Ripeto, non credevo che la situazione degenerasse in questa maniera.
Sottovalutai parecchio la questione Coronavirus sino a qualche giorno fa. Quando seriamente e maggiormente me n’informai, constatando personalmente lo stato angosciante in cui quasi tutti gli stati del mondo stanno sprofondando.
L’altra sera, per esempio, mi recai a Castel San Pietro Terme e nell’entroterra limitrofo dell’imolese. Rimanendo agghiacciato dalle misure di sicurezza sanitaria/e intraprese dai locali pubblici.
I banconi transennati a delimitare le zone di pericolo contagio. Come si fa quando è avvenuto un omicidio e la polizia perimetra severamente le aree interessate alle indagini. Affinché nessuno possa lasciare tracce o toccare, con le sue mani poco igienicamente pulite, anzi sterilizzate, gli oggetti deputati alla prelevazione, non solo sanguigna, del “DNA” metaforico dei possibili incriminati.
Al Gallo Garage di Castel San Pietro Terme, luogo ameno di conviviali bevute, spesso frequentato da ragazze da bersi tutte d’un fiato, senza usare la cannuccia, bensì mordendole di dolci baci aspiranti ogni loro svenevole respiro passionalmente polmonare, assistetti a un desertico panorama tetro e spettrale.
Stesso dicasi della mitica Accademia del Pomelo. Ove, secondo decreto legislativo del sindaco rigidissimo, furono applicate precauzioni da fiaba nera del Pifferaio magico.
Prima di poter solamente sfiorare il vetro di un bicchiere contenente un caldo cocktail, forse più liquoroso dell’ardimentosa cameriera, in cuor suo sempre focosa, indubbiamente sollecitante e solleticante le virili regioni erogene più cremose della morbida e lieve panna spalmata sopra un White Russian squisitamente delizioso, bisogna urgentemente recarsi in bagno per smacchiare le mani sporche ed eventualmente morbose… no, solo affettuose poiché smaniose di tangere i polpastrelli di qualche pollastrella ma probabilmente affette da tale morbo contagioso.
Forse insudiciate per colpa d’aver mangiato un panino col wurstel di salsa piccante gustosa…
E ne vogliamo parlare del LAB0542 di Imola? Che già il nome sembra un codice a barre apposto sopra le confezioni di latte impuro, forse scaduto.
Locale stupendo bazzicato da donne talvolta stupide ma spesso soltanto, a loro volta, stupende.
Che inducono a baci salivari e a limonate spremute come l’alcol più caloroso. E non mi riferisco a quello etilico e disinfettante, bensì a quello ad alto grado di temperatura che, a novanta gradi, potrebbe stimolare qualcosa al limite dell’etico.
Insomma, non ne avemmo abbastanza di Salvini con le sue salviette, no, fascistiche pulizie etniche? Coi suoi dettami altamente castranti le libertarie anche più consapevoli libidini giovanili?
Adesso pure il Coronavirus. Un morbo di cui forse soffrirono le amanti di Fabrizio Corona da lui infettate di edonismo lercio che corruppe le già precarie loro purezze (e)stinte e fetide.
Guardate, uno schifo.
E dire che mai come oggi mi sentii ammalato… di voglie capricciose per toccare la pelle d’una nuova mia vita camaleontica.
Io uscii dalle tenebre della mia notte perpetua da seppellito vivo, risorgendo in tutta estatica magnificenza infermabile anche di giorno come il grande Thomas Ian Griffith/Jan Valek di Vampires.
Un Corvo alla Brandon Lee risvegliatosi miracolosamente da un misterioso sogno primordiale di natura ermeticamente catacombale.
Invece qui sta succedendo un’ecatombe e, per bloccare questo morbo virale, questo virus letale, bisogna essere duri come James Woods/Jack Crow.
Già per troppo tempo, soprattutto in Italia, fummo repressi dalle bugie ad alto tasso moralistico del fariseo Vaticano davvero fascistico. Sì, molte teste e testicolo (s)fasciò.
Ché usò contraccettivi di natura dogmatica per frenare la bellezza dei piaceri più selvaggi, castigando gli stati liberi di coscienza affinché si reprimessero in una falsa, pericolosa giustezza monastica.
Attenendosi falsamente e regole icastiche, oserei dire più nazistiche di quei dementi che, anziché maledirti con l’aglio, ti porgono una svastica.
Atta a sedurre, no, a sedare, in modo orribilmente capzioso, questo sì, vizioso e impuro, i gaudenti desideri insopprimibili e non schizzinosi nostri più profondi che, purtroppo, perennemente resi infecondi dalla finta giocondità del buonismo stronzo, questo sì, blasfemo e inverecondo, si celarono nel buio empio, poco empatico né simpatico, nebbioso e permaloso del nostro dormircela nel gelo bergmaniano più remoto… da ogni contatto fisico caloroso, dunque figo. Più gioiosamente mostruoso.
Come in Fog, i fantasmi delle nostre ancestrali paure, messe in quarantena come Michael Myers di Halloween, riapparirono e riemersero in modo bestiale.
Rabbrividiamo dinanzi a tale pandemia da L’ombra dello scorpione di Stephen King.
Dirimpetto a questo Seme della follia forse troppo allarmistico.
Poiché non dovete, amici e (a)nemici, temere di ammalarvi. Non state chiusi sempre in casa, accarezzando solo un micio. Non spegnete le vostre salubri, godibili micce.
Se vi animalizzerete, no, ammalerete di depressione apparentemente incurabile, con un’altra mia magia di prestigiazione mentale, riuscirò a debellare ogni vostro oscuro male.
Lasciate stare le penose malinconie da Battiato con La cura e, come detto, non date retta alle balle che vi rifilano quelli della curia.
Poiché il qui presente Falò è uomo di sé molto sicuro poiché, checché se ne dica, egli non soffre di nessuna oscurantistica paura né più starà male per colpa delle mentalità più superstiziose fottute d’arroganza micidiale.
Non c’è niente da fare. È un bellissimo genio, statene sicuri.
E, quando vi entra dentro, non potrete più staccarvi da lui…
Anche i vermi lo amano. Poiché lui sguscia e vi penetra piacevolmente sin ad arrivare al ventre.
Quindi, con la sua giacca di nera pelle, vola ancora nel vento.
Sventolate quello che sapete. Avanti. Comunque, presto uscirà il mio nuovo libro dotato di uno spettacolare fronte-retro.
E ricordate: se lungo il vostro impervio eppur impetuoso cammino, incontrerete dei maniaci che attenteranno alla vostra bellezza, usate contro di loro l’ammoniaca.
E non ammoniteli. Vollero spellarvi e ora dovrete espellerli.
Rendiamo grazie a Dio.
di Stefano Falotico