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“This Must Be the Place”, il Trailer americano


09 Sep

Magnifico!

 

(Stefano Falotico)

I migliori film di un anno “maledetto”, oserei dire “magro”


19 Aug

Quando l’Estate ammoscia, l’Uomo che non teme il suo calore, medita sulla stagione “uva passa”, mescolando la nostalgia ai “sudori”

Sì, i miei genitori sono “in “agitazione”. Dopo un “ingrassamento a pera”, causa “calmanti” per moderare gli stati di “alterazione perversa” della mia mente, dopo che mi furon “sottratti” per appurata “purezza” delle mie fantasie “bene-fiche”, il mio corpo non è più umano. Assomiglia tanto allo Skeleton di “He-Man”, tanto che lo specchio di 2 cm invidia i miei addominali, quasi di “carta vetrata” con sbalzi “bassi” d’un punteruolo per sette “lustri” di sfighissima.

“Trastullandomi” già in pigiama, abito poco “conveniente” e “contenitivo” quando le masturbazioni bussano alla “porta” (sì, sono tutte al mare, io amo il rozzo montagnoso), fra una che contatto per stimolar le eccitazioni e una che mi telefona per “attardarlo”, penso a quali film questo 2012 ci ha offerto.
E una lagrimuccia scioglie l’irruenza maschia d’una commozione femminile.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Carnage (2011)
    Polanski alle origini del kammerspiel “in famiglia”.
    Due coppie s'”accoppano”. Jodie Foster è intellettuale alla John Lennon, Christoph Waltz uno che dà le medicine ma rimane in mutande, con tanto di Kate Winslet ad “asciugarglielo”.
    L’unico che se ne frega è John C. Reilly, beatamente ubriaco nel “puttanaio” generale.
  2. A Dangerous Method (2011)
    La famosa malattia melanconica affascina tutti gli artisti, essendone Io il Maestro che ne soffrì con “idiozie” allaVon Trier.Detta come va detta, si chiama “suggestione”. Il resto è una Keira Knightley da mettere a novanta come il “buon” Jung sapeva bene.
  3. The Avengers (2012)
    Quando l’indole del supereroe decide che è giunto il momento per fottersi Gwyneth Paltrow a mo’ di Hulk, non c’è Capitan America che tenga. Se poi aggiungiamo l'”occhio di falco” sulle vedove nere, fate un po’ voi.
    Sì, ci son molte frecce a quell’arco, e il da(r)do è tratto.
  4. Hugo Cabret (2011)
    Mai perdere i sogni. Lo sa Ben Kingsley che prima curò DiCaprio nell’isola Shutter, e poi diede spettacolo, come me.Dite a quella screanzata di lasciarmi “accecare” la Luna.
  5. This Must Be the Place (2011)
    Sì, come questo Sean Penn, sono un pagliaccio vero.A te che frega nazista? Ti “spoglio” vivo.
  6. Killer Elite (2011)
    Mai dare del “vecchietto” a De Niro.Uno che, come il sottoscritto senza “nocche” sulla tua “linguaccia”, spunta da dietro l’angolo e ti riempie di pugni al motto “Ora, stai zitto panzone!”.
  7. The Double (2011)
    Cassio sono io, e ora ti fai i cazzi tuoi, scemo!

Se Besson ha iniziato le riprese di “Malavita”, io ho ripreso tutte le belle “vite”


08 Aug

 

Quando De Niro è un gangster, non ce n’è per nessuno.
Tommy Lee Jones gli darà filo da torcere e il suo “neo” gli (s)torcerà il braccio, ingoiando le sue leguleie “leghe”, poi pappandoselo con i legumi, e regalando l’escremento “partorito” ai suoi figli, che lo “smonteranno” come il Lego

Relativity Media annuncia l’inizio della produzione del nuovo Luc Besson.

Principal photography begins today on EuropaCorp and Relativity’s action-comedy Malavita, directed by Luc Besson (TakenTransporterThe Fifth Element) and starring Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Tommy Lee Jones, Dianna Agron and John D’Leo.

Collaborating with Besson behind the scenes are director of photography Thierry Arbogast (BesThe Fifth Element), production designer Hugues Tissandier (Taken), sound editor Ken Yasumoto (The Transporter), costume designer Olivier Bériot (Taken) and editor Julien Rey (The Lady).

Malavita is the story of the Manzonis, a notorious mafia family who gets relocated to Normandy, France under the witness protection program. While they do their best to fit in, old habits die hard and they soon find themselves handling things the “family” way.

Filming commenced in Normandy and will continue in France at La Cité du Cinéma, where the brand new Studios de Paris are located. Additional shooting will take place in New York. The film will bow in 2013 with Relativity handling US distribution as well as working with its foreign output partners on the film’s release in the UK, Canada, Australia, South Africa, Spain, Greece, Thailand and CIS. EuropaCorp will take on distribution in France and handle international sales.

The script is adapted by Besson from the book “Badfellas” by author Tonino Benacquista. Virginie Besson-Silla (From Paris With Love) from EuropaCorp is producing. Relativity’s Ryan Kavanaugh (The Fighter) is producing, while the studio’s Tucker Tooley (Immortals) will executive produce. 

Stasera, dopo aver ingurgitato tremila caffè su zucchero “borbottante” di blasfemie a perdifiato, ho annotato tal notiziola.
Poi, “ingiubbottandomi” a mo’ di Tom Hardy, son sceso qua sotto, ove talvolta s’incontrano delle buone patonze che, per via dell’afa bollente, s'”imminigonnano” alquanto, allietando la digestione in zona “Più guardi e più si alza”.

Sì, me ne fotto. Oramai la mia fame è famosissima.
E spendo e spando, mentre gli altri espian le loro colpe spiando delle donne che sognano ma a cui non “lo” solidizzano.
Sì, la “solidità” con queste qua è il partito sindacalista del “Più sono e più si rafforza, di martello, falciando le aiuole”.

Al che, dopo essere stato “spettinato” da tutte le migliori del vicinato, mi si avvicina un vicino di casa, uno che è un cassiere.
Pochi soldi incassa, ma scassa.

– Stefano, ma non ti vergogni?
– Senta, essere un martire è un modo “pulito” per essere l’idolo della gente che va a messa. Io, invece, “(ido)latro” immetterlo.
Incroci le dita. Sua figlia, quanti anni ha?
– 17, perché?
– Ah, peccato. Dovrò aspettare ancora 365 giorni con un altro migliaio di altre ragazze. Mi avvisi quando raggiunge la maggiore età. Questo è il mio biglietto da visita: “Se siete fighe ma fragili e siete in cerca di un animale domestico che abbai quando l’umore va giù, io sono il bau bau che, tirandolo, vi porta su”.

Non capisco questi scemi.
Una è la vita e non se “le” godono.

Ah, mannaggia a Robert Zemeckis. Quello è uno iettatore-untore come pochi. Dopo Michael J. Fox, adesso pure Bob Hoskins col morbo di Parkinson.

E voi vi lamentate se vostro figlio, anziché pigliare 30, si dà al 69?

Siete ossessionati dall’essere grandi uomini.
Uomini di “valore”. Sì, e il sudore?

– Che lavoro fai tu, cretino?
– Sono un avvocato.
– Sì, della minchia.
– Ma come si permette?!
– Scusi, non l’ho mica offesa. Di solito gli avvocati parano il culo, dunque anche l’uccello. Non è il suo mestiere difendere l'”arnese?”.
– Ma io la denuncio!
– Ma levati, appunto, dalle palle, se non vuoi che ti rifili quest'”articolo” in bocca!

– Scusi, invece “lei” che cosa fa?
– Sono un banchiere.
– Non è male. Ci sono le videocamere nascoste. A fine giornata, ha il permesso per ritirare il “filmino” di tutte quelle che entrano scosciate, a cui cadono le monetine e mostrano, “indiscrete”, quel “peloso” che pensano nessuno veda?
– Certo. Ce l’ho.
– Ah sì? E come ha fatto a ottenerlo?
– Sono amico del Sindaco, è stato “lui” a trovarmi questo posto “fisso”.
– Bravo, figliolo, comunque la sua collega non è male. “Legate?”. Vi “vedete?”.

– Lei, invece, che mestiere svolge?
– Il deejay.
– Uhm, non è molto “sexy, sa?
– E potrei sapere per quale motivo?
– Lei cambia il ritmo, ma la “musica” no.
Gli altri “ballano” e lei “tasta” solo il “giradischi”.
Le piace tutto ciò?
– Mi permette di guadagnare.
– Sì, vedendo attorno a lei dei tamarri che scopano.
Mi dia retta. Metta su la filastrocca “Il radiocronista s’ingozza di pastiglie Chrono perché, sbavando, non va movimentandolo”.
– Ma io l’ammazzo!
– Sì, c’è una fila che arriva fino a Calcutta. Stia a cuccia e rispetti chi la precede.
Aspetterà un quarto di secolo se vorrà sfidarmi.
L’avverto, però. Sino ad ora, tutti sono finiti alla Certosa.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Quei bravi ragazzi (1990)
  2. This must be the place (2011)
  3. Per qualche dollaro in più (1965)
  4. Ritorno al futuro (1985)
  5. Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988)

Il “pagliaccio” Penn è sempre impennato, e “imparruccato”, forse (s)truccato


28 Oct

 

Pomeriggio uggioso, quello di ieri, nelle autunnali “cadenze” malinconiche d’una Bologna nel suo Ottobre “sgocciolante” e agli “sgoccioli”.

Con i miei genitori… ah, pare che a una certa età sia proibito guardare un film assieme alla famiglia, mi son recato allo The Space Cinema, ex Medusa, di Bologna, per “improfumarmi” con l’ultima fantasia “scombiccherata” della premiata ditta Paolo Sorrentino-Sean Penn, il già celebre & celebrato This must be the place.

Su una scala, com’è “abitudine” morandiniana, da 1 a 5, in termini di stellette, gliene assegnai quattro, col lecito dubbio che potrei aggiungerne una, o “sottrarla” alla prossima visione.

Tant’è, che… “evocandomi” in Lui, l’ho recensito così…

 

Lagrime glam d’un trucco pindaricamente pittato

La vita… turbinii polverosi d’anime, infrante nelle proprie “scogliere”, nel veleggio autunnale d’una fierezza che, ardimentosa, svanì in nottambule nuvole dal color “raggrinzito” in foschie letargiche, o della lentezza melodica che s’è incatenata e “crepuscolata” nelle zone “oscure” che (s’)abbaglian di lucentezza, effuse nel proprio tergerla metafisica in armoniose grida smorzate in un’opaca realtà dai tenui colori aggrottati nel silenzio che la “balbetta”, o agghindati nell’incantevole manto che le abbacinerà d’un altro etereo assaggio o grido, d’una lacerazione che si (s)fregia di sé, nella ferita irrimarginabile d’una “pacata” vendetta dal mistico sapore della Luna inferocita, nei suoi auscultati impeti.

Dublino… “mieleggia” funerea, nelle soavi carezze d’una fotografia che imprime il Giorno d’una vivida stravaganza, “attempandolo” d’una densità atemporale, nelle “tempie” appannate di chi gironzola “claudicandola” o nel sonante, anche solar, gracchio della sua friabilità, purissimo nitore di nuda trasparenza, che s'”incenerisce” nelle torbide canzoni del suo Cuore e se n'”aleggia” amando un suo proprio arcobaleno di variegata, “cosmetica” evasione, forse l’identità nascosta ch’è “insuperbita” dal “vaneggiar” vanitosa in un trucco che gli “morde la coda”, che s’inerpica nelle rughe da celar con un cerone “pietramellare”, un rossetto che sbava l’infantile laconicità saggia di chi ne respira i gusti, in teneri dosaggi che lo smaltiscano e lo smaltino d’un perpetuo viaggiarsi, prigioni dell’anima che si sfiora “masturbatoria” in un amore affiliato alle maternità, idrofilo cotone che detergerà il ruvido “sgretolio” d’una apparenza ch’è intatta, tonante bagliore di se stessi.

Forse, Cheyenne, magnifico Penn in tutte le sue autocompiaciute, “apatiche” smorfie, si denuderà “vestendosi a modo”, acconciato per chi non giudicherà più la sua (non) maschera d’acconciature, e peccherà forse d’essersi tradito per accordarsi alle pigre “musicalità” dai “toni” più visibili e immediati.
La sua criptica enigmaticità che non (si) intimorirà, in quella prostrazione, sì lo è, violenta che ne “metamorfosizzerà” il suo profumo, il tocco, da altri, come dico io, b(l)andito, e or ne ossequia “valori normali” per mostrarsi com’è.
Con un bomber e uno smagliante, m’ancor “furfante & fuorviante” sorrisetto tra il serio & il faceto, l’incupirsi ch’occhieggia birichino d’una irrinunciabile malizia.

Sparito il ciuffo che “fischiettava” tra rosse labbra vivide, l’andatura sbilenca dal “clowneggiarla” un po’ zombi, e l’abbigliamento fuori moda che lo disegnava meravigliosamente “fuori sincrono”.
Nelle linee di tutti e, forse anziché errare in quel vitale vagabondaggio d’un sé che “permanentemente” si strugge(va), attracca a un pragmatico essere, “imperfettamente”, erroneo come tutti, o sonno dei suoi sogni.

Non so se Sorrentino abbia scelto bene questo finale, “pennizzando” Cheyenne in un metacinema aderente al “vero”, dunque dissimulatore, Sean.

Qualcosa, Egli non sa esattamente cosa… l’ha turbato, quel rumor d'”ossa” che s’eran “inibite” nella sparizione del suo “abito”, nelle corrugate piogge ermetche della sua “folle” solitudine, fra chiacchiere che si “rincuorano” e un Passato che lo rincorre(rà).

Spietata vendetta ch’è il prolungamento dell’ossessione del padre, il perseverarla nell’attimo propizio che ne “immortala” l’atrocità e gli orrori di Auschwitz, quasi in un “Taglione” perché il criminale muoia nell’istante fatale del suo imperdonabile, inestirpabile abominio.

Incontri casuali, “virginali” consapevolezze danzano notturne, tra “squilli” di fiamme e paesaggi, eternamente lividi anche quando son creaturali tramonti nelle loro fluenti eternità.

Sean Penn, primo piano perenne in mezzo a dolly, campi lunghi, prospettive, lentissimi zoom, cadenze perfino respiratorie, d’asma, di ventricoli o del sospiro delle nostre anime.

Come Cheyenne, la perplessità del (suo) giudizio, vaga ancora in me, e non si stabilizzerà…

(Stefano Falotico)

Genius-Pop

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