Oggi parliamo del più grande attore nero di tutti i tempi. Il super negro per antonomasia Denzel Washington.
Da me ribattezzato, in più occasioni, come Tartufone Motta. Non è lui? È un uomo dolce noir, ah ah, coloratissimo come il carbone. E adesso ha pure il panzone da uomo che ha mangiato tanti buoni cioccolatini fondenti.
Ora, sapete bene chi è questo pezzo d’uomo alto un metro e 85 che cammina sempre a schiena dritta e ha un sorriso che bagna tutte le donne? Anche le più algide della Scandinavia?
Non so se avete visto The Night Of. John Turturro, suo amico, ha avuto un figlio da una nera e n’è venuto fuori un bel mulatto. Al che, questo figlio moro sbiadito al latte come Otello viene redarguito da John. Otello, uno che a forza di scoparsi la sua bianchetta mula (eh sì, siamo a Venezia, vicino a Trieste, patria delle mule) super passerona Desdemona, ha assunto un colorito meticcio, e nel 1995 fu interpretato da Laurence Fishburne nell’adattamento dell’omonima tragedia scespiriana, o shakespeariana e oh quant’è bona Tiziana, diretto da Oliver Parker. Non vale un cazzo, Laurence. Desdemona, nel suddetto film, era interpretata da Irène Jacob, una francesona naturalizzata svizzera. Come appunto il Lindt. Svizzero? No, Novi. E questa Jacob te lo fa tutto nuovo. Fidatevi. Ve lo carbonizza.
Ecco, il figlio sanguemisto dice al padre che vuole fare una tesi di Laurea su Jamie Foxx. E John ridacchia. Perché Jamie non è Denzel!
Allora dice a suo figlio che, anziché scegliere Jamie, attore bravissimo e Ray Charles oscarizzato, se vuol fare un figurone davanti ai professori, cazzo, deve scrivere una tesi su the greatest, Denzel appunto. Puro toro da monta inarrestabile.
L’orgoglio di tutto il popolo afroamericano. Uno che, dopo il divorzio dei genitori, fu sbattuto in collegio e si fece un culo come una casa per superare tutti i pregiudizi dei bianchi fighetti, per sconfiggere le puttanate sull’apartheid e sulla tonalità viola di ogni segregazionismo di merda. La merda, nerissima, soffice e granulosa, che non è la pelle dei neri ma l’anima stronza di questi repubblicani porci.
Denzel è grandissimo. Sì, un figlio di puttana con due palle di marmo. Un colosso, un mito, uno che l’ha ficcato in culo a quel burino di Russell Crowe, fottendogli l’Academy Award con la sua camminata da Alonzo di Traning Day.
Sì, mi ricordo quella cerimonia di premiazione. La vidi in diretta. Fu anche l’anno di Halle Berry, fidatevi, un pezzo di gnocca da mettere al tappeto ogni Naomi Campbell della minchia. Halle, una che schienò anche Billy Bob Thornton di Monster’s Ball con quel suo culo superbo. Un culo incantevole da morirci dentro, un culo immane dipinto da Giotto, un culo dalle perfette proporzioni geometriche, un culo irresistibile che avrebbe fatto la fortuna di Tinto Brass.
Un culo magnifico. Oddio, non fatemici pen(s)are. Allucinante.
Ma torniamo a Denzel, non perdiamoci in quel figone di Halle. Ché poi è capace che vieni deriso da Al Pacino di Heat. Ci sei voluto entrare e ci sei rimasto!
Denzel è l’erede di Sidney Poitier. Un altro bell’uccellone. Sì, in Indovina chi viene a cena?, Sidney, con un’invidiabile faccia di bronzo, si presenta a casa dei coniugi Spencer Tracy e Katharine Hepburn, per chiedere la mano e anche qualcos’altro della loro figlioletta.
Spencer Tracy, nonostante la diffidenza iniziale e i suoi pregiudizi razzisti, capisce che sua figlia ama quell’uomo. E questo “strano” accoppiamento ha da farsi perché questi due ragazzi sono esseri speciali.
Sì, Spencer voleva il bene della figlia. Altrimenti sarebbe cresciuta malissimo, guardando i porno con Lexington Steele e sarebbe diventata Julianne Moore di Lontano dal paradiso.
Ma sì, Julianne, lascia questo pavone di Dennis Quaid a Santa Auzina. Una non tanto santarellina.
Lascia che Dennis vada a zoccole. No, non mandare la tua vita a puttane, Julianne, che te ne fai di un troione quando desideri solo un grosso nerone?
Sì, Julianne Moore è un’altra che ti arrostisce. Ma secondo me è troppo pallida. Questa rossa lentigginosa ha bisogno di un Denzel Washington che le doni un colorito, diciamo, più roseo.
Sì, Denzel è uno che può soddisfare anche la più repressa frigida timorata di Dio. Di fronte a un Washington, anche la compianta Rita Levi-Montalcini avrebbe perso i neroni, no, i neuroni. Ah ah!
Ma quali sono le migliori performance di questo maschio enorme?
Lasciamo stare Glory e anche Gloria di Umberto Tozzi.
Manchi tu nell’aria
Manchi come il sale
Manchi più del sole
Sciogli questa neve
Che soffoca il mio petto
T’aspetto Gloria
Eh sì, a Margot Robbie di The Wolf of Wall Street non serviva un Leonardo. Ma un Man on Fire.
Che cazzo vuole questa Margot? Il divorzio? Ma che ha da sbraitare questa gallina? È solo Molto rumore per nulla. Chiamate Malcolm X e fatele capire che nella vita, anziché Leo, poteva incontrare anche Tom Hanks di Philadelphia. Non le va a genio, Leo? Ah, ma pretende troppo costei. Vuole i soldi, i gioielli, la Porsche e pure i figli. Che si fotta!
Sì, Denzel ha una marcia in più, Il tocco del male da uomo He Got Game.
Denzel è uno che vola alto. Chiedetelo a quell’altra mignotta di Kelly Reilly di Flight. Prima si drogava, poi incontra Denzel. Lui continua a ubriacarsi ma, con Denzel, un cane sciolto, Kelly faceva la gattina. Eh sì.
Sì, Kelly lo molla ma ora soffre pene d’amore. Denzel le fu Inside Man, perché Denzel è un amatore straordinario. E lo sa Viola Davis di Barriere. Che, alla fine di ogni notte, con lui sorride e grida evviva Il sapore della vittoria – Uniti si vince.
E questa scena è un capolavoro!
E a proposito di football e Barriere varie, com’è la scena finale de Lo chiamavano Bulldozer?
Quando dal nulla quella montagna di Bud Spencer riappare come per miracolo e distrugge il merdoso che sbianca?
Sì, a me piacciono le bambinate così come agl’imbecilli piacciono le porcate.
di Stefano Falotico