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Follia, evviva! Super Sputtanation!


23 Jan

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Serialità metodica per salvarsi dai serial killer

Mi sto sparando in contemporanea sia The Punisher col mio idolo, il Bernthal, praticamente uguale a me, sia True Detective 3.

Ora, la sparo, invece, e basta. Secondo me, questa terza stagione, nonostante gli ascolti bassissimi, ha un fascino retrò che ficca di brutto. Un fascino mansueto come le dolci eppur raggrinzite mani di una nonna che, mentre ascolta musica country, accarezza una cassapanca nel suo negozio di antiquariato ove, da pensionata, svolge un lavoro in nero e si ricorda di come tradì suo marito col mandrillo della porta accanto. Sì, fu un amore selvaggio, clandestino alla Julianne Moore di Far From Heaven, furono amplessi di mogano ma lei, ora vecchia, fa la monaca, chinandosi solo vicino all’abside e non prostrandosi all’altare del suo amante per cui rifilava corna peggiori di Satana al marito, anima pia e angelica, e si reca a mangiar da San Gennaro assieme al prete della sua parrocchia, con tanto di pizza capricciosa servita loro da una cameriera parruccona che ogni giorno va a rifarsi la mèche dalla parrucchiera bigotta e pettegola, leggendo Novella 2000 e immaginando quello di Corona che tutto esc’. Ma le sue notti da rimbambita vintage sono in bianco più del suo vestito nuziale mai davvero immacolato, notti ambigue condite dall’olio piccante di sogni mostruosamente proibiti per giocare i numeri al Lotto, sperando di vincere la sua arteriosclerosi galoppante, galoppante quasi quanto quel nero che lei cavalcava imbizzarrita nella sua giovinezza wild. Ogni mattina si sveglia e si specchia, osservando la mozzarella della pelle lattiginosa delle sue gambe frastagliate da vene varicose che il prete accarezza a mo’ di rosario come quello del banco salumi quando la sua cliente preferita gli chiede prosciutto sottile. E lui, tagliando l’affettato, ammicca da salame.

Ecco, dopo questa stronzata, oh, a me piace un sacco cazzeggiare di puttanate, passiamo a cosce, no, cose serie. Nel terzo episodio non succede un cazzo ma si tira in ballo addirittura Einstein, Ali anziano è monocorde e al limite della demenza senile. Ma non si arrende e vuole vederci chiaro nonostante la cataratta.

Poi, il Dorff recita a culo come la sua faccia di cazzo e ha sempre il grugno da duro col parrucchino moscio. Ha una bella voce però questo Dorff. Sì, sì, sì. M’immagino quando stava con Pamela Anderson.

Pamela, sullo yacht, al solito mignott’, andava da Stephen:

– Mi spalmi la crema?

– Quale? Quella del pisello o quella protettiva?

– No, quella per coprire le rughe.

– Ah, capisco. Senti, zoccola, sto giocando a carte coi miei amici. Vedi di farti cremare dal becchino.

– Idiota, porco! Come ti permetti? Sono o non sono la tua donna? Ma che modi sono?

– Senti, Pamelona. Io sono un cazzoncello. Che vuoi da me? Te l’ho già dato. E non credo di essere stato il primo. Quindi, bagascia, fuori ora dai coglioni!

– Lo sapevo. Non dovevo mettermi con te.

– Anche io lo sapevo. Non dovevo mettertelo. Mi avrai trasmesso delle malattie.

– Malattie? Veneree?

– Certo!

– Per chi mi hai preso?

– Insomma, mi pare che tu sia venuta con centomila uccelloni, qualche dubbio mi potrebbe venire.

– Ora stai davvero esagerando! Screanzato, villano, ti faccio vedere io. Ti sputtano su tutti i giornali.

– Ah sì? E che andrai a dire?

– Che sei un uomo che sfrutta le donne. Un buzzurro maleducato. Un ignobile, merdoso maschilista osceno.

– Ma vai a dar via il culo! Non ti prenderà sul serio nessuno. Basta! Amici, buttatela in pasto agli squali. Che poi… manco se la mangeranno, è tutta di plastica. E non morirà manco affogata. Con tutti quei canotti! Ma chi cazzo me l’ha fatta fare?

 

Pamela saltò alla giugulare di Stephen, Stephen si divincolò dalla presa, mollandole una sberla.

Intanto, passò una motovedetta.

– Che cazzo sta succedendo?

– Niente, tranquilli. È solo un troiaio.

– Ah, ma lei è Dorff. Lei invece è Pamela Anderson.

– Sì, siamo noi.

– Perfetto, non cambierete mai.

 

True Detective 3.

Diciamocela. Non se la sta cagando nessuno. Invece è meglio della prima. Più matura, ancora più disperata, nichilismo devastante.

Ricordate, bambagioni: il Falotico una ne fa e mille ne pensa. Sarebbe meglio che ne pensasse una e se ne facesse mille.

E su quest’altro colpo di Genius vado ora a fumarmela.

 

E ora il momento tanto atteso, il monologo da sputtanatore totale

Sino a qualche anno fa, Nanni Moretti non mi piaceva e ancora ho dei dubbi riguardo quest’uomo, così come attestato dai miei recenti post.

Invero, chi mi vede ora, mi paragona a lui. Intransigente, morale e mai moralista, nevrotico, autarchico, puntiglioso, giusto e stronzo contro gli stronzi.

Ma come parla? Sì, le parole sono importanti!

Ieri sera, mi son rimesso a parlare con una tizia. Disgrazia delle disgrazie. Mai avrei dovuto concederle una seconda possibilità. Questa è laureata in Giurisprudenza, fresca di Laurea e con ambizioni a mille.

Io dovevo immaginarlo di avere a che fare con una troia. Una di queste donne già in carriera i cui unici valori sono far soldi e farsi leccare la passerina, campando sulle sfighe altrui che generano divorzi e faide piccolo-borghesi, e poi va in palestra a tonificarsi i glutei.

Al che parliamo. Lei sembra molto gentile. Mi chiede se può leggere un mio libro…

– Certamente. L’ho scritto affinché qualcuno lo legga. Non l’ho scritto per diventare ricco. Sono pochissimi gli scrittori in Italia che possono permettersi il lusso di campare con le vendite dei loro libri.

Forse Baricco, che secondo me non è granché, e tutti i giornalisti già affermati che non avrebbero neppure bisogno di scrivere puttanate politicizzate. Gli altri, no. Il nostro sistema non lo permette.

Ma io scrivo per trasmettere emozioni. E mi fa enorme piacere se al lettore ho potuto, empaticamente, comunicare la mia anima. Per creare sintonie, appunto, emozionali.

– Ottimo, comprerò il tuo libro.

 

Dunque, parliamo per un’altra ora. Molto affabilmente. E lei:

– Sai, mi piacerebbe incontrarti. Ci stai?

– Ah, così? Su due piedi. Ok, va bene.

– Che ne dici se ci vediamo il 30 Febbraio? Naturalmente se non hai impegni per quel giorno.

– No, credo di essere libero.

– Sì, peccato che Febbraio abbia 28 giorni. Quindi, coglione, prendi i tuoi libri e ficcateli nel culo. Sei un idiota. Un analfabeta funzionale!

 

Io, con la classe che mi contraddistingue, incasso discretamente bene il colpo, stacco la chat e vado a mangiarmi la barretta di cioccolato con le mandorle, Ritter. Per l’uomo sempre ritto.

Ma stamane, in preda forse alla cattiva digestione dovuta al troppo cacao, mi parte la brocca.

– Eccomi qua, Giulia. Punto primo, non è la prima volta che ti approcci al prossimo, e parlo in questo caso del sottoscritto, in tale maniera fredda e cretina. E il tuo modo d’interloquire, te lo dico subito, mi ha veramente rotto i coglioni. Sembra che sei stata educata in caserma e alla sciocca fanciullezza edonistica più superficiale. Quindi, fammi capire bene, tu misuri l’intelligenza di una persona da piccoli test “comportamentali” e su tale idiozia ti crei il disegnino stereotipato del prossimo? Cioè, vivi di una visione assolutamente faceta e imbarazzante del mondo, mi sembra che stai fra le nuvole. E rapporti tutto a metriche improntate all’efficienza più banale e a una bacata visione competitiva fatta di giochetti verbali, di battutine, di doppi sensi e sottili prese in giro? Ma come sei ridotta?

Punto secondo, ho soprasseduto mille volte dinanzi a questo tuo modo assolutamente scorbutico e vanitosamente frivolo di parlare e giudicare, ma mi hai veramente stufato. Quindi, se d’ora in poi, vuoi parlarmi, finiscila immediatamente con i tuoi test “attitudinali” e ripartiamo daccapo. Altrimenti, puoi anche mandarmi a fanculo, bloccarmi e sicuramente la mia vita non ne risentirà.

 

Lei, colpita, dice che chiama il suo ragazzo che mi farà il mazzo.

La mia risposta.

– Ok, andiamo a trovarlo assieme, stasera, al traumatologico?

 

Fine di una storia con la spastica.

Sì, è tutto sbagliato. Il mondo, intendo. Dalla A alla Z.

Quello che non capisce l’uomo occidentale è che la sua vita, sin da quando parte, è un orrendo condizionamento.

Questo l’ho imparato, leggendo filosofia orientale.

In Occidente, è tutto sbagliato. Siamo afflitti dal moralismo borghese, le donne sono insopportabili, quasi tutte.

Quando mescolano lo zucchero nel caffè, rimestano per circa dieci minuti. Una trivialità assoluta. Roba che De Niro di C’era una volta in America è, a confronto, un principe.

Poi, quel cazzo di caffè di merda dura un’ora. Un caffè si beve in 5 secondi netti.

Invece loro stanno tre ore con quella tazzina e lo bevono a sorsi incommensurabilmente lentissimi. Intanto, sognano il citrullo a cui lo smanetteranno.

Io odio la lentezza. A me piace andare fortissimo in macchina, a me piace essere reattivo come Al Pacino.

Odio Giorgia, Laura Pausini e tutte queste lagnose come Elisa e sceme varie.

Sì, non mi è particolarmente piaciuto Drive con Gosling. Cinematograficamente parlando.

Ma sostanzialmente mio cugino aveva ragione. Io e questo Gosling siamo identici.

Sono come lui, quasi “autistico” quando parlo col prossimo, tanto che posso sembrare ritardato. E forse lo sono, ma non me ne può fregare di meno.

Mi affeziono immediatamente alle persone. E mi dispiace quando a un mio amico succede qualcosa di triste.

Sono molto romantico. Ma non romantico come intendete voi. Voi siete poveri bovari che aspettate di trombarvi una, poi vi sciacquate l’uccello nel bidet. Domani, vi alzate da quel letto lercio e lavorate!

Lavoro, ah, si deve lavorare. È così.

Non è così. Prendete quel lavoretto che non serve a nessuno se non alla vostra panza e vedete di stare calmi.

Mal tollero gli abusi e le angherie. Come quando un troione va da una ragazza muta e la sfotte.

A quel punto, questo bell’angioletto che sono io, tanto buono e caro, diventa una furia.

Gli prendo quella testa di minchia e gliela frantumo.

Mi metteranno in manicomio ma gli ho spaccato quella faccia da porco.

 

Invece, ve lo dico subito.

Vi ho già parlato del Calzolari? Altro panzerotto assai vigliacco?

Sì, mi disse…: – La gente scopa, si diverte e va alle feste. Sparati. Quindi, o certe cose le fai anche tu o ti faccio sbranare dal mio cane.

Costui, deve augurarsi di non incontrarmi mai più. Sennò gli prendo le sue “uccellate” e gliele ficco dove sapete bene.

Ben vi sta! E soprattutto: De Niro in Mission è immenso. All’idiota che mi disse che non andava bene nella parte del gesuita, rispondo:

– Prenditi quei Nickelback (a proposito, esiste ancora quel loro cantante scimmione?) e vedi di continuare, come dicesti, beota, di volerti sbattere anche quelle che la domenica vanno a messa.

Che uomo!

Questo è un grande pezzo!

Follia! Evviva!

 

di Stefano Falotico

Professione amatore, riceve a tutte le ore eccetto i festivi e i festini, con gli stronzi è invece solo punitore, pura Unchained Melody


21 Jan


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SEA OF LOVE, Al Pacino, 1989

SEA OF LOVE, Al Pacino, 1989


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Sì, la prenderei molto larga. Invero, spesso lo prendo solo in quel posto. Poche me le allargano e di conseguenza non si allagano eppur mi muovo con felino, basculante bacino, ricevo solo compassionevoli bacini ma ciò è alquanto inspiegabile perché mi pare ovvio che io possieda un fascino alla Pacino di Seduzione Pericolosa. Sì, sono un volpino di pelo bianco, forse un ermellino.

Invero, sto qui mentendo per farvi ridere.

Ora, chiariamoci molto bene. Spesso le sparo grosse e l’ira, quando mi assale in momenti di tremenda solitudine che non raccomando a nessun nemico, esce dal selciato, il mio corpo s’irrobustisce animalesco e vorrei prendere a pugni tutti, care pugnette, come il mitico Jon Bernthal di The Punisher. Adoro quest’uomo, un duro da roadhouse, altro che Patrick Swayze. Sì, son dispiaciuto che sia morto, Patrick. Ma, a parte Point Break, apogeo del suo carisma taurino da biondo con una criniera da leone, non è che valesse moltissimo come attore. La città della gioia doveva essere un capolavoro e invece mi son addormentato dopo quindici minuti. Patrick nella parte del medico è credibile quanto Rocco Siffredi nella parte della missionaria. Rocco non è da missionarie, Rocco va a zoccole, diciamocelo. Quelle non hanno missioni e lavori nobili da fare ma solo posizioni di malaffare. Che povero disgraziato. Che mentecatte queste meretrici che si prodigano per Rocco la trebbiatrice.

Io, peraltro, non ho mai capito perché alle donne è sempre piaciuto da morire Ghost. Una delle più grandi puttanate mai viste. Insomma, Demi Moore si faceva plasmare come l’argilla dal bellimbusto Patrick, lui veniva assassinato, al che lei si rivolge (adesso uso il presente in quanto Demi è ancora donna che ce l’ha tuttora benissimo presente e ancor li rende t-ergenti, poi pulisce tutto col detergente) a una medium Sister Act meno credibile di Vanna Marchi, una sorta di Mago Otelma col colore viola, quindi si fa carnalmente suora. Non trovandosi il rimpiazzo ma rimembrando il fantasmino dello Swayze nella strada notturna fiocamente illuminata dalla grazia scesa dal cielo.

Ma smettiamola con queste minchiate new age. Ché non sono né film romantici né paranormali, sono assurdità imbarazzanti. Ora capisco, essendo cresciute con questa roba dolciastra, perché siete delle maledette femministe falsissime. Ché poi, basta che appaia Brad Pitt di Vento di passioni alla tv e dovete chiamare lo spurgo. Un allagamento da Waterworld.

L’omo addà ess’ omn! Ah ah! Finitela! Adesso, se vai da una e le regali un mazzo di rose rosse, ti denuncia perché sostiene che sei stato troppo romantico e invece lei ama gli uomini che conoscono il dolore delle spine. Sì, lei ama gli uomini sanguigni, nudi e crudi, come Gesù Cristo sulla croce. Ed è per questo che siamo pieni di uomini schizofrenici. Pensano di piacere alle donne se emanano un sex appeal da uomini scarnificati che hanno patito, sofferto nello strazio di uno scannamento. Sì, le donne vanno matte per questi matti. Dicono che adorano fare le infermiere. E leccare tutto. Mah. Che macello, che mattatoio!

Salami, mortadelle, piselli, che bello il caramello!

Dico!? Ma che mondo è questo?

Peraltro, Demi Moore stava all’epoca con Bruce Willis ed era una tipa da Striptease. Non è mai stata attendibile manco per il cazzo. Neppure per quello di Ashton Kutcher.

Sì, torniamo al Bernthal. Quest’uomo con la faccia da campagnolo a cui assegnerei subito, oltre a un ottimo assegno, la parte di James Bond, sì, un Bond grezzo, con la sigaretta di traverso, permaloso, mezzo burino ma allo stesso tenero e friabile come un grissino, un muscoloso manigoldo non avvezzo alle buone maniere. Il quale, grazie soltanto al potere del suo naso tumefatto da pugile fallito di Grudge March, manda al tappeto ogni donna con tanto di occhiolino da vero figlio di puttana irresistibile. Che colpo, che montante! Colpisce! Altro che Daniel Craig, un inespressivo fantoccio da mettere sul comodino perché lo guardi, la sera tardi, e col suo viso da rincoglionito t’induce a contar le pecore. Sì, quando vedo Craig, mi s’ammoscia e mi scordo che Marisa Tomei ha ancora un culo micidiale, un’arma letale, un culo intramontabile e, come dico io, mobile e montabile. Rosso di sera, bel tempo si spera. Mora come Marisa e sorge, levante, a mezzogiorno nel darglielo potentemente ponente anche fra le pere sue prominenti.

Sarò pure un caprone ma Marisa è mia pecorina e, in Onora il padre e la madre, apre il film con un’inchiappettata da infarto. Che forma meravigliosa ha quel suo sedere focoso. Come una collina che soave digrada a valle e il toro munge il latte di tal figona mula.

Che poesia! Ah ah.

Sparatevi questo!

 

!

Anche questo.


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Cult #thepunisher #jonbernthal

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Avete visto? Cioè, questo è un picchiatore pazzesco ma guardate con quale ammiccante dolcezza provocante protegge la barista dallo zotico e poi lentamente se la cucina suadente, la persuade nonostante la sua indole taciturna a fidarsi del lupo suo incarnato in lei già ardentemente, dunque scopano come in Twentynine Palms di Bruno Dumont. Insomma, questo Jon piacevolmente si toglie il montone, no, solo il giubbotto di pelle, lascia che lei lo monti, si sfila gli anfibi e se la incula lieve con lingua da abbrustolente rettile giammai viscido che la riscalda a fuoco lento da ogni neve di un’esistenza decadente. Scivolante e sbrinante nel pomparla con tosto glande. Mica un poppante.

Sì, un serpente magnifico, altro che il Re Lucertola di Jim Morrison, ché nessuno può smontare. Altroché!

Ci dà! Eccome. Questo è uno che spinge!

In questa seconda stagione, viene perseguitato dal Pilgrim. Un prete frustrato, sì, una specie di mezzo psichiatra più deficiente di Javier Bardem di Non è un paese per vecchi. Un miserabile alla Javert.

E, secondo me, tal Pilgrim piglierà tante mazzate in quella capa di cazzo che si ritrova.

Sì, io esercito un fascino da specialista alla Stallone sulle belle guaglione.

Su Facebook, ad esempio, oramai ho capito, grazie a Salvatore Aranzulla, come inviare allegati speciali. Sì, dei sedativi formato megabyte a quelle troppo accalorate che mi cercano anche quando sto guardando True Detective 3. Alle corteggiatrici, smoderatamente affamate, invio una gif.

Cioè questa.

 

giphy

 

 

Sì, scusate, ho anche altro da fare. Stasera, cara, non posso accontentarti. Voglio godermi un Pizzolatto.

Dai, suvvia. Troverai qualcun altro che ti rosolerà la “pizzaiola” nelle mutande e ti darà qualche pizzicotto.

Anzi, quasi quasi, adesso ordino una buona pizzetta.

Insomma, la faccenda è così.

Pensate che vi racconti sempre stronzate? Sì, alcune lo sono. Lo ammetto. Come quella per cui vi dissi che durai quattro ore, venendo tredici volte. Sì, era una balla enorme. Durai cinque ore e venni solo una volta. Che palle immani. Ammazza. Ah ah.

Ma altre no, non sono bugie, affatto. E, in questo casino totale, io sono il principe!

In primavera, tornerò di nuovo a Torino per girare, se tutto va bene, un cortometraggio, da me scritto, sì, la sceneggiatura è mia.

E ho detto tutto.

Insomma, figlioli, il Falotico.

Un uomo che, di primo impatto, potrebbe sembrare Viggo Mortensen di Green Book e non avreste mai sospettato invece che avesse la classe di Mahershala Ali.

Avete sbagliato. Può succedere. Mi spiace. Come si suol dire, siete cascati molto male.

Ahia, ahia, ahia.

Vedete di fare i bravi bambini. Non disturbate più il mio uccellino… sennò vi faccio neri.

E saranno cazzi molto, molto amari.

Cioè, come dice Lino Banfi, volatili per diabetici. Altro che Fracchia, pigliatevi voi le racchie. Sì, voleranno botte e calci a tutt’andare, così vi farò passar la voglia di fare gli educatori dei miei coglioni. Altro che zuccherini, miei zucconi.

Sono un grandissimo amatore, non un armatore, talvolta anche un pollo Amadori. Eppur tutte, impanate, me lo dorano con tanto di limone. Cazzo, ancora incontro però una che ha poca fiducia in me.

– No, non mi hai convinto. Io continuo a non darti una lira. Sei solo un pagliaccio che se la tira.

– E che me ne fotte? Basta che ti suoni, col flauto, la lira nella tua bella signorina. In tutto tiro, sai che chitarrina. Evviva la lirica, le donne con me diventano soprano, vengono sottosopra nonostante il mio basso tenore. Di vita? No, di corde vocali. A forza di fumare, sto perdendo la voce. Basta fare un respiro e i polmoni si dilatano. Basta invece che le donne inspirino, me lo aspirino, ed ecco che non serve più l’aspirina ma il flusso cardiovascolare va ch’è una bellezza nell’ingrossamento dei vasi dilatatori. Ah ah.

 

Ricordate: un cazzone di questo livello come me non lo trovate facilmente. Bisogna essere donne senza cazzi per la testa per amarmi.

 

 

di Stefano Falotico

Francesco Alò, al volo, video-recensendo True Detective 3, ha beccato in “flagranza di reato” Ali che, dinanzi all’Ejogo, ha capito di essere un duro nero molto dotato


16 Jan

Alo true detective

 

Già, colpo di scena di Alò. Adesso pure le serie televisive che poi televisive non lo sono mica tanto. Visto che coinvolgono attori di risma hollywoodiani, della Hollywood più cool e hanno un grande impianto cinematografico. E poi, sfruttare l’onda della ritornata True Detective mania, non fa mai male, eh eh, per qualche visualizzazione in più. Mi piace Alò quando coglie al volo le sfumature espressive. Sì, la scena in cui il grande Ali, da non confondere con the greatest pugile di tutti i tempi, guarda con istantaneo desiderio quella passerona di Carmen Ejogo, va detto senza peli sulla lingua, Alò l’ha carpita al volo. Anzi, al volto. Anche io ho notato subito un’immedesimazione nel personaggio da parte di Mahershala, da me ribattezzato il maresciallo, molto, molto sentita. Un’incarnazione veramente carnale. Ho avvertito scattare la chimica vulcanica fra Ali e una Ejogo indubbiamente eccitata, già arrostita e presto rosolata, negli ormoni scombussolata dinanzi a questo pezzo di marcantonio nero come il carbone per ricevere “lezioni” scolastiche fuori dall’aula eppur nella dolce “aiuola” di tenera e romantica alcova, fatte, eccome se Ali se la farà, di ripetizioni sensualmente, diciamo così, eroticamente non tanto poetiche. Eh sì, la maestrina, dirimpetto al colosso Ali, fregandosene del dislivello culturale, anzi, forse affascinata proprio dalla discrepanza formativa tra la sua intellettuale colta e il poliziotto fascinosamente taciturno giammai riformato, è arrossita e Ali anche. Solo che è talmente nero che il suo imbarazzo paonazzo è stato impossibile notarlo. True Detective 3 è partita col botto, in tutti i sensi. Sì, ti dà una bella botta. Ah ah. Ali strepitoso, non fa rimpiangere McConaughey. Dorff? Lasciamo stare. Al solito, ha ottenuto la parte perché ben inserito nel sistema e ammanicato so io dove. Perché Stephen, fra una Pamela Anderson oramai alla frutta eppur dal voluttuoso seno di pesca oramai tanto ammuffito che non lo svendono neanche al mercato delle pere marce, quando lei e Stephen stavano assieme, fu capace di far affogare questo bel biondino nell’apnea della sua “Baywatch” molto bagnata, più che bagnina, mentre la pornostar Lela Star, altra “attrice da Oscar” con cui Stephen si rilassava nel suo “Somewhere”, dava “manforte” a imboccare questa specie d’attore con una faccia, appunto, da culo. Da primati, anzi, da primate.

Ma, sì, non è poi malvagio, Stephen. È uno sciupafemmine, tutto qui. Non sono mica invidioso. Tanto sciupafemmine che, secondo me, il suo viso fra qualche anno sarà talmente sciupato che dovrà tenerlo su con l’Attack. Ma starà su, comunque, qualcos’altro col Viagra. Fidatevi.

Sì, insomma, dopo la mezza ciofeca moscissima della seconda stagione, questa terza spinge, eccome se spinge. Sì, è la terza la taglia migliore. La giusta misura.

È ancora presto per dire se funzionerà fino alla fine o crollerà precoce. So solo che fra Alò, no scusate, Ali e la Ejogo ha funzionato di colpo di fulmine.

 

True Detective 3?


13 Jun

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Opinione lunga, “prolissa” all’insegna, anche Pino Insegno, del pessimismo

Io mi considero una persona realista, ma in termini filosofici sono quello che definiresti un pessimista.

Non vedo molte prospettive perché si realizzi e concretizzi, “pragmaticamente”, una terza stagione seriale-antologica.

Questa serie, specie la prima, ha inaugurato e fatto esplodere un “feroce” fenomeno di costume ove the man is the cruelest animal. Scatenando, immediatamente, deflagranti processi d’identificazione fra personaggi e spettatori. Ecco che allora la persona “traumatizzata” da una vita resiliente crede(tte) di essere Rust Cohle, vivendo “pienamente” nel suo an(s)imo le virtuose “par(ab)ole” di McConaughey, pronunciate nelle sue interiora con viscerale auto-sbudellamento d’una sua vi(t)a funestata da problematiche irreversibili. Il ragazzo di questa generazione maleodorante e putrescente si rispecchiò nel “corpus” non solo attoriale di Rust, condividendo, anche su Facebook, le sue “folli” dissertazioni sulla società “carnivora” e tritatutto, in quanto annichilito dalla sua tardo-adolescenza ancor purtroppo acerba e accidiosa, negativa e in totale, perenne contestazione con un mondo che lo “decotenstualizza” dal godimento. Il “nerd” medio delle sue illazioni buttate al vento, perso nel marasma proprio del suo essere (a)socialmente asmatico e poco amato. Vive di allucinazioni, di deliri, di nottate insonni, di crocefissi appesi alla sua caduca (r)esistenza irrespirabile.

Credo che la coscienza umana sia un tragico passo falso dell’evoluzione. Siamo troppo consapevoli di noi stessi. La natura ha creato un aspetto della natura separato da se stessa. Siamo creature che non dovrebbero esistere… per le leggi della natura.

È di questo che sto parlando, è questo che intendo quando parlo del tempo e della morte e della futilità. CI sono considerazioni più ampie all’opera… principalmente l’idea di quello che ci è dovuto in quanto società per le nostre reciproche illusioni. Li guardi negli occhi anche in una foto, non ha importanza se siano vivi o morti, puoi comunque leggerli e sai cosa capisci? Che loro l’hanno colta. Non subito ma, proprio lì all’ultimo istante, un sollievo inequivocabile. Certo erano spaventati e poi hanno visto per la prima volta quanto fosse facile lasciarsi andare. L’hanno visto in quell’ultimo nanosecondo. Hanno visto quello che erano, che noi, ognuno di noi, in tutto questo grande dramma, non è mai stato altro che un cumulo di presunzione ed ottusa volontà e allora poi lasciarti andare, alla fine non devi aggrapparti così forte per capire che tutta la tua vita, tutto il tuo amore, il tuo odio, la tua memoria, il tuo dolore erano la stessa cosa, erano semplicemente un sogno, un sogno che si è svolto in una stanza sprangata e grazie al quale hai pensato di essere una persona.

Banalità fatte passare per genialità da un Pizzolatto al “fulmicotone”, imbrigliato da una stagione successiva deludente, ove il nerd ecco che (non) s’identificò in Ray Velcoro/Colin Farrell, trasognando la sua disperazione nel “pub(e)” serale, con una canzone amara in sottofondo e una faccia da pesce lesso “drogato”. Vero “hard boiled” d’una vita “noir”.

Perché mai dovremmo sperare in True Detective 3? Per altri fe(ga)ti tristi?

Ma che “bella cosa” che ho scritto, illuminante. No, questa è Carcosa…

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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