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Data astrale 11 Novembre 2021: THE HAND OF GOD mi salvò dagli idioti e rinacqui in modo spasmodico


11 Nov

249206385_464241721660222_1734615807872124241_nPaolo Sorrentino è un genio. E desidero immensamente che il suo film vinca ai prossimi Oscar. Ha avuto un coraggio da leone a elaborare un episodio tragico della sua vita, romanzandolo e trasformandolo in superlativa poesia magica. Vincere e vinceremo! Sono perfettamente cosciente di aver frantumato ogni certezza bacata della cosiddetta infima, meschina, perfida e maligna, microscopica e nana piccola borghesia malsana che, essendo ignara della sua pochezza illimitata, si crede rinomata e invece, oltre che malfamata, va apertamente diffamata. Ogni loro menzogna infame è stata giustamente smascherata e le loro abiette vite miserabili saranno eternamente da me furentemente punite vita natural durante in modo imperterrito e perentorio. Sono estremamente conscio di disturbare, giorno e notte, perennemente la loro visione delirante sul sottoscritto. In quanto, avendoli giustappunto distrutti, non sanno più che pesci pigliare. E altre balle, dunque, in loro patetica difesa altresì indifendibile, inventeranno su di me al fine di farmi crollare. Ma le loro bugie nefande, oltre ad avere le gambe corte e il fiato corto, non stanno più in piedi nemmeno se costoro, vili impostori e indefessi bugiardi irredenti e sporchi nel cuore, eh già, venissero da qualche dio illuminati con qualche tocco miracolante le loro esistenze oramai sbriciolate e penose. Ciò però, mi spiace per loro, anzi ne godo da matti/o, non avverrà. In quanto, ripeto, sono nel cervello malati e assai limitati. E non voleranno mai alto/i. Ci voleva uno come me per sconfessarli e urlare loro ALT! Eh sì, miei mentitori! Arsi ogni loro, ribadisco, certezza stolta data per assodata. Ora che faranno? Mi bruceranno la casa? Ah ah. Ah, vigliacchi diffamatori, la vostra realtà è scadente. Più che sognatori felliniani, mi sembrate sempre di più come Balanzone il furfante, cioè un crasso e grassissimo trombone dei più ignoranti. Ah ah. Rosicate da inetti, incapaci impotenti totalmente. Mostratemi di avere gli attributi per fronteggiarmi dal vivo in maniera alla pari. Cari irrecuperabili malfattori veramente deprimenti. Se vossignoria, ah ah, volesse prendere lezioni di Calcio, ci sono qua io per educarli in merito. Ma, oltre a essere poco sportivi, infatti amano attaccare soltanto dietro una tastiera, trincerandosi nel peggior catenaccio quando se la vedono brutta, non sanno neanche leggere e scrivere. Esseri inutili, pachidermici. Buoni, al massimo, a svolgere un lavoretto da quattro soldi per celebrare le loro maschere fintamente dignitose. Avanti. Non dite che ora state tremando. Suvvia, gente grande e grossa come voi, eh eh, se la fa sotto? Mi fate pure lo sfottò? Ah ah. Questo si chiama netto, decisissimo affronto. Un pugno devastante. Cattivissimo, lapidario, oserei dire necessario. Voi siete sempre più deboli, invece io maggiormente forte. Voi non siete cresciuti mentre io, come gridano sanamente a Napoli, sono un gigante! Ed evviva anche Francis Ford Coppola, Rusty il selvaggio e Bobby De Niro, il più grande. Naturalmente, dopo di me.
Se non vi sta bene, accattatevelo. Anzi, al tram attaccatevi. Uh uh.

Ah ah. https://darumaview.it/author/stefano-falotico

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Il video post-elezioni del Falotico, vedere per credere, e scusate per i rumori di fondo


05 Mar

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Ebbene, vince il Centro-Destra e io mi sento costernato. Sì, sono un miracolato. Molta gente non crede nei miracoli ma io sono l’incarnazione vivente che la vita riserva sempre sorprese alla nostra anima. E ti risvegli ancora, mentre fuori fa freddo, le persone sono “raffreddate” d’idiozie e la massa continua nelle sue solite, false competizioni, come gli Oscar, ove tutto è all’insegna della prevedibilità.

Invero, non mi stupisco di questi risultati. La gente era stufa di un Governo che ha tradito più e più volte la sua fiducia, e allora, pur cosciente che Salvini e compagnia bella sono degli imbecilli, voleva dare un segnale forte.

Che dire? Io spesso, in questa mia stramba esistenza, son stato sfiduciato, ma non mi sono mai arreso, e comunque, per quanto la gente possa chiacchierare, a mio modo sono un vincente.

Sono come Gambardella, un’anima di grande bellezza che passeggia meditabonda, e senza neanche troppe amarezze, mentre tutti corrono e si affannano, viaggiando sui loro miseri traghetti… e, qualche volta, se capita, ci scappa la scopata con una donna bionda, di buona “fattura”, che per un po’ mi distoglie dalle mie angosce.

Questa è la vita, fratelli. Scambiamoci un segno di pace, e che la Madonna ci accompagni…

A proposito, come farà questo ragazzo di campagna, Di Maio, a competere con i pezzi grossi europei?

L’avete votato voi, e io mi astengo… dal dire cose di cui potrei pentirmi.

Ah, è tutto un pentimento, un lamento, son solo squallidi giochi di mente. Di mio, ripeto, non me ne vogliate, bevo dieci caffè al giorno.

Detto fra noi, in questo giorno mi vergogno di essere italiano. Ha vinto di nuovo l’ignoranza. D’altronde, che aspettarsi da un Paese di caciaroni, di superficiali, di mezze calzette, di fascisti, di arroganti e stupidi, sciocchi, illusi e perbenisti?

 

 

di Stefano Falotico

La grande bellezza, racconto ero(t)ico


27 May

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Salve, sono Gambardella. In questo pullulare pusillanime di scribacchini che vogliono “vergare” pagine “sudate” di passione, ove imperano le sfumature di grigio, anch’io voglio cimentarmi in un racconto “piccante”, dunque peccante, perché ricordiamolo viviamo nel Paese dei moralisti e dei benpensanti, quando è invece al “pen” pen(s)are che dovremmo darci. Voglion votare i grillini ma è ai femminili grilletti che dovrebbero “innalzarlo”. Spassionatamente, con un po’ di malincuore e giusta serenità antitetica a questo sentimento malinconico ch’è la mia notevole pigrizia, posso ammettere, anche se vorrei solo “metterlo”, che, nonostante le mie mille mortificazioni patite e il mio ego un po’ partito, nessuno è riuscito ad abbattere il mio senso gioviale, affabile, (dis)umano nei riguardi della vita. Sapete… tentativi ostracizzanti di volermi annettere alla comune massa volgarotta, e cercarono di “castigarmi” in un lavoretto all’insegna della demagogia più spicciola per “curarmi” dal mio invero innato bisogno di creatività, di sapidità euforica del mio animo sguinzagliante tra la foll(i)a. Così, per qualche tempo immemorabile m’addolorai e, “pun(i)to”, quasi mi convinsi che avessero ragione. Ma io sono appunto anima libera, che canta fuori dal cor(p)o, e vive di sue estasi esistenziali al di là delle mer(l)e esistenze “pie” e conservatrici di “valori” fasulli e fallimentari come la filigrana di uno zingaro proprio falsario. No, non mi avranno, e (r)esisterò in un altro(ve) tutto personale, “baionettando” di libri appunto liberi, di miei momenti estemporaneamente metafisici, addentrandomi nelle braci viscerali del tenebroso mio “stronzo” a cuor aperto. Sì, con questa frase son stato ermetico, ma fa parte del mio (t)essere. Ah, son tutti alla mediocrità tesserati e si plastificano in vite odoranti solo il dio denaro, per lo squallido compromesso dell’accettabilità sociale. Dio me ne scampi dalle socialità e da questi sorrisi ipocriti che pretendono tu ti conformi all’idiozia generale per un esasperante buonismo che in verità, vi dico, scontenta tutti. Allorché, fra i miei polmoni innaffiati di gaudio, anche se taluni ignoranti mi piglian per “gaio”, scrivo di quest’avventura trasognata, fantasticata, del mio uccello fanatica.
Ella stava seduta sul divanetto di una sauna, no, sala d’aspetto e, pettoralmente, mostrava il suo basculante balconcino mobile, lustrandosi le gambe carezzevolmente con le sue mani delicate da signora poco angelicata. In quell’accavallamento di ormoni, “rinvenni” le sue cosce muscolari, già pronte a “prostrarsi” al mio “coso” (t)irato. Mi avvicinai in modo felpato, infatti indossavo un felpino, e felino adocchiai le sue movenze felliniane. Donna di grandi curve abbondanti, su cui Valentino Rossi avrebbe “disegnato” le sue giravolte rallistiche, sgommando a velocità “liscia” delle sue “gomme” pneumaticamente dense di corpi cavernosi enfiati, dilatatisi nell’acceleratore forse di un’eiaculazione precoce. Sì, di lì a po(r)co l’avrei “oliata”, nel seder inchiappettata di mio “gusto”, e sarei “ribollito” così come l’aroma del caffè “vien su” mentre “lo” mandi giù. Ella stette al “giogo” e, cavalcandomi “a singhiozzi”, ebbe il suo “duro” affare, no, da fare, mentre io me la facevo di tutto gel e poco gelo. Scaldandola, ebbi maniera di “pittarle” il mio “amore”, circumnavigando la sua pelle di profonda gola “schitarrante”, forse solo di colpi di tosse scatarranti per via del “fallo” che mi (re)spingeva poc’ardimentosa ma via via comunque più carnosa.
Poi, andammo a mangiare una pizza a Canosa. E parlammo delle “imprese” del Canova, gustando un siciliano cannolo mentre dei ragazzi vergini si fumavan le canne.
Ah sì, il Festival di Cannes.
Ricordate: forse non sono intellettuale di spicco ma di “spacco”, sicuramente di “sticchio”.
Non sono distinto ma d’istinto e lì dentro “la” tingo. Non canto Tenco ma un po’ triste mi mantengo.
Ora, balliamo il tango, e poi ti toglierai, ti toglierei il tanga.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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