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True Detective 3, episodio capolavoro, If You Have Ghosts, siamo tutti corvi e cornacchie
Nella tundra vi è sempre un corvo gracchiante, racchiante, cioè contro le racchie e i rachitici in quanto cantante melodico delle sue ansie.
Sì, cazzo quest’episodio cinque è bellissimo. Sempre più cupa questa serie, disperata, con l’indiano che dà di matto e compie una carneficina, un pedofilo inseguito da gente forse più matta di lui.
Arrivano sul posto gli investigatori Ali e Dorff. Ecco che assistiamo a una sparatoria pazzesca, appunto, fra teste esplose, esplosivi, uomini trivellati, crani maciullati, carni maciullate, petti bucherellati. Selciati spappolati, budella quasi defenestrate, pavimenti insanguinati, corpi mozzati e poliziotti inculati.
Ali è costretto ad ammazzare il folle. Ma sta male questo qui. È un vecchio che patisce la demenza senile, sua moglie Carmen Ejogo glielo rende di ebano, di frassino, duro come il legno massiccio. E loro, fra una scopata e l’altra, litigano. Mahershala, in canottiera, esibisce i bicipiti e con lei canta la canzone degli 883…
In questo regno dove tutto è permesso
Lasciati andare e vedrai
Che anche se non cambia niente è lo stesso
Tu ti divertirai
Nella notte
Un ritmo che ti prende
Nella notte
Ti sembra di volare
Sì, un vero “libro della giungla” ove Mahershala, da gorilla King Kong un po’ Mowgli regredisce fra un’indagine e l’altra a scimmia scopante, scoppiettante, inculante. Con la sua banana sventolante, (f)rizzante, nella stanza da letto strusciante, allisciante, ammorbidente nel duro pompante con tanto di fendente molto ficcante. E, dopo la ficcata selvaggia con la scrittrice dei casi umani, diventa più malinconico di prima, forse ascoltando le lagne di Sanremo.
A parte gli scherzi. Veramente stupendo questo True Detective 3. Il finale poi è da commozione… cerebrale, anzi da cerebrolesi protagonisti che si sputano addosso le loro vecchiaie acidissime come Noodles e Max di C’era una volta in America.
Ecco che tornano i fantasmi del passato, Ali soffre di amnesia ma ricorda molto bene la testa di minchia di Dorff/West.
Oh, e devo ricredermi. Stephen Dorff, qui, non è male, cazzo.
E mi sa che questo sarà davvero il futuro che attenderà Dorff.
Dopo la sua giovinezza di fighe e, come dico io, figotte, dopo tante (ri)cotte, avrà la panza burrosa, berrà birra dopo aver fatto bere alle sue amanti la sua s… a e darà da mangiare all’unico amico rimastogli, uno a quattro zampe. Solo come un cane e con un cagnolino, appunto. Ad ammirare il tramonto… d’una vita che non più le arrostisce e le fa arrossire ma dolcemente è rosata come un vinello rosso di sera e l’ubriacatura si spera. Una vita senza più frecce al suo arco che però confida in un ultimo impeto da indagatore dei misteri irrisolti.
Sì, sì, mi attizza.
Quasi meglio della prima stagione. E peraltro mi hanno che nel prossimo episodio verranno citati anche Rust e Marty.
E intanto io faccio il Brandon Lee di turno con tanto di look da Johnny Depp e una voce più roca e possente di Mahershala.
Perché io so…
Piaccio ma me ne fotto!
Sì, molta gente di me non ha capito un cazzo.
Ma nemmeno io.
E in questo casino sono il re!
Donna, lo faremo in tua casina, nella cascina e, perché no, anche in cantina!
Amico, vai a fotterti!
Nemico, vai a morire ammazzato.
Ritornando su questa serie, sì, dimenticate la stagione 2 che per simpatia non volete stroncare e continuate ostinatamente a dire che è inferiore alla prima ma bella.
Ma bella di che. L’unica cosa bella è Rachel McAdams che comunque non ce l’ha fatta vedere come dio comanda.
Lasciamo stare le passerine e riflettiamo invece ancora su questo finale stupendo.
Due amici che non si rivedevano più da circa venticinque anni che si vomitano addosso tutti i loro rancori.
Ali è affranto, non ricorda quasi nulla, a stento riconosce il suo amico ed ex collega. E piange, sconsolato.
Ma vuole fare chiarezza su quest’orribile caso che lo sta tormentando da tempo immemorabile e a cui non riesce a venire a capo. Un puzzle indistricabile, i ricordi sono scollati.
E Dorff, dopo lo scatto furioso d’ira, osserva il suo amico e si commuove. Noi con lui.
Uno scambio di battute memorabile:
– Non ricordo più la mia vita. Non ricordo più mia moglie. Non lo so. Se mi dici che ho fatto qualcosa di sbagliato, ci credo. Ti chiedo scusa.
– D’accordo.
– Scusami. C’è questo fascicolo su cui sto lavorando. E lo rileggo ogni mattina. Il fatto è che mi mancano tanti pezzi-
– Ma alcune cose le ricordi? Cioè, sai chi sono, no?
– Sì, ma mancano altre cose.
– Ehi, ascolta. Se ti serve qualcuno con cui ammazzare il tempo, conta su di me.
Scena magnifica. The Crow è il miglior film di Alex Proyas assieme a Dark City, film quest’ultimo collegabile alle amnesie di Mahershala.
E mi sto maggiormente convincendo che questa sia una delle canzoni più belle della storia.
di Stefano Falotico
Il cambiamento impressionante di Liam Neeson
Sì, l’ho scritto varie volte, qui e in altre sedi.
Liam Neeson mi ha lasciato stupefatto. Adesso si è dato al Cinema “commerciale” e mai avrei potuto immaginare che il signor Schindler potesse diventare un eroe d’azione così credibile e carismatico.
Anche se la sua parte noir era già stata messa in luce, e scusate il gioco di parole, in Darkman.
Permettetemi d’inserire questa mia breve disamina su Run All Night, un film certamente non da storia della Settima Arte ma un thrillerone decisamente corposo e ottimamente girato.
di Stefano Falotico
Marauders Trailer & Poster Starring Bruce Willis & Dave Bautista
When a bank is hit by a brutal heist, all evidence points to the owner (Bruce Willis) and his high-powered clients. But as a group of FBI agents (Christopher Meloni, Dave Bautista and Adrian Grenier) dig deeper into the case – and the deadly heists continue – it becomes clear that a larger conspiracy is at play.
Written by Michael Cody and Chris Sivertson, Marauders is directed by Steven C. Miller (Extraction) and opens in theaters and On Demand July 1.
“Sfida senza regole” (Righteous Kill) – Recensione
Kill virtuoso di rette vie “senili” spezzate
Prima (re)visione…
Risulta abbastanza scandaloso che FilmTv.it abbassi i voti ai film dopo che scartapella quelli degli utenti. Dov’è finita l’autorevolezza della redazione?
Addirittura declassato a “una stelletta”. Pessimo, insomma.
Ora, chiariamoci, il film di Avnet non è niente di memorabile e la reunion De Niro-Pacino non sortisce gli effetti magici di Heat.
Ma non è certo colpa loro, e poi stupisce la sfrontatezza con cui si affrontano certe critiche, critiche distratte e buttate lì tanto per riempire la carta e la pagina online.
I protagonisti sono “anziani” come esige il copione, che c’è di strano?
Non si può raccontare una storia di poliziotti che abbiano superato i sessant’anni?
Cose da matti, e poi ci si accanisce contro il Cinema giovanilistico.
Un po’ di coerenza, per la miseria.
Il film si avvale di una forte sceneggiatura di Russell Gewirtz e si affida alla fotografia di Denis Lenoir, già due cose non trascurabili che eleverebbero il film da un normale b–movie come invece viene classificato.
La produzione è “alta” insomma, e anche il budget.
Film senza “aperture diegetiche”, be’, roba da stropicciarsi i capelli, quasi non si potesse girare un film senza orpelli ornamentali e “stile”.
Avnet sa di essere un medio professionista, il suo è un film come tanti sui serial killer, né più né meno, con l’originalità del plot, un assassino che colpisce la “feccia” lasciando una poesiola in rima sul corpo delle vittime.
Due sbirri che non si conoscono, ognuno coi suoi guai, la tristezza e la malinconia delle loro palpebre, un solido e taurino De Niro, e un “arzillo” Pacino, con la solita chioma scarmigliata e senile, impreziosiscono di recitazione asciutta, funzionale un film che non entrerà nella Storia, ma che è stato volgarmente e ingiustamente linciato da chi s’aspettava un capodopera.
Peccato mortale del cinefilo con la bava alla bocca, che certo rimase deluso.
Cosa pretendete? Vedete di pulirvi le mutande prima di starnazzare mentre guardate un film.
Firmato il Genius, che con tale “recensione” si farà altri nemici, i quali con spietato rigore “etico” glielo adopereranno come carta igienica.
P.S.: che coraggio mostrarsi invecchiati, con le rughe e un po’ di pancetta, come essere miti nonostante il Tempo.
Grandi Bob e Al.
Non meritano questi attacchi. Vergogna.
E si fanno anche chiamare giornalisti.
Il Bar dello Sport vi aspetta, ve lo dico io…
Ecco, così “cesellavo” la mia rabbia alcuni anni fa.
L’ho rivisto… e righteously recensito.
Molti rispettano il distintivo. Tutti rispettano la pistola
Sfida “eterna”, (s)tirata fra gli zigomi raggrinziti d’un grigio Pacino, in giubbotto di pelle nel consueto cappuccino che gli “smalta” le labbra d’ieratica saggezza roca, e un De Niro “sovrappeso”, stanco, disilluso com’esige la tradizione del “genere di appartenenza”, il poliziesco americano dei segugi a caccia dell’assassino seriale che semina il panico. I carnefici indiziati hanno volti coperti dietro le movenze indecifrabili e “feline” di tracce di rosso che “dipingono” le pareti delle case, “rallegrando” le Lune licantropiche d’una scia che non lascia… apparentemente, traccia.
Chi si sta macchiando di questi “divertenti”, macabri omicidi e perché, sul corpo dei cadaveri, “sbiancati” di buchi in testa “cerulei”.Compare sempre accanto una “filastrocca” che “giustifica” il reato?
Questo killer sembra un “punitore“, e si accanisce soprattutto sulla “feccia”, ripeto, sulle sgualdrine che battono, sui pusher (eh già), su chi “contratta” la carne nelle prostituzioni, sugli stupratori, quasi un “angelo” dalla vendetta “suprema” e “intoccabile”.
Che imbroglia un po’ le carte e “mischia” le pericolose indagini, in un gioco d’equivoci, pedinamenti, sospetti come una scacchiera ove lo “scacco matto” è proprio la mossa d’un pazzo, fino ad ora “geniale”.
Che non ha sbagliato un “colpo”.
Turk, un “cagnaccio” che ha le fattezze “sfattissime” d’un Bob “grassoccio”, di solita linguetta che asciuga l’aridità del suo fiuto “salivare”, quasi a sputar, di “fumo” corroso nelle palpebre da Mitchum “bastardo”, la bava delle putredini d’un laido “teatrino” ingiusto.
Tenendo tutto dentro, misurato fin alle esplosioni arrabbiate, incontenibili d’umori “balzan(t)i” da un'”ombra” a un’altra lucida intuizione.
Ancora una volta “attardata” e appannata dal velo (in)visibile di chi seppellisce scrupolosamente le prove e nasconde la “faccia”.
“Avvinghiato” alle gambe “decollanti” della solita fighissima Carla Gugino, troppo “giovane” per uno stronzo marcissimo come Lui. O “innamorata” di “tradimenti” compiacenti e ammiccanti?
Turk, “viscido”, “porco”, magrissimo e cadaverico che forse fu, e ora è pinguissimo, più di quei vermi che combatte ogni “santo” Giorno maledetto ove neanche la Domenica si può stare in pace d’un Signore che ha tradito il patto di “lealtà” col suo Inferno in Terra.
Rooster, che mastica amaro… che sentenzia un “You will regret it“, sì, le scelte affrettate si rimpiangono “caro” Brian Dennehy, tenente e già sceriffo “losco” d’un Rambo che ti torse il braccio, ritorcendoti la tua violenza “sbrigativa”, indisponente e crudele di troppo (pre)giudizio a un “pregiudicato”, appunto.
Tutto torna, vedi? Eppure i conti… quasi mai, se non fai “mente locale” subito, prestissimo. Qui, il mostro se la sta sghignazzando parecchio, e la città, di Notte, è sotto assedio. Fa paura, chi lo fermerà?
Il “discotecaro” 50 Cent, “puttaniere” dei suoi balli da cocaina?
Perez? Un altro che, “freddissimo”, ammazzò i sogni di Carlito da Benny Blanco senza Paradiso dell’anima sognatrice? Ti sei venduto. A chi, merda?
In questo dedalo ingarbugliato, a quale prezzo si arriverà alla verità?
Chi è il tuo amico, “in fondo”… alla detection? Con questo qui legate, andate d’accordo, vi confrontate e vi “stressate” a vicenda, annotate sul taccuino le “psichiatrie” d’emozioni che voglion appiattirmi, perché siete esageratamente “piedipiatti” e non sopportate le “piattole”. Quindi, agite di testa vostra, scavalcando anche la legalità, la burocrazia che sarebbe lentissima a frenare un’altra schifezza.
Dovete salvare questa giungla da un leone inferocito e proteggere la sua innocenza prima che s’imbestialiscano tutti.
Voi, “animali” lo siete già. Forse per DNA, forse diventati. Forse sventrati a contatto quotidiano con questa società, tutta fottutamente sbagliata. Chi la ripulirà? Ne ha il “permesso? Il “mandato” di “perquisirla” senz’autorizzazione’
Vi leggete negli occhi, vi spiate, siete “guardia e ladro” di voi stessi, ma poi vi stringete la mano in un altro drink “scacciapensieri”.
Eh sì…
Qui… si erge un Uomo retto… in questo Mondo infetto…
(Stefano Falotico)
Perché William Friedkin dirigerà Nic Cage? Perché Nicola è un genio!
When Deadline revealed in Toronto thatEmmett/Furla Films had set Nicolas Cage for the action thriller I Am Wrath, we told you that William Friedkin was circling to direct the project. I’m hearing that Friedkin is pretty much committed to do the film. Friedkin, who has helmed some of the great action crime thrillers – To Live And Die In LA and The French Connection –will make this his follow-up to Killer Joe.
Following the murder of his wife, Stanley (Cage) finds that the police are unable to catch the perpetrators. He uncovers a thick plot of police corruption and realizes that he will have to find justice on his own. As he awakens to the level of degradation of the people sworn to serve and protect, we get a little Rage in the Cage as he becomes a vigilante out to destroy those who abuse their power. Paul Sloan wrote the script based on a story by Yvan Gauthier. Lionsgate will release domestically on a film that begins production in February. Emmett and Furla are producing with Cheetah Vision Films’ Curtis “50 Cent” Jackson, Grindstone’s Barry Brooker & Stan Wertlieb, Vallelonga Productions’ Nick Vallelonga, Richard Salvatore & David Omston.
Cage just worked for Emmett/Furla co-founders Randall Emmett and George Furla on The Frozen Ground, starring in the Alaska-set drama with John Cusack and Vanessa Hudgens. Emmett/Furla starts production tomorrow in New Mexico on Lone Survivor, the Peter Berg-directed ensemble war drama, and the company is shooting the Denzel Washington/Mark Wahlberg-starrer 2 Guns. Both of those films will be released by Universal Pictures.
Friedkin is repped by ICM Partners.
Marilyn Monroe – 50Th Anniversary
Scocca il 5 Agosto, ed è il cinquantesimo anniversario di Marilyn Monroe.
La rear window End User, il nostro gestore, mi contatta privatamente perché diffonda l’esclusiva “certezza”, attestata da People, secondo cui, sarebbe proprio vero, con tanto di prove, che la Monroe si suicidò.
Dobbiamo credere a People?
The story made headlines around the globe: Marilyn Monroe, the world’s most celebrated starlet, had apparently committed suicide.
But many who knew her didn’t believe she’d take her own life, and as the 50th anniversary of her death at age 36 approaches, her tragic end remains shrouded in mystery.
In the new issue of PEOPLE, guest writer J.I. Baker – author of The Empty Glass, a new murder thriller based on her death – uses his research and fresh reporting to explore the truth.
A Mysterious Death
On August 5, 1962, Monroe was found dead in the bedroom of her Brentwood hacienda.
Toxicology reports showed high levels of Nembutal and chloral hydrate in her bloodstream, and her death was ruled a “probable suicide.” But why wasn’t her body turned over to medical examiners for more than five hours after it was discovered?
Forensic pathologist Cyril Wecht tells PEOPLE he has “a strong suspicion she might have been injected,” given the lack of pill residue found in her stomach – but by whom?
Why did not-yet-tested tissue samples go missing, along with Monroe’s phone records? And were Jack and Bobby Kennedy, with whom she was rumored to have had affairs, involved?
For more questions and answers surrounding Monroe’s mysterious death, pick up the latest issue of PEOPLE, on newsstands Friday.
Quale occasione migliore per questo “diario?”.
Marilyn, mito inossidabile d’immarcescibili “ossigeni” anche metacinematografici.
A imbiondarci, come la platinata sua chioma schiumosa, di fiammeggiante eternità.
Eterea, perché solo e mai più Lei.
5 Agosto 1962, uno dei giorni più scioccanti per il Mondo, la sua morte.
Oramai, ci siamo tutti “wikipediazzati”, e quindi ne estrarremo proprio tal “memoriale”:
Le circostanze della sua prematura morte, dovuta a un’overdose di barbiturici, sono state oggetto di numerose congetture, sebbene il suo decesso sia ufficialmente classificato come “probabile suicidio”. La successiva sparizione di tracce e documenti dalla casa dell’attrice, dove sembra fosse stato anche Bob Kennedy la sera della morte, nonché innumerevoli omissioni e varie incongruenze nelle dichiarazioni dei testimoni e nel referto autoptico, hanno dato adito a molteplici dubbi sugli eventi di quella notte. Tra le varie versioni formulate, la più plausibile vede ipotizzata la complicità dei Kennedy, che vedevano in Monroe, dettasi pronta a dichiarare pubblicamente le loro relazioni con lei, una minaccia per la loro carriera politica.
“Sfogliacchiando” questo raggelante “reportage“, mi balza alla mente, angosciandomi, la Dalia Nera, fonte d’ispirazione letteraria, in primis James Ellroy col suo capolavoro macabrissimo, e l’omonimo film d’un incompreso Brian De Palma.
Come Dalia, forse, una “vergine” santa ma prostituita alla seduzione del Potere, ch’ella stessa seduceva in ammalianti pose ammiccanti d’impudiche esibizioni sensuali di dolcezza.
Il suo cadavere, un terrificante mistero che continua ad affascinare, irrisolto, su cui fantasticare e inventarsi più e più storie. Stessa sorte ingrata affiliata a molti eterni, leggendari, immortalati d’icona ancor più maliarda e invincibilissima nella forza evocatrice, appunto, dell’immortalità di chi è asceso nel Paradiso degli dei.
Marilyn, forse non so, non una grande attrice, ma perfetta per la società puritana dell’America sull’orlo delle rivoluzioni sessuali, mangiauomini che ossessionava sol sbirciando di occhi pittati, d’uno Sguardo malizioso travestito da ingenuità bambina. Di svolazzanti gonne per un vedo-non vedo ipocrita, accaldato, guardone, “mansueto” e incantato dalla sua pelle di pesco.
Culto infinito d’intere generazioni, pietra di paragone, tutt’ora, per qualsiasi Donna che voglia varcar la soglia della reggia splendente ove aleggiano le divinità intoccabili.
Incarnazione femminea d’ogni podio conturbantemente enigmatico. Impercettibile come un fantasma erotico d’abbagliante splendore, di suo sangue bianco e lucente nelle nostre vene.
Così, immagino lo scrupoloso, maniacale e perfezionista J. Edgar, in un’apparizione contemporanea del suo fiuto da tartufo, a gironzolar in macchina per Los Angeles, salire su Mulholland Drive, toccare, timido, le scale del desiderio, entrar “di sottecchi” nella proprietà privatissima della limpida villa di Marilyn, e ammirarla, con gli occhi languidi, perdutamente innamorati, mentre “danza” delfina nella sua ultima doccia.
Nuda, si avvicina a J. Edgar, lo bacia e gli consegna la “dinamica”-dinamite della sua morte.
Edgar annota sul taccuino l’allucinante, inconcepibile retroscena, spaventoso, glacialissimo.
Poi, la saluta, porgendole un occhiolino color benedizione.
Sale sulla sua cabrio, ingrana malinconicamente la marcia, si ferma vicino al “dirupo” della collina dei sogni, brucia una sigaretta amara tra i bagliori ardenti del sottostante panorama liquido di gorgoglii brillantemente artificiali, e “lancia” al vento la verità.
Incamminandosi nel noir omertoso di chi troppo ama la Bellezza per sporcarla…
E, con una smorfia corrugantemente (ir)ridente, svanisce nel traffico del Mondo, come Lei.
A 50 anni dalla misteriosa morte, Stefano Falotico “formula”, non solo le ipotesi, ma un suo lynchiano video inquietante “dietro le quinte”.
E sbirciamo anche un “Noir Nightmare…”.
(Stefano Falotico)
“Jack Reacher”, il Trailer
Arriva, di botto, con tanto di frame della Paramount “su” ragazza sexyssima, il primo, esplosivo trailer di Jack Reacher, nuovo Tom Cruise “impossible“, nel senso che, a cinquant’anni, sfodera ancora un fisico e una grinta davvero invidiabili.
Jack Reacher (Tom Cruise) è un ex poliziotto che ha trascorso gran parte della sua vita in giro per la città frequentando il sottobosco della criminalità. Sta cercando di tenersi lontano dai guai quando viene coinvolto nel caso di un massacro apparentemente senza senso. Nel cuore di una piccola città dell’Indiana, James Barr, un esperto cecchino, è accusato di aver sparato sei colpi e ucciso cinque persone. Una volta interrogato, però, Barr si dichiara innocente e chiede di parlare con Reacher. Con l’aiuto di una giovane avvocatessa, Jack cerca di risalire alla verità e scoprire chi e quali motivi si nascondono dietro al massacro.
(Stefano Falotico)
“Luci rosse”, mesmeriche
Tra circa un mese, debutterà sugli schermi spagnoli, oh, Penisola iberica che allieti il “lievitio”, calda t’arrostisci in me… Red Lights, seconda opera, comunque primaria, di Rodrigo Cortés.
Cinerepublicato qui, ha già spaccato la Critica, fra entusiasmi e “poco accorati”.
Agilità di prime rinomanze già schiarite dalle “nebulose” invernali, nell’ebbra contemplazione di questo rintoccar, caldo, d’un Gennaio insipido, ove le foreste son “innervate” dai venti d’una Primavera remota ma che, alle porte, “scardinerà” le nebbie, i vagiti di nuovi film annunciati, anche loro già da “storicizzare” negli archivi cinefili futuri per chi sarà saldo e mai saturo di memoria, e sale ancor poco affollate, perché gli incassi, a detta degli esercenti, son “magri” più di chi è logorato dalla bubbona peste di vite “acclarate” nel tedio più “sovrano” senza sovranità.
Tossisco, di “cipigli” m’arroc(c)o in una fronte che mi “scalda” di fonti rinfrescanti, e mi “pargolizzo” in già soffici colazioni perché agisco solido fra vitree “fantasmerie” d’un corteo ch'”armeggia” solo di benevolenze presuntuose, di “stabili emotività”, come dico io, emostatiche nel termos.
Ah, sono un tipo docile quando m’abbuffo di “rabbiosa” irriverenza, il mio gusto polemico “papilleggia” da un pulpito d’onnipotente fame onnivora.
E son invece poco dolce quando “sedato”, e m'”ingolfo” di troppi croccanti, perché non impenno ma “panneggio” troppo ad appannaggio di chi mi “bonifica” solo di sguardi pietistici a “consolar” la mia buona creanza, ch’è invece crater vulcanico di fulvo baglior da colorato circo.
Ah, la maga Circe, quella Donna è “strega” di malocchi! E turlupina Ulisse perché si labirintizzi con Minosse, ah sì, credetemi, vorrebbe disossarlo & “sagrestarlo” nella “credenza”… alle sue malvagità.
Le mie sigarette Chesterfield, un po’ “dipinte” e mal incartate, un po’ rosse come una di nome Rochelle, quasi quanto il cioccolatino Rocher, placan l’ira che, appunto, troppo s’adira e poi ti stira affinché tu non possa “stirarlo”. “Stirarla”, è meglio.
Abito in un palazzo di sette piani, ma non sono un nano, sebben Biancaneve abbia le “chiavi” dell’attico “a Ciel sereno”. M’innamorai di Lei in un “colpo di fulmine”, ma ancora non ho “colpito”.
Eppure, “scalpito…”. Da “Dondolo”.
È un palazzo provvisto di molte “sviste”, ci sono uomini sposati con donne “cornute”, e ragazzi che van a scuola a disimparare la loro infanzia.
Ma ciò che più m’irrita, son i due ascensori occupati.
Alcuni, infatti, di chiacchiericci sul pianerottolo, li “spengono” sempre sul “rosso“.
E, il sali-scendi osmotico vien soffocato dal loro spettegolare.
Peggio del Cinema a luci rosse, son allucinanti!
Mah, comunque, la vita va avanti.
Venerdì sera, è stato presentato, in anteprima mondiale, la seconda opera, molto attesa, di Rodrigo Cortés, Red Lights.
Un film misterioso del quale, solo a grandi linee, ne abbiam “saggiato” una striminzitella trama, e un teaser cripticissimo.
La produttrice ha asserito che il film farà molto parlar di sé ma, sino alla proiezione ufficiale, ha anche dichiarato che l’avevano visto solo sei persone, regista compres(s)o.
Due investigatori del paranormale (Weaver e Murphy, non Eddie, bensì il metafisico, appunto, Cillian/Inception, il ragazzo della cabala e “autore” del libro per vecchiette, “Come leggere i sogni e vincere al Lotto”), cominciano a ossessionarsi sulle imprese “sovrumane” di un sedicente (?) veggente “cieco” (Robert De Niro). E, intanto, strani accadimenti, (non) accadono, fra “sedute”, forse qualche “posseduto”, ombre notturne e ragazze innamorate ambigue come la mela del Peccato.
Pare che, stando alle prime reazioni, il film, più che non convincere, abbia lasciato una sensazione di “basitezza” inspiegabile.
La pellicola di Cortés, al momento, tranne per il mercato spagnolo (dovrebbe uscire nella penisola iberica il 2 Marzo per la Nostromo Pictures), non ha alcun distributore internazionale.
Occasione giusta, quindi, per i compratori, per “agglomerarsi” alle “prime”, per visionare il lavoro del talentuoso Cortés e far a gara d'”asta” per acquisirlo.
Ah, invece, molti di loro, annoiati e perplessi, han disertato la sala dopo appena mezz’ora.
La Critica, al momento, sospende il giudizio, aleggia “aria” di grande indecisione attorno a quest’opera.
Alcuni ne lodano il coraggio, l’indipendenza-intraprendenza creativa totale del regista, altri l’han già “sbertucciato” per il suo improbabile, “ridicolo” finale.
Son però tutti d’accordo nell’ammettere che il film meriterebbe una seconda, più riflessiva visione, che molte immagini sono pura cinematografia di pittura quasi astratta, che la ridondanza di certi soliloqui non son affatto “diuretici”.
Ma tutti, o quasi, stroncan l’insostenibile combattimento in un bagno, troppo violento ed esageratamente ridicolo.
Elogi anche per gli attori.
La Weaver? Solita “ghostbuster” di profonda professionalità. Murphy? Per la prima “volta” protagonista, e magnetico.
De Niro? Potente e sulfureo, una presenza “presente” anche quand’è assente, palpabile come il suo Louis Cyphre di Angel Heart.
Film che, quindi, dividerà.
Sicuramente, per i patiti del genere, e non solo, imperdibile, a prescindere dall’effettiva qualità che “giudizieremo”.
“Impietosi?”.
Taluni, han rimproverato a Bob d’aver scelto l’ennesimo film, forse non necessariamente “brutto”, ma sicuramente “sbagliato”. E ora perfino dubitano che sia a still good actor, ancora un bravo attore.
Altri han “paragonato” questo strano, magico puzzle a The Prestige, ma affermando che è ben lungi dal raggiungere la fascinosa “perfezione” di quel modello “insuperabile” nolaniano, ch’era invece profondamente “serio” nell’affabular d’immaginazione onirica le certezze “cartesiane, anzi, che più sapientemente sapeva mischiare le carte, senza mai cadere “nel ridicolo involontario”.
Espressione che, invece, torna sovente, per questo “insolubile giochetto” di Cortés.
Perché dichiaratamente “furbo” e “insensato”.
Ma, in fondo, la vita ha senso? I matematici & la Scienza ortodossa hanno forse risposte inappellabili? Perché pullulan sempre più libri e programmi sui “fenomeni'” della nostra bizzarra, e “bizantina”, Terra?
Se l’avesse girato Lynch, sarebbero già lì a paluderlo con occhi commossi ed esterrefatti.
Ecco qui, invece, due recensioni parzialmente positive che, però, non si sbilanciano troppo… pur andando fortemente in controtendenza rispetto alle “maligne” cesoie dei primi severi recensori.
A moltissimi, invero, non è affatto piaciuto, ma me ne frego.
I critici, spesso (e asessuati, o “assuefatti”) badano a non imicarsi i “colleghi” acclamando ciò che non è generalmente “piacevole” o “bello” secondo antichi dogmi e canoni vetustissimi.
Preferiscono accordarsi all’intelligentia che va per la maggiore.
Meglio il “Do” minore.
Ecco, però, già alcune recensioni favorevolissime:
Questo il primo full trailer spagnolo, appunto:
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Questo, nuovo, identico però già in inglese:
Altri voti alti per il film?
Collider
, The Playlist, Ioncinema, Geektyrant, di cui abbiamo anche la videorecensione:
Stefano Falotico