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Faye Dunaway, un’ex grande attrice con delle belle gambe?


29 Apr

58543785_10213538399437216_2566063507036438528_nSì, dopo tanto tempo, ho rivisto Barfly.

Film che mi fu consigliato molti anni fa da un uomo alquanto balzano, abbastanza lercio con cui svolsi lavoro di archivio di manifesti e locandine presso la Cineteca Comunale di Bologna.

Per meglio dire, lui era l’addetto di quest’ufficio, potremmo dire, di manutenzione d’antichi manufatti, opuscoli, poster e dépliant, io ero un semplice obiettore di coscienza che stava prestando servizio civile in tale ameno luogo di amanuensi cinematografici, di burocrati e data entry di vecchie perle della Settima Arte da conservare e custodire gelosamente, liberandole dalla polvere, posizionandole in appositi compartimenti.

In verità, io lavoravo al posto suo. Lui pigliava lo stipendio, a me arrivava dallo Stato solamente un misero compenso retributivo davvero irrilevante se paragonato alla mole di fatica da me spesa. In poche parole, pochissima roba rispetto al culo pazzesco che mi facevo.

Comunque, con quei risparmi ottenuti, mi comprai un lettore dvd di ottima fattura. Adesso peraltro superato e da buttar via. Ah ah.

Una volta, venne a farci visita perfino il mitico Tatti Sanguinetti. Sì, la Cineteca era ed è ancora spesso bazzicata da gente del settore. Il Sanguinetti, critico sanguigno e anima al sanguinaccio, dopo aver mangiato avidamente una pizza capricciosa, incapricciatosi del manifesto d’un film del quale or mi sfugge memoria che, a suo dire, era molto bello, senza pulirsi le mani, coi polpastrelli unti e bisunti, totalmente macchiati perfino d’olio di peperoncino, estrasse il suddetto manifesto e ne palpò la lieve, zigrinata superficie, accarezzandola morbidamente come si farebbe con le gambe delicatamente eccitanti di una donna bellissima che si ama.

Come le gambe di Faye Dunaway in Barfly.

Sì, la Dunaway è andata sempre orgogliosamente entusiasta e fiera dei suoi quadricipiti, al pari di Alba Parietti.

IMDb infatti, proprio nella pagina di Barfly, inserisce a mo’ di specchietto per le allodole, come frame del trailer inserito, esattamente il belvedere di Faye.

Nel film interpreta la parte della matta fatalona Wanda, donna che invero avrebbe avuto bisogno di una lavanda. Però non gastrica, bensì mentale.

Una donna sbandata, andata, dal rossetto sbavato. Donna che riesce nonostante tutto a far sbavare i maschi. Una donna che non è una puttana ma vive in un appartamento piuttosto confortevole, non facendo niente da mattina a sera. Poiché ha trovato un vecchio nababbo innamorato platonicamente di lei che la mantiene.

Bel coglione, questo qui, ah ah. Wanda infatti non gliel’ha mai data ma passa le sue giornate a darla agli altri. Eppure costui le fa da benefattore. Insomma, un pappone sui generis. Ah ah.

A dirla tutta, con una come Wanda, dunque come Faye, non andrei neanche se mi pagassero tutto l’oro che la stessa Dunaway deve aver guadagnato coi suoi film.

Trattasi di una donna indubbiamente toccata, anche quando non scosciata, marcia, mangiata dalla vita, dall’alcol e dal sesso.

Una donna comunque assai romantica. Quasi incantevole. Per cui potresti perdere la testa, a meno che tu non sia già matto come Henry Chinaski.

Faye Dunaway, checché se ne dica, è stata un’attrice magnifica. Non sto adesso parlando del suo piacente aspetto fisico, parlo della sua recitazione. Perversamente attraente. Ammaliante, conturbante.

È stata protagonista di alcuni dei più grandi film degli anni settanta e ottanta.

E la sua filmografia è impressionante. Sì, perché soltanto un anno dopo Barfly, recitò perfino per Carlo Vanzina!

Oggi ha la sua età. E non poco mi dispiace che assieme al rimbambito suo ex e anche compagno di set, Warren Beatty, alla Notte degli Oscar abbia rimediato una delle più grosse figure di merda della storia.

Sì, oggi Faye è alquanto rincoglionita, ha recitato perfino in un film inconcepibile di nome e di fatto, l’abominevole Inconceivable con un Nicolas Cage totalmente sputtanatosi.

Be’, che si può dire di me, invece?

Sono esattamente spiccicato a Bukowski, il quale partorì questo: accavallò le gambe e si tirò su la gonna. Si può andare in paradiso anche prima di morire.

Bukowski disse anche che non stimava il gentil sesso e che delle donne, sinceramente, gli piacevano solamente le gambe.

Sì, ad esempio, io non sopporto intellettualmente la giornalista televisiva Tiziana Panella. È faziosa, ha una voce sgraziata, è insomma odiosa.

Ma che gambe, ragazzi!

Bukowski vergò tante cosce, no cose come quest’altro suo epocale aforisma:

alcune persone non impazziscono mai. Che vite davvero orribili devono condurre.

Frase recitata da Mickey Rourke proprio in Barfly.

Sì, io sono una persona onesta con sé stessa e con gli altri.

E ammetto, appunto in tutta onestà, che impazzii varie volte in vita mia.

Credo che s’impazzisca perché si provano emozioni troppo forti e incontenibili.

Perché non si crede che la vita sia andare solo a lavorare, aspettare il sabato sera per fare gli scemi e sposarsi una racchia che ti tradisce pure.

Forse, a volte la vita può essere ammirare le gambe di Tiziana Panella alla tv.

Gambe che mettono di buonumore come un cremoso tiramisù.

Come no? Se dici di no, ti sbattiamo subito fra i pazzi di Barfly.

di Stefano Falotico

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La nostra piccola Italia politicamente confusa vien tirata su da Tiziana Panella, la giornalista più sexy del piccolo schermo, antipatia scosciata di gran seduzione


11 Jan

panellaTiziana Panella è da svenimento. Nessun ormone maschile, sinceramente, può resisterle. Abbiamo idee politiche assai divergenti, profondamente in antitesi e lei suscita antipatia a pelle. Ma è da ammirare sconfinatamente la sua bellezza suprema, una donna dalla venustà accecante, impossibile staccarle gli occhi di dosso. Al minuto 112 e 15, poi, con uno sfolgorante accavallamento di gambe con questa mise rosa violaceo è strepitosa. Gran figa.

 

Non ha niente a che vedere col Cinema? Perché no? Io, se fossi Paul Verhoeven, subito la scritturerei per Basic Instinct 3.

Pausa beltà: la bontà di Tiziana Panella a Tagadà del 3 Ottobre 2018, wow, che gambe, che matrona


12 Oct

Tiziana Panella

Parentesi sexy: Tiziana Panella, attrice forse della Sinistra, ambidestra di gambe levigatissime


28 Sep

Emerenziana, donna indubbiamente antipatica per essere così apertamente schierata, forse insopportabile per essere così sexy.

Che fantastica storia è la sfiga, che fantastico colpo di culo ch’è la volontà


18 Sep

Stallone over the top

Sì, non sono un camionista ma più i giorni passano più mi sto trasformando in Lincoln Hawk/Stallone. Che tiene tutto dentro, incassa a non finire, colpo su colpo, viene devastato dall’arroganza dei nonnetti, dalla boria degli adulti con troppe certezze bacate nel cervellino, poi all’improvviso si gira la visiera del berrettino, come Rambo il berretto verde, sterza potentemente e piega il braccio dei brutali cafoni con una forza sovrumana.

Over the Top, un film infantile, patetico, quasi penoso. Eppure, alla soglia di quarantenni suonati, giammai suonato, ancora mi emoziona e quel finale strappalacrime m’induce a incoraggiarmi.

Sì, io son stato il campione, dunque anche il vivente campionato, no, campionario della sfiga più atroce e terribile. Cattivissima, un tremendo scherzo del destino perché la mia mente, nell’indifferenza e ottusità generale, non poco vacillò, e a riccio mi chiusi, tanto che la gente pensò che fossi figlio di Berlusconi, insomma un gran ricco. Ah, se vive così, avrà un conto in banca enorme. Sì, certamente…

Già, taciturno ai limiti dell’autismo, vagai come un lupo mannaro nella brughiera d’un tempo magicamente sospeso, e non andavo neppure a far la spesa. E qui apriamo un sotto-capitolo a parte.

Ahimè, sabato, come ogni anno, ci sarà la festa del Ca’ Bianca, la via in cui abito. Che purtroppo, altra disgrazia capitatami in sorte, dunque in malasorte, annovera fra le sue costruzioni anche un grosso centro commerciale omonimo. Dunque, il mio rione, verso la fine di Settembre, puntualmente organizza una sorta di sagra, coi negozianti del quartiere che tengono aperte le botteghe sino a tarda sera, e un vecchietto in piazza che canta tutte le “hit” degli anni sessanta/settanta. Con le sue “cover” dei Nomadi, Dik Dik, Equipe 84, salvo qualche incursione nella musica d’oltreoceano nella riproposizione in salsa italica delle più brutte canzoni dei Beatles. Va be’, no, erano di Liverpool, Inghilterra, appena sopra lo stretto della Manica.

Roba da indurre al suicidio.

Sabato, dunque, non potrò nemmeno guardare un film su Netflix perché il chiasso sarà infernale e volteggerà nell’etere pessima musica a tutt’andare.

Sì, sbarrano tutte le vie con le transenne. E, anche volessi uscire di casa in macchina per andare a prendere un caffè fuori mano, devo presentare alle “guardie” la patente. No, non perché siano della stradale ma perché possa attestare che io abito nel mio palazzo. E in quale altro palazzo dovrei abitare, scusate? E dovrò inventare una scusa per allontanarmi dal baccano, da questa festicciola patetica “elevata in gloria” soltanto dai pensionati.

– Lei dove pensa di andare?

– Sa, è sabato sera. Non è che possa stare sempre nel guscio.

– Non vede che c’è la festa?

– Festa di che?

– La festa del Ca’ Bianca. Dovrebbe oramai saperlo. Si tiene annualmente.

– Sì, infatti rompe i coglioni manco fosse un negro inculante che ti fotte analmente.

– Be’, moderi il linguaggio. Non vede che è una festa dedicata ai bambini?

– Ai bambini? Qui ci sono soltanto ottuagenari.

– Comunque sia, dove pensa di andare?

– Ha il lasciapassere? No, mi perdoni, ho visto quella che è appena passata, wow. Un lapsus freudi-ano. Volevo dire, lasciapassare.

– No, ma abito in questo palazzo che vede se alzerà lo sguardo. Lasciapassere è stato stupendo, complimenti. Alla Lino Banfi.

– Questo? Questo marrone con sette piani?

– Sì.

– E chi me lo dice che lei abita in questo palazzo? Ha un documento?

– Ecco, tenga.

– Un attimo solo che controllo. Sì, c’è scritto che è residente in Via della Ca’ Bianca. Dunque, se ora vuole divertirsi davvero, può andare. Ma, attenzione…

– Sì, sì, lo so. Di qua è tutto chiuso. Devo circumnavigare dall’altra parte. Ok. Buona serata.

 

Sì, sabato sarà un bello sconquassamento di palle.

Detto questo, ieri è ripartito il programma Tagadà. Eh no, non ci siamo per niente. La signora Tiziana Panella ha indossato i pantaloni, e invece io erigo, no, esigo che indossi la gonna. Perché la sua voce fa schifo ma le sue cosce mi fanno interessare alla Politica. Sì, mentre osservo quelle sue gambe toniche, lisce, inguainate in calze deliziose, sorrette da tacchi vertiginosi, divento un “duro” e mi faccio un’ottima cultura.

A proposito, anche Milly Carlucci è invecchiata. Carlucci, donna che nella mia mente ha fatto sempre rima con l’espressione smancerosa pucci-pucci, ma era un’altra che, al di là della sua insopportabilità melensa e leccaculo, riusciva a eccitare il mio Stefanuccio. Secondo me, poi, con quel rossetto lì, sai come giocava pomposa con la tua “cannuccia?”. Eh sì, era proprio caruccia. Da succhiare come gli spaghetti al cartoccio. In maniera caldamente fumante…

Buono, stai a cuccia!

A parte le porcatelle, ho sempre preferito le tagliatelle.

Ragazzi, amici e non, si va. Fra una recensione di qualità, un altro libro di pregiata immensità, una di là e un’altra inchiappettata sempre a prenderlo lì. Ma anche a darlo qui.

Sì, in questo Stallone… la faccia “allucinata” del Falotico c’è tutta.

Che vi devo dire? Mi tiene in vita un’insopprimibile forza di volontà. Anche se vorrei avere la bravura di Gian Maria Volonté.

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di Stefano Falotico

Provocazione serale: in questo tipo di società uno stoccafisso come Mentana è più sexy del Mickey Rourke di 9 settimane e mezzo


28 May

Tagada Mentana

9 settimane e ½!

So che già dal titolo si potrebbe (sor)ridere ma la mia è una provocazione sino a un certo punto, perché in quello che leggerete, se avrete voglia di leggerlo, anziché chattare con 4 fessi, vi credo abbastanza fermamente e persino mi compiaccio di questo dogmatico convincimento.

Ora, come credo sia noto e irrefutabile, nella mia vita mi son asperso nella solitudine più mostruosa ma questo stato di apparente desolazione sociale, anziché danneggiarmi e rendermi malinconico, restio ai piaceri della vita, è stata salvifica e son asceso, non sto scherzando, a stati di coscienza superiori ove l’uomo comune ai miei occhi si svela nella sua nudità immanente, oserei dire, nonostante si abbigli da persona talvolta abbiente. Sì, la solitudine mi è stata di salvazione e mi son redento, emancipato da una vita sfrenatamente carnascialesca, toccando vette gargantuesche d’illuminazione ancestrale. E godendomela…

Libero dai vezzi della sconcia brutalità del cinismo oggigiorno imperante, or posso contemplare un fiore al suo lento germogliare dell’aurora, e domani gambe di donna così vivacemente scoperte e floride di voglie capricciose in quest’estate alle porte. Donne dalle gambe che bramo a me si spalanchino, per iniettare loro tutto il mio amor pregno del più selvaggio furore. Oggi dunque son uomo d’innocente candore, domani un uomo che arde nella bramosia dei suoi carnali odori, e s’estasia fra queste muliebri meraviglie a cui donar ed effondere tutto il mio pulsante calore.

Sì, non ho mai propeso per una vita facile e nemmeno mi piacciono le donne facili, è la mia alta moralità a tenermi ben ritto, rettissimo da sapiens erectus, nonostante mi conceda sprazzi fiammeggianti di sana goliardia un po’ perversa.

Non me ne vogliate ma invogliatemi…

Sì, secondo me la vita di Enrico Mentana è quanto di più lontano dal mio modo d’essere. Quest’uomo che, cotonato, in questi pomeriggi fa compagnia a Tiziana Panella, donna che dovrebbe indossar le gonne molto di più di quel che raramente esibisce, perché le sue non sono gambe ma cosce. Quel seduttivo, irresistibile spazio epidermico tra l’anca e il ginocchio che, a ogni malizioso accavallamento, ti fa gridare in cuor tuo sballottato, in tuoi ormoni di colpo risvegliati, di pregarla appunto inginocchiato di muoverle ancora. Ah, che delizioso solletico erogeno. Poi, Tiziana comincia a parlare e smonta ogni immaginifico, magnifico, proibito desiderio quasi allucinogeno perché il suo timbro vocale è quello di una strega di Benevento.

Ma, tornando al Mentana… innanzitutto, chi gli cucina da mangiare? Non credo che Enrico, indaffarato com’è fra ospitate, tg serali e anche “seriali”, maratone interminabili, e letture informative di quotidiani che divora per tenersi sempre aggiornato, abbia il tempo e la pazienza per specializzarsi nell’arte culinaria. Forse ha qualcuna… che gli serve sul piatto d’argento pranzo e cena, o forse Mentana si arrangia con carne in scatola Montana.

Sì, come fai Enrico? Mi chiedo. Sicuramente ti svegli al mattino presto e leggi tutti i giornali da cima a fondo, poi corri in trasmissione ove, con occhio sfacciatamente malandrino, sbirci la sottana di Tiziana, corteggiandola, nonostante anche lei sia “impegnata”, con l’acume delicato del tuo eloquio un po’ stronzo ma anche sofisticato. E infatti da quando ci sei tu in trasmissione Tiziana ha ricominciato a indossare, come detto, gonne molto attizzanti, ti si siede accanto e ti provoca a dismisura. Dopo tutta questa “arsura”, torni a casa giusto il tempo di farti il bagnetto rinfrescante e far merenda, quindi ti riprecipiti negli studi di LA7, ti truccano, e tu mai leggi il gobbo perché sei sempre impeccabilmente preparatissimo. Quanto sgobbi!

Hai mai tempo di vedere, che ne so, un film come Rusty il selvaggio?

Ma io so che sogni un ballo con Tiziana, dopo una cenetta a lume di candela, e lì ti scateneresti, libero da ogni telecamera, sul terrazzo della tua villa, mentre lei avidamente si spoglia e tu rimembri il mitico Joe Cocker di You Can Leave Your Hat On…

Sì, un tempo piacevano gli uomini rudi ma romantici come Rourke dei tempi, appunto, d’oro, oggi invece tutti vogliono fare i giornalisti delle rassegne stampe. E questo “politicamente corretto” ha ucciso ogni umana sensualità, la virilità è andata a farsi fottere, e son tutti pulitini, formali, precisini, in una parola tristarelli.

 

di Stefano Falotico

Un sabato su Internet, video geniale di capture della mia mente


05 May

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Condividiamo spesso il nostro mondo interiore, con la pretesa che una massa di analfabeti sappia leggerlo.

(Goethe)

Io, a differenza del Faust di Goethe, appunto, mai vendetti l’anima al diavolo eppur mi piace piluccare il “desktop” delle mie emozioni trasfuse, fra trailer esaltanti, attori carismatici, donne con le gonne da farti sobbalzare, cosce da mille e una notte, figli d’arte di Tognazzi ben inferiori al padre, e visioni coming soon.

Vabbe’.

Avete notato che nei film, quando mostrano uno che chatta, che ne so su Whatsapp e affini, su Facebook o su Instagram, i messaggi che visualizziamo da spettatori sono perfettamente digitati con tanto di punteggiatura a postissimo?

Irrealtà pura. La “messaggistica” è spesso incasinata, nessuno scrive da letterato in uno scambio di battute fra amici, ed è per questo che nel mio video, se noterete bene, digito una è al posto della p. Perché sono umano, non sono un film formalmente ineccepibile. E nemmeno vorrei esserlo.

Evviva la caotica umanità. Ora, ballare e offro da bere io.

Speriamo che con una bella donna possa “venire” meglio. In maniera più vocalmente, diciamo, sentita… reciprocamente condivisa. Comunque, ricordate, se una donna urla durante l’amplesso, o siete John Holmes oppure finge spudoratamente.

 

Tiziana Panella, la giornalista in gamba a far gli sgambetti ai politici con poco garbo ma molta barba al pelo


17 Sep

Tiziana Panella, ogni anno, il suo sex appeal, raffinatamente, lievita in modo ragguardevole di mondovisione in sgabello sempre più simil Alba Parietti dei tempi doratissimi. E, accavallando domande ai politici miopi, il nostro (mal)occhio vien spronato, dalla sua sgambata cavalla indomabile, a seguire queste noiose tribune elettorali con più vogliosa affiliazione (s)tirata per voler scoprir gli altarini che stanno dietro gli sgambetti di tal vita italica, sempre più in crisi, ché ci rimarrà solo da guardar uno sfacelo inevitabile, scalzante, di (r)esistenza meno bella e in gamba di lei, Tiziana.

Genius-Pop

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