Posts Tagged ‘The Intern’

Sta(gis)ti (in)aspettati dei social network antiso(cia)li


29 Jul

I blocchi e i placcaggi su Facebook son sintomatici delle egoistiche persone solipsistiche che selezionano in base a simpatie umorali, non vogliono intaccare i lor (pre)giudizi e son, ahimè, abbindolati dietro una stritolante realtà limitata delle lor apatie-paratie (anti)emozionali stagnanti. Vanno stanati, son dissennati e, così comportandosi col prossimo, non porgendo la lor guancia per farsi baciare di affiliazioni e gemellaggi, son satanici, non sporgenti di cosce che, vivaddio, vanno ero(t)izzate di sana baldoria euforica del cazzo e pigliarla a culo, si reprimono in opprimenti mentalità cast(rat)e e non si lasciano andare.
Si ammaccano, non si am(m)ic(c)ano.
Che schifo!

 

di Stefano Falotico

 

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Lo stagista inaspettato (The Intern), fotogallery con De Niro & Hathaway


24 Jul

Il nichilismo al Cinema e nella mia vita fottuta, lezione di come dovete stare al mondo e imparare dalle mie “testate”, non giornalistiche ma rudi di “botte/i” in “testicoli”


20 Nov

di Stefano Falotico

Giù la testa

Avete accattato il libro di Cronenberg, miei divorati?

Ma che volete comprare? Voi siete tizi tozzi a cui basta un maritozzo nella colazione deicampioni” e un po’ d’ipocrita leziosità per quattro racchie maestrine che, tradendovi di “pastine” e corna, v’impestano mentre io mangio il pasto nudo al pest(at)o. Madonna dell’impestata, che diavolo son diventato?

Iddio David, che sconfisse Golia, sia lodato, mangiandovi miopi con una caramellina Alpenliebe.

Ma quale Gabriella, quella scosciava e aveva un nasone da bugiardona, perché il gobbo Berlusconi gliela leggeva, non tanto alla leggera, da cui ogni analfabeta è bello a papà suo.

Imparate a leggere, bugiardoni. Partite dal bugiardino più bravo a fregarvi, Silvio.

Sì, dopo an(n)i d’impal(lin)ato, inculate a raffica a causa di fighe in case con “altri” cazzi per la testa, Dracula l’impalatore mi fa un baffo e me “lo” arriccio, altro che eleganze dei ricci e sfumature di grigio, son nero letterato a cui dei vostri bestseller importa un “fico” di quella scema non secchiona che dà sempre via ipocritamente il culetto, alla faccia di voi stronzetti che mi (mal)trattate da Qualcuno volò sul nido del cuculo.

Io volo alto e di buon alito, miei brutti (av)volt(o)i, cari miei (dis)illusi, ché penarmi per bagasce non son affari del mio “affare”. Prevedo per queste solo pene, e un’altra “presa” per il popò, “ahimè”, che dolor’.
Son pesante, un peso, un calpestato.

Abbiamo Michele Santoro che fa il tuttologo con quell’altro impotente di Travaglio, due polli politici contro il Polo, s’accaniscono vs la Destra ma a tali qualunquisti polemici… preferisco Costamagna Luisella sullo sgabello. Bella è bella e vorrei che con me “belasse” nel partito “democratico” del “fancazzismo” di mio “martello” in sua “falce” rossa ché avanti oh popolo alla (ri)scossa e dalle una “mousse” se dolce di “stracciatella” non le hai segnato una “crocetta” su La7, lasciandola licenziata dopo che, essendo Luisella una perversa, volle da me anche una “testata” di post la gran linguina allo sco(g)l(i)o della scopata “sc(r)osciante”.

Sì, sono un paraculo come pochi, miei comunisti porci. Ché, a forza di tenere il santino di Stalin in mano e a “giravi i pollici” di dar giù a chiunque nel vostro credervi Che Guevara delle guerre inesistenti, vi siete (s)posati con una destrorsacchiotta santina e personcina, che severa prima vi dà il “sederino” e poi, per farvi… cont(ent)i, vi riverisce con un triste tiramisù della sua fighetta (s)caduta nella muffa di Pannella, da cui i radicali liberi delle budella, detti fe(ga)tini amari e du’ fettuccine della mia facciona con tanto delle ciliegine sulle torte e tutta la fetta d’in(f)etto.

Internatemi, in manicomio noleggerò The Intern con De Niro e Anne Hathaway, film su un “vecchio” che lo sbatte in quel posto a quella giovincella, o(r)ca e carnivora tanto caruccia, miei ebetucci, pigliatevi questa da “ciucciotti”, statem’ boni/e voi, che mi date del lei, pensa tu in che Stato vi siete (ri)dotti, che tette, pensavate d’esservi meritate/maritati una vita “(d)a nobili posteri(ori)” e foste (s)battuti dall’arzillo Bob, uno da tè, in camicia slacciata in tiè. Altro che farle nere, “puro” neo alla Max Cady. Ti faceva male così?

Anne, di seno annamo bene, di senno no. Di seggio(lino), vai “imboccata”, inchiappettata e “segata”.

Insomma, sono atterrito da questa società terragna. Terroni, fottetevi le nordiche, sudisti, guardate un western e capire che Clint Eastwood amò i mezzogiorni di fuoco alla Sergio Leone.

Da cui Unforgiven, miei (s)freg(i)ati, e i vostri “viados” del tramonto. Sì, dopo giornate di “duro” lavoro, ve lo fate… “tosto” di nascosto, la moglie non vede, infatti vede quello di un alt(e)ro, da cui l’adulterio dei (di)versi di Uccellacci e uccellini, ah ah, miei pisellini da I soliti ignoti, le vostre notti son uno “scasso”, che spasso, che passero/a, per il mio Totò.

Evviva Pasolini!

Salutam’ a sorrata! E fu Cimin(o).

Da cui Il cacciatore e Verso il sole.

Uno in radio fa il radioso di loghi e ragionamenti (il)logici, invero, si finge amico di tutti perché la radioattività l’ha reso “elettrico” nello sparar cazzate da malato di “etero”. Sì, a forza di star nell’etere, è diventato un extraterrestre, alien(at)o, asessuato e senza sesso, né etero, né carné né pesce, le modulazioni di quelle cattive frequenze l’han raso, (ar)reso al s(u)olo del microfono e d’un paio di cuffiette a leggere le notizie per le casalinghe e ad annotar un altro morto “locale”, da cui il prendilo in (lo)culo.

Sapete che vi dico?

Di là, ho un piatto di gnocche/i di patate da metter in “fornicazione”.

Non voglio “informarmi”, sformatemi pure. Meglio essere uno sfornato che (non) esistere come voi, i deformi.

Che splendida “forma”.

Sì, sono un topo.

Meglio di voi, le zoccole.

Giù la pasta!

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