e se non vi piace ve lo faccio piacere a colpi di mazzate, ah ah, rimane il più grande cantante del mondo.

A proposito, che ci faceva Asia Argento in Last Daysbiopic sui generis di Gus Van Sant su Kurt Cobain?

Questo è un mistero di Fatima da Terza madre…

Come diceva l’imbattibile Antonio Di Pietro, detto Tonino: ma che c’azzecca?

Sì, cosa ne può sapere Asia del Trauma di Kurt, della sua vita da Inferno?

Asia, per caso, faceva colazione coi cavoli a merenda di Kurt?

Basta! Quest’Asia è una falsa come Marilyn Manson, appunto.

Che presto vedremo in The New Pope. Ho detto tutto…

Springsteen, autore della magnifica colonna sonora di The Wrestler.

Avete mai visto l’intervista di Fabio Fazio a Mickey Rourke a Che tempo che fa di circa dieci anni fa?

Sicuramente un’intervista studiata per emozionare e commuovere lo spettatore, un po’ retorica, ma Mickey mi è comunque parso sincero in più di una risposta. Da mettere i brividi.

Dopo The Wrestler, invero, non ne ha azzeccata, come sempre, quasi più una. A parte il suo ruolo folle in Iron Man 2 e il suo Re Iperione in Immortals.

Ma ciò fa parte del personaggio. Uno amico di Springsteen, amico di Liliana Cavani e uno dei migliori amici di Michael Cimino.

Ma è un grande. Indiscutibile!

Così come è un grande Vincent Cassel. L’ho visto ieri sera in Black Tide. Film che presto recensirò.

Che attore, ragazzi!

Voi invece, invidiosi a morte, quando stava con Monica Bellucci, faceste perfino fatica a cagarlo.

Ora che se n’è separato, gli date pure dell’impotente.

Se dunque viviamo in una società di hater come ne L’odio è perché spesso stimate gli idioti e le sceme e, se invece c’è qualcuno che merita di stare dove sta, lo schifate e gliene dite peste e corna.

Non va bene, sapete?

Sì, siete fatti così. Io non sono invece invidioso e geloso di nessuno.

Di mio, se un amico mi dice che s’è scopato Monica Bellucci, non gli stringo la mano perché non è vero e se l’è appena tirata. Invero, se la sta ancora tirando.

Poi devo sciacquarmi le mani pulite…

Come già scrissi, farò la fine di Elvis Presley.

E questo è quanto.

Sculettando, ballo.

 

di Stefano Falotico

profondo rosso calamai suspiria

 

Kubrick è sopravvalutato, ha ragione Cronny su Shining, ve lo dice Jack Torrance


06 Mar

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Ebbene, il mio pezzo su Christine nel mio libro su Carpenter inizia così:

Il suo film non è affatto brutto, ci mancherebbe, ma non poteva e non può competere, anche a tutt’oggi, con adattamenti da King decisamente superiori. E mi riferisco a Carrie di Brian De Palma e al quasi suo contemporaneo Shining di Stanley Kubrick.

Due capolavori contro i quali Christine, pur con tutti i suoi evidenti e rimarcabili pregi, sfigura non poco.

 

Premesso questo e dunque appurata la mia natura imbattibile da Pinocchio ante litteram e letterato e basta, andiamo avanti.

Allora!

Vi state infoiando con la saga su Kubrick. Ma ne parleremo dopo.

Piuttosto, leggo su Facebook che vi siete fissati col nuovo fidanzato della Bellucci, tale marcantonio scimmiesco simile a Jason Momoa più magro, e avete sfogato ogni vostra gossipara frustrazione, dando alla Bellucci, come al solito, della zoccola. Monica Bellucci è un’attrice di merda ma ha lavorato pure con Lynch. Sì, infatti David si è fatto fare da lei un signor pompino da veri segreti di Twin Peaks. David, dall’alto del suo potere, ha viaggiato sul velluto blu con tanto di doppio sogno virato in viola. E questa è Una storia vera.

Tale compagno di Monica è Nicolas Lefevbre. Mah, a me pare un uomo normale. Ma voi donne siete rimaste invece scioccate. E vi è venuta, dalla gelosia, la febbre!

Dicendo che non ha niente a che vedere con l’ex della Monicona, il Cassel. Vincent di che? Questo non ha vinto proprio nulla. È un semi-incrocio fra un Bob De Niro storpio e Mario, quello della merceria sotto casa mia. Si è scopato la Bellucci? E quindi? Io ho scopato con donne molto più belle ma meno pretenziose che non volevano da me l’allure dell’attore francese che fa molto chic ma abbisognavano solo di una pulita al pavimento. Sono state scopate facilissime. Loro mi davano 100 Euro e io usavo anche il Lysoform.

Mah, a dirla tutta Cassel non m’è mai piaciuto né come attore né come frocio. Sì, Cassel è frocio. Me l’ha confidato tempo fa quando cenammo assieme alla locanda L’olio.

E io:

– Ma allora perché lei sta con la Bellucci?

– Così la gente può dire che sono un bell’uomo. E non mi odia. Sai, Stefano, alla gente devi far credere di essere un tipo normale, sennò ti dicono che sei un disadattato schizofrenico dalla sessualità distorta e aggressiva come ne La Haine. E poi non è Kassovitz, ma solo cazzi e cazzotti.

– Ah, capisco.

 

Detto ciò, sono volati commenti come sempre maliziosi.

– Ma che ci trova di bello questa puttana in tale scarafaggio?

 

E io:

– Può darsi che Nicolas abbia un bel ciddone. E, dopo giornate dure, Monica non ha bisogno di uno che mal sopporta le misantropie di Kubrick bensì di uno che le sia shining, come diceva Totò, di “stiratura”.

Sì, questo Nicolas deve avere fra le gambe qualcosa di pura “luccicanza”. Brillantissimo! Sì, sì. Ve lo dico io. Sono esperto in materia. Invero, sono spirituale. Ma mi piace saper di sapere quel che solo poche donne di me han saputo. Tutto salito con tanto di sputo.

Parliamo di una faccia che non mente. Qui il Tarzan c’è tutto. Le donne amano Jeremy Irons dei film di Cronenberg, elegante, sexy e colto, ma in verità vi dico che sono inseparabili da quello animalesco.

Le donne vogliono solo un bananone. Gli uomini desiderano Monica, un figone.

Due razze da giungla. Oramai alla frutta.

Che poi anche Monica ha i suoi anni oramai. Forse la verità è che Nicolas non ha un granché lì ma sa cucinare a Monica delle pietanze saporite. Quando le donne invecchiano, basta che magnino buono e se ne fottono se uno è a letto bono. Poi, le donne scelgono gli uomini sulla base di pochi fattori. Se sono ricche, a loro basta uno che le renda rizze e gliele arricci, se sono povere uguale, tanto quello ricco non le caga. E dunque amano la retorica di Bernardo Bertolucci e darci dentro in maniera bestiale. I soldi non ci sono. E se la godono da matti fra stoviglie che volano, schiaffi in faccia e poi orgasmi ove, con ancor più foga, si sputano addosso le peggiori schifezze. Come si suol dire, alla faccia del cazzo.

Premesso questo, passiamo a Shining. Io già lo dissi più volte. È uno dei film più sopravvalutati del mondo. Quasi pari alla stronzata di von Trier, La casa di Jack. E ho detto tutto. Fra poco avremo pure il seguito. Di mio, accavallo le gambe e me ne fotto delle vostre folli(e). Detta seriamente, Shining è un capolavoro? No, meglio Arancia meccanica e la banana bionica di Nicolas, un uomo Falotico. Tutte queste storie di matti, fidatevi, vi stanno dando al cervello. E ora capisco perché state tutti a pecora.

Ma che fa quell’altra? Visto che non tromba, ora mi si è data alle letture psicanalitiche “incitanti”, molto da Cheeta frigida, di libri da titoli così: Il monologo della vagina per l’arrugginitaIl ruggito della resilienza selvaggia di una donna denudataLa cassa integrata vuole un’altra limonataLa cassiera s’è incazzata e non fa più scontiVivi e ama te stessa e il suicidio è vicino ma non mollare, mollala qui.

Ah ah.

Detta ancora più onestamente, io sono un tipo cronenberghiano. Sì, uno Spider che diventa Tom Stall di A History of Violence e riceva a casa sua sia il Blu-ray di Scanners che un porno con una di cognome Summers.

Ora ve la dico tutta! Una delle mie fighe preferite dei primi anni duemila è stata Sammie Rhodes. Parliamo di una che potrebbe battere la Bellucci, eh.

Ah ah.

Sì, oramai di voi, uomini e donne, non so che farmene.

Fatevi le corna e le lotte a vicenda.

Io tanto non mi sparo. Ma qua bisogna spararselo/a. Ah ah.

E questo, come diceva Nanni Moretti, è pus underground da Naked Lunch. Ah ah. Detta senza peli sulla lingua, sia Cronenberg che Kubrick mi fanno un baffo. So che ciò vi appare buffo, invero è solo un demone sotto la pelle. Ah ah. Sto scherzando sul valore di Shining? No. Kubrick ha travisato Stephen King e ha fatto male a scegliere Jack Nicholson. Inizialmente, sapete che aveva pensato a Bob De Niro? Poi disse che, dopo averlo visto in Taxi Driver, non l’aveva convinto. Ecco, ora capisco perché faceva film misantropi. Uno che non ama Bob De Niro, si merita quella moscezza di Eyes Wide Shut e il suo voyeurismo ipocrita. Diciamocela! Eyes Wide Shut è una cagata pazzesca. Banalità su banalità, orge da carnevale di Venezia, come se non sapessimo, come vi ho detto, che i ricchi “cazzeggiano”. Una noia mortale. Tutto questo bordello solo perché Nicole confida a Tom Cruise la fantasia erotica di lei col marinaio? Cazzo, Tom. Da una così, ti aspettavi che ti confidasse che aveva sognato te? Ti aveva sposato solo perché eri un bell’uomo ricco e potessi lanciarla. Una volta arrivata, ti ha mandato a fanculo in maniera più veloce degli aerei di Top Gun.

Sono un uomo triste che non crede più a nulla? Non è vero. Credo che, domattina, mi sciacquerò il viso e berrò un caffè. Poi, non so che cosa succederà. Son sempre gatte da pelare. Ma comunque andrò al al bar.  E il barman:

– Come va?

– Non ce le beviamo più, eh, io e lei. Vero?

– No, nessuno oramai ci fotterà più.

– Ottimo. Così si fa.

– E che si fa?

– Che vuole fare?

– Non so. Lei adesso ha da fare?

– Perché? Mi vuole inculare?

– No, io non la fotto mica, sa? Ce lo siamo appena detti. Ce ne fottiamo. O no?

– Possiamo fare altro?

– No, sinceramente no.

– Vedo che lei è abbastanza lucido. Circolava voce che fosse pazzo.

– E lei crede a tutte le stronzate che la gente dice? Se fossi pazzo, starei qui a bere con lei?

– No, infatti. E se invece anche io non fossi pazzo e mi tocca invece dar bere a quei cretini che ballano? Come la vede?

– Eh, mi sa che lei non la vede proprio da parecchio. Se ne fotta.

Scemo e più scema

Scemo e più scema

di Stefano Falotico

 

Lezione di cinismo e di stile


06 Oct

 di Stefano Falotico

Questa società io non comprendo e non voglio da essa un bel nulla apprendere. Da me, “sol(issim)o”, lo prenderà. Una società di sconci nudisti e di buonismi al sapor della più diarreica “stracciatella” s(ci)ol(t)a. Società che lecca, tutta mer(da) in questo (im)mondo gelato. Uno va da una donna e pensa di scioglierla quando è il primo ghiacciolo del frigorifero suo castrato da troppi “noccioli” della sua scema e della sua scimmia. Io mastico gli arachidi, stiano da me lontane le racchie ma pure le (g)nocche. Vi prendo a pugni e vai di pugnetta. I ruffiani impazzano, fan finta di amarsi e al kairos ho sempre preferito star nel caos dei cazzi miei. Ma che speciale? Questi antichi greci han sparso il seme del ma(ia)le. S’accopp(i)avano in temp(l)i promiscui a cui prediligo la mia bisc(i)a, serpeggiante di auto-erotismo “sensuale” quanto uno squallido (s)fottermi an(nu)ale, mensile, quotidianamente nello sfogliar un giornale anziché credere all’amore e alle margherite b(u)one alle mamm(ell)e du’ caz’. Meglio il pap(av)ero, che legge Topolino, mie giovani marmotte tanto “b(r)ave” a predicare quanto poi animali bavosi a mignotte. Che “bravi”. La mia angoscia (s)monta, è “dolce” far un cazzo e star a gambe accavallate, basta con queste cavallette, donne io non sarò per voi cavallo. Vai di Mosca e vai di Bari. Datemi un bar e non vorrò altro da ber. Cavati, io me la cavo da sol(d)o bucato, altrimenti, se scassi, te la (s)caverò e quello, sì, sarà il tuo “fallo” peggiore. Hai fallito, fa(rfa)lla. Credo nel sesso davvero “molto”. Infatti, lo piglio a sassi. Voi ne siete assatanati e ossessi. Per quanto “me ne “(s)freg(h)i”, fottetevi. Sì, di enorme strafottenza, non credo a niente. Credo nell’altissimo mio uccello da (I)caro al settimo cielo nel star sopra chiunque e tu, sotto, inculato a mor(t)e. Attento alle casta(g)ne. Toglile dal fuoco, tanto ti han già bruciato.

Io sto sul monte, anche sul monaco. Mio monco. Evviva i mongoli!

Così è, Questo è il cinico. Questo è il suicidio.

Mi annoiate. Da quando avete, per la prima volta, scopato, non avete più v(i)olato. E la vostra vita, da rosa, è (s)venuta… rossa, non arrossite neanche più, scomparso il pudore, siete s(t)ud(i)ati, avete perso le piume, le penne e la (stilogra)fica, pen(s)ate sol alle violette, avete una panza trombona come il violoncello legnoso e avete smarrito sia il fiato che il dardeggiante afflato. Io invece scorro, “tutto” scorre da piuma, libero, scoreggiandovi e non acchiappabile. Ma che vuoi inchiappettare? Beccati il mio becc(hin)o e, come diceva Totòparli come badi, sa? Io, da Principe, ribalto le parole, le regole… stronze, i sen(s)i e non voglio metter su prole. (Ri)peto, solo pene… patite… in tal (non) vederla… Affaticati, (s)pompati, slabbrati, sempre arrabbiati, “incazzati” e perennemente a lamentarvi delle vostre (s)fighe. Ma come fa a piacervi il viver in tal mo(n)do? Il lavoro, il caffettino, due coccole con la micetta, (s)tirar… le camicette, rimboccarsi le maniche e un altro “bocchino”. Sì, dallo psichiatra strizzacervelli dei vostri uccelli. Che palle. Meglio il cane, l’(arc)ano, la mia gengivale arcata e vai di archi, miei “arcieri”. Evviva il cervo! A te i cer(ott)i e le candele delle cenette.

Meglio Vincent Cassel. Uno che stava con la Bellucci ma rimase un belloccio.

Passeggiando di gambe storte su faccia da culo distrutta. Un uomo rutto, rotto, un ratto, forse un gatto, un lupo e vaffanculo.

Sì, alla compagnia dei vostri cupi lup(ett)i, ho sempre amato solo il mio pupo. Il mio topo, il mio tappo, il mio gigante, il mio (o)nanismo.

Biancaneve era una zoccola, doveva solo scopare e sgobbare, il nano Dotto sapeva, le misurò la pressione, ficcandola con “passione”, poi mandandola a cagare e a lavar i p(i)atti per altre “patte” da puttana, caro Pisolo da piselli… Sei una mammola, meglio Mammolo. Evviva il mammuth. Salutami mammata!

Non voglio superare nessuno scoglio. È già troppo se non mi farete… fritto come una so(glio)la.

– Sai, sono rimasta incinta. Volevo darti la bella (noti)zia.

– Non è fig(li)o mio, io e te non ci siamo mai visti. Beccati il cigno e speriamo non sia femmina arcigna.

I migliori seni del mio “girovita”


12 Oct

Il reggicalze è nulla in confronto al “mio”.

Me “lo” reggo da me. Non me “la” menate!

Non ho mai capito e non capirò la gente sposata.
Amore, amoretto, amorucolo, amorino, bacini e bacetti, e la pelle è sempre quella, sempre le stesse lenzuola, all’accorrenza da “cambiare”, e il solito accoppiamento che “scopa” anche di “coppie” scambiste

Sì, credo che l’unico vero sesso dell’Uomo moderno, che non ha alcun timore di “darlo tutto”, è quello virtuale, ove puoi stravaccarti e “sudartelo” sul divano “scamosciato” e “allevare” il “camoscio” che, prima è “moscissimo” in seguito a chi inseguì la tua anima, poi si “distende” di vasi dilatatori e “spalanca le gambe” al piacere “ermetico” del Man a(r)mato di “mano”.

Il mio taglio di “capelli”, da infante, si recava a Prato, dal barbiere Cosimo, uno che “accomodava” anche le donne da “sciampista allo champagne” (sì, era come Maifredi, ex allenatore del Bologna Football Club, di “calcio in culo”, che retrocedeva sempre da “elegante juventino” con queste zebre che “tingeva” di nero sul “bianco”), poi “crebbi” con l'”imparruccato” Andrea, uno che “sbarbava” tutte quelle che eccitavano la “patta” della sua “bottega” sempre aperta.

Con questi “maestri” di “classe” ineludibile, discutevamo di molti “balconcini” e, da tali “egregi”, ho “imparato” che vale più una “rasatura” personale d’una “aiuola” che taglierà, di “lametta”, solo le “palle”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Gretchen Mol
    Forever mine…
    “Mollissimo”. Infatti, appena “la” vedo, i miei ormoni (s)balzano e mi crescon le tette quanto Lei, da “ermafrodita”.
  2. Uma Thurman
    Cogli la “mela” quand’è matura.
    Ed Ethan Hawke “la” sapeva “lungo”.
  3. Monica Bellucci
    Il Vincent Cassel ogni Notte “la” scassina e “incasina”.
  4. Marion Cotillard
    Di faccia non va.
    Per il resto, eccome, “eccolo”.
  5. Heather Graham
    Qui, questa qui è esagerata. Non se ne può più.
    Esageratona!
  6. Julianne Moore
    Demi Moore non vale un “cazzo”, né come “donna” né come attrice.
    Questa è “validissima”.
  7. Jennifer Connelly
    Oggi è anoressica.
    Prima, si “spalmava” di burro vero.

Un metodo cronenberghiano


29 Oct

 

Pericolose intuizioni

La vita di chiunque si potrebbe circoscrivere, lapidariamente, a un rapporto psichiatrico d’anatemi che l’ammorbidiscano entro un “labile” labirinto d’intrichi che la sua storia tessé, un cammino di spensierata “vaghezza” che s’inerpicò per ostacoli a bloccarne il respiro, a ottunderne la mente e obnubilarla dentro il suo perimetro “freddo” o sanguinante pulsioni represse, che chissà per quanto giaceranno in un Limbo solo a sfiorarsi e mai ad affiorare.

Un virgulto tripudio d’emozioni, accudite e mai accaldate, raggelate in una misura che si frena, palpita ma non schiocca, intinta in cristallini torpori che son moribonde “tombe” dell’anima, a mordicchiarsi e premersi nelle vene, smorendole nell’apatia o in impeti che s’“euforizzeranno” troppo da gracchiar e poi diromper in urla di vaneggiamenti che furon trappole dei sospiri.

La vita di chiunque è un “quantunque”, immolato ai vissuti che si spalmarono, incendiati in lascivi crepuscoli o in un sorseggio timido alla Luna, quando l’adocchi silenzioso nel mormorio di romanticismi come vampiri cheti che si slabbrano nelle loro ferite, squarci melodici di virtù coccolate nel grembo, assopite per poi destarsi nella Notte, in un atmosferico boato che viaggerà ermetico dentro un’anima scolpita nel suo odore, nel suo dorarla o indolenzirla per “armeggiar” di candida morbidezza, o anche concupirsi nell’amore e nei suoi indistricabili profumi impalpabili, cangianti. Nel fremito roboante che si crogiola nel vago vento d’infinite corse nell’etereità o in slanci che lancian sfide a un Mondo, ossidato in mortifere baldorie a festeggiar solo mendaci chiacchiere per (non) saziarsi.

A volte, quando la svagatezza s’amareggia o il canto della malinconia si fa insopprimibile, mescolo purpurea levità alla retorica, in proclami che mi liberino da prigioni in cui mi castigai, o solo per librarmi, in fiamme di rabbia che scalcia, o perpetue afflizioni che sudan, membriche, leccando il bianco che si coagula ai dolori, patiti o inflitti nel “crocifiggersi” a una vita che, con perentoria costanza, ammanetta l’ardore & la carne, ne sevizia, di “stolto” masochismo, l’urlo che si mescerebbe all’intrepida nudità e nitidezza di te stesso se solo tu non fossi trepidante, ma una bellissima “serata ubriaca”, il lindore dei liquorici “miei essere”, o non esserci pur vivendo d’essenza. C’è sempre un’ombra di giaculatori ricatti che persevererà ad “affilarti” con le sue lame, un mostro a compatirti e a “porgerti” gentili omaggi per “perdonar” la tua troppa clemenza verso il Mondo, con un pianto ch’è solo ipocrisia che lagrima per la tua anima “diversa”. Che s’inietta il tuo struggerti per distruggerne incaptabili, enormemente gioiose vivacità. Che si baciano, aggrappate, forse, solo ad altre illusioni, o a lustrar gli occhi, ormonalmente vittoriosi, per una minigonna in bicicletta, muliebre amplesso che forse neppur vivrò, ma scattò incendiario in una repentina fantasia di mia pelle che in Lei vorrebbe, disinibita, fondersi, macular in scremate tinte dalle foschie ora “garbate”, ora civettuole nel nostro immergerci l’un nell’altra, ammal(i)ati.

È solo vita che s’“addenta”, che, di cicatrici condivise, addolcendosi anche in virulente passioni, godendosi naviga. Ci perderemo nel nostro essercene incantati, dunque non c’incateneranno.

Intavolerai altre conversazioni ieratiche con tuo padre, “regredendo” a una “lentezza” saggia o esperendone gusti di vissuti che Lui visse, immaginandolo giovane, o forse come sempre (non) è stato, come s’arrestò, “interruzione” fatale, e di come si ridestò, spettabilissimo signor che talvolta, innervosito, d’irascibili sue irrefrenabili “follie”, ammorba d’improperi, forse solo se stesso, è la blasfemia che tremava nel mostrarsi, che svergognata s’enuncia e annuncia che lui (lo) è.

Tutto procede per intuizioni, parsimoniose o ingannevoli a lacerarci, e non c’è filo conduttore nella filmografia di Cronenberg, se non condursi ove lo “incanala” nella sua corrente, mente magmatica che affonda le sue radici, sconfinate, nel delirio, lo costeggia e se n’abbevera, imprimendosene per catturar il suo istinto, la Luce che lo “coglie” nel sonno o in visioni cabalistiche, tra realtà e plasmarla come vite che si domandano a “quanto ammontano”, ma poi montan, sempre leggiadramente imbizzarrite o nella loro variegata bizzarria, anzi, si smontano per rimontarsi.

Una Donna “pazza” al centro nevralgico di qualcosa ch’è più d’una nevralgia, traumi inferti alla coscienza da curare, dal libro “The Talking Cure” di Christopher Hampton, da Lui stesso adattato.

Inizia così, urlante e urlandoci, quindi, già quei mugolii strazianti d’un viso angelico che si “strappa”, si contorce e si sfoga dimenandosi pur anchilosato. Rattrappito, anzi, come dico io, indissolubilmente alla sua anima rapita, acerbamente legata perché forse, un po’ da tutto, n’è slegata o vorrebbe legarsi, quindi la legano al letto, la raffreddano con bagni “a incupirla” più che a scuoterla, a infangarla perché resista e combatta il suo “osceno & sporco”.

Un medico, professore delle sue teorie, Carl Gustav Jung, n’è affascinato e al contempo turbato, Lei è un demone innocente da “rendere se stessa”. Una fascinazione che diventa desiderio e passione, adulterina voglia di fuga, dalle costrizioni e dai rigidi codici ottocenteschi che furon soppressione troppo concettuale e altera dell’anima. Ma la storia, le tante storie forse, diventa(no) un ménage à trois, con un padre “putativo” forse paternalistico, che non abbraccia le derive “magiche” e gli approcci di Jung, il suo nome è un sigaro “monolitico” che sbuffa autorevole a ogni inquadratura, Freud, un Viggo Mortensen “canutamente” Sigmund, icastico nel ritrarlo quasi emergesse da una biografia dai contorni pittorici, così come gli incubi confidati, in stanze notturne d’interminabili discussioni a scandirsi nell’orologio della mente, della psiche, nelle sue (in)decifrabili e tortuose sinapsi, nella forza illuminante e rivelatrice dell’inconscio che, mentre l’assopiamo, ci sussurra chi (non) siamo.

Un clown, sessualmente esuberante e ossessivamente, compulsivamente nevrotico, quasi un’apparizione sibillina e “serpentella”, il trasgressivo Otto Gross (Vincent Cassel), “progenitore” delle rivoluzioni sessuali, dell’“orgia educativa” delle “droghe”.

Il film passeggia, “lentissimo”, composto, classico come meglio non si potrebbe, di verbosità mai banale, introspettiva e “specchiante” fra uomini che s’osservano mutarsi, si scrutano enigmaticamente, si coccolano in messaggi epistolari che (non) li scoprano, che si tendono le mani e “piangono” spesso da soli.

 

Film straordinario, cadenzato da squillanti suggestioni visive pur nella macchina fissa e nei primi piani di volti che si leggono, che noi intravediamo nelle loro emozioni, leggiamo coi nostri occhi.

Capolavoro che si screpola nella sua criptica “dolenza”. Forse, anche nell’abbandono di utopie che non vorrebbero lasciarli.

O nella geniale intuizione pericolosa, un’altra, di quella Donna “pazza”, Sabina Spielrein, un’immensa Keira Knightley. Isterica anche nella recitazione? No, per me soave.

 

(Stefano Falotico)

 

 

 

Firmato il Genius

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