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Da quando mi normalizzai, la mia vita divenne anormale come quella della maggior parte della gente “normale”


19 Jun

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Da quando mi normalizzai, la mia vita divenne anormale come quella della maggior parte della gente “normale”

Partiamo subito con la freddura riscaldante l’ambiente moscio. Diamo vivacità a quest’opaco andazzo perseguito dalla gente losca.

Alcuni anni fa, in preda a fremiti rabbiosi dei più inusitati, tendenti all’Ululato da Joe Dante di me che, distrutto dall’ira, stetti per trasformarmi in un pauroso licantropo sanguinoso, composi velocissimamente un numero di telefono, interloquendo brevissimamente, in maniera lapidariamente tragicomica, con uno psichiatra che volle tagliarmi le gambe e anche qualcos’altro. Poiché volle costringermi a cure coatte atte alla castrazione farmacologica, da cui il notevolissimo calo della libido che non provoca neppure innocui atti impuri dei meno socialmente pericolosi:

– Pronto? Chi parla?

– Allora, non mi ha riconosciuto?

– Ah, è lei? Ma che cazzo vuole da me? Si tolga dal cazzo.

– Lei desiderò sbattermi… in manicomio. Per quale motivo?

– Lei era una persona troppo vivace. Andava normalizzato.

– Capisco. Ficcandomi fra i matti? Lei non è un curatore delle anime, lei è più pazzo di Ted Bundy.

– La smetta. Lei così offende la mia deontologia professionale. Io sono un dottore coi contro-coglioni!

– Lei sarà anche laureato ma non è nemmeno da scuole professionali. Ritorni all’alberghiero, anzi, continui pure a scoparsi la sua parcella, no, porcella, nell’alberghetto a cinque stalle, no, stelle.

– Come si permette? Io la denunzio!

– Ma che vuole denunciare? Io sono un libertino alla D’Annunzio. Mi faccia Il piacere!

 

Comunque, per frenare la possibile rissa, chiamarono un paciere.

Sì, un calmiere. A me, come sempre, diedero un calmante, allo psichiatra diedero un’altra zoccola affinché potesse sfogare con lei i suoi bollenti spiriti della minchia.

Calmati che entrambi fummo, andammo a cenare assieme al ristorante. Io ordinai una camomilla dopo essere arrivato alla frutta. Lui mangiò carne di maiale dopo essersi appartato in bagno con una cameriera che, fra una portata e l’altra, ne profiterole, no, ne approfittò per donargli una succosa torta di mele deliziosa, soprattutto peccaminosa.

Aveva ragione Bergman. Specializzato in malattie mentali. Il posto delle fragole docet e Sophie Marceau, dopo Il tempo delle mele, si diede solo a quello delle banane fra uno Zulawski de Le mie notti sono più belle dei vostri giorni e un Gibson di Braveheart da jus primae noctis.

Sì, io so la verità. Gibson e la Marceau consumarono L’amore balordo, mettendo le corna allo Zulawski de La Fidélité.

Di tale relazione segretissima, non sa nulla nessuno, tranne il sottoscritto. Io fui Belfagor – Il fantasma del Louvre e notai la bella francesina che, in tale museo di fame, no, fama mondiale, abbandonò mezz’ora il marito per appartarsi in bagno con Gibson. Il quale fu in Francia, all’epoca, per parlare con Monica Bellucci. Che a quei tempi fu sposata con Vincent Cassel.

Sì, Mel assegnò a Monica il ruolo di Maddalena ne La passione di Cristo. E ho detto tutto…

In questo mondo siamo tutti matti. Chi più chi meno.

Anzi, i più matti sono le persone più geniali.

Basti pensare a un mio ex compagno delle scuole medie. A.Torre…

Disse già a 12 anni che avrebbe voluto diventare un astrofisico. Sì, lo divenne.

Quasi come Stephen Hawking. Sì, conosce ogni teoria sui buchi neri. Anche femminili. Peccato che abbia orbitato, attorno a quest’ultimi, soltanto di missile vuoto nel loro spazio…

Ah, quante fantasie…

Più sei un genio matematico e più impazzisci o diventi schizofrenico. Basti pensare ad Anthony Hopkins di Proof.

Inoltre, basti pensare che l’amore è cieco. Ne Il mandolino del Capitano Corelli, a proposito di John Madden e di Shakespeare in Love, cioè il sottoscritto, Penélope Cruz perse la testa per Nic Cage.

Quando invece ebbe di fronte Christian Bale al massimo del figo.

Valle a capire le donne. Desiderano i bei tenebrosi come Batman e poi scopano invece Ghost Rider.

Anche gli uomini, comunque, non scherzano.

Basti pensare allo stesso Nicolas Cage. Stette con Patricia Arquette ma la tradì con molte pornostar americane.

Come faccio a saperlo? So tutto delle vostre vite. Siete voi che non sapete un cazzo della mia. Infatti, appena m’innamorai, voleste castrarmi. Secondo me, voi e lo psichiatra sopra da me menzionatovi, siete da TSO immediato. Comunque, ora ficco… nel lettore dvd un film di Woody Allen poiché, come Woody, sono autoironico.

Sì, fui Al Pacino di Scent of a Woman con l’unica differenza che lui, in questo film, fu cieco.

Mentre foste voi (i) ciechi a non capire che non sono né Al Pacino né Woody Allen. D’altronde, che cazzo potevo aspettarmi dall’umanità? No, non ho ancora capito come si sta al mondo. Non è vero che, invecchiando, si migliora come il buon vino. Luciano Ligabue cantò Marlon Brando è sempre lui… tanti, tanti anni fa. Adesso invece canta per leccare il culo agli uomini e alle donne frustrate. Insomma, l’ultima interpretazione di Brando fu in The Score. Edward Norton, in tale pellicola, fu assolutamente convinto di aver fottuto l’erede di Brando, vale a dire Bob De Niro. Mentre, in Rounders, John Malkovich provò a fottere Ed. Peccato che incrociò Will Hunting.

Sì, devo darvi ragione. Sono un ritardato poco dotato.

Ah sì, la gente ipocrita ti urla: – Io ho la dignità. Mi faccio il culo!

 

Sì, sa solo nascondersi dietro il “lavoro”, dato che può fare solamente questo… A parte gli scherzi, come farò a pagarmi le bollette? Rapinerò lo scettro dorato che sta a Montreal. Ah ah.

Sì, sono anche Clint Eastwood di The Mule. Se non mi andrà bene, farò lo/il gigolò di lusso…

Intanto, è uscito finalmente il trailer ucraino (!) di War with Grandpa!

di Stefano Falotico

La quarantena c’ha provato, stremato, forse pure scremato, tremaste tutti così come io tremai ma si deve remare e l’amore e il cuore non andranno giammai più fermati


14 May

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Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent’anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù.

(Orson Welles ne Il terzo uomo).

Sì, mi tengo tutta la mia “pazzia”. Mi fa sentire vivo, reattivo, come devo essere. Parafrasando Al Pacino di Heat.

Una delle caratteristiche che mi contraddistinguono è la mia alterità. In passato, essa fu malvista ed erroneamente scambiata per vacuità da errabondo, per patetismo laconico di un uomo troppo falotico.

Non per risalire a questioni araldiche di nobiltà medievali ma, sinceramente, malgrado mio nonno fosse contadino o, se preferite, coltivatore diretto, è altresì vero che io sia nobile, veramente.

La nobiltà abita, non so se sia abilitata o disabitata, eh eh, nella mia anima e sono disposto a perdonare i villain, pure i villani e gli screanzati che ardirono ad ardermi vivo, desiderando cattivamente che subissi devastanti umiliazioni al fine di dimostrare, assurdamente, da fascisti menomati, non so se meno amati (usando una loro espressione che dovrebbe indurre a un’amara, tristissima risata allineata alle loro battutine coi soliti doppi sensi ambiguamente impliciti e oramai intollerabili), di distruggermi la vita.

Ridendo, beati e contenti, di avermi invalidato. Sai che divertimento da beoti e poveretti.

Mi spiace deluderli. Persero la loro stessa idiozia.

I vecchi rimbambiti mi diedero infatti del vagabondo, le persone superficiali mi stigmatizzarono e inquadrarono entro la definizione di persona cupa e solitaria, pedante, pesantissima e dunque insopportabilmente cogitabonda.

No, non fui certamente James Bond e nessun mistero è chiuso in me alla Turandot.

Insomma, mi diedero del tonto e del poco di buono.  Sì, additato che fui da persone cieche nell’anima di essere lento e addirittura paranoico, fui persino accusato di andare con delle prostitute ceche, ovvero provenienti dalla Cecoslovacchia.

Ditemi voi se dovetti, per l’amor di dio, prendermi del puttaniere, gratis e poco amore, dalle madri racchie di questi ragazzi schiappe.

Poiché la gente sospettosa è avvezza a sparlare dietro le (s)palle, come dico io, inventandone tante.

Di mio, posso dichiarare in tutta onestà di essere sempre stato sveglio e mai un vigliacco.

Cacasotto è un appellativo che a me, una sorta di Michael J. Fox di Ritorno al futuro, non si dovrebbe mai dare. Come cazzo si permisero tali impostori?

Anzi, precocemente vigile e di occhio vispo, vegliai già nottetempo sulla scemenza generale anche degli uomini capoccioni e stupidamente caporali. Cosicché, m’assopii (in)volontariamente, pure da obiettore di coscienza di giudizioso servizio civile assai diligente, malgrado abbia sempre odiato i dirigenti, planando in lande più meste e contemplativamente amabili, remote dalle solite adolescenze che constano di ragazzini presuntuosi, oserei dire untori, cafoni e deficienti. Ché danno subito in escandescenza se si sbatte in faccia loro la verità più atterrente.

Minchia, signor Tenente!

Eh già, come i bambini che perdono a carte coi nonni, da loro squallidamente definiti boomer, essi ricusano la sconfitta e rigirano la frittata da totali sprovveduti oltremodo incoscienti.

Paradossalmente, sì, la mia esagerata, prematura e dunque troppo matura sveltezza nel pensiero, stando a contatto con coetanei rimasti parecchio indietro, seppur coprendosi dietro requisiti formali atti a certificare la loro mentale sanità dietro un ipocrita paravento, m’indusse a far sì che gli altri pensassero, per l’appunto frettolosamente, quindi da persone tardive e poco sensibili, che mi fossi addormentato e fossi precipitato in uno stato preoccupante di demenza, adombrandomi nella notte melanconica dei più tediosi lamenti, oscurandomi irreversibilmente nello spettro mio fantasmatico e nel diagnostico, psichiatrico specchio d’ipocondriaci tormenti, rosicando nel vedere le loro vite falsamente, ripeto, contente.

Sì, fui etichettato come persona invidiosa e gelosa, poco sessualmente golosa, diciamocela, malata di mente perfino pericolosa. Che figli di troia. Che facinorosi! Soprattutto faciloni! Dio mio, che farfalloni!

Poiché, già nauseato dalle fandonie di quell’età acerba ch’è l’adolescenza che fa rima con deficienza, ove si misura il prossimo in base a stereotipie peggiori di un’esegesi da italiano medio riguardo la poetica di Fantozzi, con estremo (dis)piacere, lasciai che tali villani assai vili inveissero su di me in modo atroce, sbattendomene altamente.

Sì, bisogna fottersene… bellamente.

Ah, allestirono assurdi deliri sul mio conto. Arrivarono perfino a credere che mi credessi Robert De Niro, il mio attore preferito di tutti i tempi.

Riuscirono addirittura a persuadere uno psichiatra forense che io fossi sofferente di disturbo delirante paranoide.

Al che, servii loro e all’handicappato che mi rifilò una diagnosi falsissima più del suo conto in banca senz’attestati… versamenti fiscali, il mio racconto Disturbo denirante.

Ci sta, secondo voi, come enorme presa pel culo sfacciata e terribilmente irriverente?

Abbastanza, nevvero?

Lottai per anni in tribunale affinché tale equivoco giudiziario nei miei riguardi, eh sì, venisse giustificato di risarcimento sacrosanto.

Nel frattempo, puntualmente, ricevetti altre missive bombardanti la mia dignità. Avendo pochissime prove in mano, reagii di nuovo scriteriatamente. Cosicché, dopo immani strazi, privazioni, osceni sacrifici e un inutile, agghiacciante calvario disumano dei più tremendi, per l’ennesima volta vinsi ogni balordaggine dettami e “attestatami”, essendo io l’unica persona al mondo dimessa, consecutivamente per ben due volte di fila, da un centro di salute mentale.

Ma io sono io. Mica una testa di cazzo qualsiasi. Insomma, questi qua furono proprio dei pazzi da manicomio. Diciamocela!

E ancora, assai presto, battaglierò in aula contro il solito criminale se non la finirà di scherzare in modo decisamente irriguardoso nei miei riguardi. Uno schifoso che mi suscita compassionevole benevolenza.

Sì, come detto, sono magnanimo e perdono questi magnaccia. Sì, questo qui, ancora infamandomi e descrivendomi come persona affetta da fobia sociale, finanche di schizofrenia ebefrenica, andando in giro, calunniandomi a iosa, dicendo a tutti, tutto ridendosela da irredento, che io sia un eunuco con un cervello piccolo quando vuole, con falsa cortesia, usare a mio danno un eufemismo tanto tenero e simpatico, invece malvagiamente offendendomi nel darmi la patente di disturbato, squilibrato e decerebrato necessitante, quanto prima, di psicofarmaci pesanti, quando gli piace e va a genio, non mio, la strafottenza più mendace, ecco… persevera a insultarmi con pusillanimità disarmante, con ingratitudine da burino lestofante.

Costui, dopo il mio volontario ibernamento esistenziale, emozionale ed anestetizzante, come poc’anzi dettovi, le mielose scemenze dei miei coetanei adolescenti, più che altro scemi, pressoché uniformemente uniformati a medietà conformiste imposte dai loro genitori all’apparenza grandi, invece castranti, quindi terribilmente arroganti, assieme a quella frigida repressa di su’ mamma, eh già, ancora insiste nel definirmi un bugiardo. Dietro una tastiera, naturalmente. Ove ogni porcata, se non opportunamente denunciata, segnalata e prestamente punita, passa gravissimamente inosservata.

Al che, liberatomi dal gravame delle infondate accuse che dal cielo mi piovvero, non ci piove che, finché tale stronzo non avrà sputato tutto il rospo, smerdandosi tutto nel vasetto, eh sì, tale bimbetto da me non sarà, per nessuna ragione al mondo, minimamente scagionato né perdonato.

Gli piace perseguitarmi, dandomi del maniaco e dell’invertito.

Vediamo invece se, unendo le forze congiuntamente coi miei attuali amici, i giochetti suoi invertiremo.

Se la sta già facendo nelle mutande?

Ah, ebbe il coraggio di dire che fui io uno che mentì a sé stesso per rifuggire una realtà che, a suo avviso, a tutt’oggi per me sarebbe inaffrontabile.

Ma per piacere, poveri pazzi e tapini rivoltanti. Sì, includo, in tale j’accuse, non solo il mentecatto, bensì tutta la sua razza di storpi e malati…

Atto accusatorio senza fronzoli!

Su’ mamma…

Oh, figliuoli, parliamo di una donna fintamente cattolica, giudaica e apostolica che sognò di essere una diva di Hollywood e si ridusse a recitare in parrocchia le sue versioni, non di latino e greco, bensì delle più leziose, francesi commediole.

Ecco come si spurga la donna bebè…

Ah, diciamo che col tempo m’indurii. Sì, fui un duro sin dapprincipio. Poi, a contatto con gente senza coglioni che mi diede del coglione, m’ammosciai in modo rude.

Ma forse sono Bruce Willis di Die Hard?

Ah, bolognesi che mi considerarono alla stregua di una negrona… ah ah, il cui unico, vero interesse culturale fu stressarmi, spacciandosi per intellettuali del cazzo.

Sì, che due marroni… gente che non conoscerà mai Gli amanti del Pont-Neuf e, soprattutto, Juliette Binoche di Cosmopolis. Ah, Juliette fu sempre donna di bellissime cosc’ da infarcire di crema dolce fuoriuscente da tali cornuti, no, da questi cornetti salati, detti mondialmente brioche.

Si sfaldano presto in bocca appena li addenti. Si sciolgono come un caldo soufflé.

Di mio, mi presero per bimbo poiché adorai i Sofficini e i Bastoncini della Findus.

Comunque, mi chiedo sempre come riuscì Ralph Fiennes, in The English Patient, a esserle così paziente.

Sì, dinanzi a un’infermiera come la Binoche, parafrasando Totò di Totò Diabolicus, siamo tutti dei pazienti che non hanno pazienza. E basta con Andrea Pazienza!

Per colpa di tali impostori, divenni Paz! Invece conoscono benissimo Apocalypse Now…

Ah ah!

Credettero che soffrissi di solitudini spaventose da Hotel paura!

Comunque, sì, lo ammetto spudoratamente, senza vergogna alcuna, divenni bergmaniano, amante perfino di Un’altra donna di Woody Allen e patii parecchio L’insostenibile leggerezza dell’essere.

Recitai, a tarda notte, pure il rosario in maniera ossessivo-compulsiva da Giovanna d’Arco della minchia.

Di mio comunque, eh sì, al Cinema di Bresson, a prescindere da Il diavolo probabilmente e dal mio essere inevitabilmente caduto in un’apatia all’epoca indubbiamente deprimente, preferii e tutt’ora prediligo Luc Besson. Anche se rimasi Milla Jovovich de Il quinto elemento.

Questa è bella, è bellissima, ah ah!

Sì, va detto. Milla è una gran figa.

E, a proposito di Bob De Niro, in Stone tradì tutti gli accordi con Edward Norton. Il quale, pur di scontare la sua pena, consegnò la patata di sua moglie, incarnata da Milla, al Bob volpone e assai porcellone.

Il quale, a sua volta, non tanto scontò il suo pene. Eppure lo scottò con lei… mica tanto da uomo perbene…

Ah, vite bruciate come la villa di Bob nel film. Povera Frances Conroy. In Stone, suo marito è un porco, in Joker, cazzo, suo figlio ce l’ha con un porcellino poiché, per colpa della politica di suo padre, Thomas Wayne, un capitalista più bastardo di Mel Brooks di Che vita da cani!, Arthur Fleck divenne un lupo mannaro americano a Gotham City…

Cazzo, roba più demenziale dell’appena succitato Brooks. Roba da John Landis!

In The Score, invece, Ed Norton pensò di essere più bravo, con metodo Actor’s Studio, di Marlon Brando e di De Niro stesso.

Sì, che bella figura… che bella fighettina…

Andiamo avanti. Al Jean Reno di La ragazza nella nebbia, preferisco mia madre. Anche se, in passato, divenne troppo religiosa. A Cose Nostre – Malavita, preferisco invece Léon.

A Natalie Porman di Heat, preferisco quella di Closer. Ragazza di ottimo culo, mica una matta sfigata poi ritrovata come ne Il cigno nero.

Ce la vogliamo dire? Il film di Aronofsky è una mezza puttanata e forse il caro Oscar dato a Natalie, eh sì, col senno di poi possiamo considerarlo davvero regalato.

Una sorta di premio simpatia nei confronti del suo personaggio di ragazza sessualmente frust(r)ata.

A quella di Thor, invece, preferisco Naomi Watts di Birdman. Ah ah.

Al Cinema di Renato De Maria e al Padre Nostro di tua sorella, sì, preferisco Gli spietati di Eastwood.

E quell’altro? Ne vogliamo parlare di Scamarcio ne Lo spietato?

Ancora rompe il cazzo a fare il malavitoso dei nostri stivali? Ma non fu da Keanu Reeves, in John Wick 2, inculato più di come la sua ex, Valeria Golino, si lasciò da lui stesso, cioè Riccardo (non tanto Cuor di Leone), tranquillamente sodomizzare?

Che poi… anche Valeria. Dovrebbe chiedere la cancellazione, dalla sua filmografia, de La puttana del re.

Tanto, basterebbero già Hot Spots! e Respiro per capire che non fu attendibile ne La guerra di Mario.

Di mio, posso dire che me ne tirai parecchie sull’ex ballerina Lorenza Mario, da anni non torno al mare e, a La Mer, celeberrima canzone melanconica per depressi oramai affogati irrecuperabilmente nell’oceano delle loro tristezze melmose da merdosi, preferisco fare un po’ la merda stupendamente odiosa.

Sì, stronzeggio quando gli altri troppo sulla mia vita cazzeggiano.

Qualche mese fa, chiesi un parere a una tizia:

– Sono di Bologna come Stefano Accorsi. Secondo te, gli assomiglio?

– Sì, sei simile a lui in Radiofreccia e in Un viaggio chiamato amore.

– Cioè, in modo cortese, mi hai appena detto che morirò suicida poiché pazzo come Dino Campana.

– In effetti, qualcosa del genere.

 

Ah, non dovete mai dare retta a Le fate ignoranti. Poi, uno crede davvero di avere Saturno contro. E si lascia travolgere dalle paranoie e dalle delusioni, tipici elementi che scatenano la schizofrenia apatica.

Accorsi è comunque un falso. Siamo tutti bravi a celebrare l’amore quando stiamo con Laetitia Casta.

Ma se lei ti lascia, ecco, non hai molte vie di figa, no, di fuga. Puoi mangiare le fave di Fuca, puoi diventare casto oppure leccare il culo ancora a Gabriele Muccino per rimanere tanto “Maxibon” e carino.

Infine, puoi venire, no, divenire il paziente, ricollegandoci al discorso sopra fattovi, de La stanza del figlio.

Baciami ancora? Ma che cazzo stai a di’!?

Se perderete un figlio, comunque, lasciate perdere Nanni Moretti. Non basta un barattolo gigantesco di Nutella per tappare il lutto. So io cos’è Bianca…

Lasciate anche stare film come Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Ah ah, di Enza Negroni. Una che mai si spostò da Bologna e, anziché girare vero Cinema, girò film pseudo-educativi come Rotta per il Pilastro. Meglio il Cremlino a queste donne da Cremino.

Di mio, da piccolo m’iscrissi a Nuoto alla piscina Record del quartiere, per l’appunto, Pilastro. Imparai a nuotare da solo durante giornate piene di Sole e, piuttosto che fare la rana, preferii essere un principe del giuoco della palle come Lionel Messi. Sì, giocai a Calcio sino a diciott’anni, arrivando fino alla categoria Juniores.

Poi, mi fu chiesto di andare in prima squadra. Ancora una volta, mi buttai viai. Dovrei prendermi a calci nei testicoli? Sì, sono un testone! Alla Negroni, al Negroni, alle negrone, a Nerone, al Martini e al mojito, preferirò sempre Dolls di Takeshi Kitano e Le iene di Quentin Tarantino.

In passato, non ebbi Paura d’amare. Bensì, paura di soffrire. Allora, soffrii del tutto come il protagonista de Le onde del destino. Ecco, dopo questo scritto, ora capite bene che il Kobra non è un serpente…

Ci siete arrivati, finalmente? Di mio, non sono pazzo come il cattivo di Cobra ma non sono neppure figo come Sylvester Stallone. Infatti, sono più intelligente di entrambi. Finisco così…

Su Facebook, un tizio scrisse: Joker è una cagata pazzesca. È molto sopravvalutato.

Al che, gli risposi con questa freddura:

– Perché? Tu non lo sei?

 

Quindi, lui gridò, inferocito!

– Che vorresti dire? Che sono una merda d’uomo?

– No, hai frainteso.

– Ah, menomale. Perdonami se ho equivocato.

– Sì, scusami. Volevo solo dire che, per quanto mi riguarda, puoi avere anche tre lauree e due donne di nome Laura.

Ma, lasciatemelo dire, secondo me di Cinema non capisci un cazzo.

– Capisco almeno di figa? – mi chiese lui, spaesato.

– Non lo so. La tua ragazza mi disse di no.

– Che cosa? Conosci la mia ragazza?

– No, non la conosco.

– Ah, perfetto.

– La conobbi ieri sera – risposi io con sesquipedale nonchalance.

 

Costui rimarrà sconvolto a vita. La sua ragazza di più. Ah ah.

Per quanto mi riguarda, comunque, non sono cazzi vostri.
Intanto, sono diventato il re dei fan di Anna Falchi. Ma sì, ne andai matto.
Mi sa che abbisogno di tornare alle belle donne come la mia donna attualmente amata.
Basta coi moralismi delle bruttone e delle fallite.
E, dopo la giacca incazzosa di Drive, presto a casa arriverà a casa mia una di queste due giacchette da vero maschilista amante del piacere più verace.
Ah ah.
Se non vi sta bene, mi sa che farete la fine di Leo DiCaprio di Shutter Island. Eh già, non gliela potete fare neanche se vi reggesse il gioco un amico buono come Mark Ruffalo. A voi non basterebbe nessuna cura da Ben Kingsley.

Vi credeste grandi, puttaneggiando con Gandhi ma, onestamente, siete soltanto degli ipocriti.

Ricordate Ove the Top, miei topi.

Falco sono io. Volete affrontarmi? Ok, Poi però non piangete.

 

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di Stefano Falotico

Nella mia vita, ho recitato anche con Marlon Brando e De Niro in The Score, vedere per credere


26 Nov

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Sì, racconto spesso stronzate inaudite che danno un tocco di vivacità a questo mondo spento e anchilosatosi in pregiudizi cattivelli.

E questa che vi racconto è indubbiamente una stronzata.

Quando invece vi parlo di come sozzamente mi sverginai, di come m’infilai in selve oscure, assaporandone ogni olezzo piccante, non mento. Ancor patisco gli strazi di quella notte a lei ingorda che, di mia deflorazione sconcia, mi rese di sperma lordo.

Quando vi dico che andrò a ritirare un attestato perché ho vinto un concorso letterario, non dico panzane. Vedrete la mia cornice poiché son scrittore modernista che ama l’antiquariato e i sapori antichi del mio letterario sperimentalismo già molto avanti. Tanto avanti che, alla fine di ogni libro, devo regredire di cinquemila anni, altrimenti m’internerebbero per avervi rivelato troppe verità che, io so, vivrete di malavoglia. Sì, dietro un cambiamento vi è sempre sofferenza.

Quando vi racconto delle mie disavventure, delle cimici che ronzano nella mia stanza e delle sette camicie che mi fan sudare per schiacciarle, narro il vero.

Ma passiamo invece a una geniale falsità che rende l’esistenza più sognante.

Sì, nel 2000 recitai con Marlon Brando e De Niro in The Score. Quello che pensate sia Edward Norton, invece, sono io.

Come attestato dalla locandina del nuovo Blu-ray, dal 17 Gennaio 2019 in vendita su Amazon.

Imperdibile.

Il finale del film è però quello alternativo. Norton non si fa inculare da Bob ma, bevendosi un bourbon, glielo piazza dritto con tanto di deriderlo come un mentecatto barbon’! Ah ah.

Eh sì, sono veramente un Genius-Pop.

 

di Stefano Falotico

Attori rinati: Edward Norton?


23 Oct

Un perenne enigma?

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Eh sì, cataloghiamo pure Edward Norton in questa categoria da noi ribattezzata Attori Rinati. Ma nel titolo abbiamo usato il punto interrogativo, a mo’ d’incognita.

Perché costui, considerato fin da subito una delle più promesse più rigogliose del Cinema, uno dei talenti più bravi messisi in luce a metà anni novanta, con una serpentina d’interpretazioni fenomenali da lasciarci incantati e di stucco, inspiegabilmente, si è parecchio perso per strada e incomprensibilmente, al momento, gira pochissimi film.

Edward Norton, nome completo all’anagrafe Edward Harrison Norton, nato a Boston il 18 Agosto 1969.

Il maggiore di tre figli nati da Edward Mower Norton Jr., avvocato ambientalista, e da Lydia Rouse, insegnante d’inglese.

Laureatosi a Yale in Storie e Cultura Orientale.

Poliglotta, Edward espatria a Osaka in Giappone, ove per tre anni svolge con forte dedizione attività di volontariato.

Edward però abbandona questo lavoro e torna a New York per inseguire il suo grande sogno dell’infanzia. Diventare un rinomato attore di Cinema.

E ciò, grazie alla sua bravura e alla sua forza espressiva, avviene e si concretizza magicamente.

Esordisce, pensate, a fianco di Richard Gere in Schegge di paura di Gregory Hoblit, nel 1996. E, nei panni del chierichetto dalla dubbia personalità, non solo dimostra di poter competere col navigato Gere, ma sfodera una performance magnetica, da tramortirci in segno di nostra allibita, estrema ammirazione, tanto che si aggiudica il Golden Globe e una meritatissima candidatura agli Oscar come Migliore Attore non Protagonista.

Affianca quindi Woody Harrelson in Larry Flynt – Oltre lo scandalo di Miloš Forman e Matt Damon in Rounders di John Dahl, nel ruolo dell’irresistibile pokerista gaglioffo Worm.

Dunque, trova un altro ruolo straordinario che lo consacra del tutto fra i talenti più eccezionali della sua generazioni. Quello di Derek Vinyard in American History X. Una prova attoriale da mettere i brividi. I paragoni si sprecano e Edward Norton viene paragonato al De Niro dei tempi d’oro.

Riceve la nomination come Miglior Attore, stavolta, ma viene sconfitto un po’ scandalosamente dal nostro Roberto Benigni de La vita è bella. In una cinquina di prodigiosi candidati, a mio avviso, tutti meritevoli quell’anno della massima statuetta, ovvero Nick Nolte di Affliction, Tom Hanks di Salvate il soldato Ryan e Ian McKellen di Demoni e dei, oltre naturalmente al nostro già citato e trionfatore “piccolo diavolo”.

Poi è la volta del controverso Fight Club di David Fincher con Brad Pitt. Un film a suo modo epocale che spacca la Critica, ove Edward ancora una volta interpreta la parte di un uomo sull’orlo della crisi di nervi, afflitto da forte, insanabile schizofrenia.

Esordisce alla regia, dirigendosi in Tentazioni d’amore con Ben Stiller ma il film si rivela un mezzo fiasco.

Nel 2001, invece, incontra Marlon Brando e Robert De Niro per The Score di Frank Oz. Una bella sfida da Actor’s Studio. E nuovamente Edward incarna una sorta di doppio ruolo.

Seguono Frida con la sua ex compagna nella vita reale, Salma Hayek, e il super flop Eliminate Smoochy di Danny DeVito con Robin Williams.

Per Brett Ratner è Will Graham in Red Dragon. Una delle ultime pellicole prodotte da Dino De Laurentiis, che deteneva i diritti dei romanzi su Hannibal Lecter di Thomas Harris e infatti aveva già prodotto il ben superiore Manhunter di Michael Mann con William Petersen, sempre tratto, come Red Dragon, dal romanzo Il delitto della terza luna. Il film non convince appieno, nonostante il cast altisonante. Ove, oltre ovviamente ad Anthony Hopkins, compaiono la bella Julianne Moore, Ralph Fiennes, Harvey Keitel e Philip Seymour Hoffman. Eppure l’interpretazione di Norton, con tanto di look da biondino scipito, risulta fiacca e monocorde.

Dopo questo parziale passo falso, Norton azzecca però a sorpresa un altro film portentoso, La 25ª ora del mitico Spike Lee.

E da allora, paradossalmente, la carriera di Norton, proprio all’apice dell’assoluta maturità, subisce un’improvvisa caduta.

Tanti film ma nessuno di rilievo. L’incredibile Hulk di Louis Leterrier viene assai snobbato.

Ritrova De Niro per il sottovalutato Stone di John Curran, regista col quale aveva girato anche Il velo dipinto, e diviene amico di Wes Anderson… Moonrise KingdomGrand Budapest HotelL’isola dei cani.

Nel 2014 si cucca un’altra candidatura all’Oscar per il capolavoro Birdman di Alejandro González Iñárritu.

Ma due anni dopo è nel pasticcio Collateral Beauty.

Noi comunque crediamo che Norton, nonostante centellini sempre più le sue apparizioni sul grande schermo, abbia molte frecce al suo arco.

E senza dubbio ne avremo la dimostrazione con Motherless Brooklyn, da lui diretto e interpretato assieme a Bruce Willis, Leslie Mann, Willem Dafoe e Alec Baldwin.

Un film attesissimo quanto la sua rinascita.attori-rinati-edward-norton-02 attori-rinati-edward-norton-01

 

di Stefano Falotico

Fatti guardare bene, hai un aspetto di merda! Qual è il tuo segreto?  


09 Jun

Brando The Score

Frase pronunciata da Marlon Brando a De Niro in The Score.

E Brando, alla fine, sogghigna, perché sa che Nick un’altra volta l’ha piazzato, senza fare troppo rumore, in culo a tutti.

Sì, devo confessarvi un’atroce verità. Molti uomini si dannano come degli ossessi per avere una donna, semmai riescono ad averla ma è alquanto racchia. Per averla, comunque, hanno studiato trigonometria, fisica quantistica e son stati due anni in Bangladesh.

La mia tecnica, invece, è molto diretta.

L’altro pomeriggio ero a un bar, noto una di buone gambe che beveva un caffè, mi son avvicinato senza dare nell’occhio.

– Ciao, hai finito il caffè?

– Come, scusi?

– Avrei una certa fretta. Paga il barista, poi andiamo.

– Andiamo dove?

– Ci aspetta una serata rovente. E allora, sì, che ti bagnerai le labbra.

– Ma che modi. Comunque dove andiamo?

– Ove andremo non posso dirtelo, voglio che tu rimanga con l’acquolina in bocca.

 

Sì, la mia faccia non ha bisogno di lauree con lode, è una faccia di cazzo.

– Guarda che se continui così ti metteranno dentro.

– Appunto. Dentro, completamente.- Guarda che se continui così ti metteranno dentro.

di Stefano Falotico

Il mitomane, insomma, il contrario di me


14 Mar

KSM Film Time out of Mind

You’re smart, talented and you know a few things but talent means nothing in this game if you don’t make the right choices, there’s plenty of talented people that never see the light of day anymore, this whole thing takes discipline because it’s one big long shot and if you don’t have the discipline to stay away from the “flyers”, the “gambles”, or whatever else you want to call a stupid move, then one day you will go down it’s inevitable.

Robert De Niro nei panni di Wells, The Score

 

Sì, è così. Puoi avere tutto il talento del mondo ma se non lo canalizzi ti si ritorce contro. Molta gente ha sempre preferito avere una vita serena, e non ha mai pensato molto. Insomma, ha agito d’istinto senza tentennamenti o ripensamenti. Non calcolando mai le conseguenze delle loro scelleratezze e delle loro vili e spregevoli azioni. Probabilmente, son stati più calcolatori, non avevano grosse pretese e si sono adattati a una vita abbastanza normale, anche abbastanza piatta. Priva di sorprese, d’imprevisti, ma tutto sommato serena. Molti fanno così, la maggioranza. Accettano fin da subito le regole del gioco della vita che sono competitive solo all’apparenza, invero acquietano i dubbi, li seppelliscono sotto un mare di bugie e spesso se la raccontano perché, se non se la raccontassero, dovrebbero guardarsi allo specchio e indietro non tornerebbe loro un’immagine gradevole o accettabile.

E così si affonda nel porcile di massa, si viene a scoprire che tutto quello che avevi imparato serve davvero a poco nelle logiche affaristiche del mondo, dove bisogna sempre vendersi, presentare una maschera piacente, compiacente, ruffiana e diplomatica. Tacendo il vero o mentendolo per comodità, per avere maggiori comfort.

Ci sono poi gli illusi. Quelli ignoranti che pensano di conoscere la verità perché fino a quel momento se la sono sempre cavata e grossi guai non li hanno mai passati. Anzi, tutt’altro, più son stati stronzi e più hanno avuto sfacciata fortuna, questione di culo. Al che si son dati ai culi femminili dalla mattina alla sera e se la son goduta da matti, trattando gli altri come fuori di testa. D’altra parte, a che serve guardarsi un film di Paul Schrader se concepisci la vita come un divertimento di balli, bevute e puttan(at)e?

E poi ci sono i mitomani, i contafrottole, quelli che affabulano in continuazione, ingigantiscono gli accaduti più banali, li romanzano, li riempiono di meraviglia, tanto per prendere sempre per fessi il prossimo.

Ci sono quelli che prendono per i fondelli gli impiegatini, perché secondo loro sono metodici, noiosi, privi di creatività, modestamente anonimi. E ci sono quelli che si dichiarano comunisti solo a parole e nel concreto mandano a cagare chiunque appena non la pensa come loro. E rifiutano il confronto.

Poi c’è la pazzia “divertente” di massa. Al che i pornoattori sono i nuovi idoli, gli attori più bravi, non si sa perché, sono anche i più boni, e tutto scorre, fra un’altra partita di calcio e prenderla con filosofia.

Io sono un tipo noioso, credo sia giusto che lo sia.

 

– Ah sa, ho letto alcuni suoi scritti. Non si rammarichi, un giorno potrebbe perfino vincere il Nobel.

– Sì, e me lo metterò a brodo.

– Ma come… stamattina ha detto che è sexy.

– Sì, ma non ho l’indole del puttanazzone.

– E quindi?

– Quindi, vaffanculo.

– Guardi, secondo me il problema è che lei vede la vita in maniera distorta.

– No, no, la vedo sin troppo bene. Se lei abbisogna di un nuovo paio di occhiali, vada da Avanzi, i miei vanno benissimo.

 

 

 

 

di Stefano Falotico

Il fascino dei ladri alla Diabolik? Forse no


02 May

Ieri notte, un mio amico è stato derubato. Ciò è accaduto, qualche settimana fa, anche allo zio di mio padre. Ed è molto strano che tali “invisibili”, spesso impuniti crimini succedano in un periodo “affollato” come l’inoltrata primavera. Di solito, i furti si concentrano, per la maggior parte, durante l’estate quando la gente, appunto, lascia disabitate le proprie residenze ed è facilmente colpibile, nonostante gli installati impianti di sicurezza, i cancelletti o le porte blindate.

I ladri non chiedono permesso, non bussano, se sono bravi ed esperti non lasciano alcun traccia del loro svelto, “furbo” passaggio. Ma svaligiano gli appartamenti mentre, forse, stavi perfino dentro…, protetto dalla “cassaforte” di sogni “tranquilli”. Il tuo cane abbaia troppo tardi, qualcuno scappa nel buio e, quando accendi, spaventato, in preda allo sconcerto e alla paura sbigottente più raccapricciante, la luce, quando stai per rinvenire, semmai ancora in incerto dormiveglia, spalanchi gli occhi e c’è solo da piangere. Atterrito, oramai sono fuggiti col malloppo. E nessuno li ha visti, ben che vada intravisti di sfumati contorni nerissimi, non individuabili a nessuno se non all’innocua innocenza della tua cara bestiolina che ti ha dato l’allarme a furto già avvenuto.

Il Cinema ha sempre nutrito grande simpatia per questi immondi, delittuosi “uomini”.

Nobilitandoli perché li fa spesso passare per gente disperata per cui “tifare”. Persone che, costrette da esigenze economiche “impagabili” a rubare, appunto, vengono quasi eletti a eroi.

Vi racconto questa. Circa un anno fa, il mio condominio fu intimorito da uno strano uomo nero che, “con le scarpe tutte rotte”, veniva di notte a stazionare sulle scalinate. Si mostrava pienamente in volto ma la sua identità non è mai stata proprio identificata. Capitò anche a me di rabbrividire, roba appunto da film… l’orrore di come la realtà può superare, in peggio e in tremolio agghiacciante, i tuoi peggiori fantasmi da Twin Peaks…

Una notte, rincasai a tarda ora. Salii, come al solito in ascensore. Aspettai, come sempre, che pazientemente l’ascensore mi portasse al quarto piano in cui alloggio, quindi aprii un po’ assonnato. E le mie gambe ressero a stento, trattenni un urlo di terrore. Dinanzi a me, comodamente seduto sulle scale del pianerottolo, questo “folle” signore a puntarmi con aria sospetta. Non minacciosa, molto di più. Impaurente data la circostanza aberrante e imprevista. L’imprevisto scatena i maggiori incubi, è l’evento che non avevi calcolato ma che ha sempre risieduto nel tuo inconscio “pacioso” e quindi presto riscosso.

La mia unica preoccupazione fu procedere con calma, come fareste se vi trovaste nel bel mezzo di un bosco e, da Cappuccetto Rosso, vorreste rifugiarvi al sicuro, lontani dal lupo cattivo.

Infilai, senza dar nell’occhio né poter dar segni di agitazione, la chiave nella serratura, aprii delicatamente, quasi “fischiettando” e quindi, lentamente, richiusi la porta.

Nessuno del mio palazzo ha mai scoperto chi fosse quel signore. Aveva l’aspetto di un barbone. Quindi, nella migliore delle ipotesi, poteva trattarsi semplicemente di un poveretto che s’intrufolava fuori dagli appartamenti, trovando riparo dal freddo (anche se era estate, ripeto, e fra l’altro assai afosa) nell’“asilo” protettivo, sotto il “tetto”, dei pianerottoli. O forse invece proprio un ladro che ci stava spiando. S’appostava per studiare i nostri movimenti…

 

Poi, ci sono i grandi furti, le “grandi” rapine.

Ecco qualche esempio.

The Score, Point Break, Caccia la ladro, etc.

De Niro


01 Mar

Il grande Cinema sportivo d’un terzetto vincente: quando i nervi son saldi all’energia del Cuore e alle sue dinamiche esistenziali

Come Al Pacino di Ogni maledetta domenica…, be’, non sono così “vecchio”, anche se ambirei davvero a esser un decano di cotanto come Lui quando fu Tony D’Amato e anche Montana, un po’ grintoso, con qualche ruga “pensierosa”, scarface per chi non ama la mia faccia da schiaffi (si beccherà un ceffone, e i ceffi saran “affare mio”…) e qualche “strappo alle mie palle” tirate per le lunghe, fra cantilene ipocondriache, pose da ippopotamo, un’ipofisi talora “moscia” di ormoni quando il testosterone s’intestardì a non “darlo”, con dei danari che sperperai e poi spero in una scommessa vincente del mio stesso cavallo “matto”, uno che ammirerà sempre Diaz Cameron quando era “cubana” di mia “libbra” in liriche autoerotiche mentr’oggi è “signora” di “b(r)ava” attorialità scosciata solo da “elegantona” su(ina) “brillanti” battutine frignanti alla frivola gran figa che fu nella suora che “fa” o “c’è” (?), sebbene lo sia anche adesso e di Sesso mi (so)spinge se i tacchi suoi alti attecchiscono quando la mia tachicardia è in zona “infarto”, come Al gigioneggio, appunto, altisonante ed elevo la voce di “sparata”, proprio quando dovrei spararmi.

Un mio amico, consapevole delle mie sofferenze passate (anche di verdura… e ortaggi… con tanto di oltraggio, previo “strozza-preti” ), mi consiglia di spaparanzarmi e non perseverare nella “figuraccia” da papero.
Ma i papaveri son girasoli in Olanda, e Jolanda ama le gastriche lavande, in quanto “beve” il suo fegato amaro perché non metabolizzò mai la separazione dal marito stupratore. Sì, la “sudava” e poi or evita la saturazione delle lotte coniugali con l’avvocato penalista di carta, penna, notaio e pene da “Appello” quando alla sua ex moglie, evirante il consorte di malesorti(legi), dietro “rimborso” e “rimpinguarsela”, si toglie il pigiama e la “in-tona(ca)” con “lei” serva che si “scappella” al fine che giustifica il “mezzo”. “Nero” su bianco, cioè cornuti e “mazziati” nel divorzio da “moto mazziniano” per un’Italietta pacifista con Garibaldi convertito al secessionismo di Bossi “ce l’abbiamo duro”. A cui io lo sederò nel sedere, se non la smette con queste divisioni di classi, son uno che ha la classe, e non è “acqua” della sua sicula compagn(on)a. Ho detto tutto…, povero Umbero, anche lui è la versione sparata “a freddo” del Lee Ermey di Full Metal Jacket.
Topolina, viva la topina, eh?

Sì, un popolo d’ignoranti. Analfabeti che studiano gamma e beta ai licei “classici” di greco, e poi s’aggregan, una volta ottenuta la “Laura” alla Totò della malafemmina.

Adbondatis, adbondatum, tutti abbottonati nel perbenismo borghese che mai vuol sputtanarsi ma, invero, io vi dico che va eccome a puttane! Quindi, giù botte! Anche ad Abbondio, din don dan!

Ieri, ad esempio, dopo aver accumulato tensione, provai a smaltirmelo “tutto” con un caffè dall’aroma “cremoso”. Così, entrai in un bar e, oltre a questa miscela, ordinai delle birre, offrendole “in santità” a una “santarellina” che intuii subito quanto voleva saltarmi sopra da lupa nella sbronza da “luppoli”.

– Ciao, posso permettermi di “regalarti” una caraffa? Meglio della Lavazza.
– Certo, sei carino.
– Non me “la dai” a bere.
– Cosa?
– La puttanata, appunto (e virgola…) che hai appena sputato nel piatto mio che vorresti mangiarli dopo averlo “imbevuto”.
– Non giocarci attorno. La vuoi, vero?
– Sì, ordinerò una bistecca al sangue. Dopo l’ubriacatura, meglio la frittura d’una vacca vera “al dente”.
– Come ti permetti? Alludi che son una da “suzioni” e tu il lattaio?
. No, perché pensi questo? Amo il formaggio, però, pecorino sardo. Più “lievita” di stagionatura e più s’allieta con le marmellate di confettura.
– Le mamme(lle?).
– No, hai la fissa. Scusa, per caso sei in affitto? Eh lo so, quando c’è da pagare, la vita si pesante e ci si crogiola nelle afflizioni. Dammi retta, comprati un ottuso, è meglio di un attico. L’attico è per i ricchi, all’ottuso puoi spillare e non “verrà” mai a spiarti dal “buco della serratura” se sarai “effetto serre” con uno da “ozono”.
– Vai a cagare, zotico!
– Come tutti. Siamo o no, noi, ohi, discendenti dei gorilla allo zoo? L’unico frutto dell’amor è la banana, è la banana!
– Cioè?
– Sei un’aliena? Guarda che anche a Marte son stati avvistati degli escrementi.
Sì, prima che s’estinguesse, viveva lì una razza “umanoide”. Utilizzavano i crateri come tazze del cesso. Da cui il vulcano magma nei giorni delle congiunzioni anomale nelle scombussolate notti di “balle” spaziali.
– Sei un idiota?
– No, sono E.T. “Costui” fu il primo amante di Drew Barrymore.
– Ma che dici?
– Eh sì, spuntò da dentro l’armadio, e lei, ancor bambina, evolse nella pubertà “ibrida” a invaghirsi d’una “scimmia” venuta dal “nulla”. Meglio di quelle terrestri.
Sì, gli uomini fan la crosta alle creste, ma poi s’accoppian lo stesso nelle foreste. Si chiamano “imboscate”. Di mio, mangio le tagliatelle alla boscaiola. Sì, io t-aglio la testa al toro. Sono di segno zodiacale “Vergine”, ascendente come Cristo.
– Sei solo che un deficiente.
– Sì, hai ragione. Soffro di molti deficit, ho molte “lacune” da riempire”. Posso “nuotare” nella tua “laguna?”. Mi fa gola. Attenta però a non affogarmi. Preferisco il “dessert affogato”.
– Sì, bagnami.
– No, il “cornetto” mio è partenopeo. Sì, è superstizioso se una come te desidera il “ripieno” di cioccolata. Meglio “dolce e vuoto”.

Tutto vero, quindi datevi allo Sport.
Ti tieni in forma e tira di più.

Vengo attaccato da una zia che tifa Inter e si spaccia per la figlia, “spiaccicando” le foto della disgraziata sua partorita nei siti di “chat” per adescar qualche “guaglione” e poi pigliarlo a pesci in faccia, rivelandogli che s’è trattato sol d’uno scherzo con annesso “incesto”.

Codesta, conscia che son un “topo” che non vuole le sue cosce da zoccola, anzi le “annusai” a un miglio di distanza per staccarle il braccio, mi urla “Ti sculaccio”.

Risposta: – Ehi gattina mentecatta. Ricorda: non far l’accattona per frustrar il tuo “amante” nel sadomaso. Fidati, fai la massaggiatrice altrimenti riceverete entrambi un “assaggio”.

Vuol querelarmi per “invasione” del suo osceno pudore.

Al che, accendo la macchina, metto su Madonna nel mio Sean Penn di quando me la scopavo “strappamutande”, do uno strappo alla frizione, mescolo la quinta marcia e mi dirigo a casa sua.
Accelerando a trecento all’ora di “bolide” a “bollarlo” in viso all’amante del cazzo.

Tutti e due sono ora al traumatologico.

Ecco cosa significa fraintendere chi sono. Come Lincoln Hawk, se mi dai dello sterco, cambio “presa”, sterzo di “bloccasterzi” alle tue palle, e ti “appioppo” la mia mascella su labbra “storte” a torcerti e slogarti più sferrartelo.

Son fatto così. Vuoi bruciarmi la casa?
Prima, attento che non t’abbia fregato l’alcol “incendiario” per colpa del quale tua moglie è “anonima”.
Lo sarà di più. Perché bruciò il suo stomaco, ma non aveva previsto che “appiccar fuoco” alla propria repressa non “paga”.

Ti parlo da amico, stregaccia: “Impiccati, e non fare l’inquisitrice”.

Sì, la vita è una questione di questo: “Essere o non essere. Optiamo per cancellare chi non è se stesso/a”.

Donna, ama il pettorale.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Rocky (1976)
    Monumentale capostipite dell’emozione pura alla Balboa. Un “nano” che, causa (s)fortuna, viene ripescato per la “finalona”. Si fa il film, come si suol dire, ma i suoi sogni s’avverano. Infatti, gireranno altri 5 film ispirati al primo “trip”. Un “gran viaggio”.
  2. Over the Top (1987)
    Non è patetico, non è etico, e non vuole insegnare nulla. I “critici seri” lo stronca(ro)no, Stallone spezzò solo il braccio a uno stronzo. “Tanti punti” e basta.
    Sì, Sly vinse il camion, al nonnetto “bastardo”, suo cognato, un “tir” in culo”.
  3. Warrior (2011)
    Strepitosa pellicola di sfighe, assistenze sociali, professori di fisica con un fisico da lottatori, Nick Nolte che vuole discolparsi d’aver lasciato morire la madre dei suoi due figli in balia delle balie del manicomio-ospizio. Colpi di strategia, tifo “retorico” che (non) è tutta scena.Durante le riprese, Edgerton e Hardy furono ricoverati per essere “entrati troppo nei personaggi”.Si chiama “immedesimazione di sacrificio. Anche d’osso sacro addolorato…”.

La vera storia di Robert De Niro, letta, recensita e video-montata da Stefano Falotico


20 Feb

Uomo vero mai montato ma vero come le luci di Los Angeles, anche quando bazzica Las Vegas

Da qui, fratelli della congrega, noi, ortodossi e spaccaossa, leggeremo nel mio plurale maiestatis a sua Maestà, il Maestro estatico, Robert De Niro, profeta delle innovazioni alla recitazione, allievo e discepolo di Marlon Brando, Monty Clif e James Dean, Greta Garbo del sacro virente all’anima eleganza della sobrietà fascinosa, sì, narreremo di come il mito ebbe origine e da cui, mai ebbri, a differenza degli ebeti con le “erbette”, ce n’abbeveriamo ancora finché (sua) morte, dunque nostra, non ci s-e-pari.

Robert De Niro, nato il 17 Agosto del 1943, data storica, epocale. Questa è epica!

Ecco Monsieur Falotico che scandisce le parole della biografia redatta da Elfreda Powell, secondo traduzione di Vanni De Simone, per la “Gremese Editore”.

Uditene lo scroscio.

Applauso!

Dono denirante premonitore, amatorio e dorato di “caligini” nei cristalli del Tempo(rale) acquatico, bianco come il germoglio d’un sorriso, laconico di palpebre vulcaniche d’amore

Arrendersi dirimpetto a impettiti ordini è la volontà che si nega a se stessa e, “Sol” innevata, non solleva il baluginare intenso del Cuore. Anche a dissacrante denudarlo, prostrarlo e offrirlo in sacrifizio a una Donna, finalmente, liberi da forche caudine, da quei perentori, impertinentissimi “riti sacerdotali” del growing up generato da una generazione che si professa “adulta” e, invero, io la vedo funestata nell’abominevole realtà del suo vivacchiare, di bacini ruffiani corrugarsi e d’amarezze nel consolatorio “pascersi” d’un benessero dai retrogusti, sempre loro ad assediarvi, è il candelabro di cere mascherate e d’una cena orgiastica già stanca, oh, tanto arranca, “cari” arrampicatori, genuflessi a moine che han lo squallore della vostra “visiera” da squali e di quaglie rosolare a non rispettare l’innocenza che arrossisce, a bruciar, già sepolti vivi, se mai lo foste nella foresta all’adulazione ululante dell’animal vostro più veritiero e avventuresco or sol di “pittoresco” aggrottar la fronte e non lustrarla a fonti assetanti, già putrefatte nella fandonia di tutte queste luride vostre noie. Annotate il prossimo e lo squadrate, il goniometro che lo accerchi nel sorvegliarne le mosse e lederle appena intaccheranno le certezze di questo “cenacolo”, appunto, accigliato e di protervia non più cervo dei nervi per cui nasceste. Farneticate di qua e di là, e v’illlanguidite, scevri di verità pura, per tramonti “pasticciati” da colori(ti) grigissime di grinze e pinzimonio ai demoni uccisi, mai vi dico da annerire nella beatitudine minestra e non più desta di mesto ergerla nelle pindariche albe, che han perso lo smalto di quando il Dio, oggi da voi ripudiato dopo averlo ingegnosamente, da “distruttori” edili, inventato, sventolò armonioso e or, “platinati” d’oratoria e orali consumazioni “animose” affastellati nel “corteggio” di mimose e smorfiose, saccheggiaste, rubandone il cremisi rubino della sua Luce.

Tante, tante ragazzine, che ho sempre orripilantemente “depilato” nelle mie scelte già protese a mature donne più esperte di come il mio Uomo necessitò, precoce, di dissetarsene e inoltrarmene mai placato, in queste placche avare anche del tartaro a illustrazione della fame sempre vostra da ludri marci, del loro stuzzicar da pettegole indaffarate a far e disfarseli in letti subito “fa(r)ine” del sacco insaccato. Quanto sono ed erano lamentose, piccole (de)menti a “onorare” l’arbusto del bestione più appetibile, a singhiozzare ubriachelle e pollastrelle nel rastrellare color a cui sghignazzavano da “vigne” di cigni già nelle sopracciglia bu(i)e del cogliere l’acerbo e non il Peccato di cui adesso mi sazio e palpo, tasto e insisto. Queste donne…, io le adoro, questa femmina che, sfilando le calze, prima t’assottiglia fra mari di sbronze bottiglie strabiche d’ottica a centrarla dopo l’abbuffata lucculiana, poi apron le gambe e incalzi “culinario”, pranzando nel planare in mezzo idilliaco, ché il Paradiso tutto non è se non colei che ti mostra il ghiotto suo “lingotto”, golosa me n’è gola, e urliamo negli scandali, in uno scantinato in cui “la” scandaglio, in un attico in cui la “svastico” celtico e barbaro, liberandola dai nazismi del sesso comandato a bacchett(on)a, in un pianerottolo in cui, pian piano, sale il mio ascensore a goderne fra pause dei “piani superiori” con accenti-accensioni d’intermittenze a spingere per accomodarla nell’appartamento e, sul pavimento, esserle pipistrello di schizzi fra le piastrelle, di piastrine sanguigne allo sperma salato esaltante, esultante alla mia sultana, alla sua sottana nelle tane ove, tenace, grida isterica e la mia batteria non è mai scarica.
All’attacco, “al muro”, ovunque, mentre i delinquenti odian la mia “linguaccia”, invece Lei n’è forbita di mio biforcuto lì e nel culo. Che fionda, che figa!
Sincero, volgare, Uomo e bicchiere argentato mentre ancora sonnecchia di trecce, e forse Morfeo l’accarezza docilmente nel dominante mio amianto senza scheletri nell’armadio di voi che adescate per “pesche” loschissime.

Ella m’augura la buonanotte, ed è apprensiva in assenza di me, gelosa che sia occupato dai miei “affari” ignoti. Questa è malia, è goliardia, è malizia, è Lei dai capelli ambra, ad ammirare le mie ombre, io che non lascerò nessun orma ma ci dormimmo sopra.

La perplessità è di colui che fa della vita un pattuirne senza carpirla o rifletter-si. Sì, è così.

Mi spoglio, Lei mi guarda e, speculare, mi lecca anche quando non c’è nessuno nell’immagine che vorrebbe al fantasma mio forse altrove.

E ne soffre, lo so, questo suo desiderio è struggente.

Mi aspetterai e, in quell’attimo, udirai il tuo corpo al risveglio della prima volta che m’incontrasti.

Ed è per questo che amo Neil. Neil in te, Eva, un edera ed Eady.

Che cos’è un genio, cos’è l’immensità, chi sono i miserabili?
La grande coscienza mia in questo Mondo di pregiudizi e di ribaltati valori, ove amici tradiscon la fedeltà delle alleanze, dei segreti, e origlian nel complotto a “rammemorarti” quant’eri innamorato e ora, per loro, per loro, inaridito.

E come io divenni Joyce, perché anticamera della scoperta…, a essere più veloce nell’odiata contemplazione distorta dalle lentezze.
Questione di lenti e di dimensione prospettica, innalzarsi al di là delle regole criminose quando si bardan di leguleia giustezza. Sì, i legumi di fagioli e petomanie manesche.

Di come l’insano dà pazzia al savio e deforma a sua immagine e somiglianza.
E di come insulta con boria da strapazzo e pagliaccio, nella sua prosopopea “altolocata”.

La vita dei geni s’eleva da chi, non nobile, non è umile e umilia, deride e calpesta i diritti e le libertà, con “insindacabile” arbitrio decreta fine e “ricapitolar” del non aver capito e non ottuso voler capire.
E va in giro, ballando e “gioendo” a schernire mentre scherza su preti, barboni, neri, omosessuali, diversi e chi storpia per stropicciarsi di risa. Altrimenti, ti subissa di risse ché isserà sempre la bandiera del metter a bando e credere d’abbindolare per un “Bingo” da bimbo.

Il genio, diabolico e calmo, altamente se ne… fregia.

Ché la sua anima non è mai fredda. Questo si chiama vivere, si chiama sofferenza oggi e domani armistio, ieri combattimento, l’istante venturo una vertigine, un collasso e altro chiasso, altre chiavi e poi abbattersi, lottare e nuotare, affogare e riemergere.

Questa è la vita.

Il resto è la letale tradizione d’un pasto mai nudo che ha paura di guardare oltre le apparenze.
Che, spaparanzato, usa la zanzariera per non essere irritato “a pelle”, ché teme il suo stesso vampiro offuscato per timor che rabbrividisca senza più la viscida maschera.

E andrà nel trallalà da chi non oserà mai nella rosa ma, cinico, è già cieco.

Questa si chiama lezione di vita.

Fa male, è un dolore atroce.

Ciò che i miserabili si meritavano.

Quel che io merito a dispetto dei loro dispetti.

Buon proseguimento di serata e di vostre “serenate”.

Applauso!

Secondo molti, gli ultimi capolavori interpretati da De Niro sono Heat e Casinò.

Questa è una diceria che ha assunto luoghi da Comunioni.

Sotto, elencherò 7 film che dovreste rivalutare, come il sottoscritto.

Mai dire mai, se puoi dire che De Niro è me.

Sì, lo imito alla perfezione. Anche perché siamo la stessa persona.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Cop Land (1997)
  2. Jackie Brown (1997)
  3. Ronin (1998)
  4. The Score (2001)
  5. Colpevole d’omicidio (2002)
  6. Stanno tutti bene (2009)
  7. Limitless (2011)

Decalogo Ronin


27 Jan

Domani, in data Sunday, salirò anch’io sul palco. Vestirò di cravatta arzigogolata nel mio collo “seduta stante” per la platea applaudente. Alcune vecchie “indosseranno” l’apparecchio per i denti, e Jack Nicholson, sguaiato nel doppio mento da porcellone, mi sosterrà nell’attacco “letale”, spronando la mia “giovin” chioma nel richiamo di foresta a gran voce. Quindi, assieme, inciteremo le tribune a scaldarsi per Jennifer Lawrence, tifando di “grosso” per un Silver Linings d’annuvolarla in baci al trofeo “eretto”.

A parte gli scherzi, queste le mie conclusioni in merito alla manifestazione di domani. Non la trasmetteranno in Italia, ma sarò presente eppur giustificato d’assenza su “paraboliche” a raccontarvi questa parabola, intitolata La parola del prodigo che ruppe la diga e ora ficca le fighe, salvo spartiacque d’ingravidarle nel mio Vinavil.

Trama “scarn(it)a” all’osso mascellare del macello a me combinato. Non vi furono combine, molte concubine mi concupirono e non capii un cazzo del loro “svolgimento” nell’avvolgerle di “sviluppato”:
ero affacciato al davanzale del mio “loculo”, quando Edgar Allan Poe scherzò sulle sue “misure” al motto di “Sono mostruose ma non lo mostri”.
Compresi l’antifona, grazie anche all’Amplifon del mio apparato genitale che, dalle orecchiette con cime di rapa, passò lestamente-grufolando alle sventole. Sì, ne colsi una “fragrante” e Lei assaporò l’arnese, oscillando basculantissima nel brodino di saliva e togliendomi il basco per “incappucciarmelo” nella “cappella” del matto più piselleggiante senza più alici acide ma con rosso sanguigno al peperone.
Dopo molte avventure, finii ricoverato per mancanza d’ossigeno, soprattutto svenato di vasi dilatatori non più “comunicanti” dato-non dato reciso pene stanco che abbisognò d’una pennichella.
Mi misero in penitenza, rischiai anche il penitenziario poiché una ragazzotta di nome Ermellina mi denunciò solo per averle rubato la pelliccia. Invero, la salvai dalle sue ferite d’amore, con la Penicillina. Insomma, in fin dei “conti”, da “piccolo” s’ingigantì. Come la favola di Pollicino. La strada mi sfinì, sfidai l’orco porchissimo che m’ingiuriò immemorabilmente, soffrii un momentaneo indementimento “frutto” delle offese, ma m’indurii alla diaccio. Sì, il Diavolo, che adesso fa festa ed educa ogni pargoletto a giocare nei parcheggi. M’apparto e lì pattino, dopo tanto appartarmi di culo poco parato senza carte laureate ma parate stagn(ol)e con appartamenti spartiti con una di cattivo partito. Secondo me, già partita. Si droga, temo che ne voglia. Di dose…
Le spagnole mi piacciono e ho incontrato il mio Wolf. Ha arredato la mia stanza da letto con del rude Rovere. Il mio caffè è ottimo, quando vado a far la spesa, io soppeso il portafogli e, se incontro una che ama le sfogliatelle, la delizio di “Nutella”, infarcendola di fragolina sulla montata.
Dicesi prepuzio dello zietto che accende il “candito-candelotto” e soffia, a lume di candela, sulle belle.

Per la categoria “Best Actor” io appoggio la linea di Bradley Cooper. Cooper sfornò l’interpretazione della carriera e ora non è più corrivo nella trucida Jennifer Esposito. Prima era malato di mente e anche delle sue tette. Ora ha un culo della Madonna!

Per la “Best Actress” tutta la mia stima per Marion Cotillard. Avanti, uomini della ciurma, uscite dalle stive, acciuffate questa qui, è “Rust-ica” e soprattutto “Bone!”.

Per la miglior attrice non protagonista, il mio John Cusack in mutande si scalmana per Nicole Kidman.

Ma il migliore rimane Bob De Niro.

Ieri, vari tizi su Facebook, dopo ch’è comparso il suo nuovo trailer di The Big Wedding, hanno scritto che, se continuerà su questa scia di filmettini, allestiremo presto una lista delle maggiori cazzate della Storia del Cinema, e tutte le pellicole del suo ultimo ventennio entreranno in competizione per i primissimi posti.

Siete degli irrispettosi! Pettinatevi!

Prima di sindacare sul Robert, ne avete da mangiar di pagnotte, voi sempre andate a mignotte!
Prima di raggiungere una Naomi Campbell, dovrete “sudarvelo” ancora di molte seghe, perché siete da campetti e belanti.

Io e Naomi c’incontrammo un decennio or sono.
Mi lasciò perché ero più nero di Lei.

Ora, in giornata credo che qualcuno abbia ricevuto una telefonata di giusti chiarimenti. E, se non è avvenuta oggi, Lunedì mattina la “segreteria” squillerà d’un drin drin “allarmante”.
Ancora ricevo spropositate segnalazioni in merito alla mia emerita persona, e qualcuno si rivolge a estranei psichiatri per accertarsi delle mie condizioni “psicologiche”.
Tutto previsto secondo il pianificato disegno, ancora una volta inascoltato o equivocato per fraintendimenti da spiegare secondo una strategia giudiziaria. Mi par doveroso quindi, di tutto punto, evidenziare bene l’andamento dei fatti, assai clamoroso per una famiglia che dovrà rimborsare al più presto dei quattrini sonanti, più di quelli già emessi in aule di tribunale col loro avvocato affranto e “indifendibile” dopo che prese coscienza d’aver appoggiato un balordo a raggiro di bugie dietro falsarie cauzioni onerose d’un pagamento “saporino” tangente.

Visto che, anzi, sentito che le voci “disturbanti” continuano a esser “richiamate all’ordine”, non si sa ancora per quale scellerata, malsana ragione, “a comando” forse del solito nucleo di borghesacci che dispiega istruzioni “educative” anche ai propri “amici” da manovrare con richieste di “sottolineature”, la persona che si è recata, personalmente, a riferire d’una normalissima, ribadiamolo, telefonata innocua, pacifica e però assetata di pareggiamento legale dei conti, a dimostrazione prossima della “lucina rossa” sventolata a tal proprio, e impropriamente di me appropriatasi, famiglia spurgata assai presto e nuovamente di debiti a seppellirli su spellata pellaccia e lor “carnascialesca vivacità” scoperta da tutte le oscurantiste diffamazioni, è corretto già spiegare ciò che accadrà.

Tale persona verrà, appunto, chiamata per un confronto. A sua scelta d’accettare o rifiutare. Consigliabile la prima opportunità, dato che, se si negherà al colloquio, poi il mio avvocato dovrà obbligarlo a render conto del motivo per il quale continua a “rivolgersi” alla“salute mentale”.

Se accetterà, opzione ripetiamo quasi d’obbligo, prenderà nota di tutte le atrocità che una persona, per “puro” scherzo campato per aria d’una famiglia calunniatrice, s’è dovuta sorbire.

La questione è questa, inequivocabile: è stato chiamato, per fiducia e rispetto ad antichi codici morali della seria professionalità, a confessare quel che successe per filo e per segno e ad ammettere se è vero che una persona era stata presa di mira da un infame orripilante soltanto perché, all’epoca degli eventi, “non lavorava”. E non potrà mentire.

Sul taccuino suo di mio sottoscritto, spunteranno quattro romanzi all’attivo, balzeranno presentazioni letterarie, una Bellezza mia impareggiabile e un’alta coltezza da Principe di cui, appurato il torto allucinante del quale è stato vittima per “carneficine” omicide salvate proprio dalle istituzioni che han svelato il misfatto del colpevole mostro, non più se ne può toccare né minare la grandezza.

Sì, che il porco brindi e scherzi con le sue puttane finché la sala d’attesa dell’appello lo “scappellerà” in modo sputtanante totalmente.

Bellino caruccio scemotto, si dice sorpresina col “tappo” dello spumantino.

Ecco cosa succede ai pazzi come te, non lo sapevi?

E dire che gli consegnai anche una copia omaggio di The Score affinché potesse subito identificarsi con Edward Norton e non sfidare, di sotterfugi, il Maestro.
Ma agì di testa sua da “fottuto” e il palmo di naso fa rima adesso con la sua idiozia.

Scattategli una foto, cis, facci un sorrisino. Ah, ma è carino, chissà dietro le sbarre.

Complimenti.

Ricordate: neanche Dio può fermarmi.

Dio è mio figlio:


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