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Il DIVIN CODINO, Roby Baggio e il grande Douglas de Il metodo Kominsky: che io mi ricordi, non ho voluto fare né il gangster né il calciatore, forse volevo essere un attore ma sono un grande scrittore?


31 May

oldmansealevinsondouglaskominsky194361121_852801812253666_8011526694933697825_nEbbene, è uscito su Netflix questo film (?) assai discutibile su colui che, a tutt’oggi, viene considerato il più grande calciatore italiano di tutti i tempi, ovvero Roberto Baggio.

Non so se sia stato, dunque sia, il più forte di sempre.

Sapete, avrei potuto esserlo io se non avessi mollato. Tutti i miei ex compagni di squadra nutrirono great expectations alla Charles Dickens su di me. E credo di averli invece delusi enormemente.

Ora, fu un Paradiso perduto? Forse ritroverò il mio Bob De Niro o Alec Guinness? Un benefattore che comprerà tutti i miei libri affinché non diventi un fan di Sally firmata da Vasco Rossi e cantata anche da Fiorella Mannoia?

Sono molto autoironico, eh sì, penso di essere sapido e non me la tiro da saputello. Sì, però, quante ielle. Ne persi di belle… occasioni, che coglioncello…

E dire che qualche malalingua pensò che fossi Christian Bale di American Psycho quando invece, al massimo, posso essere quello di The Fighter. Sebbene giammai mi drogai.

Vi fu un tempo in cui pensai che sarei davvero diventato the greatest football player of all time. Chi mi conosce e soprattutto mi conobbe, eh già, sono ancora qua? No, sa che non sto mentendo.

Comunque, Sussudio è una grande canzone. Ah ah.

Venni… paragonato a Edson Arantes do Nascimento, detto Pelé, e ad Andrea Di Stefano? Il regista di Escobar: Paradise Lost? No, ah ah, fui paragonato ad Alfredo Di Stéfano.

Nel paese natio dei miei genitori, un ragazzo soprannominato “il toro”, lui stesso considerato un enfant prodige straordinario dell’arte calcistica, anche lui purtroppo non divenuto nessuno, mi vide giocare a Calcio e, dopo cinque minuti, andò da tutti i ragazzi del Bar Centrale a dire che Diego Armando Maradona era un nano in confronto a me.

Be’, lasciai il Calcio e divenni un ammiratore sfegatato di Robert De Niro e di Benicio Del Toro, il Che per Steven Soderbergh, il regista di Traffic.

Be’, amici, se volete ridere, riflettere, farvi insomma due risate in maniera goliardica, unendo l’utile al dilettevole, cioè il godereccio divertimento satirico a una lettura spero godibile anche intellettualmente, vi lascio… a questo pezzo: http://www.geniuspop.com/blog/index.php/2021/05/nel-2021-in-italia-produciamo-e-realizziamo-ancora-roba-come-il-divin-codino-ma-quale-lamartire-solo-io-ovvero-il-martire-o-uomo-di-marte-puo-raccontarvi-chi-e-il-piu-grande-football-player-nostr/

Piaciuto il pazzo? No, volevo dire il pezzo.

Che ne pensate invece di questa cover? Se cliccherete, potrete leggere anche l’anteprima. Vi offro persino i primi tre capitoli. Presto anche in cartaceo e audiobook.

I grandi film sul Calcio sono pochissimi. A me fa venire l’arrapamento, ah ah, L’allenatore nel pallone.

Che pensate inoltre del monologo non di Christian Bale nel succitato film della Harron, bensì di Michael Douglas ne Il metodo Kominsky 3, ep. 5? Alla faccia del finale irreale di Titanic.

Cosa succede davvero nel momento in cui arriva la morte… Poi, nel bellissimo episodio di questa final season, Mike dice: il mio sogno era fare l’attore. Quando poi non si è avverato…

Ecco, detto ciò, sono sicuro di non essere Baggio ma non sono sicuro più di nulla. Come si suol dire, volevo la bicicletta? Amici, non so se reggerò lo stress della responsabilità che ora ho. Sbaglierò il rigore?

Signore signori, sono un filosofo come Aristotele(s)? Ah ah.

Insomma, mi spiace per i miei haters. Che figuraccia.

di Stefano Falotico

Tutto quello che avreste voluto sapere sul Covid-19 ma non avete mai osato chiedere… a Hollywood, a De Niro, a Ridley Scott, a Woody Allen e a Jeremy Irons, specializzato in ruoli ambigui… come il demonio


15 Jan

woody allen sesso

Perché a Hollywood continuano a girare film mentre noi non possiamo per strada girare?

Eppure, Clint Eastwood, totalmente in fascia “debole”, avendo superato i novant’anni, quindi trovandosi in zona facilmente contagiabile di Coronavirus, ha da poco terminato di girare un film on the roadCry Macho.

Sì, è paradossale. Forse, siamo precipitati in Balle spaziali, cioè nella migliore demenzialità autoironica da Mel Brooks superfantascientifico.

Ah, ricordate, tenete gli occhi aperti e la mascherina abbassata. Ma, se in questo periodo di restrizioni da belli, no, da balli, no, da brutti in maschera, vi azzarderete a rivedere Eyes Wide Shut, sarete accusati di complottismo mentre Tom Cruise, in scorsa piena estate, girò in Italia a tutto spiano un altro, anzi, un’altra Mission: Impossible.

Sì, vado forte con le freddure. Infatti, sono amante di Ingmar Bergman, per anni sognai una donna come Ingrid Bergman ma divenni una specie di Giovanna d’Arco da Carl Theodor Dreyer.

Nel nuovo film di David O. Russell, vi sarà Anya Taylor-Joy. Protagonista di The Witch di Robert Eggers. Praticamente, un regista che vorrebbe essere Dreyer, perlomeno emularlo ma a Paolo Mereghetti, soltanto al suo secondo film, ovvero The Lighthouse, già non piace. Pallino vuoto!

Oltre alla Taylor-Joy, da non confondere con Jennifer Lawrence di Joy, vi sarà un cast della madonna.

Vale a dire, Christian Bale, John David Washington (subentrato a Michael B. Jordan da non confondere con l’ex campionissimo cestista dei Chicago Bulls), Margot Robbie (da non confondere con Eva Robin’s, eh no, mi pare che Margot sia poco “ermafrodito”, no, transgender… anche se, in The Wolf of Wall Street, deve avere avuto le palle per stare con un tipo così cazzuto), Bob De Niro, Michael Shannon, Rami Malek, Zoe Saldana, eccetera eccetera.

Cioè, praticamente Hollywood intera a eccezione di Leo DiCaprio. Indisponibile poiché deve girare Killers of the Flower Moon di Scorsese con De Niro che, nel frattempo, ha finito le riprese di Wash Me in the River, inizierà Armageddon Time di James Gray e forse, a quanto pare, sarà presente anche in Gucci di Ridley Scott. Dopo che parve… fosse stato rimpiazzato da Jeremy Irons.

Stando ai maggiori siti sulle news hollywoodiane, Gucci verrà girato in Italia a Marzo mentre, attualmente, in Parlamento v’è la crisi del governo Conte, alla Casa Bianca è stato fatto sloggiare Donald Trump d’impeachment e, sino al prossimo 15 Febbraio, a noi comuni mortali è impedito lo spostamento fra regioni.

I potenti, insomma, girano… di qua e di là mentre a noi girano solo quelle.

Comunque, avete presente il film I tre giorni del condor del regista Sydney Pollack, presente anche nel succitato film di Kubrick con Cruise?

Ecco, un mio amico, residente in Lombardia che è stata appena dichiarata zona rossa, cioè riserva indiana, vorrebbe recarsi in Sicilia per fare all’amore con la sua bella.

Naturalmente, gli è impedito. Ha poche possibilità di farsela, no, farcela. Ora, o diventa un coraggioso come Kevin Costner di Balla coi lupi oppure, nel caso che decidesse di trasgredire le regole, se sarà eventualmente fermato dalla polizia durante il suo viaggio in autostrada, dovrà dire essa che lui ha fatto il tampone, forse è stato anche tamponato alla stazione di servizio dell’autogrill, è stato (s)pompato dalla benzinaia e ha il pedaggio pagato oltre ad aver magnato in un ristorante d’asporto. Però, malgrado sia adulto e già vaccinato, dirà alle forze dell’ordine che non metterà in pericolo la vita della sua amata. Poiché userà la profilassi in maniera accorta pur essendo molto dotato, quindi non è uno… corto.

Forse di lei solamente, tremendamente cotto. Comunque, più previdente dell’assistenza sociale.

Fidatevi, amici, se qualcuno volesse affidarvi a qualche “educatore” dell’AUSL, è meglio l’AIDS. Da cui il film I tre giorni (notti, soprattutto) del Condom.

Sì, debbo esservi sincero. Sono tornato molto in forma. Sì, per forza.

Dopo aver passato l’adolescenza a vivere come Woody Allen de Il dormiglione, compresi che, per salvarmi, dovevo amoreggiare con una ragazza pura come Mia Farrow di Alice o di Rosemary’s Baby?

V’è piaciuta la battuta cinica da Roman Polanski vero e non quello finto di C’era una volta a… Hollywood?

Penso che i fanatici del morto e sepolto Charles Manson siano più stupidi di Frank Langella de La nona porta, penso che Emmanuelle Seigner sia più sexy di Sharon Tate, credo fermamente che lo stesso attore che interpretò Manson nella bischerata, appena menzionatavi, opera di Tarantino con DiCaprio e la Robbie, non sia bello come Brad Pitt ma sia la stessa persona che incarnò Manson nella seconda stagione di Mindhunter.

Sì, fui già ammiratore di Woody Allen tantissimi anni fa quando, vivendo di frustrazioni da Diane Keaton di Interiors, mi trasformai anzitempo, anzi, in tempi non sospetti, nell’Allen di Broadway Danny Rose, cioè in un guitto d’avanspettacolo, indagatore dei miei personali demoni interiori da Larry Lipton di Misterioso omicidio a Manhattan.

Comunque, è curiosa la cosa… in Assassinio sull’Orient Express di Kenneth Branagh, Depp viene accusato di essere un violento stronzo. Al che, viene ucciso da tutti i passeggeri del treno.

Scusate, fra questi vi fu anche Amber Heard? No, per chiedere, eh?

Onestamente, ne so una più di De Niro di Angel Heart. Sì, ne so una più diavolo.

In tale capolavoro di Alan Parker, a mio avviso, Mickey Rourke è più cornuto di Mefistofele.

Prima fu un angelo biondo più bello di Lucifero, no, di Mickey Rourke nel secondo tempo di Johnny Depp, no, di Johnny Handsome, ma morì all’inferno rimanendo nel Dubbio da Meryl Streep se la sua ex, interpretata da Charlotte Rampling, durante il suo ricovero in manicomio fosse stata con qualcun altro… The Night Porter… docet?

Tornando a Eva Robin’s, penso che sia più sensuale di Vladimir Luxuria. Tanti anni fa, Eva fu ospite del Paradiso Terrestre, no, di Non è la Rai. Per qualche tempo, tale trasmissione fu anche condotta da Paolo Bonolis. Il quale stette con Laura Freddi. Secondo me, Laura aveva un viso da uomo.

Infatti, le preferii sempre Cristina Quaranta e Maria Teresa Mattei, moglie di Roberto Baggio, no, di Dino Baggio.

Mentre ad Ambra Angiolini, miei “angioletti”, preferisco ancora Annalisa Mandolini.

 

Jeremy Irons e De Niro

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Jeremy Irons è da sempre specializzato in ruoli ambigui. Vedi Lolita, non di Kubrick bensì del regista di 9 settimane e ½, Adryan Line. Quello di Allucinazione perversa…

In Io ballo da sola, siamo sicuri che, prima di morire di Cancro, non abbia amoreggiato con Liv Tyler oppure con la protagonista del videoclip storico Rewind di Vasco Rossi?

No, fu un brav’uomo. Tant’è che, prima di andarsene, mise in guardia Liv da uomini come suo padre, Steven Tyler. Cantandole…

Ehi, tu delusa

Attenta che chi troppo abusa

Rischia un po’, un po’ di più

E se c’è il lupo rischi tu

Secondo voi, il lupo è De Niro di Cape Fear?

Ma no, scusate, Irons si prodigò tantissimo affinché De Niro si redimesse in Mission.

Scherzi a parte, Irons nella parte del gesuita non è credibile. Così come non lo è Dio.

Woody Allen disse: Io non credo in Dio, non ci ho mai creduto… Diciamo che lo stimo.

Recentemente ho letto la Bibbia. Non male, ma il personaggio principale è poco credibile.

Di mio, che posso dirvi?

Non sono credibile nella parte di Jeremy Irons di Inseparabili. Sì, sono inimitabile anche nei miei “gemelli”.

Riesco però a essere sia Irons de Il danno che suo figlio.

La mia lei va matta per Juliette Binoche e ama Jeremy Irons.

Adora Chocolat.

Io adoro Cosmopolis.

No, non sono De Niro, non sono Robert… Pattinson, non sono Jeremy Irons.

L’importante è che io non sia Eva Robin’s. Non voglio neppure essere Margot Robbie.

La verità è una sola…

I potenti fanno quello che vogliono. Se ne fottono e… girano.

Noi siamo solo dei fottuti… geni.

Se non vi sta bene, chiamiamo subito Jeremy Irons di Inland Empire e imparerete non a delirare come Laura Dern, miei conigli, bensì ad amare il grande Cinema e anche qualcos’altro.

Se non vi sta bene, credete al Papa.

In effetti, donne bigotte, non avete tutti i torti.

Jude Law di The Young Pope è “leggermente” più figo di Jonathan Pryce di Two Popes.

Ricordate: così come disse Al Pacino, non de L’avvocato del diavolo, bensì di Scent of a Woman:

– Ragazzo, ti è piaciuta la sparata?

 

Mi spiace dunque deludere i miei haters. Non sono cieco come il tenente colonnello Frank Slade.

Anche perché Diane Keaton non sarebbe mai stata con Pacino e Woody Allen se fossero stati dei cessi come Bradley Whitford, cognato di Pacino in Scent of a Woman.

Che brutta fine, poveretto. In Three Christs, è impazzito come me quando vidi Willem Dafoe ne L’ultima tentazione di Cristo e, giustamente, pensai che recitasse da Dio. Ah ah.

Vi lascio con questa:

una tizia telefona al centro di salute mentale per sapere se io sia in cura presso la struttura.

– Pronto?

– Sì, chi parla?

– Falotico è in cura da voi?

– Per segreto professionale, non possiamo fornirle tali informazioni. Lei, comunque, ci sta simpatica. Per lei faremo un’eccezione alla regola. No, signora, nessun Falotico ci risulta tra i nostri pazienti. Lei, sì, però.

– Che dice? Che dite? Io non sono matta!

– Signora, ci rincresce. No, non è solo matta, è pure molto scema. Che poi è la stessa cosa. Ci scusiamo per il disagio.
Insomma, alla fine di Scent of a Woman, è partito un applauso che fa tremare. Qualcosa di veramente devastante.
Quasi quanto il libro Bologna insanguinata.

Presto anche in cartaceo. Naturalmente, anche in audiolibro recitato dal suo autore.

di Stefano Falotico

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Rocky Balboa o Rocky & Bullwinkle: dimmi quali attori e cantanti ti piacciono e ti dirò chi (non) sei


01 Jul

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Avete mai visto il film Danny Collins con Al Pacino? Da noi ribattezzato La canzone della vita?

No, non è male ma non è neanche brutto. Così come la vita di quasi noi tutti. A volte, la nostra vita è un capolavoro. Quando viviamo momenti di estasi che, però, scalfiti nella loro omeostasi, sono altresì perturbati da attimi (possono durare pure anni, per la miseria…) dolorosi e certamente non appaganti.

Al che, in alcuni o per molti frangenti possiamo innervosirci, troppo semmai preoccuparci, diventando antipatici e scontrosi. Soprattutto contro noi stessi. Disprezzandoci totalmente, dal mondo oscurandoci, ingiustamente colpevolizzandoci. Autopunendoci.

Diveniamo misantropi oppure solamente apatici, abulici o, di contraltare, pensierosi od eccessivamente contemplativi. In una parola odiosi, facilmente irritabili, nevrotici, cascando per di più nella psicosi.

Al che, crolla la nostra apparente felicità, va a farsi friggere la nostra oasi. Le nostre illusioni vanno pure a farsi fottere e guardiamo il mondo da un oblò, parafrasando la celeberrima canzone di Gianni Togni, Luna, “coverizzata” di recente da Jovanotti. Cosicché, smarriamo la nostra indole spensierata della giovinezza un tempo invece vivamente vivandante, forse solo da allegri viandanti, una gioventù pindarica, colorata e innamorata da gagliardi giovincelli tanto carini che sognavano, anzi, ché sognavamo di suonare non soltanto alla propria conquistata lei il “clarinetto” di Renzo Arbore, non solo il clavicembalo, stimolando le corde vocali di giusto tocco, d’indubbio romantico “taste”, strimpellando il suo splendido fondoschiena a mandolino secondo me molto più arrapante di quello di Penélope Cruz de Il mandolino del capitano Corelli.

Eh sì, miei fringuelli e mie principessine sul pisello, conobbi anni fa un matto che abitava (penso che vi abiti tuttora) a Bologna, in via Arcangelo Corelli.

Si chiama(va) Angelo ma non ha mai chiavato neppure una donna di nome Angela.

Sì, era pazzo, ascoltava Gli angeli di Vasco Rossi e onestamente penso che molte volte sia andato a troie giusto per l’anima del cazzo.

Sì, oltre a essere fottuto socialmente, fotteva di tanto in tanto quelle pure da tutti, non solo metaforicamente, inchiappettate.

Veramente, una vita eccitante. Non c’è che dire. I pochi soldi che gli passava l’assistenza sociale li donava a quelle sui viali.

Cristo! Davvero un filantropo! Lo faranno santo! Ah ah.

Ebbene, riemergono i ricordi della mia vita dapprima auto seppellitasi. Non solo il verbo è riflessivo ma la mia esistenza, da riflessiva che fu, anche da fesso, ricammina adesso spedita.

Ebbene, ragazzi, ho sopra coniato una rima baciata da tramandare ai posteri. A te piace quel poster? Invece, quel posteriore, no?

Voi, maturandi diventati maturati dopo aver dato, malgrado la quarantena spossante, egualmente gli esami di maturità, non dovete amare le pappardelle a memoria (meglio le pappardelle alla panna, fidatevi) rifilatevi dai vostri oramai ex insegnanti andati, i quali fanno tanto i sofisticati ma, alla fin fine, adorano i filmacci Immaturi Notte prima degli esami, identificandosi semmai pure con Giorgio Faletti e rileggendo non Io uccido, bensì uccidendosi di risate, ah ah, sai che ridere, nel riguardare le vecchie puntate del pecoreccio Drive In con Ezio Greggio (ah, super rima da Striscia la notizia) e il mitico, panzone Vito Catozzo. Si riguardassero!

Ma la smettessero. Li inviterò in pasticceria, alle prime luci dell’alba, offrendo alle professoresse nubili, non so se nobili, un maritozzo, mentre ai professori celibi, non so se celebri, un cornuto, no, il film Cornetti alla crema.

Ma quali uomini di cultura!

Questi qua, dei quaquaraquà, vanno “sfanculati”. Gente che, oramai con la panza piena, va integralmente a culo.

Si fottano!

Fanno gli acculturati e vollero farsi Milly Carlucci di Pappa e ciccia ma Scommettiamo che… hanno pessimi gusti non solo in materia letteraria? Sono, sì, effettivamente letterati ma dovrebbero invece essere ignoranti. Poiché, come ben “insegnò” Totò, alias l’auto-definitosi principe De Curtis, autore della ridicolissima lettera epocale scritta assieme a Peppino De Filippo e consegnata alla malafemmina, non solo confondono Il ritratto di Dorian Gray dell’Oscar Wilde con l’interprete omonima dell’amante di Teddy Reno (Rita Pavone?, no) del film sopra menzionatovi, bensì pretendono che la gente, per l’appunto, si acculturi.

Sono dei fessi. Se sono istruiti, devono invece far sì che la gente non s’istruisca. Totò di Miseria e nobiltà “docet” allo zotico campagnolo analfabeta in un’altra memorabile scena di epistole rifilata al villico da “egregio” signore, classica intestazione d’una lettera che si rispetti. Ah ah.

A proposito di mandolini e di luoghi comuni, di stereotipie sugli italiani da John Madden della minchia, è vero comunque che, in Italia, si vive/a di nepotismo mafioso da Francis Ford Coppola e Nicolas Cage.

Per esempio, il succitato, spesso sovreccitato Angelo, per ricevere il rispetto della gente che lo piglia(va) per il culo più di come lui prenda/prendesse per il popò le prostitute, ricevendolo parimenti nel posto a livello economico, andava in giro a recitare la parte di De Niro ne Il padrino – Parte II. Vale a dire Vito Andolini. Voleva farsi valere, che uomo caloroso, valoroso!

Cazzo, veramente un tipo tosto, che stoico, che Corleone! Ah ah.

Detto ciò, ancora in Italia permettono a Fabrizio Moro di cantare a squarciagola e d’impazzare in radio a briglia sciolta.

Lui, vincitore assieme a Ermal Meta d’un recente Festival di Sanremo, è un fake mai visto. Poiché, nella sua nuova canzone, Il senso di ogni cosa, già nelle primissime strofe si comporta da ipocrita, forse solo da scrofa.

Sbraitando la testuale, seguente falsissima frase aberrante assai vergognosa. Oserei dire scandalosa, più orripilante del caso Aldo Moro. Veramente scabroso/a!

posso fare a meno dei milioni.

Certo, come no?

Per questo nuovo singolo del cazzo, la sua etichetta quanto gli ha dato?

Invece, per il nuovo tour, quanto gli daranno?

Fabrizio è un bel ragazzo e sono altresì convinto che tante gliela daranno. Insomma, Fabrizio, grazie a questo singolo, riceverà molte donne single.

Al che, lui non rinuncerà soltanto ai danari per riempire il suo salvadanaio. Bensì, ben presto, rinunzierà al credo del suo ritornello… il mio unico amore.

Per fare invece il figo con tantissimi amori, si fa per dire, con una moltitudine di belle (forse delle groupie?) senza cuore ma sicuramente, dopo avergliela data, più ricche a livello esteriore.

Al che, fra questi falsi uomini belli, preferirò sempre il re degli ignoranti, colui che è tuttora sposato con Claudia Mori e, in Segni particolari: bellissimo (Distinguishing features: beautiful), scopa Federica Moro.

Di mio, sto vivendo un periodo da Innamorato Pazzo. Dopo essermi, per molti anni, chiuso nel mutismo, faccio ora all’amore con una donna più bella di Ornella Muti.

La sua venustà mi lascia, infatti, senza parole.

Invece, in televisione ancora propinano la soap opera Beautiful. Non solo l’ex gnoccona Katherine Kelly Lang non è più quella di una volta, bensì Ron Moss è stato, da tempo immemorabile, rimpiazzato da uno ancora più brutto. Sì, credetemi. È meglio Javier Bardem di Biutiful. Ha una vita orribile ma spinge…

Ah ah. Sì, diciamocela, per il ruolo di Ridge ci vorrebbe il sottoscritto.

Sì, però nella parte di Sean Connery di Scoprendo Forrester. Ah ah.

Senz’ombra di dubbio, molti personaggi dei film di Gus Van Sant mi fanno un baffo.

Sì, alla pari di Angelo, voi andate con le battone.

Dovreste ripulirvi dai vostri peccati, miei “toccati”.

Per voi, ci vorrebbe Giovanni Battista.

Non fate i romantici, ricantando le vecchie canzoni di Mogol e Battisti.

Siete solo degli ipocriti e degli uomini tristi. A te piace invece quel batterista?

Sì, va bene. Scopatelo e suonagli l’ocarina.

Sono veramente un battutista e, se mi va, non solo faccio il bell’uomo come Connery/James Bond ma interpreto pure la parte di Sean ne Gli intoccabili.

Sì, per anni fui solo come un cane, fui un tipo veramente alone. Però, al contempo, fui almeno carismatico come Jimmy Malone.

Gli adulti, i quali per l’appunto vollero istruirmi, non mi scambiarono per un metronotte, bensì solamente per un poetico, no, patetico amante del film Warriors.

Fui quasi scambiato per un criminale come Al Capone. E mi gridarono: ti piace solo De Niro? Le ragazze, invece, no? Sei uno zuccone!

Mi presero quasi a testate, urlandomi: – Devi crescere! Sei ancora un bambino da bolognese Teatro Testoni!

Al che, me ne fregai dei loro attestati e attestai di essere un giornalista, scrivendo su una cinematografica testata senza neppure essere laureato.

Roba da matti!

Ecco, perdonate questo lungo preambolo e perdonatemi se non riesco a perdonarvi per non avermi perdonato, ah ah.

Molti di voi si fanno i film sulle persone, non solo su di me.

Cazzo. Pensavo che si trattasse soltanto di pettegolezzi riguardanti la mia persona. Allora, guardate, ho da proporvi un lavoro. Potreste farvi i soldi, scrivendo della nuova fiamma, su Novella 2000, non solo del sottoscritto, bensì anche di Fabrizio Moro.

Lei è mora? Ah no? È bionda?

Parafrasando il grande Bob De Niro del già citato The Untouchables, quando si rivolge a Kevin Costner:

– Con me non ce la fai, buffon’!

È la stessa cosa che dice Ilaria D’Amico a suo marito. Il quale, anziché ritirarsi, da poco ha firmato un contratto che lo legherà alla Juventus sino al 2021.

Sì, Ilaria ammonisce Gianluigi. Non lo espelle, però. Neanche più lo spella. Gli dice soltanto di possedere un invidiabile coraggio per voler dimostrare di avere ancora le palle di scendere in campo, non parandone più nessuna. Ah ah. Ma sì, Gigi lo fa per garantire alla sua prole, sì, ai suoi figli, un futuro da campioni. Più che altro, da paraculi.

– Amore, dovresti tirartela di meno. Hai fatto il tuo tempo. Anziché cazzeggiare, perché non ti fai me? Ti devo fare lo spelling?

L’ultimo figlio che abbiamo avuto assieme risale a parecchio tempo fa – sacramenta Ilaria.

Buffon, al che, le risponde:

– Tu ancora ti fai, no, scusa, per me tifi?

– Solo quando i tuoi compagni di squadra, troppo machi e volgari, vogliono farmi il culo.

– Quello te lo faccio io.

– Gigi, cazzo! Ma come ho fatto a sposare un tonto come te?

E dire che le donne dicono che sei affascinante.

– Lo sono perché ho più soldi di Fabrizio Moro.

– In effetti, entrambi non avete i coglioni per essere sinceri. Ma i soldi servono. Basta chiederlo a Olivia Wilde di Richard Jewell. Confermerà che ho sposato un tipo alla Jon Hamm. Anzi, sai che faccio? Le chiedo lo scoop. Gliela do, no, glielo do in esclusiva.

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Sì, molte persone sono come Buffon e come Fabrizio.

Sono retorici, fanno i grandi, i duri.

Ma, secondo me, non sono tosti come Rocky Balboa né possiedono la cultura di un uomo che conosce anche questo film semisconosciuto con De Niro.

Dovrebbero rivedere anche Buongiorno, notte. Mentre, alcuni miei parenti, i quali abitano in un paesino del sud, cioè della Basilicata, in cui v’è peraltro un quartiere estremamente periferico e fatiscente che si chiama Aldo Moro, non sanno neanche cosa siano le brigate rosse.

Almeno, dopo una vita da disoccupati, troveranno un posto fisso subito, divenendo brigadieri. In quei posti, statene sicuri, ci sono delle mafie che non potreste immaginarvi.

Sì, va detto. Fui anche scambiato per un “duce”. Cioè per Filippo Timi di Vincere. Fui giudicato paradossalmente anche troppo timido e, appena mi ribellai, sputtanando tutti, molti fascisti vollero sbattermi in manicomio come Giovanna Mezzogiorno. Mi spiace deludervi.

Non sono Clint Eastwood di Gran Torino ma possiedo una faccia di merda come quella di Sam Rockwell del film sopra scrittovi, firmato dal maestro, con la Wilde.

Per questo, la mia lei è follemente innamorata di me. Sì, se avessi prestato fede alle fandonie messe in giro sul mio conto da tanti stronzi e poveretti, oggi sarei ancora subissato di psicofarmaci e sarei più grasso di Paul Walter Hauser.

Sì, aveva ragione John Lennon. I Beatles non mi sono mai piaciuti ma John disse il vero. Sì, disse che la gente la dovrebbe finire di guardare e adorare la vita degli altri. Secondo me, molta gente non capisce i film anche se ha tre lauree al DAMS, non capisce la Musica anche se guadagna più soldi di Fabrizio Moro, ah ah, secondo me, sì, detta come va detta, si fa solo le seghe.

E, su quest’ultima freddura, vi lascio con un’altra inculata che vi ha messo totalmente a pecora.

Infine, aggiungo questo. Fottetevi. Tanto non sono cazzi miei. Ah ah.

Voglio continuare, andare avanti!

Eh già, per molto tempo la gente pensò che io pensassi di essere Robert De Niro.

Sono davvero costernato ma debbo nuovamente smentirla. Pensai di essere solo De Niro di Taxi Driver. Ah ah.

Sinceramente, ce la possiamo dire in tutta franchezza?

Non sono un coglioncello ma, alla pari di Zac Efron di Nonno scatenato, ho un bell’uccello.

E sapete che vi dico?

Ammazzatemi pure ma, a mio avviso, Dirty Grandpa non è affatto un film triste e triviale.

Non è niente male, cazzo, non è niente male, cazzo, non è niente male.

Apparentemente sembra un film, per l’appunto, di merda e del cazzo, invece, a ben vedere non è per niente banale. Vi è tutto un discorso, sì, certamente campato per aria contro il conformismo e, sostanzialmente, rimane un film debolissimo e innocuo, prestissimamente dimenticabile.

Ma le spara grosse.

Ci vogliono le palle per dire la verità.

Altrimenti rimanete, anzi, rimarrete fermi a Il laureato, al Cinema oramai superato e alle puttanate di Pieraccioni e dei Laureati cazzoni…

Detto ciò, ora vado a leccare un gelato.

Più tardi, qualcos’altro.

Ripeto, come già dissi, mia nonna paterna è sempre stata appassionata di fotoromanzi.

Non ho mai capito come io abbia fatto a nascere.

Sì, mia nonna ebbe due figli. Mio zio e mio padre.

Ma credo che mia nonna abbia solo leccato il gelato ai gusti di crema e nocciola.

La verità è che, nessuno di noi, della vita degli altri sa nulla. Ma qui ora il Falò fa tutto un altro gioco. S’è stufato di parlare solo di film. Vuole farli e vuole con la sua lei rifarlo. Ancora e ancora, ancora e ancora. Cazzo, quando si dice… hai proprio una bella voglia, ma chi te la fa fare?

Ah, nessuno. La mia lei è una donna magnifica e non è una facile. Se non vi sta bene, fatevi ma non “stantuffatemi”.

Oh, rimanga fra voi, no, fra noi… Sono molto, molto più giovane di Al Pacino.

Sì, debbo ammetterlo.

Avevo sbagliato tutto nella vita.

Per forza, ho aperto la lettera che mi inviò John Lennon, cazzo, un po’ tardi.

Comunque, c’è di peggio.

Conobbi donne laureate in Lettere che non lessero mai una sola lettera scritta loro dal sangue del proprio sangue.

In compenso, adorarono La stanza del figlioMah, che tipe.

Che fossero e siano delle gran tope, ecco, stendiamo un velo pietoso. Queste qui non si salveranno neppure mettendoci molte toppe. Sono già, di loro, zoccole. Ah ah.

Non sono un terrone, non amo le tettone, sono nato a Bologna, ho origini terragne, ah ah, non mi fanno schifo i ragni e ho solo paura del terremoto. Che è provocato dallo smottamento tettonico.

Non sono neanche daltonico.

Comunque, a Fabrizio Moro, di mio, continuerò a preferire Fabrizio De André.

 

di Stefano Falotico

pacino danny collins

 

Federico Frusciante non ha capito nulla di JOKER: ha poco a che vedere con FALLING DOWN di Joel Schumacher ma ha molto da spartire con DOG DAY AFTERNOON e THE SILENCE OF THE LAMBS


29 Jan

Da circa un anno, sono in contatto con una ragazza per girare un cortometraggio. Al che, intervenni su un suo post in cui dissi, scherzando, che DiCaprio è meno bello di me.

Senza motivo alcuno, lei mi scrisse in chat che dovrei guardarmi allo specchio. Sì, dopo che lesse la mia sceneggiatura. Capace pure che me l’abbia fregata.

Ma chi cazzo credete di essere? DiCaprio lo vedrete col binocolo e mi sa che, se continuerete a tirarvela, vedrete anche qualcos’altro da lontano, di riflesso, diciamo.

Sì, quando m’incazzo, Vittorio Sgarbi mi fa un baffo.

Sono diventato uno psichiatra “cannibale” delle idiozie e delle battutine di cattivo gusto. Alla pari di Hopkins nella scena de Il silenzio degli innocenti in cui viene provocato dalla senatrice e lui psicologicamente la annienta, dicendole che i suoi capezzoli sono ora tropo duri dopo che allattò la piccola Catherine.

Al che, la senatrice gli urla che è un mostro orribile. Lui ridacchia e poi la sconvolge ancora. Rivelandole il nome dell’assassino, anche se non è lui.

Sì, per colpa di gente bigotta che me la combinò (s)porca, in questi anni mi sono indurito veramente troppo. Diventando una sorta di Matthew McConaughey di True Detective.

Un po’, anche, come Max Cady di Cape Fear.

Insomma, incontri Errol che vuole svezzare con crudeltà la verginità altrui. Col piccolo dettaglio che Errol ora ha di fronte uno più cattivo di lui. Questo non l’aveva previsto, però.

Sì, io sono amichevole, anzi amicale, spesso ammiccante con tutti. Tanto amico di tutti che, nel cammino della mia vita, fui accusato di essere solo come un cane.

Sì, poiché non attenendomi ai parametri istituzionali della borghesia felsinea, già ai primi vagiti della mia adolescenza tormentata, dunque già al fiorire di miei desideri, sin troppo pronunciati e marcati, presto stigmatizzati e marchiati, verso le vagine più rimarchevoli, eh sì, non comprendendo io la filosofia nerd dei miei coetanei, indaffarati più che altro a giocare col pc in videogame come Doom, le mie cosce, no, la mia (in)coscienza s’ottenebrò e sin da subito mi spompai e tutto s’annacquò. Questo mio (d)eludermi dal mondo, questo mio prematuro essere invero già troppo maturo, indusse gli adulti, anzi la gente che si considerò più grande psicologicamente e intellettivamente di me, gente che presuppose di essere, rispetto a me, molto più matura, ecco… dove minchia ero rimasto, andiamo avanti anche se, come appena accennato, molti pensarono che fossi rimasto indietro, insomma degli arretrati, portò gli adulti a vedermi come ragazzo vulnerabile, innocuamente indifeso.

Cioè, scambiarono uno che, anziché innamorarsi di Liv Tyler di Io ballo da sola, smanettava di brutto sulla figona del video di Vasco Rossi, Rewind.

Sì, me ne sarò sparate circa diecimila su quella lì. Anche se, in quel periodo pieno di seghe non solo mentali, andai matto pure per la super figa ciclopica di Smack My Bitch Up dei Prodigy.

Registrai, dopo la prima visione, immediatamente da MTV la suddetta, molto da me sudata, ah ah, clip con tale gnocca esagerata.

Però, dovevo premere pause, anzi stop prima del finale esplosivo, no, scandaloso. Sennò mi s’ammosciava proprio prima dell’attimo deflagrante e più schizzante del piacere focoso. Eiaculante! Eh già.

Che uomo brillante! Ah ah.

Non era una donna, bensì un uomo poco arrapante e, a darcela tutta, no, dircela, anche un po’ peloso.

Avrei da raccontarvene di quel periodo veramente sfigato del mio essere Quentin Tarantino di Dal tramonto all’alba.

Eh, come ancora me la tiro. Un paio, in effetti, me ne tirai anche su Juliette Lewis… di Cape Fear. Ah, quelle cosce morbidamente vellutate, lisce come pesca da accarezzare di primo mattino e deglutire come una sveltina ah, che spensierata sobrietà fu quella mia dolce volgarità nel mio allisciarmelo da lupo cattivo come Max Cady/De Niro.

Datemi pure del cretino, io so che Juliette ama molto il cremino…

Molti credettero che fossi un vizioso viziato assai capriccioso e più complessato dell’appena eccitante, no, citata Juliette. E pensarono che mio padre fosse Nick Nolte, cioè un ipocrita che di giorno svolgesse un lavoro utile alla burocrazia e di notte, segretamente, “racchetasse” sulle milf che, giocando a squash, via cavo sviluppavano le sue malsane voglie sulle donne più perversamente sexy.

Sì, Illeana Douglas di Cape Fear è un po’ come la signorina Silvani/Anna Mazzamauro di Fantozzi.

Oggettivamente, fa schifo al cazzo ma forse, proprio per via della sua evidente bruttezza inconfutabile, emanava un non so che di morbosamente attraente.

No, mio padre non fu avvocato, si laureò in Scienze politiche. Che è un ramo di Giurisprudenza.

Svolse il lavoro di capufficio. Non gli piaceva affatto ma doveva pagare il mutuo della casa.

Di mio, rimasi muto, spesso nella cameretta. Ah ah.

Ho sempre saputo che, quando io e mia madre eravamo in vacanza d’estate nel paese dei miei genitori, mio padre deve averci dentro a più non posso pure sulle tenniste che, verso quel periodo, mostravano le gambe, più di una valletta, sulla terra verde di Wimbledon.

Non so quali fossero le sue preferite. Di mio, posso dire che, appena vedevo Gabriela Sabatini, qualcosa non rimaneva più piccino e s’ingrandiva più delle mie pupille dilatate su vasi dilatatori tesi alla massima potenza. Mio padre non è originario di Potenza, bensì di un paesino vicino Matera, eh sì, uomini maturi.

Siete duri nella testa come dei Sassi ma molto mosci altrove. Ficcatevelo/a dove dico io.

Anzi, pazzo come John McEnroe, arrivavo subito all’ace a mo’ di Pete Sampras.

Sì, vi ho detto che ero già precoce, anche di eiaculazione. Nella vita e nella figa volevo arrivare istantaneamente al sodo, senza girarci attorno e senza far godere lei.

Sì, non è che vivessi una vita godibile. Onestamente, vissi molte fighe virtuali ma assai poche a livello tangibile.

Ah ah, questa è bellissima. Sì, mi toccavo come un ossesso ma, in quanto a reale sesso, la mia quaglia poco quagliava. Anzi, appena incontravo una, lei violentemente mi offendeva in tre secondi ritti, no netti, e me la squagliavo mentre lei, sicuramente, con un altro se la squagliava…

Sì, le ragazze non vogliono un tipo sveglio, sincero o troppo svelto, bensì uno che se la tiri/a da dritto e nelle gambe, no, in gamba.

Sì, dei cazzoni farisei. Come detto, felsinei. Sì, il bolognese medio parla di donne a destra e a manca ma, sostanzialmente, mangia solo la carne dei tortellini.

Ah ah.

Anni fa, un’altra che mi fece perdere la testa, soprattutto i testicoli, di dritto e rovescio… fu Flavia Pennetta. Come direbbero a Bologna, in fallo, no infatti… un’ottima penna. Traducibile in passera di livello superiore alla media. Già oltre, come me, gli onanismi scolastici assai ombelicali della scuola media e più dotata in maniera da 110 e lode. Diciamo che non ho bisogno di allori e lauree, ce l’ho profumato di quasi trenta centimetri. Parlatene con colei che mi sverginò e capirete perché mi disse che, non solo gli altri, bensì io stesso di me capii un cazzo.

– Siamo sicuri che, prima di questa selva, no, di questa sera… tu fossi vergine? E sei sicuro di essere uno da Cinema di Bergman, depresso che odia il contatto fisico? Non hai mai pensato che Mark Wahlberg di Boogie Nights è come il tuo “Grande Lebowski” che cura ogni frigida e la rende rossa, non solo nei capelli, come Julianne Moore?

– No, non ci avevo mai pensato. Fammici penare meglio, no, volevo dire pensare.

– Per forza. A furia di sentirti dire che eri meno dotato, te n’eri convinto. Parte tutto dall’ipofisi, sai? Ti hanno suggestionato. Direi invece che, stanotte, tu hai sanato ogni mio pensarmi poco donna.

– E come avrei fatto?

– Mi sa che la vergine ero io…

 

Ah, gambe toniche quelle di Flavia Pennetta, miei uomini con la panza piena che aspettano solo la domenica per magnare le pennette all’arrabbiata perché vostra moglie non vuole che amiate il gioco, non delle palline, bensì del pallone.

Siete dei palloni gonfiati.

E da tempo immemorabile, davvero poco memorabile, oramai i coglioni che non siete altro, eh già, hanno rotto quella, no, la scapola dell’ultimo scapolo, oh, miei ammogliati.

Ora, questo lungo e grosso pene, dopo tale disamina vera da uomo penoso, spesso fallace, fallico o solo pen(s)ante, no, questo palloso panegirico, per venire… a una questione che mi (s)preme di più.

Cioè, credo che la gente di me non avesse capito nulla.

No, non sono mai stato il tipo da canzoni di Leonard Cohen e da La Mer da Charles Trenet. Anche se, crescendo, odio sempre più andare al mare. Appunto… ah ah.

Credo di essere un montanaro come Max Cady.

Vi ricordate la scena del pestaggio di Cape Fear?

Avvocato. Avvocato, sei tu, vero? Avvocato. Vieni fuori, dai forza, fatti vedere. Io non sono un povero pezzo di merda. Io sono meglio di tutti voi. Io imparo meglio di voi, leggo meglio di voi, ragiono meglio di voi e filosofeggio pure meglio di voi. E durerò più di voi. Ti credi che un po’ di botte mettano fuori combattimento questo vecchio montanaro?

 

Bob De Niro, per questo ruolo, fu candidato all’Oscar ma fu battuto da Anthony Hopkins de Il Il silenzio degli innocenti. Sapete, no, che Jonathan Demme, prima di affidare la parte ad Hopkins, pensò proprio a De Niro?

Infatti, qualche anno fa, De Niro e Bradley Cooper avrebbero dovuto lavorare nell’ancora irrealizzato Honeymoon with Harry. Che doveva essere diretto da Demme.

Cazzi loro…

Per farla breve, io fui accusato di fobia sociale, di semi-schizofrenia diabolica come Linda Blair de L’esorcista, di essere l’incarnazione, ah ah, dell’innocenza del diavolo. Mi diedero la patente di attore monstre delle sue menzogne, di Pinocchio, di finocchio, soprattutto di figlio di ‘ntrocchia, questi figli di troia.

Di mio, posso dire, che d’inculate ne ricevetti tante.

Posso dire che colei che mi sverginò era di Trieste ma non apparteneva alla minoranza slovena.

M’insegnò tutto, dove toccarla e come incularla ma alla fine mi coglionò e mi mandò a fare in culo senza più bisogno di fotterla. Ah ah.

Se fossi voluto andare con una dell’est, bastava che chiedessi alla ragazza delle pulizie del mio pazzo, no, del mio palazzo, di smettere di farselo da sola.

La mia seconda tizia era più grande di me. All’anagrafe. Io avevo 28 anni, lei 33. Che colpo d’ano.

Oh, non è colpa mia se non ci arrivate…

Così come non è colpa mia se odiate Philadelphia di Jonathan Demme perché siete omofobi e considerate Bruce Springsteen un troione. Pigliatevi pure Eddie Vedder, quel pelato di Billy Corgan, Kurt Cobain e tutti quei froci. Ah ah.

E non è neppure colpa mia se odiate la classe della prima della classe, Jodie Foster.

Ora, che c’entra il Frusciante?

C’entra il Frusciante, eccome. Mi specchiai, mezzo nudo, davanti allo specchio.

Mi sa che sto facendo la fine di Anthony Kiedis.

Dunque, non voglio più sentirmi accusato di stronzate.

Pigliatevi Muccino, suo fratello e tutta la retorica catto-borghese di quest’Italia di (po)lentoni, di tardone e ritardati, e soprattutto vedete di non rompere più i maroni.

Purtroppo o per fortuna, sono diventato identico a Rust Cohle.

Metto le corna al diavolo e pure al mio miglior amico. Partono risse mai viste.

 

di Stefano Falotico

Joaquin+Phoenix+26th+Annual+Screen+Actors+uxtVVScSEVTl

 

Come un GHOST à la Patrick Swayze, volteggio nell’arido mondo da risorto poeta romantico, evviva i balli proibiti


29 Oct

ghost swayze moore

Tu come stai? Vai in palestra? Sei ben tenuto? Però, ti fai ancora dai tuoi mantenere. Ma come sei ridotto? Sei penoso!

Tu invece, donna, quanto pensi? Soppesi, ti tieni in forma, fai i pesi? Ah, sei pesante! Peni? Guarda che, a forza di pen(s)are, la vita poi non si bacia più col volare e quel che io desiderio con te impennare, eh già, sta solo penando poiché, nel tormentato, resiliente mio trasognarti, fantasticarti e amplessi calorosi con te non concretizzare, sono oramai stufo e sfiancato.

Mi hai plagiato come un vado di terracotta, modellandomi nell’argilla del tuo buonismo. Lascia invece che delicatamente sfiori ogni centimetro della tua pelle e ti deflori.

Vedrai come la vita rifiorirà e tutto fuoriuscirà. Ah ah.

Baciami con ardore e tu, amico, reggimi il gioco o solo il moccolo. Che cosa? Io sarei un mongolo? Ma sì, evviva la Mongolia! Che vuole quella lì? Sta a pontificare sul mondo soltanto perché è psicologicamente monca.

Sì, se la suona e se la canta da sola da suora, ascoltando a tutto volume quella frustrata cronica di Alessandra Amoroso, la cantante delle capricciose voglie sempre ficcate nel congelatore.

Basta, non se ne può più di questa qui. È lamentosa e non ha niente di cui lamentarsi, invero.

È un’imbonitrice. Sì, lecca il suo pubblico di radioascoltatrici, consolandole con le sue “hit” dolciastre.

Comunque andare, Forza e coraggio, non vale Niente!

Sì, gli stress quotidiani della donna medio-bassa, l’Amoroso rabbonisce con le sue canzonette che illudono la povera gente. E non è manco bona! Non le sarò amorevole. Non la voglio come morosa nemmeno se mi regalerà sull’altare, come futura sposa, una mimosa. Sì, perché sono un uomo romantico più delle donne e non so che farmene di scopare a terra.

Che cosa? Donna, dovrei regalarti una rosa? Innanzitutto, impara la prima declinazione al plurale latino di rosae rosarum rosis e poi potremo riparlarne. Altrimenti, se lei un po’ non si acculturerà, io non gliel’arrossirò.

Suvvia, non si scandalizzi per questa mia frase onestamente sboccata, sfacciata e arrogante. Non arrossisca!

La prego! Me la dia. Forza, uomini, mettete su intanto una buona melodia.

Voglio un lavoro migliore, non posso stare a sfacchinare e a scrivere libri che sono farina del mio sacco se poi qui saranno gli altri a mietere il grano.

Sì, questi hanno solo un’infarinatura e m’han rifilato una fregatura. Ah, questa vita si fa sempre più dura.

Donna, mi curi da questa sofferenza. Lei, sì, che è così matura, mi sfiori con la sua bocca tenera e le sarò duro.

Voglio un Cinema dalla fotografia sporca, granulosa, un film super fantascientifico di nebulose, di razzi che svolazzano, di pazzi che non più le idee degli altri scopiazzino ma che, come cavalli matti, per l’appunto scopino da dannati e, se combineranno altre porcate, dovranno ammettere la verità senza più vigliaccamente scappare.

Datemi un vino d’annata. Io più invecchio più miglioro. Sono uomo che, fra i rimbambiti troppo stagionati, adora Vivaldi e la pizza Quattro Stagioni. Anche una pazza col salame piccante. Ah ah.

Avete sentito Normale?

È una bella canzone. Peccato che lo sia solo quando canta Ermal Meta.

Francesco Renga l’ha preso in culo anche da Ambra Angiolini. Ho detto tutto.

Sì, sono un fantasma.

Mi davate tutti per morto.

Invece sono solo moro, tendente al castano.

Siamo a fine ottobre, sono buone in questo periodo le castagne.

Mi deste del cacasotto ma a me piacciono le caldarroste.

Più calde sono e più sto a posto.

Più stronze sono e più m’incazzo. Alcune non le cago, molte mi danno della merda.

She’s Like The Wind!

Di me si può dire tutto. Che sia pigro, ipocondriaco, laconico a volte, perfino spesso da manicomio.

Ma indubbiamente ho un certo fascino.

Un fascino del cazzo.

Di mio, non crescerò mai.

L’importante è che cresca…

Comunque, a parte gli scherzi, Patrick Swayze era un mito.

Sì, mi spiacque molti che morì di Cancro.

Ma non ho mai capito l’espressione… poveretto, è morto.

Ah, prima o poi moriremo tutti.

Non era tanto povero, Patrick. Era pieno di soldi e riempiva perennemente qualcos’altro.

Sì, le donne, appena lo vedevano, urlavano: cazzo, è l’attore de La città della gioia.

Sì, Patrick spingeva di adrenalina come in Point Break. Ma, nella parte del medico in mezzo ai lebbrosi, è stato credibile quanto me con Demi Moore.

Ho detto tutto.

swayze dirty dancing

 

Sì, sono diventato un comico.

Che cazzo volete?

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

JOKER è stato ospite di “Live – Non è la d’Urso”, esibendosi nell’imitazione di Federico Frusciante, Andrea Roncato, Maurizio Costanzo e Max Cady/De Niro


25 Oct

juliette lewis cape fear

Come no?

Non mi credete?

L’ho visto oggi pomeriggio. No, non era al Murray Franklin Show, bensì dalla regina dei piagnistei in diretta. Ovvero la Barbarona nazionale. Donna che non vede l’ora che qualcuno perda tutto e diventi barbone per aumentare l’audience, fingendo compassione catodica.

Con tutti i maschi italici che, dopo aver ammirato, bavosi, le cosce di Tiziana Panella su Tagadà, si redimono, cambiando canale e sintonizzandosi su Canale 5.

Non ci sarebbe niente di male. Tiziana è bella, ha una voce sgraziata ma per il resto può passare in seconda serata dopo un film alla “volemose bene” di Giovanni Veronesi.

Sì, Tiziana la vedrei bene in un softcore trasmesso da qualche locale emittente televisiva. Insomma, la Shannon milf Tweed italiana.

Però io sono perdonabile, non sono sposato. Molti di voi, invece, portano l’anello sull’anulare.

Quindi, miei guardoni, non fate poi del voyeurismo moralistico, recitando la parte dei preti nel simpatizzare per i poveri derelitti e reietti, freak e sfigati vari, per i patetici, speciali casi umani e penosi, per gli involontari protagonisti di storie più inquietanti del film capolavoro di Todd Phillips, che sfilano (certamente non in passerella da Festival di Venezia) nella galleria di mostruosità che la vostra società edonistica, a causa delle immani, ingiuste iniquità socio-economiche, ha partorito.

Sì, gli ipocriti non li sopporto. Sono le classiche cosiddette brave personcine che ogni domenica intingono la manina nell’acqua benedetta e, il mattino dopo, si credono maledetti solo perché amano Joker col conto in banca di Maurizio Costanzo.

Si capisce, basta indossare la maschera e il trucco è rifilato di fregatura ficcatavi. Pensate alla salute!

Una volta, Corrado presentava Il pranzo è servito, poi avete regalato pure i funerali di Stato a mr. Allegria, Mike Bongiorno.

Quando è morto Gianni Boncompagni, tutta la Roma “bene” s’è mobilitata con tanto di sua ex storica, bellissima fiamma, oserei dire, tricolore, Isabella Ferrari.

D’altronde, chi non vuole nella vita avere un’Isabella, ascoltare Drake ed essere il commendatore di Maranello, miei cicciobelli? Ah ah.

La grande bellezza!

Ora, anni fa è morto Lucio Dalla, idolo dei bolognesi. A Bologna dicono che sia stato un grande poeta, cantore-cantante degli ultimi, dei deboli e degli indifesi.

Sì, però ogni domenica pomeriggio, quando il Bologna Football Club giocava in casa, era in tribuna allo stadio Renato Dall’Ara. Con tanto di abbonamento prepagato dal sindaco in pectore!

E, se il Bologna perdeva, assieme a Ron gridava: ride bene chi ride ultimo!

Ah ah.

 

Ah, adesso abbiamo Vincenzo Merola, sempre meglio di Mario Merola, comunque un uomo vero. Anzi verace.

Comunque, non molti lo sanno ma io sì… Scott Silver e Phillips, sceneggiatori e regista di Joker, per allestire lo script dell’appena suddetta e sudata loro pellicola, non si sono ispirati soltanto a Taxi Driver e Re per una notte.

Hanno chiesto perfino i diritti della hit di Dalla, Attenti al lupo, per trasporre il testo di questa canzonetta celeberrima in ambiti metaforicamente cinematografici.

Da cui il detto lupus in fabula. Ah ah.

Eh sì, miei lupetti, pupacchiotti, pupacchione (termine dialettale per indicare una fanciulla bona), volponi, fringuelli, marmotte e uomini in cerca sempre di ricotta, mentre voi siete oramai cotti, io faccio il tragicomico e mi faccio pure pagare a cottimo.

Cioè, non guadagno quasi un cazzo. Poiché la gente mi chiede di scrivere come un matto ma mi paga assai meno di un’ospite della d’Urso. A proposito, alcuni siti mettono la d minuscola, altri la D di Domodossola. Ah ah.

Il quale, pur di avere i suoi 15 minutes di celebrità alla Andy Warhol, pur passando per disgraziato storico, dunque uomo assai stoico ma inevitabilmente stolto, va da Barbara a raccontare che, da quando è stato lasciato da sua moglie e ha perso il lavoro, è diventato Max Cady di Cape Fear.

Era troppo ingenuo e ha reagito all’ingiustizia in modo aggressivo e violento. Non sapeva esprimersi e, quando è stato indagato, sì, in effetti ha commesso il fatto, dunque il “fallo”, ma non aveva gli strumenti intellettivi per autodeterminarsi e adeguatamente difendersi.

Così, dopo aver perduto tutto, s’è truccato per non perdere almeno la faccia.

Insomma, un genio assoluto.

Vi saluto, dementi.

Anzi no.

Vasco Rossi è appena uscito con Se ti potessi dire.

Se potessi raccontarti per davvero le abitudini di cui non vado fiero,

le malinconie, le nostalgie perfino dei rimpianti per le cose che se avessi adesso ancora

qui davanti,

le rifarei.

Eh certo, come dico io, grazie al cazzo. Tanto se Vasco piglia una denuncia, gli basta un concerto per pagare tutti gli avvocati del mondo.

Se invece a un comune mortale, come si suol dire, parte la brocca e si mette nei guai, ha due possibilità: va ospite da Barbara, così coi soldi dell’ospitata può pagare un avvocaticchio, con la clausola però che rimarrà stigmatizzato a vita, oppure per consolarsi, eh già, canterà distrutto… io sono ancora qua!

Morale: si è trattato di uno scherzo di cattivo gusto? Di sarcasmo un po’ esagerato? No, si è trattato di criminali mascherati da gente in gamba ed è stata dunque istigazione al suicidio, quindi omicidio.

Una delle più grandi tragedie che l’umanità potrà ricordare. Ecco, la notte, prima di andare a dormire sogni tranquilli, immaginando già le altre porcate dei loro impuniti e irredenti sabati sera, perché questa gente non va in cucina e apre il gas?

 

di Stefano Falotico

I miei primi quarant’anni da Joker-Lebowski con l’immancabile White Russian


14 Sep

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Sì, 13 Settembre 2019. Giornata estremamente felice, gaudente, tendente allo sfavillante.

Nella quale il mio amico Massimiliano di Civitavecchia giunse nella mia città natia, quasi in pellegrinaggio, per onorare la nostra amicizia.

Pernottò all’hotel Conte Luna, ameno albergo incastonato in una viuzza raggiungibile dall’uscita n. 5 della tangenziale bolognese. Albergo molto ospitale con una receptionist niente male. Con la quale prenotarei, subito, una camera matrimoniale.

Al che, lo andai a prendere alla Stazione. La Stazione di Bologna, da qualche anno a questa parte, è diventata labirintica più del dedalo ove Arianna si salvò dal Minotauro grazie al suo celeberrimo filo.

Infatti, la Stazione Centrale di Bologna, al fine di divenire più moderna e avveniristica, diciamo, s’è soltanto tramutata in una sorta di metropolitana da Un lupo mannaro americano a Londra.

Massimiliano, comunque, non incontrò negli scuri, tetrissimi sottopassaggi mal illuminati, angusti e iper-claustrofobici della stazione suddetta, da lui sudata poiché non si raccapezzò, nessun cannibale licantropo. E, anziché approdare a Piccadilly Circus, piuttosto che uscire dall’atrio principale, si ritrovò in via de’ Carracci.

Pranzammo al ristorante-trattoria-pizzeria Il Vaporino. Gustando il cibo fra chiacchiere più fragranti d’una calda pizza Margherita e del mio primo di garganelli con asparagi e funghi porcini.

Ritornando in tale luogo, vicinissimo a casa mia, eppur da tempo immemorabile lontano dai miei ricordi, nel frattempo sepolti dalla cinerea, talvolta funerea, celebre mia amnesia sto(r)ica, rimembrai i tempi in cui, nei campetti calcistici lì limitrofi, sfoderai la mia classe da incontrastabile ala destra fluidificante dal tiro micidiale e ficcante, dal piede magicamente vellutato come quello di Del Piero Alex, essendo io un Pinturicchio ambidestro e soprattutto polivalente non solamente nell’ambito delle polisportive e delle cinematografiche, magnifiche retrospettive.

La nostalgia, per qualche indistinguibile attimo triste eppur suadente, s’impossessò del mio animo cangevole, delicato e decadente. Ah, tempi nei quali, sguinzagliato e coi polmoni ardenti non ancor intossicati dai due pacchetti di sigarette che fumo oggigiorno, fui più veloce di una lepre.

Vi racconto, ivi, un goal straordinario che segnai. Qualcosa di disumano ed extraterrestre, roba che le palombelle di Pelé, la sua sforbiciata carpiata in Fuga per la vittoria e la serpentina di Maradona ai mondiali dell’86 contro l’Inghilterra v’apparirebbero roba da pulcini.

Ebbene, mi fu lanciata la palla a fortissima velocità. Al volo, la stoppai, la rialzai. Mi trovai da solo davanti al portiere.

Ma, si sa, io non amo le cose semplici. Adoro complicarmi il trionfo, correndo non solo nei prati, bensì allungandomi soprattutto nel rischio di rimediare soltanto un tonfo.

Eh sì, sarebbe stato troppo facile a quel punto calciare. Con enorme nonchalance, invece, aspettai l’arrivo del difensore. Al che, giunto a un metro da me, con un repentino scatto del tacco elevai la sfera con un cucchiaio da Francesco Totti.

Con una rapidissima giravolta, scavalcato il terzino che fu grazie alla mia inaspettata mossa spiazzante e devastante, io stessi mi riavvolsi contortamente di semi-giravolta, impattando la palla di pieno collo.

Roba che non vedrete neanche nelle repliche di Holly e Benji e ne La battaglia dei tre regni di John Woo. Sì, secondo Woo, il giuoco del Calcio non fu inventato dagli inglesi, bensì dai cinesi-giapponesi spesso anche coreani e pechinesi.

Che volete farci? Sono un uomo Face/Off.

Non sono un criminale come Nic Cage ma nemmeno un falso come John Travolta. E qui lo dico e giammai lo nego, eh sì, quella Lolita di Dominique Swain andava tatuata come io so sul p… o biondo-nero.

Fallo sta, no, fatto stette che, nella giornata di ieri, scrissi pure la recensione degli episodi finali di Mindhunter 2, recensione che presto sarà online, e assieme a Massimiliano gironzolai, appunto, non come Cesare Cremonini per i colli bolognesi, bensì fra piazza Santo Stefano, ovvero il sottoscritto, eh già, più martire di me neppure lo è il film Martyrs, Piazza Maggiore e Corte Isolani.

Da queste parti, abitava, non so se abiti ancora Mike Patton, (ex) frontman dei Faith No More.

Sì, quando mi guardo allo specchio e prendo coscienza di essere un po’ matto, mi viene in mente Mike Patton e mi tranquillizzo. E non abbisogno di artificiali calmanti.

Mike, in fatto di follia, mi batte infatti alla grande. Di mio, comunque, darei una botta all’attrice Laura Patton.

Da cui il detto, eh sì, patti chiari e amicizia lunga e anche il proverbio falotico da me coniato, vale a dire, patta slacciata e alla donna è tutto più chiaro.

Ah ah.

Infatti, uno dei misteri più irrisolvibili di quelli di Fatima è, a mio avviso, questo. Perché si usa l’espressione passare la notte in bianco?

Guardate che più bianco è più le lenzuola sono poco da Immacolata. Ah ah.

Dunque, cenammo all’ottima, rustica Trattoria del ragno, ubicata in via Murri.

All’inizio, mi sentii leggermente imbarazzato. Tale splendida trattoria è difatti frequentata da tipi in gamba. Tutti molto altolocati e vestiti in maniera molto elegante.

Mi sentii come un pesce fuor d’acqua. Al che, il mio amico mi tranquillizzò, dicendomi:

– Guarda, Stefano, che sono gli altri che dovrebbero sentirsi a disagio al tuo cospetto. Tu ti sottovaluti parecchio. Per esempio, osserva quel trombone che fa il figo con quelle tre damigelle. Cita I miserabili di Victor Hugo e Dostoevskij per fare colpo. Ma io dubito che abbia veramente letto una sola riga anche solo del suo portare sfiga.

 

Finimmo la serata, recandoci al pub Black Bay, vicino alla mia casa. Bevvi un White Russian come il mitico Jeff Bridges, alias Big Lebowski.

Nessun bulletto-pedofilo come Jesus/John Turturro può mettermi in buca. Io sono il Genius-Pop, essere inestimabile che supera anche il concetto di rarità, in quanto esemplare dalle molteplici qualità. Soventemente clown in gran quantità, involontario comico invincibile come Arthur Fleck, Joker di fascino e immane soavità.

Poiché volli una vita spericolata come Steve McQueenc’incontreremo come le star a bere del whisky Roxy Bar, sì, io sono ancora qua.

 

di Stefano Falotico

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lebowski white russian bridges

 

76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: ne vogliamo già parlare di AD ASTRA, visto che voi, allupati e allunati come alienati, non ne parlate?


02 Aug

ad astra pittjoaquin phoenix joker

Sì, molti uomini non conosceranno la vita del loro padre manco se lo pagassero…

Parte prima, già parte in quinta! Poi ci sarà la disamina dei vari dottori Balanzoni dell’Emilia-Romagna con tanto di lasagne e forchettoni

Uno dei film da me più attesi della prossima Mostra del Cinema di Venezia è Ad Astra.

Per svariate, molteplici ragioni che qui vi esplicherò.

Innanzitutto, l’astrofisica mischiata a un astronauta con la faccia di Brad Pitt, uno degli uomini dal gentil sesso più terragno e non, eh sì, desiderato del nostro pianeta, è già metafisica quantistica, oserei dire mirabolante, fantasmagorica trascendenza pura logistica.

Sì, a moltissime donne ha fatto sempre impazzire Brad Pitt. Ma sono soltanto loro fantasie Devono, quanto prima, cadere dalle nubi e atterrare. Donne, siate terra terra!

Peccato, infatti, che solo pochissime siano state con lui. Già, a ben vedere, non è che poi questo marcantonio abbia avuto chissà quante relazioni, viste le sue proporzioni eroticamente disumane… Juliette Lewis, Gwyneth Paltrow, Jennifer Aniston, Angelina Jolie e qualche altra bagascia raccattata a C’era una volta a Hollywood.

Nessuna di queste donne da me citate mi risulta che, pur avendo assaggiato in maniera vivissima ed eccitata, il pitone di Pitt, sia finita in manicomio. No, tutte donne di prim’ordine, forse adoratrici del celebre stornello, no, ritornello di Vasco Rossi della sua intramontabile, da Brad Pitt mai montata, Sally:

è tutto un equilibrio sopra la follia.

Sono proprio quelle che l’hanno sempre voluto amare ma che, onestamente, al di là di qualche onanismo bestiale, hanno versato solamente lacrime amare, a essere finite in cura psichiatrica.

Da cui la versione femminista e tristissima di Fiorella Mannoia. Ah, noiosissima, comunque bella.

Ritorniamo ad Ad Astra. Sì, o a Ad Astra? Dubbio da dizionario della Crusca, mie donne. Suvvia, siate realiste, smettetela di farvi i viaggi. Forza, andate a buttare il rusco.

Ché poi, appunto, diventate troppo lunatiche, oserei dire matte. Ah ah.

A leggerne la trama, pare molto simile a Contact di Robert Zemeckis.

Avete visto Contact? Macché. Soprattutto voi, donne, vedeste Pitt e continuerete sempre a vedere Pitt col binocolo.

Una volta si diceva, invero però a voi maschi, che guardare senza toccare, cioè toccandovi e basta, poteva condurvi dall’oculista.

Sì, recatevi semmai da un analista, miei animalisti, cioè uomini toccati non solo in quello ma di conseguenza nel cervello. Voi donne, eh sì, invece con Brad sognaste perfino, da tempi annali, un duro a… le.

In questo, ha ragione Vittorio Sgarbi, date via il c… o!

Contact… è un ottimo film, forse un po’ troppo lungo con un finale pessimo da new age del cazzo.

Sì, la new age andava forte sul finire degli anni novanta. Basti vedere pure Mission to Mars. Secondo Brian De Palma, l’uomo discende da una razza aliena, probabilmente, ah ah, geneticamente ariana come Brad Pitt.

Sì, De Palma abbracciò le teorie secondo cui la Terra non fu partorita dalla scaturigine del Big Bang, nemmeno s’originò per scintilla divina nei sette giorni celeberrimi per cui, stando alle Sacre Scritture, Dio decise di generare l’uomo a sua immagine e somiglianza.

A sua immagine e somiglianza? Mah, vedo molti cessi in giro, di Brad Pitt solo uno. Uh uh.

E Adamo ed Eva? Mah, dovrei rileggere meglio la Genesi.

Ah, ma allora è tutta una questione di genetica. Che poi… io son convinto che da qualche parte, sperduto forse in un’officina-laboratorio biotecnico fra i monti o in mezzo a un bosco simile a quello de La casa di Sam Raimi, esista uno scienziato pazzo più di Robert De Niro di Godsend, che gioca a fare dio come il dr. Frankenstein e ha già creato tre copie di Bruce Campbell dei bei tempi.

Eh già, siamo nell’armata delle tenebre. Altro che nell’amore delle tenere.

Anzi, stasera vedrò Noah di Aronofsky per due ragioni. Quel panzone di Russell Crowe, nei panni appunto di Noè, ha il carisma di Mosè, Jennifer Connelly è una donna che se dovessero precipitare nei prossimi giorni, cazzo, dei violentissimi uragani, essendo un esemplare di femmina da preservare dall’estinzione, andrebbe subito ficcata nell’arca.

Sì, bisogna desiderare eccome la donna d’altri…

Sinceramente, Jennifer andrebbe ficcata e basta. Forse nell’aiuola. Sì, via quelle galline, spolverate e date lustro a Jennifer.

Sì, Jennifer ora s’è imbruttita ma, sino a qualche anno fa, avrebbe reso un uomo animalesco. Eh già, dopo aver fatto l’amore con Jennifer, un uomo medio sarebbe diventato La cosa di John Carpenter. Ovvero un assemblaggio orribile di tutte le razze animali più allupate.

Ah ah.

Sì, infatti quel cazzone di Paul Bettany, il suo uomo, se la tira di brutto. Quando si dice… ah, quello alza troppo la cresta.

Russell Crowe, Paul Bettany e la Connelly recitarono tutti e tre assieme nel film A Beautiful Mind.

Nel film di Ron Howard, Russell perse la testa e i testicoli per Jennifer, quindi il mio ragionamento non fa, sino a questo punto, anche sino a questa trapunta, una grinza. Sì, divenne schizofrenico.

Però a scoparsela realmente fu ed è Bettany. Come mai allora Bettany non è ancora impazzito?

Non è vero, basti vedere il finale di Master & Commander.

Entrambi, vale a dire Russell e Bettany, amareggiati, stanno in cambusa dopo essere stati, appunto, sballati, gasati, completamente fusi dalla Jenniferona.

Bevono un amaro, al che prende su parola Russell:

– Paul, che facciamo? Ci vorrebbe un po’ di musica. Mettiamo su Il mare d’inverno di Enrico Ruggeri/Loredana Bertè o Profumo di mare (The Love Boat) di Little Tony?

– Dai, Russell, versami un altro bicchierino e metti su, piuttosto, Boccherini.

 

Ad Astra di James Gray. Grande Gray.

La Connelly fu una delle protagoniste di C’era una volta in America, facendo girare, appunto, le palle a Noodles, mentre Gray girò C’era una volta a New York.

Che vi posso dire?

La mia vita è stata una Little Odessa, per anni fui uno dei Padroni della notte, ci fu persino un periodo in cui ebbi Two Lovers.

Sì, nonostante fossi già matto come il Joker, standomene chiuso nella cameretta, riuscii a scoparmi due tizie più fighe di Gwyneth Paltrow, appunto, e di Vinessa Shaw.

Ora ve la racconto. Anzi, ve le racconto.

Invero, fu solo una donna e mezzo.

La donna reale e intera è quella che vedete nel mio video, su YouTube, Il Joker ha mai avuto una ragazza?

Parlammo in chat per circa un mese. Lei mi chiese un incontro.

Ero terrorizzato. Lei mi aspettò sotto le Torri Asinelli. Io l’avvistai poi me la feci sotto e fui dunque un asinaccio.

Pensai che non mi avrebbe più parlato.

Invece:

– Ti ho aspettato per due ore. Faceva pure un freddo della madonna. Dove cazzo eri?

– Sono venuto.

– Ah, dentro di me sicuramente no.

– Volevo dire… che, sì, sono venuto ma non me la sono sentita.

– Senti, testa di cazzo, ti do un altro appuntamento. Non avrai una terza possibilità. Ficcatelo in testa, subito.

 

C’incontrammo davanti a un Blockbuster. Sì, a Bologna spopolavano questi negozi di videonoleggio. Ora, sono stati quasi tutti smantellati.

Tanto c’è Netflix.

Questa volta mi feci venire… le palle.

Furono istanti però estremamente imbarazzanti. Intirizziti, prestissimo rizzanti.

Pensai che sarebbe scoppiata a ridere ma ogni più negativa aspettativa fu da lei distrutta in tre secondi netti, infatti, di lì a poco finimmo a letto.

– Che fai? Te ne stai fermo come un trimone. Qui ho voglia di limone.

– Con me?

– Non sei mica brutto. Comunque, guarda, io abito qua vicino. Visto che non riesci a scioglierti, saliamo nel mio appartamento e ti preparo un caffè macchiato.

– Va bene. Dista molto la tua casa?

– Ti ho detto, è a due passi. Perché?

– Non so. Sono stanco.

 

Ecco, salimmo nel suo appartamento. Lei mi servì il caffè mentre io, in quegli attimi fuggenti e freddo-bollenti, desiderai solamente un tè ghiacciato. Lei però era già scalmanata e ardente.

Prima baciò la mia bocca con far ardimentoso e irrefrenabilmente smanioso, quindi passò alla lingua. Quasi mi spaccò un dente.

Quindi, bevuto che ebbi il caffè, la ringraziai e le dissi:

– Grazie. Ora devo andare.

 

Mi alzai e aprii la sua porta di casa. Scendendo le scale.

Che mi crediate o no, lei cacciò un urlo che le rischiò lo sfratto dal condominio:

– Ma allora sei proprio una merda! Torna qui!

 

Successe l’irreparabile.

Un arrostimento di carni con lei infoiata come una cavalla imbizzarrita mentre io, strapazzato, non capii un cazzo.

Fra l’altro, questo mio Falotico decisamente erotico avvenne nel 2006, durante i Mondiali di Calcio.

Io andavo sempre a trovarla a casa sua.

Dopo il girone di qualificazione, brillantemente superato dall’Italia, ebbi l’ennesima idea geniale. Sì, con lei stipulai un accordo.

Essendo grande intenditore del gioco della palla, avendo militato in una squadra calcistica-balistica a livelli distinti e stimabilissimi, proposi lei quanto segue in maniera amabilissima:

– Facciamo una cosa. D’ora in poi, ci vedremo tutte le partite dell’Italia. Dagli ottavi in poi… ebbene, se l’Italia passerà ogni volta il turno, a fine partita scoperemo, altrimenti ci guarderemo un film.

– Ci sto.

 

Nel 2006 l’Italia vinse i mondiali, se non ricordo male, no?

Nel 2008 poi m’accadde qualcosa di pazzesco.

Ecco, sino a un anno fa, pensavo che la mia vita fosse una tragedia, ma ora mi rendo conto che è una commedia.

Sì, la prendo a ridere. Sennò vi dovrei spaccare la testa.

Comunque, detto ciò, al di là dei miei istinti rabbiosi, sono appunto Ryan Gosling di Drive. Anche quello di First Man m’assomiglia.

Uno a cui successe qualcosa di veramente nefasto e tragico, appunto, la morte della mia figlia.

A me invece avvenne la morte della mia anima.

Però, come Armstrong, come se nulla fosse, sono ancora una volta riuscito a fare quello che nessun uomo è mai riuscito a compiere.

Ecco, torniamo a Russell Crowe di A Beautiful Mind.

John Nash, morto nel 2015, fu uno dei pochissimi, miracolosi casi unici della storia.

 

– Stefano, hai scritto una donna e mezzo. Parlami della mezza donna rimanente.

– Ah, vero, scusa. Questa mia ex ragazza aveva la fissa per Brad Pitt.

– E quindi? Che c’entra?

– Le proposi un altro patto… le dissi, ecco… carissima, a te piace Brad Pitt di Vento di passioni, giusto?

Lei rispose: Eh certo.

Al che, io… mettimi una parrucca in modo tale che abbia i capelli lunghi come Brad. Tu vorresti essere, stanotte, la mia Julia Ormond?

Lei… eh certo.

Dunque, amico, vedi? Sono una donna e mezza Ormond.

O no?

 

Parte seconda: la vita di un padre che raccontò ai figli di essere un giornalista, invece era un alcolista da prima pagina

Sì, mi fanno ridere quei ragazzi che esclamano: ah, mio padre m’ha educato bene!

Che ne sanno loro del padre? Di chi fu prima che, attenendosi per ragioni economico-lavorative ai canoni probi della socialità civile, rinnegasse il suo precedente porcile?

Sì, vi svelo un’altra verità.

Molti figli idealizzano i loro padri. Poiché, essendone appunto i figli, impazzirebbero e si sentirebbero estremamente in colpa se volessero guardare in faccia chi li ha messi al mondo.

Vale a dire un padre poco valoroso, falsissimo, peggiore di Tom Hanks di Road to Perdition. Uno che ai figli ha raccontato per anni delle balle spaziali. Dicendo loro che è sempre stato un pedagogo intellettuale quando, invero, all’età dei suoi figli, era solo un impresentabile animale.

Che poi… non ci sarebbe niente di male nell’onestà (im)morale. È nella farisea menzogna che piuttosto si nasconde il maiale.

Sì, questi luridi panzoni partorirono mostruosità da imperdonabili freak selvatici. Non ci può essere perdono per gente così. Puoi al massimo biasimarli, compatirli e perfino, più di una volta, assolverli. Ma, con fiero disprezzo, senza sprezzo del pericolo, visto che la loro natura è malvagia, attenteranno ancora alla tua carne per sodomizzarti, soprattutto psicologicamente. Dall’alto, anzi, alito di chissà quale presunta, oserei dire unta e bisunta loro distorsione mentale sputante sentenze. Degli uomini, più che altro, sputtana(n)ti.

Ecco, prendiamo un caso plateale di essere di tal pazza razza.

Desiderò sempre che i suoi figli diventassero giornalisti, che si elevassero dal porcume generale.

Poiché, non essendo stato capace lui di arrivare a vertici da caporale, proiettò alla sua prole le sue ambizioni frust(r)ate.

Costui, ha mai confessato ai suoi figli il vero? Cioè che si spacciò, appunto, per giornalista quando in verità vi dico che era un messo, un portalettere tra un ufficio e l’altro della sua piccola, giornalistica ditta aziendale?

No, eh?

Sì, come Balanzone, millantatore di chissà quali premi Pulitzer ma in realtà un uomo meno che normale. Che però, una volta sistematosi in panciolle e larghe mutande, scriteriatamente cominciò a delirare sui giovani ancora a farsi, urlando loro cattivissimamente che dovevano andare solo a farselo, cioè duramente lavorare e trombare!

Senti chi parlò! Tale porcellino, assai nel cervello poverino, fu un frequentatore delle bettole assai poco belle. Ove si dette scostumatamente al bere, mangiando appunto come un suino. Un tracannatore.

Stette per essere dalla società scannato.

Fu allora che incontrò sua moglie. La quale, per salvarlo dalla cirrosi epatica e dalla sua visione delle cos(c)e poco empatica, lo iscrisse a un serale delle magistrali più demagogicamente scolastiche.

Al che questo qui si diplomò, tirò lo stesso a campare, lavorando quattro ore al giorno, svolgendo una “mission” da uomo che si fece perfino regalare la casa popolare e, come detto, iniziò moralisticamente a pontificare.

Sì, a Bologna è il classico tipo che va dai bambini e grida loro da (p)orco: ti spezzo le manine e ti deraglio la mascella, cinnazzo.

Il cinno, nel dialetto felsineo, emiliano-romagnolo, è appunto il bimbo che, essendo puro e innocente, è involontariamente imbranato e dispettoso, capriccioso e malmostoso.

Cioè, praticamente la moglie di tal buzzone.

La moglie, sì, lo salvò ma rimase lei stessa una bambolina.

Si coprì dietro l’apparenza del più didattico, semplice insegnamento da professoressa dei miei stivali, sognando in cuor suo di fare la diva di Hollywood. Infatti, una volta arrivata in pensione, dopo essersene sinceramente sbattuta i coglioni dei suoi studenti, da lei onestamente considerati solo dei bambagioni, allestì spettacolini teatrali da parrocchia da far venire… latte alle ginocchia perfino per i più tosti di testosterone.

Sì, dinanzi a un tipo-topo di donna così falsa e auto-ingannatasi, non gliela può fare manco Andrea Roncato di Fantozzi subisce ancora.

Sì, questa è la classica coppia piccolo-borghese che, inconsapevole della loro patologia, diceva a tutti di essere dei deboli come Fantozzi.

Gli unici deboli sono stati loro, copertisi dietro un mare di menzogne che son più brutte di Mariangela…

Ah, forse oggi lei ha la parrucca mentre suo marito è rimasto un parruccone.

Sì, persone di una falsità tremenda.

Capaci di distruggere le anime altrui e poi fare come Murdock di Rambo II, cercando di spacciarsi ancora per buoni samaritani.

Sì, Murdock prima sbatte Rambo in prigione, poi ha pure il coraggio di dirgli:

-Dacci la tua posizione che ti veniamo a prendere.

 

Conoscete la risposta di John, no? È famosissima.

 

Cap.3: siamo tutti figli di dio, il mega-direttore galattico, che sfiga

Sì, l’Italia è indubbiamente un popolo di dementi.

Va ancora forte il cattolicesimo. Dico, scherziamo?

La gente crede che esista un uomo con la barba che se ne sta nell’attico superiore e ordina agli uomini di farsi il culo quando lui non fa un cazzo da mattina a sera?

Peraltro, l’unica cosa che fece fu lavorare, appunto, una settimana. Creando il mondo.

Se questi sono i risultati, quella settimana poteva starsene in casa a tirarsi le seghe.

Nella mia vita ho sempre sognato di essere pazzo. Non avrei capito un cazzo e avrei vissuto da dio.pazzia

Scrivo quanto appena avete letto su Facebook. Interviene una mia amica.

Replicando che i pazzi soffrono come se stessero all’inferno.

Di contraltare, le rispondo a mia volta che costoro, se soffrono, non sono veri pazzi.

Tutt’al più sono persone con problematiche e sintomatiche derivate da una serie di delusioni annali, anche anali, che hanno ingenerato una patologia. Cioè, hanno scatenato una scissione interna fra il loro inconscio che, come tale, non riesce a coincidere con la parte conscia.

Non vi sto dicendo cazzate, informatevi.

Di pazzi veri, cioè di persone senz’assoluta coscienza, in verità ne esistono pochissimi. La maggior parte sono persone che si sono create involontariamente una barriera difensiva per sopperire a loro disagi mai veramente sanati.

Cosicché, possono anche vivere discretamente felici per molto tempo. Ma il loro problema si ripresenterà ogniqualvolta entreranno in contatto con la loro parte emotiva più sincera.

Mentiranno a sé stessi per raccontarsela, come si suol dire, e in cuor loro soffriranno.

Cioè, quello che fa la il novanta per cento dell’umanità.

Secondo la dottrina gnostica, già ve lo dissi, l’umanità si divide in tre categorie:

1) gli ilici, la maggioranza, persone che vivono un’apparente normalità invero mostruosa. Fatta di abominazioni al prossimo, di cattiverie e gelosie, invidie fratricide, amori spesso soltanto squallidamente carnali ed edonistici. Un’esistenza, insomma, apparentemente figa ma in realtà misera, moralmente parlando.

2) gli psichici. John Rambo è uno psichico. In tutti i film della saga con Stallone, infatti, Rambo pare un monaco tibetano. Capace di gesti temerari che avrebbero lasciato di stucco e distrutto anche Steve McQueen.

Rambo non è molto interessato al sesso e al successo. Per questo, la gente gli dice che è un vile e un falso. Non lo è, affatto. E non è, appunto, nemmeno un pazzo.

È un diverso. I diversi esistono. E non necessariamente la parola diversità fa rima con anomala o, per meglio dire, peculiare sessualità.

Rambo è diverso nell’anima. Non abbisogna della cosiddetta vita normale. Alle persone normali la vita di Rambo risulta incomprensibile, insensata, folle, addirittura pericolosa. E quindi lo colpevolizzano puntualmente perché Rambo è superiore a loro.

E loro, essendo inferiori, non arrivandoci, come si suol dire, pensano che il matto sia Rambo quando non si sono accorti che i matti sono loro.

3) gli pneumatici. No, non sono uno pneumatico. Cioè uno che s’è del tutto elevato e allontanato dal mondo di tutti i giorni. Per esempio, fra qualche giorno, devo andare dallo pneumologo. Che non è quello che controlla il vuoto pneumatico delle vostre vite materialistiche e consumistiche.

Sì, a forza di vivere una vita normale, le vostre gomme vitali sono ora lisce.

Sì, devo andare a farmi controllare i polmoni. Io non ho nessun fegato amaro ma il troppo fumo delle sigarette va curato quanto prima.

Sì, molta gente è ignorante. Può conoscere anche a memoria tutti i libri del mondo ma è analfabeta delle anime del prossimo. Poiché, come detto, appartenendo alla categoria degli ilici, dell’altro sostanzialmente non gliene sbatte un cazzo.

Convinta sempre di avere ragione.

È perciò solipsista. Cioè si crede dio e adatta il mondo a sua immagine e somiglianza.

Vi faccio un esempio.

Ci sono due ragazzi. Uno è un cretino, totalmente menefreghista, una merda, insomma. L’altro è in un certo momento della sua vita, per tante circostanze, ricattabile e vulnerabile.

Il cretino s’approfitta della buona fede del secondo per incularlo.

Una volta che il secondo ragazzo s’accorge dell’inganno, il primo ragazzo non ci sta ad ammettere la verità. Anzi, preferisce fare come Fernand Mondego de Il conte di Montecristo.

Persona doppiamente stupida.

Da cui la grandiosa scena in cui Brad Pitt, appunto, chiama a testimoniare Bob De Niro in Sleepers.

Una scena scioccante.

Questo si chiama, come direbbe il demente appena descrittovi, auto-inganno con doppia inculata e super cazzola con scappellamento a destra.

Credo che al deficiente siano rimaste poche frecce al suo arco.

Eh già, andò a dire a tutti che una certa persona era pazza, ben appoggiato in questo delirio da quel mentecatto del padre.

Quando la persona da lui accusata di pazzia, comprese l’inganno, il demente rigirò la frittata e, attraverso profili falsi, provocò questa persona affinché desse di matto sul serio per farla passare, appunto, per delirante paranoica.

Era così semplice capirlo.

Possibile, Amici miei, che dovevamo arrivare a questo punto?

Perciò, il pazzo vero vada quanto prima a costituirsi.

Ah, non vuole farlo?

Bene, allora avrà paura per tutta la vita.

Si chiama carcere psicologico.

Cazzo. Un coglione storico, questo qui.

Bisogna aggiungere altro?

 

 

di Stefano Falotico

76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: ci sarà ROMAN POLANSKI?


21 Jul

polanski chinatown

L’indiscreto fascino del peccato non solo del Leone d’oro alla carriera, ma le mie previsioni sull’orlo di una crisi di nervi di colui che incarna Rosemary’s Baby

Sì, scusate. Devo darmi una calmata. La gente mi telefona a ogni ora, l’insonnia oramai s’è radicata in me più del fanatismo religioso per Allah d’un islamico radicalizzato.

La gente è pazza più dei vicini di casa dei coniugi Mia Farrow e John Cassavetese della sopraccitata pellicola monumentale di Roman.

Mi sveglio, sconvolto. Mi reco in bagno dopo un sogno di appena mezz’ora nel quale Morfeo m’ha ficcato sulla barchetta di Pippo e il pesce magico, favola della Disney super cult, costringendomi a vivere un’altra Odissea.

Sì, ecco che Morfeo, sotto le mentite spoglie d’un porco, no, di un frocio, no, di un procione, no, di uno dei proci, m’ha donato una parvenza da Spencer Tracy de Il vecchio e il mare, ficcandomi in una storia onirica come il celeberrimo, succitato poema omerico, trasposto sul grande schermo da Mario Camerini e interpretato dal grande Kirk Douglas.

Sì, venni posseduto nella fase REM come Linda Blair de L’esorcista mentre voi, poveri diavoli, nel frattempo vi stavate indiavolando con una più racchia dell’attrice di Paranormal Activity, la quale fu appetibile sessualmente solo nella scena finale quando assunse una sembianza, appunto, diabolica alla Marilyn Manson dei tempi oramai suoi fottutosi in The New Pope di Sorrentino.

Sì, Marilyn ebbe un suo perché… una volta. Quando gigioneggiava sul palco, fingendo di essere Lucifero.

Poi incontrò quella di Planet Terror, Rose McGowan, la prima denunciatrice degli abusi scabrosi di Harvey Weinstein, amica peraltro di Argento Asia.

Asia fu l’’iniziatrice della disfatta, oserei dire dell’artistica débâcle di Manson. Ah, Ingannevole è il cuore più di ogni cosa.

Manson, infatti, da uomo traumatizzato a sangue come J.T. Leroy, dunque un uomo estremamente ammirabile, s’è ora trasformato in Dracula 3D, film indifendibile nonostante tutto il bene del mondo che possiamo volere all’autore di Inferno.

Sì, all’inizio Marilyn Manson fu un angelo mefistofelico più figo di Marilyn Monroe e lucidamente accattivante nella sua trasparente pazzia lodevole, a differenza di Charles Manson, uno che volle fare il musicista ma finì solo per fare dei casini della madonna in piena notte.

Ora, Manson non fu seguace di nessuna setta. Lui fu invero solo il re dei suoi deliri squinternati nel quale si credette Totò Riina. Sì, fu sostanzialmente un capo mafia.

Credo, correggetemi se sbaglio, che lui non si sporcò mai davvero le mani. Cioè, per quanto possa apparire assurdo, lui non uccise proprio nessuno di suo pugno.

Appunto, commissionava le stragi. Forse fu pure il mandante di The Irishman, ovvero Bob De Niro/Frank Sheeran. Anche se questo dettaglio, diciamo, nel libro di Charles Brandt non c’è.

Aspettiamo di vedere la pellicola di Scorsese per appurare se lo zio Marty abbia voluto fare il Tarantino della situazione. Romanzando, parimenti al Quentin di C’era una volta a… Hollywood, il quale ha nefastamente colorito la tragedia della morte di Sharon Tate, come sapete, inserendovi Margot Robbie, la zoccola per eccellenza di The Wolf of Wall Street, per dare un tocco surrealista e pulp alla sua ennesima troiata bislacca.

Sì, dopo Jackie Brown, Tarantino non ha più realizzato un vero capolavoro. Solo divertissement per cinefili che si fanno i pompini a vicenda come profetizzò non Ezechiele 25.17, bensì Mr. Wolf/Harvey Keitel.

Colui che fu per Quentin anche Mr. White ne Le iene.

Sì, Margot Robbie nel film di Scorsese fa tanto la signora dopo che, per arrivare dove sta, l’ha data a tutti.

Il suo personaggio di chiama Naomi Lapaglia ma, sinceramente, anche se si fosse chiamato/a realisticamente Maria Carmela D’Urso avremmo forse avuto un film più “neorealista” come Mean Streets. Ora, Barbara finge di commuoversi dinanzi alle vicende disperate della povera gente ma in verità è più ambigua Harvey Keitel. Sempre lui!

Non quello però di Tarantino, bensì dell’appena menzionato capolavoro scorsesiano.

Sì, la Barbarella nazionale, una che ora fa l’altolocata di classe sul divano di pelle, fu toccata perfino da Vasco Rossi.

Sapete, no, che fu Barbarona la musa ispiratrice della celebre canzone Toffee?

Infatti, Vasco scelse questo nome improponibile, Toffee, appunto, nome proprio (im)puramente inventato che non esiste da nessuna parte, per non rivelare la vera identità della donna a cui questo suo cavallo di battaglia era dedicato.

Ah ah, io ne so una più del diavolo!

Barbara, dopo la tresca con Blasco, divenne e ascese alla quintessenza di Giocala…

Trasliamo infatti il famoso ritornello dell’hit di Vasco:

Ne ha rovinati più di lei del petrolio ma se ne fotte… dell’orgoglio…

Adesso, non paga eppur superbamente vien pagata fior di quattrini, recita da Giuda la parte di colei che piange lacrime amare dinanzi alle tragedie delle persone rovinate… Leggasi i poveri cristi.

Ho detto tutto…

Ah ah.

Sì, i pischelli, le iene-reservoir dogs, al bar di zio Peppino, passano le serate, scervellandosi fra una briscola e la scopa della cameriera. Elucubrando sul significato di Toffee.

Al che prende su la parola uno coi “contro-cazzi”:

– Sì, la canzone è stata dedicata a Barbara, donna come la Ciccone. Like a virgin touched for the very first time, è adesso la regina non delle pop bensì delle poppe con la pummarola ncopp!

 

Parte l’applauso anche dell’avvocato Rossetti, cliente fisso del locale a una certa ora. Dopo che in tribunale difende vari “garçon” alla Tim Roth di Pulp Fiction.

Torniamo a Manson, non perdiamoci con donne che son state pure col cavaliere mascarato.

Anzi, no. Cercate una qualsiasi foto di Barbara su Google.

Non vi sembra la versione partenopea di Michael Corleone? Al Pacino, sì. Di nome Alfredo, di origini siciliane, il protagonista assoluto di The Devil’s Advocate.

Sì, è lei, cazzo.

Soprattutto nella notte di San Silvestro quando brinda con lo champagne perché il suo peccato preferito è la vanità…

Sì, se il napoletano si divide in due categorie, cioè uno alla Diego Armando Maradona, ovvero un drogato clown da circo, e quello giustamente integerrimo che combatte la camorra, il siciliano è di due specie:

o è Luigi Lo Cascio de I cento passi oppure è Charles Manson.

Sì, un ipocrita mai visto. Domenica in chiesa, lunedì all’inferno.

Appunto… Roman commise molte schifezze in vita sua. Sappiamo tutto. Ma è un genio e, come tutti i geni, è cattivissimo, come deve/o essere.

Così come dice Al Pacino di Heat.

A proposito di Pacino e Michael Mann.

Russell Crowe non meritava di vincere per Il gladiatore, siamo sinceri. Avrebbe dovuto vincere Ed Harris per Pollock.

Russell lo avrebbe meritato invece per Insider…

Comunque, a prescindere da ciò, il momento in cui fu proclamato da Hilary Swank, appunto, vincitore dell’Oscar per la sua interpretazione di Massimo Decimo Meridio, cazzo, è ancora a distanza di circa un ventennio, uno dei momenti più emozionanti della Notte delle Stelle.

Lui era dato per favorito ma gli prese quasi un coccolone quando udì pronunciare il suo nome.

Col Joker Phoenix in visibilio.

Storico, epico!

Insomma, io sono imbattibile perché me ne frego delle vostre porcate e dei vostri drammi di peste e corna.

 

 

di Stefano Falotico

pacino avvocato del diavolo

Il Cinema e la Musica italiana ci deludono sempre, platealmente, anche la Settima Arte americana sta andando assai male, per fortuna esiste Scorsese


01 Jun

rambo 5 poster

Italoamericano doc con la sua compianta madre che gigioneggiava sempre di cammei strepitosi, preparando le polpette come il piombo che fanno bum bum in Quei bravi ragazzi e arrabbiandosi dinanzi alle bestemmie di suo marito in Casinò. Donna che sapeva far di conto non solo alla cassa bensì nella sua famiglia. Non quella dei Corleone, però, istruendo Martin alla giustezza. Poiché Martin, come Harvey Keitel di Mean Streets, era combattuto se associarsi alla piccola manovalanza del crimine di Little Italy oppure se farsi fariseo prete. Seguendo la tradizione ipocrita di molti figli d’emigrati che, non trovando una buona sistemazione, finirono col pontificare da quale pulpito…

Donna che educò zio Marty a sacri, inscindibili valori veri e veraci. Martin comprese, come in The Departed, che non possedeva, nel bene e nel male, il fisico e la cattiveria per superare i test attitudinali d’una polizia fascista, ma non aveva neppure i requisiti genealogici e caratteriali per diventare un gangster cinico e cattivissimo. Traviato e debosciato, soltanto in riga irreggimentato.

Un uomo, il Martino, sempre dubbioso. Anche se bere un Martini o un’Oransoda. Un uomo sodo che forse voleva assurgere a moderno Gesù precipitato nell’inferno di Hell’s Kitchen come il suo paramedico di Al di là della vita. Ma comunque amava troppo le donne per santificarsi e si concesse il lusso dell’Ultima tentazione di Cristo con Rossellini Isabella. Una che all’epoca era bellissima. Più figa di Barbara Hershey.

E divenne appunto un cineasta di risma, non un teppistello da squallide risse né un predicatore dei poveri…

È per questo che adoro, venero, idolatro più di una comare palermitana nei confronti del sacro rosario, il suo Cinema violento, cazzuto, religiosamente arrabbiato e viscerale, corporeo e al contempo intriso di pura metafisica incendiaria come Toro scatenato, il suo romanticismo sfrenato come quello di Sam Ace Rothstein per la sua Ginger/Sharon Stone. Un uomo talmente innamorato, il Sam, da regalare la chiave non solo del suo cuore, bensì quella patrimoniale, alla protagonista di Basic Instinct. Una a cui io darei solo quello… e basta. Capace che poi, come in Casinò, lega nostra figlia a letto mentre lei se la spassa col tuo amico d’infanzia, un povero cazzone, e con un pappone di bieca ordinanza, un James Woods di nome Lester Diamond. Un uomo poco adamantino, un puttaniere incallito, un viscido truffaldino.

Che capolavoro Casinò. Un film peraltro doppiato da Dio, con un Manlio De Angelis al suo massimo storico, un Gigi Proietti migliore di tutti gli Stefano De Sando e i Ferruccio Amendola possibili, e quella figa pazzesca…

Ah, Sharon, già il nome m’accende e volo/a alto. Profuma di stronza di classe, di provocatrice d’alto bordo. Mica come queste popolane attricette che stanno in Italia. Paese che, come giustamente asserì Pier Paolo Pasolini, finge di essere progressista e culturalmente avanzato, invece rimane puntualmente, ciclicamente, ciecamente fermo ai suoi bassi rituali, al suo raccapricciante, scandaloso classismo sociale, alle sue varicose vene e alle sue vane, effimere lotte operaie dinanzi a gente come Berlusconi e suo figlio. No, non Pier Paolo, Pier Silvio. Uno che sa come accontentare il popolino, riempiendo le tasche di quell’ipocrita di J-Ax. Il quale a sua volta, con gli anelloni al dito e i miliardi che gli escono pure dalle orecchie, continua ad ammorbarci coi suoi tormentoni, adesso con Tormento.

Canzone furbissima ascoltata da una generazione disperata di ragazzi, ahinoi sprovveduti e troppo ingenui, che non sanno come scaricare le loro benedette ire se non scaricando la musica di uno che, dietro la facciata dell’underground da centri sociali, invero solamente /vili prende per il culo. Assolutamente.

Così come fa il Cinema italiano. Nanni Moretti lo definiva e definisce tuttora Cinema ricattatorio e ruffiano.

Cioè quel Cinema che pare ammantarsi di un’aura impegnata e pedagogicamente inappuntabile, in realtà compiace soltanto i malumori della gente frustrata, consolandola con quello che la gente vuole sentirsi dire. Suonandosela e cantandosela, appunto.

Uguale alle canzoni di Vasco Rossi. Uno che ancora riempie gli stadi perché l’uomo medio, rappresentante della maggioranza, s’identifica in questo asino che raglia e che parla, declama la libertà con più soldi di Bono Vox degli U2. E fu lanciato perfino dagli Stadio…

Sono stanco perfino di Marco Bellocchio e Gianni Amelio. Un tempo erano forti, Così ridevano, schierati davvero contro un sistema corrotto. M’hanno anche loro rotto.

Col loro Cinema a metà strada tra una fiction con Giorgio Tirabassi di Pietro Valsecchi e un programma elettorale, un Cinema falsamente politico che va perennemente, noiosamente a parare sui capi dei capi, su Cosa Nostra, sulla malavita organizzata, su Tangentopoli e gli intrallazzi perfino dell’ex papa Ratzinger, dei paparazzi e gli strafalcioni lessicali di Antonio Razzi.

Anche The Irishman sarà un film di mafia, come si suol dire.

Ma qui viaggeremo su alti livelli, a grandi velocità come in Ford v Ferrari del grande James Mangold.

Ecco, siamo stanchi di questo vecchiume italico, di questi bellocci e di questi sterili, deprimenti balletti.

Di questi vecchietti a vent’anni e di questi tromboni in verità solo emeriti coglioni.

È arrivato Rambo.

Anche se il trailer del quinto è una bella porcata…

rambo-last-blood

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