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JOAQUIN PHOENIX vincerà l’Oscar per il suo JOKER? Paolo Mereghetti invece perché si sente Kyle Chandler di The Wolf of Wall Street?


02 Sep

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Eh già, caro Paolo Mereghetti.

Lei fa sempre così. Rimane, come si suol dire, sul chi va là e puntualmente, come un orologio svizzero, più di tanto non si sbilancia.

D’altronde, lei è un moderato. Credo che appartenga al partito democratico. Dunque, capisco bene le ragioni politico-editoriali che devono averla indotta a scrivere testualmente quanto segue:

La regia prende a piene mani dal cinema di Scorsese («Taxi Driver», «Re per una notte»), tira in ballo con una certa superficialità la psicoanalisi e le rabbie antisistema dei poveracci, ma gli attori sono superlativi. E se Joaquin Phoenix è da Coppa Volpi, Robert De Niro nei panni del conduttore televisivo sfodera tutta la sua arte.

Sì, concordo su De Niro. In pochissimi, me compreso e chiedo venia, citarono Bobby nelle loro recensioni.

Io, a dir il vero, lo citai eccome ma forse non sottolineai adeguatamente la sua caratura carismatica.

Un ruolo minore quello di Bob ma recitato con timing e una presenza scenica da veterano espertissimo.

Un ruolo assai breve ma incisivo e, come si suol dire, centrale. Fulcro nevralgico della pazzia di Fleck.

Mereghetti però che mi scrive?

Innanzitutto, come già detto, non s’è lasciato andare al facile entusiasmo. Semmai, quando redigerà il suo nuovo Dizionario, a Joker le stellette alzerà. Al momento, lei vuole tastare il terreno e s’è mantenuto piuttosto cauto. Anzi, perfino ha azzardato a rimarcare che la deriva, diciamo, populistica del finale non poco l’ha insoddisfatta.

Sì, alla fine o, per meglio dire, nel pre-finale, Joker si ribella furentemente. E diventa l’idolo di Gotham City, celebrato come un eroe coraggioso. Innalzato in gloria dalla gente poco vanagloriosa che brinda ed esulta dinanzi alla forza spaventosa di questo Fleck. Il quale, dopo troppi patimenti e struggimenti, dopo una melanconia mostruosa, dopo tanta crudeltà subita e tanta sua innocenza scalfita in modo ripugnante e imperdonabile, anziché piegare la testa, abdicando al sistema che lo vorrebbe relegato a vita in un centro di salute mentale a prendere le direttive di una psicanalista assai arretrata e bigotta, eh già, piuttosto che assumere psicofarmaci compressivi che eternamente, sin al giorno della sua morte, castigherebbero la sua libido, rendendolo ancora più depressivo, furiosamente divora ogni ipocrisia d’un mondo popolato da stupidi e ottusi miserabili.

Non chiede scusa a nessuno, riconosce di essere sempre stato poco adatto a un mondo ove la preoccupazione dei genitori è quella di avviarti a un lavoro cosiddetto appagante e stabile che possa garantire ai figli quell’illusoria, piccolo-borghese parvenza di felicità giustamente disprezzata e stoicamente denigrata da Pier Paolo Pasolini.

Sì, è lunedì, quindi forse martedì.

Ricordate, figlioli, Essi vivono…

Obbedite dunque a questa società dei consumi ove il valore pro-capite d’ogni singolo individuo non corrisponde affatto alla validità della sua anima connaturata alla bellezza variegata dell’essere noi tutti diversi.

Sì, ciò che importa alla società non è la nostra vera felicità, bensì la maschera appunto sociale travestita da bugiarda dignità.

Dunque, trovi tuo nonno che aggeggia col cellulare, oh, ti casca l’occhio e noti che lui sta guardando un porno.

Ma lui ti risponderà che lo vide solo per curiosità. Come no…

Sì, cosicché se sei una persona affetta e afflitta, si fa per dire, da emozionali alterità, stai tranquillo che sarai emarginato a volontà. Ti diranno pure che non sei sufficientemente volenteroso e che è doveroso che tu non ti sia meritato niente. Sei un mentecatto! Sì, sarai maltrattato da malato di mente. Sarai inviso alla gente, sarai odiato dai coetanei poiché in quella compagnia del cazzo tutti hanno il tatuaggio tamarro e tu invece stai con una ragazza che mangia solo il formaggio.

Sei un topo, un ratto!

Poiché non hai leccato nessuno, non hai mai creduto alla retorica qualunquistica, hai davvero pensato come gli studenti de L’attimo fuggente che non si è brave persone se di professione s’è medici o avvocati.

Sì, il mondo è violentissimo.

Dunque, se come Todd Phillips avrai le palle di girare un film cattivissimo come Joker, uomo senza pelle, troverai il Mereghetti di turno che ti punzecchierà, ammonendoti.

Sì, Il Corriere della Sera paga a Paolo l’albergo al Lido e, per le poche righe di sua recensione scritta col cu(cu)lo, Paolino è capace che prenda 100 Euro a botta.

Dunque, polemico, borbotta, tirandosela da gran signore che odia quelli che sbracciano e fanno a botte.

Ma mi facesse il favore!

Fa il moralista ma mi piacerebbe vedere Paolo, fra qualche anno, ridotto come Clint Eastwood di The Mule.

Te lo do io Il Corriere.

 

di Stefano Falotico

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I peggiori film del prossimo anno saranno certamente meglio dell’ultima pellicola di Tarantino


18 Jun

pitt hollywood tarantino

Eh già, tutti fanno previsioni sui possibili film migliori della prossima stagione.

Ma è troppo facile puntare sui registi di qualità, sui cosiddetti cavalli di razza vincenti.

Ora, chiariamoci, C’era una volta a Hollywood di Tarantino, secondo me, come già profetizzai, sarà una delle solite, ultime gigionate anemiche e poco emozionanti di Tarantino.

Tarantino è un bel tipino. Ha da sempre impostato la sua carriera, girando film pieni di citazionismi che a loro volta omaggiano film del passato da lui idolatrati e adorati, quindi shakerati secondo la sua visione spesso volgarmente pulp o pacchianamente grindhouse.

Ripeto, ciò aveva un senso per i suoi primi tre film, ovvero Le ienePulp Fiction e Jackie Brown, perle che non si toccano.

Le perle non vanno assolutamente toccate. Così come le gambe di Catherine Zeta-Jones, donna ora sposata a Michael Douglas, il quale le regala tuttora collanine d’oro neanche se fosse Bob De Niro di Casinò con la sua bagascia Ginger, dunque dovete tenere ben a mente il comandamento… non desiderare la donna d’altri.

Io la desidero eccome ma Michael Douglas non lo sa perché è rincoglionito. Catherine invece sa tutto.

E non mi spingerei oltre.

Torniamo a Tarantino e non perdiamoci in freddure da Clint Eastwood di Per qualche dollaro in più.

Sì, diciamocela, Kill Bill 1 e 2 valgono solo per la scena finale del capitolo uno quando un ispirato Michael Madsen recita cimiteriale, con soffice farsela nelle sue mutande, la celeberrima… merita la sua vendetta.

Sì, una battuta di dieci secondi in un film che dura quasi due ore.

Il capitolo due invece dura quasi 140 min ma non ha neppure dieci secondi di gloria.

Quindi, secondo voi questo dittico sarebbe un capolavoro?

Se la pensate in questi termini, David Carradine deve prepararvi un panino con le sue mani lerce e servirvelo con tenerezza così come fa con sua figlia ancora innocente e incosciente.

The Hateful Eight è una spossante esibizione di attori che vogliono dimostrarci di saper recitare monologhi interminabili.

E perfino la scena finale che dovrebbe risultare rivelatrice e dunque emozionante, cazzo, non sta in piedi neanche ad attaccarla con la colla.

Scusate, uno riceve la lettera di Abramo Lincoln e, anziché conservarla come la reliquia di San Gennaro, la illiquidisce nel sangue più purulento e gore?

Il bifolco Samuel L. Jackson dovrebbe prendere lezioni d’igiene da Al Pacino di Danny Collins. Il quale, a differenza sua, coccola l’epistola recapitatagli da John Lennon neanche fosse Yoko Ono.

Sì, l’accarezza con estrema delicatezza, eccitandosi come Lino Banfi di Al bar dello sport quando, contando le banconote della vincita della sua schedina miliardaria, pare che stia massaggiando arrapatissimo le cosce di Milly Carlucci dei tempi di Pappa e ciccia.

Eh, Milly è invecchiata ma all’epoca attizzava ogni uomo pugliese di verace Calore! E anche froclen, come diceva Pasquale Zagaria, dinanzi alle gambone di Milly aveva attimi assai dubbiosi riguardo la sua senile omosessualità.

Detta come va detta, la Carlucci è sempre stata una bella donna moralmente discutibile. Sì, prostituitasi a filmacci pecorecci pur di arrivare un giorno a una vita da Ballando con le stelle.

Contenta lei, contenti quelli che son stati nel suo letto per farla ascendere ai primati dei massimi ascolti della Radiotelevisione Italiana. Scommettiamo che… andò proprio così?

Sì, so che Milly è sposata da anni.

Sì, da qualche anno, da un decennio. Da un ventennio? Da un trentello? Sì, se me lo passasse su PayPal, non avrei bisogno di partecipare ai telequiz di Mediaset. Un tempo patrocinati da Mike Bongiorno, da una vita sostenuti invece dal peso extralarge per eccellenza, soprattutto nel portafoglio, cioè Gerry Scotti.

Capisco, ora Milly è sposata. Perfetto, non ci proverò, Tanto adesso è pure rifatta.

E qui alla mia vita è stata (s)fatta una frittata! Ah ah.

Sì, sono l’unico uomo della storia che, anni addietro, finì nei centri di salute mentale. Dopo che tutti appurarono che non necessitavo di alcuna Cura da Franco Battiato, ho capito che non mi piaceva manco la filosofia sempliciotta di Lucio Battisti.

Ah, ma è tutto un battistero. Sì, prima mi chiesero di recarmi ed entrare in chiesa a confessare i miei peccati, poi vollero sconfessarmi. Qui viviamo di baci di Giuda come ne Il padrino – Parte II.

Non va bene, eh? V’è un’ipocrisia dilagante, figlia appunto della moralità piccolo-borghese di cui è, ahinoi, intrisa la falsa cultura radicalchic nostrana da farisei Pater Noster e fasulle Bibbie come se fossimo in Cape Fear di Scorsese.

L’Italia, l’unico Paese al mondo ove primeggia negli incassi Checco Zalone, ove andavano forte i film banfiani, una nazione di Cornetti alla crema, di Ciccio perdona… io no!, un posto malfamato di religiosissimi mafiosi ove tutti ammiccano e provocano con pessime, equivocabili battute scontatissime sul sesso manco se ci trovassimo, appunto, nello studio dentistico della pellicola Vieni avanti cretino col compianto Gigi Reder nella stravista, abusata parte d’una spalla fantozziana di Luciano Salce.

Tarantino è figlio della nostra peggiore italianità. Non è come il grande, succitato Scorsese, appunto. Uno che in Mean Streets ficcò in colonna sonora Renato Carosone non per fare, come Tarantino, il citazionista piacione molto cazzone, bensì perché in quei bar fetidi di Little Italy nei jukebox passava davvero il Carusone. Il suo vero cognome.

Statem’ buon’, a casa tutti bene? Come ti sei sciupato. Hai mangiato? Vuoi ancora un po’ di polpette?

Sì, le madri italiane amano i figli e i loro picciotti come se fossero bravi ragazzi…

E tu invece? Stai sul timiduzzo? Henry, perché non parli mai?

Sì, in Goodfellas passa, nella stupenda scena della presentazione dei vari personaggi, Il cielo in una stanza poiché i piccoli manovali della criminalità adoravano realmente Mina.

E può darsi che su un barcone di sballati sia andata on air veramente Gloria di Umberto Tozzi così come si vede in The Wolf of Wall Street quando Margot Robbie, scatenata e smutandata, qui sembra Sharon Tate e nel film di Tarantino no.

A proposito, secondo voi, Roman Polanski, prima che Sharon fosse oscenamente trucidata dalla banda di Charles Manson, cantò mai alla sua Tate Ti amo?

Mah, secondo me vi può fornire una risposta esaustiva in merito, eh già, Brudos di Mindhunter.

Ecco, a mio avviso i peggiori film del prossimo anno saranno dei capolavori in confronto alla super porcata mai vista di Tarantino.

Quentin, hai davvero rotto il cazzo col tuo Cinema autoreferenziale, leccaculo, auto-imbrodante.

Ha ragione l’attuale moglie di Polanski, Emmanuelle Seigner. O fai un film alla David Fincher incentrato esclusivamente sulla tragedia di Sharon Tate, oppure, se devi ficcare la storiella di contorno per altra carne al fuoco, vai a fare in culo.

Scorsese ha fatto solo una scelta sbagliata in vita sua.

Ha avuto ragione Nick Nolte a non applaudire Elia Kazan nella notte degli Oscar in cui, al regista di Fronte del porto, consegnarono l’Oscar alla carriera.

Certamente, immenso regista, Elia, ma non dovevi fare il maialino.

Sennò sei (stato) solamente un figlio di puta peggiore di Clint Eastwood de Il buono, il brutto, il cattivo.

Ve lo dice Wallach Eli.

Ora, se non ero a Cannes, se C’era una volta a Hollywood non è neppure uscito ancora negli Stati Uniti, chi sono io per dire questo?

Be’, sono il padrone di un mulo a cui non piace la gente che ride…

E soprattutto i puntini di sospensione nel titolo, cazzo, Sergio Leone non li avrebbe mai usati.

Fanno proprio schifo.

E dunque nemmeno io li uso.banfi carlucci pappa ciccia

di Stefano Falotico

Un anno di Cinema è oramai andato, è iniziato Cannes, non m’interessa tanto, non sono più il tipo da Croisette, aspettiamo la prossima stagione


15 May

eastwood mule

Ora, domani esce John Wick 3. E chi se lo perde? Sono diventato un fanatico di questa serie.

Dalle critiche che ho letto, questo terzo capitolo pare pure superiore e più violento dei primi due messi assieme. Nonostante il consenso altamente positivo della Critica, però ho letto anche qualche recensione negativa. Alcuni hanno affermato che, sì, Chad Stahelski pare aver indovinato la formula vincente ma lo stile non si è rinnovato molto. E sa di ripetitivo. Due ore e mezza di botte da orbi, arti marziali, pistolettate e il solito Keanu Reeves scatenato rischiano, alla fin fine, di annoiare. E per il quarto si presuppone che ci possano essere delle varianti appetibili. Altrimenti, sarebbe meglio chiuderla qui.

Detto ciò, il film di Jarmusch, uno dei miei registi preferiti, The Dead Don’t Die, pare che sia andato molto male. Dopo un filotto di film delicatissimi e bellissimi, Jim ha toppato.

E questo film di zombi alla Romero, che voleva essere nelle intenzioni, travestite da horror demenziale, una critica sociale all’America di Trump, sembra che rimanga assai in superficie e che Jim, stavolta, abbia peccato di troppa compiaciuta autoreferenzialità.

Io non l’ho visto, non posso esprimermi dunque giudiziosamente. Mi attengo, per ora, a quello che mi dite voi che l’avete visionato a Cannes.

Detto ciò, è periodo di fiacca. Il Cinema andrà presto in vacanza.

Quindi, tralasciando qualche ultimo colpo dell’ultima ora, quali sono stati a conti fatti i film migliori di quest’annata 2018/19?

Al primo posto della mia personalissima classifica, ovviamente The Mule di Clint Eastwood.

Un film che, come ho scritto nella mia recensione, parte maluccio, sembra un b movie becero e persino volgare. Poi, nell’ultima mezz’ora, Eastwood compie un prodigio da maestro numero uno.

Ribalta totalmente ogni prospettiva.data per assodata. E The Mule diventa un film emozionantissimo, commovente come pochi.

Ce la vogliamo dire? Un capolavoro. Forse non all’altezza delle massime opere di Clint, quali sono Gli spietati Gran Torino, ma ricordate: un film apparentemente minore di Eastwood, come possono essere stati Debito di sangue e Fino a prova contraria, vale mille film dei cazzoni che vanno ora di moda oggigiorno. Film girati col culo e interpretati da attori di merda.

Al secondo posto, Green Book. Oscar sostanzialmente meritato. Molto retorico ma di una retorica che sa il fatto suo. La storia di due sfigati, di due esclusi. Di un buttafuori cafonissimo, un italoamericano non educato alle buone maniere, e di un nero, un genio della musica però emarginato non solo dai bianchi, bensì persino dagli stessi neri che dovrebbero accettarlo e invece lo sfruttano solamente per il suo talento, fregandosene della sua anima.

Alla fine, il personaggio di Mahershala torna a casa e saluta con altezzosità il suo amico. Si accorge che è ricco, servito e riverito dal maggiordomo ma è anche solo come un cane.

E forse è meglio quel suo amico ignorantone rispetto a tanti illustri, altolocati stronzi che, sì, lo riempiono di soldi ma non gli danno niente a livello umano.

Anche qui siamo dalle parti del capolavoro, a mio avviso.

Dunque, Benvenuti a Marwen, il film più sottovalutato probabilmente di tutti i tempi. Film magnifico con un grande Steve Carell. Un film tristissimo ma, come i due precedenti succitati, umanissimo.

E quale sarà il film migliore del prossimo anno?

Voi avete dei dubbi? Martin Scorsese torna a lavorare con Bob De Niro e, per la prima volta in vita sua, vi è Al Pacino in una sua pellicola.
Ho tanta paura che non sarà il capolavoro assoluto che noi tutti ci aspettiamo.

Ma invece lo sarà.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

INTERSTELLAR: i miracoli esistono? Per fortuna no, purtroppo sì


01 May

mcconaughey interstellar

Come già detto, non considero Interstellar un grande film.

Perché? Be’, un film che dura 2h e 49 min e riesce a emozionarti, a commuoverti davvero soltanto in due scene, peraltro molto brevi, è un film che non si può definire un capolavoro.

La messa in scena, allestita da Nolan e dal suo comparto tecnico, è fenomenale. Ma, a monte di un budget di circa 170 milioni di dollari, coi maestri che ha la Warner Bros degli effetti speciali, mi sarei stupito del contrario.

Ora, non voglio però nemmeno sentire dire scemenze del tipo: ah, grazie al cazzo, con quei soldi un masterpiece lo realizzo pure io.

Di questo ne siete sicuri? Secondo me, se vi do diecimila Euro e una cinepresa a regola d’arte, attori bravissimi e uno script notevole, al massimo quello che ne verrà fuori sarà un video da Paperissima Sprint.

Eh già.

Vi vantate di essere conoscitori provetti della Settima Arte ma a stento sapete maneggiare un cellulare, non sapendo che fare quando va in tilt e dovete rivolgervi a Salvatore Aranzulla.

A proposito di cellulari, una delle mie battute cult, da me stesso coniata, rimane questa:

sul Pianeta Terra abbiamo organismi multicellulari, sì, gli uomini, oramai la maggioranza, dotati di mille iPhone, in un’altra galassia pare che gli alieni non possano possedere più di un cellulare.

Non so se abbiano però più di un uccello a testa. Sarebbe da chiedere alla flotta spaziale di Star Trek.

 

Sì, la dovreste veramente finire di puntare in alto, di voler anzi volar alti quando, se vi sgonfia uno pneumatico della Station Wagon, chiamate uno pneumologo.

E che vi deve fare la respirazione bocca a bocca? Lo sa bene Eastwood di The Mule.

Io direi invece che, innanzitutto, dovreste curarvi dal fegato amaro e rivolgervi subito a un gastroenterologo che sanerà con una bella lavanda tutte le scorie delle stronzate che vomitate.

Affermate ad esempio, con enorme prosopopea, che la vostra massima ambizione sia quella di diventare i David Lynch italiani. Visionari, eccentrici.

Dovreste farvi la cosiddetta gavetta, altroché. Altrimenti prevedo sulle vostre teste soltanto gavettoni.

Eh sì, le previsioni meteorologiche dicono che invero soffrite solo di meteorismo e cacciate dalla vostra bocca delle flatulenze intestinali davvero volgari. Da cui il capolavoro demenziale di Mel Brooks, Spaceballs.

No, chiariamoci, Nolan sa il fatto suo. Che poi Interstellar non gli sia venuto perfettamente col buco, è un altro discorso. Meglio comunque dei film che vi fate voi. Inoltre, secondo me, anche se regalate alle vostre ragazze bellissime delle ottime ciambelle, diciamocela, venite nei loro buchi neri una volta ogni era geologica.

Se fossi in voi, invece che tirarvela da uomini fantascientifici tragicomici, sì, perché i vostri viaggi mentali appartengono solamente alla science fiction più trash che non venderebbe nemmeno al mercatino dell’usato, dovreste iniziare col leggere dapprima i libri della collana Urania, anziché appunto fare le merde e urinare.

Dopo queste letture, potrete passare a Philip K. Dick e ad Asimov. Quindi, se vi sarete applicati doviziosamente, chissà, perché no? Potreste essere i nuovi Einstein.

Al momento però, più che geni da teorie della relatività, mi sembrate dei relativisti di un piccolo mondo che orbita attorno alle vostre orbite oculari. Più che microscopiche, ripeto, di vista corta e sogni a occhi aperti.

Non è che mi fate la fine di Jesse Plemons dell’episodio di Black Mirror intitolato USS Callister?

Eh sì, vi credete i dominatori dell’universo ma rimarrete fottuti più di Jeff Fahey de Il tagliaerbe.

Detto questo, quando dico che Interstellar funziona ed emoziona davvero in due scene, mi riferisco ovviamente al pre-finale con Ellen Burstyn e all’oramai leggendaria scena di McConaughey che accende lo schermo e vede i suoi figli cresciuti. Tanto epica da venir stupidamente parodiata. Sono passati 23 anni sulla Terra e invece pochissime ore da quando lui è nello spazio.

Sì, due scene che mi coinvolgono emotivamente sempre.

Sembro io quel McConaughey, oggi come oggi.

Nessuno psichiatra riesce a darsi una spiegazione logica di quello che può essere successo alla mia vita.

Io continuo a sostenere che, come da scritto anche nel racconto Un angelico miracolo, edito dalla Historica Edizioni nei suoi Racconti di Cultora, nel 2003 feci un viaggio a Roma. Questo libro e ovviamente il mio racconto lo trovate su IBS.it. Cercate con cura!

E la mia anima, la mia mente, trovandosi nei dintorni dello stesso luogo ove cominciai ad accusare i miei primi segni di follia, chiamata anche esagerata emozionalità pre-adolescenziale, subì una sorta di folgorazione, un flashback mnemonico.

Al che, cominciarono potentissime crisi. E gli psichiatri pensarono che fossi impazzito.

In verità, “pazzo” lo ero stato in quel lunghissimo arco di tempo.

Gente molto più in gamba di superficiali ciarlatani, hanno oramai appurato che, sì, in effetti si è trattato di quello che si chiama risveglio dopo il buio. Esistono, a livello accertato, pochissimi casi nella storia dell’umanità simili al mio.

Invero, la rinascita era iniziata già molto prima a livello inconscio.

Quel mio viaggio a Roma fu soltanto la goccia che fece traboccare il vaso. Peraltro, non vi sto raccontando cazzate. So che la mia versione può apparire scientificamente incredibile, invece rispecchia la realtà più quantistica e tangibile. È visibile al mille per mille, oramai, che non si è trattato di un vero e proprio miracolo. Bensì di qualcosa che trascende il significato stesso della parola miracolo. Si parla di miracolo, ad esempio, quando un uomo cieco riacquista la vista. Di solito, non può essere miracolato uno che prima aveva la vista, poi metaforicamente è diventato e cieco e poi è stato illuminato. Questo non è un miracolo, è qualcosa di mai visto. È orrendo e al contempo stupendo. Fidatevi. Ogni giorno, appena mi alzo, devo riuscire a controllare emozionalmente quest’infinito blackout. Non pretendo che mi crediate, ovviamente. Sarei davvero pazzo, in questo caso, a pensare che possiate credere a qualcosa di tanto irrazionale e apparentemente, appunto, folle. Anzi, se scoppiate a ridere come dei matti, posso capirvi. I miei genitori, forse qualche ex amico che mi ricorda prima che venissi annerito dall’amnesia, i miei più stretti parenti, son convinto che siano convinti che abbia ragione io.

Così come lo psichiatra che ha avuto il coraggio di credere alla mia versione. Poiché non è uno psichiatra e basta. È un umanista. Ha impiegato parecchi mesi per capire, però. Altro tempo!

Finalmente, spero che ci siate arrivati anche voi.

Ecco, tornando a Interstellar, credo che sia sostanzialmente un film freddo. Gli manca quella scintilla, quell’esplosione vitale parimenti potente alla mia per poter essere considerato un capolavoro.

Ora, ripeto, questo Plemons è uguale a molti di voi.

No?

Io dico di sì.

Se non volete credermi, fate pure.

 

di Stefano Falotico

plemons uss callister

Top and Most Anticipated Movies of 2019 o forse no, il grande Cinema è un sogno, un incubo lungo tutta la notte infinita


26 Apr

the mule blu-ray

Vado a curiosare nella media recensoria di Rotten Tomatoes riguardo Avengers: Endgame e noto un impossibile 96%.

Dico e mi domando: questa Critica americana cosa si è bevuta?

Premetto però questo, a me il primo Avengers, oramai di anni or sono, è piaciuto molto. Andai a vederlo a Prato assieme a mio cugino. Che è cinque anni più piccolo di me. Io sono del ’79 e Avengers è uscito nel 2012. Fate voi i conti e capirete che età potesse avere mio cugino all’epoca.

Nel cinema, stranamente, c’erano quattro gatti. Era il primo spettacolo pomeridiano. Può darsi che, a quell’ora, i pratesi fossero ancora a lavorare e i giovani a farsi un sincero pisolino.

Mio cugino è un nerd strepitoso. Volete saperlo? È stato uno dei principali esponenti e ideatori di uno dei maggiori siti in materia, oserei dire, cine-fumettistici in Italia. Del quale per motivi di privacy non posso rivelare il nome. Anche se comunque lo rivelassi, adesso non esiste più. Quindi…

Si era persino indebitato pur di portare avanti questo suo sogno. Dopo un po’ dalla sua dipartita, preso com’era da una vita più dentro la realtà, ha abbandonato tutto. Il sito è passato nelle mani di altri che non si sono dimostrati all’altezza e sono falliti.

Detto ciò, il primo Avengers diverte da matti, è cazzuto, vigoroso. Quindi a mio avviso è bello. Gli altri non li ho visti perché non mi andava di vederli. Ah ah.

Può darsi dunque che questo Endgame sia stupendo, a me sinceramente di sorbirmi tre ore di CGI mi rompe le palle. A me non attizza nemmeno Scarlett Johansson. Il fisico è buono, la faccia da stronza non cambia mai espressione.

So che voi vi dividete tra faziosi, facinorosi, irriducibili fan sfegatati di questa saga Marvel, oramai per voi appunto monumentale, irrinunciabile, e coloro che, spesso per partito preso, affermano che questo non sia Cinema ma scemenza pura.

Non lo so. A rigore di obiettività, come detto, sto in zona neutrale, non potendomi esprimere coerentemente in merito. Non ho visto i sequel, neppure il seguito che ha tua sorella, e credo che non vedrò Endgame.

Tua sorella, comunque, la vanno a vedere tutti. Tua sorella sa bene che cosa sia un blockbuster. Come no?

Il biglietto d’ingresso costa pochissimo ma a lei sono tutti abbonati. Ha adottato una politica degli incassi da Netflix.

Ero partito molto prevenuto anche su Thor. E, prima di vederlo, ero sconvolto: Branagh che dirige un cinecomic?

E invece mi stupì. Thor è senza dubbio il migliore cine-fumetto che io abbia mai visto. Branagh ha classe.

Branagh è un narcisista ma può anche permettersi di esserlo. Anzi, scherzando sulla sua fissa su Shakespeare, può esserlo e non esserlo.

Scusate per questa mia lunga prefazione. Era per introdurre uno dei film da me più attesi dell’anno, ovvero Joker con Phoenix. Anche perché, si sa, com’è oramai ovvio, che non sarà un cinecomic nel senso stretto del termine. Un pretesto più che altro per parlare di un uomo impazzito per colpa di una società cinica e brutale.

È accaduto a molti, ahinoi. Anche a me, sebbene credo di essermi ripreso.

In questi anni, sapete, sono infatti entrato vivamente e dunque anche dolorosamente in contatto con realtà che mi erano state ignote sino a quel momento.

Realtà apparentemente tristi e oscure, fatte di gente emarginata, complicata, piena di manie, di paure, confinata nella propria tetra, ostile solitudine.

Persone molto vere nonostante tutto il loro bagaglio (im)prevedibile di assurde contraddizioni.

Gente che, essendo stata dall’adolescenza respinta dai suoi coetanei perché troppo particolare e forse schietta, non accettando molti ipocriti patti sociali, ha preferito melanconicamente allontanarsi dalla vita di tutti i giorni ché spesso consta di meschine e basse competizioni.

Donne e uomini verissimi. Talmente veri che sono matti. E non vogliono rinnegare la loro follia. Come li vedete? E chi li vede, oramai?

Non so se abbiano fatto la scelta giusta. Anzi, non penso proprio. Stare in questa società altamente spietata, certo, è dura. Ma starne del tutto fuori è altrettanto, se non più, controproducente.

Può servire semmai momentaneamente. Uno per proteggersi, si crea il suo piccolo mondo pieno di sogni. Ma, col tempo, la realtà inevitabilmente ti richiama. Non è un “obbligo di leva” in stile Apocalypse Now col soldato semplice Martin Sheen, bensì è un richiamo ben più subdolo, oserei dire ancestrale. Ah, le foreste sono incantate ma, di notte, tu non avresti paura a startene tutto solo al buio in quella casupola nel bosco? No, io non ho paura di alcuna strega. Ché poi le streghe sono ottime fighe, diciamocelo. Sì. Per anni, durante le inquisizioni medioevali, venivano bruciate. Per forza, erano talmente belle che tutti volevano averle ma solo il re poteva ardere con loro. E le streghe pensarono: ma questo re è un cesso, poligamo, infedele ed egoista. Non ci paga neanche. Andiamo a vivere da femministe altrove. In focolari più naturali…

Posso garantirvi che non esiste nessun uomo che possa definirsi un eremita. Cento anni fa poteva forse esserci. Ma probabilmente non doveva pagare le bollette della luce e del gas, era fuori come un cavallo e c’erano altre migliaia di persone come lui. Quindi, poteva starsene da solo in una baia a contemplare il mare e ad aspettare il tramonto con un bicchiere di vino in mano.

Oggi, nemmeno il guardiano del lago di Loch Ness credo che possa definirsi un eremita.

Avete visto il film The Vanishing? Non è male, l’ho pure recensito.

Come dire; sì, ti credi tranquillo e poi inaspettatamente ti accade qualcosa che invece non ti sarebbe successo se avessi svolto un anonimo lavoro da impiegato comunale. Ma poi anonimo di che? È un’azienda enorme, sanno tutto di te. Anche quante volte vai in bagno fra una segreteria e la segretaria che si apparta nella toilette con quello che conosce pure tua moglie.

Sì, e poi che fai quando non lavori sodo, tutto solo, stando da mattina a sera di fronte all’oceano? Per distrarti dalla noia, accendi la tv e ti sintonizzi, pure per sbaglio, su un canale a luci rosse.

E pensi: ah però, questa non è male. No, no, no. Ed è frustrante, onestamente, stare ad ammirarla con le mani in mano…

Una così devo conoscerla. Questa forse no, questa la dà a tutti. Ma, piuttosto che crepar di freddo tra queste gelide mura, in pieno inverno, una piccola uscita ci starebbe.

Il primo pub della zona non è poi molto lontano. Sì, forse non beccherò Brandi Love. Meglio, oramai è un colabrodo. E nemmeno Deborah Ann Woll. Perfetto, no, perfettina, è troppo dolce e perbenista, gasata e vuole amori di glassa. Deborah, se la tocchi, più che squagliarsi come un ghiacciolo, si rompe a mo’ di Glass. Ma una buona barista da The Punisher, chissà, forse posso trovarla. Una che sappia, eccome se sa, shakerare il milk al calore etilico.

E se invece incontrassi Grace Zabriskie di Twin Peaks 3?

Ah, ma potrei pure incontrare Lissie di Wild West.

 

Comunque i film da me più attesi sono, come detto, JokerThe IrishmanC’era una volta… a Hollywood, anche se non m’ha convinto per nulla il primo trailer,

Poi ci ficchiamo anche Gemini Man di Ang Lee.

Sapete che, tanti anni fa, doveva interpretarlo Clint Eastwood?

Lo ridico, a costo che mi diciate, come sempre, che sono ripetitivo.

Il più bel film del 2018 è The Mule.

Non voglio sentir ragioni.

Tornando invece a Twin Peaks.

Sì, David Lynch è un genio. Questi sono due momenti che m’hanno scioccato.

Perché, ricordate, Twin Peaks non è una serie televisiva, è uno dei più grandi film della storia del Cinema.

robbie hollywood tarantino

 

La durata dei film in questione e della nostra vita

Partiamo da Gemini Man. Abbiamo visto il primo filmato. Ma, se non sbaglio, la durata ancora non c’è stata rivelata. Conoscendo Ang Lee, non sarà sotto le due ore. Poco più poco meno.

Ang Lee, regista di un solo grande film, La tigre e il dragone. Bel colpo, sì. A pensarci bene, poi, proprio il suo Hulk è fra i migliori film “fumetto” di sempre. A proposito, Eric Bana che fine ha fatto?

Gli altri suoi film sono belli, eleganti ma troppo estetizzanti come il sopravvalutato, immeritato Leone d’oro Lussuria – Seduzione e tradimento.

Erano anni ove tutti impazzivano per Lee. Vedi l’altro Golden Lion di due anni prima, I segreti di Brokeback Mountain. Cioè vinceva sempre lui a Venezia.

Questo Gemini Man m’affascina. Un mezzo Minority Report con un uomo che scopre il suo clone più giovane, omicida. Molto interessante. Chissà davvero come sarebbe stato con Clint Eastwood di venti-trenta anni fa.

Callaghan che scopre un fascista assassino. A quel punto, nessun suo detrattore avrebbe più sostenuto che Eastwood sia un reazionario. Ah ah.

E Will Smith? Quest’anno uscirà anche con Aladdin di Guy Ritchie.

Ecco, qui ci starebbe appunto una battuta fintamente razzista in stile Clint: cosa? Aladino è un nero? Non c’è più religione, miei cari Alì Babà, volevo dire baccalà.

Ah, però c’è Alì, non è Will Smith? Ah ah.

Andiamo avanti, figlioli…

Tarantino e Once Upon a Time in Hollywood. Qui non abbiamo Ang Lee ma perfino Bruce Lee che le prende da Brad Pitt.

Da cui il famoso film L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente. Forse terrorizzerà Chuck Norris, un cesso sia come attore che come uomo. Brad Pitt, no.

Conoscendo Tarantino, qui staremo sulle tre ore abbondanti.

Dunque, proprio Joker. Todd Phillips si gioca tutto. Ha rischiato veramente forte stavolta. Perciò, un filmetto da un’ora e mezza non può essere. Anche in questo caso parliamo di un film sui 120 min. buoni.

Ah, che ve lo dico a fare? The Irishman.

Mi pare ovvio che qua potremmo arrivare addirittura sulle quattro ore circa. Weinstein sforbiciò Gangs of New York. Che infatti nella versione concepita da Scorsese doveva durare circa 240 minuti.

Adesso, Martin lavora per Netflix che gli ha dato quasi totale carta bianca.

Il film, considerando la trama, con tutti i flashback possibili e immaginabili, potrebbe essere un C’era una volta in America in salsa scorsesiana.

E arriviamo, come direbbe Rust Cohle/Matthew McConaughey, alla questione Netflix.

Sento dire un sacco di stronzate, amici.

Ad esempio, che oggi i tempi di fruizione cinematografica si sono accorciati a dismisura perché sarebbe calata la soglia di attenzione dello spettatore medio. Che non ha per niente voglia di guardare qualcosa che possa andare oltre i cinquanta minuti come l’episodio appunto di una serie tv.

Non è vero. Chiariamoci molto bene. Secondo me è il contrario, invece.

Un tempo semmai era così. La gente lavorava da mattina a sera. E, se si sorbiva 4h di C’era una volta in America era perché non c’era il videoregistratore, di conseguenza non vi era neppure l’home video e figurarsi se poteva esistere lo streaming.

Quindi, o te lo cuccavi tutto di fila sulla Rai quando lo programmavano con solo due interruzioni pubblicitarie oppure dovevi aspettare l’anno dopo per vederlo, quando l’avrebbero ridato. Poteva pure capitare che l’annunciavano il lunedì, poi saltava tutto e te lo piazzavano la sera dopo. E tu quella sera avevi la febbre.

Lo spettatore di oggi non è affatto più scemo e pigro di allora. Anzi, ribadisco, è l’esatto inverso. Oggi, il livello culturale s’è alzato a dismisura, anche se la cultura è diventata ipertestuale e informatica, oggi siamo tutti più smaliziati perciò meno fottibili, cinematograficamente parlando.

Un tempo forse la gente era molto più ingenua e avevo meno tempo da perdere col Cinema.

Infatti, oggigiorno, la gente è spesso sola e manco si sposa. Un tempo, oltre a lavorare e giocare a carte, oltre a mangiare, bere e dormire, che altro poteva fare per occupare le ore libere?

Ecco, ci siamo capiti. È per questo che marito e moglie avevano dieci figli. Poi, per tirarli su, lei doveva pensare alla casa, facendosi un culo enorme, lui era lì che arava i campi, faticando come una bestia.

Che cosa? Danno C’era una volta in America? Ma che vuoi che me ne freghi?! Domattina, devo alzarmi alle quattro. Che può darmi questa roba? Invece, cara, tu puoi darmi qualcosa di più sostanzioso, vero?

Oggi quindi che senso ha spararsi quattro ore di botto? Puoi vedere il film a spezzoni. Sta lì su Netflix. E chi te lo toglie?

 

Detto ciò, morale della favola: se volete continuare ostinatamente a fare i passatisti nostalgici e dire che Netflix è il male, fate pure.

Se volete dire invece che la questione è molto più modernamente complessa, è una visione della vita molto più sincera come il Cinema di Clint Eastwood.

La gente mi chiede: scusi, ma lei che fa nella vita? La bella figa?

Potrebbe essere così o potrei essere davvero un agente Cooper molto più reale di quanto potreste solo immaginare.


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Buonanotte #twinpeaks #onceuponatimeinhollywood #davidlynch #kylemaclachlan

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di Stefano Falotico

JOKER with Joaquin Phoenix: C’est la vie, Life is a KILLING JOKE, uno scherzo del destino e del delfino


26 Apr

58419319_10213517754401103_2948840583117930496_nIl Joker in carne, pelle(r)ossa…

Molti attori invecchiano male, io sono un caso Falotico da Benjamin Button, più invecchio più ringiovanisco

Uno dei massimi aforismi del grande John Belushi è stato questo:

I miei personaggi dicono che essere incasinati va bene. La gente non deve necessariamente essere perfetta. Non deve essere intelligentissima. Non deve seguire le regole. Può divertirsi. La maggior parte dei film di oggi fa sentire la gente inadeguata. Io no.

Sì, la gente con me si è sentita sempre a suo agio. Talmente a suo agio da mettermi a disagio. Paradossale, no?

Sì, la gente, entrando in contatto con me, pensa immediatamente: possibile che questo sia così libero e non venga sfiorato minimamente dalla visione moralistica, pedante, meritocratica, oserei dire fascista, sessista, razzista e segregazionistica a cui noi invece, non essendo nietzschiani, abbiamo paurosamente abdicato? Sbriciolandoci nel marciume più becero?

Abiurando allo squallore quotidiano, prostituendoci alle meschine trivialità per simpatizzare col prossimo in un carnaio fintamente goliardico, invece cupissimo ove, tra sfottò, derisioni da Amici miei, scherzetti crudeli, ci contentiamo di prendere tutto alla leggera poiché oramai siamo avviliti, scoraggiati e delusi da tutto. Inneggiando al folclore più edonisticamente mendace?

Ma questo cosa vuol fare nella vita? È un uomo utopistico, anacronistico, giammai solipsistico, a differenza di noi che siamo egoisti, egotisti e abbiamo pure le gote che emanano una mestizia espressiva paragonabile a quella delle sfingi?

Sì, viviamo in maniera faraonica, ci addolciamo con le nostre faraone, cioè quelle donne rugose e noiose che adorano i manicaretti più oleosi e quel piatto culinario apprezzato per la prelibata, rosolata sua carne cucinata per giornate festose. Ove tutti falsamente ridono, seduti a tavola, gozzovigliando avidi e porcelleschi e, nei loro cuori, umidi, oramai asciugati da ogni pura emozione, quindi putridi, son stati cannibalizzati nei loro sentimenti più veri. Compiacendosi, disgustosamente, del fetido, freddo cibo esistenziale, oserei dire da animali?

Eh sì, ci vorrebbe un Tito Andronico per dar sangue a quest’umanità spolpata, dissanguata, questa realtà antropofagica come ne Il silenzio degli innocenti.

Una società ove tutti voglio essere bellissimi, in formissima e, invece, in tal tripudio oscenamente volgare, da best looking men son diventati il peggio dei dementi?

Immagino il povero Val Kilmer, adesso putrefatto dal Cancro, e molto me ne dispiaccio, colui che è stato Cristo, no, Chris in Real Genius e anche Chris in Heat, un uomo insomma Top Gun che, a mo’ del suo personaggio nell’appena citato, eccitante capolavoro di Michael Mann, sconsolato perché tirava brutta aria con Ashley Judd, una molto più figa della Sconsolata, cioè a lui per questa tira ancor di brutto ma lei l’ha stirato forse per uno meno bello, domanda a colui che ha incarnato God’s lonely man di Taxi Driver, ovvero Bob De Niro, se è solo.

E Bob, con aplomb da gentleman, con signorilità invidiabile e soffice sussurrio melodico da ieratico imbattibile, gli risponde che è un solitario ma non è una persona sola.

Ho letto proprio oggi un articolo sulla solitudine sul sito aprilamente.info in cui si afferma che è meglio stare soli piuttosto che in compagnia di gente che ti fa sentire sola.

Ah, questi qua hanno fatto la scoperta dell’acqua calda.

Ecco, all’articolista di questo post, sì, credo sia una donna, direi ciò:

– Ecco, vede. Lei è una psicologa, giusto? Per arrivare a questa conclusione, a cui io ero arrivato già a 14 anni, per laurearsi dunque in psicologia, deve aver sofferto molto di aridità e di mai sanate psicopatologie, no?

Più che aprire la mente, direi che è giunta l’ora, signora cara, di aprire qualcos’altro.

E scoprirà acqua rovente.

 

Ah ah.

Sì, dovreste fare rewind come l’omonima canzone “scandalosa” di Vasco Rossi per azzerare e riscaldare tutti i vostri finti pudori polarizzatisi nelle depressioni bipolari. Che raffreddamento, mio dio, propongo una vita all’aria aperta. Prenderete il raffreddore e qualche uccello che vi cagherà in testa, cioè qualche stronzo che non v’inculerà, ma comunque sarà una boccata salubre.

Altrimenti, vi ridurrete come una Mummia alla Brendan Fraser, avrete fisici palestrati e tartarughe magnifiche ma uno sguardo da pirla, vuoto come in George re della giungla…

Ah, La febbre del sabato sera non scorre più nelle vostre vene. Adesso, pur di rimanere a galla, economicamente parlando, centellinate avarissimi ogni vostra magnanimità emozionale, siete venali, avete i parrucchini sopra i portafogli in quanto avete paura di mostrare la vostra ricchezza apparente e orrendamente appariscente, vi camuffate nelle chirurgie facciali per oscurare le vostre anime di plastica.

Un tempo eravate amabili Friends. Poi vi siete montati il cervello. Quindi, dopo aver montato un paio di belle donne, spompati ed esaltati, siete entrati in rehab come Matthew Perry.

Afflitti dal vostro mal di vivere e di pancia incurabile, siete adesso bolsi. E indagate sulle vite altrui come Perry Mason.

Pensate a Marilyn Manson, ad esempio. Un tempo era gagliardo, tosto, incazzato. Adesso pare il cioccolatino Lindt, l’ovetto pasquale bianchissimo che mi son pappato nel giorno della resurrezione di nostro Signore il salvatore, miei peccatori.

Una schifezza. Si è rincoglionito.

Ingannevole è il cuore più di ogni cosa… e invece è palese oramai ogni goccia di Valium che Manson ha preso in faccia.

Uno mi ha scritto che morirò segato. Alludendo al fallo, fatto che, odiando quest’umanità di fighette, creperò nelle mie masturbazioni non solo mentali. Poiché pretendo sempre una vita fighissima invero impossibile.

Gli ho risposto che è meglio morire segato piuttosto che trombato e anche trombone.

Ci è rimasto, appunto, come un coglione:

– Che vorresti dire?

– Quello che ho detto.

 

Sì, vi siete ridotti come nel più patetico film di Carlo Verdone, Compagni di scuola.

Mentre io sono l’unico uomo che riesce a essere questi tre personaggi agli antipodi in un batter d’occhio.

Questo può anche non piacervi ma, se dite, voi donne, che non è piacente, fatemi il piacere.

 

 

 

di Stefano Faloticogreen book viggo

This image released by Universal Pictures shows Mahershala Ali in a scene from "Green Book." (Universal Pictures via AP)

This image released by Universal Pictures shows Mahershala Ali in a scene from “Green Book.” (Universal Pictures via AP)

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Buona Pasqua con una settimana d’anticipo, evviva il Cinema di Eastwood e di Michael Mann, super video futurista


13 Apr

gran torino

Eh, io lo so che non conoscete il significato della parola futurismo. Non è la fantascienza. Bensì un termine accostabile al Cinema di Michael Mann. Veloce, lisergico, romantico, rombante. L’incarnazione di Colin Farrell di Miami Vice.

Anche quest’annata cinematografica sta finendo. Qual è stato il miglior film dell’anno?

Green Book che ha vinto come Best Picture agli Oscar? Ottima pellicola.

No!

Mi pare ovvio che il migliore film dell’anno, senza esitare un istante, parafrasando Robert De Niro di Heat, sia The Mule di Eastwood.

C’era bisogno di chiedermelo?

Un film straordinario. Con un’accelerata, impennata emozionale, dunque emozionante, nell’ultima mezz’ora da commuovere anche un cuore di porfido, oh oh, miei perfidi.

Anche se l’ultimo, vero capolavoro di Clint rimane Gran Torino.

Un’opera monumentale. Contro ogni forma di razzismo, di bullismo, di violenza. Di prevaricazioni.

Io non sopporto molto Marco Mengoni. Mi dà l’idea sempre di essere un fighetto da De Filippi.

Ma devo riconoscere che la sua ultima canzone è molto, molto simpatica.

Peraltro, come già dissi ieri, che film Ali…

E quei coglioncelli per ragazzine col ciuccio, molto ciucce dei Backstreet Boys?

Oh, secondo me questa, bando alle ciance, spinge.

So che voi nichilisti fancazzisti che vi credete chissà chi, oh lo so, lo so, lo so, insomma, sottolineo da sapiente, dite che è oscena.

Perché siete dei falliti.

E degli invidiosi.

È così.

 

La leggenda narra che il giorno di Pasqua si celebri un uomo che risorse.

Almeno, fratello, questo è quello che ho imparato a catechismo.

E tu, pivello sciroccato d’un Johnny Boy/De Niro di Mean Streets, ma che cazzo stai facendo?

Non voglio catechizzarti ma ti do un consiglio, coniglio. Non fare più lo stronzo.

Guarda lì quel babbeo. Va in giro e picchia le gente. Ma com’è messo?

Tradisce le persone, prende per il culo.

Ma che si fotta!

E quell’altro invece? Guarda che spettacolo orripilante.

Va sempre a messa, impeccabilmente. E il lunedì mattina è già lì, tutto sorridente e menefreghista, che sfotte i barboni, gli handicappati, i diversi e poi va a gozzovigliare. Ma suonategliele.

Sì, lo so. Sono insopportabile.

Come dice il mitico Al Pacino alla sua donna:

– Perché tu preferisci la normale routine: scopiamo e poi perdi il dono della parola.

– Perché devo tenermi la mia angoscia, la devo proteggere, perché mi serve, mi mantiene scattante, reattivo, come devo essere.

 

D’altronde, I ponti di Madison County è uno dei film più belli di sempre.

Se tu dici che è patetico, le possibilità sono soltanto due, “muso nero”: o sei ipocrita o sei un monaco.

E io non sono queste due cose.

 

di Stefano Falotico

E se la nostra società, dalle fondamenta, fosse tutta sbagliata? Testardi fino in fondo come Eastwood… dobbiamo essere


07 Mar

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Sì, quest’idea sta assumendo in me, col passare del tempo, sempre più un netto, inequivocabile convincimento. Dettato dalle relazioni sociali che avverto, nel mio intimo, deludermi sempre più profondamente. Finte, basate sull’apparenza, mendaci e mentitrici della nostra essenza più lieve e armoniosa.

E questo discorso vale anche per il Cinema. Nelle scorse ore, in maniera anche colorita, pindarica, giocosa e beffarda, mi son espresso in termini molto radicali su Stanley Kubrick. Potete trovare i miei scritti qui e ravviserete che non mento.

No, Stanley Kubrick, a eccezion fatta di un paio di film, lo trovo sopravvalutato. E poi mi par davvero noioso che si celebrino sempre gli anniversari della morte dei cosiddetti geni.

Incominciate a ricordare le morti, innanzitutto, dei vostri cari. Anche se erano uomini e donne stupidi. Chi se ne frega? Forse vi hanno dato più di questo Kubrick.

La gente guarda Shining alla tv e semmai ha aspettato questo momento da mesi eppure è abbonata pure a Netflix. Ove Shining è stato aggiunto ben prima della sua ennesima, insopportabile, nuova, perentoria messa in onda.

E, con estremo orgoglio, ben conscio di ciò che dico e penso, senz’alcun pentimento o vaghi ripensamenti, affermo qui, così come ho asserito puntigliosamente, che Stanley Kubrick, dinanzi a Clint Eastwood, sfigura e non poco.

Il Cinema di Kubrick è moralistico, pedante, misantropo, pessimista, un’ecatombe filmografica delle sue mai sopite e curate ansie.

Non voglio con ciò dire che bisogna essere retorici e sentimentalmente ruffiani. Ma, appunto, spietati eppur romantici come l’insuperabile Eastwood.

Lui, sì, davvero maestosamente poetico, liricamente perturbante, sempre in lotta con un mondo per il quale, con sacrosanta idiosincrasia, sfacciatamente si è accanito e ancor si schiera apertamente contro senza andarci per il sottile. Secco, essenziale, magnificenza nitidamente vivente. Non so ancora quanto vivente ma fa niente…

Kubrick invece va oramai bene solo per i passatisti di un Cinema superato, didascalico, questo Cinema che vorrebbe insegnarci a stare al mondo. E trovo sempre palloso e osceno quando uno si eleva a maestro demiurgico e a educatore cineastico delle coscienze… anche cinefile.

Ciò va bene per le donnette che insegnano alle scuole per bimbetti. Un autore deve essere al di sopra di posizioni cosiddette discutibili e apodittiche. Non dev’essere un assolutista della vita ma un inventore di nuove traiettorie visive, emozionali e perfino di rivoluzionari punti di vista.

Kubrick è stato un rivoluzionario? Macché? Orson Welles lo era. Kubrick, tutt’al più, era un attento osservatore e un trombone.

Che poi i peggiori sono proprio i cinefili. Tocca loro i film “intoccabili” e vanno su tutte le furie.

Allora ha fatto bene, coraggioso all’ennesima potenza, Francesco Alò a dire la sua nella recensione di Cocaine quel che ha detto. In barba al corretto…

Sostenendo che Scorsese, in alcuni gangster movie, è stucchevole.

Sì, lo è. Nobilita i mafiosi e li fa vestire perfino da Armani. Anche De Palma l’ha fatto. Ma in maniera diversa.

Grande film Quei bravi ragazzi ma quante assurdità. I mafiosi sono persone cupissime, sole, folli e invece Scorsese ce li ha tratteggiati, sì, come dei farabutti figli di puttana e viscidi, ma anche come compagnoni da birre in compagnia e facciamoci du’ spaghi.

Quindi, sono sempre più convinto di abbandonare molte certezze della società occidentale, in particolar modo di quella italiana. Borghese, vecchia, legata a schemi e valori vetusti come il cucco.

Valori che, anche nelle sfere apparentemente più altolocate, paiono quelli appunto di cosche mafiose.

E infatti, ogni giorno che passa, ringiovanisco a vista d’occhio.

– Stefano? Hai sbattuto la testa e te la sei rotta per arrivare a dire che Shining è un film mediocre?

– No, mi ha proprio rotto.

 

In fondo, mi ha proprio stancato il mondo in generale.

Tanto io cambio ma il mondo no.

E questo gioco del vivi e fattela piacere anche se il mondo fa schifo… a lungo andare è più falso dei film di Kubrick.

Credo altresì fermamente che Bob De Niro di Cape Fear avesse e abbia ancora ragione da vendere.

Così come dice a Nick Nolte.

Questi qui s’impegnano… nelle loro professioni, per far carriera, per far soldi, per vestire bene. Ma non s’impegnano nelle cose più vere e schiette.

– Ci sei stasera? Devo parlarti di una cosa.

– Di cosa devi parlarmi?

– Sai, sto pensando seriamente di suicidarmi.

– Macché. Smettila. Fatti una passeggiata e una buona dormita. Vedrai che tutto si aggiusta. Ci sentiamo sabato. Ché usciamo, ok?

 

Tanto, arriva sabato e chissà quale altro film di Kubrick trasmetteranno e tutti staranno in casa a “goderselo”.

Forse, per quanto non lo abbia mai avuto in auge, aveva ragione pure John Lennon.

Continuate pure a guardare le vite altrui e un bel giorno, quando starete per morire, capirete che forse quel sabato sera dovevate solo farvi una bevuta.

Da veri ubriaconi, senza sovrastrutture, senza nulla.

Come i grandi saggi. Come forse solo Bukowski e i geni come lui.

 

E questo è proprio tutto.

 

 

di Stefano Falotico

Chi è felice in questa società è un pazzo, un idiota o un incosciente-menefreghista: campagna informativa non campagnola, spingere al massimo


20 Feb
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Per quanto tempo dovremo e anche dovremmo andare avanti con questo muro di gomma d’ipocrisie stagnanti che creano conflitti psicologici devastanti?

Per quanto tempo ancora dovremo leggere quei post figli della faciloneria a buon mercato, gli sfoghi isterici d’idiot savant e questa massa di trogloditi che si fa imbonire dalla retorica più trita e ritrita, vomita sul prossimo le solite, pedanti, pedisseque imbecillità standard, nel perseverare alienante di questa società omologante ogni coscienza vivamente pensante?

Sì, siamo stanchi di quegli slogan che oramai campeggiano su Facebook, ad esempio, del tipo… vuoi fottere il sistema? STUDIA!

Innanzitutto, già il termine fottere è orribile. Da abrogare. Quando sento dire… mi son fottuto quella lì, quella, appunto, me la voglio fottere, fottiti, qualcuno t’incula, nessuno ti caga, mi sembra di essere regredito ai tempi del film Hard To Be a God.

Sì, il Medioevo non era quello da voi favoleggiato, mistificato, idealizzato di quelle stronzate fantasy che voi bambine fra le nuvole scrivete di tanto cuore tenerissimo, creandovi appunto la fantasia principesca effimera che vi possa distrarre per un po’, giusto un battito di ciglia e il rompersi delle vostre unghiette smaltate, da un’esistenza invero degradata e tribolata, disgraziata, di patimenti e giugulari urlanti, di continue lotte genitoriali, di psicotiche lagne depressive annali e ombelicali, oltre che deprimenti, figlie del vostro ambiente tanto a parole saccente quanto invero nel reale quotidiano soltanto qualcosa di straordinario. Ma non in senso eccelso o eccezionale del termine, bensì squallidamente declassato. Da piccolo-borghesi che tanto nei loro scritti idolatrano e sognano una vita da reginette alate e invece affondano sempre più nella melma inconsolabile d’angosce miserabili. Talvolta memorabili!

Per voi non c’è speranza. Ma quale sapienza?! Io ne ho una? No, non tanto. Io son già morto da quando nacqui. Ed è stato soltanto un respirare con asma e mangiare flebilmente, sì, con tanto di flebo, agganciato al letto di un’eutanasia che, con enorme forza interiore, non voglio che Al Pacino/Kevorkian mi pratichi.

No, nonostante tutto, in questo mio Mare dentro, non m’arrendo. E questa sofferenza abissale è alla sua maniera anche qualcosa di tristemente stupendo. Oltre che un po’ stupido, ah ah. Perché, leopardianamente, il naufragar m’è dolce in questo mare ma è anche dolorosissimo sapere che quella donna da me molto ambita, con quell’abito leopardato, non sarà mai la mia pantera “lo(r)data”. E la sua cosa nera lei darà a quel trombone pieno di soldi col fisico a pera.

Parliamo di uno spasimo da romantico spasimante e anche, diciamocelo, amici, d’uno spumante del suo amante a lei (f)rizzante ma a me molto dolente.

E in questa dolenza, anzi, in tal indolenza io getto le lenze ma son io al solito ad abboccare come un pesce.

Le donne, sì, giocano con me ma alla fin fine, stringi stringi, come si suol dire, non il mio stringono, sono uomini lerci invero che le “tingono” e i loro uccelli non restringono.

Eppur, sebbene abbia scritto la saga de Il cavaliere, con tanto di Clint Eastwood in copertina in quello di Madrid, e io stesso duelli giornalmente con le mie nevrosi e le mie preoccupazioni spesso insopprimibili, so che son soltanto storie. Fini a sé stesse. Ma storie, appunto, eastwoodiane. Di uomini coraggiosi, coscienti che il mondo è ingiusto, val la pena forse combattere per i propri ideali e non abiurare nei confronti del porcile collettivo, ma altrettanto consapevoli che forse è stata soltanto una guerra contro i mulini a vento. Una splendida utopia.

Volete sapere qual è la scena cinematografica più bella dell’anno?

Ovviamente, avevate dei dubbi, conoscendomi… quella in cui il grande Clint, il più grande, vede dal suo pickup gli elicotteri sorvolargli la testa di cazzo, capisce che il suo viaggio è terminato e non gli resta altro che farsi arrestare.

E allora si volta verso noi spettatori, quasi in stile Larry David del Basta che funzioni alleniano, col volto tumefatto e sporco di sangue.

E ammicca come a dirci… stavolta son fottuto davvero. Appunto.

Colpo di genio assoluto!

Sì, non è vero che per fottere il sistema bisogna studiare bene e meglio degli altri. È una grande balla. Puoi avere tre lauree, una in Lettere, una in Scienze delle comunicazioni e una al DAMS ma non ti prendono neppure alla rivista di “cinema” della parrocchia San Martino vicino casa mia.

Se, diciamo, non conosci le persone giuste e non hai la cosiddetta spinta. E soprattutto se non lecchi e corrompi.

Quindi, finiamola con le puttanate.

Questa è la realtà. Non un luogo comune. La realtà è un luogo ipocrita ove i furbi si prostituiscono imborghesiti alla viscidità di questo sistema di falsità e poi ricattano quelli da lor considerati deboli (fragilità…) col “dono” della presunta superiorità.

Sapete, se finisci nella merda, che vi diranno?

Certo, lo sapete meglio di me. Perché noi di merda ne abbiamo vista e ingoiata. Bocconi amarissimi.

Sì, ti diranno che non sei uno della Bocconi ma solo un bel bocconcino per una misera scopata e via. E poi, dopo l’uccello da loro spolpato, torneranno dal marito sistemato.

E vi grideranno… che vuoi? Cos’è questo tuo lamento? Ti ho goduto, lo sai, ho emesso anche dei sonori lamenti. Ci hanno sentito pure i vicini sordi di novant’anni.

Ora, levati però dai coglioni, rimboccati le maniche ché io le coperte, nonostante tu m’abbia scoperto, in ogni sen(s)o lato, B e non, non te le rimbocco.

Cosa vuoi essere imboccato, brocco? Se ancora mi disturberai, chiedendomi la mano, sì, ti scaglierò in testa una brocca.

Datti una mossa. E fottitene.

 

– Mike, nell’ultimo incontro, credo d’aver spinto un po’ troppo. Quel tipo che dovrei affrontare adesso, Bull Harley, non perde da cinque anni. È un campione vero.

E io non lo so se… è forte, Mike, è molto forte.

 

Mi posso confidare con voi?

Non sono un fanatico del sesso. Prima ho scritto che… ma così ridete, non c’è niente da ridere, purtroppo.

E, in questo tipo di società, credo che mi spezzeranno il braccio. Anche se l’hanno già fatto.

E questo è quanto. Il resto è una grande balla.

Sì, lo è.

Se siete giù e vi diranno di curarvi, di rivolgervi a qualche specialista dell’anima, non date loro retta.

Vi distruggeranno. Vi bombarderanno di farmaci, vi sederanno, vi spaccheranno le gambe. Vi amputeranno nel morale. E crollerete.

E poi vi diranno che la vita è bella e non è successo niente.

– Sì, in fondo non è stata una tragedia. Si va avanti.

 

Infatti, è stato peggio.

 

– Be’, Stefano. Cos’è quest’uscita? Sei ancora giovane.

– No, non più.

 

Sono duro?

Durissimo, intransigente, rigido, fascista.

Come lo siete stati voi.

Scena capolavoro di The Mule. Che coraggio poi in tribunale.

La sua avvocatessa vuole commutargli la pena per una sorta d’infermità mentale perché Earl avrebbe agito così in quanto “malato” e vecchio. Demente…

E Clint: – No, sono colpevole.

 

E se ha agito così è perché non aveva alternative.

Quindi, non voglio più sentire idiozie.

Colpevole lui.

Colpevoli tutti.

Fine.

 

La seduta è tolta.

Andate a farvi fottere.

di Stefano Falotico

ALITO – ANGELO DEL BAVAGLIO, presto nei migliori cinema, un film sponsorizzato anche da Marco Travaglio


17 Feb

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Sì, ci fu un tempo in cui me le andai a cercare. Con ostinatezza, anche ostinazione si può dire, incommensurabile.

Più subivo smodate, inaudite, vergognose prese per il culo sfacciate, più facevo finta di niente, abbozzando. Ah, le bozze!

Sì, un vero editing che resettava questo continuo lor mettermi i puntini sulle i. E dire che dovevo prendere ripetizioni. Io, che posso dare scuola a professori sgrammaticati e a letterati improvvisati. Dispensatori di banalità a buon mercato. Ah ah.

Più, considerata la mia immacolatezza, gli adulti facinorosi e maliziosi volevano annerirmi nella loro visione sporca della vita, adulterata, contraffatta, iper-corrotta (e vai di sinonimi), più io rimanevo intatto, ostentando una purezza misericordiosa tale da smacchiare ogni loro pensar male da traviati codardi.

Sì, non fidatevi degli adulti. Come sa Bob De Niro di Cape Fear, conoscono troppe trappole. E cercano di farti cadere. Loro fanno e disfano ma ti colpevolizzano anche se te fai solo una…

Una sega? Una canna? O entrambe? La domanda è retorica e non si pone, avete compreso il moralismo e il bigottismo di fondo. Ed è questo l’importante.

Ah, questi vogliono lordarti nei loro buchi. E lodarti soltanto se ti laurei con lode, una laurea comprata dietro leccate di culo cattedratiche. Ah ah!

E ti scavano la fossa se, come dicono in meridione, hai l’aria del fesso che non pensa, a differenza di loro, laidi, unti e bisunti, malandrini e dotati di una sempre vogliosa ocarina, continuamente, maniacalmente, anche maial-mente alla fessa.

Fessa, al sud, significa passera, vulva, in una parola povera figa. Detta anche sgnacchera, patonza, pezzo di lonza. Figa che può esser stronza e talvolta, scassando il cazzo a dismisura, troppo ti gira attorno perché ne vuole, sì, ronza. E a questo ronzio preferisco mio zio. Che se ne fotte.

L’uomo medio n’è ossessionato. Da cosa? Ma dalla coscia. Tutto ciò che fa nella vita sottende soltanto il volerlo tendere per ottenere godimenti animaleschi. Dietro o davanti le tende, quel che importa è averlo sempre teso. Un vero e proprio ottundimento non certo dell’uccello ma del cervello. E poi avemmo anche quegli altri ipocriti, i Neri per Caso, quando c’è sentimento, non c’è mai pentimento.

Ah no? Ad esempio, il mio vicino ha una nera per casa. È la badante del Ruanda che, in assenza della moglie, donna buona come il Panda, scopa il pavimento e anche sul divano col vicino stes(s)o. Vicinissimo.

Non c’è sentimento, è solo una scopata da traditore della fede coniugale, e non c’è neanche il pentimento.

Se ci fosse, la moglie, scoperte le corna, chiederebbe il divorzio con tanto di assegni di mantenimento, alimenti e possibili aumenti.

Ah ah.

Sì, non sono misogino. Le donne vogliono solo i soldi, gli uomini solo quella… tutti e due i sessi fanno schifo al cazzo, diciamocelo.

In Italia son tutti santi e poi scopri che, di nascosto, scrivono commenti alle modelle tope del tipo:

Che bella foto, Tatiana, vorrei scattartela io la prossima volta. Io so quando scattare. Tu, dolcezza, sai quando arrossire come questo bel tramonto che vedo alle tue spalle? Guarda che mare! Facciamo il bagno? Ti offro da bere.

Sono uomini integerrimi, tesissimi, chiamano anche le loro concubine tesori!

Sì, l’uomo medio non studia e fa carriera per migliorare la sua posizione sociale e per potersi emancipare dal degrado e dal sottosviluppo, per arricchire le sue conoscenze al fine di un maggior grado, non solamente istituzionalmente istruttivo, ma cognitivo, bensì per avere una posizione gerarchica tale da poter farsene tante in tutte le posizioni. D’imposizioni, soprattutto.

È un essere infimamente, infinitamente subdolo e maligno. La nostra società n’è colma e io ne ho piene le palle.

Adesso che, giunto all’approssimarmi lontano da una vita approssimativa, conosco di quest’esistenza ogni falsa informativa, ho bisogno, parafrasando Edgar Allan Poe, di sgravarmi l’anima. E di svuotarmele.

Tanto, mi sono aggravato. E oramai non posso più dar retta, giustamente, alle vostre infamie gravose. Da gente che mi vuol raddrizzare ma ce l’ha sempre rizzato a cazzi suoi.

Non sto (d)ritto, vi sarò diretto, anzi sol nel retto. Andate a fanculo!

Sì, nella vita v’è sempre un gravame infame. E io di questo vostro sesso puttanesco non ho nemmeno sete.

Andate a parare lì. Puntualmente, con una ripetitività allucinante. E dovrebbero veramente curarvi dai deliri schizoidi del desiderare ossessivo vostro di schizzare, spaccandovi le ossa.

Siete psicotici, psicopatici, paranoici, soprattutto noiosi. Libidinosi, velenosi, in una parola ignominiosi.

No, non sono il giovane Holden, io non mi tranquillizzo nel finale consolatorio.

Il finale di ogni mia opera letteraria è impeccabilmente un pugno allo stomaco.

Se, dopo averlo letto, vi fate schifo, il gastroenterologo vi curerà.

Se non riuscirà lui, non affidatevi agli psichiatri. Vi sederanno e basta. Reprimendo le vostre incazzature contro il sottoscritto.

Avete una sola possibilità di cura. Con tanto di mia fattura.

Vi faccio un esempio:

– Dottor Falotico, ho letto il suo libro. Finito che ho avuto di leggerlo, ho compreso che io della vita non ho capito nulla.

– Perché? Prima d’iniziare a leggerlo aveva qualche dubbio?

– Che vorrebbe dire? Che sono scema dalla nascita?

– No, ci mancherebbe. Dalla nascita no, assolutamente. Dall’età di venticinque anni in su, abbastanza.

Prima credeva all’amore, a sentimenti nobili. Poi si è sposata un miliardario e ha fatto la bella vita.

Bella vita per modo di dire. Perché, appunto, lei è una frustrata.

– E quindi?

– Ora si piglierà pure una frustata!

– Senta, dottor Falotico. Lei non me la racconta giusta. Mi farebbe vedere, per cortesia, che c’è lassù, sulle mensole?

– Certamente.

– Cazzo! Ma sono dei Blu-ray porno!

– Sì. E dunque? Mi fa scomunicare dal papa? Forza, zoccola, via dai coglioni!

– Lei è un peccatore, un mostro!

– Eh, come no. Al massimo sono uno che, se continua così, mi sa che dovrà trovarsi un lavoro da Earl Stone per tirare… a campare.

– Che vorrebbe dire?

– Eh sa, bisogna arrangiarsi. Coi libri, nonostante il mio impegno profuso e la mia anima disossata, non posso sicuramente pagarmi le bollette. È urgente che mi trovi qualcosa di più stabilmente economico.

– Eh, ma l’arresteranno!

– Tanto mi hanno arrestato pure prima.

– Che vuole dire?

– Vede, signora, ero talmente puro che m’hanno fatto passare per pazzo e volevano internarmi.

– Davvero? Ma è uno scandalo!

– Lo so!

– E questi qua che l’hanno accusata… lo sanno che lei lo sa?

– Sì, lo sanno. Ma vanno ogni domenica a messa a cantare Osanna!

Senta, signora. Se mi vuole bene, mi prepari un buon piatto di lasagne.

Ora mi scusi, però. Ho ricevuto una chiamata da Los Angeles.

– Grande! L’hanno presa per un film di Hollywood?

– No, sono quelli degli effetti speciali di The Irishman. Pare che le scene in CGI di Bob De Niro da giovane non siano convincenti. Vogliono che “doppi” io De Niro.

 

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

 

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