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La casa di Dante Alighieri, un uomo che è stufo dei film di von Trier e delle serialità omicide dei luoghi comuni di massa


10 Apr

jackfalotico

Sì, anche io ho visto e recensito il capolavoro inaudito (si fa per dire), maudit di Lars von Trier, ovvero l’abominevole The House That Jack Built, monumentale idiozia a cui ho dato due stelle per simpatia.

Sì, Lars va incoraggiato. Dunque, come si fa coi bambini bravi, e Lars bravo se vuole lo è eccome, va spinto e invogliato. Sì, non la castigo signor Lars ma un po’ meno, dopo aver visto questa sua ultima pellicola, la stimo.

Sì, mio caro Lars, le scrivo questa epistola poiché sono indubbiamente dantesco. E come il grande Dante io a lei tiro le orecchie. Dante aveva il naso lungo e lei invece continua a girare un Cinema di gambe poco lunghe. Senza respiro. Amorfo, già in partenza morto. Soprattutto mortificante.

Sì, l’Alighieri scrisse Le epistole e io sono stanco dei suoi furbi pistolotti. I fessi potranno abboccare, definendo il suo La casa di Jack un capodopera, io non sono un pesce. Neppure la povera papera del film sottoposta a un’agghiacciante mutilazione da parte del protagonista bimbo già satanicamente irrecuperabile. Già affogato nello stagno del suo seme geneticamente traviato.

Dei suoi film fintamente scabrosi e repellenti son davvero stufo, non tanto perché vorrebbero provocare scandalo a buon mercato, bensì perché lei sempre più si sta cinematograficamente fuorviando.

Sì, io non abbocco ma lei oramai ha una pericolosa strada manieristica e compiaciuto imboccato.

Lo so, caro amico Lars, lei si è oramai smarrito nella landa della depressione acuta. Più galoppante di questa boiata da bovaro che da lei, anima sensibile e ammalata di dolce Melancholia, non mi sarei aspettato.

Qui, in tale sua operetta ridicola, lei di luoghi comuni abbonda. Esagerando pure di David Bowie, la cui pronuncia corretta è bovi e non bauvi, mio Lars il bove.

Citando a sproposito pianisti che adoravano Bach mentre io, dinanzi a questa sua partitura stolta senza tatto, eh sì, lei non sa toccare le corde giuste, le rifilo delle bacchettate molto musicali in testa.

Senti che frastuono. Vediamo se, frastornandola, i suoi film futuri avranno più ritmo.

Lei è stato indelicato con questa sua storia di un toccato poi alla fine anche dalla grazia sfiorato.

Per svegliarla dal torpore, ahinoi, tristemente deprimente, appunto, della sua caduta libera, le prescrivo una bella cura di fosforo e le consiglio di passeggiare lungo le colline verdi della Danimarca.

Affinché, a contatto con la natura adamantina, possa allievare le sue pene e riflettere all’imbrunire sul tramonto della sua carriera adesso penosa che presto, continuando così, sarà cupissima come il buio pece delle notti del suo Jack.

Sì, caro Lars.

Un paio di sue opere avevano fatto sì che potessi io elevarla nel paradiso della Settima Arte.

Sì, lei lì fu grandissimo. In alto, per quanto concerne il mio personale apprezzamento nei suoi riguardi, ascese.

Ora è di nuovo sceso, non solo all’inferno.

 

Amico artista, mediti su queste mie parole. Lo so, potranno apparirle momentaneamente dure e troppo severe.

Ma io non sono un consigliere fraudolento. Sono un uomo intransigente che conosce il suo talento splendente. E dunque, reputando inammissibile che lei l’abbia sputtanato per questa ciofeca miserevole, malata di pochezza esecrabile, mi perdoni ma debbo esserle sincero.

Ora, leggendo queste mie parole, potrà indiavolarsi e vorrà bruciarmi vivo.

Così come, lo so, faranno parimenti i suoi ammiratori assaliti dall’ira più bollente, lanciandomi commenti lincianti sul mio canale YouTube.

Un giorno, dopo tanti patimenti, io e lei saremo lassù.

Dio le chiederà:

– Signor Lars, dopo averla assolta da questo film osceno, blasfemo e semplicemente tremendo, vuole bene al signor Falotico?

– Sì, è il mio migliore amico.

Gli amici migliori sono quelli che non ti leccano il culo. Ma quelli che ti vogliono bene.

Che ti sgridano quando è opportuno, che ti spronano quando sanno che un genio non va mai punito e fermato.

Un genio va rimproverato con dolcezza, non va censurato e “castrato”.

Va soltanto coccolato come il gelato al cioccolato.

Mentre gli stronzi ignoranti, invidiosi, prosaici e precipitosi vanno spurgati con poetica posa e la mia prosa talvolta, lo ammetto, ridondante e pletorica, invero giammai retorica come la falsità diabolica di questo mondo ipocrita.

 

 

di Stefano Falotico

The House That Jack Built e la casa che mi sto costruendo io, nonostante in molti la smontino, io la rimonto


14 May

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Sì, von Trier è un acclarato venditore di aria fritta, un incontestabile smerciatore di fumo negli occhi, cioè uno che nei suoi film sostiene “tesi” senza fondamento/a, prive di qualsivoglia spessore. E racconta di donne cieche la cui indomita volontà di vivere le salva dall’autodistruzione, di ninfomani e uomini al jeu de massacre, e adesso di un serial killer, chiaramente ispirato a Jack lo squartatore, che ha “costruito” la sua casa con le viscere delle sue vittime, coi pezzi sbranati, dilaniati, a lor volta spezzettati delle sue stesse brutalità abominevoli. Ed è fiero, terribilmente perverso nel fingere una normalità che probabilmente non ha mai avuto dalla nascita, sgattaiolando nel silenzio e coprendosi dietro la maschera rispettabile dell’impassibilità meno sospettabile.

Una vecchia barzelletta dei miei tempi recitava… sapete perché invitavano Jack lo squartatore alle feste? Perché portava sempre con sé dei gran pezzi di figa.

Una battuta di rara freddura e raccapriccio, da mettere i brividi, partorita da paninari che adoravano doppi sensi ovvi e scontati come il peggior Cinema di von Trier.

Perché vi piace von Trier? Perché dice la verità in maniera, appunto, nuda e cruda? No, ribadisce luoghi comuni atroci e li “stigmatizza” in riprese scarne, ossute oserei dire, che arrivano al “nocciolo della questione” con pochezza espressiva degna di una videocamera 8mm. Tant’è vero che quando cerca di essere patinato è ancor più finto e alcune sequenze iniziali di Antichrist assomigliano indubitabilmente a uno spot di Lancôme.

Ma quanto da me asserito con tale sfacciato orgoglio potrebbe anche non essere vero perché chiunque, anche Paolo Mereghetti che bellamente stronca quasi sempre Lars, vive di quotidiane finzioni. Dunque la verità, possiamo affermarlo puntualmente, non esiste. Non è di questo mondo e chi si è illuso di averla trovata è più scemo di quello che in effetti stringi stringi è, parafrasando Oscar Wilde secondo il quale l’abito invece fa eccome il monaco.

Se vedi uno per strada che elemosina le possibilità sono due: o sta girando un film sugli homeless oppure è un povero mendicante “realisticamente”.

Come quelli sposati che, visto che temono il divorzio e hanno ora dei bambini da educare, ammettono falsissimamente che loro non guardano più i porno né si recano su Instagram a contemplare i bei culi perché sono “cresciuti” e hanno da fare… cose più “serie”.

Volete la verità? Sono i primi, questi moralisti osceni, ad aver le mani “sporche”. A vivere di perversità che semmai non si esplicitano in purezze fatte di atti impuri ma di sconcezze immonde nella vita di tutti i giorni. Perché costoro emarginano chi non la pensa come loro, sono sempre restii a ogni forma d’innovazione e cambiamento, sono i più stronzi conservatori di un mondo da lor stesso creato e reiterato di azioni meschine, spettegolanti, piccolo-borghesi fradicie, invero assai scostumate perché rinnegatrici della giustezza e dell’equità, della democrazia e della libertà Maniaci indagatori del prossimo, spioni e sostanzialmente coglioni. Esorcizzatori dei loro abomini esistenziali nel rinfacciare agli altri le stesse “colpe” di cui loro sono i primi rei non confessi.

Sì, sono come Samuel L. Jackson di Pulp Fiction… Questo mi piacerebbe. Ma questa cosa non è la verità. La verità è che tu sei il debole, e io sono la tirannia degli uomini malvagi. Ma ci sto provando, Ringo, ci sto provando, con grande fatica, a diventare il pastore.

Ah, fratello carissimo, è una società piena di psicopatici. Ma vedi di non fare la morale a me. Io sono l’incarnazione vivente di tutto ciò più lontanamente possibile dal male. Quindi, per carità, per l’amor di Dio. Vedi di rompere il cazzo a chi se lo merita. E ora vedi di levarti di culo, figlio di puttana, o ti prendo a sprangate e t’infilo il tuo crocefisso ove dico io. Ah ah. E lasciami amare questa Thurman che, cazzo, sarà pure magra, ma ha un paio di tette che neanche la mongolfiera ne Il giro del mondo in 80 giorni…

Cristo, adesso Ethan Hawke gira First Reformed, film trascendente, ma Dio lur… o p… o non deve aver molto trasceso con Uma…

E questa è la verità, per la Madonna.

Adesso scambiatevi un segno di pace e, se la Thurman con voi ci sta, “beneditela”.

 

Ora, direi che dovreste rileggere il titolo di questo post. Ridete, ridete pure. Ah ah.

Intanto me la ingroppo.

 

 

di Stefano Falotico

 

 

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