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MOTHERLESS BROOKLYN di e con Edward Norton – TRAILER REACTION: guardate che charisma jokeriano, brandiano, oserei dire deniriano, deppiano, appunto nortoniano


23 Aug

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Sì, si nota che sono particolarmente in forma?

Abbastanza, no?

Il prossimo 13 Settembre compirò quarant’anni. Ma dove?

Ho un viso diabolicamente angelico, sì, non ho età.

Per anni, a causa della superficialità altrui, fui scambiato per un ragazzo semplice, cioè elementare.

Molti invece, oggi come oggi, sono convinti che io sia un personaggio non solo monumentale, bensì elementale.

Sì, la mia vita è stata talmente assurda, rocambolesca, grottesca, imprevedibile e inaspettata che nessuno si riesce a spiegare come sia possibile che io possegga un viso così delicato, un viso che induce a lievi baci e poi a un crescendo rossiniano di amori vigorosi e irrefrenabili.

Sì, so che molti di voi sono invidiosi e mi addebitano patologie mentali abbruttenti e invalidanti come la sindrome di Tourette della quale soffre Norton in questo film.

Ma vi va sempre male.

Io assolvo ogni vostra malignità, volando nell’aldilà. Soprattutto amando un’altra ragazza al settimo cielo con estrema qualità e in particolar modo in quantità.

Sì, sono insaziabile. Le ragazze devono chiedermi di fermarmi perché altrimenti finirebbero al reparto di rianimazione. Da non confondere con l’animazione.

Sì, sono conigliesco come Roger Rabbit per ogni Jessica in carne e ossa di puro, potentissimo live action.

Sì, malgrado le batoste devastanti, la malinconia iper-pesante, i miei trascorsi disagi inauditi e sesquipedali, riesco a conservare un carisma pari a quello di Johnny Depp, di Joaquin Phoenxi, di Robert De Niro, di Marlon Brando, di Al Pacino e, appunto, di Edward Norton.

Sta succedendo il finimondo.

Su Instagram, ho delle fan giovanissime. Mi chiedono d’incontrarle ma, se le incontrassi e accadesse quello che sapete, i loro padri mi verrebbero a cercare anche in capo al mondo.

Nel frattempo, in queste giornate super frenetiche, sembro Ray Liotta nel pre-finale di Quei bravi ragazzi.

Tutto sudato, devo districarmi fra mille impegni. Sì, mia madre s’è assentata e devo prepararmi da solo le polpette al sugo, dieci amici su Facebook mi chiedono dei favori, un altro mi chiede una recensione, l’albergo presso cui ho prenotato per il Festival di Venezia mi bombarda di messaggi su WhatsApp, chiedendomi continuamente a che ora arriverò.

– Le ho detto il 27.

– Falotico, sì. Ma il 27 quando? A che ora, a che minuto? Di mattina o nel pomeriggio?

– Forse il pomeriggio. Anzi no, prima di mezzogiorno.

– A chi devo chiedere, scusi? Il 27 è martedì, mancano pochissimi giorni.

– Sì, ma devo anche andare a ritirare l’accredito stampa al Palazzo del Casinò. Mi hanno comunicato gli orari in cui posso ritirarlo. Ma sa com’è. Ci sarà una fila pazzesca. Se riesco a sbrigarmi, le ripeto, entro mezzogiorno. Però, devo anche pranzare.

Facciamo alle 14. Anzi, no. Non lo so. Le faccio sapere domani.

 

Che casino!

Per fortuna, il mio talento e la mia calma olimpica, come no, da Ed Norton… mi mantengono sempre al top.

Lo sapevate? L’avreste mai detto? Edward Norton è laureato in Storia e Cultura Orientale.

Sì, è un filosofo zen. Come me.

Come no?

Un mio amico del cazzo cerca però di demoralizzarmi:

– Stefano, tu ti fai troppi film, sai?

– Tu invece non ti fai né troppi film né qualcos’altro.

 

Ho ragione io? Credo proprio di sì.69884924_10214334681903780_6856932583897300992_n 69948506_10214334761145761_6321778885721587712_n69593008_10214334661863279_906795624865726464_n 69348605_10214336266103384_6768732136234024960_n

MOTHERLESS BROOKLYN, che poesia noir: sono Birdman e ci fu un tempo in cui accarezzai Takeshi Kitano dal vivo, vedere per credere!


22 Aug

 

Mickey+Rourke+SMASH+Global+VIII+Night+Champions+AWNH2PyKppDl

IL RE LEONE

Fervono i preparativi per il Festival di Venezia, le memorie di tutta una vita son rimbalzate dall’oltretomba del mio core, io quasi baciai Takeshi Kitano, guardate!

Eh già, osservate che bel leoncino che ero tanti anni fa. Non mi ricordo che anno fosse. Credo il 2005. Visto che capelli cotonati quasi da criniera, appunta, leonina?

Ero seduto, come potete notare palesemente, su una delle scalinate del Festival di Venezia. Credo che si trattasse di quella antistante il Casinò.

Al mio fianco, il mitico Mario Carta, fan super sfegatato mai visto di Takeshi Kitano. Che è sempre stato un habitué della Mostra. Anche Leone d’oro per Hana-bi. Praticamente, titolo più titolo meno, Takeshi, da quando vinse a Venezia, presentò tutti gli altri suoi film al Lido.

Sì, se non vado errato, solo Brother non fu presentato a Venezia.

Sì, ci sono i super sfigati invisibili e i super fanatici che sol io conosco, vidi e vedrò. Voi no.

Io ho un sacco d’intrallazzi. Nemmeno George Clooney conosce tutte le persone che conosco io.

Mario Carta, da anni, gestisce uno dei più grandi fan club dedicati a Takeshi. Anzi, ne è il fondatore assieme a Renato Quinzio. Io, modestamente, conosco entrambi.

Siamo stati anche al ristorante cinese-giapponese forse con uno yakuza a servirci una coreana con gli occhi non solo a mandorla ma con le iridi verdi come quella di Grosso guaio a Chinatown.

Se voleste infatti cliccare su questa pagina, potete infatti vedere me vicino addirittura a Kitano. Se non avete voglia di cliccare, vi metto la foto qua e state zitti.

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Vi ripropongo questo video. Video, oserei dire, cult. Forse ghezziano, forse una faloticata in pura salsa Takeshis, sì, il film “sorpresa” dell’edizione del 2005

Ora, facciamo chiarezza. Io e Mario Carta, da non confondere invece con quel bambagione del cantante quasi suo omonimo, ovvero Marco Carta, sediamo fianco a fianco nella foto sopra mostratavi, nel 2005.

Ma era il 2003 o 2005? Faccio confusione. Nel 2003, Kitano presentò a Venezia Zatôichi. 

Mario è un donnaiolo. Mi prendeva sempre per il culo, giustamente. Al Lido infatti, soprattutto di sera, quando il plenilunio arde lassù nel cielo, sfilano sulle strade delle ragazze niente male.

Ragazze che, se le fissi per troppo tempo, rischi di entrare in stato catatonico e assumere la stessa espressione semi-paralitica di Beat Takeshi!

Io camminavo sempre con la testa fra le nuvole e Mario:

– Scusa, devi guardare le ragazze. Diventerai un grande come Takeshi. Se invece continui a fare il Genius-Pop, assumerai le sembianze dell’uomo di Dolls.

 

Ah, che serate. Una volta, nel mio appartamento, invitai anche Mauro. Gozzovigliammo assieme a un altro, idolatra invece del Cinema di Fincher.

Avete capito chi sono questi due? Riguardate il video. Uno è seduto alla mia destra, nella tavolata, l’altro a sinistra.

Chi è Mauro? Quello che mi fa il faccione al min. 1:17 o quello che mi alza il dito medio, poiché non voleva essere ripreso, al minuto 1:21?

Con uno a questo tavolo feci anche a pugni. Ora, Mario e Renato non possono essere. Nemmeno la coppietta davanti a me. Avete capito chi è quello con cui venni alle mani?

No? È facilissimo. Fa pure il gesto… come dire, ah, allora sei uno zuccone.

Sì, come si suol dire, io conosco quasi tutto il Cinema a memoria. Conosco vita, morte e miracoli di ogni attore ma non sono mai stato lontano dalla realtà. Anzi, io sguazzo nel mondo, ultimamente anche in donne stupende, sì, le inondo con romanticismo talmente inverecondo, veemente e furibondo che loro impazziscono di gioia in maniera quasi immonda.

Anzi, conosco appunto anche Gesù Cristo, come dice il detto. Metaforicamente, anche metafisicamente, strinsi amicizia col figlio di dio quando fui iper-depresso. Sì, mi ricordo una mia notte insonne e da brividi.

Forse, in quella notte da lupo, fui posseduto dal demone Pazuzu de L’esorcista. Al che pregai iddio di salvarmi l’anima. Afferrai il rosario e cominciai ossessivamente a pregare come un dannato.

In verità vi dico che forse sarebbe stato meglio uscire di casa e fare l’amore con una di nome Rosaria.

Anche Rosalia sarebbe andata bene. Celentano Rosalinda, invece, no. Ah ah.

Si riparte!

Sì, oramai ci siamo.

Sto limando gli ultimi dettagli.

Per la prima volta in vita mia, andrò alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia in veste d’inviato specialissimo della rivista online Daruma View Cinema con la quale sempre più frequentemente collaboro in veste di giornalista freelance, eh sì, oserei dire impari.

Poiché la mia prosa, checché se ne dica, si discosta da chiunque. Nelle mie recensioni sono ravvisabili echi dei più grandi letterati della storia. Anche di Umberto Eco? Si va da Edgar Allan Poe, quando pongo e appoggio il mio sguardo sui noir più torbidi dalle trame più contorte, ove do libero sfogo alla mia creativa fantasia esegetica, addentrandomi nei misteri profondissimi di pellicole dal sapore detection d’antan come nell’imbattibile capolavoro, uno dei tanti, proprio di Edgar. Ovvero l’intramontabile I delitti della Rue Morgue, lungo racconto che, in alcuni punti, potrebbe ricordare il film From Hell dei fratelli Hughes con un magnetico Johnny Depp ma che, alla fine, dopo tanti climax al cardiopalma, dopo tanta suspense da Brian de Palma, no d’inarrivabile giallo da Agatha Christie, diviene Shock the Monkey di Peter Gabriel. Ah ah.

Sì, sono l’Hercule Poirot della critica italiana.

Sì, l’altra sera, il regista Daniele Misischia, autore del controverso The End? L’inferno fuori, ha lanciato su Facebook una provocazione giusta.

Daniele s’è scaldato con una frase bomba.

Subito accolta da Federico Frusciante che gli ha dato corda. Anche il sottoscritto s’è unito al coro dei risentimenti, no, dei risentiti.

Affermando con protervia e sano spirito battagliero che è dall’età che si nota, eccome, se uno può asserire con certezza di sapere qualcosa non solo del Cinema, bensì della vita.

Sì, nemmeno Orson Welles a vent’anni avrebbe potuto capire Quarto potere, diciamocela! Ah ah.

Così come Woody Allen, soltanto dopo aver ricevuto inculate pazzesche dalla realtà, dopo la sua adolescenza in cui fu trattato da infante in quanto non fu bello e sexy come i suoi coetanei, optò per il Cinema.

Sublimando ogni delusione d’amore in Io e Annie. Però Diane Keaton…

Quindi, che ne può sapere di Cinema quella pischella di 19 anni di nome Anna, figlia unica che non ha ancora mai visto Hannah e le sue sorelle?

A costei porrei una domanda da film The Millionaire. Deve rispondermi senza andare a controllare su Wikipedia.

È pronta la zoccola? Ok, la domanda da Lascia o raddoppia, anzi da Rischiatutto, è:

– Cara Anna, chi interpretò la parte di Anne nel film The Miracle Worker, da noi tradotto col titolo, appunto, Anna dei miracoli?

Allora, Anna, se lei risponderà senza leggere gli appunti, a differenza di ciò che fece in diretta questa signorina, sarà un miracolo.

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Bene, la domanda è…

Anna è Anne Sulllivan, interpretata da Anne Bancroft o è Helen Keller/Patty Duke?

Ma soprattutto Sant’Anna per quale miracolo fu fatta santa?

Ah ah.

 

La ragazza non rispose e si dichiara però ancora critica del Corriere della Sera. Sì, nel senso che critica questo quotidiano perché l’hanno licenziata.

Bene, sbattetela in manicomio.

Ah ah.

Sì, sto parlando su WhatsApp con Davide Stanzione. Io e lui ci conoscemmo tramite Facebook qualche anno fa.

Lui doveva ancora diplomarsi al Classico. Quindi, si laureò al DAMS.

Oggi, scrive per Best Movie.

Di mio, sono il Mickey Rourke della Critica.

Sì, come Mickey, sono imprevedibile. Secondo me, Rourke è un genio.

Oh, uno che recitò con Coppola, con Michael Cimino, con Liliana Cavani, con Alan Parker, persone serissime e poi è stato protagonista di porcatone come Orchidea selvaggia.

E soprattutto di questo.

Un uomo senza regole. Invincibile.

Io e Davide, comunque, concordiamo che, sebbene qualche volta pure noi c’inabissiamo in notti alcoliche, forse anche in donne bucoliche o da Bukowski, non saremo mai Mickey.

E chi vuole esserlo?

Intanto, i ragazzi mi contattano. Si sentono soli, i loro coetanei non li capiscono. Chiedono conforto a me, dicendomi… tu ce l’hai fatta a uscire dal buio, aiuta anche noi.

Sì, sono Mickey Rourke di Francesco.

O forse Ed Norton di Motherless Brooklyn…

Mamma mia che bello questo trailer, ragazzi. Ovviamente, sempre su Daruma, son stato uno dei primi in Italia a darne la news.

Oh, cazzo, questo film di Ed dura due ore e mezza. Uh uh, Norton punta forte stavolta. Film molto, molto ambizioso.

Ora, chiariamoci, oltre a Bob De Niro, Mickey Rourke, Matt Dillon, Al Pacino, Clint Eastwood, uno dei miei attori preferiti è sempre stato Edward Norton.

Edward però è uno pigro. Per molto tempo s’è anche buttato via in pellicole non degne della sua bravura.

Sì, io ed Edward siamo la stessa persona.

Anche i personaggi interpretati da Ed mi assomigliano parecchio.

Edward avrebbe dovuto interpretare anche Al di là della vita di Scorsese. Sì, fu la prima scelta di Martin ma poi la produzione impose Nicolas Cage.

Sì, posso sforzarmi ad apparire pazzo o scemo come Norton in The Score. È impossibile che lo sia.

Sono troppo intelligente per diventare come voi. Sì, diciamocela, voi siete da mettere tutti dentro. Ah ah.

Sono innanzitutto l’investigatore della mia anima.

Io so chi sono, come urla Mickey Rourke di Angel Heart. Ah ah.

Sì, una moltitudine di psichiatri, dopo un mio infinito calvario, sono giunti alla conclusione inappellabile che di delirio soffrirono gli altri.

Sì, molta gente arrivò a pensare che fossi Ed di Fight Club, quello di Schegge di paura, perfino un sovversivo nazi come in American History X.

Mi diedero del criminale come Ed/Monty Brogan de La 25ª ora.

Mi diedero persino del ciarlatano poiché pensarono che volessi stupirli con gli effetti speciali delle mie bugie. E mi dissero: inutile che racconti balle, sei solo un disgraziato, altro che The Illusionist.

Ah sì, guardate, ci fu anche un tempo in cui divenni Ed di Stone.

Insomma, l’invidia fa brutti scherzi.

La gente, pur di volerti rovinare la vita, ti vuol far passare per schizofrenico.

Mi spiace per voi.

Le vostre malvagità non hanno funzionato. Per un po’, obiettivamente mi hanno inculato, incastrato e quasi castrato. Sì, ero talmente giù che non andava su manco per il cazzo. Ah ah.

Sono un uomo romantico che, quattamente, cammina nell’ombra dei suoi tanti spettri e naviga fra le strade come Rufus Sewell di Dark City.

Amo le atmosfere di Manhattan da Woody Allen migliore ma anche Brooklyn non è male. Ad Harlem, sta nascendo un nuovo pornoattore da sito blacked.com. Sì, perché un tempo i negri venivano sfruttati, ora l’America ha capito che possono usarli per fare soldi. Beati loro!

Sapete che vi dico?

Continuo a credere che Bronx di Bob De Niro sia quasi un capolavoro.

Naturalmente, Fuori orario è nella mia top ten.

Non state parlando con un uomo solo, bensì con un uomo da incubo kafkiano come il grande Griffin Dunne del quartiere di Soho.

Sì, anche io spesso parlo con strafighe su Instagram.

Ma sento sempre il bisogno di scivolare nel buio…

O forse, più che Ed Norton, sono davvero Birdman.

 

 

di Stefano Falotico

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RAMBO: LAST BLOOD, un trailer pessimo – Gli stili educativi della vita, la mia libertà da semi-eremita e Re Mida contro i moralismi guerrafondai delle teste di m… a


21 Aug

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Capitolo 1: ha ragione Todd Solondz

Sì, inondato da una furia celestiale, sto patendo gli strazi di me addolcito, non so se rinsavito, che un tempo giacque in una torta a mille strati. Ero inasprito, guardavo come Travis Bickle il bicchiere mezzo vuoto con tanto di aspirina.

All’epoca, il mio mentale stato si era talmente illiquidito nell’essersi sciolto a mio babà, sì, un pasticcione vivente pasticcino che potevi sciogliere in bocca soltanto accarezzandolo con un bacino, che stavo in fondo sbriciolato mentre, sopra di me, tutti festeggiavano con tanto di champagne e ragazze che, fra un cocktail con ghiaccio e gelide limonate arrapanti, scaldavano… sbrinandole di leccate spompanti.

Sì, gelide limonate. Perché questi ragazzi non sapevano dare un bacio caldo come l’ardente vodka servitavi da una di Mosca.

Trattavano le ragazze come delle matriosche. Dando loro solo un’oca al semifreddo.

Fidatevi, rispetto a questi bastardi, preferirò sempre Jeff Goldblum de La mosca. Almeno, è stronzo al massimo della più sexy sua forma.

Sì, erano tutti sparpagliati in qualche festa, brindando alla faccia del mio cioccolatino.

Sì, mi spalmavano d’offese.

Ora, vi racconto una barzelletta non proprio pulitissima che Angelo, ex mio diabolico compagno delle elementari, purtroppo tragicamente deceduto in seguito a un fatale incidente stradale, raccontò alla nostra scolaresca:

un uomo ha un figlio, cioè è padre di un bambino da educare.

Per farlo crescere sano e forte, per insegnargli dapprincipio che la melassa di molti sdolcinati film hollywoodiani e disneyani non corrisponde alla realtà, spesso cinica e desolante, deprimente e piena di quotidiane delusioni sfiancanti, lo indottrina e imbocca immediatamente alla stronzaggine del mondo.

Sì, suo figlio tornò da scuola. Suo padre quel giorno non andò a lavorare e dunque, al rientro del ragazzo a casa, doviziosamente gli preparò il pranzo luculliano e appetitosamente rosolato.

Prima assieme mangiarono degli ottimi spaghetti fumanti, mischiandoli al bis di delicate eppur piccanti penne all’arrabbiata, quindi si strafogarono di bistecche al sangue. Dandoci giù pesante.

Mangiato che ebbero come dei ludri, bevendo e scolandosi due bottiglie di vino, ficcarono nelle loro bocche pure tutta la frutta. Ingozzandosi di pesche, banane, lamponi e cocomeri.

Be’, essendo ancora un periodo scolastico, forse la frutta fresca non deglutirono, più che altro il padre, ruttando e scoreggiando tra un baffo leccato e un tovagliolo macchiato, disse al figlio…

– Cogli donna Rosa quando è matura. Io ho sposato una donna di nome Violetta quando era ancora vergine e m’ha fatto viola, m’ha pelato il culo come un melone.

– Capisco, papà. Sì, ma mamma dove sta?

– A leccare la noce di cocco di un uomo più peloso di una scimmia che non ama però mangiare gli arachidi. Ragazzo mio, gli arachidi, soprattutto se salati, sono buonissimi. Sono come le patate, piacciono a tutti gli uomini. Tranne a quelli che amano prenderlo nel culo. E tu non devi mai fartelo mettere. È chiaro?

Insomma, tua madre sta con King Kong.

– Capisco, papà.

– Comunque, ora dobbiamo digerire. La vita è dura ma ancora tuo padre è forte e non finirà a vivere nella foresta. Quindi, ci pappiamo il dolce.

– Va bene.

– Eccolo qua. Gustatelo tutto, è un dolcissimo profiterole. Ti do due palline. Sì, crescerai e avrai poi due pallone.

– Grazie.

 

Il pargolo afferrò il cucchiaio, non vedendo l’ora di divorare in un sol boccone tutti quei due bignè così farciti di cacao, ripieni di panna montata cremosa.

Sì, il giovane era ancora affamato come un lupo, nonostante avesse già fatto piazza pulita di mezza cucina.

A voglia dopo a lavare i piatti, sarebbero stati cazzi.

– Oddio! Che schifo! – urlò il ragazzo. Vomitando disgustato.

– Bravo. Non è un profiterole, è merda. E tu l’hai già mangiata. Quindi, sai cosa ti aspetterà in questa vita.

– Papà, perché mi hai fatto questo?

– Te l’ho detto. Devi subito comprendere lo schifo, essere pronto perché incontrerai lungo la via della vita, eh già, merde al cui confronto la merda che hai appena rimesso, eh sì, ti sembrerà Nutella di qualità.

 

Nessuno di noi bambini rise alla barzelletta di Angelo.

La maestra, invece, contattò subito suo padre poiché secondo lei il padre era uno stronzo.

– Pronto, è lei il padre di Angelo?

– Sì, perché?

– Domani, l’aspetto.

– Io domani lavoro.

– Me ne sbatto il cazzo, signore. Suo figlio ha recitato davanti a tutta la classe una porcata.

Ora, signore, il ragazzo non può parlare in maniera così sboccata alla sua età. È colpa sua se non ha saputo imboccarlo coi giusti precetti pedagogici. Porti suo figlio a vedere Cenerentola, non gl’insegni certe stronzate senza Fantasia.

– Signora maestra, le posso dire una cosa?

– Mi dica, signore.

– Lei è una merda.

 

Ah ah.

 

Capitolo 2ieri mattina al bar è partita una rissa, per sedare il macello è intervenuto Salvini

Ieri, successe un putiferio.

Parcheggiai la macchina. Al che, attraversai la strada. Sto sempre molto attento prima di attraversare.

Eppure, uno (poi scoprirete che invece era una su una vecchia Uno) svoltò l’angolo senza guardare e stette per investirmi:

– Dio d’un Cristo della madonna puttana di Gesù! Che cazzo fai? Le pare il modo? Per fortuna son dotato di riflessi migliori di Flash Gordon, altrimenti avrei fatto la tua fine. Sì, tu sei un uomo finito. Quanti anni hai? Una trentina? Sì, sei un tipo da Cinema di Avengers. Cioè sei già fottuto.

E quella zoccoletta al tuo fianco chi è?

– Guarda che guidava lei, non io. Non te ne sei accorto? Tu, fantoccio, oltre a dover cambiare gli occhiali, devi andare pure da uno bravo…

– Ah, allora non sai una minchia del mondo. Chi dice donna dice danno. Devi guidare tu la macchina. Non farti scarrozzare da questa succhiacazzi.

Donna al volante, pericolo costante!

– Ma tu sei pure maschilista.

– Sì, tu sei frocio.

– Tu sei malato!

– Anche tu lo sarai dopo che te l’avrò suonate. Ti cureranno al traumatologico.

– Ora, faccia di porco, stai esagerando.

– Tu non sai che cos’è l’esagerazione. La tua ragazza lo sa. Ieri me la sono inculata e ha capito che tu oltre un certo limone, no, limite, non riesci a spingere.

– Adesso sei andato troppo oltre. Troppo, troppo, troppo! Tenetemi fermo!

– Ma che dici, pappagallo? Tieni zitta la bocca, piuttosto. Ricorda la stronzata che mi diceva sempre mio padre. Sei come L’orlando furioso ma non hai la classe di Ariosto, più che altro, nascesti pollo e morirai arrosto! E, dopo che le avrai prese, la tua ragazza mi farà un bocchino in questa fine di caldo agosto!

– Dio mio! Ti spacco, io ti spacco!

 

Volarono calci e pugni, tutti gli avventori del bar s’ammutolirono. Qualche avventore perfino s’avventò. Il barista intervenne per separarci. C’eravamo attaccati come delle ventose. Botte da orbi, piroette da Bruce Lee, pedate nel culo da Bud Spencer, io che tirai i capelli a questo mezzo pelato e lui che cercò di arrabattarsi, forse solo sempre più arrabbiarsi, tra mille schiaffi.

Perfino la sua ragazza, quella che guidò la macchina del cazzo, mi colpì la testa a colpi di borsetta con tanto di sbavato rossetto e i profilattici mal conservati che, dalla sua custodia, schizzarono dappertutto!

La folla andò in visibilio. Una vecchia mezza sorda, con in mano un’Oransoda, non sentì il casino pazzesco ma si divertì da matta/i.

Incitando all’urlo senile di:

– Forza, figli di troia! Datevele sode! Intanto, io ordino pure una Lemonsoda e una Pelmosoda. Spremetevi, avanti, cazzoni!

 

Uno chiamò il numero verde, uno l’ambulanza, un altro la polizia.

Nel frattempo, finii di bere il mio cappuccino e, nel frastuono generale, non pagai lo scontrino.

Sgattaiolando via con il sole del primo mattino già inoltrato nel mio calore da uomo con l’uccello a mezzogiorno che non deve mai dar conto a nessuno.

Soltanto alla ragazza del tipo da me smontato, ragazza cattiva da educare dopo il tramonto. Sì, quella della borsetta.

Infatti, prima di uscire dal locale, raccolsi uno dei profilattici della succitata minzione, no, sopra menzionativi, quindi mi girai verso il ragazzo suonato:

– Ehi, bello, questo stasera lo userò con la tua bella.

 

Nonostante fosse mezzo morto dissanguato, urlò come De Niro/Al Capone alla fine de Gli intoccabili:

– Tu non sei niente! Sei solo chiacchiere e distintivo!

Salvini lo chiuse in manicomio.

 

Capitolo 3i miei genitori mi hanno insegnato che non si conquista il rispetto e la dignità dietro la maschera delle lauree e dei titoli da mettere a brodo

Sì, la mia adolescenza fu funestata da fighetti liceali assai indignitosi. Facendo contenti i genitori, adempiendo ai loro dettami, ogni mattina si presentavano a scuola tutti compunti. E i compiti?

Anche se, a tutt’oggi, nonostante siano laureati, ancora pretendono di voler mettere a posto i miei puntini sulle i.

Ma la finissero. È una marmaglia di porcelli ipocriti. Si fanno commiserare, mentendo a loro stessi, andando in giro a dire che sono poveri e in mutande solo perché quel giorno la scema delle loro frivole socialità animalesche, eh sì, non gliel’ha data. Dunque s’inchinano al pietismo e alla retorica più falsamente sinistroide.

Sì, in seguito alle inculate pazzesche che ricevono, in quei momenti d’abbattimento devastante, leggono tutti i passi migliori di Stalin, quindi accendono Instagram e scrivono a tutte le più grandi fighe, ammonendole neanche se fossero Savonarola:

Ma non vi vergognate? Svergognate! Alla vostra età dovreste studiare, invece che star discinte a posare. Dovete sposarvi. Che cosa lascerete ai posteri?

 

E loro rispondono tutte in cor(p)o: lasceremo fiumi di sborra più del fiume Nilo. Tu invece che lascerai? Questo tuo messaggio altamente denunciabile e perseguibile legalmente?

Sì, davvero, non se ne può più di tutti questi falsi.

Meglio io ché non rinnego di avere cento film pornografici di Jules Jordan.

Se non vi piaccio, mi compro un altro filmetto e poi terrò sempre in gloria questo “pazzo”, Michael Filipowich di Mindhunter 2, il quale sostiene di conoscere sette lingue, in verità non sa parlare nemmeno la sua madrelingua correttamente, cioè praticamente assomiglia a molti di voi.

Millantate di essere artisti, grandi attori, critici d’arte e di Cinema imbattibili ma soprattutto, solo dopo aver letto due post del sito lascimmiapensa.com, pensate di aver capito tutto della vita.

Sì, devo dirvi la verità.

Mi piace romanzare le mie sfortune.

Ma indubbiamente io e John Rambo siamo forse la stessa persona.

Tutti pensano di farci il culo e ridono come matti alle nostre (s)palle.

Con molto ritardo, realizzano che i topolini sono loro.

Credono di averci sepolti vivi con una bombardata d’offese.

Sì, credo di essere sempre stato un puro. Mi commuovo e soffro dinanzi alle sciagure e alle sofferenze altrui.

Così come Rambo che, tornato dalla guerra, apprende che il suo amico è morto di Cancro.

Continua per la sua strada ma qualche arrogante continua a non sopportarlo.

Come sapete, Rocky e Rambo sono i due personaggi più iconici di Sylvester Stallone.

Rocky Balboa e Rambo sono in verità la stessa persona ma non perché a interpretare i rispettivi personaggi sia stato ed è, appunto, Stallone.

Rocky, nonostante i pugni presi, non si arrende mai.

Rambo si è già arreso. È la versione Breaking Bad di quelle tamarrate che a me piacciono.

Sì, perché io sono tamarro. M’è sempre piaciuto andare in giro e fotografare i culi delle ragazze. Però, per molti anni subii i lavaggi mentali e i condizionamenti demagogici di gente salottiera.

Che volete farci?

Volete chiamare il prete?

Be’, diverrà mio amico come quello del cazzo di Vampires.

Sì, la libertà crea joie de vivre, le ideologie, le imposizioni, le ottuse posizioni creano le psicosi.

Non c’eravate ancora arrivati?

di Stefano Falotico

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Reaction: A HIDDEN LIFE di Terrence Malick – Official Trailer: siamo sicuri che Terence Hill di Don Camillo non sia meglio?


18 Aug

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Capitolo 1: analisi del trailer nel mix della mia anima umorale e cangevole, goliardica, ancestrale, pindarico-cazzeggiante, vulnerabile e amabile…

Questa sarà una lunga riflessione molto ponderosa e assai ponderata. Sì, basta cambiare qualche consonante e sistemare i vocali su Messenger per ottenere sfumature tonali che possano combaciare con la nostra anima gemella.

Partiamo dal titolo di questa nuova pellicola di Malick. Malick fu un combattente, un portavoce dell’Easy Riderlife style, un ribelle, un sognatore, un propulsivo cuore insanguinato nella sua anima profondamente arrabbiata, schierata a favore della gagliardia delle giovinezze immacolate e pure che, dopo aver danzato nel limbo magnifico della spensieratezza, forse utopistica, si schiantarono dinanzi alle atroci verità di un mondo ottuso, fascista, forse pure peggio… nazista.

Sì, A HIDDEN LIFE è la storia di un pastore (protestante?) disertore. Anzi, obiettore di coscienza. Come me. Nei giorni di leva, mi chiesero se volessi arruolarmi nell’esercito e mi posero un quiz con delle crocette da riempire.

Si tratta di questionari che vorrebbero molto superficialmente inquadrare, in poche tue risposte, la tua tendenza o no a essere e divenire un uomo violento e facinoroso. Per appurare addirittura se hai delle strane tendenze… Dunque, dei miserissimi, agghiaccianti, anzi raccapriccianti test attitudinali, figli appunto d’un vetusto, insopprimibile, retrivo e pericoloso codice fascista secondo cui l’uomo è tale soltanto se in sé cova un’indole guerrafondaia per ficcarlo in culo al prossimo suo e (s)fotterlo. Per misurare… se è disposto cioè a sacrificare lo splendore gioioso e giocondo, allegro e parsimonioso del sacro dono vitale infusoci imperscrutabilmente chissà da chi per rinunciare alla bellezza del creato, anche di sé stesso e della sua morale integrità naturale, nel suo mutare multiforme della sua creaturale essenza atta a maturarsi, a esperire gioie e dolori, al solo scopo minatorio d’inibire la sua sana e robusta costituzione fisica, deviandone i sinceri moti del cuore nell’indirizzarli forzatamente a un preposto, costituito ordine precostituito, attraverso il drastico strumento del ricatto emotivo più tosto. Piuttosto, di conseguenza anche anti-vitalistico a fartelo a strisce in maniera imposta.

Cioè, dettando la propria legge di vivere a conformità dell’uniforme socio-economica, costituzionale-istituzionale di ciò che il pensiero nazistico ha prescritto.

Altrimenti, chi si rifiuterà di aderire a quest’uniformità aggressivamente brutale e anti-democratica, non più vivrà e bruciato sarà. Tagliato fuori e messo perfino dentro. Incarcerato, stigmatizzato nel crematorio forno delle radicali scremature stronze.

Essere uomo, invece, non significa abdicare alle religioni che non appartengono ai nostri credo interiori.

Da cui Silence di Scorsese, chiarissima metafora di come l’uomo, dinanzi ai ricatti impostigli, appunto, coattamente dagli impostori con le proibizioni, i castighi, le terrificanti torture, non solo fisiche, giocoforza è stato sempre obbligato, pur di sopravvivere, a soccombere al pensiero comune, perlomeno a quello che va e andava per la maggiore-caporale, ah ah, nel luogo in cui abita, vive e vegeta(va).

Sennò, se si fosse ribellato, se avesse strenuamente opposto resistenza implacabilmente, non piegandosi a niente, per quanto lodevole sarebbe stata questa sua nobile, fiera, ferrea idea libertaria di vita assoluta, irrinunciabilmente legata connaturatamente al proprio senziente battito cardiaco umanamente sincero e spontaneamente battente, dunque meravigliosamente, intattamente legato al suo vedere la vita coi suoi occhi fervidi e con le sue vivaci emozioni scalpitanti, secondo il suo percepirla, filtrarla, viverla e, perché no, anche respingerla, intristendosi poiché semmai non la sentiva e respirava affine nell’abito e all’habitat psicofisico in lui albergante, ecco, se avesse combattuto energicamente per mantenere salda e incorrotta la sua anima squillante e appassionatamente tonitruante, sarebbe stato lentamente distrutto fisicamente e anche interiormente, progressivamente lacerato ininterrottamente. Prima interrotto, poi sfibrato e corrotto, avrebbe prima o poi abiurato squallidamente a questa visione del mondo così brutta. Arrendendosi, vinto e da troppe violenze nell’animo e nel coraggio, seppur intraprendente, mortificato e trafitto, inchinandosi di fronte all’ideologia predominante che, in quel preciso momento storico, etico, perfino etnico, stava arbitrariamente monopolizzando le coscienze di massa a indottrinamento capzioso e squadrista.

No, non è previsto nessun tentennamento, non è permesso fare dietrofront se ti vogliono al fronte e invece tu, fronteggiando questa richiesta assurda col tuo pacifismo fuori moda, sfrontatamente avessi addotto che alla guerra non saresti mai stato pronto. Poiché tu la aborri!

Un tempo, i ribelli più immarcescibili divennero loro stessi dei criminali, affiliandosi al brigantaggio, al banditismo, addirittura al terrorismo pur di lottare per dei valori che la società di quel periodo stava sopprimendo col massiccio uso della violenza a dosi pesantissime, utilizzando dapprima l’arma ricattatoria dell’omertà e del silenzio, dunque attuando “trattamenti sanitari obbligatori” sulla pelle dei più inarrendevoli, frenando ogni lor istinto ribelle, arrestandoli semplicemente bellamente con la filosofia, appunto, nazistica più punitiva. Diciamo così, eufemisticamente, più comoda…

Ah ah.

Ora, non so come sarà questo A HIDDEN LIFE.

Da tempo, ho un cattivo rapporto col signor Malick. Penso che sia diventato un troll, cazzeggia a tutto spiano di grandangoli e inquadrature paesaggistiche che realizzerei meglio io con un Android, sì, sono un androide io stesso come Rutger Hauer di Blade Runner, un cellulare umanizzatosi per 500 Euro, superdotato di una fotocamera digitale più figa di questa qui.

Ora, ve la mostro.

Vanessa

Che gran donna. Mi sono innamorato di lei all’istante. Che gnocca della madonna. Che classe raffinata davvero inarrivabile. Che sguardo finemente intagliato a basamento della vertiginosa sua armonica, eccitante, svenevole minigonna provocante. Che caviglie intarsiate nella morbidezza elevata di gambe sue dolcemente calde. Probabilmente inarrivabili, inattingibili per quanto io la brami in modo inestinguibile. E ne sogni il suo inguine per invitarla a mangiare, allo scoglio, le linguine.

Al che, segretamente, cominciai a corteggiarla. Scrivendole poesie leopardiane, inviandole commenti talmente romantici che avrebbero sciolto anche una donna eschimese dell’Alaska.

Del tipo, ah, che topa: al solo tuo apparirmi in foto, capisco che molti adulti della vita non capirono un cazzo. Dissero ai figli di diventare dei poeti e dei cantori della venustà universale, obbligandoli però ad amare il Cinema catto-borghese, invero solo coatto, di Gabriele Muccino ma, al contempo, ammonendoli dall’essere come suo fratello minore, Silvio, da costoro reputato uno scemino e un mezzo ratto.

Dei falsi, insomma.

Gente che predica bene e razzola male, colpevolizza i figli migliori e più fighi solamente perché sono invidiosi delle loro assolute libertà cavalleresche. Urlando loro che sono figli di un dio minore, cioè trattandoli da minorati. Si capisce, loro sono a capo delle gerarchie e qui si va avanti di nepotismi, bullismi e nonnismi, puttane e nonnetti.

Oh, Vanessa, sii la mia leonessa, ci sbraneremo di baci come in To the Wonderrotolando nelle lenzuola al ritmo dei Negrita. Io sarò per te un negro e il tuo schiavo, tu sarai la mia aurora, sì, sei mora, offro a te la mia faccia da salame a ogni ora. Poi, al mattino, ancora che sarai cremosa e fragrante, ti porterò a letto nuovamente la mia brioche ripiena di marmellata e tu, a pranzo, non mangiare/erai solo insalata. Poiché ti amo così come sei, soda e tosta. Diciamocela, ammazza quanto sei bona.

No, non sono comunista ma non sono neppure un santo. Tanto sano neanche.

A voi pare normale uno come me? Sono uguale a Terence Hill di Don Camillo.

Sì, quando sarò morto, i posteri scriveranno del sottoscritto: Lo chiamavano Trinità.

Di me, non ci avete capito niente, vero?

Se volete ve lo rifaccio…

Tanto, qui in Italia, siete talmente lenti che il mio Salmo non servirà a mettervi a posto…

Post Scriptum:

io vi faccio divertire, ho i miei valori ma non sono un moralista.

Non sono un nazista.

Sono una faccia da culo.

Volete mettermi in croce?

Bene.

 

Capitolo 2: dalle reminiscenze della mia vita da peccatore, umano come tutti, dal patibolo delle sofferenze disumane, riamai la vita in modo inaudito… ieri poiché oggi lei ama un altro

Ebbene, so di avere molti detrattori semplicemente perché sono un uomo contemplativo come Richard Farnsworth di Una storia vera. Lui era parecchio anziano e si suicidò, non resistendo agli esiziali, super afflittivi dolori della sua fisica malattia impietosa.

Consegnando però alla memoria un personaggio straordinario, Alvin Straight.

Un uomo che, senza sprezzo del pericolo, alla sua veneranda, egregia età coi capelli già tutti bianchi, non ancora ingrigito nell’animo suo portentoso, fregandosene appunto d’ogni detrattore, viaggiò per mezza America con uno scassato trattore.

In nessuna trattoria si fermò, bensì molte serate in compagnia passò, recitando le sue pillole di saggezza ai più giovani per avviarli alla retta via. Spingendoli cioè all’azione.

Poiché l’esistenza di noi tutti è appesa a un filo, Vasco Rossi cantava… è tutto un equilibrio sopra la follia. Infatti, lungo la sua traiettoria, Alvin incrociò, non so se dopo una rotonda o un incrocio, una donna che perse la brocca, delirando soltanto perché investì un cervo.

Sì, forse questa donna era un’educatrice di comunità, una donna pia e pedagogica come la Montessori. E trascorreva le sue giornate con tutti quegl’innocenti bambini, i suoi tesori.

Ecco, dopo aver ammazzato un cervo, con che faccia poteva presentarsi al loro cospetto?

Un bambino, che ne so, le avesse chiesto di recitare alla classe la favola di Bambi e lei, risentitasene, avrebbe portato invece l’intera scolaresca a vedere il film Il cacciatore. Facendo crescere troppo in fretta queste povere creature ancora in fiore.

Ammonendo i pargoletti dai pericoli della guerra, mettendoli appunto in guardia, dicendo loro di camminare a petto in fuori, istruendoli cioè precocemente a quello che Marlon Brando, in Apocalypse Now, definisce l’orrore…

Sì, la vita è fatta solamente per i più forti. E v’è solo per i deboli la patetica costernazione.

Guarda invece come va il pensiero sull’ali dorate, evviva i(l) Pascoli! A Nabucco, miei crucchi e ciuchi, ho sempre comunque preferito Lorella Cuccarini al fine, non certamente finissimo, d’assaggiare con lei un piatto di patate nella Scavolini, la cucina più amata dalle italiane, cioè la mia.

Servo pietanze fredde agli uomini di panza e a ogni ammiraglio ignorante gli ricordo che raglia.

Sì, con me la sua donna invece vuole la quaglia e se ne sbatte delle sue stelle di latta. Mi fa bere anche il latte.

Ah sì, dalle stelle alle stalle, dall’aver avuto le mie prime esperienze masturbatorie con Ilona Staller a essere il Sylvester Stallone italiano, basta l’attimo devastante d’un altro pugno rifilato allo stomaco a quel bambagione che continua a chiamarmi fallito e coglione. Sembra Tommy Morrison di Rocky V.

Pace all’anima sua e di quell’altro ebete. Non aveva rispetto di nessuno. Pigliava a sberle chiunque. Anche chi non c’entrava niente con le sue puerili rivalità da bimbo che ancora giocava nel cortile.

Sì, offendeva le persone più anziane di lui, camminava tutto tronfio, credendosi Antonio Banderas quando in verità vi dico che era più brutto della canzone Brutta di Alessandro Canino. Suo cavallo di battaglia dell’infanzia, visto che lo prendevano tutti per quello che effettivamente era, vale a dire un ritardato esteticamente assai schifosino.

Sì, da quando la prima sciocchina gli disse che era carino, cominciò a tirarsela di brutto. Durante l’adolescenza, portò i capelli lunghi e, per via del suo strabismo di Venere, ci fu un tempo in cui persino s’identificò con Bono degli U2.

D’altronde, dalla prima volta in cui si sverginò in poi, cominciò a fare lo stronzo con tutti.

Sì, pensò che tutti gli altri fossero tonti, lenti e deficienti. E si pose loro alla stessa maniera di quelli che, ne I Simpson, facevano gli scherzetti telefonici a Boe Szyslak.

Se poi, foste state fra quelli che compirono scelte diverse dalla rigida, classica e classistica visione del mondo impartitagli da sua madre, v’avrebbe dato dello schizofrenico.

Ah, quella donna sua genitrice, povera donna, mi spiace, perennemente infelice.

Leccò il culo ai preti per farsi assumere di ruolo. Poi, anziché trascorrere un bel pomeriggio allegro con gli amici, con gli stessi si vantò di avere un figlio superiore. Sì, piuttosto che lodare i monumenti figli della cultura greco-romana da lei insegnata a scuola, chiamò a sé, guarda un po’, suo figlio, affinché davanti a tutti leggesse le iscrizioni latine affisse sui medesimi, a dimostrazione che era la Persefone d’un Dioniso di cotanta risma.

E non dico altro… potrei dire che è una strega e, come Persefone, la regina della morte?

No, non lo dico, l’ho già detto. Ah ah.

Vincono sempre i potenti che irreggimentano le coscienze, annichilendo ogni agguerrita Resistenza, opacizzando le anime più pure e splendenti, annerendo ogni loro sentita poesia del cuore, insomma, distruggendo ogni speranza con le loro lotte (ig)nobili e le loro rivalse stupide di puzza sotto il naso, detta altresì fetore.

Ho visto molti film sulla guerra. La natura bellicosa non si addice, però, alla mia anima bella di tutto cor.

No, non sono nessuno, non mi professo genio, malgrado molti che mi conoscono davvero sostengano che lo sia realmente.

Per me, essere investito d’una carica così importante e onerosa è quasi un oltraggio al mio pudore. No, vi prego in ginocchio, vi supplico, non ho alcuna intenzione di caricarmi di questa responsabilità così vanagloriosa.

È capace che domani realizzerò un film metafisico senza dialoghi e, la sera stessa, mi vedrete in compagnia di una che non è propriamente una dottoressa, forse è solo Vanessa.

Mi fareste un culo spesso. Soltanto per colpa di questo mio peccatuccio ven(i)ale e per un po’ di sano sesso.

Poiché, una volta che sarò dagli altri visto come un genio, farò la fine di Alessandro Magno. Il quale, come sapete, constatando che non aveva più regni da conquistare, inconsolabilmente pianse.

E si dedicò solo alla cura delle piante.

No, non la pianto. Giammai m’arrenderò alla falsità dette alla mia persona. Accusata da tempo immemorabile di vigliaccheria e mancanza di palle.

Orsù, miei orsi, state attenti al genere di leader che state creando con le vostre folli istituzioni, come ben arguì Al Pacino in Scent of a Woman, argomentando con una forza sovrumana ogni tragico errore, dunque orrore, dovuto alla fretta, alla subdola intimidazione, dettato dalla più manichea, fascistica presunzione.

Non è coi colpi bassi, le bocciature e le espulsioni che alleverete alla sanità mentale le future generazioni. Alleviandole dietro la retorica del corretto politicamente più bieco e mentitore.

Voi non siete dei mentori!

Non è con le semi-castrazioni, le demoralizzazioni e le stolte punizioni che fermerete la rabbia giovane.

Castigandola nel comune porcile volgare di voi, uomini oramai stanchi ché, non credendo più a nulla, vi siete dati solo al sesso più ruffiano e all’alcol come quell’altro panzone che, per anni, si spacciò per giornalista, in quanto questa fu questa la sua giovanile ambizione ma non ebbe mai il coraggio di dire nemmeno ai figli che, in verità, svolse semplicemente l’onesto lavoretto di portalettere.

Pigliava tutti a balli e canti.

No, non più m’incantate. Potete urlarmi di essere un cane e solo come un lupo, state mentendo e voi lo sapete.

Avrei tante da raccontarvene. Di gendarmi come nella fiaba di Pinocchio che mi trascinarono nei nuovi nazistici lager, ovvero degli abominevoli centri psichiatrici, solo perché ebbi la temeraria, coscienziosa virtù di ribellarmi a degli abusi scriteriati e a delle oscene provocazioni immeritate, soltanto perché gridai il mio urlo munchiano dinanzi alla condizione vostra umana così avvilente e deprimente.

Ove impazza l’indifferenza e, se ti arrabbi e t’infervori, ti danno altre botte, ti etichettano come “pericoloso” paziente, additandoti da malato di mente e, una volta che sarà finita la tragedia, cristo signore, insabbieranno ogni mostruosità nell’ardere la verità per difendere l’onore della patria e la loro intoccabile rispettabilità puttana.

Sì, non voglio far ammenda delle mie distrazioni, dei miei ingenui sensi, più che addormentai, precipitati nel limbo d’un adolescenziale, inesperto dormiveglia.

Sì, ci fu un tempo in cui, senza vergogna alcuna, ve lo confesso, sì, m’ammalai di depressione.

La depressione, in Italia, viene malvista. Se soffri di cancro, tutti ti compatiscono e ti stanno accanto sin alla fine, se sei depresso, ti dicono solamente che non vali un cazzo e ti vogliono far credere che sei finito.

Evitai il contatto anche fisico, preservandomi candidamente da ogni esperienza per il timore tremendo di provare troppi sentimenti.

Come un figlio partorito dai film di Bergman o da quelli ancora più religiosamente deliranti come in una pellicola di Carl Theodor Dreyer.

Scivolai nelle voragini della sensibile incoscienza, giocando con gli arcobaleni della mia anima nottambula.

Mi dissero che la psicologica scienza avrebbe potuto aiutarmi a uscire da quella che tali malfattori credettero che fosse addirittura demenza.

Poi, come il capitano Benjamin L. Willard/Martin Sheen del capolavoro coppoliano succitato, sì, mi arrivò la lettera di San Paolo, no, di Stato. Per cui avrei dovuto svolgere servizievolmente il civile servizio e i normali, comuni apprendistati.

Fui ubicato, come già vi scrissi, in Cineteca. Lì vissi inizialmente momenti molto tristi. Dopo tanto vuoto, entrai infatti nuovamente a contatto, appunto, duramente con gente viva ma soprattutto assai più di me adulta, quindi anche parecchio cinica e stronza.

Eravamo quattro obiettori coetanei, su per giù.

Ci fu una sera, inoltre, nella quale c’affidarono la mansione di guardiani, a Piazza Maggiore, durante la manifestazione estiva del Cinema Ritrovato. Che, allora, era alla prima sua edizione restaurata.

Scusatemi se, a distanza di così tanti anni da allora, non ricordo il titolo di quel magnifico film in b/n che quella sera proiettarono.

Era la storia di un’umile donna i cui figli da lei partoriti, dannazione, per la guerra partirono. Non se ne salvò nessuno. In un modo o nell’altro tutti morirono. Forse uno, soltanto uno sopravvisse. Aiutatemi. Ne conoscete il titolo? So solo che quella donna non ebbe più un solo minuto di consolazione.

La mia memoria, in tal caso, non ricorda il nome di tale commovente, realistica pellicola storica. È un film, come dettovi, comunque del passato.

Sì, fu dopo il servizio civile che mi ripresi del tutto. Per anni, fui costipato in una zona ermetica fatta di rituali e puntigliose ossessioni, specie di natura igienica e ritualistica.

Ma accadde davvero qualcosa di veramente allucinante, distorsivo e, oserei dire, persecutorio.

Non v’ho mai mentito. Né ravviso ragione alcuna per cui dovrei mentirvi proprio ora.

Avete mai visto il film Verso il sole? Sì, torniamo di nuovo al mitico Michael Cimino.

Jon Seda/Brandon Monroe, in questo film, è convinto che esista un’oasi battesimale fra i monti del Colorado che possa miracolarlo dalla sua malattia incurabile.

Prende così in ostaggio un medico, Woody Harrelson, assolutamente incredulo, ovviamente, eh sì, gli uomini di scienza con tanto di testa sono sempre scettici, e lo conduce verso la sua meta radiosa e rinascente.

Nel 2003, già ve lo dissi, durante la prima romana di Gangs of New York, qualcosa di psichiatricamente impossibile da spiegare, dev’essermi successo. Non pretendo che possiate prestarmi fede. Apparirei davvero pazzo se volessi persuadervi che questa sorta di “miracolo” accadutomi, cazzo, avvenne purtroppo, sì, purtroppo, davvero.

Non dico per fortuna. No, ribadisco purtroppo. Invero, a essere sinceri, si trattò di un mezzo miracolo. I miracoli infatti non esistono. Esistono però tutta una serie di dinamiche che, così come gli eventi fortuitamente negativi provocano l’alienazione e l’estraniamento, eh già, allo stesso modo, come appena scrittovi, molti processi di ricognizione mnemonica e rimozione, quella che viene definita elaborazione del lutto e poi catartica sublimazione, erano in me già involontariamente scattati, generando eventi estremamente positivi.

Sì, la fatalità, da me stesso imprevista di quella visita a Roma, scatenò nella mia anima dei ricordi profondissimi.

Sì, fu allora che cominciai, proprio a Roma, ad avvertire i miei primi sintomi…

Credo che da allora non m’innamorai più, se non virtualmente o in maniera fantasticante, di qualcuno e qualcuna.

Quindi, dopo il miracolo accaddero cose ai confini della realtà. Ah ah.

Vi dico solamente questo.

Sono forse l’unica persona al mondo ad essere stata dimessa, per ben due volte consecutive, da un c.s.m.

Allora, le possibilità sono due: o sono Sharon Stone di Basic Instinct, cioè un uomo/donna dalla psiche maliziosa talmente geniale e fredda che coglionò, in modo furbissimo, ogni macchina della verità, ma non vedo perché sarei dovuto esserlo, visto che non ho il conto in banca né di Sharon che del suo personaggio, ovvero Catherine Tramell, oppure sono molto simile a Billy Crudup di Sleepers.

Avete letto quello che ho appena scritto con molta attenzione?

Che cosa fa Billy Crudup al suo torturatore Kevin Bacon?

Esatto.

Io non ammazzai nessuno però, dopo il gravissimo danno ricevuto ingiustamente, minacciai telematicamente qualcuno…

Sì, sono davvero diventato un prete assai ambiguo.

Come Don Camillo di Terence Hill, come De Niro di Sleepers, appunto.

D’ora in poi, se qualche adulto panzone e bastardo attenterà alle vostre verginità, dunque vi provocherà un po’ più del dovuto, mi presenterò a lui come Bob:

– La prossima volta ti batti con me. Io non sono della tua categoria ma peso un po’ di più di quaranta chili…

 

Visto? È sempre Bob De Niro il mio attore preferito.

E degli ultimi miei quindici anni di vita, eh sì, credo che questa gente assai auto-ingannevole sappia poco, pochissimo.

La vostra prossima bugia a mio danno quale sarà?

Oh, mi raccomando, non c’è fretta. Anche se ammetto che ne avete inventate così tante che, se fossi in voi, avrei un’oggettiva difficoltà a spararne un’altra dello stesso livello.

Mi sa che adesso avete poche frecce al vostro arco.

Mi diceste che vissi di riflesso. Be’, che c’è di male a essere Plutarco? Sempre meglio che passare per Pluto.

Mi rattrista avervi deluso, sì, l’avete pigliato in culo.

Foste e siete dei criminali nazi-fascisti, cioè delle merde.

E per canalizzare la diarrea di tanto vostro crimine non basterà un imbuto.

Questa è la verità.

Non è auto-inganno, poveri idioti.

So che fa molto male.

Ma questo è quanto.

Avete altro d’aggiungere?

No, meglio di no.

Sporchereste pure questo mio testo.

Sì, voi siete testardi.

Ma non avete più incisivi dardi da scagliarmi e, contro un fuoriclasse come me e il grande Boninsegna di Don Camillo, poveri diavoli, vi restano solo la falce e il martello.

Un altro sgambetto?

Good night and good luck.

 

di Stefano Falotico

JOKER ha ora la data dell’anteprima mondiale, il Governo cade, voi ne uscirete? Quando, in quale trailer? Per fortuna esce il Blu-ray di Angel Heart restaurato


09 Aug

francesca dellera dellera

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Capitolo uno: dovete avere una bella vita per perdere tempo a pensare al governo

Sì, adoro la spietatezza. Poiché io sono intransigente perfino con me stesso. Sì, mi auto-critico come se a praticare l’esegesi della mia persona fosse il severissimo critico d’Arte per antonomasia, ovvero il Vittorio Sgarbi nazionale.

Ah, spesso nella mia anima non tira una bella aria. Sono cosciente dei miei limiti e cerco di sanarli ora dopo ora con fiera e ferrea abnegazione. Quando vado troppo giù, mangio un tiramisù di liscia, scorrevole masturbazione. E tutto mi pare più fluido.

Se scrivo, per esempio, un testo e, a distanza di qualche minuto dalla sua pubblicazione, m’accorgo che presenta(va) dei refusi, quanto prima, tempo e altri impegni permettendo, lo correggo immantinente.

In quanto son uomo che, appunto, quando si rende pubblico, a differenza di molti giornalisti-pubblicisti impresentabili e incolti, cura ogni dettaglio nei minimi particolari. Io sono la particolarità, d’altronde, fatta persona.

E m’angustia, mi allarma e quanto Di Maio, no, quanto mai mi preoccupa quest’Italia oramai all’arrembaggio, piena di gente che tira a campare, arrangiandosi. Ma non so per quanto.

Ah, io di tutto m’accorgo, spesso con la maggioranza son in disaccordo in quanto voce lontana dal coro e sovente anche dal mio cinico core. Come Ismaele nell’incipit del capolavoro letterario di Herman Melville, ovvero Moby Dick, appena atteggiate le vostre labbra al torvo, ecco, o siete Alba Parietti che ancora, nonostante i suoi anni suonati, s’atteggia a donna da novembre umido e piovigginoso per l’uomo navigatore delle sue cosce che furono su Google immagini dei tempi oramai andati, oppure state sinceramente gracchiando, sconsolati e borbottanti, amareggiati e stremati, rammaricati e delusi come uno spennacchiato corvo.

Ah, che brutte facce incagnite, ingrugnite, forse solo imbufalite che avete. Ma ancora qualcosa avete?

Questo è il problema.

Tira solo, appunto, una pessima aria e non quello che dovrebbe tirare quando le cosce, no, le cose si mostrano nel loro solare, incantevole splendore attizzante e indirizzante all’azione ficcante.

Frequentemente, quello è per voi intirizzito e soprattutto striminzito. Spompato e inaridito.

All’Aria che tira, Vittorio ha celebrato, forse da costernato decerebrato, l’italiana scon-fitta. Aveva ragione quando tempo fa ammonì gl’illusi dal gridare troppo presto vittoria?

Ah, Vittoria. N’ero ossessionato, una figa mai vista, da me sicuramente neppure minimamente avuta, che non mi faceva dormire la notte. Lei andava sempre a prendere il sole a Metaponto e io, sapendo che lei m’aveva snobbato e onestamente, platealmente rifiutato, per nascondere il dolore di questa mia immaginata e fantasticata scopata mai con lei (av)venuta, pontificai. Immaginando di predicare dall’alto del suo balconcino, ah, un capodopera monumentale di forme geometriche sensazionali come se fosse stato scolpito da Michelangelo. Ah, solo baciare quei suoi capezzoli grossi e palpare quel suo seno rigoglioso, meraviglioso, semmai in un amplesso caldamente serale in quel mare frizzante e ondoso, m’avrebbe aperto… le porte del paradiso mio da suo carnale moroso, oserei dire super focoso. Affogato, libidinosamente insabbiato.

Sì, un grande San Pietro. Ma io invece finii come Cristo e urlai solo, senza parole, la mia Pietà.

Sì, ogni mattina, vicino alla riva, la vedevo così angelicata eppur diabolica nell’ostentare di sua vanagloria l’estasi del suo bikini favoloso. In mezzo a quel dolcissimo, schiumoso cloro, desideravo spalmarle la mia crema ma rimasi all’asciutto. Pure bruciato vivo poiché non usai la protezione adeguata e il suo fidanzato mi cacciò un calcio nelle palle così tremendo da spappolarmele più di un castello di sabbia che si scioglie immediatamente sotto la prima pioggia battente.

Che donna. Dopo aver fatto l’amore con Vittoria, stanne certo, non hai più bisogno di nessun Sgarbi Vittorio che t’illumini sul patrimonio artistico e rinascimentale della nostra Italia fighissima.

Vittoria, donna superlativa, assolutamente. Sì, il superlativo assoluto di figa è fighissima o figona? No, figona è un accrescitivo, per forza… ah ah.

Sì, che te ne fai della Cappella Sistina se sai che, ogni notte, puoi dipingere e affrescare Vittoria, detta la birichina passerona? Non necessiti neppure di azzeccare una vincente sestina. Eh sì, Vittoria è donna zuccherosa con cui inzaccherarsi ma io, perdendovi la testa, ricevetti però soltanto un’inzuccata e nessuna inzuppata.

Perché lei indossa la quinta e già allora partii subito di eccessiva spinta. Lei sa rigenerarti, crearti a sua immagine a somiglianza, forgiandoti di scintilla divina e toccandoti con la soavità dei suoi lieti polpastrelli che accarezzano il tuo uccello bello già ritto come un carabiniere sull’attenti, donna da Altare della Patria che sa accenderti la fiamma tricolore con un magistrale pompino, oserei dire, variopinto!

Qui, sto esagerando. Ma io ci do. Senza badare a spese. A nessuna spesa. Mai sino a questo momento pagai una prostituta ma, comunque, quando vado appunto a fare la spesa e, cazzo, basta che compri un succo di frutta e ti prosciugano lo stesso. Donna, lei viene prosciugata se le offrono gratis il prosciutto?

Non ho soldi, mi decollerò, impiccandomi.

Sì, quando uno s’impicca, non sente poi tanto male. È come un bacio pungente col succhiotto, miei salsicciotti. Soprattutto scemotti.

Sgarbi ha proferito le seguenti, lapidarie parole testuali come se stesse recitando il suo Antico Testamento ai posteri, tramandando il suo sapere a un’Italia, più che da Elmo di Scipio, discinta e non più distinta.

Dominata solo dal più pericoloso, barbarico, triviale, populistico istinto.

Sgarbi è un opinionista, opinabile o no, ma sa il fallo, no, fatto suo:

è successo quello che doveva succedere. Perché non si può governare con fantasmi che non hanno un’idea, una visione politica e che sono figli di un personaggio grottesco e paradossale che si chiama Grillo. Che non c’è più da un anno. Da quando sono arrivati al governo, Grillo è sparito e ha messo lì questo piccolo fantoccio educato… non laureato, non lavorante, diventato ministro del Lavoro e vice-premier, con la visione di dare i danari a tutti quelli che poverini hanno bisogno, impedendo con ciò lo sviluppo dell’economia, creando quindi un danno terribile al Paese e chiamandosi grillini senza Grillo. Quindi, mi pare che sia inevitabile. Io dissi al mio discorso di fiducia provocatoria: nel disordine e nell’ignoranza io prospero. E sono qui per assistere al vostro declino.

Io, invece, sono sempre qui per assistere al suo cretino.

Ora, io sono apolitico sebbene apollineo. E non mi piace Di Maio. Ma che c’entra il classismo dell’essere laureati o no?

Guardi, nella mia vita ho visto professoresse di Storia e Italiano dire ai loro studenti che, senza laurea, si diventa disoccupati e pazzi. Queste donne andavano matte Per Woody Allen. Sino a prova contraria, Allen non è laureato.

Abbiamo visto questa gente “laureata” cos’è stata capace di fare alle persone. Questa gente di cultura cosa professò? Ma che vollero processare e professare?

Non vanno bene perciò i 5 Stelle ma non vanno bene nemmeno questi falsi ipocriti che prima parlano del PD da mezzi comunisti pacifisti, incitando alla rivoluzione del volersi tutti, appunto, bene, ma poi li trovi a togliere le stellette al prossimo con le loro sbrigative recensioni.

Sì, ci voleva una fortissima reazione indimenticabile. Un’impietosa lezione.

Sarebbe questa la gente che si dichiarò e ancora, ottusamente, si dichiara progressista, che va dai giovani di vent’anni e gioca, sadicamente, con le loro intime emozioni, ricattandoli psicologicamente perché a quell’età devono farsi il culo e come schiavi lavorare?

Ma che razza d’insegnamento è mai questo? Questa si chiama demagogia. Allora, cambierò religione e pregherò alla sinagoga, no, nella moschea, lontano da queste fastidiose mosche che si fingono, appunto, comuniste come quelli di Mosca, ah, sì, persone sedicenti da Cremlino ma in verità vi dico che preferisco a costoro, cioè gli impostori, un morbido gelato al cremino.

No, questa gente da me non avrà più nulla, nemmeno il reddito di dignità. Quella dignità per cui si riempiono la bocca e quella bocca ora per sempre cucita. Come si fa coi pazzi che, sedati come cavalli, sono rimasti distrutti.

Capitolo due: il celeberrimo, chi non lo conosce, auto-inganno di cui parla la borghesia stagna con la piena panza, gente che fa pena e che mi ha davvero rotto le palle abbastanza

Per molti anni, praticamente una ventina, ho sempre pensato che quando gli altri mi dicevano che, se non facevo certe “cose”, mi auto-ingannavo perché, in verità, le desideravo, ne soffrivo la mancanza e trovavo l’alibi, da loro chiamato scappatoia consolatoria, per sviare altrove, incenerendomi nella solitudine o esaltando la mia depressione a contraltare dei miei limiti patologici, chiamati genericamente o forse geneticamente disagi psicologici, magnificandomi nel fare il misantropo a tutti i costi a mo’ di rinnegazione capricciosa delle mie intime aspirazioni frustrate, sì, uso il passato remoto adesso, malsanamente e ingenuamente vi credetti.

Si chiama suggestione. Essere suggestionabili però dinanzi alla falsità delle facili deduzioni.

Guardate, lo dico dal più profondo del malincuore, sino all’altro ieri volevo persuadermi che io avessi torto e loro ragione.

Ma ho soppesato, nelle scorse ore, un’attenta, psicanalitica considerazione, un’auto-riflessione atroce. Non sarei mai voluto arrivare a questa tragica consapevolezza. A questa devastante conclusione.

Purtroppo, avevano torto. Sì, ho scritto bene. Ho detto purtroppo.

Perché, ribadisco, mi sarebbe davvero piaciuto che avessero avuto e abbiamo semmai tutt’ora piena ragione.

Poiché sarei stato e sarei un semplice coglione. Basta un po’ di eiaculazione e vedrai come ti passano le paturnie con una scopata d spontanea erezione. Oh, prendila come viene, mi dissero. Ma che vogliono dire? Non sanno parlare.

La verità è molto più grave, ancestrale, incurabile. Io non sono mai inculabile, al massimo m’inculo da solo.

Una verità destinata a macerarmi nell’animo più di come già nella totale alienazione sprofondai, annegai, m’intorpidii da tempo immane.

Tutto ciò per cui mi prodigo scrupolosamente per ottenere con vigore e determinazione, ahimè, si concretizza e si avvera con sempre maggiore mia intuizione.

Tutto ciò che inconsciamente non mi piace, invece, non (av)viene. Sì, il sesso non è che mi prenda molto. No, manco per il cazzo.

Ora, se avete lo stomaco forte e non siete malati di pregiudizi, vi spiego bene. Se voleste stare a leggere, a sentire e ad auscultare le ragioni del mio cuore, vi spiegherò tutto con coraggio, schiettezza e franca coscienza, con sana potenza. Con ponderazione. Potete dire anche ponderatezza.

Sì, so che state già ridendo, anzi, voi dite… sorridendo. Deridendomi, no, ora siete maturi e adulti, snobbarmi, sì. Prendere questa mia uscita (uscita da che?), mie checche, come l’ennesimo mio al lupo, al lupo ché poi tanto non succede niente?

La mia vita affettiva e sessuale è finita. Non c’è alcun rimedio né soluzione. Ora arriva la mia sincera costernazione.

Al che, un mio amico buontempone, goliardicamente provocatorio e giocherellone, per sdrammatizzare la serietà della mia succitata affermazione, esplode con un:

– Ah, perché mai iniziò? Ah ah!

– Purtroppo c’è sempre stata. Ora ti dico. Ciò non è inquietante, è invero terrificante. Rimarchiamo il rimarchevole.

– Dimmi pure. Onestamente, sono rimasto un po’ indietro con la tua vita. Sai com’è. È già incasinata la mia che se stessi a preoccuparmi di ciò che accade nella vita degli altri, ah, starei fresco.

Comunque, hai la mia attenzione. Ti do però mezz’ora. Ce la fai?

– Eh certo. Mi sa che ho ragione io, dannazione.

– Cioè non è mai stato un problema di timidezza, chiusura e quant’altro? In effetti, mi sa che forse è così come dici tu. Le persone timide non si scagliano contro uno alto due metri e gli saltano alla gola a costo poi di prenderle e finire, se va fatta bene, al traumatologico oppure, se va fatta male, al cimitero. Sì, certo, l’altro da te aggredito, eh già, sarebbe finito all’ergastolo ma tu saresti finito del tutto, diciamo.

– Già. Ho pensato a quanto t’ho detto in seguito al mi piace su Instagram di Francesca Dellera.

– Francesca Dellera. L’attrice?

– Attrice di che? Ah sì, come attrice del cazzo è da trecento Oscar l’ano.

– Sì, comunque lei? Quella de La carne?

– Ecco, appunto.

– Ma ancora campa, Francesca? A proposito, il ritornello di Lucio Battisti e Mogol… Francesca non ha mai detto di no… fu scritto per la Dellera?

– Ma che cazzo dici? Sì, comunque non è tanto vecchia. È dell’ano, no, anno 1965. Diciamo che, cinematograficamente parlando, a livello qualitativo, l’ha preso in culo da tempo immemorabile ma non mi addentrerei in compenetrazioni da psicanale, no, psicanalisi. Sarà cascata in depressione, le saranno cascate le tette. Sarà stata economicamente messa a novanta, alle strette. Che cazzo ne posso sapere, io?

Sono andato a fare delle ricerche in merito ai suoi mariti, no, flirt. Ha un carnet appunto carnale mica male. Insomma, da maiala. Donna dolcissima, ispirò a molti uomini, pensa, il crème au caramel. Sì, lei si è fatta tutti. Dai buzzurri che fumano le Camel ai gobbi come i cammelli, perfino Benicio Del Toro, eh sì, nomen omen, Delon Alain, anche se Alain nega d’averla inchiappettata bellament’, Berlusconi ovviamente e pure Christopher Lambert, specializzato in cosce e minigonne, vedi le sue relazioni della minchia con Parietti Alba e Diane Lane. Ah, Christopher, uomo che sa scaldare le donne meglio di una maglia di lana.

Fatto sta che Lambert, secondo me, è un attore di merda e, nonostante questo popò di figotte, un povero Cristo. Diciamocela!

Ah, guarda, Francesca è una che ha perennemente lavorato duro. Sì, si è fatta il culo per avere tre ville al mare. Si capisce.

Dal 1986 al 2006, poi non ha fatto più un cazzo, come no, ha girato la bellezza di sette film, due miniserie e forse però un milione di seghe dei suoi fan incalliti.

Sì, un sex symbol degno di notte. No, di nota. Donna indubbiamente un po’ mignotta ma, comunque sia, faccia quel cazzo che vuole. Non la giudico.

Detto ciò, asserito questo e non il mio in Francesca inserito, i titoli dei film da lei interpretati sono lo specchio della mia vita da depresso anale, no, annale.

Sì, Grandi magazzini, ovvero i centri commerciali ove vado quando sono annoiato per guardare le vetrine, aspettando l’ora di cena.

Capriccio, appunto, peccato veniale di cui vengo accusato dall’età di 14 anni in poi.

Roba da ricchi: sì, sono pure colpevolizzato se sto male. La depressione, in Italia, viene considerata una vergogna nazionale. E ti urlano che solo chi ha i soldi può permettersi di sputtanarseli, andando a fare chiacchiere con gli psicologi.

Qui si paga alla Romana. L’Italia è un Paese di falsi e, appunto, se sei diverso dagli altri, ti dicono che ti auto-inganni e ti danno della bugiarda.

Insomma, un Paese ove se non ti spacchi il culo, facendotelo/e, se aspetti il sabato sera per andare con un mignottone come la Dellera, ti fanno le smorfie come se tu fossi un bimbo, vale a dire L’orso di peluche.

Sì, a me ne diedero tante. Già pienamente adolescente, registrai dalla tv il film 4 cuccioli da salvare. Perché è un film commovente.

La gente stupida alluse malignamente:

– Ah, e chi sarebbe il quinto cucciolotto? Tu? Ah ah.

 

Sì, vidi giusto nella mia coscia e (in)coscienza, anni fa, quando decisi di mandarvi tutti a fare in culo.

Dopo che mi sverginai, impazzii davvero.

Di solito succede il contrario. Sì, per voi. Per me fu traumatico. Sì, dopo la prima volta, scopai molto. Questo va ammesso.

Ma persi la mia poesia. Quindi, fottetevi.

Vedo ora il mondo per quello che è.

Un mondo ove vendereste pure vostra madre al demonio al fine soltanto di dare un bacio alla Dellera. Io, pur di dare un bacio alla Dellera, venderei comunque il nuovissimo Blu-ray di Angel Heart che ho appena pre-ordinato. Tanto costa poco, 20 Euro, posso ricomprarlo. Ah ah.

A parte tutto, sì, non mi piace tanto il sesso. Non sto scherzando. So che questo può turbarvi. Ma scusate, se non turba me, a voi che cazzo frega? Per caso volete incularmi?

Finisco con questa:

– Stefano, non capisco perché tu ti ostini a inserire video sul tuo canale YouTube. Ho appena visto il tuo ultimo. Ho visto pure che l’hanno visualizzato solo dieci persone.

– Vedi? Ti sbagli un’altra volta. Sono undici, considerando che tu l’hai appena visionato.

Ah ah.

 

Comunque, fedelissimi e stronzissimi, dopo il mio Cuore angelico… tenere tenebre sanguigneIl diavolo è un giocattolaio Il candore svelato, libri che potete trovare in vendita su Amazon e sulle maggiori catene librarie online, sto terminando il quarto romanzo a tematica faustiana e diabolica.

Purtroppo, ho la stessa faccia da culo di Mickey Rourke. Volete farmene una croce?

Eh sì, quest’anno sarò fra gli accreditati stampa a Venezia per il Festival.

Ma reggeremo sino a fine agosto o questo stival’ cadrà a pezzi come la stessa Venezia sommersa dalle acque?

Chissà.

Adesso, vado a leccare un gelato.

E forse anche qualcos’altro.

 

di Stefano Falotico

 

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Due pappagalli presentano il loro listino Warner Bros. Italia senza conoscere il JOKER ed esce il trailer del Pinocchio di Garrone


03 Jul

blinded by the lights poster light of dayO sono due grilli parlanti?

Sì, si stanno tenendo a Riccione le consuete Giornate Professionali di Cinema ove i cosiddetti addetti ai lavori, vale a dire i presidenti delle rispettive case di distribuzione dei film che usciranno sui nostri grandi schermi nella prossima stagione, stanno presentando all’acqua di rose, forse mischiata anche alle alghe di Rimini, i loro listini. In un oceano di castronerie più dolorose delle pungenti, avvelenanti meduse. Sì, vi sarà anche il listino della Medusa.

Di mio, posso dirvi che oggi ho dimenticato di comprare le uova. La mia vita è stata una frittata e avevo bisogno di mangiarla a mezzogiorno. Ho optato per un piatto di maccheroni.

Sì, questi distributori italiani sono maccheronici. Presentano i film per cui campano senza sapere bene di cosa stiano parlando. Sbagliando le pronunce degli attori stranieri

Da cui, appunto, il detto… non sputare nel piatto in cui mangi.

Partiamo con il film di prossima uscita Blinded by the Light. La storia di un ragazzo ancora né carne né pesce che viene folgorato da Bruce Springsteen.

E da allora rivede La luce del giorno.

Sì, il protagonista ovviamente sono io. Anche se ho concesso all’attore Viveik Kaira d’interpretarmi a suo credit.

Sì, dopo un’adolescenza malinconica da album Nebraska, mi appassionai a Springsteen.

Al che, risentii ripulsare nel mio cuore quei perduti ardori vitalistici che, in notti fonde e appunto melanconiche, smarrii profondamente.

Fu una resurrezione, una rinascita mentale-spirituale e romantica come la canzone The Rising

La gente, attorno a me, credette che fossi impazzito. No, mezzo matto lo fui prima. Quando non fui.

La gente, stupita, scioccata, pretese da me delle spiegazioni e quando incontrai una ragazza bionda come nel video del Boss, intitolato I’m On Fire, fui calunniato.

Le persone malevole dissero che ero rimasto sempre imperturbabilmente insonne ma, anziché guardare Warriors di Walter Hill, battagliavo adesso al plenilunio assieme a una calda donna di malaffare.

Mi urlarono che ero ignorante come un meccanico di un’officina scalcagnata e tali untori sporcarono la mia purezza perché a loro apparve molto strano che mi fossi sverginato di punto in bianco…

Successe un casino della madonna. Non mi salvò l’Immacolata ma il mio genio innato, lindissimo.

Fui spedito coattamente all’igiene mentale e, alla fine, fui però smacchiato da ogni accusa peccaminosa.

Partì una War… psicologica che mi costò anni tremendi di semi-castrazione. Ah ah.

Tutto ora è stato risolto. Ora va di nuovo liscio come l’olio.  Sì, la gente cattiva la fece fuori dal vasetto ma ogni notte uso la vasellina.

Sì, Ciampa non poche volte sui nomi inciampò, mentre la Capone non deve avere una grande capa.

Visto che il Joker con Phoenix non è la vera storia del clown di Gotham City. Bensì la mia. Ah ah.

Sì, sono il Benigni di Bologna, un uomo benigno a cui si allunga spesso… il naso. O no? Non è il naso?

Il vero Joker non abbisogna di trucchi cosmetici. Solo di acqua e sapone. Del resto, profuma del suo carisma a pelle.

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di Stefano Falotico

Stranger Things 3 & il Joker: sarà una pasoliniana, lunga estate di titoli caldi, roventi e calienti in attesa, come sempre, del gelido uomo invernale di The Irishman


06 Jun

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Il Joker è un’altra storia di ordinaria foll(i)a. Come in Manhunter, è difficile in questa società di verità capovolte riuscire a discernere chi sia il sano di mente e chi lo psicopatico

Sì, partiremo il 4 Luglio coi nuovi episodi molto attesi di Stranger Things 3. Serie che a molti di voi sta antipatica perché la reputate soltanto un pacchiano potpourri di citazioni, una modaiola serie che fa del sincretismo culturale americano la ragione del suo successo. In quanto, attingendo da Spielberg, da Joe Dante, dalle istanze perfino fumettistiche d’una nostra generazione cresciuta coi GooniesAlien e i mostri pure della Hammer, non vi trovate in essa niente di davvero innovativo e originale. È invece, lo ribadisco orgogliosamente, un’elegia fantasmagorica mio avviso bellissima che voi invece disprezzate poiché in verità vi dico che siete solo tristi adulti con troppe pesantezze retoriche ad annacquarvi il cervello più degli oceani solcati dal capitano Achab, personificazione della becera invidia putrescente da colui che, invero, malgrado fingesse di voler uccidere la balena bianca Moby Dick, era invece in gran segreto un suo accanito fan sfegatato. In quanto, in codesto cetaceo femminile rivedeva la sua purezza e la sua libera, spensierata giovinezza per sempre estintasi. Intinta nelle sue capillari, stinte, brizzolate tinte volgari dei suoi pochi capelli svolazzanti solo nella brezza del darsi tante inutili arie da uomo finto.

Sì, lo so, vi conosco. Siete adulti oramai demoralizzati a causa del vostro matrimonio scalognato e del vostro lavoro che tostamente odiate eppur conservate perché, se vostra moglie dovesse chiedervi il divorzio, oltre a non prepararvi i toast, in banca almeno avrete qualcosa da darle più dell’insalata e della lessa zuppa delle vostre cervellotiche, sterili, esistenziali frittate.

Siete uomini totalmente sfatti, gemete in silenzio l’orrore dei vostri insondabili abissi mentali purtroppo irreversibilmente insanabili. Così, insabbiate gli ancora residui vostri sogni speranzosi, gli ultimi rimastivi, dietro maschere ciniche da sapientoni cattedratici, in realtà solamente inaciditi e annoiati come da me già evidenziato e sottolineato sopra il rosso oramai smorto delle vostre (an)affettive anemie. Siete anime e visi pallidi che, per ritrovare un briciolo sparuto di epica sparita nei vostri romanticismi scaduti e svaniti, rimettete su Balla coi lupi, tifando per gli indiani da yuppies in tinta un(i)ta. Poltrite non solo sulle poltronesofà (sì, tutto attaccato) piene di acari, bensì vi svaccate vergognosamente nell’apatia di polverose esistenze prosciugate nell’anima avara in cui la fantasia vostra maggiore, misera e vana, è che la prossima bolletta della luce, anziché recapitarla a voi, sia spedita a un eremita che abita in una buc(hett)a del Sahara.

Sì, stamane ero in vena di belle donne. Allora mi son fatto… una cultura sulle telegiornaliste più sexy, scartabellandole su YouTube in cerca di video ove le più sensuali rappresentanti del costume da bagno, no, della scostumatezza audiovisiva spacciata per informazione di classe con tanto di tacchi a spillo e calze a rete arrapanti, potessero mostrarsi al sottoscritto, uomo ardimentoso ed eternamente caloroso, messo da codeste sottosopra, arditamente impudiche e ammiccanti nella trasparenza delle loro gambe suadenti, lunghissime e piccanti da regine sovrane degli ammalianti sgabelli eccitanti.

Cosicché son venuto, no, son rinvenuto i video di LA7 ove la bionda Luisella Costamagna, su In Onda, nel 2011 esibiva il suo disinibito, fiero piglio, sessappiglio da dizionario Morandini, elegante da figona da monta, associandolo a una parlantina, sì, molto intelligente, ma anche da arrivata un po’ antipatica e stronza.

Luisella è donna dal viso che subito ti prende, magneticamente fotogenico e avvolgente. Grazie al belvedere delle sue cosce magnifiche, ti stende. E con questa fa immediatamente caldo anche se ci sono zero gradi all’ombra e il lavoro quotidiano ti fotte il cervello e ogni vanagloria, appunto, ti sfonda.

Ah, poi tal fregna con l’ombretto e con quel suo malizioso sorrisetto, col suo dolce rossetto, che ci frega se indossa solo una prima nonostante per anni abbia indossato, appunto su LA/, la parte della giornalista numero uno che avrei visto, oltre che passerona qual è, benissimo a calcare una hollywoodiana passerella?

Dunque, dimenticando l’oramai invecchiata e troppo dimagrita Ilaria D’Amico, ho voluto appurare con mano… se Diletta Leotta sia realmente quella gnocca inaudita che dite.

Spingendo col mio dito sul mio mouse, cliccando di qua e di là, devo ammettere, scrivendo qui di mio pugno, che Diletta non poco mi diletterebbe a letto ma è, onestamente, un’ochetta per dilettanti. Presenta programmi calcistici ove si celebra Ronaldo, il più professionista, centravanti da marcare a vista, ma oltre al seno e al culo superbo non vedo altro. E di quadricipiti sta probabilmente messa meglio l’intramontabile eppur ancora montabilissima Carolina Morace. Donna verace.

Chi si accontenta, comunque, con Diletta molto gode. Soprattutto se è il padrone di Sky e, sfruttando i dipendenti, con Diletta si gongola, miei mongoli, e le regala il suo ciondolo anche in gondola.

Al che, ho beccato una da potenti palle in diretta, tale Barbara Francesca Ovieni. Una che tira più di un fendente di Boninsegna. Questa non ha nulla di valido da insegnare ma è assai bona.

Una che, quando fa l’amore con qualcuno, non ha bisogno di stimolarlo, sussurrandogli:

– Dai, vieni o no?

E lui:

– Barbara Ovieni, ora vengo ma aspetta ancora un momento. Lasciami altri 5 min dentro. Forse svengo.

– Ho fretta, fra cinque minuti devo fare la p… a non solo per te ma per te degli ospiti tromboni che parlano in trasmissione di calciomercato, sperando che io simpatizzi per uno di loro e al fortunato possa dargliela gratis in cambio di “pubicità”, no, pubblicità.

Sì, quel sessantenne panzone che, in giacca e cravatta, parla d’istinto, no, distintamente delle prodezze balistiche del signor Mazzola e dell’ex parlamentare Gianni Rivera, mi ha promesso che, se glielo smazzo nel camerino della romagnola riviera, mi sposerà e non avrò bisogno di fare mai da mattina a sera un cazzo.

Be’, anche adesso non è che io lavori veramente duramente, faccio solo la valletta strafottente, detta come va detta, ma io mica sono una comune fessa, so bene a chi va data per avere una vita nient’affatto sfigata da povera in(s)etta. Anche se un po’ sfruttata. Prestigiosamente inculata, disonorata e sputtanata.

Ma, in fondo in fondo, si fottano tutti e sprofondino. Sono una donna che sa quello che vuole e soprattutto ha ben chiaro come ottenerlo, eccome. Non mi faccio dei problemi. Voglio stare comoda.

Sì, in effetti, Barbara si fa tutti. Barbarella! Che siano belli e brutti non è né un irrisolvibile problema né una Leotta Diletta, no, scusate, volevo dire un dilemma.

Dunque, lemme lemme ho rivisto alcune puntate ove Daria Bignardi, a Le invasioni barbariche, chiedeva ad attrici pessime, dunque a non attrici come Luisa Ranieri se, a suo avviso, fosse meglio Balotelli o Totti. Oppure il commissario Montalbano…

Sì, domande di rilevanza oserei dire shakespeariana riguardo le vite davvero elevate di uomini che hanno dato molto all’umanità, domande sartriane da non dormirci la notte. Con milioni di telespettatori invece a soffrire d’insonnia, ponendosi quest’amletico quesito oserei dire imprescindibile per la vita di noi tutti.

Vero?

Sì, io non sono ipocrita. Ho salvato vari video in HD di Barbara Ovieni, potrebbero tornare utili nel caso che fra poco mi trovi, più che morto di figa, di fame. Al che, completamente pure senza mutande, dunque impuro, la masterizzerò su dvd per fare qualche soldo, vendendola su eBay. Tanto sulle emittenti locali, è già inflazionata e svenduta.

Ecco, la verità del mondo è solo una. O una sola…

Se sei un diverso, ti fanno credere di soffrire di turbe psichiche come il Joker.

Se scopri l’inganno e ti ribelli per la tua giusta ca(u)sa, ti urlano in faccia… che pensi di fare, cocco mio bello? Ah, bellino lui…

Sì, se non vi adatterete al porcile triviale di massa assai belluino, vi tratteranno da pagliacci e vi combineranno per le feste con far caudino. O vi bastoneranno come dei cagnolini.

Poiché, cari coglioni, arrivati a una certa età, bisogna farselo. Altrimenti ti sbattono.

A letto? In manicomio? Forse sia a letto che in ospedale psichiatrico.

Ti legano a letto e ti sedano come un cavallo. Visto come accavalla?

Quello che ho scritto è abominevole, ignominioso, cattivissimo.

Lo so, chiedo venia.

Comunque sia, cara fottuta, alta borghesia e vostra pregevole signoria, se volete che vi faccia un sorriso per mettervi buoni e tranquilli, eccovi serviti.

Visto che uomo carismatico e dal pauroso sex appeal bestiale?

Molti si stanno chiedendo come io abbia fatto a salvarmi dalla morsa della società andata a zoccole.

Be’, basta che rileggiate questo pazzo, no, pezzo e lo capirete, mie teste di cazzo.

Gli altri pazzi non sono come me. Non ci arrivano, come si suol dire.

Se volete che meglio tutto ciò argomenti e ve lo espliciti, questi pazzi assomigliano alla maggioranza. Nella quale vi riconoscete.

Eh già, avete avuto, avete e sempre avrete una vita superficiale, ridanciana, sguaiata.

In parole povere, da troie oppure da babbei e idioti, maniaci e falsi.

Mentre, dementi, il sorriso del Joker sa il Falò, fallo, no, fatto suo.

Perché questo no?

Come sostiene a ragion veduta Rust Cohle, guidato nella bocca dalla mente di Nic Pizzolatto, soltanto quando si è vicinissimi alla morte si riesce, di sfuggita, in un attimo di sospiro inequivocabile, a esplorare l’abisso delle occidentali vacuità. Delle pusillanimi ambizioni smodatamente egoiste, accorgendoci che tutta questa giostra di rivalità e competizioni altri non è stato un sogno che si è svolto fra le pareti sigillate della nostra ombelicale visione.

È una verità a cui nessuno può sfuggire. I più fortunati nella vita riescono a imporre la loro arroganza in virtù di circostanze e vantaggi psicologi e non a loro favorevoli. Quelli con meno fortuna, invece, per quanto vanitosamente abbiano inseguito i loro sogni innati, semmai pure da intellettuali dannati, prima o poi soccomberanno, verranno invalidati, mutilati e matti diverranno se quanto prima non si adatteranno, omologati e spersonalizzati, alle logiche irrefutabili di questo triste mondo schiacciante e insano.

Come dice invece il “true detective” William Petersen di Manhunterce l’hanno fatta quasi tutti. O qualcosa del genere.

Sì, la vita nostra è un carnaio, un macello ove vince, forse, chi ha più fame e voglia di vincere.

Joan Allen la cieca dovrà dunque indissolubilmente vivere nell’oscurità sin alla fine dei suoi amari giorni, sublimando le perdite affettive, elevandosi nella poesia e nella dolcezza per non soffrire o internamente meno patire. E per lei sarà sempre più dura, dolorosissima resilienza. Soltanto un pazzo, paradossalmente, potrebbe amarla o perlomeno stimarla. Accogliendo le sue infinite dolenze e le sue trattenute, represse ire.

Perché il pazzo Dente di fata ha sofferto delle stesse umiliazioni e derisioni, delle identiche emarginazioni, difficilmente rimarginabili, della cieca. E quindi può vagamente capire. Ma forse nemmeno lui poiché, comunque, la sua vita è stata diversa da questa donna a sua volta diversa. Ed è certamente diversa da quella di Petersen, per quanto analogamente speculare.

Ogni pazzo non nasce tale, lo può diventare in seguito a frustranti, reiterate provocazioni sempre più protrattesi inestinguibilmente nel tempo. Mai sanate ma solamente, ipocritamente sedate.

Qui, in Italia, per esempio molta gente, fino a vent’anni fa credeva che se fosse stata puntualmente, gentilmente rispettosa del prossimo, sarebbe stata parimenti stimata e amata. Piaciuta e benvoluta. Si è accorta che era solo un sogno. Chi ha ragione in un mondo ove il labile confine fra sanità e pazzia è andato a farsi fottere? Un tempo era abbastanza chiaro che se perseguivi una vita moralmente retta, oh sì, t’avrebbero, impegno e talento tuo permettendo, perfino eletto in parlamento. Ma così non è e forse non è mai stato. I pornoattori sono oggi i divi più imitati e osannati. Non sono un moralista. Hanno fatto le loro scelte. Ma, per piacere, almeno non facessero gli influencer. Mi tengo fieramente la mia malata mentale influenza, stando sempre più lontano da cattive, stupide compagnie con le loro condizionanti, immobilizzanti, deficienti, ricattatorie, stronze influenze. Le persone mute oppure portatrici di qualche handicap vengono salutate, come sempre, dal prossimo in modo compassionevole. E dovranno mentire, nascondere sottilmente la loro ira, fingendo pure di divertirsi, prendendola a ridere. A ridere quando un gigante di due metri sfotterà platealmente i loro umanissimi difetti fisici e dirà loro falsamente… siete dei grandi.

È questo che la mia generazione ha capito. L’orrido errore che sta alla base del mondo tutto. Di quest’immane lutto. È quello che da tempo cova nelle anime di chi nella sua intima lealtà s’è sentito ferito e tradito. Perché non è stato accettato e con sincerità applaudito quando era importante essere capiti.  Le tardive scuse, appunto, son avvenute troppo tardi. Quando oramai i danni irreparabili son incurabilmente così tanti. Prendiamo quello lì. È solo, afflitto da gravissima depressione. Be’, ci pensi tu? Ecco, ora gli trovi un lavoro. Sì, e poi? Lavorerà come un negro per essere sottopagato da gente culturalmente e umanamente più sottosviluppata di lui. Comunque sia, avrà iniziato a lavorare in quanto, qualcuno, premuroso, già dapprincipio avrà cominciato (in)volontariamente a vederlo e percepirlo come diverso e lebbroso. E quello invece? Ha avuto solo quattro donne in vita sua e ha cinquant’anni. Allora tutti lo inciteranno a darci dentro. Sì, così spenderà tutti i risparmi in puttane per piaceri effimeri che si bruceranno come neve al sole al primo battito d’un nuovo giorno malinconico o, peggio, da manicomio. Per gli altri, forse vi saranno albe ridenti, per i ciechi e quei dementi ancora speranzosi che il mondo vedrà la luce, illusi che il mondo sarà per i giusti e che gli uomini e le donne avranno buon gusto. Purtroppo, se t’incattivirai, servirà solo a metterti nei casini, se ti rabbonirai, ti diranno che sei troppo buono, vale a dire non adatto e un po’ tonto.

Se pensate che io menta e sia un esaltato, non venite però un giorno da me a dirmi che era esattamente, invece, come qui io vi dico. E già prima vi dissi. Ma non voleste ascoltarmi e continuaste con le vostre fisse.
mcconaughey true detective

di Stefano Falotico

Evviva Bob Dylan e Dylan Dog


04 Jun

dylan dog rolling thunder revue scorsese

Sì, il mio teorema è presto spiegato. Non ci vuole un mostro delle equazioni come Albert Einstein. Uno che, fra l’altro, inventò la teoria della relatività ma non seppe rivoluzionare la sua faccia bruttissima.

Oh, va detto. Che c’è di male? DiCaprio, ad esempio, è un bel ragazzo, Kate Winslet deve adesso smaltire i chili di troppo, Albert era fisicamente un cesso. Non voglio mettere in discussione la sua mente ma, in quanto a sex appeal, non oso immaginare se Matthew McConaughey di Interstellar fosse stato suo padre.

Cazzo, accende la videocamera e, anziché beccarsi Casey Affleck, si cucca Albert.

A quel punto, Matthew capisce che non conviene tornare sulla Terra. Meglio fottersi Anne Hathaway. Sperando che nasca un uomo meno cerebrale di Albert ma più appetibile fisicamente che possa piacere a Jessica Chastain.

Sì, i genitori vogliono sempre il pene, no, il bene dei figli.

E spesso invece sbagliano tutto. Basti pensare a Mario Brega di Un sacco bello. Aveva educato il figlio a sani principi di modesta operosità sociale e invece s’è trovato un figlio senz’arte né parte.

Di mio, tutti nel corso degli anni hanno cercato di educarmi a una vita corretta. Ecco, più volevano approntare correzioni alla mia vita, da costoro ritenuta (di)storta, più io rispondevo loro con altrettanta ipocrisia stronza.

Ecco allora che se uno mi diceva di guardare L’ultimo bacio di Muccino, io guardavo invece Gli amanti del Pont-Neuf. Poi, se uno a quel punto voleva istruirmi su tutti gli altri film di Leos Carax, ecco che mettevo su un filmetto con Lilli Carati.

Sì, non ho rimpianti. Alla mia età, quasi tutti i miei coetanei sono sistemati e sposati.

Sai che bellezza. Come diceva Al Pacino di Scent of a Woman, una volta che avrete trovato un lavoro stabile e una compagna fissa, il grande sogno sarà bello che finito. Sarete fottuti.

Le altre donne non potete più guardarle. O meglio, sì, potete pure guardarle ma, ogni volta che ciò accadrà, la vostra lei vi ricatterà, urlandovi che potrebbe domandarvi il divorzio, chiedendovi gli alimenti, privandovi dei vostri figli poco abbienti.

I figli… so’ pezzi ’e core e cresceranno coi musicarelli di Mario Merola, Nino D’Angelo e Gigi D’Alessio.

Insomma, questi qui prevedo che diverranno assai presto affiliati a Gomorra…

No, non dei camorristi, ci mancherebbe. E neppure faranno la vita di Ray Liotta, Bob De Niro e Joe Pesci di Quei bravi ragazzi.

Credo però che passeranno tutta la loro misera esistenza a gridare sguaiatamente contro la moglie perché avranno scoperto che lei li tradiva con uno strozzino.

Ma non illudetevi, eh no. Non andrà meglio pure se ascolterete Nick Cave per fare gli anticonformisti di maniera e fingerete di amare il Cinema di Jim Jarmusch quando, invero, so benissimo che adorate Mira Sorvino de La dea dell’amore.

Oppure, visto che vostra moglie vi obbliga a stare con lei, mentirete a voi stessi. Perché, in cuor vostro, siete ancora amanti dei Metallica ma lei vi costringe, per amore, solo per amore, a farvi piacere Alvaro Soler.

Dai, suvvia. Siete tipi da Vitali Alvaro, non siete dei falsi romantici.

E quelli che, appunto, essendo sposati, dunque oramai (in)castrati, se la tirano… ora da intellettuali che, non avendo niente da fare, celebrano l’arte tutta e passano le domeniche pomeriggio nei musei?

Ma che musoni, dei mausolei.

Poi ci sono i fascisti fanatici ancora di Mussolini, dunque di Salvini.

Sì, donne ambiziose senza vergogna, pur di avere un seggio in parlamento, si appaiano a questo pazzo da reggimento.

E voi credete davvero che lavorare dieci ore al giorno possa donare dignità a un uomo?

Credete realmente che andare a messa tutte le domeniche vi renderà persone migliori di Al Pacino di Scarface?

Non ci credete voi, non ci credo io. Non ci crede nessuno.

La vostra vita è una farsa, una recita parrocchiale, una terribile pantomima, una mascherata da Eyes Wide Shut.

Per quanto mi concerne, che io mi ricordi, ho sempre voluto amare Bob Dylan.

Sì, ne ho viste troppe per credere che Salvatore Quasimodo si sia meritato il Nobel.

Ognuno sta solo sul cuor della terra,

trafitto da un raggio di sole,

ed è subito sera.

Mah, io lo sostengo dalla prima elementare ma non mi hanno mai dato né mi daranno il Nobel per questa poesiola banale con la rima quasi baciata peggio di tua sorella che nessuno limona.

Nella mia vita ho visto ragazzi in gambissima sedati come cavalli soltanto perché ebbero il coraggio di dire al loro professore di psicologia che doveva curarsi.

E ho visto psicologi malati di mente più dei barboni ai semafori.

Ho visto cinquantenni pasciuti venirmi a fare la morale, dicendomi che loro sono filantropi e hanno lavorato nelle ambulanze.

Sì, adesso sono ricoverati in manicomio.

Quindi, mi tengo i miei incubi, le mie notti cimiteriali, mi tengo i miei bui esistenziali, mi tengo la mia angoscia.

Mi congedo con questa, concedetemela. Anni fa, incontrai una tizia:

– Ah, Clint Eastwood è un uomo che, certo, avrà pure la sua età ma che fascino, cazzo. Io me lo farei anche se è vecchietto, diciamo.

Le risposi appunto alla Clint:

– Sì, ti credo. Indubbiamente Clint è un uomo senz’età. Bisognerebbe però vedere se Clint volesse venire a letto con te.

– Che vorresti dire?

– Niente. Stasera ridanno I ponti di Madison County in tv. Continua a sognare…RollingThunder_Dylan_Side_Performance

di Stefano Falotico

Keanu Reeves, il trailer di IT: Chapter 2, proposte lavorative allettanti, sarà un’estate Stand By Me?


10 May

keanu reeves wikipedia reeves fan club

 

 

 

 

 

 

 

Non so cosa stia succedendo e non voglio saperlo.

Sono pervaso da una forza psicofisica imprevista. Io stesso me ne stupisco.

Sono oramai uguale a Michael J. Fox di Voglia di vincere nella versione licantropo.

Dopo anni di bullismi, prese per il culo devastanti, una vita da nerd fuori tempo massimo, fioccano gli apprezzamenti, le ragazze mi cercano, smaniano per me, sono dunque costretto a bloccarne molte per evitare casini, mi state facendo impazzire.

Prima, lo ammetto, fui un pazzo sui generis che aveva la sua dignità. Sì, rannicchiato nel buio asmatico delle mie ansie, trascorsi tutta l’adolescenza afflitto da stati mentali bergmaniani, fra nevrosi di self control asciugata in disturbi ossessivo-compulsivi, notti insonni da After Hours, sogni sbriciolati come neve al sole in albe crepuscolari come il Nosferatu kinskiano di Herzog.

Fui poi accusato di deliri allucinatori di natura uditiva. Insomma, la mia fantasia visionaria fu scambiata per malattia mentale quando, invero, vagheggiavo solo una pornoattrice, e non starò a dirvi chi, praticamente tutte, ah ah, che riscaldasse il freddo della mia anima pietrificatasi nel rigor mortis della mia catatonia espressiva.

Mi diedero dello schizofrenico, del ragazzo perduto nella solitudine della fobia sociale, quindi del misantropo hater che bazzica solo i social e i centri sociali.

Ah ah.

Uno schifo, davvero.

Fui insomma scomunicato ufficialmente dal mondo come Keanu Reeves nel finale di John Wick 2.

Solo come un cane, pensai anche di comprare un cagnone. Ma non avevo i soldi per curarmi i cariati canini.

Mi diedero dunque, ingiustamente, del paranoico solo perché la scomunica, in effetti, ci fu davvero. Fui pigliato per un complottista troppo amante di Amleto.

Del principe perfino macchiavellico e attentarono alla mia purezza, inducendomi ad accoppiarmi bestialmente con la prima venuta.

Sì, nella vita incontrai vari Pennywise. Questi bulli/pedofili come Tim Curry, questi adulti con gli scheletri nell’armadio che spuntavano dai tombini delle loro esistenze tristissime poiché già infognatesi nella perdizione triviale delle loro bassezze più (s)porche.

Scappai, forse anche scopai, può essere e l’ex vicino del mio palazzo, il vecchio Ionata, non prendeva mai con me l’ascensore.

Perché mi riteneva appunto matto? No, perché reputava che fossi troppo timido e lui, nel tragitto dal piano terra al terzo, in cui abitava, aveva bisogno di qualcuno che lo ringalluzzisse. Dicendogli:

– Ah, visto che sole che c’è stamattina?

– Sì, sono vecchio ma questo caldo mi spinge a saltarle addosso.

 

Non vorrei scendere nei dettagli ma lasciamo perdere.

Al che oggi, dopo aver scritto più libri forse di Stephen King, li trovate tutti su IBS.it e sulle maggiori catene librarie online, dopo aver dedicato un intero saggio monografico al re dell’horror John Carpenter, presto anche in versione internazionale, tutti mi vogliono.

Mi bramano. Non so se mi amino o se siano solo leccate di culo.

Cioè, son passato dalle malinconie alla Luigi Tenco al fanatismo idolatrico della gente che m’ha preso per Elvis Presley. Ah ah.

Non scherzo.

I ragazzi m’inviano i loro manoscritti per ricevere consigli, dopo una vita da coniglio, son corteggiato dalle conigliette, il fan club italiano di Keanu Reeves ritwitta un mio articolo e la sua admin mi dice che mi farà conoscere dal vivo, appunto, Keanu. Ma devo andarci piano.

Mentre una signora molto altolocata mi ha fatto la proposta di lavorare per una cineteca molto importante.

Oddio, chiamate l’ambulanza.

Ah ah.

Oppure L’avvocato del diavolo.

Sì, ho molto del Reeves.

Avete visto come recita Keanu? Sembra Marlon Brando a volte.

Non dice una parola, come me, ma ha carisma a pelle.

Diciamocela. Keanu Reeves è un genius.stand by me sutherland

it skarsgardKeanu Reeves

 

di Stefano Falotico

Bringing Out the Dead, il migliore Scorsese degli ultimi vent’anni, finalmente ce l’ho in dvd, che società era?


24 Apr
 
Film misterioso, fallimentare dal punto di vista commerciale, film che alla sua uscita videro in tre gatti, Al di là della vita, titolo enormemente sbagliato appioppatogli in maniera new age soltanto perché, appunto, viviamo in Italia e inserire la parola morto in un titolo, in questo popolo di arretrate persone scaramantiche, l’avrebbe sin dapprincipio precluso dai buoni incassi. Che comunque non sono arrivati in nessuna parte del mondo. Essendo stato, Al di là della vita, un flop colossale.Per fortuna che, a parte i soldi spesi per un paio di pirotecnici effetti speciali della Industrial Light & Magic, il budget fu risicato. No, non è un colossal o kolossal che dir si voglia.

Una catastrofe al box office. Un film pressoché mai citato da nessuno quando si parla di Scorsese. Tant’è vero che non ne esiste a tutt’oggi l’edizione in home video sul mercato italiano. Prima c’era ma, visto che non vendeva neppure il dvd, anzi, visto che in pochissimi l’hanno visto e vogliono vederlo, non esistono ora più copie in circolazione audio-visive di questa pellicola. Scandalo da The Last Temptation of Christ!

L’altro giorno, mi sono comprato l’edizione inglese di questo straordinario film. Che possiede la traccia audio nella nostra lingua. Ma è pur sempre un dvd. Il Blu-ray non c’è praticamente da nessuna parte.

Esiste invece ancora chi, sulle insegne stradali, scrive dio c’è?

No, questa scritta, un tempo messa anche sulle panchine dei parchi, non so se a Central Park, ah ah, serviva per identificare i luoghi di spaccio. Ove i pusher, segretamente, rifornivano i loro clienti.

Non lo sapevate? Ora, lo sapete. Vi ho svelato l’arcano ermetico.

Mi ricordo, or che le mie memorie, ottenebrate da offuscamenti farmacologi inutili, sguinzagliate dopo le coatte compressioni tremende, son ritornate nella superficie neuronale dei miei più vitali spasmi, sì, mi ricordo di quando lo vidi al cinema, qui a Bologna, città probabilmente più tetra e mortifera della New York descritta da Martin Scorsese, appunto, in questo suo ultimo grande film incendiario ed emozionatissimo. Al primo spettacolo delle tre pomeridiane. Non vi era anima viva in sala. Tranne me e due lerci che si sbaciucchiavano a manetta. Più dell’incipit frenetico a luci purpuree di questo capolavoro purissimo.

Immerso in una livida New York spaventosa. Prima della rifondazione fascista effettuata dal braccio ferreo del terribile Rudolph Giuliani. Che ripulì le strade dai barboni e dalla feccia. Rendendo Hell’s Kitchen una bomboniera. Sì, a livello superficiale. Perché la metropolitana fauna alla Taxi Driver, di cui questo film è una sorta di continuazione ideale, infatti Paul Schrader n’è ancora sceneggiatore, esiste ed esisterà sempre, sebbene sia stata addolcita e sepolta sotto un cumulo di apparenti levigatezze forse ancor più funeree nella loro ipocrita patina dolciastra.

Da allora, Scorsese ha girato solo film mediocri. Io ho le mie riserve anche su Silence.

Sì, non sto bestemmiando. Io sono un patito di Scorsese. Nel senso di amante sfegatato del suo Cinema cupo, veritiero, privo di quelle melense retoriche che invece, oggigiorno, par che tanto allettino quest’imbellettamento di massa e un mondo nel quale io non più tanto mi riconosco.

In Italia poi, lasciamo stare. Roba da Cinema pietistico. Vedo gente di cinquant’anni regredita alla prima adolescenza che si scatta selfie più patetici di Mick Jagger. E vedo settantenni che, essendo arrivati alla pensione, si crocifiggono, ascoltando J-Ax in un tripudio anacronistico teribile con una sola r romanesca, come direbbe Carlo Verdone. Ah ah.

Anche se in quel periodo venivo considerato un patibolare sfigato, il mio Falotico era proprio sintomatico.

Che società era quella di allora? Da poco tempo erano approdati i primi pc degni di nota. E, per vedere integralmente in anteprima, appunto su Internet, il primo trailer di questo film targato Paramount Pictures, dovevi aspettare circa mezz’ora. Affinché il caricamento su QuickTime fosse arrivato alla fine.

Non vi era l’ADSL, la connessione era lentissima. E non era come oggi. Oggi sappiamo tutto di un film ancor prima che inizino a girarlo. All’epoca, nonostante il film fosse totalmente completato, al massimo potevi vedere qualche immagine di scena appiccicata in riviste internazionali come Studio o Premiere magazine.

Neppure Ciak infilava più di due/tre images al suo interno, essendo questo un film ostico poco adatto a una rivista patinata.

Io non sono mai stato di questo mondo, forse come Edgar Allan Poe. Poeta del mesmerismo, maestro estroso e nerissimo della trascendenza più metafisica. Ancora oggi, nonostante le mille esperienze accumulate nella mia strana e lunatica vita stramba, non mi si può definire una persona gioviale.

Sono molto spiritoso, oserei dire spiritato. Fantasmatico come la ragazza morta e semi-resuscitata nel film.

Appaio, scompaio, danzo al plenilunio e considero Lullaby dei The Cure, diciamocelo, un’emerita stronzata.

Vivo senz’infanzia, senz’adolescenza, senz’infamia e senza lode. No, che me ne faccio delle lodi se son solo effimere glorie? Meglio Gloria, donna gloriosa e anche molto golosa. Ah, ha sempre fame…

Sono giovanissimo adesso e fra tre minuti vecchissimo. In un interminabile continuum spazio-tempo pieno d’intemperie esistenziali, di precipitazioni umorali più grandinanti e forse gravi di un lurido temporale, perennemente angosciato da una luce del giorno crepuscolare e opalescente. Poi son di nuovo vividamente fluorescente come la fotografia di Robert Richardson. Con traslucidi battiti di mie ciglia pittate a mo’ di pagliaccio sciocco, incastonate nel mio cuore asmatico, ficcate nei miei polmoni che profumano aromatici di sigarette lisce come l’olio. Ah ah.

Arrabbiato come la musica dei Clash, melanconico come lo sguardo in ambulanza, giocoso, innamorato e simbiotico fra Nicolas Cage e Patricia Arquette.

Io non ho mai vissuto la mia epoca, essendomi già allontanato dai miei coetanei chiassosi e volgari.
Eppur vissi, vidi, vigilai, confabulai e fui io stesso una vivente favola.

Ho vissuto di attimi, di frenetici frangenti, di amori quasi mai sessualmente tangenti, di viaggi in tangenziale, di virtuose, magmatiche, liquide incandescenze, anche caratteriali, ah ah. Crateriche come la peggiore crisi isterica di Marc Anthony. Qui fa il cavallo imbizzarrito, con Jennifer Lopez è stato uno stallone e basta.

Ho incontrato nella mia vita uomini bifolchi davvero pazzi come Tom Sizemore. Ché, mentre ero assorto nelle mie riflessioni profonde, dimenandosi appunto da matti, mi battevano le mani per spronarmi a vivere da idiota. Incitandomi al porcile generale.

Ma non come nel capolavoro omonimo di Dostoevskij.

Persone ossessionate dal sesso, poco cristologiche, casinari da Chemical Brothers, impasticcati nell’anima da troppo lerciume quotidiano, ah, pacchiani imitatori del peggiore grunge.

Quindi penserete: ah, allora Eddie Vedder, con la sua musica malinconicamente rock, deve piacerti un casino.

No, mi fa schifo.

Io non esisto. Hanno provato a curarmi, a rendermi normale. Per me la parola normalità fa rima con baccano, superficialità, con scemenza e bieca carnalità, con puttanesca svendita della mia anima notturna.

Io sono immortale. Sì. Quando pensi che sia morto, ecco che esco dai sepolcri delle mie depressioni e ti dico ciao, sorseggiando lo zucchero delle mie labbra amarognole ma sincere.

E non c’è stato verso. Inutile che mi facciate i versi. Io versai sangue e mi feci il culo per scrivere da dio. Voi che fate? Ma che cinguettate? Cosa ciangottate? Che farneticate? Ma che cazzeggiate?

Sono un paramedico delle mie ossessioni, delle mie stanche ossa, del mio teschio ambulante come una rossa ambulanza sfrecciante nel fascino intermittente del suo (neo)n alla Bob De Niro.

Se tu pensi che io sia un Don Chisciotte e che dunque necessiti quanto prima di un pronto soccorso, devi prima aver letto questo.

Se pensi che mi piaccia Jennifer Connelly, adesso non più, è anoressica. Ma ricordo che impazzii quasi quando vidi il suo seno della madonna per la prima volta. Quello, sì, che fu un istante da manicomio. Le mie orbite oculari subirono disconnessioni più cataclismatiche della neuronale demenza senile mista a un semi-infarto sesquipedale.

Pur di averla come Eva, ignuda e impudica, mi sarei genuflesso a ogni afflittiva pena che dio mi avrebbe inflitto con severità impietosa. Mi avrebbe sbattuto all’inferno. E allora? Ma almeno avrei goduto del paradiso più celestiale.

Ero un fuoco. Dovevate vedermi. Il mio corpo, incendiato come questo capolavoro esplosivo, subì numerose detonazioni. Credo che, se Jennifer in quel momento, fosse stata vicino a me in quel fatale putiferio mio ormonale, avrebbe avuto solo due possibilità. O chiamare i pompieri oppure sentire davvero la furente passione vibrante di un uomo totalmente datosi e denudatosi senza remissione di peccati a colei che simboleggiava la mela di Lucifero. Altro che quel baccalà freddissimo che s’è pigliato, Paul Bettany.

Sono un personaggio eastwoodiano. Adoro Blood Work, tratto dalla novella di Michael Connelly.

Se credi che io sia schizofrenico, sì, stammi bene. Se credi questo, te lo dico io, sei insalvabile. Ti do l’estrema l’unzione. Inutile cercare di estrarti dalle tenebre e dalle lamiere della tua anima arrugginita.

Mentre in questi giorni, Nicolas Cage è impazzito del tutto, io posso oramai affermare che sono un miracolato.

È oramai visibile, conclamato. Allucinante come questo film lisergico.

Sono un Nic Cage. E anche Van Damme di Lionheart!

– Ho scommesso quello che avevo su Atilla!

– Hai fatto male…

 

Un Man on Fire.

    dio pronto soccorso  

di Stefano Falotico


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