Posts Tagged ‘This must be the place’

Pasolini era un genio ma anche un uomo troppo polemico – I quattro gran pagliacci più belli e duri della storia


15 Aug

Falotico

Pier Paolo Pasolini non si discute. Però, fra molti suoi film e libri eccezionali, fra molte sue parole straordinarie, a ben vedere e leggere, vi ravviso anche molta frustrazione.

Basterebbe questa sua storica frase a dimostrazione del mio Teorema:

Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l’immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di «raptus»: era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti.

(Pier Paolo Pasolini)
Ecco, a Pasolini che fregava della felicità degli altri? Talvolta, era invidioso come Michael Wincott de Il corvo? Secondo me, sì.

Detto questo, in Italia abbondano i luoghi affollati a Ferragosto? Anche. Soprattutto, abbondano i luoghi comuni…

Vi faccio un esempio. Se un uomo ha una vita non diversa, sessualmente parlando, bensì solamente diversa dalla massa, la massa gli vuole far credere di essere, in ogni senso, un diverso. Poiché imperano, ahinoi, ancora le discriminazioni omofobiche e razzistiche.

Di mio, solo perché non mi sveglio la mattina e svolgo un lavoro mediocre, ricevo offese bulliste delle più vergognose e deplorevoli.

Non sono omosessuale ma la gente ignorante si dimostra più burina del Pelosi e ti dice che devi avere più pelo sullo stomaco. Scusate, se sono abbastanza glabro, devo diventare uno scimmione?

Non capisco.

Fatto sta che ci tengo alla mia “diversità”. In un mondo cinico, sono romantico come tutti i “grandi pagliacci”. Sono “stupido” come loro, eterno adolescente come loro, sono quello che sono e vi dirò di più, spesso non prendo sonno.

Semplicemente perché soffro d’insonnia? No, perché è finito ferragosto ma non si riesce a dormire.

Dei tamarri, sotto casa mia, all’una di notte fanno casino. Ah ah.

Amo Joker, Eric Draven, Cheyenne di This Must Be the Place e Robin Williams de La leggenda del re pescatore.

 

di Stefano Falotico

La questione Sean Penn: davvero un grande attore e regista, un nobiluomo o un seduttore ignobile, un incallito e irriducibile tombeur de femmes stimabile o un vivente bluff sesquipedale?


06 May

Sean Penn Leila GeorgePartiamo col dire questo, cioè molti uomini pensano di vivere sulla Luna e non si accorgono invece di essere terra terra.

Sean Penn. Parafrasando il grande Totò, questo nome non m’è nuovo. Per dirla invece alla Falotico, anzi à la Falò che fa molto Totò le Mokò, quest’uomo a volte mi pare un uovo strapazzato soltanto da delle galline spennacchiate però mica tanto. Min.. ia! Vecchie o giovani non importa, quel che importa è che fanno, anzi facciano buon brodo.

Comunque, Sean girò molti film sbagliati, insomma robaccia come la peggiore brodaglia. L’importante è far un caldo brodino quando la minestra è riscaldata, cioè preparare per cena qualcosa di sostanzioso ed egualmente sfizioso anche se le penne all’arrabbiata del pranzo sono andate a male in modo ammuffito e puzzoso. Se proprio, nel frigorifero soprattutto dei vostri fegati amari e cellofanati, non troverete niente di meglio del dado Star, beveteci sopra e un uovo al tegamino riscaldatevi. Condendo la cattiva digestione con l’Amaro… Averna, il gusto pieno della sfiga, ah ah.

Sean Penn ha fame, no, ha sempre avuto fama di essere stato amante di molte femme fatale. Dell’aver cioè brasato, no, nasato, no, basato molto del suo successo, in passato di verdura, no in passato e basta, sul suo carisma derivatogli dall’essere stato lo storico compagno di Madonna, donna all’epoca venerata e idolatrata alla pari del mistero di Fatima ancora non rivelato, giacché personalmente bruttina l’ho sempre considerata, oggettivamente è bassina, secondo me anche musicalmente assai piccolina. Quindi, mai mi capacitai di come Madonna potesse piacere a molti maschi che per lei s’accalorarono non soltanto sugli spalti degli stadi da lei riempiti, dicevo… Loro la vedevano e urlavano po… o dio!

Insomma, io presi delle antidepressive compresse mentre questi qua non abbisognavano di tirarsi su poiché a loro bastò, come calmante naturale e al contempo euforizzante, la signora Ciccone? Poveri cog… ni infami!

Sì, giammai compresi la forza seduttiva d’una donna per cui gli uomini s’accalcarono sulle tribune pienamente da loro gremite, sognando di conquistare realmente, prima o poi, il suo cuore di ex dello stadio, no, Stato, no, Sean mondiale, vivamente e non più virtualmente ghermendola e a loro volta seducendola, nella privata vita loro disastrata, in modo plateale da totali sfigati inauditi e mai visti. Da nessuno e nessuna ca… ati.

Detto ciò, acclarato qui quanto appena dettovi e riferitovi, vale a dire ancora che Madonna mai mi piacque veramente, passiamo a Sean Penn. Tanto Madonna, nonostante sia adesso abbastanza âgée, ha pur sempre potere… di pagare un dentista a peso d’oro per rifarle gli incisivi d’argento. Ma è lei che gli rifila la porcella, no, la parcella. Quindi, passano gli anni per tutti, anche per lei. Che comunque, intanto, i giovani si ripassa.

Sean Penn, a dircela tutta, non è mai stato un grande attore. Sto bestemmiando come gli uomini o pseudo tali sopra brevemente e lapidariamente descrittivi, i quali divennero blasfemi in quanto imprecarono contro la Vergine santissima?

Un latin lover, Sean, sì. Ciò è indubbio. Penso davvero che non sia un grande attore. Anzi, tutt’altro. Lo reputo pessimo. Tanti anni fa lo adorai e piacque effettivamente molto anche a me. Probabilmente però stavo in quel periodo attraversando attimi decisamente confusionari di profondo ed esistenziale malessere incommensurabile.

In Milk è straordinario, lo riconosco. Io non sono però omosessuale e devo altresì dichiarare, sempre alla maniera di Totò, che mi piace tutto di Leila George, tranne una cosa. Quale? Il marito.

No, non siate maligni, mie malelingue. Non sono invidioso di Sean Penn. Perché dovrei esserlo? Nell’anno in cui Sean vinse l’Oscar per Milk, infatti tifai per Mickey Rourke di The Wrestler.

Dunque, non mi pare che sia geloso del successo, non solo di questo, degli uomini. Posso garantirvi che, dati alla mano dal sito whodatedwho.com, le ex di Mickey Rourke erano molto più belle di quelle di Sean. Pensate, a me non sono mai piaciute neppure Charlize Theron e Scarlett Johansson. La prima la ritengo una stangona magrolina, la seconda una chiatta, secondo me, perfino rifatta come Carré Otis.

L’attuale moglie di Penn è molto bella, sì, Leila George. È abbastanza evidente che lo sia. Ha trentun anni meno di lui, indossa scarpe col tacco 40 cm ma non penso che Leila abbia sposato Sean per soldi. Sono entrambi ricchi sfondati. Però può darsi che, nel caso Sean dovesse schiattare a breve, colpito semmai da un infarto micidiale durante un suo segretissimo tour de force musicale con Leila, sapete benissimo di cosa, a Leila non dispiacerà affatto incassare la sua eredità assai danarosa. Nel frattempo, aspettando febbrilmente che ciò accada quanto prima, Leila non può comunque dire di passarsela male.

Sean ha ancora una forte presenza scenica, una possanza fisica invidiabile per uno della sua età ed è, non scordiamolo mai, un due volte premio Oscar amato da tutto il jet set hollywoodiano.

Fu amico intimo di Charles Bukowski, è ancora amicone di Robert De Niro e Jack Nicholson, ha esordito con un capolavoro registico, ovvero Lupo solitario, a soli trent’anni.

È pappa e ciccia con Bruce Springsteen, ha recitato da dio assieme ad Al Pacino in Carlito’s Way a soli 33 primavere. Mica insomma un povero cristo. Ora, a parte gli scherzi, le commedie giovanili e adolescenziali interpretate da Sean, a eccezione di Bad Boys, non sono onestamente un granché. Sono spassose, ilari, divertenti. Questo sì, ovviamente. Le sue prove in Mystic River di Clint Eastwood, in Accordi e disaccordi di Woody Allen, in This Must Be the Place del nostro Paolo Sorrentino, sono egregie e da distinto signore della recitazione. Per il resto, tralasciando gli stupendi 3 giorni per la veritàLa promessa e Into the Wild, ammetto vergognosamente di non aver mai visto interamente la pellicola Il tuo ultimo sguardo. Al primo sguardo mi parve infatti una porcata. Poi, lessi le critiche bassissime che essa ricevette e mi convinsi di spingere sul tasto forward del lettore dvd soltanto per tastare, no, constatare se una delle tante ex di Sean, la già eccitante, no, succitata Theron, si fosse mostrata come dio natura la concepì e creò. Per la Madonna, è veramente più bella di Brigitte Nielsen dei tempi dorati in cui Brigitte tradì Sylvester Stallone con Sean Penn. Dio bono!

Ecco, se fossi stato però in Sean Penn, mi sarei sentito umiliato ad aver sposato Robin Wright Penn. Teniamolo infatti sempre a mente. Fu la donna ambita, per tutta una vita, da Forrest Gump.

Che significa? Era solo una battona, no, una battuta. Dai, suvvia. Comunque, nel film Disastro a Hollywood, l’ex signora Penn chiese il divorzio a De Niro. Nella vita reale, lo chiese a Sean. Che cosa gli chiese? Be’, ripeto, il divorzio. Ah, ma allora siete maliziosi. Siete dei poveri mascalzoni. Non sapete neanche preparare il mascarpone. E ho detto tutto. Vi vedo molto in zona Sean Penn da U-Turn e Mi chiamo Sam. Nel film di Oliver Stone, Penn andò a letto, anzi fra i cespugli con Jennifer Lopez. Nel secondo, Michelle Pfeiffer combatté assieme a lui affinché la legge gli riconoscesse giustamente il diritto di paternità. Sì, Michelle Pfeiffer pare essere stata l’unica attrice di Hollywood a non essere stata con Sean.

Forse vide Sean in The Game. Sean Penn è il fratello che avrei sempre voluto avere. Sono figlio unico e credo fermamente che rimarrò tale, avendo entrambi i miei genitori superato i settanta…

In The Game, Sean Penn è povero in canna ma trovò i soldi per regalare un gioco da favola allo stronzo fratello più ricco di Rockefeller. Pagandogli pure Deborah Kara Unger! Fra questo Sean e Jim Carrey di Dark Crimes, non saprei scegliere quale sia lo Scemo & più scemo.

Sì, avete mai visto Dark Crimes? È la storia di uno che pensa di aver fottuto tutti, compresa Charlotte Gainsbourg.

In effetti, in questa pellicola (solo in questa?), la Gainsbourg interpreta la Madonna di turno. Nella vita vera, attualmente il suo ruolo è stato ricoperto da Leila George.

Povero Sean. E dire che, per girare The Gunman, passò tre mesi in palestra, tirando su pesi per otto ore al giorno. Ma gli scelsero come compagna Jasmine Trinca. Forse la donna più antipatica e racchia del Cinema mondiale. No, Leila George non fa per Sean. Donna troppo glamour. Io vedrei benissimo Sean Penn con Frances McDormand di This Must Be the Place.

Sì, donna più ironica alla Joel Coen, donna da Robert Smith dei Cure, donna adatta a un pagliaccio glam.

Donna con le palle, perfettamente appaiabile a un tipo Joker.

Poco ma sicuro.

Dunque, donne modelle che aspirate a diventare attrici da tre premi Oscar, smettetela subito di farvi i selfie. Il Cinema non è soltanto una questione di Playboy…

Per essere dei grandi attori e dei grandi registi come Sean Penn, non basta essere, femminilmente parlando, le Leila George di turno.

A me poi fanno ridere quelli che non sono cresciuti mai. Vanno da un amico e, credendo di fargli un complimento, gli dicono: – Sai, assomigli a Sean Penn.

La risposta dell’amico interpellato, dunque, è questa:

– Sì, è vero. Tu invece assomigli a Keanu Reeves.

– Mi prendi per il culo?

– No, sei atletico e slanciato, grintoso e figo come John Wick.

– Sì, ma non ho i soldi di Keanu Reeves.

– E che ti frega? Pensa alla salute.

– Sto bene in salute ma nella mia vita sognavo di arrivare su Marte.

– Guarda, lascia perdere. Nella serie televisiva The First, la prima missione spaziale andò a farsi fottere. La seconda stagione, invece, fu sospesa. Dunque, rimani coi piedi per terra.

Su questa freddura vi lascio.

Uomini e donne terragni che vi credete di un altro pianeta, la verità è che tutti voi desideraste, fin dalla nascita, essere dei marziani.

Fidatevi, gli uomini e le donne della Terra sono meglio, appunto. Anche perché, onestamente, su Marte non esiste nessun figo della Madonna.

Se non mi credete, vi lascio Jasmine Trinca.Leila+George+Audi+Celebrates+71st+Emmys+s6wR3BYYm4Fx

 

di Stefano Falotico

Spesso, sono meglio un panino di Burger King e le patate fritte col ketchup rispetto alla vita normale, meglio Her a lei, meglio Stallone di Rambo agli stalloni italiani…


29 Jan

stallone rambo

Sì, col passare del tempo, ho constatato che il mio costato è oramai trafitto in modo insanabile, il mio fegato non è però amaro e pensai, povero illuso, che amare corrispondesse a un infinito bello, non pentecostale né lurido ma puro. Limpido come il giuramento struggente di amabili due promessi sposi, non solo Renzo e Lucia, dinanzi all’altare, speriamo non della fascistica Patria. Finché morte non vi separi… alcuni si amano così tanto che, spolpati dalla gelosia, si sparano. Leggiamo sulla cronaca nerissima, ogni santo giorno poco sano, in verità vi dico cupissimo, di giovani amanti, fidanzati e sposi che si trucidano per colpa di corna assai più piccole di quelle di Lucifero. Perfino si scornano, si scocciano, si scorano e delle cos(c)e belle si scordano. Sì, molta gente si sposa, dopo essersi già accoppiata. Poi si accoppa. E allora forse aveva ragione Al Pacino di Scent of a Woman quando, rattristato e tumefatto nell’animo, più vedente la realtà in maniera lucida rispetto alla gente non cieca, bensì miope, bigotta e ipocrita che giudica e va giudea in chiesa per poi rinnegare ogni credo predicato e in modo fariseo (mal) praticato, sottomettendosi al dio danaro e desiderando non la donna d’altri poiché soventemente è più brutta della propria, bensì sconfessandosi maleficamente in maniera melliflua e mefistofelica, in modo viscidamente serpentesco, ecco, sì… Al ne ebbe ben donde ad adontarsi, non soltanto nella vista totalmente adombrandosi.

Poiché, accecato dallo squallore quotidiano degli ilici, preferì essere uno psichico piuttosto che accettare il piattume e il pattume d’una realtà giornaliera afflitta dal perpetuo, irredimibile vuoto pneumatico più fake d’una vecchia lira distrutta non solo dall’Euro, pure spodestata dalla Brexit.

In Inghilterra credono alla regina? Sì, in quasi tutto il mondo credono a un dio monoteista. Non so se siano peggio i Queen, no, se lo sia la Queen o un Padreterno inventato di sana pianta, in modo solipsistico, da gente più impresentabile di Babbo Natale.

Oh, lasciatemi delirare, lasciate che io non mi divinizzi a immagine e somiglianza della Provvidenza, lasciate che io mi “deniri” in Being Flynn. Sì, sono il Charles Dickens italiano misto a Mark Twain che, a differenza però di De Niro nel succitato film di Paul Weitz, non abbisogna della cristiana carità, non necessita della Caritas e, ai deleteri, ignorantissimi tutor della sociale previdenza, preferisce leggere Another Bullshit Night in Suck City.

Sì, ebbi ampiamente ragione io a non soccombere a una normale vita adattatasi alla mia età anagrafica, disconoscendomi anzitempo dai miei coetanei già facinorosamente carnali e immondi, (mal)educati da genitori falliti e fallaci a reiterare il culto eternamente generazionale del penoso, patetico, lento eppur putrescente, pian piano ingrigirsi, illudendosi di essere piacenti e indulgenti secondo il totemico, inscalfibile moto continuo del crescere comune e del viver sani e “bulli”. Sì, molti ragazzi ebbero le palle come Michael Beck de I guerrieri della notte, poi crebbero, ah ah, sì, incontrando una mig… ta come Mercy/Deborah Gaye Van Valkenburgh e, probabilmente, sarebbe stato meglio se avessero perso il treno, la metro in quella notte di sudori freddi… Sì, Warriors di Walter Hill è un capolavoro ma il suo finale non m’è mai piaciuto. È triste quasi quanto il finale di This Must Be the Place. Fatemi capire bene, anzi, fammi capire… Paolo Sorrentino, sciocchino. Sean Penn, ex storico di Madonna e di altre fig… e ella vergine santissima, nient’affatto virginali, in tale film è uguale a Robert Smith, non ama una come Amber Smith ma è sposato con Frances McDormand. La quale non è propriamente una dea greca o Miss Universo, cioè una velina cretina. È un “gran pagliaccio” che non ha mai rifiutato la sua immagine allo specchio in quanto derivatagli dal suo complesso vissuto, dal traumatico passato ereditatogli. Dunque, a mo’ di tragedia greca da Eschilo o partorita, di aborto, da altri filosofi teoretici semi-ellenici e molto poco concreti come il materico, sostanzioso Epicuro, al nazista fa il culo e integralmente lo denuda. Al che, avvenuta la catarsi, di sé diventa sicuro dopo essere stato nell’animo assai scuro. E avviene anche il cambiamento del look. Cosicché, da rockstar amante del suo essere nudo e crudo, forse metaforicamente “nude” glamour, si taglia il bulbo dal parrucchiere alleato dei capelli, Jean Louis David, compiacendo sua madre pazza che lo voleva medico o avvocato, piacendo perciò a ogni Scarlett Johansson. Donna praticante, in Under the Skin, una specie di boudoir da Cinema radicalchic.

Ecco, la donna più bella e affascinante avuta da Sean Penn è stata Shannon Costello. Mrs. nessuna. Slanciata, adoratrice del jogging, dal lato b sodo e tornito, sicuramente meno ricca della cantante Jewel e meno raccomandata di Leila George, figlia di palla di lardo di Full Metal Jacket.

Ora, molte persone credono fermamente che sarà presto annunciato il nuovo mistero di Fatima. Quale? Il mistero secondo cui Vincent D’Onofrio fece all’amore con Greta Scacchi? Sono dei poveracci da Lourdes, da Medjugorie, uomini e donne da pane e cicoria, uomini e donne non bellamente ambigui come la Gioconda al Louvre. Sì, l’ambiguità di Cheyenne, pre-revenge, del film di Sorrentino, era più figa di Charlize Theron.

Una che, comunque, a mio avviso non è un granché. Ho sempre preferito infatti una donna à la Monster piuttosto che una donna ambiziosa e sciroccata adatta solo a un coglione bellimbusto come Keanu Reeves de L’avvocato del diavolo. Scusate, per questa mia stro… ta, voleste farmi causa o bruciarmi la casa? Ve lo dissi, ho le corna in testa. Se vi azzarderete a citarmi in giudizio universale, contatterò subito Gesù de Il vangelo secondo Matteo e comprenderete che siete più bugiardi di Willem Dafoe de L’ultima tentazione di Cristo. Come no? Sognate la Theron ma debbo dirvi la veritas. Questa qua è una che vuole i soldi, gli Oscar, cinquemila ville a Beverly Hills e pure tutti gli uomini del mondo. Ce la farete a starle dietro o devo immantinente affidarla a qualche Silvio Berlusconi? No, chiariamoci su quest’aspetto, è di basilare e imprescindibile rilevanza. Roba da rotocalco delle falsità di d’Urso Barbara. Amici, le donne innamorate di voi vi vorranno solo per loro. Quindi vi accalappieranno, vi castreranno e vi sistemeranno non solo per le feste. Sarà un festino! Ah, poi rimpiangerete i tempi in cui potevate guardare nei giorni feriali, non solo nei festivi, un film in santa pace, un film spirituale e delirante di Jodorowsky senza spappolarvi l’intestino, in quanto ora penate, sì, pensate che nell’altra stanza lei stia intanto ammirando una pellicola porno con un attore dotato… di miliardi che la soddisferebbe di gioielli e Svarovski. Sì, Sean Penn era godibile quando frequentava Charles Bukowski. Per Mystic River vinse l’Oscar. Il personaggio di sua figlia, in tale film di Clint Eastwood, viene assassinata e stuprata dopo che, al calar della sera, diede al padre Penn/Jimmy Markum un bacio affettuoso. Mah, secondo me l’attrice che interpreta questo ruolo, ovvero Emmy Rossum, avrebbe dato volentieri qualcos’altro a Penn. La Rossum è del 1986, Mystic River del 2003. Azz, no, scusate. Aveva quindi diciassette anni. Sarebbe rimasta scioccata a vita come Tim Robbins, o no? Sean Penn, autore di Lupo solitario… sì, il lupus in fabula perde il pelo ma non il vizio. Sean Penn di Vittime di guerra docet. Porco era e tale è rimasto anche quando rubò l’Oscar a Mickey Rourke di The Wrestler. Vincendo con Milk!? Al solito, per via del mio carattere irascibile da Sean Penn di Accordi e disaccordi, litigo con tutti e tutte. Sì, basta con Jennifer Lopez e le U-Turn. Non facciamone una tragedia. La mia vita è peggio, è l‘incarnazione di una commedia. Comunque, ai De Niro di Joker, preferisco Rupert Pupkin, Travis Bickle e Max Cady. Sì, siete come Fantozzi contro tutti… Al ventunesimo del secondo tempo, avete capito chi sono. Complimenti, però. Io ancora devo capire perché le patate di McDonald’s fanno schifo al cazzo.

Forse, sono delle zoc… le come Linda Cardellini di The Founder. Non lo so. Di mio, non soffrii di melanconia né di ipocondria. Soffro ancora di atimia, di apatia e così sia. Se non vi sta bene, fatevi Emmy Rossum. Ora potete farle il culo, è maggiorenne. Se volete farlo a me, riguardate Rambo e poi ne riparliamo. Insomma, morale della fava, no, favola. Avete capito chi sono io ma non avete ancora capito chi siete voi.

Non importa, se ve lo spiegassi, vorreste ugualmente farmi il culo.

 

di Stefano Falotico

 

La figura del “gran pagliaccio” nel Cinema: strambi parallelismi da Joker a Sean Penn/Cheyenne, alias Robert Smith, certamente non amante, come Jack Nicholson, di Amber Smith…


01 Jan

sean penn cheyenne

La figura del clown è ricorrente nella mia vita spesso controcorrente. Anzi, quasi sempre “in barca a vela contromano”, citando il titolo di un film con Valerio Mastandrea.

Ovviamente, ho ascendenze deniriane, affiliate a the greatest actor alive, ovvero Bob De Niro.

Nel mio prossimo libro, intitolato Bologna insanguinata, romanzo atipico, folle, violento e al contempo satirico-goliardico del quale io e il mio editor abbiamo da pochissimo terminato il complesso lavoro di correzione bozza, non ho risparmiato colpi bassi nei riguardi di alcun personaggio realmente esistente, vissuto o defunto, del capoluogo emiliano in cui i suoi cittadini vanno fieri delle loro natie, per l’appunto, origini felsinee.

In particolar modo, c’è un personaggio su cui m’accanisco in modo impietoso e severo a mo’ di De Niro di Toro scatenato, sadomasochista nato.

Ovvero, che ve lo dico fare, due più due fa quattro e la matematica non è un’opinione. Neppure la psichiatria. Dunque, mi pare ovvio che in tal “caso” io alluda non poco a me stesso quando in tale libro maledetto mi riferisco a una persona, nata all’ospedale Sant’Orsola nel giorno 13 Settembre del 1979, che spesso mi spaventa vedere riflessa allo specchio, vale a dire il sottoscritto.

Poiché, a differenza delle persone cieche e ipocrite, resipiscenti e poco reminiscenti nei confronti della loro anima passata ed assente, presente o solo evanescente, deficiente o da tempo immemorabile senescente, in quanto si ritengono cresciute sanamente, ah, che orrore, so specchiarmi nelle viscere ventricolari del mio profondo cuore e, a costo di sanguinare di lacrime amare o solo catartiche, a costo di soffrire come un cane picchiato a morte, so estrapolarvi flussi mnemonici profumati di pulsante, rimembrante, vivo ardore.

Al che, ricordo tutto con impressionante lucidità come se fossi ancora un infante, semmai pure in fasce.

Allattato al seno di madre vita o di mia mamma, generato e non creato poiché mai davvero nato, resuscitato così come dicono le Scritture, quindi asceso nel Paradiso del mio amarcord pindarico che probabilmente si sposa con l’infernale idillio del mio tempo ritrovato, ancora addolorato, nuovamente malinconico, domani forse infernalmente pietrificato in un’euforia idiota… immacolata.

Le mie sono soltanto futili, per niente utili, opinioni… da Heinrich Theodor Böll.

Fuggevoli, incorporee, soprattutto innocue eppur da molti psicologi, no, psicopatici Pennywise semi-pedofili o bulli, eh sì, reputate addirittura pericolose.

Ricordo Il posto delle fragole del mio stesso essere stato un allucinato fantasma bergmaniano, essendomi ammalato di ogni patologia mentale (non) data per assodata. Sì, fui affetto da fobia sociale, da depressione bipolare, da disturbi ossessivo-compulsivi che, per fortuna mia e altrui, non degenerarono mai in follia assassina da Matt Dillon de La casa di Jack, inoltre fui afflitto da ipocondria bestiale, insomma da scarsa sanità mentale associata, altresì, ad essere Mr. Sophistication contro ogni falso buonista e ogni ignobile sofista.

Ho sempre sofferto perché già a tredici anni non ero amante delle ragazzine che andavano matte per Claudio Baglioni. Poi, “crescendo”, queste ragazze sarebbero impazzite per Raoul Bova.

Di mio, posso dire che vidi il film Piccolo grande amore perché vi notai non poco Barbara Snellenburg.

Alcune di queste ragazze, già formose come Barbara a soli sedici anni, furono (uni)formate in scuole per future segretarie comunali, frequentando istituti tecnici commerciali come il Rosa Luxemburg.

Cavolo, che peccato. Abbiamo perso tante potenziali Victoria Silvstedt e modelle da Victoria’s Secret in quanto i genitori di codeste le vollero solo sistemate, cioè frustrate, mal stipendiate, persino maritate con vigliacchi uomini che non le meritavano. Questi uomini denominano le donne di malaffare as vigliacche…

E ho detto tutto…

Sì, tutti uomini che un tempo avranno adorato Alessia Merz e ora, a quarant’anni, anziché essere depressi cronici come il cantante dei Cure, guardano alla tv Michelle Hunziker e, in silenzio, cantano lei… sei un mito, sei un mito per me…

Ecco, secondo voi feci bene a estraniarmi dai miei coetanei e vivere d’empatia con “lo straniero” Travis?

Be’, sono sempre stato un tipo da Albert Camus, non tanto da Kamut.

In Bologna insanguinata, sono rispu(n)tate le mie memorie del sottosuolo da Idiót dostoevskijano.

So solo che quasi tutti gli italiani non sanno esattamente pronunciare savant…

E dire che molti di essi sono laureati a pieni voti e si vantano di essere ammogliati a donne fisicamente da centodieci e lode.

Anche lorde…

Sì, ebbi una vita da lord, da principe della risata alla Totò. Sostenitore del motto la felicità non esiste, nessuno è niente, non siamo niente nessuno.

Uomo pirandelliano, maschera tragicomica in mezzo a tanti tonti… Antonio.

Alla pari di Chaplin, detto Charlot, sono Il monello che sbugiarda ogni ipocrisia ma non lo faccio apposta.

A mo’ di Sean Penn di This Must Be the Place, sono forse L’uomo in più sempre di Sorrentino oppure L’uomo che ride.

In mezzo a miserabili da Hugo Cabret, no, da Victor Hugo, mi piace essere “orfano di madre” e “aborto” à la Arthur Rimbaud.

Forse sono soltanto L’uomo che guarda di Tinto Brass. Non lo so, fate voi. Voi sapete tutto.

Sì, sapete tutto della vita. Certamente non di me.

Qualcosa mi ha disturbato…

Ecco, molti “adulti” pensano che E.T. e Hook siano i film più infantili di Steven Spielberg.

Infatti sono i più belli.

Lasciate perdere Schindler’s List…

 

di Stefano Falotico

Racconto parigino da Baci Perugina, servito a ogni bel cioccolatino dal cervello, anche qualcos’altro, davvero piccolino


01 Jun

serviillo 5 è il numero perfetto

 

Sì, nella mia vita ne vidi tante. Anzi, a dire il vero, non molte. Lo presi quasi sempre in quel posto come Jonathan Pryce di Ronin. Ma non mi hanno ancora lobotomizzato come lo stesso Pryce di Brazil.

Semmai, chissà, mi faranno Papa Bergoglio. Ah ah. I due papi…

Comunque, non ho da recriminare nulla. Nella mia vita, incontrai soltanto dei criminali.

Gentaglia della cosiddetta Bologna bene, cioè finti viveur che sanno solo bere, spacciandosi per intellettuali di questo paio di coglioni. Ah, invece non sono un paio. A loro piace coglionare tutti ma con me non funzionò ed è inutile che insistano con gli sfottò. Ho smesso da tempo di bermi le loro cazzate da quando vidi, per l’appunto, il film Ronin, ambientato perlopiù a Parigi. Con queste merde, le quali mi dissero di ascoltare solo La Mer, andai pure a Nizza, cazzo.

Scesi le scale, forse solo sociali, come De Niro nel suo incipit, ambientato in una zona limitrofa a Montmartre. All’inizio, De Niro/Sam sembra soltanto un martire ed è quasi identico al guappo Peppino Lo Cicero, alias Toni Servillo, di 5 è il numero perfetto. Esordio alla regia di Igort.

I cui primi graphic novel furono da lui disegnati per la rivista “Il pinguino”. No, non è Danny DeVito di Batman – Il ritorno. Vi garantisco che repelle e fa cagare molto di più, ah ah.

Non è nemmeno quello della De’Longhi. Comunque, vi ricordate della signora Longari?

Ahi, ahi, lei mi casca sull’uccello disse Mike Bongiorno. Ma che è Birdman? Ah ah.

Ritorniamo a questi giornaletti di Igor Tuveri. Uno a cui, comunque, avrei dato soltanto un lavoro come coltivatore di tartufi. A questi giornali del c… o collaborarono vari avanguardistici fumettisti più assurdi della fake news di qualche anno fa secondo cui a dirigere il film suddetto doveva esserci nientepopodimeno che Paolo Sorrentino e per la parte del protagonista fu contattato proprio Bob De Niro.

Ma chi mise e mette in giro questi falsi rumors? Secondo il sito Production Weekly, De Niro avrebbe dovuto anche affiancare Sean Penn in This Must Be the Place. Nel ruolo di Mordecai Midler, andato invece a Judd Hirsch.

Comunque, meglio così. Rivisto col senno di poi, a prescindere dall’ottimo makeup utilizzato per far sì che Penn assomigliasse a Joaquin Phoenix di JokerThis Must Be the Place è una cagata pazzesca. Quasi quanto La grande bellezza.

Ma che significa questo film, scusate? Per circa due ore, è un’ode alle anime diverse, agli uomini e alle donne affetti da alterità, agli ebrei, metaforicamente parlando, che non si attengono alle direttive nazifasciste imperanti nella violenta società odierna, improntata al culto del culo. Dunque, Cheyenne/Penn si vendica nei riguardi d’una sorta di Ralph Fiennes di Schindler’s List a cui, essendo quest’ultimo oramai più anziano di mio nonno morto circa vent’anni fa, cucina una vendetta che lo denuda, letteralmente parlando, di tutti i suoi orrori, servendogli una sevizie agghiacciante più d’un rigidissimo inverno siberiano, sideralmente assiderante.

Insomma, Sean glielo ficcò nel sedere. Ma, alla fine, dopo la sua vendetta da L’ultimo dei Mohicani, andò dal barbiere e si tagliò il bulbo da ex ribelle maudit simile a quel cazzone dei Cure. Come cazzo si chiama, pure? Campa ancora? Ah sì, ora mi sovviene, Robert Smith.

Mah, a Lullaby ho sempre preferito curare la mia insonnia, trascorrendo le notti a scorrermelo tutto su Amber Smith, ex playmate. La conoscete? Ora, è un po’ âgée e forse sarà sposata a uno più ipocrita di Massimo Giletti. Un borghese marcio che indossa il gilet e, ogni mattina, usa il dopobarba Gillette.

Ma posso garantirvi che Amber Smith, nei nineties, avrei messo a novanta. Statene sicuri. E lasciate stare, per piacere, le malinconie di Franco Battiato e La cura. Dio ce ne scampi!

Cercate un centro di gravità permanente e vi rivolgete a uno psichiatra che vi prescriverà farmaci inibenti la libido? Ma che siete dei furbi contrabbandieri macedoni della Dinastia dei Ming senza più min… a?

Va be’, dai, vi offro un piatto di macedonia. Tanto non sarete mai Alessandro Magno. Io non sono un magnaccia ma ad Amber Smith, in quella zona lì, avrei spalmato tutta la panna montata, leccandogliela a mo’ di fragola delicatamente piluccata.

Sì, sono Henry Chinaski, cioè Charles Bukowski, spesso sono il grande Lebowski, bevo pure del whisky oltre al White Russian e, ultimamente, non disprezzo neanche i dischi dei Bee Gees. Ho ancora un po’ di ernia al disco ma so ballare meglio di John Travolta de La febbre del sabato sera.

Ai Baci della Perugina, preferisco comunque il Crazy Horse. Ottimo locale parigino ove delle gran fighe muovono tutto il bacino sin ad arraparti più di Natasha McElhone e Katarina Witt. Ex campionessa di pattinaggio sul ghiaccio. Ah, con la Katarina che fu, non sarebbe bastato gelarsi le palle come De Niro di Toro scatenato dinanzi alla fatata Cathy Moriarty prima dell’incontro con la Femme Fatale di De Palma. No, prima de Il grande Match letale. Sì, è veramente brutto pure questo film. Più osceno e inguardabile degli ex sessantottini bolognesi che, non avendo combinato nulla di buono nella vita, se non recitare ai giovani delle manfrine per amareggiarli più di un caffettino Borbone senza zucchero, vogliono ancora farsi passare per adoratori delle migliori pièce teatrali del Moulin Rouge! Io li struccai ma mi diedero la patente di storpio da Henri Marie Raymond de Toulouse-Lautrec. Sono dei saltimbanchi, dei commedianti alla frutta, roba che Luigi Pirandello li smaschererebbe in tre secondi netti. Ah, scusate, persi Il Filo. Pubblicai anche dei libri con Albatros. Comunque, la vita è labirintica e Arianna fu sol una baldracca. È giustissimo che sia stata fottuta dal Minotauro, cioè un panzone peggiore del dottor Balanzone. Vale a dire un mentale minorato. Dicevo, scusate, pardon. Oh, miei padroni assai porcelloni e ladroni. Il finale del film succitato di Sorrentino fa schifo al cazzo. Sean Penn si normalizza e sua madre, ch’è matta, ritrova la normalità. Felice che suo figlio sia cambiato dall’essere stato Un sacco bello, infatti scopò Madonna, all’essere diventato un tronista della De Filippi.

Se per voi questo significa essere normali, preferisco farmi le seghe su Ludivine Sagnier di The New Pope. Che cazzo volete? Sono un costruttivista della vita e della (s)figa, in quanto totalmente fuori di testa come Picasso e dunque geniale artista che vive alla cazzo. A Wassily Kandisky, celeberrimo astrattista, preferisco la protagonista de L’uomo che guarda, cioè Katarina Vasilissa. Non fu male neanche Valérie Kaprisky. Scusate? Volete bruciarmi la casa perché sono come Colin Farrell di Miami Vice, cioè un futurista che ha pure il giubbotto di Drive?

Sì, Tutta mia la città cantò l’Equipe 84. Io sono del ‘79, non mi fa impazzire il 69 e adoro ficcare in Audi(o), no, in autoradio, a tutto volume, Nightcall di Kavinsky. Se non ti piaccio, (non) ti capisco, ti spacco la faccia e ti butto in vacca.

Se mi obblighi a rivedere quella semi-porcata di Midnight in Paris, preferisco scopare Marion Cotillard anche solo con un po’ di fantasia piena di poesia. Dammi pure del Nemico pubblico e fottimi da dietro da American Psycho come Christian Bale.

Sì, la mia vita è stata un Manhattan Melodrama. E, come dice Joe Pesci di Quei bravi ragazzifanculo a mammata!

 

di Stefano Falotico

 

de niro ronin

Created with GIMP

falotico joker

L’idiota, tutto il resto è noia…, evviva ogni ammiratore di Bruce Springsteen come Frank Castle!


21 May

marvel punisher

Sì, ma poi…

Tutto il resto è noia. No, non ho detto gioia ma noia, noia, noia.

Così cantò il mitico Califfo, alias Franco Califano nella sua canzone capolavoro. Adoratissima dal regista Stefano Calvagna. Che la infila sempre nei suoi film girati con du’ soldi, film che si avvalgono di attori non professionisti, forse ragazzi pasoliniani migliori di tanti divi d’oltreoceano sopravvalutati e, sinceramente, assai esaltati.

Una canzone bellissima e al contempo dolorosissima. Poiché Franco, similmente ad Al Pacino di Scarface, forse si trovò a cena col suo migliore amico e poi sbottò contro la vita puttana.

Poiché gli venne il cosiddetto “sturbo”. Prendendo coscienza che lui fu ed è soltanto uno stronzo malavitoso, l’amico un libidinoso ingordo di peccaminosità a buon mercato e sua moglie una Pfeiffer stupenda ma fatta e strafatta…

Inoltre, fu geloso da morire del suo amico perché il suo amico vuole sbattersi sua sorella. Dai, suvvia, caro Tony Montana. Per una buona volta che tua sorella esce dal guscio, lascia pure che il tuo amico penetri (in) lei con qualcosa di duro e liscio.

Che poi… quella Mary Elizabeth Mastrantonio lì, ah ah, nel Robin Hood con Kevin Costner è una bella gatta da pelare. Subito, ammira il fondoschiena delicato e appena pulito di Kevin mentre, ignudo di (s)palle al vento, Kevin mostra il suo lato b tornito e lei si bagna più del rivolo della cascata là limitrofa.

Asciugando i pensieri proibiti nel fare la Lady Marian di sto par de palle.

Ah, Kevin però la bramò, infinitamente la amò e, alla fine, con la lama inchiappettò… lo sceriffo di Nottingham incarnato dal compianto Alan Rickman. Uno che, nove film su dieci da lui interpretati, lo prese in quel posto più di Harry Potter. Considerato un ragazzo tanto prodigioso quanto sfigato clamoroso.

Eh, basta poi con le potte… The Wolf of Wall Street emana più nausea sartriana ispiratrice delle atmosfere scorsesiane-schraderiane di Taxi Driver, cazzo, di uno squallido porno con James Deen.

Protagonista, si fa per dire, di The Canyons. Forse, l’unico film sbagliato di Schrader.

Una troiata peggiore di una gang bang che ricatta sessualmente Ethan Hawke di First Reformed affinché rinunci alla sua santa unicità e alterità meravigliosa pur di dimostrare di avere le palle da merdoso. Ma che roba è? Uccelli di rovo? Comunque, ad Amanda Seyfried, preferisco Rocco Siffredi. Almeno, Rocco va dritto al sodo, non vi gira intorno. Amanda, invece, pur di cogliere L’attimo fuggente, non so se Prima dell’alba, di Ethan Hawke, inscena una recita romantica più falsa di Laura Pausini.

Ne vogliamo parlare, no, no, scusate, di Laura?

Una divenuta famosa con Strani amori, accrescendo la sua fama, dunque anche la sua fame non solo per i soldi, magnificando La solitudine ed elevandola, per l’appunto, alla massima potenza. So io di cosa…

Mah, negli ultimi video sembra una pornoattrice araba.

Torniamo al Deen. Un povero disgraziato che, per scopare donne assai fighe ma al contempo annoiate a morte, dunque nell’animo loro corrotte più dei “potenti” che pagarono Moana Pozzi, usò questo nomignolo storpiato dal grande James Deen di Gioventù bruciata.

James, il mito della giovinezza eterna precocemente morta, non solo per colpa del suo letale, tristemente famoso incidente mortale.

Sono i cosiddetti adulti che spengono ogni Valle dell’Eden poiché, mal considerandosi esperti e cresciuti, col loro cinismo scellerato annientano ogni vivo ideale istintivo e sanamente passionale, annerendolo sotto la coltre odiosa e mortificante, per l’appunto, della loro saccente boria disgustosa da animali falsamente umani assai pericolosi.

Conobbi un tizio, per esempio, grande e grosso che si vantò soltanto della forza del suo glande. E questo sarebbe Il gigante?

Ma fatemi, per l’appunto, il piacere…

Provo pena/e per molti di voi, davvero.

La gente, in passato, pensò di me le stesse cose che pensò di sé stessa davanti allo specchio.

Cioè pensò che io mentissi nel vivere a cazzo mio poiché, secondo queste personcine, mi comportai come un bambino assai furbino. Rinnegando i miei desideri più intimi per fare lo scemo che non volle andare in guerra.

Infatti, fui obiettore di coscienza, non solo di cosce. Insomma, stanno così le cose.

Scherza coi fanti ma lascia stare i santi. Scherza con Fantozzi ma lascia stare Falotico.

Tornando a Mary Elizabeth Mastrantonio di The Punisher, no, a The Punisher e basta, vi ricordate che cosa disse Deborah Ann Woll/Karen alla fine della puntata n. 10 della prima stagione, intitolata La virtù dei perversi? Vi riporto il dialogo testualmente:

– Se Castle è un terrorista, allora io sono una vittima.

– Ah ah. Ih ih. Noi due sappiamo che non è la verità.

– Sì, hai ragione.

– Lui dov’è?

– In realtà, non lo so. Credi davvero che Castle sia uno che entri in un palazzo senza saperne uscire?

 

Ecco, Shutter Island è un altro film sbagliato. Poiché Scorsese vorrebbe dirci che ciò che successe al protagonista di tale pellicola fu una tragedia irrimediabile. E, quando pensi che una persona matta abbia finalmente fatto mente locale, scomponendo il suo “rebus” o anagramma a compensazione del dolore interiore cagionatogli dal trauma devastante, ecco che uno psichiatra medio e una persona inutile pensa fermamente supponente che ciò non sia possibile. Poiché vi sarà la ricaduta ancora più eclatante.

Diciamo anche che Leo DiCaprio è più brutto di me e assai meno intelligente. Diciamo perfino che la scena del “più bel complimento” fra Jack Nicholson ed Helen Hunt di Qualcosa è cambiato, ecco, io l’avrei così cambiata…

– La mattina dopo ho smesso prendere le pillole…

– Non capisco come possa essere un complimento per me.

– Mi fai venire voglia di essere un uomo migliore. Perché lo sono sempre stato. E This Must Be the Place è il film su un “gran pagliaccio” come Joker.amore amore 3 amore 2

 

di Stefano Falotico

Il mondo è un licantropo, è mutato paurosamente e voglio raccontarvi tante storie, dalle più allegre alle più stoiche, dalle più tristi alle più strambe, forse son Rambo o Joker…


09 Nov

sean penn this must be the place

Quel che più m’importa è essere il pagliaccio di This Must Be the Place.

Racconto num. 1: un ragazzo troppo bollente riceve una freddura tremenda

Partiamo con le maschere di Facebook…

Chi più chi meno, tutti usano FB per dare sfogo all’esibizionismo spesso cialtronesco di questo grande, collettivo spogliatoio ch’è divenuto il mondo. Ove tutti millantano grandi doti e poi scopriamo gli altarini loro soltanto perché sbagliano chat

Sì, a me successe più volte.

Tempo fa, un ragazzo che si professò nobile e già egregio, per (im)puro errore, chiamatela forse distrazione o momento suo ormonale d’una erronea erezione, eh sì, mi recapitò una foto alquanto sconcia di lui senza mutande.

Vi cliccai sopra, sebbene già in “piccolo” avessi notato le sue scarse proporzioni non solo mentali.

Sì, mi bastò osservarne la faccia da culo per comprendere che era un nano.

Dinanzi a me si parò qualcosa di sessualmente anomalo. In quanto fu indirizzato a me.

– Oddio, che figura di merda. Scusami, Stefano. Non prendermi per un puttaniere. Ho mandato a te questa mia foto delle parti intime, era in verità per la mia ragazza.

– Figurati.

– Ora, so che cosa stai pensando di me, ti prego. Non cancellarmi dalle amicizie. Ah, qui s’incasinano le chat, si accavallano più delle gambe delle vallette in tv. Ero sovrappensiero e ho allegato a te questa foto. Non penserai mica che sono un debosciato e un pervertito?

– No, perché dovrei pensarlo? Ti sei scusato e mi hai detto che era una foto rizzata, no, indirizzata alla tua ragazza. Significa che fra voi v’è molta intimità. Spero solo che certe cose tu a lei le mostri davvero.

– Sì, malgrado ancora a lei non abbia mostrato niente di ciò che si mostra solo a letto, non l’abbiamo ancora fatto. Anzi, le volevo mandare questa foto per farle capire che sono dotato. Stefano, oramai l’hai visto? Ce l’ho mostruoso?

– Non sono cazzi che mi riguardano.

– Guarda, ora per farmi perdonare, sai che faccio? Compro tutti i tuoi libri e dico alla mia ragazza leggerli accuratamente e di farti pubblicità su Facebook. Ok?

– E se la tua ragazza s’innamora, così, di me?

– Cazzo, non ci avevo pensato.

– Prima di lasciarti, devo dirti una cosa.

– Quale?

– Ieri sera mi ha contattato una tizia, dicendomi che è la tua amante, non è la tua ragazza.

– Ma chi? Quella? Ma tu dai retta a quella matta? È solo una puttana.

– E se io ora andassi a dire a questa qui, con tanto di screenshot, che le hai dato della puttana e mostrassi questa foto sempre a questa qui, che cosa succederebbe?

– Succede che mi sparo in testa, ecco cosa succede.

 

Racconto num. 2: il fenomeno pensò di prendere per il culo il mondo, sostenendo che se ne fotteva…

Sì, anni fa conobbi un tizio che mi disse quanto segue:

– Stefano, non me ne fotte nulla dei film e dei libri. Tanto, si può campare anche senza.

 

Tre giorni fa costui inserì su Google una campagna fundraiser con la scritta:

sono all’inferno, ho l’amministratore di sostegno, m’imbottiscono di farmaci. Aiutatemi, vi prego!

 

Ecco, dopo aver sfanculato tutti, chi gli darà credito? Cioè qualche lira?

 

Racconto num. 3: tutti risero di me, pensando che finalmente mi fossi risvegliato dal letargo e dunque credendo che sarei andato incontro a una devastante derisione, fu per tutti un’immane delusione

Uh uh che ridere.

Vai, ce la puoi fare, ah ah. Mitico, idolo, leggenda.

Sei Sbirulino, uno scemino.

Questa la natura delle offese.

Secondo voi avevano ragione?

Una tragedia.

 

 

di Stefano Falotico

JOKER Origins: al festival di Venezia vedrò davvero e dal vivo Joaquin Phoenix e De Niro – La mia vita ha rivisto la luce dopo il tunnel di un viaggio al termine della notte


15 Aug

Joker poster

Tutti quelli di cui avete sentito parlare, ogni essere umano mai esistito… ha vissuto la sua vita su un granello di polvere sospeso in un raggio di Sole. E vostro figlio ha cavalcato quel raggio… e voi due gli avete dato una vita che gli ha permesso di vivere quel sogno.

(Sean Penn, The First)

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti, purtroppo o per fortuna, è terribilmente vero

Ora, la situazione si fa merdosa.

Vi spiego bene, con molta calma. Datemi tempo. È quello che vi chiesi anni fa quando invece, standomi col fiato sul collo, mi faceste impazzire.

Dispongo già dell’accredito stampa per la 76.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ove, come sappiamo, uno dei titoli di punta, sarà Joker di Todd Phillips.

Invero, ancora non ce l’ho. Ho pagato 60 Euro a Banca Sella, attenendomi alle oculate prescrizioni comunicatemi dalla direttrice dell’ufficio stampa, appunto, della Biennale.

Sì, chiariamoci. A meno che voi non siate uno del New York Times, vale a dire il critico pagato a peso d’oro più del cachet miliardario ricevuto da Phoenix e De Niro per essere rispettivamente il protagonista e il suo antagonista nella succitata pellicola su Joker, non potete permettervi di avere l’accredito gratis.

Sempre 60 Euro dovete e sino alla fine dei vostri giorni dovrete sborsare. Comunque, è un bel risparmio.

Anzi, pure di più. Il prezzo della benzina aumenta a ogni ora, ci vorrebbe Adriano Celentano di Svalutation per non farci credere che esista l’inflazione. Come dice Totò a Peppino ne La malafemmina… ah ah.

60 Euro comunque non sono, a ben pen(s)arci, una gran cifra, infatti senza… sarebbero circa 500 Euro, bonus permettendo.

Col mio accredito potrò, innanzitutto, sedere a fianco di critici di spicco ma soprattutto loro avranno l’opportunità di avere accanto a essi un uomo che forse non è un uomo. Sì, sono un essere anomalo, la peculiarità esistenziale fa parte della mia natura tanto fascinosamente abissale, in virtù del mio carisma a pelle bestiale, quanto rompiballe in modo insostenibile.

Mi hanno detto di salvare la ricevuta fiscale allegatami in mail, di stamparne il PDF e di presentarmi al Palazzo del Casinò con in mano tutta la documentazione.

Ora, sorge però più che un casino, ecco, un Casinò. Si potrebbe ovviare a questa sfumatura non da poco se io fossi l’incarnazione del capolavoro di Martin Scorsese del 1995, appunto, con De Niro, Sharon Stone e Joe Pesci.

Non è da una o accentata o no che la sostanza cambia. Casino in originale, Casinò in italiano, rimane pur sempre un tragedia di persone che, incasinatesi a vicenda, fanno scoppiare le loro vite che perdono tutto più di un incosciente alla John Malkovich di Rounders. Il quale, sopravvalutando le sue mosse, ritenendosi imbattibile, provetto gambler, ah che poveretto, scommette tutto al tavolo da gioco, convintissimo di avere in mano la carta vincente, ma scopre che il suo avversario ha la stessa mente di Will Hunting – genio ribelle.

Piovono soldi… sì, bisogna vedere da che parte, caro Teddy KGB.

Da circa vent’anni, forse di più, invero esattamente dall’anno successivo a quello in cui crollarono le Torri Gemelle (sì, le Twin Towers precipitarono l’11 Settembre, a festival già finito del 2001), l’intera zona attorno alla Mostra del Cinema, durante il periodo festivaliero, viene perimetrata neanche se fossimo in 1997: Fuga da New York.

Dunque, per poter accedere al Casinò, essendo quest’ultimo ubicato nella zona nevralgica e protetta da eventuali attacchi terroristici, prima bisogna consegnare la carta d’identità agli uffici della detectionreception.

Perciò, come farò a dimostrare, una volta che sarò dinanzi alla bigliettaia della baracchina della biglietteria del Casinò, che sono Stefano Falotico se, come dettovi, avrò appena lasciato in deposito le mie generalità al di fuori del “ghetto?”.

Sì, la Mostra è piena di gente che si dichiara appassionata di Cinema. Ma di che?

Alcuni hanno delle facce da criminali mai visti. Sì, vanno al festival solo per imbucarsi a qualche festino. Fra giri di prostitute e droga a tutt’andare. Sì, ne ho visto cose che voi non umani non potreste immaginare.

Critici che criticano solo i film dei sogni che s’erano fatti prima di diventare critici o pseudo tali.

Sì, il critico odierno, soventemente affiliato a giornali il cui caporedattore è ammanicato col produttore del film da recensire, sono dei falsi, dei corrotti e dunque, ça va sans dire, dei falsari della Settima Arte.

Scrivono che il film è bello soltanto perché altrimenti la loro vita non sarebbe più tanto bella. Eh certo, sennò li licenziano.

Ah, ne ho viste, vidi e spero di vederne tante… critici cinematografici che obiettarono sulle cosce della passerona Gwyneth Paltrow in passerella, sputtanandosi poi nei bagni dei parties con “reginette” decisamente meno belle di questa principessina sul pisello.

Sì, a Venezia v’è un giro di mignottelle e troioni pazzeschi. Indossano la maschera degli uomini irreprensibili e moralmente retti. Camminano tutti ritti. Tant’è vero che la prima mondiale di Eyes Wide Shut si tenne, appunto, a Venezia. E quest’anno riproporranno il capolavoro postumo di Kubrick…

Ho detto tutto.

Fatto sta che riuscirò a ficcarmi… per ottenere il pass.

Sì, per me, a dire il vero, questo problema non sussiste. Oramai mi conoscono tutti. Sono un personaggio sulla bocca di chiunque. Come si suol dire, un attore che non abbisogna di presentazioni.

Già, immagino la scena:

– Buongiorno. Guardi, dovrei ritirare la tessera, munita perfino di mia foto profilo, già precedentemente inviatavi nell’apposito formulario, da me pagata un mese fa. Son stato però costretto a lasciare i documenti fuori dalla Mostra.

– Ah, ma lei è il Joker Marino, alias Stefano Falotico.

– Sì, è vero. Come fa a conoscermi?

– Suvvia, bambagione. Lei è riconoscibilissimo anche a un miglio di distanza. La sua faccia da culo la conosce mezzo mondo.

Pigli questa tessera e buon Festival. Ah no, scusi solo un secondo. Lei, stasera, dopo aver visto il film, sarebbe disponibile per giocare un po’ con me? Lei è proprio un pagliaccio, sa? Poi, starmene chiusa qua dentro tutto il giorno con tutto questo caldo, vede, a notte tarda mi rende una monella.

Insomma, fra clown tristi la vita è più felice. Sì, io e lei, anzi tu, ti do del tu e poi te la darò tutta, siamo carcerati psicologicamente. Siamo un po’ come Steve McQueen e Dustin Hoffman di Papillon. Qui a Venezia c’è il mare, stasera che ne dici?

Andremo al ristorante, ordineremo delle vongole, faremo un giro in gondola, poi in albergo tu mi sfilerai la gonna e, tuffandoci nei sensi più profondi, prenderemo il largo a prua e a poppa.

Il mattino dopo, mi servirai la colazione con tanto di cornetto alla crema.

– Sì, ok cornuta. Ciao. Fottiti. Al massimo, posso invitarti a prendere assieme un caffè senza zucchero. Ci stai? Offro io, non ti preoccupare.

 

Invero, questa qua non era male. Però il mio albergo prenotato a Venezia è impresentabile. Non posso portare una bella donna in un tugurio fatiscente e diroccato. Perderei tutto il mio fascino alla Tom Cruise.

Sì, torniamo alla questione iniziale. Detta come va detta, non trovo un buco mango a pagarla, no, pagarlo.

Tutti gli alberghi del Lido, anche quelli più scalcagnati, sono già tutti occupatissimi.

Detto ciò, la tessera mi darà l’esclusivo diritto di poter vedere tutti, dico tutti, i film in Concorso e Fuori Concorso, quelli delle sezioni collaterali, i classici delle retrospettive e anche quelli senza una cinematografica prospettiva.

Sì, fra tanti film belli selezionati, ci saranno come al solito anche delle stronzate micidiali senza capo né coda, senza poetica e senza neppure una bella figa che valga, come si dice in gergo goliardico, il prezzo del biglietto. Insomma, i cosiddetti film improponibili. Oggettivamente da voltastomaco, messi lì per riempire gli spazi vacanti.

Sì, è praticamente impossibile assistere a un Festival qualitativamente omogeneo e perfetto. Ogni anno, su dieci film di grande livello, ce ne sono trenta che, se fossi stato il regista, non avrei mai mostrato, appunto, nemmeno a mia moglie.

Ora, Todd Phillips è sposato?

Ecco, credo che sua moglie abbia già visto, assieme a quelli della Warner Bros, il Joker.

Dunque, probabilmente la pratica di divorzio fra Phillips e la consorte è già in atto. Ah ah. Come no?

Se invece così non fosse…

Sala Grande, prima internazionale di Joker.

In verità vi dico che al pubblico sarà presentato il 31 ma la stampa lo vedrà il 30.

Finisce comunque la proiezione.

La follia, no, la folla è in visibilio, Phoenix è paonazzo dalla commozione, il neo di De Niro, da nero che è, diventa rosso per via del flash dei fotografi. Il pubblico sovreccitato si scalmana, una ragazza, fanatica di Phoenix gli urla: la tua interpretazione in Quando l’amore brucia l’anima è niente in confronto al mio calore per te, sto bruciando!

La gente applaude, insomma un’ovazione. Con tanto, appunto, di esaltati che, in barba a ogni pudore, hanno in diretta delle incontinenti eiaculazioni e donne ninfomani iper-appassionate di Joaquin in stato fermentante di febbricitante ovulazione.

Insomma, un delirio collettivo!

La moglie di Phillips però è sconvolta e, fra sé e sé, pensa… cazzo, è il film di mio marito.

Io pensavo che fosse un brav’uomo e invece ha realizzato la pellicola su un matto ma forse la pazza son stata io a sposarlo. Oppure siamo tutti impazziti.

In verità vi dico che dubito riguardo il fatto che De Niro possa presentarsi al Lido.

Innanzitutto, il suo ruolo è minore. Poi, per quanto io ne sia fan sfegatato, De Niro è uno stronzo.

Io e tutti gli altri stemmo ad aspettarlo dietro le transenne per Shark Tale.

Lui passò e non cagò nessuno.

In tanti anni di Festival è l’unico attore che non si è fermato a firmare gli autografi.

È il mio attore preferito. Sono uguale a lui.

Ho varie ammiratrici che mi scrivono su Facebook, sinceramente vogliono scoparmi.

Al che, mi decido a incontrarle dal vivo. Loro, alla mia vista, rimangono estasiate.

Io dinanzi a loro, manco per il cazzo.

E sparisco di nuovo nella notte come Travis Bickle di Taxi Driver.

Detto ciò, caro Travis, Cybill Shepherd ci rimase di merda.

La lasciasti in mezzo alla strada come una puttana qualsiasi.

E dire che, poco prima, combinasti un macello per rendere questo mondo più pulito.

Ma poi a che sarebbe servito? Jodie Foster, una volta salva(ta) dal pappone, comunque rimase fottuta. Perciò, per non farsi pappare dagli uomini lupo, non riuscendo a superare il suo trauma, studiò psicologia con il master in criminologia.

Da cui la sua Clarice Starling de Il silenzio degli innocenti.

Be’, che vi debbo dire? O meglio che volete che vi dica?

D’adolescente, mi opacizzai nella notte più fosca. Smarrendomi come lo straniero Travis nei dedali della mia solitudine nera.

Mi consolai dallo stress nell’orgasmizzarmi. Sì, calato ogni sole, mi resi solare, registrando tutte le più grandi fighe che passavano, a luci rosse, via cavo.

E ora vi racconto questa…

Nel 2003, nonostante già fossi più colto di ventimila laureati a Oxford, m’iscrissi a una scuola di recupero.

Lì conobbi un certo Enrico col quale ci recammo a Chieti. Per diplomarci privatamente.

Nei giorni antecedenti il nostro viaggio, Enrico, nonostante io a quei tempi avessi già incontrato Roberta di Trieste, notando che ero molto triste, a inoltrata sera suonò a sorpresa a casa mia.

Svegliando i miei genitori.

– Ehi, che ci fai a quest’ora?

– Stefano, facciamoci un giro. Sono in palla.

– Ma è tardissimo.

– Appunto. La notte è lunga e io voglio renderla calda.

 

Indossai il giubbotto, afferrai le chiavi di casa, aspettai l’ascensore e, uscito che ebbi dal mio stabile, trovai Enrico nel mio cortile. Piuttosto instabile. Con una faccia arrapatissima:

– Stefano, stanotte ho voglia di darci!

– Ma tu non sei fidanzato con Micol?  (sì, la sua ragazza si chiamava Micol e non Nicole).

– Sì, ma ho voglia di qualcosa di più. Accompagnami. Anzi, sono talmente in tiro che voglio farti un regalo. Dai, seguirmi, entriamo in macchina.

 

Al che, spedito a tutta velocità, si fermò al Bancomat più vicino e io gli chiesi:

– Dove cazzo vai?

– Vado a ritirare i soldi che m’occorreranno per la donna che sceglierò, girando per istrada. Anzi, ritirerò anche qualche soldo in più poiché desidero che pure tu possa godertela. In poche parole, te la pago io.

 

A quel punto, salutai Enrico e chiamai un taxi.

Non sono mai andato a zoccole in vita mia e giammai vi andrò.

Andare con una donna di malaffare significa dichiararsi più che falotici, no, fallici, eh sì, falliti.

È un’umiliazione mortificante che non potrei sostenere. Cioè, fatemi capire bene. Voi pagate una purché vi renda contenti? E vi rende contenti dietro i contanti?

Io, al massimo, ho cinquemila film pornografici in casa mia. Ma sono un romantico.

Fatto sta che, pochi giorni dopo, salii nuovamente in macchina di Enrico. Che caricò me e due donne, una ragazza più piccola di noi e una signora di una certa età, per recarci nel luogo ove avremmo effettuato l’esame di maturità.

Anzi, ora che ricordo bene, in macchina con noi c’era anche Armando. Uno che in quel periodo cantava sempre ad alta voce il ritornello Anvedi come balla Nando di Teo Mammuccari, tormentone del 2004.

Enrico, come avrete capito bene, aveva quel vizietto lì. La sera prima degli orali, ecco, s’ubriacò e ancora con una puttana, segretamente, andò.

Gli telefonò la sua ragazza per sincerarsi se stesse bene e se fosse pronto per l’interrogazione del giorno dopo.

Al che, Enrico il telefono mi passò:

– Stefano, sono Micol. Enrico è impazzito? Che fa? Si sbronza la sera prima dell’esame?

– Sì, in effetti è un po’ brillo. Ma ora lo mettiamo a dormire.

– Stefano, tu sei molto sincero. Dimmi la verità. Enrico s’è solo ubriacato?

– Sì, certo. Perché?

– Ora, io credo che mi tradisca. Sai com’è… lontano da me potrebbe… ora, mi garantisci che ha solo bevuto?

– Vuoi la verità, Micol? La sai già.

 

Partì un urlo immane.

Be’, Enrico e Micol si lasciarono.

Ma non fu per colpa mia. Lei invero era già cosciente che Enrico amava molto incoscientemente le altrui cosce.

 

Ho trovato finalmente la sistemazione. Circa 500 Euro per sole 4 notti.

Ora, per molto tempo la gente pensò che io fossi Tom Hardy di Warrior.

Invece, ha scoperto che sono Joel Edgerton.

Sì, un tipo apparentemente fantozziano che non ha nessuna possibilità di vincere.

E invece, a differenza degli idioti, io faccio funzionare la testa.

Sono colui che ha ribaltato ogni prospettiva.

Dunque, mi spiace per il demente che continua a offendermi su YouTube perché non ci sta.

Che posso dirgli? Andasse a Lourdes.

Sì, davvero. Certe offese puerili sono accettabili se hai 16 anni. Alla mia età, fanno i ridere i polli come lui.

Capito? Questo s’è sparato un trip sulla mia persona mai visto. Se non appunto nella sua mente.

Adesso, vi spiego bene come vi vede lui. Sì, lui capisce tutto, non lo sapevate?

Mi grida che sono pazzo, solo, senza amici e una vita sociale. Che sono un disagiato, un mostro, un repellente abominio, come dice lui… un aborto.

Be’, in effetti un mostro ha bisogno della sua altra metà identica a lui di sola diversa desinenza femminile.

Mi pare dunque ovvio che il mostro vada alla Mostra. O no? Ah ah.

Credo che costui abbia sempre delirato su di me.

Trattasi di ragazzino gravemente disturbato.

Va a dire in giro… ma come fate a dar retta a quel Joker Marino? Ma non lo vedete che si filma sempre da solo? Non ha un cane. È un cretino.

Tale idiota di ciò n’è veramente sicuro?

Bene, se l’è andata a cercare… rendiamolo felice. Diamogli il contentino come si fa con gli scemini.

Dal 2003, costui non sa niente della mia via intima e privata, diciamo personalissima.

Nell’anno appena succitato, uscì il capitolo 1 di Kill Bill. Che costui mi creda o no, non chiedetemi, vi prego, come riuscii ad uscirne, ecco, uscii con una tizia che abitava in un paesino di Bologna.

Che si fa con una ragazza? La si porta a vedere un film.

Durante tutta la proiezione, questa ragazza rimase impressionata.

Non tanto dal film. Questa qui di Cinema non sapeva un cazzo. Rimase scioccata, più che altro, da me che non la cagai. Un altro, al mio posto, anziché concentrarsi su Uma Thurman, avrebbe pensato a qualcosa, diciamo, di più tangibile e corporeo.

Ora, questa qui non era bionda come Uma. Anzi, era mora. Ma non era male. No, no, no. Un bel bocconcino.

Lei, finito che avemmo di vedere il film, mi fissò negli occhi e, accortasi del mio turbamento, mi domandò un po’ allarmata:

– C’è qualcosa che non va, Stefano?

– Un po’ tutto non va. Ma sto bene. Non ti preoccupare.

 

In verità, la scena finale del film m’aveva pietrificato.

Lei m’invitò a casa sua. I suoi erano a letto. Ah, fra l’altro, non era la prima volta che io e questa qui c’eravamo incontrati. Il nostro primo appuntamento era avvenuto… in una zona losca del paese in cui abitava.

Lei mi portò in un pube, no, in pub.

Dopo dieci minuti, seduti al tavolo, uno di fronte all’altro/a, lei mi sospirò:

– Non hai caldo? Fa caldo, cazzo, fa molto caldo.

– Sì, in effetti questo è un pub di provincia. Ma non hanno i soldi per un ventilatore?

 

Lei scoppiò a ridere. Anzi, sogghignò…

In verità, s’era accorta che io non avevo per niente capito a cosa volesse alludere per alluparmi.

Ma uscì con me, come detto, ugualmente la seconda volta. Anzi, credo che le piacesse la mia ingenuità.

Che culo, infatti. Trovarsi di fronte a un ragazzo completamente vergine da ammaestrare a proprio volere.

Ma io avevo la testa da un’altra parte. Volevo vendicarmi, sì, volevo vendicarmi perché, a differenza di quello che questa qui poteva aver creduto, dopo aver visto Kill Bill avevo compreso tutto…

Cosa voglio dire con questo?

Facciamo un passo indietro. Torniamo al Joker.

Secondo voi chi è Arthur Fleck?

Io me l’immagino così. Dev’essere uno oscuratosi nella notte. Anche delle Stelle. Cioè degli Oscar.

Sì, durante l’adolescenza deve aver sofferto di disturbo ossessivo-compulsivo e, prima della serata di premiazione degli Academy Award, cazzo, questo qui si faceva pure il bagno come se dovesse essere lui il premiato con la statuetta.

Amici, quello che vi posso dire è di non assumere mai questi psicofarmaci:

1) Depakin: uno stabilizzatore dell’umore. I suoi effetti collaterali sono devastanti.

2) Risperdal: un neurolettico, adesso sostituito dal più “moderno” Invega. Gli effetti collaterali, se assunto in forti dosi, sono l’alterazione del metabolismo, una forte stipsi, un ingrossamento del fegato e un enorme calo della libido.

3) Fluoxeren: antidepressivo e antipsicotico terribile. Può provocare addirittura shock anafilattico, vomito, nausea e profonda sonnolenza.

Ragazzi, non assumeteli mai, per nessuna ragione al mondo. In ciò, ha ragione Eros Ramazzotti di Parla con me:

non si uccide un dolore, anestetizzando il cuore…

Ora, in caso di violenta sofferenza psicologica, i farmaci e i tranquillanti bloccano il dolore. Sì, ma fermano anche il piacere.

La persona può allora ammalarsi di catatonia, eccessiva rigidezza muscolare, fissità esagerata dello sguardo, oppure sconfinata apatia.

Mettiamo anche che si ammali in un’età troppo giovane in cui non possa autodeterminarsi e, intorno a sé, gli ruotino solo adulti superficiali e ragazzi indifferenti che preferirono appioppargli un’etichetta. Non volendo mai appurare…

Ma che appuraste? Più puro di Fleck non ce n’è!

Era ovvio che Arthur Fleck, una volta marchiato e stigmatizzato, sarebbe andato incontro, poi ripresosi, all’incomprensione degli ottusi.

Che, anziché stringergli la mano nel momento del bisogno, lo incriminarono persino per il semplice fatto di avergli rotto il cazzo.

Ecco, con questa ragazza non andò proprio benissimo. Con Roberta, sì. Anche troppo.

– Stefano, toglimi una curiosità. Tu e Roberta come vi siete conosciuti?

– Attraverso una chat.

– No, fammi capire bene. Questa qua è scesa da Trieste a Bologna per conoscere te? E tu chi sei Superman?

IO SONO IO.

 

Morale della favola: il mio calunniatore è rimasto molto, molto indietro. Quando mi scrive cose come… esci dal guscio…

Ah, il famosissimo guscio dello struzzo o del suo fare lo stronzo?

Comunque, l’assolvo. Lo compatisco. Trattasi di persona, oltre che a dismisura inconsapevole, gravemente sospettosa e diffidente.

Dovrebbe aggiornarsi. Invero, vergognarsi. Sì, a volte mi sembra un ignorante come Totò della famosa scena della lettera de… La malafemmina.

Dice a me che devo studiare e prendermi la LAURA…

Costui, il quale parla tanto di vita sociale, non è che sia un venditore del suo culo?

No, per chiedere, eh. Sembra, a sentirlo parlare, un maniaco sessuale. Non è che domani lo vedrò fra i protagonisti negativi della seconda stagione di Mindhunter?

Sì, questo qui non è mai sicuro che io dica la verità. Mi scrive sempre:

– Dov’è che sono queste donne? Fammi vedere.

 

Cioè, vuole che gli realizzi un porno. Più maniaco di questo guitto d’avanspettacolo, manco Charles Manson.

 

Finale: sì, ma Joker chi è?

Certamente, non io. Come ha detto il canale YouTube L’IMPERO DEL CINEMA, che qui ancora ringrazio infinitamente, Joker è un archetipo che noi tutti amiamo.

Simbolizza tutta la bontà più pura nella sua forma più splendidamente angelica ma allo stesso tempo è l’incarnazione di Satana.

Sì, ma perché lo amiamo?

Ora, il film di Todd Phillips, stando alle premesse e alla trama fornitaci, guardando il suo teaser, è impostato su un canovaccio scritto da Scott Silver, a prima vista, perfino piuttosto canonico da Bignami della psicopatologia.

Arthur Fleck, a quanto pare, è affetto da complesso di Edipo. Vorrebbe la sua vita ma, a livello inconscio, un po’ come fa Jason Miller de L’esorcista, non riesce mai davvero a staccarsi dal cosiddetto, a livello metaforico, cordone ombelicale. Per di più che sua madre è adesso malata e necessita con la vecchiaia di assistenza.

Forse, in un certo qual modo, è simile proprio a Travis Bickle. È uno “schizofrenico” esistenzialista.

Molti della mia generazione vissero parecchi stati di coscienza definiti vuoti a perdere. La generazione a cui io appartengo veniva infatti definita, oltre che generation x, quella del vuoto…

Ma poi siamo sicuri che questi ragazzi sognassero davvero di essere Re per una notte?

O questo invece fu il sogno dei loro genitori? I quali, non riuscendo a concretizzare le loro ambizioni, scaricarono le loro frustrazioni, idealizzando distortamente la vita futura dei figli? Pianificandone le scelte?

Sì, perché se Joker avesse voluto diventare un personaggio dello spettacolo, se ne sarebbe fregato della batosta ricevuta da De Niro. E avrebbe insistito come se nulla fosse stato.

Per quanto possa apparire, appunto, folle e insensato, grottesco e assurdo agli occhi della gente “normale”, Joker non vuole mettere su famiglia, non vuole nascondersi dietro la maschera della dignità sociale volgarmente intesa. Cioè non crede che il valore di una persona dipenda dal valore stesso che gli altri possano più o meno attribuirgli in misura del suo reddito e dei suoi trionfi.

Una tipica, retrograda, sbrigativa frase che viene rivolta ai “malati di mente” è la seguente: me non mi freghi, coglione. A cui vuoi darla a bere? Vedi di rimboccarti le maniche come tutti e ora ti becchi un sacrosanto calcio in culo.

Oppure: non fare il furbo.

Che poi è sostanzialmente la stessa cosa.

Quando invece stetti assieme a un’altra ragazza, mi ricordo di questo mio rapporto assai strano.

In quel periodo ero davvero un saltimbanco un po’ patetico. Come Sean Penn di This Must Be the Place. Un film a mio avviso concettualmente sbagliato nell’ultima mezz’ora.

Innanzitutto, caro Paolo Sorrentino, la vendetta non serve. Non si vendica un padre con la legge del Taglione. Il nazista ha già condannato la sua anima al demonio. Cioè è già morto.

Poi, Sean Penn/Cheyenne, ottenuta la catarsi vendicativa, torna da sua madre. Sua madre è pazza. Sean si presenta a lei con un taglio di capelli da perfetto uomo normalizzato.

Ah, che brutta caduta di stile, Paolo.

Cioè, fammi capire bene. Cheyenne ha rinunciato alla sua unicità, al suo magico candore per essere uno stronzo come tutti?

No, non ci siamo.

Peraltro, Sean Penn è uno degli uomini più affascinanti, misteriosi ed enigmatici di sempre, secondo me.

Cioè, fatemi capire bene. Questo qui ha un fisico da palestrato, è stato con Madonna, con Charlize Theron e chi più fighe ha più ne metta, ed è però amico di Terrence Malick, ha vinto l’Oscar per Milk e Mystic River, ha girato un film con Woody Allen?

Uhm, c’è qualcosa che non va.

Sì, Sean Penn non è l’omaccione che lui stesso, forse, vorrebbe far credere di essere.

The First è stata una serie televisiva piuttosto mediocre. Ma appartengono proprio a Sean Penn/Tom Hagerty le parole forse più belle di quest’anno di Cinema e tv.

Quando, dinanzi ai genitori distrutti per la tragedia occorsa al figlio, il quale doveva essere uno dei primi uomini a mettere piede su Marte, Sean Penn, con infinita saggezza, li consola, dicendo loro quella che è la verità.

Ecco amici e, come dico io, (a)nemici, s’è fatto tardi. Spero di aver detto delle cose sui cui io stesso possa riflettere.

Mi aspettano 5 giorni di Festival in compagnia.

Non mi credete?

Perdonatemi solo per l’audio molto basso. Ma ho registrato da WhatsApp. Potete scusarmi?

67919276_10214274113869617_7826268060783738880_n 68526132_10214274182071322_2336037990809206784_n 68665183_10214274226952444_1987408249783058432_n 68531475_10214274321194800_1857123195702738944_n

 

 

di Stefano Falotico

Anche misantropo va bene


09 Feb

03514503Salve,

non ho alcuna pretesa di piacere, quindi, in modo (s)gradito e medie dita mie, gradirei che non “digradaste” tal mio giustamente strampalato post coi soliti fastidiosi, (in)utili “Mi piace”.

Sarebbe la solita vostra ruffianeria, sintomatica delle buffonate frivole per le quali tanto vivete ad “affanno” del sentirvi vivi, quando invero, e lo sapete benissimo, dalla nascita, per erronea concezione del vostro fet(id)o, siete morti. Assomigliate a quei bebè d’elefantesca mamma partoriti da essa, che spuntano dall’utero, sputati a gran velocità di “cagata” e vengon innaffiati da una “pozza-puzza” di sangue lercio, al che, per “svegliarvi”, dovete essere presi a calci e viv(r)ete di “bott(an)e” di culo per anima(lizza)rvi.

Questa tanta animosità mi rende onesto e cinico, obietto io, “abietto”, definendomi invece di g(i)usto, nel far la disamina e farvelo senza troppi complimenti di “sorca”, ché tanto sempre alle pizze, ai pizzicotti-buffet(ti), alle (ri)cotte, alle fighine, alle o(r)che e alle figone andate a (s)par(l)are, con pessima “pece” della mia anima ché il vostro così volervi apparire paciosi e “goduti” mi rende po(r)co in pace con tal società infame, affamata sempre di “pene” e (di)vino quando serve ubriacarsi di retorica a “bona” del mercato, perché svendete i pann(olin)i (s)porc(h)i in p(i)azze dai sen(s)i per il “grosso” e, di tal vivandare puttanesco, vivacchiate, (dis)illusi di non essere scoperchiati da me, colui che sta a capotavola e non intavolerà mai discussioni sterili e da “riempitivi” (f)aceti da cene dei cretini.

Il mio nome è Mis Antropo, ove “Mis” sta per M. Butterfly, essere ambiguo fra il mister, il misero, fare la miss(ionaria) e a sfottò delle vostre vite appar(isc)enti. Grande film è Mission!

“Antropo” invece sta per topo(s) da Tropico del vostro Cancro (a)sociale.

Topolin’ topolino evviva la “topa”, voi vi reggete, “caro” (reggi)mento di dementi guerrafondai, le “palle” in (at)tributi votati dalla vostra testicolare mentalità nazistoida da Full Metal Jacket.

Io sono il Colonnello di Per qualche dollaro in più e anche Totò alla Sean Penn di This Must be the Place ché, dirimpetto ai vostri pett(oral)i in f(u)ori da carta bianca, vi dovete, è un ordine imperativo, cari (impera)tori di Capri e del “cavolo” a vostre “merendine”, pulirvi il cul’, da cui appunto il popò ed è meglio la mia vita “pachidermica” da ippopotamo misantropo. Da topi, si vive come i ratti, “cari” da g(r)att(atin)e”, e da cani si ulula da lupi solitari ché fa eremitaggio di stile veemente, rabbioso come l’ira mia “fetente” davanti alle vostre squallide mir(r)e da deficienti.

Non son un re mago e dunque non v’incenso, come Zucchero Fornaciari, preferisco il mio acido sugar di stizzosa birra, ché siete sol dei bidoni da bile e “gioghi” al biliardo, sognate sempre le vite da milionari e ostentate l’oste dei vostri “(s)conti” in “b(r)anco”. Osteria da “numeri uno” ed evviva la “Formula” delle (automo)bili. “Ostrica”, che (g)nocca! Meglio il povero Cristo! Ordino due gnocchi di patate, un granchio, me le sgranchisco a scrocc(hi)are vostro.

Nessuno scontro, sono un pacifista a cui non d(ov)evi romper’ i coglioni, testa di cazzo.

Anche libero va bene, film sottovalutato del nostro Kim Rossi Stuart, un Vallanzasca “in erba” che non può esserlo perché, in fondo, non delinque pur avendone ben donde per far le “sparate”, dopo che gli rubaste l’anima con la vostra società di “rubacuori” tanto “gentiluomini” nelle leccatine, palpando nel “papparvelo” da pol(l)o delle finte libertà.

Sì, un libertino “cagone”, che non si caga nessuno, lo sfigato che a me fa fig(li)o di nessuno e tanto MI PIACE…

social inducono alla depressione, era istantaneo che le gelosie si scatenassero dopo le foto di qualche “perfettina” su Instagram. È magra di “vita”, sta bene con pochi 21 Grams…

Tutti esternano le loro (in)felicità da “Postalmarket”, per farsi le seghe nel “dir-dare” al prossimo che sono “felici”. Quelli che li guardano non sono felici, infatti, più infelici diventano, invidiando i felici che almeno appaiono così, oggi “fe(l)ci” azzurre perché di San Valentino (s)vengon… “appaiati-appagati” con uno che le paga e, in questo plagio generale, evviva il “caporale” ché son io, accusato di “stalking” poiché, dopo aver subito molti danni da gente di “ano”, ancor an(nu)almente ho inondato il loro “sito”, il loro “stato”, di commenti sproloquianti, di scarabocchi “indicibili” in cui, si fottessero in cul’ a mammata loro, non lesinai in “minacce” di mor(t)e”, inzaccherando poco da “zuccherino” le lor (s)fighe “dolci”.

Di mio, preferirò sempre bere un cappuccino, frate francescano con le stigmate poco stimate/o dalla società di “felici” trombatori, tutto d’un mozzafiato da lasciar di “sesso”, care facce da lessi-fessa di tua “sorella”, una che non fa… sì che la schiuma del fondo essicchi ma, orripilantemente, la “mescola” anche dopo che se l’è scol(at)o.

Ora, bambini, andate a scuola, voi, “felici”, continuate ad andar a (fan)culo, io vado ove vada come vuole e (non) volete che io voli, perché la mia libertà vi sta in quel posteriore.

Aff(l)iggetemi come posterino. “Posterino” sta per piccolo post(o) da (se)viziato Paperino.

Ora, oziate e viziatevi, di mio, odio Paperone, lo zio.

Meglio mangiare la pasta di zi(t)i.

Tutti zitti.

 

di Stefano Falotico

Mr. Clown, un signor glaciale di “profumo” sapor “freddo” come il piatto della vendetta


05 Nov

Ronin di posacenere, ros(s)a di Nizza issata

Quando il Tempo, nella sua costanza impertinente e imperterrita, atterra su di me che, proprio in quel momento, sto planando per “tacchi a spillo” delle mie vertigini, di “strapiombi” piombati addosso, appioppandomi di nuovo vecchie “patenti” che deformarono il mio viso secondo e “assecondato” ahi trucchi ingannevoli di chi mi “camuffò” per spellarmi e appellarmi “buffo”

Con irriverenza, che mi disgusta e ripugna, d’altri pugni infransi il “frassino” frastornante del mio calore fracassato, sì frana/ò e “divampa”-valanga di “lava” tra le (s)chiappe, accaldando solo antiche rabbie che m’illusi di seppellire per non morirvi, mortificato, ancor dentro e inghiottito. Questi ghiotti spauracchi, d’atrocità mai redente ma “ridentissimi”, violenti, arditi e a metter nella p(i)aga il dito, vollero arrendere la mia resistenza alla prostituzione nel loro Mondaccio ghiacciato, (de)costruito di (i)stanze pettegole e con att(r)acchi abominevoli ove è facile il “grilletto” con tanto di Parlante da “parolieri” dei solipsismi a (rag)giro degli “strapazzati” del frigger(si)-“refrigerio” ancor di lor scelleratezze (pu)pazze, su(uonati) abba(gl)i che non intimoriranno neppur la vecchietta “suorina”, poiché anch’ella rammemora, or che l’“oro” non l’ha più ma sol misere pensioncine le “danno”, gli attimi in cui il suo “attico” era “su(p)ino”, cenette di Sabato sera a base di “pinzimonio” e di coetanei salami in “salamoia”. Ad afferrar le loro palle “prezzemoline” e “imbandirle” nel suo “soufflé”, morbida e “delicata cottura” di “catture” nella discoteca ove scatenò la seduzione al fin di “rimpolparli” e “rispolverarseli”, pescando un pollo di profilattici, uno coi denti da latte per sue mamme-lle da voglia-“cammello”, m’anche talvolta le “tavole rase” dell’uccello libero invece troppo tosto, libellula di “cicala” così tanto che si “salvaguardò” da tal “selva” pura e “botanica” col suo stesso “shock” anafilattico, come chi è allergico al polline e non è “topo” da galline del pollaio. Un “toro”…
La vecchia, da giovane, se ne “infil(z)ò” e tanta sua gatta fu da pelar di cedroni, “limonate” e “galli”. Chi a lei non s’“allattava, “lo sbatteva”… in galera. Che “galeotta”.
Fra un pelato di pomodoro e pomi d’Adamo della sua Eva da m(i)ele del Peccato, la “signora” aspettava sempre le “ore” del suo “contagiri(ni)”. “Contagiandoli” tutti di “bellezza”… “ve(ne)r(e)a”. Sifilide che “baciava” il suo “bello” d’un “soffio” (al cuore…) di “risma” t-aglio marc(hi)atamente “tirato” e sussurrato: “Vieni da me e in me, fidati di come te lo (s)filo. Sfigato, sei il mio cane di lingue inguai(n)ate”.
Ma, vuoi proprio il “culo”, incontrò il “canino” alla Sean Penn, che la ribaltò e poi mise in silenzio i suoi gridolini isterici, andando in salotto e suonando le “batterie”, da “lei” scaricate come chi non ha più “cartuccia” nonostante l’amplesso “caruccio”, stufo di quello “stufato” e ammorbato dal batterio di codesta battona.

Sean Penn, come un clown rockettaro, ballò il suo Lullaby, e punì prima le donne troppo “domestiche”, “addomesticandole” di vero “piccantello”, e poi mangiando il nazista deturpante con “identico spogliatoio” alla sua carne.

Perché è un “cazzone” che mantiene le promesse.
E cucinerà, appunto, al mostro una vendetta coi fiocchi.
Di nuda “neve”.

– Lei è solo un pagliaccio! Non mette paura a nessuno!
– Però, quando “rido” e mostro le gengive, urli! Come mai?

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. This Must Be the Place (2011)
  2. La promessa (2001)
  3. Lupo solitario (1991)
  4. The Hunted – La preda (2003)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)