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I migliori film sulla boxe: scritto dedicato a ogni uomo BOMBER


16 Apr

wrestler rourke

Sì, l’altro giorno ho visto Hands of Stone. Film da me anche recensito. Nell’ultima mezz’ora il film emoziona ma oramai è troppo tardi. Comunque non del tutto disprezzabile.

E, sulla base delle emozioni suscitatemi, ispirato, come spesso accade, dal fascino muscolare di tale storia grintosa, ho deciso di scrivere tale pezzo.

Sì, io di film sulla boxe ne ho visti tanti. Compreso proprio Boxe. Uno dei peggiori film con Gene Hackman. Che c’azzecca in questa pellicola pessima uno dei più grandi attori di tutti i tempi?

Va be’.

Sì, facendo un po’ di promemoria, credo di aver visto tutti i massimi film sull’arte nobile.

Ma nobile di che?

La boxe è quanto di meno nobile possa esserci. Gli uomini sfogano rabbiosamente tutti gli istinti più bassi e animaleschi per primeggiare sull’avversario. Massacrandolo.

Chiariamoci, infatti. Oggi, questo genere di sport con tutte le sue varianti, kickboxing e jujutsu, è praticato da gente esibizionista che vuol mostrare i suoi fisici bestiali. Uomini che fanno sfoggio edonistico delle loro virtù atletico-combattive per aver presa su donne culturiste, spesso di scarsa cultura, che vanno matte per questi uomini palestrati che, anziché mangiarsi un bel piatto di maccheroni, curano la loro asciuttezza, soprattutto del cervello amorfo, in diete a base di proteine e Gatorade.

Insomma, uomini che potrei smontare soltanto col montante di un mio neurone ambidestro.

Un tempo, invece, la boxe era perlopiù praticata da gente povera. Gente morta di fame proprio come il mitico Roberto Durán.

Ecco, ora vi racconto questa. Il mio leggendario, ah ah, zio Nicola, prima di fare il muratore, fece per qualche mese il pugilatore. Eh sì.

Perché onestamente Nicola non era particolarmente acculturato. E, prima di rimediare il lavoro appunto di muratore (e già gli andò grassa perché nel Mezzogiorno il lavoro ha sempre scarseggiato), per sbarcare il lunario, pigliava la gente a pugni.

Un uomo pugnace, come si suol dire, Nicola.

Con un fisico della madonna. Senza paura di niente.

Andò anche a lavorare in Germania. Prima di rincasare nuovamente nel suo paese.

Fra quei crucchi, si ubriacò e scoppiò una rissa. Nicola, testa calda, prese a sberle chiunque. Poi, i suoi sfidanti, ripresisi dalle batoste devastanti, in massa lo inseguirono per i viottoli tedeschi. In segno di accesa vendetta.

Nicola allora se la vide brutta. Era tarda notte. L’appartamento, in cui alloggiava, distava miglia dal bar ove era avvenuto il tafferuglio.

Al che, Nicola si dileguò in un cimitero. Scavalcò il muro di cinta, non quello di Berlino, ah ah, e si nascose fra le lapidi.

Era però, come detto, sbronzo. E si addormentò. Di lui, i suoi inseguitori persero ogni traccia.

E Nicola passò tutta la notte, cullato da Morfeo, in compagnia dei morti. Roba da film di Romero.

Dico questo per farvi capire che la boxe era all’epoca un modo per riscattarsi socialmente.

Certo, avevi solo la quinta elementare e non ti assumevano neppure al banco dei salumi come Mickey Rourke di The Wrestler.

Mitico Mickey. Uno degli attori più belli del mondo, secondo me anche uno dei più bravi e carismatici.

Ma Mickey non poté più accontentarsi delle sue grandi interpretazioni nei film di Coppola e di Michael Cimino, allora divenne un homeboy.

Uh uh ah ah.

Divenendo, per un po’, anche pugile nella vita vera. Eh sì, dopo gli schiaffi di gelosia sferrati a Carré Otis, Mickey capì che, a differenza di Mike Tyson, non doveva maltrattare il gentil sesso ma sfogare le sue corna con stronzi più bastardi di lui.

Vinse perfino qualche incontro, peraltro più truccato della sua attuale chirurgia plastica e del suo odierno makeup.

Uh uh ah ah.

Ora, bando alle ciance. I più bei film sul pugilato sono questi:

Lassù qualcuno mi ama con uno forse più figo di Mickey, Paul Newman, Città amara – Fat City di John Huston (film che però vidi cinquemila anni fa e dovrei rivedere), ovviamente Rocky, Toro scatenato, The Boxer di Jim Sheridan con uno strepitoso Daniel Day-Lewis e Ali di Michael Mann.

Ce ne sono altri? Sì? Scusate, se non mi sovvengono. Suggeritemeli voi perché non ho voglia, adesso, di rammemorare tutto. Uh uh ah ah.

Sì, c’è anche The Fighter.

Film però come Rocky, Toro scatenato e The Boxer non sono propriamente film sulla boxe. Bensì film su personali storie difficili di uomini che, rispettivamente incasinati, trovarono la loro salvezza, il loro fuoco vitale nella gloria del ring.

Be’, Jake LaMotta non è che fece però una bella fine come il Balboa. Ma questo è un discorso sul quale potrebbe illuminarvi un altro campione assoluto. Però di Calcio. Diego Armando Maradona, forse più autodistruttivo di Jake.

Uh uh ah ah.

Comunque, amici, il più bel film sulla boxe è naturalmente, non ci sono dubbi, Bomber di Michele Lupo con Bud Spencer, Jerry Calà, Mike Miller detto Giorgione e Valeria Cavalli, una delle mie donne preferite della storia. Quando non era ancora una milfona.

Sì, epico!

Cinematograficamente davvero bassino. Ma altro che Stallone che le suona a Dolph Lundgren.

Qui parliamo di emozioni mille volte superiori.

Quando Bud guarda il suo ragazzo, lo rimprovera e poi capisce tutto.

E allora Bud diventa una furia scatenata, distruggendo Rosco con Gegia che incita la folla!

Apoteosi!

Libidine, doppia libidine, libidine coi fiocchi!

 

Infine, qual è il vero nome di Mike Miller? Potrebbe essere uguale al mio?

 

 

di Stefano Faloticohomeboy bomber spencer

“The Boxer” – Recensione


23 Oct

I pugni del “Rosario”

Non è un film sul pugilato, come non lo sono quasi tutti, neppure il pessimo Boxe con Gene Hackman.
Questo è The Boxer, che ha vari significati a ben “tradurlo”. Il combattivo, il “cagnaccio” di razza omonima, e anche le “mutande” che tengon “a mollo” le palle. Libere da “restrizioni” d’aderenti elastici troppo attillati alla pelle proletaria.

Si riunisce la coppia Sheridan-Day-Lewis, dopo le vincenti prove precendeti. C’è chi ha storto un po’ il naso, arricciando la bocca nella (bi)fronte aggrottata, perplesso dinanzi a un lavoro che forse vorrebbe scavar in profondità ma rimane effettivamente, nonostante gli sforzi (e i “forzati”) in superficie, dicendo, sussurrando, pronunciandosi-proclamando, “picchiando” appunto ma rimanendo poi zitto e dubbioso nel finale “aperto” e dispersivo di “lieto” turbato alla radice della rabbia e dell’I.R.A.

Storia come mille e non più una Notte.
Ritorno a casa con le ferite della prigionia. Danny e di nuovo la nebbiosa Belfast. Macerata di casini personali con una cascina e “odori” stantii di cantine, con l’amor dei tempi d’oro che non è più quello d’una volta.
Tutti un po’ invecchiati, non tanto di rughe visibili ma “a vista” nell’anima. La annusi a distanza che già “rovista” di tanti guasti e bulloni mal ingranati, non più sgranati come allora. Come l’alloro che fu degli attimi irraggiungibili e non più cucibili.
Puoi dannarti a crearti il valore ch’eri, a rappresentare un ideale, a “tirar” di corda e spezzar lo sterno di questi “simili” che t’appaion scheletri.
Ma Lei ti ama-non ama, non c’è più. Sta con un altro, l’ex tuo miglior amico. E che si fa? Ti spari? No, ti alleni, ti sfoghi divorando il “tappeto rosso” della celebrità che avevi toccato, sorseggi birra a litri, “a fiotti di sangue”.
Quante bugie e quanti sotterfugi, ancora fuggi. Devi, tanto sei (nel) dentro e nel “(mor)dente” che l’altro non può sapere. Deduce, intuisce di sospetti, ma non stai bene. Stai morendo ed è così.
Si va avanti per “caracollarsi”, per incollare quattro spiccioli a una casa del Cuore rovinata e sciupata.

Emily Watson a me non piace. No, non perderci la testa, te la spaccherai solo contro il muro. Ma sei un mulo, Daniel-Danny.
Un Flynn, forse un De Niro.   

(Stefano Falotico)

 

Il magniloquente, inarrendibile “Butcher”: quel magnifico attore di nome Daniel Day-Lewis


23 Aug

 

Sì, ieri ho postato il primo poster ufficiale del Lincoln di Spielberg.
E oggi, invece, dedicherò un’ode all’agiografia delle sue geografie incarnate, “sanguigne”, alla celluloide.

Screanzati e irrispettosi, porgete il vostro saluto a sua Maestà: Daniel Day.Lewis, mio “pargolo” prediletto e “prodigo” solo di talento, come s’sige a chi è schierato sempre “in battaglia”.

E di rabbie mordaci “accetta” chi osa e osò sfidarlo con squallide “rose”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. L’ultimo dei Mohicani (1992)
    Figlio “adottivo” d’una tribù in via d’estinzione. Cavallo “matto” meno del fratello non consanguineo ma di stesso Cuore.E l’orripilante cattivo viene “lasciato” al massacro vendicativo dell’ascia del padre.
    Perché quando si toccano le innocenze e le si “suicida”, l’unica “moralità” che esiste è un “tagliar la testa al toro”.
  2. The Boxer (1997)
    Ah, così si ringrazia chi ha sofferto? Con infamazioni e lotte intestine? Pettegolezzi e chiacchiere? Bisbigliate. Io combatto e io amo! Vigliacchi, sparatevi voi!
  3. Gangs of New York (2002)
    Le strade si costruiscono nel “sangue“. L’America del nostro candore fu trucidata prima ancora della colonizzazione nella Big Apple. E ci si sparava azzannandosi.
    Come nelle “macellerie“.
  4. Il petroliere (2007)
    Dimesso, “calmo”, trafelato. Avreste mai sospettato che, oggi, quella “lumachina” avrebbe divorato chi pensò d’essergli “potente?”.
  5. Lincoln (2012)
    Sono il più grande Presidente della Storia. Il resto è Fuga da New York.

 

 

– Ah, ancora qui Macellaio? Ma non ti avevo detto di “smammare?”. Questa è la mia bottega da barbiere, ove la gente onesta e lavoratrice, a differenza di te che sei un lurido porco “fascista-nazista”, viene a tagliarsi barba e capelli, poi rincasa e “ricama” con mogli “generose”.
Sparisci immediatamente o ti sparerò!

– Oh, sto tremando tutto, sai? In questa città, dovresti saperlo, usiamo i coltelli al posto delle pistole. Come pensi di “tagliarmelo”?

– Ma va va, levati dalle palle.

– Vuoi provocarmi? Vuoi far ridere questi poveretti che si stan godendo il tuo “numero?”.

– Ho da lavorare io, caro “Buccero”.

– Ecco… lui non mi accetta e Io “gliel”‘ho accettato! Applauso, signori, mi son tolto anche il cappello.

– Ah, tu pensi che io sia semicieco, vero? Ed è qui che ti sbagli di grosso. Il mio occhio di vetro è più sveglio delle vostre miopie, miei “pasciutelli”.
– Sei un buffone!

– Sì, un pagliaccio che si vanta di vestirsi così, coi pantaloni di “tela”. E vi mangio vivi, tutti, e ora mi “magnerò” pure questa bisteccona. Carne al sangue.

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