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NANNI MORETTI nanizzato da gente che non ha ancora visto TRE PIANI, continuiamo così, facciamoci del male!
Non bloccate il passaggio, cazzo!
Sinossi ufficiale:
Al primo piano di una palazzina vivono Lucio, Sara e la loro bambina di sette anni, Francesca. Nell’appartamento accanto ci sono Giovanna e Renato, che spesso fanno da babysitter alla bambina. Una sera, Renato, a cui è stata affidata Francesca, scompare con la bambina per molte ore. Quando finalmente i due vengono ritrovati, Lucio teme che a sua figlia sia accaduto qualcosa di terribile. La sua paura si trasforma in una vera e propria ossessione. Al secondo piano vive Monica, alle prese con la prima esperienza di maternità. Suo marito Giorgio è un ingegnere e trascorre lunghi periodi all’estero per lavoro. Monica combatte una silenziosa battaglia contro la solitudine e la paura di diventare un giorno come sua madre, ricoverata in clinica per disturbi mentali. Giorgio capisce che non potrà più allontanarsi da sua moglie e sua figlia. Forse però è troppo tardi. Dora è una giudice, come suo marito Vittorio. Abitano all’ultimo piano insieme al figlio di vent’anni, Andrea. Una notte il ragazzo, ubriaco, investe e uccide una donna. Sconvolto, chiede ai genitori di fargli evitare il carcere. Vittorio pensa che suo figlio debba essere giudicato e condannato per quello che ha fatto. La tensione tra padre e figlio esplode, fino a creare una frattura definitiva tra i due. Vittorio costringe Dora a una scelta dolorosa: o lui o il figlio.
Di questa gente, invece, che critica i film senza prima vederli, ne vogliamo parlare?
Festival di Cannes: provocazioni? Il finto scandalo di quel “cretino” di Verhoeven con Benedetta, Sean Penn boomer oramai alla frutta, a Venezia vi fu Persécution di Patrice Chéreau, Charlotte Gainsbourg e ho detto tutto…
A quanto pare, pur non trovandomi io alla Croisette, neppure alla montée des marches, non trovandomi però neanche alla Montagnola, famoso ritrovo serale di pusher e drogati del bolognese, pur non essendo Nick Nolte/Montagnet di Triplo gioco – The Good Thief, remake di Neil Jordan del capolavoro polar Bob il giocatore di Jean-Pierre Melville, quest’ultimo da non confondere con Herman Melville, autore letterario di Moby Dick, Triplo gioco a sua volta da non confondere con l’omonimo film di Peter Medak, in originale Romeo is Bleeding, con un Gary Oldman più strafatto del suo Norman Stansfield di Léon di Luc Besson con Jean Reno che non guida una Renault ma, in Costa Azzurra e a Parigi, in BMW girò Ronin con De Nirò (no, l’accento francese non ci sta, ah ah)… De Niro che, con Besson, filmò Cose nostre – Malavita in Normandia, più precisamente a Verneuil-sur-Avre, non molto distante da Mont Saint-Michel, film nel quale vi è Pfeiffer Michelle… oddio, a Cannes è passato Stillwater (famoso fenomeno de La Mer di Charles Trenet, no, umano e à la Il principe delle maree, ah ah) con Matt Damon e Camille Cottin, la quale forse, in House of Gucci, abiterà a Roma in una maison antica piena di pietre preziose studiate dall’ex geologo e orologiaio, no mineralogista Pierre Louis Antoine Cordie. Villa ove pedagogizzerà i figli secondo i metodi di Pierre de Coubertin, profumandosi di Chanel Preston, no, Chanel n.5 oppure sfilando tutta odorabile in passerona, no, passerella da prêt-à-porter di Jean Paul Gaultier…
Dai, basta coi baci alla francese. Date i baci Perugina anche al pan di Spagna con tanto di zuppa inglese pure alle portoghesi che amano la Marsigliese per una vera rivoluzione non francese, bensì sessuale, mai avvenuta col 69, no, col ‘68, mai attuatasi concretamente con Robespierre.
E che sono queste P.R,? Cosa? Sono esperte di pub. iche relazioni?
Ci vuole Liberté, égalité, fraternité così come insegnò Marlon Brando a Maria Schneider in The Last Tanga, no, Tango in Paris. Evviva The Dreamers di “Bernarda” Eva Green, no, di Bertolucci Bernaldo.
A Cannes stanno passando porcate a non finire.
Paul Verhoeven, dopo averci regalato RoboCop (grande film ma non un capolavoro) e Atto di forza, dopo aver visualizzato il sogno di ogni uomo virile alla Michael Douglas (un pover’uomo, comunque, stalkerizzato sia in Attrazione fatale sia in Rivelazioni), mostrandoci quella di Sharon Stone in Basic Instinct e quella di Liz Hurley, no, della Berkley in Showgirls (stronzata oggi considerata bellissima, dai, su), dopo aver usato la più bella controfigura mai vista per Jeanne Tripplehorn, dopo averci deliziato con Elle, interpretato da Isabelle Huppert, adesso c’ha ammorbato con Virginie Efira. Anche lei già presente in Elle. E da tempo immemorabile poco vergine. Ma quale Virginie e virginale! Ve lo dico subito. Se non siete stati fra quelli presenti a Cannes per l’anteprima di Benedetta, non vi siete persi nulla. Basta che noleggiate Un amour impossible e Tutti gli uomini di Victoria e capirete che Virginie è quasi Nymphomaniac come Charlotte Gainsbourg. Vera donna da Antichrist, ah ah.
Nell’appena eccitatovi, no, succitato film di quel cazzone di Lars von Trier, la Gainsbourg sembra Chanel Preston e Liza Del Sierra (oramai ritiratasi ma li tirava) nei film di blacked.com. E ho detto tutto. La Gainsbourg, alla pari della madre, Jane Birkin (birichina, eh eh), è specializzata in scene da Chloë Stevens Sevigny (è nata negli Stati Uniti) di Brown Bunny. Ove Vincent, non Cassel, fa un po’ troppo il Gallo.
La Gainsbourg, nonostante si sia data… molto, ha girato un solo capolavoro, cioè Persécution di Patrice Chéreau.
Detto questo, Sean Penn, oramai idiot savant totale, dopo averci ammaliato con le prime quattro sue opere da regista, dopo aver rovinato Jean Reno (un missionario poco pratico della missionaria) nella pellicola Il tuo ultimo sguardo, dopo essersi recentemente sposato con una ragazzina divina che ha quasi la stessa età della figlia, cioè Leila George, dopo essere stato assieme all’unica donna decente (Robin Wright) del suo curriculum da tro… ne, tombeur de femmes della Madonna (cioè, la Ciccone), cioè dopo aver avuto indicibili flirt con topone però che fanno rima con zoc… one, in Flag Day recita la parte di un padre pieno di sensi di colpa da coglione. Certamente, è credibile quasi quanto Jack Nicholson di 3 giorni per la verità quando vuole farsi perdonare da Anjelica Huston. E ho detto tutto un’altra volta.
Ora, la donna francese col più bel lato b non è Laetitia Casta, bensì Charlotte. Chi? La Gainsbourg? No, Charlotte Le Bon. Ah, per forza, a Bologna direbbero a mo’ di Stefano Accorsi: socmel se l’è bona. Maxibon! Ah ah. Comunque, Le Bon è canadese. Ah ah.
Presto, concorrerà a Cannes anche Nanni Moretti. Il quale, dopo Caos calmo con Isabella Ferrari, è credibile nei panni di un uomo “duro” che non tradisce mai le istanze della personalità da Tre piani, eh già, quasi quanto Michael Rooker del suo odiatissimo, in Caro diario, Henry…
Che posso dirvi di me? Credo che Shannon Tweed abbia tradito Gene Simmons nel film Singapore Sling. Penso di essere, anzi sono David Wissak di Twentynine Palms per la regia di Bruno Dumont. Con l’unica differenza che la mia lei è molto più bella di Yekaterina Golubeva. Povera la Yekaterina. Russa e morta alla sola età di 44 anni a Parigi.
Comunque, la dovreste finire anche col Cinema del polacco Andrzej Żuławski. Uomo da Femme publique come Valérie Kaprisky, uomo da Sophie Marceau de Il tempo delle mele, no, di Mes nuits sont plus belles que vos jours & Amour braque – Amore balordo.
Sapete, pur non essendo io bisessuale e non soffrendo di AIDS, adoravo il film Notti selvagge (Les nuits fauves) di e con Cyril Collard e Romane Bohringer. La donna dal seno più bello di sempre.
Quindi, se l’Italia vincerà contro l’Inghilterra, non voglio nessun Margheritoni/Andrea Roncato che, a Isabel Russinova, cantò Toto Cutugno. Buongiorno Italia, buongiorno Maria con gli occhi pieni di malinconia…
Basta con gli italiani medi. Vogliamo un genius vero. Qualcosa di veramente spaventoso. Io sono un autarchico, non Moretti! Sino a qualche anno fa era impensabile poter girare un film da Lav Diaz con un cellulare Samsung di 140 Euro. Oggi, si può girare un film di 140 ore. Migliore di Femme Fatale di Brian De Palma e con un piano sequenza più spettacolare dell’incipit de Il falò delle vanità. Anche perché, a proposito di Ronin, credo di essere l’unico uomo del 2021 a sapere chi sia, cari cinefili da mercato ortofrutticolo, John Frankenheimer. Uno dei più grandi registi di tutti i tempi. Vi dovete solo vergognare. E voi, voi che dite che Verhoeven è un genio come David Cronenberg. Per piacere, basta! Mi ha fatto morire Francesco Alò, Ha definito Benedetta un Giovannona Coscialunga alla Ken Russell. Detto questo, a Leos Carax, preferisco Lilli Carati. Uh uh.
Ebbene, cari gobbi di Notre Dame, no, uomini Klaus Kinski di Per qualche dollaro in più, cari pervertiti come Gian Maria Volonté in tale film, (Volonté non è francese, ah ah) ché violentate perfino donne purissime come Nastassja, oltre ad andare con bagasce come Deborah Caprioglio, se qualche stronzo vuole distruggervi, arrivo io e dico:
– Sei stato poco attento, vecchio. Colonnello, prova con questa. Indio, tu il gioco lo conosci.
Mi sa che conoscete poco il Cinema, poco gli uomini e le donne, avete letto pure pochi libri e siete moscissimi.
Ricordate: sono il più grande artista del mondo, non abito a Montmartre ma sono il re dei martiri. In vita mia, fumai solo una canna. Scusate, Cannes è il plurale inglese di quella che vi fate voi? Sì, esiste Il tempo delle mele ma anche quello delle pere. Di mio, non sono un drogato e non ho il fisico a pera. Conoscete ogni unità di misura Ampere? Ah sì? Però, qualcosa sapete. Scusate, alle pere preferisco le pesche.
di Stefano Falotico
UPDATE:
Monday, July 12, 2021 – Vinciamo gli Europei, Nanni Moretti presenta un nuovo capolavoro, cade la regina, le ignobili débâcle di Verhoeven e Sean Penn, aveva ragione John Lennon
Amici, son invecchiato anche io. O forse sono ringiovanito ma gli altri non possono sapere chi io sia, chi sono. Non lo so neppure io.
Per la prima volta in vita mia, ho avvertito di essere percepito in maniera giusta dal prossimo.
Sì, purtroppo o per fortuna, a Settembre compirò 42 anni.
Anche se me ne sento 16, al massimo 20. Perché, per tante circostanze avverse, mi sono mancati, mi mancarono tanti anni di vita.
In un passato oramai remoto, mi auguro superato anche se non del tutto rimosso, lo sapete, gravemente mi ammalai.
Si trattò di una patologia piuttosto pesante. Divenni un film di Bergman. Inutile stare a spiegare, perfino a me stesso, cosa (mi) successe in maniera imponderabile.
Non fui mai davvero malinconico, fui semplicemente altrove. Chissà dove. E, quando mi ripresi, la gente pensò che avessi mentito loro.
Ma non voglio condannare nessuno per i suoi errori ed orrori, tantomeno me stesso.
I miei occhi hanno riacquistato la luce della vita. E sento, dentro di me, una forza spaventosa.
Nessuno mi ha, sino ad oggi, mai visto così. Nemmeno io, ah ah.
Infatti, le possibilità sono due: o sono impazzito del tutto oppure sono stato illuminato da qualche dio miracoloso. Io, nei confronti di me stesso, non sono misericordioso.
Non mi sento triste, anzi. Mi fa solo tristezza, appunto, sentirmi giovanissimo e invece essere visto come uno di mezza età.
Al che, ordino un caffè al bancone e il barista dice alla barista: – Che cosa aspetti? Servi il signore.
Il signore sarei io. Poi ordina alla stessa ragazza: – Quel ragazzo aspetta la sua ordinazione da quindici minuti. Servilo. E fai in fretta. Ah, hai servito o no questo signore?
Il signore, ripeto, sarei io.
Non ho rimpianti. Perché le parole mi escono dalla bocca con una semplicità disarmante. Sì, ho letto molti libri ma certamente meno rispetto a gente che sa parlare peggio di me. Ah ah.
Abbiamo vinto gli Europei? No, hanno vinto. Oramai è trascorsa qualche ora da questa vittoria storica. E, stamane, inizierà per me e per molti di voi una nuova giornata senza miliardi da calciatori pieni di oro.
Voglio fluttuare, navigare nella mia anima come un impavido pirata delle mie emozioni sprigionate, del tutto liberatesi dei tormenti esistenziali del mio ignoto tempo senza vita e senza spazio. Non ho voglia di pensare al domani. Gioirò di tutto, morendo nel mio cuore a ogni ora per poi rinascere allo spuntare di un nuovo giorno pieno di calore e colore.
Sono in fase oramai calante? Forse sì. Dietro di me vi sono grandi libri da me scritti. Sì, lo sono. E forse un dì, quando sarò io morto da un millennio, qualche ragazzo li leggerà e vivrà, attraverso le mie parole, quel che io vissi quando li scrissi. Sentendosi, come me, allegro e scanzonato, poi arrabbiato e disperato, depresso e tormentato, sfigato e poi fortunato, amato e ripudiato, odiato e invidiato, vilipeso e oltraggiato, ferito e poi resuscitato. Ma è la vita.
Il resto è sovrastruttura che la gente, attraverso libri inutili di scuola e di Storia scritta dai vincitori, impara a menadito. Ripetendo cioè la pappardella a memoria per far contenti amici e parenti.
La mia vita fu sbagliata, sbiadita, clamorosamente inaudita. Da me stesso non concepita, negata e poi riabbracciata.
Sto scrivendo un altro romanzo, provvisoriamente intitolato Bologna POLAR.
Forse farà schifo, forse sarà bellissimo, forse non lo finirò, ah ah. Oppure, poche ore prima di dare il visto si stampi per la pubblicazione, per strada incontrerò un assassino e questo qui mi ammazzerà. Poi la mia casa brucerà e il libro non più esisterà, ah ah.
Voglio prenderla con Filosofia, con armonia, perché no, anche con Biologia. Ah ah.
Credo di conoscere molto bene il Cinema, gli uomini e le donne.
Una volta John Lennon cantò… immagina un mondo senza religione…
Senza bigotti moralismi e oscurantismi, aggiungo io.
Voglio ora divertirvi, giocare, giocare con le parole.
Perché son un menestrello, sono brutto o forse bello, son un porcello o solo un cesso.
Non voglio il successo e non so cosa mi sia successo.
Nanni Moretti uscirà presto con Tre piani, peccato che dalla nascita non sia uscito dal suo Super Io da Henry – Pioggia di sangue, anche di romantiche lacrime
Basta!
Pensavo si fosse affiliato a Di Maio, il Nanni. Pensavo che avesse preso il reddito di cittadinanza, chiedendo a Salvini di censurare Henry. Credetti, ma sbagliai, che avesse pagato magnanimamente gli zaini della Invicta degli 80 Euro di Matteo Renzi a Jasmine Trinca, da lui scoperta, oddio, ne La stanza del figlio.
Sì, Jasmine è ancora schizofrenica come ne La meglio gioventù, come la ragazza di faccio cose, vedo gente di Ecce Bombo. Dunque, deve tornare a “squola” con la q per divenire un quadro aziendale di tale società che non ama più i pasticceri trozkisti.
Sì, Jasmine va rieducata e riprogrammata come Kate Winslet di Holy Smoke.
Kate Winslet, nell’appena menzionatovi film di Jane Campion, riuscì a depistare il percorso rehab da John Lone de L’ultimo imperatore di Bertolucci, regista che fu amatissimo da Moretti, poiché si spogliò dinanzi a Sport/Harvey Keitel di Taxi Driver. Il re dei papponi. E, come dice Travis Bickle, dei ruffiani, dunque degli ipocriti.
Kate, in una notte calda di cosce e zanzare alla Luciano Ligabue, si mostrò ad Harvey tutta ignuda e Harvey, dinanzi al suo seno, certamente più sodo e grosso di quello piattissimo di Margherita Buy, al buio gustò tutta la Winslet buona, animalizzandosi come un bue.
Insomma, la matta Kate lo fotté in ogni senso, in tutto il suo seno. Harvey perse il senno, qui parafraso Alessandro Bergonzoni, perciò si rivelò solo un grosso porcellone assai presuntuoso, molto unto, bisonte e cafone.
Poiché volle reprimere la giovinezza d’una figlia dei fiori nel (de)moralizzarla da tutor della minchia.
Sì, spesso anche a me succede soventemente d’incontrare, lungo YouTube, persone che vorrebbero bocciarmi, bloccarmi, imboccarmi, intubarmi e trombarmi.
Gente che, gelosa della mia libertà e della mia florida bellezza, mi dà del troll quando invero mi piace giocosamente viaggiare per il mondo con il trolley.
Visitando città a me ancora ignote che vanno da Noto, in Sicilia, sino a Milano, poi arrivano a Mirano, in provincia di Venezia, cittadina natia di Federica Pellegrini, campionessa di nuoto per cui sarei rana, poi principe di stile libero da vero sessuale pellegrino per tuffarmi in lei con salti carpiati da Tania Cagnotto.
Sì, cerco un centro di gravità permanente, eh già, cantò Nanni Moretti, no, scusate, cantò E ti vengo a cercare di Franco Battiato quando fu ancora bellamente autarchico… in Palombella rossa.
Un Nanni politicamente scorretto e controcorrente che a me piacque un sacco bello…
Poiché agguerrito polemista, incazzato anche sano fancazzista schierato apertamente contro un mondo d’ingiustizie. Delirante, sfigato mai visto, uno capace di leccare, insonne, un barattolo intero di Nutella, struggendosi per Laura Morante e sospirando nella sua anima, nel plenilunio alto, Con il nastro rosa di Lucio Battisti.
Comunque, adesso ho un po’ paura, adesso che quest’avventura sta diventando una storia vera, spero soltanto che tu sia sincera…
Di mio, che posso dirvi?
Inseguendo una libellula in un prato, un giorno che avevo rotto col passato quando già credevo di esserci riuscito, son caduto.
E non vorrei aver sbagliato la mia spesa o la mia sposa…
Sì, quando m’innamoro, non so più gestire le mie emozioni e divento come Stefano Accorsi, sì, sempre de La stanza del figlio.
La mia Laura Morante mi fa uscire di testa come Stefano/Dino Campana di Un viaggio chiamato amore.
Ma devo ringraziarla… i miei pezzi migliori li scrivo quando sono Innamorato pazzo come Adriano Celentano. V’è una forza, una disperazione, una potenza emotiva da lasciare stordito anche me.
Di cui si può dire tutto tranne che non possegga un Segni particolare, bellissimo.
Quando m’innamoro, divengo, poche volte vengo, un personaggio larger than life come il miglior Cinema di Lars von Trier.
Sono capace di seguire lo stream of consciousness delle mie Onde del destino.
Sì, l’amore rende ciechi e allora ballo con Dancer in the Dark.
Anche Dancing in the Dark alla Bruce Sprinsteen di I’m on Fire.
Molte persone invece s’istupidiscono come in un film e libro di Moccia con Riccardo Scamarcio e non possiederanno mai il carisma malinconico di John Wick 2.
Insomma, si castrano come Stefano Dionisi di Farinelli.
E sbraitano come Carlo Verdone di Maledetto il giorno che t’ho incontrato.
Nanni, comunque, il miglior film sulle tre stanze del figlio, no, istanze della personalità rimane Mulholland Dr.
Mah, di mio, che io mi ricordi, mi dissero a tredici anni che ero un genio.
Non diedi mai retta a una puttanata del genere.
Al che, ieri sera, feci ascoltare l’audiolibro, da me recitato, del mio nuovo romanzo a una platea di amici.
– Vai, spingi play.
Alla fine, tutti quanti mi picchiarono a sangue. Perché, purtroppo, lo sono ancora…
Se siete curiosi di ascoltare tutto l’audiolibro, dovete aspettare. Occorreranno giorni e ancora giorni affinché possiate ascoltarlo in forma integrale e ottimale. Se invece, nel frattempo, volete comunque leggerlo, anche in digitale, digitate La prigionia della tua levità su Amazon, IBS.it e sulle maggiori catene librarie online, dunque accattatevelo! Se invece non vi piace leggere, nemmeno le anime delle persone, e pensate che la vita sia un lavoretto e un sabato sera per far bisboccia, onestamente, potete anche andare a prendervelo in culo. Non m’impedirete di fare l’artista, no, non ho bisogno di essere medico, non m’indurrete al suicidio come fece il ragazzo poeta de L’attimo fuggente.
Dunque, nessun (rim)pianto, nessun pilifero impianto, mi sono ricresciuti i capelli. Abito al quarto piano e quella del settimo non ce la fa a prendere l’ascensore con me perché arrossisce e rimane imbarazzata poiché è l’unica super figa del quartiere che non riesce a rendermelo rizzo.
Su questa faloticata, vi lascio e ci sentiamo domani. Tanto, ce n’è sempre una. Ah ah.
Comunque, i tempi sono cambiati. Anche io, come no?
Per anni, fui Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato. Poi, mi accorsi che esistono i pazzi. Sì, nella clinica di Qualcuno volò sul nido del cuculo, incontrai, oltre al d.o.c., ovvero il disturbo ossessivo-compulsivo, anche DOC di Ritorno al futuro. Vale a dire Christopher Lloyd.
Sì, Christopher mi disse che le mie mani non tremano più. Sì, mi curai dal Parkinson come Michael J. Fox.
Al che, chiesi a Chris se potesse spedirmi indietro ai tempi in cui Elisabeth Shue era più giovane e pure io.
Lui mi disse che la macchina del tempo esiste solo nei libri di Marcel Proust, a livello metaforico, e nel succiato film di Bob Zemeckis.
Mi consigliò però di dare lezioni di scrittura creativa a Danny DeVito.
Me la tirai da Billy Crystal di Getta la mamma dal treno.
L’avete mai visto questo gioiellino? Billy interpreta la parte del professore d’italiano che dà lezioni neanche se fosse Alessandro Baricco. Era ricco quasi quanto lui ma la moglie gli portò via tutto. E Billy, distrutto, si chiuse a riccio.
Al che, si trovò a insegnare a degli studenti peggiori di quelli di Paolo Villaggio di Io speriamo che me la cavo e di Michele Placido di Mery per sempre.
Prende su parola un tizio col suo elaborato, sicuramente una disamina degna del Nobel e del Pulitzer, certo…
Il suo romanzo s’intitolò Cento donne che vorrei scoparmi.
Non sto scherzando, guardate il film.
Sì, il mio prossimo romanzo sarà proprio intitolato così. Non siete curiosi di leggerlo?
Già, non sarà solamente una lista della spesa o del vorrei che fosse la mia sposa…
Credo che partirò da Sharon Stone. Dunque, in medias res della sua figa, no, della sua filmografia, ovvero partendo da Basic Instinct, cioè dalla sua, appunto, scrittrice Catherine Tramell, ripercorrerò in anale, no, in psicanalisi, no, in analessi il suo excursus di donna desiderata non soltanto da un maniaco voyeurista come William Baldwin di Sliver, bensì anche da Sam Rothstein/De Niro di Casinò.
Michael Douglas, in Basic Instinct, si chiama Nick Curran. De Niro scopò Milla Jovovich in Stone, appunto, di John Curran.
Poi, chiederò a un altro Michael, Michael Caton-Jones, il regista di Scandal e di Voglia di ricominciare, come mai girò il sequel orribile, Basic Instinct 2 ma pure un film malinconico più di Luigi Tenco, Colpevole d’omicidio, un film su un’ingiustizia, una pellicola dal titolo italiano che non rende giustizia al belllissimo titolo originale, City by the Sea. Ambientato, perlopiù, ad Asbury Park, la patria dei sogni perduti di Bruce Springsteen. Asbury Park, ove i fantasmi luccicano nelle notti più cupe e ove La messa (non) è finita. Poiché Nanni Moretti è bravo, molto bravo ma Tom Morello ancora di più. Cammino per istrada con aria sconsolata e, fra le stelle della luna alata, i vampiri mi chiamano the poet… Perché, che vi piaccia o no, i cani offendono ma i cantori esistono. E non vi è alcuna spiegazione razionale possibile.
di Stefano Falotico
Basta con melensaggini come A Star is Born, coi “piani” di Moretti, rivogliamo RoboCop di Verhoeven e non cloni addolciti, e io sistemo il mio Carpenter
Sì, è stata una giornata impegnativa quella di ieri per il sottoscritto. Io sono come una macchina, anche da scrivere, sebbene usi una tastiera ergonomica. Una volta che parto in propulsione, non mi fermo più.
Al che ho lavorato come un dannato. Dalle otto di mattina a mezzanotte, fumando tre pacchetti di sigarette.
Ieri mattina, mi son accorto in ritardo, con mio sommo dispiacere, che il mio libro su Carpenter, oltre a qualche inesattezza nell’impaginato, come vi riferii nello scritto delle scorse ore, aveva due refusi. Ma, più che refusi, 2 lapsus. Cioè quegli errori che in verità non sono errori veri e propri ma distrazioni della mente, ché ti gioca scherzi che poi creano questi disguidi.
Al che, puntigliosamente, ho corretto sia il file Kindle, aggiornando la pubblicazione su Amazon, sia l’eBook, intervenendo in maniera “amanuense” sul formato, e ovviamente il cartaceo, puro fiore all’occhiello di questo pregiato, insostituibile libro. Sì, lo è, con buona pace degli invidiosi. E di chi vuole negar sempre l’evidenza della mia bravura.
Nella recensione di Grosso guaio a Chinatown, all’inizio ho scritto Jake Burton al posto di Jack. Mentre, naturalmente, da tutte le altre parti nome e cognome erano esatti. Non è la prima volta che mi succede. Mi pare, se non ricordo male, di avervi già detto che sbagliai il nome del mitico Kurt Russell di Big Trouble… Non un grosso guaio, comunque, basta cambiare due lettere e rispedire il file a Youcanprint, attraverso l’apposito form MODIFICA. E sostituiranno il primo ePub con quello revisionato. Stesso discorso dicasi per il cartaceo.
Ma non era l’unica svista. Anche nella recensione de La cosa, prima scrivevo che è ambientato in Antartide e, due righe sotto, dicevo che l’azione si svolge al Polo Nord. Il Polo Nord è l’Artide. E nemmeno il mio correttore di bozze se n’è accorto. Di solito queste importanti inezie le capta al volo. Ma stavolta la svista gli è passata inosservata. Avevo fatto confusione col racconto da cui è tratto e soprattutto col film originale del ‘51. In cui l’ambientazione è l’Alaska.
Di mio, sono spesso depresso bipolare e alle volte mi stabilizzo nell’equatore del mio centro di gravità permanente alla Battiato.
No problem, basta togliere Nord, inserire Sud e rimandare, come per la versione eBook, il file. In 7-10 giorni lavorativi, sarà tutto aggiustato. Così, se voleste comprare il mio libro, vi stamperanno l’edizione perfetta.
Poi, ho tradotto tutto il testo in inglese, con un’accortezza millimetrica. Ora, mi toccherà solo limare i dettagli.
Detto questo, dopo questo lungo preambolo e il mio tour de force impressionante, del quale non vi sbatte un cazzo, passiamo ad A Star is Born.
Secondo me, se siete adolescenti che sognano una col culo di Lady Gaga, può emozionarvi. Se siete già cresciutelli e volete lo stesso qualcosa di dolce, trovate una bancarella e ordinate dello zucchero filato.
Siamo stanchi di questi film zuccherosi, che leccano il culo all’Academy.
È stato annunciato anche il nuovo film di Moretti, Tre piani.
Dopo aver interpretato la parte dello psicoterapeuta ne La stanza del figlio che salva Accorsi e Orlando ma non riesce invece a elaborare il suo di lutto, dopo lo psicanalista Brezzi in Habemus Papam, adesso pure questa menata: Centrale nel romanzo è la teoria di Freud. Le tre famiglie riflettono infatti le tre diverse istanze freudiane della personalità: Es, Io e Super-Io.
Sì, Mulholland Drive, in maniera inconsciamente più junghiana e onirica, aveva già detto tutto. Ah ah.
Ecco, appunto. La dovreste finire di romperci i coglioni con questi film falsamente sentimentali per ragazzine sceme, con queste disamine psichiatriche, con questa società malata di nevrotici che danno di matto.
Rivedete RoboCop di Verhoeven. Alla fine deraglia verso una violenza abbastanza insostenibile ed eccessiva ma è comunque meglio di molti di voi, asinacci che ragliano.
Ché andate a vedere film buonisti, consolatori.
Ma sì, dai, la mia prossima monografia sarà su Verhoeven. Perché no?
Capace che la psicologa bisessuale Tramell, quel pezzo di figona da montare subito di Sharon Stone, voglia conoscermi e io le dirò: – No, grazie. Trent’anni fa, sarei stato con te un lupo come Michael Douglas. Adesso sei vecchia. Al massimo, posso darti una leccatina.
La dovremmo finire con questo Cinema ipocrita, ruffiano e per donnette.
C’è solo un uomo che conosce il Cinema meglio di Scorsese. E quello sono io. Un uomo gelato, poi semifreddo, da leccare come la crema e il cioccolato. Perché sono uomo che si scioglie nella tua bocca, in quanto vero e duro, senza aggiunta di coloranti.
Sì, potrei stupirvi con special effects, invece rimango un uomo che ama gli affetti speciali.
Un classico…
E finitela con psichiatrie, idiozie e puttanate, miei uomini malati di mente.
Volete cambiare la vostra vita?
Riguardate il sogno de Il signore del male…
This is not a dream… not a dream. We are using your brain’s electrical system as a receiver. We are unable to transmit through conscious neural interference. You are receiving this broadcast as a dream. We are transmitting from the year one, nine, nine, nine. You are receiving this broadcast in order to alter the events you are seeing. Our technology has not developed a transmitter strong enough to reach your conscious state of awareness, but this is not a dream. You are seeing what is actually occurring for the purpose of causality violation…