Posts Tagged ‘Todd Phillips’

Bestemmia serale? Kathryn Bigelow è forse solo una bella donna ma non una grande regista. Comunque, girerei con lei un film con le palle come Joker


01 May

Kathryn+Bigelow+Stars+BAFTA+LA+Britannia+Awards+nAYxHF46r84l

Federico Frusciante, sul suo canale YouTube, ficcò la sua monografia su Kathryn Bigelow.

Regista indubbiamente in gamba, anzi, con due ottime gambe. Donna longilinea che fa la sua porca figura.

Ma cineasta probabilmente sopravvalutata. Poiché, tutto sommato, alquanto raccomandata.

La Bigelow però fu una delle prime donne che, all’interno dello star system registico, cineastico potremmo dire, predominato pressoché solamente dai maschi, seppe imporsi in modo cazzuto, tirando fuori le palle e mitragliando a dovere il machismo fascistico della Hollywood più mobbizzante le donne che, per l’appunto, decisero d’intraprendere una professione riservata quasi soltanto a coloro che non appartengono, anzi, appartennero al gentil sesso.

Che poi… quest’espressione gentil sesso, riferita al genere femminile, credo che sia irrispettosa della beltà muliebre, soprattutto dell’anima, più della tristissima festa delle donne. In cui, libagioni di zitelle, dopo un anno di lamentosi attacchi da movimento MeToo scagliati contro gli uomini, rinnegano ogni combattiva loro lotta per la par condicio sessuale e, abbassandosi le mutande dinanzi al sessismo malato delle persone coi testosteroni, nei night club per sole signore, davvero molto sole, applaudono in maniera sc(r)osciante dei cazzoni dal pelo glabro e dai fisici muscolosi da veri coglioni. Uomini senza testicoli che fanno i piacioni per stimolare gli estrogeni di donne in menopausa nel cervello già dalla nascita. Mica come Jamie Lee Curtis di Blue Steel. La quale poi si spogliò, dirimpetto ad Arnold Schwarzenegger, in True Lies, diretta dall’ex marito della Bigelow, ovvero James Cameron. Che perse l’Oscar per Avatar, sconfitto dalla sua ex moglie con The Hurt Locker. Ovviamente, vale a dire, la stessa signora, non più sola, bensì accompagnata da Mark Boal, suo toy boy che le scrisse le ultime sceneggiature dei suoi film dopo che a scrivergliele, eh già, fu proprio Cameron. Diciamo che James, ah ah, con la Bigelow lo rizzò e seppe come indirizzarla verso la Notte delle Stelle.

Di mio, posso dire di essere un Nanni Moretti di Aprile in versione Lenny Nero di Strange Days. Ancora fanatico di De Niro. Sì, non sono il lupo cattivo, bensì un uomo che perse la sua Juliette Lewis e ora dispensa consigli alle ragazze affinché non vengano fottute dai rimpianti e dai conigli.

Si diano alle letture di Henry Miller e la smettano di piagnucolare dinanzi al mieloso Ghost. Ah, non dovete crocefiggervi, donne. Oramai è tardi per darsi all’ipocrisia da Holy Bible di Nick Nolte di Cape Fear e alla divina provvidenza da The Rosy Crucifixion, trilogia incitante all’amore libero che consta di SexusNexus Plexus.

Donne delle pulizie, non state con uno della polizia da Detroit. È un razzista di merda. Non datevi ai germi sul plexiglass, bensì amate e spolverate ogni uomo bisex come Keanu Reeves su un morbido materasso della Permaflex. Arriverete al vostro “Point Break” da Lori Petty. E lui adorerà farvi il petting e accarezzarvi come se stesse usando una spazzola allisciante per un orgasmo ottimamente pettinato.

La Bigelow non avrebbe mai dovuto girare K-19. Meglio Caccia a Ottobre rosso, forse perfino U-571 e U-Boot 96. Oggi come oggi, la Bigelow è arrivata alla cima. Di mio, amo essere un semi eremita montanaro da Everest e K2. Mi prenderete per “malato” di handicap ma non diverrò mai un terrorista come Osama bin Laden.

A film forzatamente impegnati e falsi come Zero Dark Thirty, preferisco bombare Jessica Chastain.

Nella vita non esistono i grandi uomini e le grandi donne.

Per esempio, Rita Leva Montalcini fu sempre racchia. Dunque si diede alle scienze neurologiche poiché, non avendo potuto avere molti uccelli, si prodigò per la cura dei fottuti cervelli. La Bigelow invece, essendo figa, la diede a Cameron che la foraggiò e la spinse.

Col tempo, acquisì maggiori dotati, no, registiche doti.

Dunque, la Bigelow è una buona regista che fu bona. Jane Campion, invece, una grande regista brutta quasi quanto la Montalcini.

Per questo non leccò mai il culo ai maschi. A differenza della Bigelow che girò e gira film virili con sensibilità femminile del cazzo.

Sì, la Bigelow è sopravvalutata.

Girare bei thriller adrenalinici non significa essere grandi registi/e.

Anzi, se fossi in lei mi vergognerei di essere stimata per essere entrata ad Hollywood in maniera maschile.

Sottoponendosi a ciò che piacque, piace e piacerà agli uomini per trionfare.

E questo è quanto.

Sono sempre spiazzante, antipatico ma dico puntualmente la verità in modo devastante.

Se la Bigelow, cioè, avesse girato film alla Ken Loach e non fosse stata gnocca, sarebbe già morta suicida.

Sono fenomenale.

Soprattutto per me stesso, ah ah.

Ora, i film migliori della Bigelow rimangono, per l’appunto, Point Break e Strange Days.

Il primo, scritto da Rick King e da W. Peter Iliff. Il secondo invece dal suo ex, cioè il succitato Cameron, assieme a Jay Cocks, sceneggiatore de L’età dell’innocenzaSilence e Gangs of New York. Quindi, dove vedeste e vedete la cosiddetta, così come amate definirla, donna Rambo? Quando, recentemente, intervistò De Niro e Scorsese, la Bigelow si sentì estremamente in soggezione. Recitando la parte della “femminuccia”. Non della donnona o della prima donna, come si suol dire.

Diciamo dunque che la Bigelow è sostanzialmente, solamente un’abile, furbetta, discreta metteur en scène.

Ma le grandi registe sono altre. Per l’appunto, Jane Campion se la mangerebbe viva solo con Lezioni di piano. E forse… sapete che vi dico? Rita Levi Montalcini fu una gran donna, a prescindere che fosse indubbiamente poco sessualmente appetibile. Decisamente una donna superiore a Kathryn.

Di mio, che posso dirvi? Non sono molto alto e, si sa, qualcuno a una certa età, età stupida in cui conta l’altezza fisica per essere valutati fighi, può darti la patente di M. Butterfly o, tornando a Keanu Reeves, di Piccolo Buddha. Invece, a quarant’anni scoprii, a mia insaputa, di essere John Wick. Non è molto bello. Perché se sei più intelligente e più forte di tutti, rimani solo come un cane? No, col tuo Keanu. E su questa botta vi lascio, cucciolini.

Anzi no…

Ecco, a parte le sparate, anche il Cinema possiede una natura ambiguamente sessuale. Per esempio, se guardi Belli e dannati a 13 anni, in piena confusione ormonale, può venirti il dubbio di essere omosessuale. Invece, crescendo, scopri che non sei River Phoenix (il quale, peraltro, non si sa che cazzo fosse) ma Joker.

Sì, m’immagino un confronto fra la Bigelow e il grande Todd Phillips:

– Signor Todd, non le pare di essere stato troppo radicale nella sua visione pessimistica della vita?

Nella vita, c’è sempre la possibilità di redimersi.

– Vedo che lei, signora Bigelow, ha una visione ecumenica molto dolciastra da finta suora alla Jodie Foster (che è lesbica) di The Dangerous Lives of Altar Boys.

– Signor Phillips, non capisco. Che vorrebbe dire?

– Ora, ha mai visto Wolfman con Benicio Del Toro?

– Sì. Ma che c’entra?

– Le spiego. Gewn/Emily Blunt s’innamora di Talbot e vuole curarlo. Insomma, salvarlo.

Che cosa le dice Maleva/Geraldine Chaplin?

– Che non può salvarlo.

– E perché non può salvarlo?

Perché la pazzia, forse, è curabile. La licantropia, no.

Talbot non soffre di licantropia clinica, è davvero un licantropo.

Capisce, ora?

– Ancora no, mi scusi. Non vedo l’attinenza fra il suo Arthur Fleck e Talbot, mi permetta di dirglielo. Mi sembra un paragone del tutto cretino, non si offenda.

– Ecco. Mettiamo caso che Fleck si fosse innamorato della sua reale o immaginaria Sophie. Che cosa sarebbe successo?

– Sarebbe impazzito.

– No, sbaglia, signora Bigelow.

– Cioè?

– Pazzo lo diventò già del tutto.

– Quindi, mi dica lei che cosa sarebbe diventato?

– Niente. Perché si sarebbe suicidato. Dinanzi a emozioni a lui ignote per troppo tempo, sarebbe crollato del tutto.

. Non è vero. È/era giovane.

– Allora vedo che proprio non ci arriva, signora Bigelow. Non è vecchio, certo. Ma è malato incurabile.

– Continuo a non comprendere, signor Phillips.

.- Ok. Mettiamo che fra Arthur e Sophie funzioni davvero. Poi le lo lascia perché non riesce, nonostante gli sforzi, ad aiutarlo a “normalizzarsi”. Poiché gli dona l’amore, forse pure qualcos’altro, ma non può sanarlo a livello inconscio.

A quel punto, dopo essersi illuso, Fleck comprende che è come The Elephant Man.

Quindi, era meglio se fosse rimasto pazzo e incosciente.

– Ora ho capito.

 

di Stefano Falotico

JOKER di TODD PHILLIPS con JOAQUIN PHOENIX – Dal 6 Febbraio di nuovo al cinema e in Blu-ray & Dvd, mamma mia che rinascenza questo Falò!


06 Feb

joker happy face

Sì, sono indubbiamente un personaggio rinascimentale. Se abitassi nella Firenze degli artisti cullati dal mecenate Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, sarei già celebrato come Leonardo Da Vinci.

Sì, più che altro come Paolo Bonacelli di Non ci resta che piangere. Ah ah.

Sì, come Massimo Troisi e Roberto Benigni del succitato film, credetti che avrei avuto una vita modesta, cioè bella che già fritta, invece finii a Frittole nel quasi 1500 del mio essermi rinnovato e, di colpo, ringiovanito come se avessi attraversato uno Stargate quadridimensionale.

Sì, la mia mente da James Spader, più che altro da ex Spider di Cronenberg, uh uh, mi permette questo ed altro. Di essere, cioè, l’incarnazione del Tempo ritrovato di Proust e di guidare una macchina su giubbotto di Drive alla Ryan Gosling futurista più di Miami Vice.

Sì, patii calvari interminabili, mi stressai talmente tanto da diventare perfino quasi calvo.

Ma non ne feci una tragicommedia come La cantatrice calva di Eugène Ionesco. Poiché, essendo per natura autoironico, essere falotico, quindi stravagante e burlesco, trasformai il mio Aspettando Godot, più che altro finalmente di godermela, ah, questa vita puttana che tutti noi fotte e che, lungo il cammino, presentò, presenta e ancora presenterà molte dure fregature, in una filosofia esistenziale mai come oggi così sicura.

Sì, da circa un anno a questa parte, dopo essermi inabissato nelle notti più melanconiche, diciamocela, tragicomiche e quasi da manicomio, mi ributtai nella mischia. Io sono un fan pure dell’ex pornostar Brooks Mischa.

Sì, il mio fu un culo pazzesco migliore di quello di Mischa. Più che altro di (s)figa mai vista. Ah ah.

Sin dalla prima adolescenza, professandomi io un uomo amante di Taxi Driver, estraniandomi dal troiaio generale dei miei coetanei straniti, drogati, frivoli e certamente dementi, fui scambiato per un disadattato alla Travis Bickle e per un mammone col complesso di Edipo come Rupert Pupkin di Re per una notte.

Ma rinacqui come O’ Sole mio. Ah ah.

Sì, dopo tanto tempo da God’s lonely man, cioè da uomo solo e poco solare, più che altro da metafisico come Solaris, anziché arrendermi e cantare a vita Uomini soli dei Pooh, decisi di diventare un dio delle città e dell’immensità. Ah ah.

Portando la mente a un livello superiore della realtà. Ih ih.

Sì, da Principe della notte della mia Gotham City del cazzo, dopo aver scarrozzato tanti pagliacci per anni in lungo e in largo per Bologna ed essere stato preso per un mezzo handicappato, disgraziato, super sfigato tutto scassato e pure rompi-cazzo, durante un viaggio a Roma, avvenuto nei primi mesi del 2003, compresi dall’alto dei cieli di essere un illuminato.

Rivissi, ritornando a Roma, in pochissimi istanti quei gaudi amorosi della mia giovinezza smarritasi nella tetraggine più tenebrosa.

Improvvisamente, come Bradley Cooper di Limitless, riacquisii la vista e anche, di conseguenza, la vita.

Chi mi frequentò, non credendo al mio mutamento tanto repentino quanto incredibile, quando io provai a spiegare quello che successe e cosa provai, mi diede ancora di più del cretino e del provato. Ah ah.

Ancora qualcuno mi tormenta e, come un gufo, intimamente gode col suo pipistrello, sperando che io mi lamenti in mezzo a tante altre tormente, no, a miei atavici tormenti.

Ah, questo è solo un teppistello, un coglioncello a cui avrei da raccontarne davanti a un bicchiere di vino per confrontarmi con lui in merito ai nostri stupidi, reciproci duelli.

Gli narrerei di come mi sverginai ma lui, ottuso, ancora una volta non mi crederebbe e, se gli dicessi di chi mi oggi mi corteggia, di maggiore gelosia nel suo animo invidioso a morte, eh sì, creperebbe.

Oppure, piacevolmente sconvolto, assieme a me riderebbe a crepapelle.

Poiché That’s Life e la vita, fratelli della congrega, è ancora purtroppo lunga.

Lo prenderemo in quel posto numerosissime altre volte, avverranno altre svolte e c’illumineremo di nuovo come una lampadina di Alessandro Volta. Lo daremo a chi ce la dà ma l’importante è che come dice James Woods (o fu De Niro?) in C’era una volta in Americanoi siamo come il destino, chi va a star bene e chi va a prenderselo nel culo!

Sì, non so quante volte morii in vita mia. Quando pensai che fosse finita, cazzo, almeno mi sarei messo l’anima in pace, dio mi bussò a tarda notte e mi ricordò di essere lui.

Domenica notte, Joaquin Phoenix vincerà l’Oscar.

Entrerà nel mito. Come Brando Lee de Il corvo, come Marlon Brando di Fronte del porto, come Robert De Niro di Toro scatenato e forse come qualcun altro…

 

di Stefano Falotico

Sulle scalinate della nostra vi(t)a, il Falò delle vanità incontra Del Sorbo e partono soffici discussioni su Joker e sulle True Lies della società


31 Oct

true lies


Sì, questo video de La Repubblica è da avere e conservare in memoria dei posteri. Anzi, bisogna che salvi di fermo immagine la Joker al min. 0:54 perché secondo me vale il prezzo del biglietto.

Questa ragazza stupenda in minigonna è vivamente emozionante più del capolavoro di Todd Phillips, un film devastante.

E questa ragazza, diciamocelo, è indubbiamente arrapante.

Il mio amico Antonio, uomo dotto ed erudito che sbaglia la pronuncia di Joaquin Phoenix e secondo me anche la sua analisi del film suddetto, da lui ritenuto banale in più punti, però mi provoca e, come se io fossi Christopher Walken de La zona morta, ironizza sul mio cambiamento travolgente, così tanto stupefacente perfino per me stesso.

Poiché, dopo essermi da solo affogato e infognato in notti d’interminabile malessere esistenziale, in me è risorto un vulcanico ardore. Non siatemi esiziali, non fatemi altri danni. Datemi un altro anno e avrò più culo, fidatevi. La vita è questione di ani.

E ora assomiglio, a tratti, ad Al Pacino di Cruising. Un uomo affascinante che indossa una nera canottiera quasi sadomaso allineata alla mia corporatura sia atletica che taurina, intonata al bestiale carisma d’un menestrello che fluttua nella notte e, a differenza di Batman, non usa maschere di doppia personalità da psicopatico.

Il Falò entra nei caffè con aria disinvolta, è un uomo ammantato dalla sicumera del suo tormentato passato oscuro. Che, fra le tenebre dei suoi torpori, emana ero(t)ico calore, conservando però intatta la sua sessualità ambigua o forse la sua intonsa figura che, di primo acchito, potrebbe apparire addirittura  asessuata.

Un uomo che, col solo potere del battito cigliare, accende ogni donna in maniera amabile, ascendendovene di corpi cavernosi e robuste, calorose vene, sorbendosi le invidie di chi vorrebbe storpiarlo e nella cupezza perpetua obliarlo per sempre.

Poi, fa come Michael Beck di Warriors. Se la donna fa troppo la strafottente, la manda a fare in culo in modo poco galante ed irriverente.

Tanto questa è una che ascolta Arisa. Senza di me, può già prenotare il loculo al cimitero. Ah ah.

Il Falò cammina, sapendo il fatto suo, estrae dal taschino una sigaretta e canta lontano da ogni moda ma mettendo su i Modà.

A volte, i suoi modi sono scorbutici e burberi poiché, così come Al Pacino di Scent of a Woman, trascorse solitudini che non videro più lo splendore anche solo del suo ardimentoso cuore, figlie dell’incomprensione altrui, partorite malvagiamente dalle pseudo-adulte pressioni che lo vollero precocemente un comune troione.

Invece, il Falò non sa che farsene di un normale lavoro e dei vostri volgari sudori.

Egli naviga nell’interzona delle sue prelibate, fantasiose (dis)illusioni, mette pepe alle anime spente e insaporisce chi un cazzo capisce. Sfiorando i deficienti delicatamente, sa donare gioia e virtuoso amore non solo alle donne di bocca buona ma anche agli uomini di pregiato e incandescente, riscoperto valore.

Spesso racconta balle poiché, essendo poeta e romanziere, è giusto che esageri. Egli è circense, usa iperboli e, da trapezista, in questo mondo di squilibrati, usa il bilanciere non solo per rafforzare i suoi bicipiti ma anche per moderare gli uomini che si credono fighi ma hanno delle facce da pirla mai viste.

Sì, è vero che fu al Festival di Roma e che The Irishman è un capolavoro. Così come è vero tutto il resto. Cioè che, in mezzo alla platea, il Falò spiccò in mezzo a falsi intenditori di Cinema poiché il Falò non abbisogna di una squallida laurea per attestare la potenza del suo scibile tremendo.

Per l’appunto, non usa trucchetti e giammai imboccò facili scorciatoie. Ovvero, non comprò la stima altrui dietro un pezzo di carta. Pulitevi il culo coi vostri attestati.

E tu, donna facile, devi fare meno la complicata. Allora, deciditi. O sei facile o sei difficile. Non fare la troia, suvvia. Ah ah.

Egli è un uomo misterioso e libero come un uccello in volo.

Dai bigotti viene reputato un depravato, persino quasi un pervertito poiché mai si piegò ai farisei ricatti d’un sistema malato che, se sei nell’anima diverso, ti vuole omologato.

Se ne frega se sarà poco amato, boicottato, sgambettato, deriso e ancora umiliato.

È un uomo che non deve rendere conto a nessuno e non deve spogliare la sua anima per dimostrare se, la sera prima, consumò un coito o, a notte inoltrata, insonne si alzò dal letto per cucinarsi una cotoletta.

Il Falò incarna la dignità di colui che non lecca il culo al mondo per essere apprezzato, baciato, toccato oppure anche ancora più picchiato.

Agli uomini calpestati e complessati, feriti e anneriti, puniti e martoriati, dice loro di non assumere mai psicofarmaci perché, anziché migliorare, verranno solo ingannati e imboccati con sostanze atte a renderli compressi, repressi e fessi.

Il Falò è colui che ebbe il coraggio di sputtanare tutto il sistema ipocrita come nessun altro ed ebbe la forza di ribellarsi anche a sé stesso. A sé steso.

Joker è un capolavoro.

Ora, scusate, devo prepararmi per Halloween.

Farò il cretino, mascherandomi da Michael Myers per provocare una sexy Jamie Lee Curtis di turno.

Ah, quella è da una vita che si fa dei problemi.

Invece al buio, farò come Schwarzenegger di True Lies.

Lei si spoglierà ma poi mi scambierà per un maniaco e mi sbatterà… il telefono in faccia.

Insomma, sarà un’altra batosta.
Sono onestamente fottuto.
Ma è quello che volli, ho voluto e anche lei lo volle, insomma, ha voluto quello.

Ah ah.

Cosa voglio dalla vita?

Ho appena pre-ordinato il Blu-ray di Joker.

Per ora voglio questo. Poi non so che verrà, se verrà. Chissà che cazzo succederà.

 

di Stefano Falotico

BATMAN asserisce che JOKER è un capolavoro intoccabile, critica WesaChannel in quanto è anche Roddy Piper


18 Oct

Joker_poster-fanart20191003_1578-674x1024

Sì, Batman vive a Bologna, ubicato nella penombra delle sue umorali emozioni, ficcato al centro delle sue variabili, caratteriali emozioni che oramai non abbisognano di nessuno per sentirsi meno solo.

Poiché, alla frivolezza stupida della gente solare, Bruce Wayne preferisce la tetraggine del film di Todd Phillips.

Un film connaturato alla sua anima, un film fraternamente sangue del suo sangue. Un film che esplode in un finale sanguinario molto più gustoso di donne che assomigliano a dei salsicciotti e più amabile di tanti uomini zotici che mangiano il prossimo come se fosse un sanguinaccio.

Batman è un uomo altezzoso, spesso nervoso, permaloso, stizzito ma giammai nel pregiudizio intirizzito.

Egli, oculatamente, non ha visto di buon occhio tanti odiosi critici che hanno aspramente Joker con far impietoso.

Batman non ha la camminata a papera e oramai il suo cervello non più depaupera. Egli è eternamente lucido, possiede uno sguardo d’aquila ed è dunque spesso anche Birdman.

Riesce ad affascinare irresistibilmente, col solo potere dell’iride sinistra, sia Emma Stone che Naomi Watts ma poi se ne frega in quanto deve volare alto e non ha tempo da perdere né con chi può essere, anzi lo è, sua figlia né con una che s’è fatta scopare pure da King Kong.

JOKER è un capolavoro. Non voglio sentire le ragioni di Giona Nazzaro, di Pacilio, di WesaChannel, di Matioski e di tutti gli altri detrattori, mai più. Non sono uomini, costoro, solamente da vino, trattore e tagliatelle al ragù in trattoria ma hanno maltrattato Joker in maniera bullistica. Con far assai sbrigativo, lapidario e menzognero.

Date retta a chi vede il Cinema non solo con la mente troppo scettica e con prevenuta diegetica psicanalitica, bensì col cuore battente la forza dei sentimenti vivamente romantici, con bellezza straziante e giammai boria straniante e strafottente. Poiché chi critica Joker è solo un critico farneticante.

Così sia scritto, così sia fatto, così sia.

Amen. Scambiatevi un segno di pace e adorate alla follia le notti di pece di un film talmente stupendo da rendermi onirico, angelico, stordito e gioiosamente tetro, dunque amletico e sempre più nero.

Se non vi piaccio, basta che vi colleghiate a Instagram e troverete tante Catwoman che desiderano solo leccate di culo.

Essi vivono, esse li vivono ma io me ne fotto.

 

Sì, WesaChannel è un bravo ragazzo, colto e preparato ma io, sinceramente, gli preferisco Chanel, Chantal e anche altri canali.

Ove la notte si fa torbida e io, con sguardo torvo, mando ogni donna in manicomio.

Poiché nessuna crocerossina può oramai aiutarmi, cercando da me calore e bacini.

E dunque, tutte disperate, non potendomi avere, si fanno ricoverare per calmare gli spasmi.

 

Basta con queste spasimanti. Voglio solo brindare, lontano da Matioski, col mio spumante da Charles Bukowski. Basta con queste ragazze che ancora amano Lady Oscar.

So io che l’Oscar deve essere dato a Phoenix mentre la mia bella statuina adesso deve stare a letto senza rotture di cazzo.

Ah ah.74664530_10214740303084056_6208712046293286912_n

 

di Stefano Falotico

JOKER, ma che volete teorizzare?


10 Oct

Adesso abbiamo pure l’opinione del video-recensore Roberto Leoni.

Venerabile uomo venerando che ci rivela addirittura che Joker altri non è/sarebbe che Ruggero Leoncavallo.

E se fosse invece Ruggero Deodato, il regista di Cannibal Holocaust?

In verità, a ben pensarci, potrebbe pure essere Enrico Ruggeri, cantante-presentatore dalla voce cavernosa come quella di Phoenix, vincitore del Festival di Sanremo con Mistero. Poiché ove v’è mistero la vita acquisisce fascino notturno.

Ma per piacere!

Per anni gente imbecille pensò che io fossi una creatura della notte poiché amo Warriors di Walter Hill e After Hours di Scorsese. Ma robe da matti.

Se è per questo, amo anche tutte le lucciole belle di giorno. Ovvero le pornoattrici statunitensi più sulla bocca di tutti, tranne sulla mia. Ah ah.

Sì, sono un conoscitore non plus ultra delle maggiori attrici a luci rosse. La mia passione per loro iniziò verso il 2003. Divenni subito ammiratore delle sorelle Ashley e Angel Long. Bionde dalle gambe lunghe.

Un mio compagno delle scuole medie si chiamava Angelo Longo. Ora, forse Angelo, no, ma era precoce. Aveva già la vista lunga.

Adesso, la mia bitch preferita è Karla Kush.

Sì, ho cinquemila dvd dei film di Sokurov, Takeshi Kitano e Lav Diaz ma sono anche Jim Carrey di The Mask. Uno che, davanti alle gambe di Cameron Diaz, fa le prove generali per L’Enigmista.

Dinanzi invece al seno di Krista Allen di Bugiardo bugiardo… non tanto. E divento Yes Man.

Qualche mese fa, però, successe un avvenimento assai allarmante. La situazione non fu da invertito ma sessualmente s’invertì.

Con l’ex figlia d’una mia condomina, la quale andò a vivere da anni col suo compagno lontano dal mio pazzo, no palazzo ove, per l’appunto, abita ancora sua madre, presi l’ascensore.

– Come va, Stefano?

– Solita vita di merda.

– E come mai?

– Sono perennemente al verde.

– Non ci sono problemi. Spingo subito ALT. Sarai anche povero e in bolletta rossa ma puoi avere tutto dalla vita. Partiamo con me. Avanti. Possiedimi!

Le urlai: – Non facciamo porcate! Qualcuno chiami l’ambulanza.

 

Ecco, questa mia ex condomina è una figona incredibile. Secondo voi io non sono pazzo?

Secondo lei, sono bono e basta. Va matta per me.

Non capisco allora perché mi voglia dare quella ma, essendo lei ben sistemata sotto ogni punto di vista, non voglia darmi da lavorare.

Questa si chiama disparità sociale. Sfruttamento! E io non mi prostituisco a un cazzo di niente. Ah ah.

JOKER è stato paragonato a Taxi Driver e Re per una notte. A Cape Fear, no? Di mio, sono Dante Alighieri reincarnato, sebbene in viso scarno

Sì, il mondo è un tragico Inferno. Soltanto le timorate di dio e chi, come cantava Vasco Rossi, spera ingenuamente che comportandosi rettamente sarà amato, rispettato e stimato, semmai ascendendo pure in Paradiso alla fine della sua dolorosissima Via Crucis, è un povero idiota.

Un illuso. Un tonto.

Il mondo è sempre stato una fiera delle atrocità. Un posto abitato da persone adatte, tutt’al più, alla teoria di Charles Darwin secondo cui resiste chi è più forte, tramandando i propri geni alle generazioni a venire.

Sì, peccato che più forti spesso significhi solamente più stronzi e ignoranti. Quindi, saranno ereditati i geni di gente non tanto geniale, bensì più animale.

Vi faccio un esempio. Questa si chiama inconfutabile verità.

Un vecchio detto recitava così:

conoscete una donna giovane che non andrebbe con quel matusalemme di Gianni Agnelli?

No, non esistette nessuna che, neppure di scarse tette, pur di andare a letto con uno che poteva comprarle una casa col tetto e non la Fiat ma la Ferrari, gli avrebbe detto no. Anche se mal sopportava la sua r moscia. Solo la r era moscia, però, ah ah.

Conoscete invece un ragazzo giovane, semmai pure sfigato come Arthur Fleck, che sarebbe andato con Rita Levi Montalcini?

Eh già.

Il mondo vive di morali create dal potere. E di deboli mortali generati dalla fame di carne. Sì, senza soldi non mangi. Se hai invece tanti soldi, hai sempre più fame anche sessuale.

Vi faccio un altro esempio calzante. Non oserei dire incazzato, bensì adotterei l’espressione più pertinente di sacrosanto, invero strafottente eppur irriverente giustamente.

Bene. Se un ragazzo squattrinato va da una donna e le dice pubblicamente che vorrebbe ingropparsela, si becca una sberla oppure addirittura una denuncia.

E viene apertamente deriso, sbeffeggiato, umiliato a sangue, condannato pure alla pena capitale. Pene!, urla il popolo inferocito. Infoiato nel dissanguarlo.

Nel pietrificarlo nel senso dello scagliargli appuntite, contundenti pietre durissime. Lo stesso popolino che crede di capire Lynch ma io credo che sia demente, no, di mente poco lince, insomma, gente lentissima che io, essendo elevato, (im)moralmente lincio.

Un tempo mio padre ebbe una Lancia Delta. Adesso ha una Musa.

Io guido la Punto ma ho puntualmente un imbronciato muso.

Sì, non me ne va bene una.

È vero. Una vuole uscire con me ma io voglio uscire solo con la mia macchina. Ah ah.

La mia ex condomina volle che usassi il Condom ma io la mandai a fare in culo.

Sì, incrociai anche donne che vollero uscire con uno con una Uno? No, con la Mercedes solo per farsi il viaggio con un burino.

Sì, il viaggio col ras del quartiere. Un po’ come fa Bruce Dern nel finale di Nebraska. Ah ah.

Credo, in totale sincerità, che mio nonno fosse un genio.

Oramai era distrutto in ospedale. Le metastasi del Cancro l’avevano massacrato. Ed era dunque in fin di vita.

Il suo compagno di stanza, poco prima che mio nonno morisse, gli domandò:

– Ma lei che lavoro faceva?

– Fui il più grande commerciante d’olio della Basilicata.

 

Mio nonno aveva solo una piccola campagna con pochi alberi di ulivo ma in fatto di palle, le olive, avrebbe fatto invidia a Popeye. Mia nonna però non era magra come Olivia. Divorava tutti i polli arrosto che mio nonno sgozzava affinché lei glieli cucinasse. Finito che avevano di mangiare assieme, mio nonno tornava a dar il cibo ai maiali mentre mia nonna perdeva tempo, nel cortile, a parlare con le galline. Donne che discutevano da mattina a sera delle brasiliane telenovele pure argentine.

Sì, quando sai che stai morendo, che ti frega se le spari grosse?

Sì, mio nonno morì ma il suo compagno di stanza, se costui è ancora in vita, credette e tuttora crede di aver assistito dal vivo alla morte del più grande commerciante d’olio della Lucania.

Mio nonno era un Joker mai visto.

Ma anche io non scherzo. Più che Joker, sono come Rambo.

I bambagioni credono d’avermi trucidato, seppellendomi vivo. Mi considerano un ratto del serraglio e cantano, come si suol dire, vittoria quando ancora il gatto non ce l’hanno nel sacco.

Poi, esco dal tunnel ancora intonso e più forte di prima. Al che, loro si sparano in testa.

Ecco, mi contatta una tizia alla Carey Mulligan di Drive.

Dice che dei balordi le stanno facendo stalking e hanno preso di mira pure suo marito. Che è mio amico. Definendolo un fallito. Anzi, l’hanno perfino, per filo e per segno, pestato a sangue. Già, per molto tempo pensai di essere Al Pacino de Lo spaventapasseri. Invece sono Gene Hackman. Non quello de La conversazione ma, appunto, di Scarecrow. Mentre tanti ritardati ipocriti assomigliano ad Al Pacino di Heat. Quando finalmente esclama: cosa guardavano? NOICi hanno scoperti.

Piaciuta la (s)mascherata? Con estremo cordoglio, posso asserire in totale schiettezza, in disarmante franchezza, che sono un diverso. Un diverso però più dotato di un uomo cosiddetto normale. Ora, se nella vita incontri un diversamente abile, cioè un demente, hai gioco facile. Essendo scemo, puoi prenderlo per il culo a raffica. Più lui s’arrabbia e si ribella, più peggiora la sua situazione. E rimane a vita in un centro di salute mentale, strillando da mattina a sera.

Disperatamente commovente, anche se patetico.

Se invece incroci me, avviene qualcosa di devastante.

Tornando a Sylvester Stallone. Avete presente quando, ne La vendetta di Carter, Mickey Rourke gli spacca la faccia?  Ecco, Mickey continua a ridere e ballare, sicurissimo d’aver macellato Sly.

Ora, in questo tipo di società, la parola genio deve far rima con soldi e sesso.

Conoscete Nikola Tesla? Eh già. Inventò una lavatrice rivoluzionaria. Quindi, aveva la villa a Beverly Hills? No, non aveva neanche i soldi per comprare la sua stessa invenzione.

Sono calate colate le tenebre e ora Joker fa davvero molta, molta paura. Solo ai pagliacci come voi. E come me.

Siamo tutti clown.

Di mio, vado ora a indossare il pigiama.

72727536_10214654706704200_7208217452231000064_n

 

JOKER: lo Youtuber MATIOSKI, critico distinto, in tal CASO si fa prendere dai peggiori istinti e le spara grosse da “villain”


09 Oct

joker phoenixQuasi sempre impeccabile e critico, ripeto, egregio e distinto, stavolta di troppo istinto ha cannato tutto sul film di Phillips, perdendo la testa, apparendomi leggermente arrugginito, cioè stanco.

Sì, questo è il video “incriminato” ove Mattia Pozzoli, classe ‘88, in arte Matioski, ha affermato con boria, sì, signorile ma un po’ indubbiamente fanfarona, che una puntata di Criminal Minds vale più delle due ore del Leone d’oro di quest’anno, ovvero Joker.

La sua ottimamente argomentata, soventemente pacata eppur al contempo agguerrita e feroce invettiva superba, inizia, dopo un preambolo superfluo e didascalico, tedioso e inascoltabile, dopo le sue stronzate su Scorsese (30:50), al min.1:02:02 quando Mattia, alla maniera di Joaquin Phoenix di Her, cioè aggiustandosi gli occhiali ogni 30 secondi, similmente a Vittorio Sgarbi dei bei tempi quando si tirava su il ciuffo ogni tre parole, definisce la pellicola di Phillips estremamente banale.

Asserendo, ripetutamente, che il film non solo è quasi totalmente difettoso, bensì è un filmico problema toutcourt e soffre di problematiche irrisolvibili più dell’irrisolta psicopatologia non ben definita di Arthur Fleck.

Secondo Mattia, Arthur è caratterizzato di troppi cliché e manca solo il padre violento e alcolizzato per completare il quadro di sfighe e insuperati traumi insuperabili.

Come si suol dire, la ciliegina sulla torta per completare la distruzione psicologica di Fleck, dopo troppe ricevute torte in faccia, metaforicamente parlando, e troppi imperdonabili, subiti torti da parte di stronzi che, solo in branco, si fanno forti.

La cosiddetta goccia che fa traboccare il vaso. Cosicché Fleck, dopo aver oramai da una vita recitato la parte di Pinocchio, facendosi dunque crescere il naso nel mentire a sé stesso pur di rimanere innocuo, si fa crescere esageratamente le palle e diventa Mangiafuoco, vale a dire un orco.

Chiariamoci, quando sento dire che certe delicatissime tematiche andrebbero approfondite, rispondo sempre: guardate che l’Alma Mater Studiorum della facoltà di Psichiatria è aperta a tutti, basta versare la tassa universitaria e applicarsi con metodo.

I film offrono una panoramica, non pretendono di essere i progenitori di nuove teorie freudiane.

Una volta laureativi con tanto di Master, eh già, potrete praticare la professione di curatori dell’anima. Se v’assumono al pubblico, dovrete dar retta però alle direttive dei superiori. Soggiacendo a ordini istruttori non so quanto istruttivi, credo invero solamente distruttivi.

Perciò, anche se un vostro paziente, con gli psicofarmaci da voi prescrittigli, sta malissimo e umanamente v’azzarderete a sperimentare nuove posologie e dosi miracolose come fa Robin Williams di Risvegli, il direttore preferirà continuare tradizionalmente a imbottire i malati. Obbligando i suoi dipendenti a perseverare nello psicofisico massacro.

Mel Brooks di Alta tensione docet.

Sì, la psichiatria è sostanzialmente inutile. La percentuale delle persone ammalatesi di psichiche patologie, eh già, purtroppo non si riprende più. Se ne salva solo una ogni morte di papa…

Infatti, chi si salva, avendo però nel frattempo perso tutto, ha tre possibilità che gli si parano dinanzi: si ammazza, per troppa rabbia qualcuno ammazza oppure si dà a Radio Maria e, d’estate, anziché asciugarlo alle bagnanti di Riccione, va a Lourdes, intingendo soltanto la marina, no, la manina.

Verrà considerata una persona speciale e le belle fighe gli diranno: che Dio ti benedica…

Perché mai il direttore psichiatrico compie queste oscene castrazioni?

Poiché è spaventato dagli esperimenti. Meglio, secondo lui, che i pazienti, semplicemente impazienti di vita loro perennemente castigata, restino dementi.

Sì, pur di non correre il rischio che diventino Joker, li reprime, togliendolo loro pure la pazzia (in)felice e la purezza esistenzialista alla Fleck. Ah, complimenti…

Al che, ridestatisi dal torpore neuro-letargico, indotto dalle violenti, compressive sedazioni, questi (im)pazienti, anziché incazzarsi a morte, propenderanno intellettualmente per la sublimazione, elevandosi spiritualmente da saggi come Gandhi.

Almeno sulla montagna, un porno lo puoi vedere, c’è l’ADSL anche sull’Everest.

Se invece stai a San Pietro, non lo vedo molto duro ma molto dura come la roccia de La pietà di Michelangelo. Ah ah. Anche se qualcuno la scappellò, no, di scalpello e martellino riuscì a scalfirla…

Ah, non hanno scelta. Fra l’altro, non hanno nemmeno soldi.

Che cazzo possono fare? Davvero i Joker? Sì, così se furono dimessi una volta dal manicomio, la seconda volta finiranno all’ergastolo.

Come no? Ah ah.

Insomma, MATIOSKI è un grande forse come Charles Bukowski ma ultimamente sta sparando parecchie stronzate quasi losche.

Passi quindi la sua critica a Scorsese, lo perdono, passi anche la sua stroncatura a Joker, è il suo punto di vista, condivisibile o meno, ma ci sta.

Ma se Scorsese vincerà il suo secondo Oscar come Miglior Regista per The Irishman, come assai probabilmente accadrà, e se invece Joker vincerà per la Sceneggiatura, non è che in un possibile sequel della pellicola di Phillips, vedremo lui nella parte di Catwoman?

Ah, secondo me, sì. Della serie, non televisiva: cane che abbaia non morde ma, se abbaia senza motivo, un giorno miagolerà come una micina tanto carina…

Ovviamente, caro Mattia, si scherza.

Guarda che se non stai allo scherzo, Arthur Fleck sei tu. Eh eh.

Ma so che tu, anche se ci sei andato giù pesante, sai scherzare.

Dunque, ora ti propongo un balletto come quello di Joker.

Non sparare altre cazzate altrimenti scenderai le scale ma non vi sarà nessuna musica rock assai figa che ti salverà dalla figura di merda pazzesca.

Poi, perché chiami gli spettatori giovani dei giovinastri?

A parte gli scherzi, sei del 1988 ma a sentirti parlare, cazzo, sembri molto più vecchio di zio Marty.

Non te la prendere ma pari uno da Circolo ARCI.

Forza, mancano tre giorni a sabato sera.

Matioski, voglio vederti ballare come John Travolta. Dai, dai.

 

di Stefano Falotico

Le teorie sul finale e la trama di JOKER: Arthur Fleck si è inventato tutto?


08 Oct

IMG-20191008-WA0009 Joaquin+Phoenix+57th+New+York+Film+Festival+RhfWKrfISh3l

JOKER – Purtroppo, a causa di politiche ragioni ideologiche, il film vincitore del Leone d’oro non vincerà agli Oscar


06 Oct

joker

Sì, tutto ciò ha dell’incredibile e dell’agghiacciante.

Joker, dopo la strameritata vittoria al Festival di Venezia, pareva il contendente favorito agli Oscar.

Ora, secondo i sondaggi e le ultime, pilotate recensioni, per i soliti motivi politicizzati, è sceso vertiginosamente nelle quote degli allibratori.

Tant’è che alcuni siti, esperti in materia, addirittura l’hanno tolto dalla cinquina dei possibili pretendenti.

Su metacritic.com, la media recensoria è scesa fino al mediocre 58%.

Joker è un film scomodo, il film spartiacque troppo cattivo, senza retorica, cinico sino al midollo, che la fazione aderente a Donald Trump farà di tutto per distruggere.

Come sta già facendo. Inevitabilmente.

L’America non è ancora pronta a un Elogio della follia firmato, anziché da Erasmo da Rotterdam, dal signor regista, in tutti i sensi, Todd Phillips.

Una pellicola che rivela, ahinoi, l’atroce, oramai indubitabile verità che attanaglia la nostra società.

Una verità che si chiama paurosamente disagio.

Con questa parola però non mi riferisco esclusivamente alla psicopatologia debilitante che costringe Arthur Fleck all’impossibilità oggettiva, inesorabile d’essere normale.

Bensì, faccio riferimento a una gamma di significa(n)ti a più ampio raggio.

Un disagio allarmante di cui s’è ammalato il nostro mondo che si sta ramificando, come un morbo virale e apparentemente invisibile, come un roditore verme solitario, nelle nostre vite di tutti i giorni. Spellandoci nei cuori, nel coraggio spezzandoci.

Insomma, una psicologica ecatombe.

Perfino la gente che un tempo stava bene, i cosiddetti privilegiati, stanno dando di matto, confusi da una realtà ove ogni regola precostituita, ogni certezza data per assodata, ogni dì viene messa profondamente in discussione.

Un mondo ove tutto può essere capovolto in un nanosecondo dall’imperversare di nuove idee.

Alcune progressiste e veramente innovative, rivoluzionarie e vitalistiche, altre spaventosamente nichilistiche nell’accezione più cimiteriale del termine nichilismo.

Che fa rima con suicidio, con tragedia, per l’appunto.

Le persone schizofreniche non ce la fanno più. Per loro il percorso esistenziale è identico.

Durante le prime, pulsanti e veramente sentite fasi dell’adolescenza… ecco che comincia lentamente ma impietosamente calzante il distacco.

I ragazzi che ne soffrono avvertono l’intimo bisogno d’isolarsi poiché il dolore della vita comincia a battere troppo forte.

Si manifestano i primi sintomi psicofisici. Si sviluppano i primi, deleteri disturbi.

C’è chi evita il contatto fisico, chi preferisce le anime giapponesi a un mondo occidentale in cui i valori sono il sesso e i soldi. Ma ora pure in Oriente è così.

Oggi, Pasolini sarebbe un disadattato, sarebbe un barbone umiliato a morte, un povero coglione.

John Lennon sarebbe internato poiché considerato ritardato a scrivere canzoni che parlano d’amore.

E io, dopo l’euforia iniziale della mia momentanea, più volte avvenuta rinascita, non mi sento tanto bene.

Sverginarmi, tantissimi anni fa, è stata la prima presa di coscienza della mia totale alterità emotiva.

Da allora, infatti, è stato un manicomio.

Per molto tempo, debbo confidarvi che io stesso credetti di essere un vigliacco.

Mi persuasi che avessero ragioni gli altri e mi colpevolizzai.

Purtroppo, sono davvero un diverso. Non c’è verso.

Le tentarono tutte, io le ho provai tutte, sì, tranne la vicina del terzo piano, ah ah, ma non servì a un cazzo.

Prima fui un “pazzo” poetico, adesso non ho neanche più la mia pazzia.

Un detto psichiatrico è: togli a un “matto” il suo delirio e diventa matto sul serio poiché, per resistere al male di vivere, il delirio se l’è creato inconsciamente da solo.

Togli a me Robert De Niro, infatti non è che Bob sia giovanissimo, e la mia vita non ha molto senso.

Per quanto potrò andare avanti a vedere imbecilli che ballano come scimmie e si filmano nelle stories su Instagram?

Ma forse il mondo è sempre stato questo. Un posto orribile e mostruoso ove vincono non i migliori ma i più stronzi.

Anche se The Irishman vincerà l’Oscar. De Niro però no, lo vincerà Phoenix.

Per tutti è uguale.

Solitamente, si prendono le peggiori offese e stanno zitti, incapaci di reagire.

A un certo punto, quando sono già morti nell’anima, scatta qualcosa.

Ma oramai è troppo tardi sia per loro sia per chi li offese.

È finita per tutti.

 

di Stefano Falotico

JOKER è un film socialmente pericoloso? No, è purtroppo socialmente giusto


01 Oct

Premiere+Warner+Bros+Pictures+Joker+Red+Carpet+cbFUbTDhofLl

Sì, le polemiche riguardo il fatto che Joker di Todd Phillips possa scatenare, presso i giovani “disadattati”, delle manie emulative, aumentano a dismisura a poche or(g)e dal debutto mondiale nelle sale cinematografiche del film giustamente Leone d’oro alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia.

Un film devastante, titanico, cattivissimo, un pugno allo stomaco scagliato con potenza smisurata, riversata addosso alle panze piene di tutte quelle persone fintamente altolocate che occupano posizioni di estremo potere al vertice della scala gerarchica. Appunto, più abbiente.

Dunque, suprematiste, impongono la loro visione del mondo insensibile, fredda, plastificata, disarmante, aberrante e sinceramente terrificante. Praticando psicologico terrorismo verso coloro che non se n’attennero, attengono e atterranno. Diffondendo scemenze precettive attraverso i mass media demagogicamente più capitalistici che, come in Essi vivono di Carpenter, fieramente e svergognatamente, insistentemente e a tamburo battente propugnano e ancora sbandiereranno ottusamente uno stile di vita umanamente inapplicabile e non confacente alla splendida varietà delle singole nostre alterità colorate e stupefacenti.

Poiché l’umanità non può omologarsi a questi rigidi, edonistici, consumistici dettami nazi-fascisti.

Perlomeno, le menti deboli e poco nietzschiane ne abdicheranno perfino piacevolmente, facendo sì che il condizionamento mentale loro indotto dai mezzi d’informazione talmente le distorca, eticamente e dunque immoralmente le svii e travi nelle loro pure integrità individuali da disinformarle, credendo di venirne istruite e istituzionalizzate. In verità, (de)strutturandole, uniformandole al classismo palestrato, cazzuto e forzuto oramai imperante d’un sistema avviatosi, in maniera irredimibile, alla spersonalizzazione individuale, irreggimentato irreversibilmente nel canale di pensiero del network dai dati Auditel col maggiore share.

Cosicché, mentre la cantante Cher, più rifatta della madre di Jonathan Pryce in Brazil, ostinatamente perseveri a cantare malgrado perda in diretta pezzi della sua faccia di culo, i ricchi nullafacenti continuano a guardare Vacanze di Natale, andando a sciare.

Ordinando ai disoccupati di non scialare poiché debbono lavorare!

Andassero a cagare!

Sì, in quest’Italietta, in tale stivalone di mezze calzette e di cazzoni, di partenopei calzoni e di sessiste canzoni, esiste un uomo cavernicolo dalla voce roca e cavernosa come quella di Arthur Fleck che non s’arrende e le ingiustizie non lascia stare. Infuocandosi (e)retto di cor(po) cavernoso!

Si auto-eleva in gloria come lo Yeti, l’uomo delle nevi, provocando i piccolo-borghesi soltanto col movimento fugacemente impercettibile delle sue sopracciglia giammai pittate eppur intonate a uno sguardo simpaticamente arrogante, stimolante… una valanga detonante come l’urlo di Tarzan in tale giungla di deficienti che parlano solo di cos(c)e piccanti. Quando, in verità, sono an(n)i che le loro anime sono andate a puttane.

Sono quelli che considerano Her di Spike Jonze un film sdolcinato, sono i commendatori-impiegati statali-stalloni comunali che, durante questa prima settimana di Ottobre, nonostante la loro moglie sia chiusa in clinica psichiatrica e il loro figlio minorenne sia internato in una comunità per disintossicarsi, considerano A Beautiful Boy un film penoso e patetico.

Cazzeggiando dal lunedì sino al venerdì in discorsi davvero elevati. Sì, dopo l’infinito, interminabile tormentone della farfallina non di Jessica Rabbit, bensì della coniglietta Belén Rodríguez e del suo porno semi-freddo con un nababbo più schifoso di James Deen (James Deen, uomo nano che brucia tutte le gioventù delle vergini cor-rotte, non James Dean, ex uomo-Gigante solo da Gioventù bruciata), adesso la questione, oserei dire di rilevanza omerica, più che altro da cavalli dei pantaloni di Troia, verte su Diletta Leotta e sul coro da stadio, in sen(s)o propriamente letterale, dei tifosi accalorati del San Paolo.

San Paolo fu illuminato sulla via di Damasco mentre in Italia ascoltano ancora quell’ipocrita del Blasco. Dopo che l’hanno ascoltato, anzi nei loro cuori auscultato, si sentono illuminati. Il mattino dopo, però, son sempre più impoveriti. Non nell’animo ma nel portafogli.

Infatti, poi cantano a squarciagola tutte le hit del malinconico per eccellenza, ovvero l’intramontabile Riccardo Fogli.

Diletta, tutto sommato, nonostante le battute un po’ troppo spinte e vi(ri)li sulle sue tette, fa spallucce mentre le casca la spallina e un altro uomo, dalla Curva Sud, commenta in maniera leggermente furbina le sue pericolose curve che vanno dagli appennini alle Ande fin all’ex arbitro Collina.

È una valle di lacrime mascherata dietro le più triviali, scontate battutine finto-brillanti.

Joaquin Phoenix vincerà l’Oscar? Anche il Golden Globe? Perché Diletta Leotta, con le sue bocce dorate, no?

Ah ah, che ridere.

Ieri ha fatto goal Inglese. Ma Inglese andrà a vedere il film L’irlandese? Ah ah, che scompisciarsene. Capirai…

Stefano Falotico invece è fallito, “fallotico”, di mestiere fa l’ottico anche se molti pensano che sia schizofrenico e non veda bene questo mondo?

No, infatti non lo vede di buon occhio, malocchio, prezzemolo e basta coi doppi sen(s)i sui finocchi, basta con gli oscurantismi sugli “antrocchi”, basta con Calimero e il brutto anatroccolo, con l’anatra all’Arancia meccanica.

Col Gelato al cioccolato di Pupo, con le barzellette del Pupone, basta col cocco bello, con prese pel cul’ a Cicciobello.

La vita non è un negozio di Giochi Preziosi.

La prossima volta, se fossi in voi, starei molto attento a infierire da fiere sul prossimo (s)conosciuto.

Siamo sinceramente stufi di questo mondo retorico, buonista e fake.

Tanto, se sei un intellettuale ascetico e semi-eremitico, ti diranno sarcasticamente che sei mitico, se stai tutto l’anno a Ibiza, ti urleranno invece di avere una vita più tranquilla e di leggere più libri perché sei una vivente, demente fece.

Siamo stufi degli psichiatri conformisti che, anziché dare slancio ai loro pazienti impazienti, li castigano, sedano, comprimono, ancor più deprimono, impasticcandoli poiché non s’adattano e piangono.

Siamo stufi un po’ di tutto.

Finalmente, Todd Phillips, senza se e senza ma, è arrivato al sodo.

E ha fatto il culo a tutti.

di Stefano Falotico

Joaquin+Phoenix+Premiere+Warner+Bros+Pictures+Nee5vOajgAwl

 

LE FOLLI NOTTI del dottor JOKER


25 Sep

dav

Joaquin Phoenix?

No, Jerry Lewis, anche alla regia. Poi reinterpretato nel remake anomalo de Il professore matto da Eddie Murphy a briglia sciolta, doppiato da Tonino Accolla.

Capolavoro della comicità pazzesca d’un Jerry Lewis super ispirato, titanico, travolgente, scatenato.

Che incarna due personaggi agli antipodi in un colpo solo, divorandosi il film con un carisma animalesco che stenderebbe qualsiasi malato mente, cioè ogni psichiatra affetto da cognitiva deficienza incurabile per via della sua ottusità an(n)ale, poiché interpreta un doppio character che sarebbe stato sbrigativamente individuato da tali strizzacervelli da camicia di forza, come sofferente di disturbo di personalità. Perfino, forse, socialmente pericoloso.

Che genio, Jerry Lewis. In questa strepitosa, cinematografica parodia del cupissimo, oserei dire lombrosiano, addirittura licantropo capolavoro letterario di Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde.

Eh già, ça va sans dire, libro d’importanza socio-psicologica quasi pari all’opera straordinaria e immane di Todd Phillips, vale a dire Joker. È ovvio!

Jerry Lewis, in questa sua prodigiosa pellicola devastante, demenziale oltre ogni dire, quindi anticipatrice d’ogni Mel Brooks e Jim Carrey futuri e immaginabili, veste i panni di un timidissimo, praticamente handicappato, iper-impacciato, fantozziano professore universitario di giorno, il coltissimo ma per l’appunto socialmente impresentabile, nonostante il ruolo cattedratico riservatogli in forma prettamente stimabile, prof. Julius Kelp.

Mentre di notte, assumendo le fattezze caratteriali di Kevin Spacey di American Beauty, cioè distruggendo ogni falso perbenismo e ogni moralistico puritanesimo da quattro soldi, impomatandosi come Little Tony, si diverte come un matto a corteggiare ragazzine stupende, bionde e onestamente molto gnocche. Puttanesimo? No, abbasso ogni chiesastico cattolicesimo.

Facendosi chiamare Buddy Love. Un uomo dal fascino, appunto, mostruoso, un uomo che… come dicono le donne, solo a vederlo fa sesso. Forse anche un po’ ribrezzo. Ma un uomo talmente convinto, nella sua imbarazzante sicumera sensuale così secca, diretta, senza filtri, perfino apodittica da dispensatore di zuccheroso, brillantissimo sex appeal lontano da ogni farmacologica pillola, che tutte le lascia stordite. Come si suol dire, senza fiato.

A bocca aperta. Una boccuccia che se ne fotte… di chi ancora alle stolte regole da tonti abbocca, un uomo che bacia e si spinge oltre senza battere ciglio. Anzi, con le nerissime sopracciglia da Colin Farrell di Miami Vice, osa di avance decisamente osé con estremo piglio. Cioè, ci dà. Senza risparmiarsi in fallo, no, fatto di qualità o quantità.

Tutte se le piglia, eh sì, senz’eccezione alcuna.

Buddy Love, un uomo che non abbisogna di guardarsi un porno con Brandi Love e compagnia bella per prendere coscienza di essere un uomo fortemente, follemente erotico alla Falotico.

Non ha alcuna consapevolezza della sua aggressiva, fin troppo virile sfrontatezza ed è per questo che piace. Di brutto!

Poiché è così sfacciato da meritare una simpatia contagiosa, oserei dire maleficamente irresistibile.

Un uomo senz’ipocrisie di sorca, no, di sorta.  Che va da una donna fighissima e le dice apertamente, sì, evidenzierei aperta-mente, che non gl’interessa se lei sia una commessa della Coop o una sfigata laureata in scienze educazionali, dunque una frustrata che lavora alle sociali cooperative. Poiché, visto che studiando come una secchiona, da nessuno cagata, giammai scolasticamente trombata eppur sessualmente nemmeno una volta scopata, ha fatto la fine di Arisa la cantante, da me ribattezzata la sincerità della sua psichica invalidità, adesso se la tira… d’acculturata. Da inculata, no?

Ah ah.

Sì, come spacciarsi per Santa Maria Goretti semplicemente perché nessun fighetto volle farla godere nel retto.

Ed è anche rettrice dell’istituto manicomiale ove tutti i matti, oramai d’ogni bene spogliati, in senso lato… b e non, vengono (dis)illusi dagli psichiatri che siano persone speciali.

Infatti, a squarciagola cantano il ritornello splendido splendente di Donatella Rettore. Rinominata dal grande Diego Abatantuono as Donatella Erezione.

Ah ah.

Sì, Jerry Lewis fu un genio mai visto.

Irrise la schizofrenia del vivere quotidiano. Un Man on the Moon senza mask.

E torniamo a Re per una notte e Taxi Driver.

Vero?

Suvvia, poveri idioti, vi si vuole bene.

Non è colpa vostra se siete dei mammalucchi.

Ebbene, a distanza di circa trent’anni, alla Notte degli Oscar potrebbe vincere un “villain”, proprio Joker/Joaquin Phoenix.

Così come quando il leggendario Sir Anthony Hopkins, sconfiggendo Bob De Niro di Cape Fear e Nick Nolte de Il principe della maree, anche Robin Williams de La leggenda del re pescatore e Warren Beatty di Bugsy, con soli venti minuti di presenza ne Il silenzio degli innocenti, dopo dieci anni in cui, abbandonato da “chi contava”, meditò spesso al suicidio, dimostrò la sua classe al mondo intero.

Beccandosi pure l’entusiasmo incontenibile di Iris/Jodie Foster…

Uno dei momenti più emozionanti di sempre.

 

di Stefano Falotico

 

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)