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I miei film personali


27 Sep

Il vizio aleggiò in quella “rettitudine” di moralisti tanto da smembrarli d’ombelico onanistico

Un evento imprevisto, una reazione fortemente inaspettata, detonante. A scardinar ogni chiacchiera e a “infognar” le bugie nell’acquedotto di putrida “festa” da vermi.

Così, un Uomo, d’intrepido mai abbassar la guardia, fu “accecato” dalle suggestioni di gente “adulta” che non ne tollerò la “lasciva” dolcezza con la quale s’era protetto dalle violenze e dai turpi assalti frivoli del giornaliero, generalissimo “infangarvi” e infranger sempre le dignità altrui, con quella posa boriosa e “saccente” da “ammaestratori” vigili quanto, invero, vili. Poi, villicissimi se si toccan, “sciaguratamente” o apposta per mettervi la “testa” al solito posto, cioè sul collo di quelle tavole (im)bandite, gli stolti “militarismi forzuti”.

Stalking, diffamazioni, reati alle giovinezze del prossimo con quelle funeste urla da cornacchia d’una madre (di)sgraziata, penosa, “buffa” e impacciata, cronica di depressione latente che camuffò dietro sorrisi “accondiscenti” a leccar il mattino di solita “lezioncina” forse per calmar, “saggiamentissima”, le ire d’una sessualità sempre tanto “accavallata” quanto “pudica” per “rispetto” a vetusti codici d’una “religione” pagana davvero poco “appagante”, vero? Eppure, lo stipendietto si guadagnò di “tozzi di pane” d’una f(oc)accia “in bella vista”, ma nelle interiora già macerata da ferite incicatrizzabili, lì a mordere quando un attore di “presenza scenica” t'”adocchiava” dal grande schermo a stuzzicar le linguette d’un marito, invece, poco bollente, indaffarato con la “bolletta” e nella bolla di sapone dei suoi sogni ancorati a un “Non mai fu”… focoso, al massimo “arrostito” con piselli e “stufato di patate” per un contorno “azzimato” di rosmarino assieme alla sua prole “somarina(va)”.

La vendetta fu fredda ma caldissima, cauta e spietata, “congelata” in sale d’attesa ove ne blandiron l'”immobile lentezza”, tanto che appianò i torti, planando all’improvviso con altrettata potenza sferrata ed efferatissima, ferrea e “piombata”.

Meticolosamente studiata, identica ai ricatti maligni che ne “bruciaron” gli occhi dell’anima per macchiarli di calunnie e “raccontarci sopra” un delirio…

Ma, lezione importante, figlioli:
se si vuol sconfiggere i mostri, bisogna imparare a ragionare alla stessa “maniera(ta)” e, contro il loro manesco punire e “castigar'”, offrire la stessa “merce(ria)”, di macellerie, che blandiva per la “berlina”, la “carezzina” e la mercè.

No, non guidavano la Mercedes, ma usavano la stessa “marca” per “seminare” e impressionare…

Al che, Tom Stall placò irriguardoso tutta quella scelleratezza e quel raptus omicida, la loro pelle si strappò dal loro “assassinio” e, assunta forma umana, urlò del loro vomito.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Manhunter – Frammenti di un omicidio (1986)
  2. The Hunted – La preda (2003)
  3. Killer Joe (2011)
  4. A History of Violence (2005)

Il Butcher, nel porcile, impone la guerra! A colpi di machete e d’aguzzo azzannar gli angusti e il falso “gusto”


01 Aug

 

L’Uomo irrequieto mai s’accheta, poiché alla chetinella i maiali s’i”imbestialiscon” con gli asini, in un “tripudio” ossessivo di teste (s)lavate e “saponi” palestrati nel lavabo

Da anni nella mia New York notturna, combatto a muso duro, “recidivo”, l’ottusità imperante di queste strade malfamate, ove i “carabinieri” picchiano i barboni sputando loro offese rivoltanti per “invogliarli” a “testicoli” piegati a miseri posti “impiegatizi” per una “facciata” di “dignità”.

Sì, qui vige la “rettitudine morale” fascista del “Sei come ti vesti”, la maschera dietro cui tutti si nascondono, che ripudiano, sconfessandosi però, autoingannando se stessi dietro (s)pose che “coccolano” di servigi al “Sindaco”.
Un marchettaro che vi “multa” soltanto, vi “mutila” e intatto se lo fa leccar dalla “badante” mulatta!

No, moralisti!
Io me ne sto qui, e farnetico finché voglio, “insuperbisco” i miei addominali per dominarvi tutti, dall’alto della mia arroganza che non punirete mai coi vostri ricatti, con le vostre prevaricazioni e con la “fornicazione” a cui vi siete prostiituiti nel “conforme” imputtanirvi, salvo poi andare dal prete Liam Neeson da Domenica in chiesa e Lunedìall’inferno.

Provengo da Johnny Boy, col mio neo pittato, “asceta” di mio enigma solitario alla Neil McCauley, e, se mi farete arrabbiare, la “bambagia” del mio collo vi decollerà da Vito Corleone!

Max Cady, in confronto a me, è un ebete che riceverà solo dei calci in culo.
Qui, il russo sono io, sono la promessa dell’assassino del mio Cronenberg geniale che non si fa metter i piedi in testa da quattro stronzetti con le bavette alla bocca, il bavaglino per le ragazzine e i loro “carini” bacetti.

Gnè gnè, che cosa frignate?
Da me non avrete proprio niente! Sono il “nulla” osta, cari osti.
E faccio quello che voglio!

Che sono queste ostriche? Stai attento alla cozza! Brava solo a “cucirti” la bocca di “centrini” col “bigodino!”.
Che sono questi manicaretti? Fai la sguattera come si “deve!”.

Oggi ho incontrato una vera Donna che me l’ha “tirato” su, questo mio umore che non vi amerà mai. Perché siete solo dei frivoletti con le frittelle, questa è la mia rivolta di rivoltelle!
Vi scaravento per aria come fuscelli e bevo acqua dal ruscello!
Come i lupi della steppa, cara “teppaglia!”.

Lei ha detto la verità.
Che le fa schifo il suo lavoro, è solo un compromesso per gente che va a messa.

Sì, ma quale “onore”. Lavorare uguale sfruttamento, in senso “pappone” da Harvey Keitel di Taxi Driver.

L’unica cosa bella è essere un Principe.
E io lo nacqui.

Quindi, dite a quella gente di barricarsi in casa e chiamare il Presidente degli Stati Uniti.

Perché guerra vollero, e bombe saranno!

Arcieri e balestrieri, puntate dritto verso quella finestra!
Mirate a quella famigliola “mirabile!”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Gangs of New York (2002)
  2. Over the Top (1987)
  3. Con Air (1997)
  4. Mean Streets (1972)
  5. A History of Violence (2005)
  6. Signori si nasce (1960)
  7. Robin Hood principe dei ladri (1991)

Un metodo cronenberghiano


29 Oct

 

Pericolose intuizioni

La vita di chiunque si potrebbe circoscrivere, lapidariamente, a un rapporto psichiatrico d’anatemi che l’ammorbidiscano entro un “labile” labirinto d’intrichi che la sua storia tessé, un cammino di spensierata “vaghezza” che s’inerpicò per ostacoli a bloccarne il respiro, a ottunderne la mente e obnubilarla dentro il suo perimetro “freddo” o sanguinante pulsioni represse, che chissà per quanto giaceranno in un Limbo solo a sfiorarsi e mai ad affiorare.

Un virgulto tripudio d’emozioni, accudite e mai accaldate, raggelate in una misura che si frena, palpita ma non schiocca, intinta in cristallini torpori che son moribonde “tombe” dell’anima, a mordicchiarsi e premersi nelle vene, smorendole nell’apatia o in impeti che s’“euforizzeranno” troppo da gracchiar e poi diromper in urla di vaneggiamenti che furon trappole dei sospiri.

La vita di chiunque è un “quantunque”, immolato ai vissuti che si spalmarono, incendiati in lascivi crepuscoli o in un sorseggio timido alla Luna, quando l’adocchi silenzioso nel mormorio di romanticismi come vampiri cheti che si slabbrano nelle loro ferite, squarci melodici di virtù coccolate nel grembo, assopite per poi destarsi nella Notte, in un atmosferico boato che viaggerà ermetico dentro un’anima scolpita nel suo odore, nel suo dorarla o indolenzirla per “armeggiar” di candida morbidezza, o anche concupirsi nell’amore e nei suoi indistricabili profumi impalpabili, cangianti. Nel fremito roboante che si crogiola nel vago vento d’infinite corse nell’etereità o in slanci che lancian sfide a un Mondo, ossidato in mortifere baldorie a festeggiar solo mendaci chiacchiere per (non) saziarsi.

A volte, quando la svagatezza s’amareggia o il canto della malinconia si fa insopprimibile, mescolo purpurea levità alla retorica, in proclami che mi liberino da prigioni in cui mi castigai, o solo per librarmi, in fiamme di rabbia che scalcia, o perpetue afflizioni che sudan, membriche, leccando il bianco che si coagula ai dolori, patiti o inflitti nel “crocifiggersi” a una vita che, con perentoria costanza, ammanetta l’ardore & la carne, ne sevizia, di “stolto” masochismo, l’urlo che si mescerebbe all’intrepida nudità e nitidezza di te stesso se solo tu non fossi trepidante, ma una bellissima “serata ubriaca”, il lindore dei liquorici “miei essere”, o non esserci pur vivendo d’essenza. C’è sempre un’ombra di giaculatori ricatti che persevererà ad “affilarti” con le sue lame, un mostro a compatirti e a “porgerti” gentili omaggi per “perdonar” la tua troppa clemenza verso il Mondo, con un pianto ch’è solo ipocrisia che lagrima per la tua anima “diversa”. Che s’inietta il tuo struggerti per distruggerne incaptabili, enormemente gioiose vivacità. Che si baciano, aggrappate, forse, solo ad altre illusioni, o a lustrar gli occhi, ormonalmente vittoriosi, per una minigonna in bicicletta, muliebre amplesso che forse neppur vivrò, ma scattò incendiario in una repentina fantasia di mia pelle che in Lei vorrebbe, disinibita, fondersi, macular in scremate tinte dalle foschie ora “garbate”, ora civettuole nel nostro immergerci l’un nell’altra, ammal(i)ati.

È solo vita che s’“addenta”, che, di cicatrici condivise, addolcendosi anche in virulente passioni, godendosi naviga. Ci perderemo nel nostro essercene incantati, dunque non c’incateneranno.

Intavolerai altre conversazioni ieratiche con tuo padre, “regredendo” a una “lentezza” saggia o esperendone gusti di vissuti che Lui visse, immaginandolo giovane, o forse come sempre (non) è stato, come s’arrestò, “interruzione” fatale, e di come si ridestò, spettabilissimo signor che talvolta, innervosito, d’irascibili sue irrefrenabili “follie”, ammorba d’improperi, forse solo se stesso, è la blasfemia che tremava nel mostrarsi, che svergognata s’enuncia e annuncia che lui (lo) è.

Tutto procede per intuizioni, parsimoniose o ingannevoli a lacerarci, e non c’è filo conduttore nella filmografia di Cronenberg, se non condursi ove lo “incanala” nella sua corrente, mente magmatica che affonda le sue radici, sconfinate, nel delirio, lo costeggia e se n’abbevera, imprimendosene per catturar il suo istinto, la Luce che lo “coglie” nel sonno o in visioni cabalistiche, tra realtà e plasmarla come vite che si domandano a “quanto ammontano”, ma poi montan, sempre leggiadramente imbizzarrite o nella loro variegata bizzarria, anzi, si smontano per rimontarsi.

Una Donna “pazza” al centro nevralgico di qualcosa ch’è più d’una nevralgia, traumi inferti alla coscienza da curare, dal libro “The Talking Cure” di Christopher Hampton, da Lui stesso adattato.

Inizia così, urlante e urlandoci, quindi, già quei mugolii strazianti d’un viso angelico che si “strappa”, si contorce e si sfoga dimenandosi pur anchilosato. Rattrappito, anzi, come dico io, indissolubilmente alla sua anima rapita, acerbamente legata perché forse, un po’ da tutto, n’è slegata o vorrebbe legarsi, quindi la legano al letto, la raffreddano con bagni “a incupirla” più che a scuoterla, a infangarla perché resista e combatta il suo “osceno & sporco”.

Un medico, professore delle sue teorie, Carl Gustav Jung, n’è affascinato e al contempo turbato, Lei è un demone innocente da “rendere se stessa”. Una fascinazione che diventa desiderio e passione, adulterina voglia di fuga, dalle costrizioni e dai rigidi codici ottocenteschi che furon soppressione troppo concettuale e altera dell’anima. Ma la storia, le tante storie forse, diventa(no) un ménage à trois, con un padre “putativo” forse paternalistico, che non abbraccia le derive “magiche” e gli approcci di Jung, il suo nome è un sigaro “monolitico” che sbuffa autorevole a ogni inquadratura, Freud, un Viggo Mortensen “canutamente” Sigmund, icastico nel ritrarlo quasi emergesse da una biografia dai contorni pittorici, così come gli incubi confidati, in stanze notturne d’interminabili discussioni a scandirsi nell’orologio della mente, della psiche, nelle sue (in)decifrabili e tortuose sinapsi, nella forza illuminante e rivelatrice dell’inconscio che, mentre l’assopiamo, ci sussurra chi (non) siamo.

Un clown, sessualmente esuberante e ossessivamente, compulsivamente nevrotico, quasi un’apparizione sibillina e “serpentella”, il trasgressivo Otto Gross (Vincent Cassel), “progenitore” delle rivoluzioni sessuali, dell’“orgia educativa” delle “droghe”.

Il film passeggia, “lentissimo”, composto, classico come meglio non si potrebbe, di verbosità mai banale, introspettiva e “specchiante” fra uomini che s’osservano mutarsi, si scrutano enigmaticamente, si coccolano in messaggi epistolari che (non) li scoprano, che si tendono le mani e “piangono” spesso da soli.

 

Film straordinario, cadenzato da squillanti suggestioni visive pur nella macchina fissa e nei primi piani di volti che si leggono, che noi intravediamo nelle loro emozioni, leggiamo coi nostri occhi.

Capolavoro che si screpola nella sua criptica “dolenza”. Forse, anche nell’abbandono di utopie che non vorrebbero lasciarli.

O nella geniale intuizione pericolosa, un’altra, di quella Donna “pazza”, Sabina Spielrein, un’immensa Keira Knightley. Isterica anche nella recitazione? No, per me soave.

 

(Stefano Falotico)

 

 

 

Firmato il Genius

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