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Stranger Things 3 & il Joker: sarà una pasoliniana, lunga estate di titoli caldi, roventi e calienti in attesa, come sempre, del gelido uomo invernale di The Irishman


06 Jun

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Il Joker è un’altra storia di ordinaria foll(i)a. Come in Manhunter, è difficile in questa società di verità capovolte riuscire a discernere chi sia il sano di mente e chi lo psicopatico

Sì, partiremo il 4 Luglio coi nuovi episodi molto attesi di Stranger Things 3. Serie che a molti di voi sta antipatica perché la reputate soltanto un pacchiano potpourri di citazioni, una modaiola serie che fa del sincretismo culturale americano la ragione del suo successo. In quanto, attingendo da Spielberg, da Joe Dante, dalle istanze perfino fumettistiche d’una nostra generazione cresciuta coi GooniesAlien e i mostri pure della Hammer, non vi trovate in essa niente di davvero innovativo e originale. È invece, lo ribadisco orgogliosamente, un’elegia fantasmagorica mio avviso bellissima che voi invece disprezzate poiché in verità vi dico che siete solo tristi adulti con troppe pesantezze retoriche ad annacquarvi il cervello più degli oceani solcati dal capitano Achab, personificazione della becera invidia putrescente da colui che, invero, malgrado fingesse di voler uccidere la balena bianca Moby Dick, era invece in gran segreto un suo accanito fan sfegatato. In quanto, in codesto cetaceo femminile rivedeva la sua purezza e la sua libera, spensierata giovinezza per sempre estintasi. Intinta nelle sue capillari, stinte, brizzolate tinte volgari dei suoi pochi capelli svolazzanti solo nella brezza del darsi tante inutili arie da uomo finto.

Sì, lo so, vi conosco. Siete adulti oramai demoralizzati a causa del vostro matrimonio scalognato e del vostro lavoro che tostamente odiate eppur conservate perché, se vostra moglie dovesse chiedervi il divorzio, oltre a non prepararvi i toast, in banca almeno avrete qualcosa da darle più dell’insalata e della lessa zuppa delle vostre cervellotiche, sterili, esistenziali frittate.

Siete uomini totalmente sfatti, gemete in silenzio l’orrore dei vostri insondabili abissi mentali purtroppo irreversibilmente insanabili. Così, insabbiate gli ancora residui vostri sogni speranzosi, gli ultimi rimastivi, dietro maschere ciniche da sapientoni cattedratici, in realtà solamente inaciditi e annoiati come da me già evidenziato e sottolineato sopra il rosso oramai smorto delle vostre (an)affettive anemie. Siete anime e visi pallidi che, per ritrovare un briciolo sparuto di epica sparita nei vostri romanticismi scaduti e svaniti, rimettete su Balla coi lupi, tifando per gli indiani da yuppies in tinta un(i)ta. Poltrite non solo sulle poltronesofà (sì, tutto attaccato) piene di acari, bensì vi svaccate vergognosamente nell’apatia di polverose esistenze prosciugate nell’anima avara in cui la fantasia vostra maggiore, misera e vana, è che la prossima bolletta della luce, anziché recapitarla a voi, sia spedita a un eremita che abita in una buc(hett)a del Sahara.

Sì, stamane ero in vena di belle donne. Allora mi son fatto… una cultura sulle telegiornaliste più sexy, scartabellandole su YouTube in cerca di video ove le più sensuali rappresentanti del costume da bagno, no, della scostumatezza audiovisiva spacciata per informazione di classe con tanto di tacchi a spillo e calze a rete arrapanti, potessero mostrarsi al sottoscritto, uomo ardimentoso ed eternamente caloroso, messo da codeste sottosopra, arditamente impudiche e ammiccanti nella trasparenza delle loro gambe suadenti, lunghissime e piccanti da regine sovrane degli ammalianti sgabelli eccitanti.

Cosicché son venuto, no, son rinvenuto i video di LA7 ove la bionda Luisella Costamagna, su In Onda, nel 2011 esibiva il suo disinibito, fiero piglio, sessappiglio da dizionario Morandini, elegante da figona da monta, associandolo a una parlantina, sì, molto intelligente, ma anche da arrivata un po’ antipatica e stronza.

Luisella è donna dal viso che subito ti prende, magneticamente fotogenico e avvolgente. Grazie al belvedere delle sue cosce magnifiche, ti stende. E con questa fa immediatamente caldo anche se ci sono zero gradi all’ombra e il lavoro quotidiano ti fotte il cervello e ogni vanagloria, appunto, ti sfonda.

Ah, poi tal fregna con l’ombretto e con quel suo malizioso sorrisetto, col suo dolce rossetto, che ci frega se indossa solo una prima nonostante per anni abbia indossato, appunto su LA/, la parte della giornalista numero uno che avrei visto, oltre che passerona qual è, benissimo a calcare una hollywoodiana passerella?

Dunque, dimenticando l’oramai invecchiata e troppo dimagrita Ilaria D’Amico, ho voluto appurare con mano… se Diletta Leotta sia realmente quella gnocca inaudita che dite.

Spingendo col mio dito sul mio mouse, cliccando di qua e di là, devo ammettere, scrivendo qui di mio pugno, che Diletta non poco mi diletterebbe a letto ma è, onestamente, un’ochetta per dilettanti. Presenta programmi calcistici ove si celebra Ronaldo, il più professionista, centravanti da marcare a vista, ma oltre al seno e al culo superbo non vedo altro. E di quadricipiti sta probabilmente messa meglio l’intramontabile eppur ancora montabilissima Carolina Morace. Donna verace.

Chi si accontenta, comunque, con Diletta molto gode. Soprattutto se è il padrone di Sky e, sfruttando i dipendenti, con Diletta si gongola, miei mongoli, e le regala il suo ciondolo anche in gondola.

Al che, ho beccato una da potenti palle in diretta, tale Barbara Francesca Ovieni. Una che tira più di un fendente di Boninsegna. Questa non ha nulla di valido da insegnare ma è assai bona.

Una che, quando fa l’amore con qualcuno, non ha bisogno di stimolarlo, sussurrandogli:

– Dai, vieni o no?

E lui:

– Barbara Ovieni, ora vengo ma aspetta ancora un momento. Lasciami altri 5 min dentro. Forse svengo.

– Ho fretta, fra cinque minuti devo fare la p… a non solo per te ma per te degli ospiti tromboni che parlano in trasmissione di calciomercato, sperando che io simpatizzi per uno di loro e al fortunato possa dargliela gratis in cambio di “pubicità”, no, pubblicità.

Sì, quel sessantenne panzone che, in giacca e cravatta, parla d’istinto, no, distintamente delle prodezze balistiche del signor Mazzola e dell’ex parlamentare Gianni Rivera, mi ha promesso che, se glielo smazzo nel camerino della romagnola riviera, mi sposerà e non avrò bisogno di fare mai da mattina a sera un cazzo.

Be’, anche adesso non è che io lavori veramente duramente, faccio solo la valletta strafottente, detta come va detta, ma io mica sono una comune fessa, so bene a chi va data per avere una vita nient’affatto sfigata da povera in(s)etta. Anche se un po’ sfruttata. Prestigiosamente inculata, disonorata e sputtanata.

Ma, in fondo in fondo, si fottano tutti e sprofondino. Sono una donna che sa quello che vuole e soprattutto ha ben chiaro come ottenerlo, eccome. Non mi faccio dei problemi. Voglio stare comoda.

Sì, in effetti, Barbara si fa tutti. Barbarella! Che siano belli e brutti non è né un irrisolvibile problema né una Leotta Diletta, no, scusate, volevo dire un dilemma.

Dunque, lemme lemme ho rivisto alcune puntate ove Daria Bignardi, a Le invasioni barbariche, chiedeva ad attrici pessime, dunque a non attrici come Luisa Ranieri se, a suo avviso, fosse meglio Balotelli o Totti. Oppure il commissario Montalbano…

Sì, domande di rilevanza oserei dire shakespeariana riguardo le vite davvero elevate di uomini che hanno dato molto all’umanità, domande sartriane da non dormirci la notte. Con milioni di telespettatori invece a soffrire d’insonnia, ponendosi quest’amletico quesito oserei dire imprescindibile per la vita di noi tutti.

Vero?

Sì, io non sono ipocrita. Ho salvato vari video in HD di Barbara Ovieni, potrebbero tornare utili nel caso che fra poco mi trovi, più che morto di figa, di fame. Al che, completamente pure senza mutande, dunque impuro, la masterizzerò su dvd per fare qualche soldo, vendendola su eBay. Tanto sulle emittenti locali, è già inflazionata e svenduta.

Ecco, la verità del mondo è solo una. O una sola…

Se sei un diverso, ti fanno credere di soffrire di turbe psichiche come il Joker.

Se scopri l’inganno e ti ribelli per la tua giusta ca(u)sa, ti urlano in faccia… che pensi di fare, cocco mio bello? Ah, bellino lui…

Sì, se non vi adatterete al porcile triviale di massa assai belluino, vi tratteranno da pagliacci e vi combineranno per le feste con far caudino. O vi bastoneranno come dei cagnolini.

Poiché, cari coglioni, arrivati a una certa età, bisogna farselo. Altrimenti ti sbattono.

A letto? In manicomio? Forse sia a letto che in ospedale psichiatrico.

Ti legano a letto e ti sedano come un cavallo. Visto come accavalla?

Quello che ho scritto è abominevole, ignominioso, cattivissimo.

Lo so, chiedo venia.

Comunque sia, cara fottuta, alta borghesia e vostra pregevole signoria, se volete che vi faccia un sorriso per mettervi buoni e tranquilli, eccovi serviti.

Visto che uomo carismatico e dal pauroso sex appeal bestiale?

Molti si stanno chiedendo come io abbia fatto a salvarmi dalla morsa della società andata a zoccole.

Be’, basta che rileggiate questo pazzo, no, pezzo e lo capirete, mie teste di cazzo.

Gli altri pazzi non sono come me. Non ci arrivano, come si suol dire.

Se volete che meglio tutto ciò argomenti e ve lo espliciti, questi pazzi assomigliano alla maggioranza. Nella quale vi riconoscete.

Eh già, avete avuto, avete e sempre avrete una vita superficiale, ridanciana, sguaiata.

In parole povere, da troie oppure da babbei e idioti, maniaci e falsi.

Mentre, dementi, il sorriso del Joker sa il Falò, fallo, no, fatto suo.

Perché questo no?

Come sostiene a ragion veduta Rust Cohle, guidato nella bocca dalla mente di Nic Pizzolatto, soltanto quando si è vicinissimi alla morte si riesce, di sfuggita, in un attimo di sospiro inequivocabile, a esplorare l’abisso delle occidentali vacuità. Delle pusillanimi ambizioni smodatamente egoiste, accorgendoci che tutta questa giostra di rivalità e competizioni altri non è stato un sogno che si è svolto fra le pareti sigillate della nostra ombelicale visione.

È una verità a cui nessuno può sfuggire. I più fortunati nella vita riescono a imporre la loro arroganza in virtù di circostanze e vantaggi psicologi e non a loro favorevoli. Quelli con meno fortuna, invece, per quanto vanitosamente abbiano inseguito i loro sogni innati, semmai pure da intellettuali dannati, prima o poi soccomberanno, verranno invalidati, mutilati e matti diverranno se quanto prima non si adatteranno, omologati e spersonalizzati, alle logiche irrefutabili di questo triste mondo schiacciante e insano.

Come dice invece il “true detective” William Petersen di Manhunterce l’hanno fatta quasi tutti. O qualcosa del genere.

Sì, la vita nostra è un carnaio, un macello ove vince, forse, chi ha più fame e voglia di vincere.

Joan Allen la cieca dovrà dunque indissolubilmente vivere nell’oscurità sin alla fine dei suoi amari giorni, sublimando le perdite affettive, elevandosi nella poesia e nella dolcezza per non soffrire o internamente meno patire. E per lei sarà sempre più dura, dolorosissima resilienza. Soltanto un pazzo, paradossalmente, potrebbe amarla o perlomeno stimarla. Accogliendo le sue infinite dolenze e le sue trattenute, represse ire.

Perché il pazzo Dente di fata ha sofferto delle stesse umiliazioni e derisioni, delle identiche emarginazioni, difficilmente rimarginabili, della cieca. E quindi può vagamente capire. Ma forse nemmeno lui poiché, comunque, la sua vita è stata diversa da questa donna a sua volta diversa. Ed è certamente diversa da quella di Petersen, per quanto analogamente speculare.

Ogni pazzo non nasce tale, lo può diventare in seguito a frustranti, reiterate provocazioni sempre più protrattesi inestinguibilmente nel tempo. Mai sanate ma solamente, ipocritamente sedate.

Qui, in Italia, per esempio molta gente, fino a vent’anni fa credeva che se fosse stata puntualmente, gentilmente rispettosa del prossimo, sarebbe stata parimenti stimata e amata. Piaciuta e benvoluta. Si è accorta che era solo un sogno. Chi ha ragione in un mondo ove il labile confine fra sanità e pazzia è andato a farsi fottere? Un tempo era abbastanza chiaro che se perseguivi una vita moralmente retta, oh sì, t’avrebbero, impegno e talento tuo permettendo, perfino eletto in parlamento. Ma così non è e forse non è mai stato. I pornoattori sono oggi i divi più imitati e osannati. Non sono un moralista. Hanno fatto le loro scelte. Ma, per piacere, almeno non facessero gli influencer. Mi tengo fieramente la mia malata mentale influenza, stando sempre più lontano da cattive, stupide compagnie con le loro condizionanti, immobilizzanti, deficienti, ricattatorie, stronze influenze. Le persone mute oppure portatrici di qualche handicap vengono salutate, come sempre, dal prossimo in modo compassionevole. E dovranno mentire, nascondere sottilmente la loro ira, fingendo pure di divertirsi, prendendola a ridere. A ridere quando un gigante di due metri sfotterà platealmente i loro umanissimi difetti fisici e dirà loro falsamente… siete dei grandi.

È questo che la mia generazione ha capito. L’orrido errore che sta alla base del mondo tutto. Di quest’immane lutto. È quello che da tempo cova nelle anime di chi nella sua intima lealtà s’è sentito ferito e tradito. Perché non è stato accettato e con sincerità applaudito quando era importante essere capiti.  Le tardive scuse, appunto, son avvenute troppo tardi. Quando oramai i danni irreparabili son incurabilmente così tanti. Prendiamo quello lì. È solo, afflitto da gravissima depressione. Be’, ci pensi tu? Ecco, ora gli trovi un lavoro. Sì, e poi? Lavorerà come un negro per essere sottopagato da gente culturalmente e umanamente più sottosviluppata di lui. Comunque sia, avrà iniziato a lavorare in quanto, qualcuno, premuroso, già dapprincipio avrà cominciato (in)volontariamente a vederlo e percepirlo come diverso e lebbroso. E quello invece? Ha avuto solo quattro donne in vita sua e ha cinquant’anni. Allora tutti lo inciteranno a darci dentro. Sì, così spenderà tutti i risparmi in puttane per piaceri effimeri che si bruceranno come neve al sole al primo battito d’un nuovo giorno malinconico o, peggio, da manicomio. Per gli altri, forse vi saranno albe ridenti, per i ciechi e quei dementi ancora speranzosi che il mondo vedrà la luce, illusi che il mondo sarà per i giusti e che gli uomini e le donne avranno buon gusto. Purtroppo, se t’incattivirai, servirà solo a metterti nei casini, se ti rabbonirai, ti diranno che sei troppo buono, vale a dire non adatto e un po’ tonto.

Se pensate che io menta e sia un esaltato, non venite però un giorno da me a dirmi che era esattamente, invece, come qui io vi dico. E già prima vi dissi. Ma non voleste ascoltarmi e continuaste con le vostre fisse.
mcconaughey true detective

di Stefano Falotico

I migliori auguri pasquali, molto sani, non da nani e da finti santi


21 Apr

rustcohletruedetective

Buona Pasqua: rifondazione risorgente! Strafottente e ridente! Da Rocky e Rust Cohle, m’avete provocato…

 

No, non è il Ciclo delle Fondazioni di Isaac Asimov. Del quale dovreste leggere soprattutto Fondazione anno zero.

Uno dei migliori della serie. Ove svetta, arcana e illuminante, la titanica figura di Hary Seldon, l’inventore della psicostoria.

Geniale teoria sull’evoluzione dell’uomo.

Sì, non voglio apparire disfattista. Ma credo davvero che dobbiamo ripartire dalle basi per ricostruire una società oramai distrutta più dei grattacieli sgretolati d’Inception.

Un mondo che non crede più nel potere emozionale e oserei dire subliminale dei sogni, travolto com’è dall’alta marea della sua abissale tetraggine mortifera.

Siete colati a picco, lo so. E dunque daje, ah ah, giù di picconate!

Stamane, in questo ribaldo giorno pasquale, io e mio padre, detto Lino, diminutivo di Pasquale, appunto, come il mitico Banfi, abbiamo deciso, ovviamente di prima mattina, di appianare le antiche acredini fra di noi e di uscire assieme, al primo canto del gallo, a far colazione.

Ma, lungo la strada, un piccione viaggiatore s’è schiantato contro il vetro della macchina.

Ora vai di passato remoto e futuro anteriore dopo tanti colpi bassi nel posteriore.

Sì, il piccione vi sbatté la testa. Non combinando però alcun danno. Udimmo soltanto il fragoroso rumore del tonitruante impatto.

Il vetro, essendo robusto e infrangibile, neppure si lacerò. Mentre voi siete sempre più laceri infranti perché ve la suonate e ve la cantate, miei infanti, invero fate solo baccano insulso e disturbante.

Sì, miei piccini, affermate di volare alti come il suddetto piccione e, assieme a Laura Pausini e Biagio Antonacci, nei vostri dolciastri amori piccolissimi, vi consolate pateticamente, rinnegando in questo giorno cristiano le vostre mentalità nane da furfanti.

Siete come i mafiosi, miei picciotti. Durante tutto l’anno, combinate porcate da plebei e poi, in questo dì di letizia, dite di amare il mondo come buoniste colombe, come dei gentili patrizi.

Prima offendete e ammazzate il prossimo, poi andate a messa, scagionandovi da ogni imperdonabile peccato inconfessabile eppur da voi assolto grazie a una misera confessione falsa, dunque il mattino dopo ancora uccidete fratricidi e fradici ogni fragrante, leggiadra speranza del vostro prossimo, in maniera costernante. Picchiandolo anche sul costato. Trucidandolo di offese ed emarginazioni a raffica con far meschino e insultante.

Sì, prima adorate il Cristo, colui che miracolante stava fra i lebbrosi, poi schivate razzisticamente e bigottamente coloro che considerate malati di lebbra. Pigliandolo/i a pesci in faccia.

Cristo moltiplicò i pesci e io non abbocco più alle vostre esche. Restituendovi pan per focaccia.

Sì, non porgerò mai più l’altra guancia dinanzi alle vostre oscenità da uomini di panza!

Voi, donne, vi rifate le labbra ma nell’anima siete putrefatte.

Voi, uomini, siete oramai di plastica. E impazza sempre più il nuovo, orrendo fascismo innalzante in gloria quella puttanata della svastica.

Sono Santo Stefano? No, quello è solo il mio onomastico, cioè il 26 di Dicembre.

Dovreste rivedere le vostre autocratiche mentalità follemente meritocratiche, dimenticando una volta per tutte quel traditore di Craxi e scendendo fra la gente comune come Travis Bickle col suo taxi! Ah ah!

Sì, sono stanco.

In Italia tutti si professano, appunto, santi ma è il Paese con più alto tasso di prostituzione.

Quindi, se esistono tante donne come Maddalena, non mi pigliate più per fesso. Pigliatevi la vostra fessa… solo lei può credere che non la tradiate, spacciandovi per uomini fedeli e romantici quando, in verità, vi dico che siete… avete capito. Ah ah.

Sì, l’italiano medio è così.

Un grande oratore a parole. Retorico, amante dei comizi elettorali oserei dire ecumenici e pontifica su tutto.

Poiché, dall’alto del suo ideologico papato, vuole scomunicare coloro che, più veri e meno ipocriti, non si attengono ai vostri dogmi.

L’uomo di Sinistra ecco allora che predica benissimo, santificandosi dietro la parlantina forbita e appunto buonista, tirandosela da educatore che vorrebbe sanificarci. Poi è più fascista di quel mio vicino di casa che disprezza il nero nostro coinquilino.

Dite che siete artisti ma non avete le palle per compiere scelte davvero coraggiose come quella di San Francesco.

Sbandierate e millantate talenti che io non vedo poiché, come il grande Roddy Piper di Essi vivono, ora la mia vista è imbattibile.

Voleste farmi credere di essere un personaggio da Cristicchi, io non vi regalerò una rosa, bensì molte spine.

Con me tutte arrossiscono. Sì, sono bello ma sono talmente timido che le metto in imbarazzo.

Quindi, non fatemi credere di essere cieco perché ho il vizietto di Checco Zalone di A me mi piace quella, ah ah.

…dicono che a lungo possono essere dannose. Ma sinceramente a me non m’hanno fatto niente: ci vedo perfettamente.

 

Poiché, come Lazzaro e come il Cristo, una volta resuscitato, vidi la vita reale, non le chiacchiere e i distintivi, i mille pregiudizi.

Smettetela di cantarmi, a mo’ di presa per il culo, l’immortale hit di Cocciante col ritornello… rinascerò cervo a primavera.

Sono Chris Walken de La zona morta, non quello de Il cacciatore.

Più che Cocciante, sono proprio cocciuto, un mule come Clint Eastwood.

E le donne in Italia si dividono fra mule e asine.

Sono poche quelle come Santa Chiara. Al massimo, inconsolabili, cantano con Vasco Rossi…

Sapete perché? Perché Helena Bonham Carter è proprio bona.

E voi non siete Mickey Rourke.

E neppure Matthew McConaughey di True Detective.

Ecco, io non sono ateo. Sono agnostico. Ci sono dei momenti nei quali non credo più a nulla. Ne ho viste troppe.

E perciò non voglio farvi la morale.

A differenza, ripeto, di molti di voi. Bravi a predicare ma bravissimi, soprattutto, a combinare assai poco eppur a combinarne tante.

Siete proprio eccezionali in questo sport nazional-popolare a base di cretinate. Ah ah.

Di mio, non sentenzio con faciloneria, non emetto mai affrettati giudizi, so solo che si festeggia Pasqua per ricordarci che dobbiamo essere tutti fratelli, eternamente. Non soltanto oggi. Tutti fratelli, senza eccezione alcuna, come si suol dire.

Quindi, cari zii, dovete stare zitti.

Al demente che fa il maestrino e tratta tutti come dei babbei, rifilategli un ceffone subito. Vediamo se, stordendolo, diventa più tonto di quello che credevamo.

Che fa? Dalla rabbia scalcia come un dannato? Allora, come Terence Hill de Lo chiamavano Trinità, dobbiamo suonargliele ancora. Vediamo se ci arriva.

Qua la mano, invece, figliolo.

rocky stallone francesco

di Stefano Falotico

I più visti di Netflix? Ma voi vi siete visti? Non demonizzate lo streaming senza conoscere il Cinema e le sue tempistiche, soprattutto le mie


19 Apr

irishman falotico

Sì, voi non avete di meglio da fare che accanirvi contro i politicanti corrotti, che spettegolare sull’amico di turno, screditandolo, complottando giorno e notte per fregare la ragazza al prossimo in quest’esasperante gara competitiva basata su rivalse misere, su giochi psicologici assai meschini, su tribali faide molto barbariche?

Sì, qua da noi hanno impazzato per anni programmi pseudo-culturali ricalcati sui migliori e anche peggiori talk show statunitensi. Le invasioni barbariche docet. Ove la conduttrice è stata colei che, dapprima, per far carriera e scalare i vertici del giornalismo televisivo, ha iniziato per Mediaset a pubblicizzare alla buona gli Oscar Mondadori. Poi, ottenuta una certa credibilità intellettuale da radicalchic dei primi anni novanta, si è platealmente svenduta. Io invece, mie serpi, son come Serpico! Prima tenendo banco al Grande Fratello, dunque ripudiando il suo mainstream, divenendo paladina delle becere scienze delle comunicazioni squallidamente mediatiche, pubblicando libri come Non vi lascerò orfani. Libro di cianfrusaglie pedagogiche, di psicologie d’accatto che scopiazza da Nanni Moretti, dallo psicoterapeuta Raffaele Morelli, da Francesco Alberoni, da Paolo Crepet, perfino da Vittorino Andreoli, miscelando il tutto in una sociologia-geriatrica, oserei dire pediatrica, dunque modellando la sua operetta ad autolatrica esaltazione d’un pasoliniano manierismo di natura egotista, probabilmente solo egoista, in un certo senso dunque spudoratamente qualunquista e relativistica.

La signora da me citata in causa ha sofferto di un brutto male e ciò mi dispiace. Ma il suo libro era da latrina. E non voglio far la rima baciata con… perché odo uno squillo del mio cellulare. Sì, scusate un attimo.

È arrivata una notifica.  Sì accesa una lucciola, no, non mi ha contattato una di quelle che imperano su Instagram, spacciandosi per modelle/a, volevo dire una lucina.

La lucina di un mio amico che mi chiede di parlare male di Netflix. Poiché lui non ne è capace e pensa che io possieda un acume superiore per imbastire un ragionamento lucido.

Potrebbe essere. Ma mi chiede di far campagna diffamatoria nei confronti della più famosa e importante piattaforma di streaming del mondo.

Io gli rispondo che parlerò, sì, di Netflix ma in maniera neutrale, fredda e distaccata, oggettiva.

Perché io sono più obiettivo di una macchina fotografica della Nikon.

Mi definisco apolitico ma in fondo son solo uno che non si chiude in ideali fanatici, in quanto uomo falotico un po’ selvatico che non prende mai gli antibiotici contro chi, a priori, assume atteggiamenti idolatrici, scagliandosi contro il contemporaneo cosiddetto malcostume cinematografico.

Sì, fa molto cinefilo cazzuto affermare in totale baldanza che Netflix sia attualmente la rovina della Settima Arte.

Di questo ne siete sicuri? Io vi vedo solo più tristi e scuri. Già mi espressi tempo addietro sull’argomento e ora voglio solo liquidare la questione in maniera brillante, bollente e aromatica perché fra pochi munti devo bermi un caffè della Nespresso.

Ora, chiariamoci. Sono un drogato di cappuccini e cioccolate calde. Sì, come sono buone le calde, no, le cialde della Ciobar.

Mentre so che molti di voi si riforniscono di “tazze” fatte in casa acquistate da un nostrano Pablo Escobar.

Sì, dite agli altri di sgobbar e ve la tirate da intellettuali che si danno un gran da fare. So bene invece che i vostri son soltanto intrallazzi ruffiani ove prostituite, da viziosi, la vostra dignità morale per mettere a fuoco solo e sempre di più le vostre capricciose, maniacali voglie di scopar’.

Sì, davvero, un troiaio mai visto.

La dovreste finire poi di pontificare e sacramentare, dicendo che viviamo in tempi bui. Imbrodandovi in disfattistiche pose iconoclastiche davvero falsissime.

Siete pieni di soldi, di baiocchi e vivete nel Paese dei Balocchi. Suvvia, giù le maschere. Fate come Robin Hood.

Prima vi nascondete nella retorica sinistroide per apparire come pensatori moderni ed ecumenici, buoni e solidali ma vi attenete a ogni più triviale, frivola moda.

Siete più fake di una dolciastra pubblicità del Buondì Motta. Siete come questa brioche. Golosi e fotogenici, ricoperti di glassa, invero stopposi e stupidamente smargiassi.

Insomma, denigrate i ricchi per ottenere voti dai poveri. Poi però prendete i giro i poveracci, in quanto siete solamente degli avari ipocriti.

Sì, attaccate Netflix.

Vero, Netflix produce tutto, non ha un impianto regolatore. Ma vogliamo parlarne degli “appalti abusivi” della Warner Bros?

Capace di passare da Clint Eastwood alla Suicide Squad/Joker con Jared Leto? Questo è uno smottamento tettonico da massimo grado della scala Richter per un casino qualitativo assai poco idealistico bensì “terremotistico”.

Terremotistico (non) esiste in italiano? Sì, hai ragione ma son anche stanco dei tuoi sgrammaticati discorsi qualunquistici. E ti correggo subito.

Sì, abbiamo comunisti che ce l’hanno col capitalismo e poi mettono su i Patreon per un imprenditoriale, fintissima virtù culturale.

Invero, per diventare più ricchi in maniera parimenti micidiale a Iervolino che vuol far ora concorrenza a Netflix con TaTaTu. Roba da bambini.

Ma smettetela. Vi vedo bene col tutù.

Chiariamoci. True Detective è una grande serie ma è altresì inferiore a The Night Of. E, se dite di no, è perché Matthew McConaughey, sessualmente parlando, spinge di più rispetto a John Turturro.

Ma non baratterei, miei batteri, mai uno Steven Zaillian e un Richard Price con questo Pizzolatto. Ah ah. Non c’è price, prezzo. Che pezzo!

Insomma, dovreste dirla tutta.

Sì, fate i moralisti, i moralizzatori, oserei dire i demoralizzatori, dunque i demonizzanti demolitori.

E dite che Sharon Stone in Basic Instinct non sappia recitare.

Potrebbe essere vero. Ma come qualche giorno fa io dissi: conoscete uomini a cui non piaccia Sharon Stone di Basic Instinct? Esistono secondo voi?

Certamente, non lo metto in dubbio.

Ci sono. Infatti sono in un centro psichiatrico.

Ah ah.

Dunque, aveva ragione Paolo Sorrentino. Sì, Berlusconi è un corrotto, lo è sempre stato. E andava con quelle…

Come diceva Andreoli, no, Andreotti: il potere logora chi non ce l’ha.

E voi non avete i soldi per produrre The Irishman, le serie di David Fincher e compagnia bella.

No, mi sa che avete solo le chiacchiere populistiche.

Così è.

In fondo, siamo proprio sicuri che io sia un’Alda Merini in abiti maschili? Cioè la madre di Matt Dillon e Mickey Rourke in Rusty il selvaggio?

Ci mettereste la mano sul fuoco?

Io non avrei mai scherzato col diavolo…

Conosce le verità del mondo e non è mai assolutistico.

Netflix è il male?

Non ne farei una questione tragicomica da Divina Commedia.

 

 

di Stefano Falotico

Blood Work di Eastwood è un capolavoro, The Night Of è superiore a True Detective, Fino a prova contraria, super video


16 Feb

Blood Work

Iniziamo così, poi arriviamo a Clint.

Ribadisco e non me ne frega un cazzo.

Bohemian Rhapsody è un bel film, anzi, un gran bel film.

Io ne sottolineato i difetti. Che sono tanti, madornali. Ma mi spiace contestare la bischerata che ha detto Frusciante. Definendo questa pellicola una ciofeca imbarazzante con un Malek ridicolo e macchiettistico.

No, il caro Fede ha pigliato, come si suol dire, una cantonata tremenda. La sceneggiatura è, sì, in effetti, molto puerile. Sino a un certo punto, però. Ci sono molte scene sentite, vere e commoventi. E Malek mi ha indotto a trattenere le lacrime più di una volta durante la visione. È stato magnifico. Vulnerabile, fragilissimo quanto invincibile.

Grandioso, larger than life come quando, prima di morire, prende finalmente consapevolezza che la sua linea del tempo è giunta pressoché alla fine. E allora regala a tutti un concerto straordinario.

Perché Freddie Mercury non è nato per avere una vita “normale”. È nato per soffrire come un animale, per combattere ora dopo ora la sua diversità, lottando perennemente contro un mondo ostinato e testardo che avrebbe preferito che lui si adattasse ai dettami burocratici e impiegatizi di una vita “tranquilla”. Senza troppe inquietudini, soprattutto dell’anima/o.

E allora tutta la gente come lui, disperata e sconfitta si riunisce a Wembley e si esalta dinanzi a quest’uomo che, contro tutto e tutti, soprattutto sempre in conflitto con sé stesso, con le proprie contraddizioni, prende su il microfono, nonostante la sua malattia sia già in stato piuttosto avanzato, e ricorda a tutti cos’è la vita.

La storia è stata scritta, peraltro, da Peter Morgan. Che non è il primo scemo del villaggio.

E sul mio profilo Instagram ho inserito due scene tratte da Bohemian Rhapsody che mi hanno molto emozionato. Quella in cui Freddie, dopo la festona, capisce che è un uomo terribilmente solo. E non saranno i soldi e il sesso a consolarlo. E allora bacia Jim Hutton in bocca. Jim Hutton ricambia passionalmente ma poi gli dice che sarà davvero il suo amante soltanto quando Freddie Mercury, cioè LUI, avrà capito chi è e soprattutto quando Freddie amerà sé stesso. E non farà le cose per compiacere soltanto gli altri di cui forse di lui non importa molto. Trovando la forza delle sue scelte.

Alla gente interessa la maschera, il divo, la star. Ma non sa…

E la scena quando Freddie si trova nel suo appartamento di lusso, già perduto nella sua solitudine immensa. Come un Nosferatu di Herzog. E Roger Taylor/Ben Hardy va a fargli visita.

E rifiuta di cenare con lui perché ora il nostro Roger non ha più tempo da “perdere”. Ha famiglia e figli.

E Freddie accetta suo malgrado ancora di stare solo e non potersi confidare.

Peter Morgan…

Ha sceneggiato Hereafter di Clint Eastwood. E ho detto tutto.

Si è scatenata una simpatica discussione su Eastwood in zona Facebook.

Al che, all’improvviso qualcuno, sprezzante, entrando a gamba tesa, ha azzardato di offese pesanti contro il sottoscritto, del tutto gratuite e decisamente forti.

Io ho detto che chi non ama Blood Work necessita di operazioni al cuore. E lui, con villania inusitata, mi ha risposto:

– E tu necessiti di operazioni al cervello.

 

 

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Proseguendo nel vile affronto in maniera esponenzialmente invereconda. A far da paciere a tale duello infernale, ecco che sono intervenuti perfino dei luminari.

Io ho lasciato stare, preferendo glissare, in quanto la mia signorilità eastwoodiana non può scomporsi per quattro pomodori in faccia. Non siamo a Carnevale ma, da dietro un pc, diamo lo screanzato diritto a chiunque d’insultare in modo inusitato senza che costui voglia aprirsi a un confronto educato ma soprattutto reale.

Di mio, sì, sono surreale ma soprattutto irreale. Quello a cui state assistendo della mia persona ha del sovrannaturale, emana una forza sovrumana. Io sono Dio. Se non lo sapete è perché il diavolo vi ha fottuto. Ah ah.

Sì, come è stato possibile un equivoco “giudiziario” di queste proporzioni immani?

Ma è successo, purtroppo.

Io perdono ma non mi fate arrabbiare. Perché Clint sa, anche John Turturro aveva capito tutto dapprincipio.

Altro che le filosofie esistenziali di Rust. The Night Of è un capolavoro abissale. Se amate le “figate” di Pizzolatto, sì, son buone, anzi ottime. Anche la carne alla pizzaiola lo è. Soprattutto se servita da Nic, ma non Pizzolatto, Cage di Stregata dalla luna.

Ma son anche talvolta panzane sofisticate per pessimismi da quattro soldi, utili a teenager mal cresciuti con lo spirito nichilista fra vigliacche mura.

Mi stupisco davvero nel pensare a come possiate considerare The Night Of inferiore a True Detective prima stagione.

True Detective è un eccelso trip ma qui parliamo di una serie nerissima, spettrale, che ha scardinato il sistema giuridico americano dalle fondamenta, ha sbudellato lo schifo di una società marcia.

Che assolve e fa mea culpa oramai quando è davvero, davvero troppo tardi. Benvenuti, come diceva Plissken, nel mondo della razza umana.

La realtà è orrida, mostruosa, terrificante. Ed è sempre buio anche quando ci sono bagliori di splendida luce.

Ognuno sta solo sul cuor della terra,

trafitto da un raggio di sole

ed è subito sera.

Lo scrisse Quasimodo e io non sono quello gobbo di Notre-Dame. Non lo sono mai stato. Che questo vi piaccia o meno, questa è la verità. Guardiamoci in faccia. Ed è magnificamente grandiosa nella sua tremenda, sconcertante infinità.

Il genio! Quanto avrei realmente amato essere colui che volevate immaginare che fossi.  Quanto vorrei essere amaro, invece so stare agli scherzi.

Perché giammai avrei sofferto nel vivere in un mondo d’idioti, di superficiali, di frasi fratte e luoghi comuni. Fortunatamente, (vi) sono nato. E, nel quotidiano patire, ripartire e anche talvolta poltrire, rinasco sempre con più stile.

Dunque figlioli, se pensate che la vita sia solo rose e fiori, siete davvero fuori.

Se pensate che io non crollo mai, è proprio così. Perché sono più forte?

No, perché la realtà l’ho sempre conosciuta. Ed è bellissima oggi, domani tristissima, oggi una gioia e domani un dolore atroce.

Se rifiutate ciò, c’è sempre la casa di Big Jim. La trovate dal cartolaio sotto casa mia. Assieme ai pastelli, ai righelli, ai goniometri, alla carta bianca, immacolata contro la penna stilografica noir.

Amo immensamente le sfumature.

Grigio notte, plumbee, malinconiche, tetramente stupende.

E vago di notte con le scarpe tutte rotte, poi domani è un altro giorno e vi saranno nuove rotture di coglioni. E non ci piove. Invece piove. Soprattutto sulle vostre teste. Io ho oramai ombrelli collaudati, a prova di merde di piccioni e piccini.

Scusate, ora una barretta di cioccolato mi aspetta. La gusterò. Sì, sì, sì.

Sì, Debito di sangue è un capolavoro. Ma non perché si tratta di una storia di vendetta cazzuta. Ove Clint scopre che colui che considerava il suo miglior amico è invece colui che lo ammira così tanto da volerlo, paradossalmente, rovinare.

No, il film non è questo. Il film è un film sul TEMPO. Sul cuore che batte, sulla linea d’ombra.

 

di Stefano Falotico

 

True Detective 3 contro The Punisher: al momento vinco io, che osso duro


18 Jan

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Poveri idioti che state su Instagram a lesinare followers.

Beccatevi questa e silenzio!

Ragazzi, amici, nemici, donne, nemiche o anemiche, padri, sani o santi, nostri o tuoi, quando arriva il Falò è veramente uno spettacolo.

Lo sapevo che mi avreste fatto la fine di Andrea Diprè. È la vita che, nel suo manifestarvisi acrimonioso, vi avrebbe messo con le (s)palle al muro. Prima, passavate il tempo a cazzeggiare, sfottendo i cosiddetti casi umani a cui offrivate pietismi e compassioni ipocrite. Lucrando sulle loro sofferenze da sciacalli quali siete sempre stati. Ma la situazione, in un batter d’occhio, forse per colpa di qualche vostra battona di troppo, per via del “fallo” che non avete lesinato in battute di dubbio gusto, si è decisamente capovolta.

E come il povero Andrea, dopo una vita vostra consacrata al puttanesimo, ora state lì a rammendarvi le ferite e a rammentare tutti gli abbagli che prendeste. Vi siete drogati!

Forse, è stata colpa del Roadhouse ove, a forza di tracannare birra, scherzando con troppa foga animalesca sulla barista, già mostraste la vostra scarsa classe. Sbudellati dalla vostra voglia ineludibile di fighella per tentare vanamente e pateticamente di elevare, su erezioni ubriache, una vita vostra già sbattuta nel cesso. Sì, ove Jon Bernthal, in una tamarra rissa mai vista, vi ha conciato per le feste.

Prostrati al vostro mal di pancia, borbottate insanguinati nello schizzato, iroso, incontenibile, ebefrenico aver fatto i porcellini.

Che vita veramente ignobile. Una vita ossessionata dal sesso, dal capriccio inestirpabile e malsano di voler diventare musicisti per qualche pub(e) malfamato. È stato veramente un incubo, lo so, vi posso consolare io per evirarvi del tutto, no scusate, per evitarvi di diventare mostruosi come gli assassini della serie True Detective. Sì, dovete sapere che alla base della vostra pericolosa schizofrenia, vi sono anni e ani mari di delusioni abissali. E, oramai svuotati, smorti dopo tanto esservi riempiti la panza, siete persone insensibili, flaccide, acide, fottute. Sicuramente non in ghingheri ma avvezze, incurabilmente, a dar di matto e ad andar fuori dai gangheri.

Sì, Haley Joel Osment era un tipo dotato di troppo “sesto senso”, quasi un’intelligenza artificiale e in molti, sbadatamente, pigliando appunto un colossale granchio, mi paragonarono a lui, tempo addietro e nel didietro, semplicemente perché fraintesero il mio genius per autismo adolescenziale, per atimia “robotica”. Insomma, la mia eleganza ascetica fu gravemente equivocata e si tirarono in ballo, ah che balla, addirittura malattie mentali.

Ma per piacere. Qui, gli unici malati, irrecuperabili, mi sa proprio che siete voi. Avete abdicato alle troiate e vi piace prenderla a culo. Insomma, un casino pazzesco.

Sì, Haley è diventato un ciccione come voi. Soprattutto nel cervello. Lento, farraginoso. Mentre io divento sempre più bello, più intelligente, mostruosamente irresistibile. So unire alla sfacciataggine di una faccia da culo, senz’ombra di dubbio e senza le ombre delle vostre oscurantistiche ubbie, devastante, l’incommensurabile savoirfaire d’un provocatore inaudito e plateale. Che, con tanto di gamba accavallata, si gira i pollici mentre voi vi affannate, da morti di fame e di qualcos’altro, a perseverare nella stoltezza crassa e mangiate patatine freddissime, cioè donne ciniche e forse scadute, nella salsa putrida d’uno smargiasso puttanaio immondo.

Io non sono The Punisher. Ché anche questo è uno stronzo. Sì, prima protegge la barista dal balordo e poi comunque se la fotte in modo lordo. Non è molto educato e, alla prima provocazione, spacca tutto.

Anche lui è un farabutto.

Mi si addice più la ieratica calma olimpica di Mahershala Ali. Uno che, quatto quatto, dà lezioni, e so io di cosa, alla maestrina e nessuno può ammaestrarlo. In quanto innatamente non una bella statuina ma uno che vincerà presto la seconda dorata statuina. Oh, è proprio statuario, questo qui.

Sì, io sono il classico underdog. Roba che Rocky Balboa mi fa un baffo.

Sì, se stuzzicato in malo modo, il Falotico zittisce tutti col solo potere del neurone sinistro. Che gancio. Non ha bisogno del clamore né dell’applauso a scena aperta e neppure di sceme che, per complimentarsi con lui, di gambe aperte desiderano la sua forza ritta ed erta.

Andassero a dar via il culo. E donassero i loro buchi a chi si buca.

Di fronte a uno che scrive così e ha una voce del genere, ci sarei andato veramente cauto a spararle grosse.

Perché il Falotico se la dormì, anche col plaid, passeggia or con aria meditabonda, poi si sciacqua gli occhi ed è uno spettacolo assurdo assistere a come vi salva dai salami che siete e dalle fette di prosciutto della vostra vita carnascialesca.

Eh sì, so’ proprio cazzi amari.

Forse, bisognava essere chiari fin dall’inizio. E spiegare bene che se il Falotico non faceva certe “cose” non era perché non gliela faceva. Semplicemente perché, questo mi pare evidente, era già superiore a ogni cazzata.

Cosa vuole dalla vita? Una recensione così.

La vedete questa miniatura?

Un mio amico, su Facebook, ha scritto: ah ah, ti piacerebbe aver la testolina della Scarlett sulla spalla, eh?

Gli ho mostrato la foto di una che frequentai anni fa.

Dopo essere stato sotto shock per tre ore, tant’è che ho dovuto chiamare l’ambulanza per appurare che non ci fosse rimasto secco, pare che si sia ripreso.

Rinvenuto dalla botta, mi ha detto: – Cioè, questa qui è stata con te e tu continui a vivere così? Allora, tu sei pazzo sul serio.

E io: – Perché avevi dei dubbi? Ma, soprattutto, hai dei dubbi che gli altri siano meno pazzi di me? Compreso te?

In realtà, costei, la quale ebbe il culo enorme di poter annusare la mia spalla sinistra e la mia quaglia arrosto, non era poi un granché. Una fringuella.

Ma, fidatevi, nemmeno Scarlett lo è. La sua faccia è discretamente buona, il resto insomma.

Solo io sono quello che sono. Gli altri, anche le donne più belle, sognano. E, sognando, si fanno un grosso pisolino e, può anche essere, qualche pisellino. Sai che vita. Noia, maledetta noia e vai di consolazione nella notte non tanto bianca eppur andata già a puttane.

Dicono sempre le stesse cose, fanno sempre le stesse cose, si fanno sempre le stesse donne e anche i cazzi degli altri. Appunto.

Solo io posso far un cazzo, rimanendo al top.

 

Ecco, devo dar ragione al mio amico. Dissero al mio amico: – Ah, vedrai che dopo che avrà scopato, Falotico rinsavirà. Eh, ci siamo passati tutti. Si cresce.

E lui: – No, non credo. Non cambierà.

 

Infatti. Non sono cambiato. Anzi, sono più fuori di testa di prima. Non me ne frega proprio nulla. Ma non nel senso criminoso del termine. Nel senso che del piccolo vostro mondo di gelosie, pettegolezzi, stronzate e porcate, non me ne può fottere proprio.

La vita va avanti. Ed è sempre la solita solfa. Le madri stanno svaccate sul letto a guardare idiozie alla tv, i mariti guardano il Calcio, la gente lavora per avere una vita di merda.

Il Genius invece, come volevasi dimostrare, è impeccabilmente un Genius. Pure POP!

Ricominciamo da capo? Ma non ricominciamo proprio niente.

di Stefano Falotico

 

True Detective 3: requisitoria sociale contro i puttanoni alla Stephen Dorff, il ritratto dell’idiot savant


13 Jan

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Addentriamoci in questa stagione e inoltriamoci anche nella testa di questo Rust Cohle, ovvero il Falotico sottoscritto, oddio mio, Stephen Dorff, il troione per antonomasia.

Sì, appena vedo Stephen Dorff ho dei rigurgiti. Poi l’avete visto come sta combinato in questa serie? Con capelli posticci, un mezzo parrucchino impresentabile.

No, non sono un parruccone ma odio i parrucchieri. Sì, il mio barbiere, Franco, con me c’impiega cinque minuti a tagliarmi i capelli. Gli dico soltanto di farli più corti. Un’acconciatura decorosa senza look da bambocci.

Sì, Stephen Dorff è la nemesi del sottoscritto, il Falotico. Rappresenta la quintessenza d’un pornoattore che, un tanto al chilo di suoi addominali a tartaruga, grazie al suo stronzo agente cinematografico, riesce a incappare in qualche buona produzione.

Immagino sempre quando i produttori devono scritturarlo.

– Per questo film, si è candidato Stephen Dorff.

– Ma no. È un puttaniere conclamato. La qualità del film ne risentirebbe. Non ha l’allure di un uomo di classe.

– Lasciamici pensare. Uhm, be’, non abbiamo di meglio. Jude Law è impegnato al momento, McConaughey ha già girato True Detective, De Niro è troppo vecchio oramai, ci sarebbe quello lì disponibile. Sì, mi risulta che in questi giorni sia libero. Viggo Mortensen.

– No, Viggo chiede troppo. Dai, prendiamo Stephen.

– Ma fa schifo al cazzo.

– Sì, ma non vuole una grossa cifra. Tanto che te frega? Fa la parte secondaria. Poi non è male. Piace alle donne, alza l’audience. Sì, a tutte queste bimbette con gli ormoni a mille, malate di serie televisive, non interessa nulla della diegetica della storia e della messa in scena. A queste zoccoline in erba interessa solo un bel faccino. Le visualizzazioni aumenteranno.

– Mah, non sono convinto. Dorff non ha niente di affascinante. L’unica parte davvero adatta a lui è stata quella in Somewhere, cagata micidiale premiata da Tarantino a Venezia. Ma come cazzo ha fatto Quentin a premiare un film beceramente idiota come questo? Sì, Stephen è accettabile però, qui. Interpreta sé stesso, il burino arricchito, scambiato per star, che passa le giornate a fare il voyeur e a farsi spompinare da Laura Chiatti, andando a dire che ha recitato con Meryl Streep, tanto Simona Ventura di Telecaz’ è andata sempre avanti, lo sapeva bene Stefano Bettarini. Pezzo di marcantonio, un marcatore a zona delle palle nella mentecatta catodica simpatica come il culo.

– Be’, sappiamo che Quentin ha premiato quel film perché si scopava Sofia Coppola.

– Ammazza che orrore. Non sarei stato nella loro camera da letto manco se mi avessero dato venti milioni di dollari. No, Stephen Dorff è un bel ragazzo e come attore è una merda, ma vedere i freaks che s’accoppiano è roba da pervertiti.

– Guarda che Quentin è stato anche con Uma Thurman. Tanto brutto non deve essere. Un certo fascino ce l’ha, diciamo, un qualche ascendente sul gentil sesso.

– No, non è mica brutto. Sembra solo Boris Karloff di Frankenstein ma possiede una testa ottima. Comunque, Uma è stata con Quentin perché le ha dato il ruolo della Sposa in Kill Bill. E Uma, per ringraziarlo dall’averla salvata quando a Hollywood se l’inculava soltanto Ethan Hawke, ha ricambiato il favore in termini carnali. Quindi, quest’altra Uma la finisse di fare la femminista che ce l’ha con Weinstein. Se non era per Harvey, non avrebbe mai recitato in Pulp Fiction. Ah, tutte queste bagasce!

– La Thurman è stata anche con De Niro.

– Sì, aveva venticinque anni o giù di lì. Doveva pur succhiare l’uccello del più grande attore del mondo per fare carriera e spacciarsi come una “talentuosa”, no? Ah ah.

 

Ma torniamo a Dorff. Sì, nel suo carnet può vantare scopate e flirt da Soul Asylum, ah ah, proprio un “Religiavision”.

È stato con la bombastica più puttana di tutti i tempi, Pamela Anderson. M’immagino le loro giornate assieme. Stephen tornava a casa. Lei, con foglie d’insalata fra i denti, gli sussurrava che si era annoiata a fare la ceretta e gli preparava la “cenetta”.

Una vita elevatissima. Di salsicciotti e pollo arrosto. Con Pamela che, mentre glielo menava, stava attenta a non rompersi le unghie.

Sì, Stephen Dorff, l’incarnazione del tamarro par excellence diventato attore perché, fra una Lela Star fottuta dietro scontrino fiscale e una sua bevuta di s… a, no, di birra, guardava i neri dell’NBA che facevano canestro mentre stava già pensando a come far il bucaniere con un’altra gallina che l’avrebbe spennato.

Insomma, è credibile secondo voi uno con questa faccia da ganzo con a fianco la mignottona che gli sussurra nell’orecchio… no, non sei un ricchione, sei molto ricco però, tu sei il mio uomo, facciamogliela vedere. Scopiamo qui, davanti a tutti, come ricci, mio ciccio.

Sì, è identico a Pasolini, Dorff. Non credete, ah ah.

Tanto la madre delle baldracche è sempre incinta e va a nozze il lucky bastard. Ah ah.

Sì, non vi sopporto più. Avete la fissa del sesso. Lo mettete in bocca… dappertutto. Avete ribaltato tutto. I rockettari cafoni alla Tommy Lee sono dei grandi perché sanno di maschio zozzo, ruvido, porcello. E votate Salvini, continuando nei bullismi, nei più biechi fascismi, avete tutti la stessa faccia. Sembrate spuntati da Brazil di Gilliam, offendete chiunque, voi ve ne fottete, sapete come si sta al mondo.

Voglio ora parlarvi di un tipo di nome Calzolari. Uno sciroccato che incontrai, per mia disgrazia, molti anni fa. Dopo essere andati a vedere The Aviator di Scorsese, costui, in preda a un delirio co(s)mico, mi guardò con aria compassionevole. Mi chiese, a visione terminata:

– Cosa ne pensi, Stefano? Ti è piaciuto?

 

Gli dissi cosa ne pensavo con una disamina di circa trenta minuti mentre lui, non ascoltando nulla di quello che gli dicevo, stava a pistolare col cellulare, cercando di circuire una sgualdrina contattata in chat per “uccellarsela”, come diceva lui.

Al che, stufato dalla mia recensione “in diretta”, forse perché la tipa l’aveva mandato a farselo dare nel culo, mi vomitò queste esatte, lodabilissime parole da vero “studente” di Scienze Politiche e Amministrative.

– Mi hai rotto! Basta! La gente scopa, si diverte, va alle feste! Demente!

 

Ma costui in fondo è un poveraccio. Molto peggio quelli che per anni si son fatti scarrozzare, poi guardavano i peggiori blockbuster filo-fascistoidi di Roland Emmerich e puttanate affini. Sognando di farsi la guagliona puzzolenta dopo una settimana di genitori fustiganti e liberavano i loro alien(at)i in un cazzone Independence Day.

A canticchiarmi le loro derisioni nello sputarmi addosso il ritornello degli Jarabedepalo, Depende.

Sì, di solito, alle persone scambiate per Flavia Vento, si dice… ah sì, dipende dai punti di vista.

Peccato che anziché essere Flavia Vento assomiglio molto di più a Blade.

Vi sta venendo un forte dubbio. Avevate scambiato uno così per il Dorff di Cecil B. DeMented?

Credo proprio di sì. Non siete stati attenti a forza di pensare alle vostre donnette alla Melanie Griffith.

In Italia siamo messi male, abbiamo i romanzetti rosa, i gialletti, i galletti e Marco Giallini. Ho detto tutto.

Come dice il grande Lee Van Cleef in Per qualche dollaro in più: – Ragazzo, sei diventato ricco.

– Siamo diventati ricchi.

– No, tu solo. E te lo sei meritato.

– E la nostra società?

– Un’altra volta…

 

Che film ragazzi. L’Indio sta ammazzando Lee e spunta Clint.

Sei stato poco attento, vecchio.

Si alza la musica.

Colonnello, prova con questa. Indio, tu il gioco lo conosci

Continua la musica e a Gian Maria scende la lacrima e gli tremano le gambe. Che si può dire di me, invece? Sono un rigorista. I portieri pensano che voglia piazzare la palla in un angolo e invece si trovano sempre spiazzati. Alle volte, gli arbitri mi danno del pazzo, mi ammoniscono, talvolta vengo espulso, sto in panchina e quindi rientro in gioco. Faccio il difensore, il terzino, il mediano, l’ala fluidificante poco ficcante che sei tu e il centravanti coi suoi colpi di testa. Ficco le palle in buca ma non mi buco. E, in questo spiazzamento collettivo, mangio un gelato un piazza. Dopo una buona pizza. Ah, guarda quella. Calze col pizzo. Chissà se le piace il mio pizzetto. Sì, vorrei da quella un pizzicotto ma di me non è cotta, andasse a bagnarsela nella fontana, lurida bigotta. Ma sì, non pen(s)iamoci, siam pieni di mignotte.

Ehi, Biondo, la sai di chi sei figlio tu?

Direi di finire con C’era una volta in America.

Sì, facciamoci un bagno.

Adesso, scusate, devo andare a pisciare.

Il Monco: – Colonnello, ma tu… sei mai stato giovane?

Colonnello Mortimer: – Mh, sì… e anche incosciente come te. Fino al giorno in cui mi accadde un fatto… che mi rese la vita estremamente preziosa!

 

 

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di Stefano Falotico

McConaughey è una bella faccia di culo e Laura Pausini e Vasco Rossi non si sono ancora suicidati?


21 Nov

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E ancora, e ancora, e ancora…

Sono stanco un po’ di tutto tanto la gente non cambia e nemmeno io.

Le mie idee sono sempre più radicate, tetre, cupissime.

E soprattutto non ho intenzione di cambiare. Mi piace starmene solo perché solo, appunto, in solitudine posso ammirare gli sconfinati panorami della mia anima, lontano dai consigli idioti e dalle scempiaggini di massa.

Poi, con grande cautezza, vellutatamente indosso la mia giacca di pelle e m’involo nella notte nitidamente aggrappato al mio cuore decadente.

Sono stanco dei luoghi comuni di questo Paese. A me ne hanno dette di tutti i colori. Io non appartengo a nessuna generazione, a nessun tempo, non sono collocabile in nessun inserimento “psico-sociale”.

Totalmente estraneo alle vostre baggianate e più la gente mi offende e più, nel laconico sudore della mia anima freddissima, mi fortifico nel buio gioviale ai cazzi miei.

Sì, appartengo a quella generazione chiamata X ove un imbecille come Kurt Cobain detenne il controllo mentale di molti ragazzi balbuzienti ed ebefrenici che angariati, torturati, vessati da genitori che volevano avviarli e sistemarli ancor prima che potessero assaggiare l’odore del loro ventre, in stomachevoli deliri solipsistici elessero a Dio questo pagliaccio da circo.

Non cambio idea neppure sulle donne. La penso sempre più come Kemper di Mindhunter.

So che per questa mia netta affermazione, anche in tempi non recenti, mi son piovute su Facebook discriminazioni sessiste, attacchi sfrenati alla mia virilità e tutte le donne, queste donne tanto patetiche come Emma Bonino, hanno sferrato offese indicibili contro il sottoscritto.

Le donne, come sostenuto peraltro da Bukowski, sono esseri sostanzialmente stupidi che scelgono i loro uomini, quasi sempre, in base alla forza economica che tali uomini possiedono.

Perché le donne sono tanto poetesse a parole, retoriche oltre ogni dire, ammalate di buonismo sin dalla nascita per colpa di educazioni distorte, cagionate da troppi film Disney visti da codeste durante l’infanzia più tenera, periodo nel quale s’innamorarono di Lady Oscar e de La principessa Sissi, idolatrando la virtuosa Grazia Deledda e poi rinnegando ogni verginità pura a favore del primo puttaniere, coperto di una maschera sociale da bravo ragazzo, che le ha illuse con un mazzolino di rose ipocritamente teso… solo a deflorarle.

Da allora, da quando cominciarono a comprendere la potenza lor sessuale, hanno capito le facilissime logiche del mondo. Discettando da gran signore dietro un raffinato tailleur e poi intimamente preoccupate solo di pararsi il culo, sposandosi l’imprenditore iper-cinico che, semmai, le maltratta, abusa di loro e le prende platealmente per i fondelli. Ma almeno ha i soldi per garantire loro quella stabilità “armoniosa” da vacanze in Costa Azzurra. E soprattutto permette loro di tirarsela da gran fighe, con le bocche a culo di gallina, tre ore di palestra e pilatestapis roulant e altre amenità, come dico io, di sorca.

Gli uomini sono pure peggiori. Il novanta per cento sono degli animali imborghesiti. E pur di mantener caldo l’uccellino e sfogarsi dopo una giornata dura, be’ cazzo, son stati disposti a disfarsi di ogni dignità mascolina, si son effeminati nei gusti. E allora è capace che quelli della mia generazione hanno amato alla follia L’ultimo bacio, una delle più grosse bischerate di sempre, e poi andavano dagli altri ragazzi a sfotterli, vomitando loro che erano sfigati, meno(a)mati, e si struggevano nelle loro amarezze da Leonard Cohen.

Per molto tempo della mia vita fui scambiato per Benicio Del Toro de La promessa.

Mi spiace deludere questa aspettativa, son sempre stato quello di Traffic.

Non credo alle dolciastre banalità. E spesso appaio troppo buono, indifeso e vulnerabile.

Appaio così, invece son sempre stato tutt’altro.

 

E la dovrebbero smettere Vasco Rossi con la sua La verità e Laura Pausini, una povera zoccola scema, a mendicare la simpatia dei frustrati con le loro canzoni di merda.

C’è un grande problema nella società. La gente, rimbambita da troppe visioni patinate e televisive, confonde il romanticismo con la romanticheria. Con le stronzate.

E mangia le caramelle Tic Tac che rinfrescano la bocca. Si rinfrescassero i cervelli.

 

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di Stefano Falotico

Attori rinati: Woody Harrelson


11 Oct

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 Continua imperterrita quest’affascinante panoramica sugli attori rinati, cioè quegli attori che, momentaneamente, hanno ciondolato in tanti film sbagliati, risibili oppure dimenticabili e, come per miracolo, grazie a un paio d’interpretazioni indovinate, azzeccatissime, hanno riconquistato a furor di popolo nuovamente il consenso che parevano aver per sempre perduto.

Oggi è il turno di un nostro beniamino, un attore che davvero ci piace tantissimo, un volto oramai onnipresente, dal viso spigoloso, roccioso, perfino un po’ asimmetrico da mostro di Frankenstein. Ovvero il grande Woody Harrelson.

Nato nel Taxas, a Midland, il 23 Luglio del 1961 e il cui nome intero di battesimo è Woodrow Tracy “Woody” Harrelson.

Harrelson, come nome d’arte cinematografico, ha eliso Woodrow e Tracy, nomi troppo ingombranti, che forse lo caricavano di ampie responsabilità, eh eh, e ha selezionato Woody. Un nome peperino, facilissimo da ricordare, d’immediato impatto.

Un nome che si pronuncia esattamente come il wurstel Wudy, sebbene la dicitura di Woody, appunto, sia differente.

Woody Harrelson è un convinto vegetariano e varie volte ha avuto problemi con la giustizia, per via dei suoi vizietti incontrollabili, per i suoi modi spesso maneschi, per la sua irascibilità spasmodica, ma soprattutto per la sua eccessiva stravaganza comportamentale. Come quando, nel 1982, bloccò tutto il traffico della città di Columbus, nell’Ohio, perché all’improvviso si mise a ballare in mezzo alla strada. Fu arrestato e poi pagò la penale.

Un bel tipo, insomma.

Abbastanza fuori di testa, ma a noi garba proprio per questo.

Come il suo stralunato, folle Billy Hoyle di Chi non salta bianco è di Ron Shelton.

Uno dei suoi primissimi film (anno 1992), un enorme successo di pubblico. E trampolino di lancio per la sua carriera e anche per quella del suo compagno di “giochi”, Wesley Snipes.

L’anno successivo è interprete, piuttosto moscio a dir il vero, assieme alla bella Demi Moore e al mitico Robert Redford del film “scandalo” Proposta indecente.

Il regista è Adrian Lyne, un furbacchione, capace da sempre di suscitare scabrosità a buon mercato. Un mezzo ciarlatano. Come nel suo epocale e sopravvalutatissimo 9 settimane e ½. In 9 settimane e ½, almeno, seppure in una fugacissima scena, Kim Basinger mostrava il suo lato B spettacolare, in Proposta indecente non si vede un bel niente. E il film è una ciofeca tutto sommato perbenistica assolutamente velleitaria e patetica. Roba che non ha provato turbamento nemmeno a mia nonna. E ho detto tutto…

Una macchia nella carriera di Woody e infatti si cucca il Razzie Award come peggiore attore non protagonista dell’anno.

Però, Woody rimedia immediatamente dopo, grazie alla sua strepitosa performance in Assassini nati – Natural Born Killers di Oliver Stone.

Il suo psicopatico occhialuto Mickey Knox, con la crapa pelata e la magliettina rossa tutta lisa e trasparente, con tanto di ombelico in bella vista, fa centro.

Quindi è il magnifico protagonista dell’ultimo film del leggendario Michael Cimino, Verso il sole.

E viene candidato agli Oscar come migliore attore per Larry Flynt – Oltre lo scandalo per la regia dello straordinario Miloš Forman.

Non male, no?

Dunque, fa un cammeo coi fiocchi, in un altro ruolo da rintronato mezzo matto, nello stupendo Sesso & potere di Barry Levinson con Bob De Niro e Dustin Hoffman.

Mentre Hi-Lo Country di Stephen Frears e EdTV di Ron Howard, nonostante personalmente non li disprezzi affatto, si rivelano dei grossi flop a livello di pubblico e Critica.

Poi, che succede?

Sino ad ora, come abbiamo visto, Harrelson ha lavorato con registi di grido ma, senz’apparenti motivi, ecco che precipita nel Cinema di cassetta, relegato a comprimario.

Sì, è in Radio America di Robert Altman e in Non è un paese per vecchi dei Coen, ed è padrone della scena in The Walker di Paul Schrader, ma qualcosa non va ugualmente.

Per Oltre le regole – The Messenger viene candidato nuovamente agli Oscar ma non ci siamo lo stesso.

Ma, proprio quando Harrelson sembra annaspare, con Benvenuti a Zombieland ritorna in formissima.

E si succedono altre sue prove abbastanza forti… 7 psicopatici di Martin McDonagh, regista che poi gli regalerà uno dei suoi migliori personaggi degli ultimi anni, quello del sceriffo suicida dell’acclamatissimo Tre manifesti a Ebbing, Missouri.

Altra nomination… ma al solito, comunque, non vince.

Indubbiamente, però, è il suo Marty Hart della prima stagione di True Detective di Fukunaga a riportarlo in auge. E, assieme a un altrettanto strepitoso Matthew McConaughey, ha dato vita a uno dei più carismatici duetti attoriali della “televisione”.

Adesso Woody Harrelson è di nuovo un fulmine di guerra e gira film come un ossesso.

Lo stiamo vedendo in Venom con Tom Hardy ma soprattutto lo vedremo, su Netflix, in Highwaymen di John Lee Hancock con Kevin Costner, a brevissimo già sorprendentemente disponibile alla visione mondiale.

Woody Harrelson, un attore versatile, simpatico, che sa interpretare la parte di un uomo gentile e raffinato ma anche quella del buzzurro cafoncello senza battere ciglio, un uomo bruttino ma di fascino. Il fascino del super stempiato di razza.attori-rinati-woody-harrelson-01- true-detective-fenomeno-culto-02--e1524482464620 attori-rinati-woody-harrelson-03-

 

di Stefano Falotico

 

True Detective, il cofanetto è mio, le copie si stavano esaurendo ma io giammai mi esaurisco


26 Apr

True Detective

Sì, sto rivedendo e rivedendo True Detective, soprattutto la prima stagione perché la nostra vita si ripropone ciclicamente come dei kart su una pista. Tutto quello che è al di fuori della nostra dimensione è eternità. L’eternità ci osserva dall’alto. Ora per noi è una sfera ma per loro è un cerchio.

Sì, vado matto per il piano-sequenza finale dell’episodio 4, Cani sciolti, e riguardo ogni fotogramma con perizia chirurgicamente antropologica da vero esploratore della giungla disumana alla Ledoux. Sì, ipnoticamente le scene nella mia mente si addensano e in questo caleidoscopio immaginativo mi ricreo come in stato amniotico, rinascendo a ogni attimo di un Fukunaga ispiratissimo e “bioetico”.

Sì, uomini che tradite le vostre Monaghan per qualche mentecatta di buone tette, rifocillatevi dopo una giornata satanica in cui avete tagliato il prato, assurgendo a esistenza linda libera da ogni crocefissione della vostra anima. E filosofeggiate pure di sana pianta, perché il mondo è animalesco e i più bassi istinti, lo so, spesso vi depistano.

Anche a me succede. Dopo aver visto un porno, mi sento sempre in colpa, al che devo rigenerare la mia anima insozzata nel rilustrarla a base di poesia incantata.

Sì, io nella mia vita molte volte perii, patii, mi prosciugai e, ansimante, mi persi. Ma il mesmerico mio risplendere è qualcosa d’inaudito.

Io non ingrazio nessuna donna ma le donne si deflorano alla mia vista, squagliandosi ancor prima che possa sfiorarle. Il mio non è il delirio florido di un pazzo ma la presa di cosc(i)e(nza) di un uomo saggio che, dopo tante lotte, la luce or rivede brulicante in questo folle, universale mio enorme viaggio.

Sì, avevo già l’edizione americana, ma la comprai per puro collezionismo. E da tempo adocchiai il Blu-ray italianissimo della prima stagione. Ma stamane trovai tutte e due le stagioni “cofanettizzate” su Amazon.it allo stesso prezzo della singola stagione su IBS.it e senza spese di spedizione. E cliccai. Sì, perché io clicco. Qualche volta cicco ma non amo né la Madonna né la Ciccone.

Soffrii molti nervosi esaurimenti e ancor spesso son uomo nevrotico ma recito nella vita con lo stesso carisma nervoso di questo McConaughey bellissimo.

Io ce l’ho… “profumato”. Anche se alle volte, come Rust, sono un tantino scriteriato.

di Stefano Falotico

Rust Cohle, l’uomo che sentenzia, ma non è come Clint Eastwood di fronte a Sentenza 


22 Apr

Treu Detective

L’altro giorno, un medico mi ha detto una cosa che di primo acchito ho preso per un’offesa, invece era un sottilissimo complimento.

– Lei assomiglia molto a Italo Calvino.

– Perché mai?

– Leggo i suoi libri e i suoi scritti e ogni volta rimango sconvolto. Poi, dal vivo, lei spiccica due parole in croce e bisogna provocarla per ottenere una conversazione che possa definirsi conversazione.

Italo Calvino era un genio.

– Cosa vorrebbe dire con questo?

– Lo sa benissimo cosa volevo dire, anzi, cosa ho detto.

 

Eh sì, l’atimia mi ha incasinato la vita. Taciturno al massimo, immobile, con sguardo alla Ryan Gosling nei suoi momenti di contemplazione, che non capisci se ti sta prendendo per il culo, se è autistico, o se invece sta meditando su come meglio scoparsi Eva Mendes (sta ancora con Eva, a proposito?). E la gente, guardandolo in quello stato catatonico, pensa: ah, poveretto, beato lui che non capisce…

Poi, scopre che Ryan è First Man, e ci sarà un motivo se per la parte del primo uomo sulla Luna è stato scelto lui, no?

Sì, Ryan dà spesso l’impressione che sia talmente oltre il cicaleccio mondano, le ripicche, i pettegolezzi, le maldicenze, le bigotte dicerie, i luoghi comuni, che per forza dev’essere un umanoide, un superuomo, un androide alla Blade Runner.

Ma io direi di spostare nuovamente l’attenzione su Rust Cohle. Sì, come nel magnifico incipit del Moby Dick, ogni volta che m’accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri… ecco, riguardo Rust Cohle.

E mi convinco, puntualmente, che Pizzolatto abbia centrifugato tutti i suoi studi filosofici sul pessimismo, adattandoli all’avvenenza decadentista e sciupata di McConaughey per forgiare di aura “figa” la sua stronzata. Sì, so che dissentirete, voi che non siete amanti di dissenteria, ma le merde incarnate senza bisogno mai di evacuarle.

E abboccate a ogni puttanata moraleggiante che vi rifilano. Già ti vedo, bello di mamma, distrutto da una vita di ricatti genitoriali, strozzato dalla tua adolescenza schizofrenica, a eccitarti quando Rust dice:

credo che sia da presuntuosi volersi ostinare a sottrarre un’anima alla non esistenza e relegarla nella carne, trascinare una vita dentro a questo tritatutto, e mia figlia mi ha risparmiato dal peccato di essere padre.

Sì, ti scorgo, sai? Ecco che stai avendo un orgasmo dinanzi a queste parole, dirimpetto a questa cagata cosmica. Sì, perché ti sei sempre sentito un figlio respinto, menomato, poco amato, e tua madre ti strilla che sei un ritardato e soffri, soffochi, ti strazi, e poi sudi sette camicie a sognare di volare alto, dimenticando l’orrore della tua acerba età complessata, “compressata”, implosa, repressa, depressissima.

E fra te e te ecco che motteggi un… cazzo, sì, hai ragione fratello Rust. Fanculo! Non dovevo nascere, non dovevo essere un uomo senziente, Dio boia, è mostruosa la mia sofferenza psicologica, devo fuggire, devo andare altrove, devo riflettere, guardare un film orientale, scappare in Giappone, risalire e scalare le Ande e respirare la freschezza delle querce secolari dell’Amazzonia. Questa mi sta stretta, mi tarpano le ali, tutto questo sesso vivandato, gridato, euforizzato mi dà alla testa, impazzisco, eppur freneticamente non lo resisto, perché sono vivo, perché la mia pelle si ribella, si scuoia onanistica e poi si placa, e ancora si tormenta di estasi che m’addolora le viscere.

Dai su, guardati una partita di Calcio.

E dico a te, amante di Leopardi, agnostico che non crede eppur crede, non cede, resiliente resiste, esiste, esistenzialista cazzeggia nella sua mente, credendosi Dio sceso in terra, snobbando la gentucola ché tanto non ci arriva e dorme illusa o incosciente…

Credo che la coscienza umana sia un tragico passo falso dell’evoluzione. Siamo troppo consapevoli di noi stessi. La natura ha creato un aspetto della natura separato da sé stessa. Siamo creature che non dovrebbero esistere… per le leggi della natura.

E io credo che la cosa più onorevole per la nostra specie sia rifiutare la programmazione, smetterla di riprodurci, procedere mano nella mano verso l’estinzione… un’ultima mezzanotte in cui fratelli e sorelle rinunciano a un trattamento iniquo.

 

Eh sì, roba tosta, roba da non dormirci la notte, roba per tonti e dormiglioni. Così capita un giorno che semmai fai un figlio e allora le possibilità sono due: o continui a pensarla così e prima o poi arrivi al suicidio, o il figlio lo devi educare alla bellezza della vita, per quel che ci è concesso vivere. E capisci che devi trasmettere a tuo figlio una visione serena dell’esistenza, lo istradi al godimento e ai divertimenti ma comprendi anche che, se esageri in questa direzione, c’è il rischio che tuo figlio diventi un troione oppure si droghi da mattina a sera, e allora potrebbe morire di overdose o rimanere offeso. E devi quindi aggiustare il tiro, calibrare gli insegnamenti, stare sul chi va là, dare e poi togliere, premiare e punire, mentire ipocritamente per il suo “bene” ma essergli schietto se tuo figlio, troppo coccolato, si perde nel mondo delle meraviglie.

Al che, comprendi che le sane goliardie de Il buono, il brutto e il cattivo sono la formula giusta della vita. Non hanno pretese filosofiche, educative, ammaestratrici, non offrono nessuna visione perché la vita non è bella, certo, ma non è neanche orribile.

Adesso, scusate, vado a preparare i cannelloni.

E soprattutto a vivere sempre, nonostante tutto, come cazzo voglio io. Diranno che sbaglio tutto, ma meglio sba(di)gliare da sé che fidarsi dei matti. Perché devo confidarvi che tutti sono matti, tranne me.

Ho capito tutto? Non lo so, la mia risposta a tutto è non lo so.

Sentenza: – Non è tre il numero perfetto?

Biondo: – Sì, ma io ho sei colpi qui dentro…Lee Van Cleef

 

 

di Stefano Falotico

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