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Dopo queste quarantene ingiuste e castranti, vi voglio di nuovo in forma come Bob De Niro e splendidi, giovani e vigorosi come Diane Lane di Streets of Fire


26 Jan

streets of fire michael paré

Esiste un film che non è bello come I guerrieri della notte, I cavalieri dalle lunghe ombre e I guerrieri della palude silenziosa ma, soltanto grazie all’atmosfera favolistica che crea, in virtù di due canzoni magnifiche, riesce a diventare un capolavoro quasi superiore a Warriors?

È ovvio che c’è e il regista è sempre lo stesso, ovvero Walter Hill.

Questo Covid-19 non è roba per me. Non sarò mai un uomo inquadrato e forse come Darth Vader, asfissiato, incartapecorito, dallo sguardo lugubre, dall’indole volpesca e leggermente bugiarda alla Conte e non intendo recarmi, di prima mattina, al Quirinale. Inchinandomi dinanzi a un Presidente della Repubblica che sembra più vecchio, matusalemme e imbalsamato del Conte… sì, Dracula di Bram Stoker nella versione del primo tempo del film di Coppola. Dando prima le dimissioni in remissione dei peccati, dunque formalmente restaurando la Tavola Rotonda di chi non crede al Graal ma solo al lauto stipendio da traditori come Lancillotto.

Orsù, evviva re Artù! In tv, spopolano donne finto-giornaliste che sono più false di Ginevra.

Piaciuta la freddura? Mah, a me il freddo non fa caldo né freddo. In effetti, fa freddo ma io sento caldo. Come sosteneva Totò nell’epocale Totò, Peppino e la… malafemmina, a Milano deve essere sempre freddo, allora sarà un vento caldo.

Basta, basta davvero con queste mascherate, con queste mascherine, con questi corbacchi, con le cornacchie e coi corvi, coi gufi di notte, coi pipistrelli e con queste chiusure ibernanti la nostra umanità quasi distrutta. Ché non è solo fatta di tastiere da cybernauti. Basta coi coprifuoco immotivati.

Non siamo mica in Fracchia contro Dracula. Fuori non c’è nessun Conte pronto a succhiarci il collo. A sfinirci nella bufera, no, pazienza. Invece, sì.

E qui ci vorrebbe invece Totò, sempre lui, però di Totò Diabolicus.

Stiamo diventando pazienti impazienti. Abbiate pazienza.

Ma quale Speranza? Stiamo perdendo ogni Utopia. Anche quella di Fuga da Los Angeles. Il governo è più cinico di Jena Plissken. Altro che Snake, è una malefica, mefitica serpe infida. Ci sta spegnendo anche nell’intimo… Ah ah. Qui, dovete eleggere me in Parlamento, ovvero il vero John Belushi di Animal House.

Sì, in tutta franchezza, ci sta spappolando le pa… le, la gente non più amoreggia, l’entusiasmo per la vita che, come sapete meglio di voi, si origina da “quella”, sta andando a farsi fottere.

Di mio, son un uomo che balla malissimo come Belushi in The Blues Brothers e non arcua il bacino a mo’ di John Travolta de La febbre del sabato sera ma, grazie alle sue mosse improvvisate da incapace sulla pista da ballo, riesce a euforizzare la folla che inneggia affinché possa io sfoderare tutto il mio twist con Uma Thurman di Pulp Fiction, rimediando una figuraccia da Bradley Cooper e Jennifer Lawrence de Il lato positivo ma vincendo, al contempo, ugualmente la scommessa. E dire che pensavo di vincere Jennifer Lopez. Va be’.

Sì, un certo fascino dell’imbranato, col sex appeal animalesco di Willem Dafoe, ce l’ho. Donne, non posso garantirvi però che, oltre a questo, ci sia qualcos’altro. Comunque, se siete curiose e voleste appurare con mano, vi lascio fare. Ah ah.

Le donne mi vorrebbero figo come Michael Paré ma io desidero che esse siano soltanto come Shannon Tweed di Trappola d’acciaio e come Ashley Laurence di Triplecross.

Ashley, una delle mie fantasie proibite sin da quando la vidi in Hellraiser anche se, in Analisi di un delitto, gliela vide Cuba Gooding Jr.

Sì, Ashley è l’unica attrice, per modo di dire, che può vantare un filmaccio con Parè, molti amori “al purè”, una scena di sesso interraziale da siti VOD per adulti e la se…a, no, una storica saga con Clive Barker.

Donna afrodisiaca da Vov. Celeberrimo liquore alle uova dalla nomea “sensuale”. Sì, si dice che uno lo beva e, dopo di che, assuma una carica erotica da donna ventenne nel periodo in cui non ovula.

Ecco, Diane Lane sta ora con Josh Brolin. Mi piaceva, sì, Josh, quando recitò nei Goonies.

Adesso non mi piace più. Nemmeno la Lane mi attizza come un tempo. A dire il vero, parafrasando ancora Totò, di Diane Lane mi piace tutto tranne una cosa. Il marito, ah ah.

Quindi, appena vedo Josh Brolin, per curarmi dal fegato amaro, riguardo Elizabeth Olsen di Oldboy. Ah ah.

Sì, questo Thanos fa solo per Diane, a me suscita Thanatos e poco Eros. E, come attore, non è paragonabile a Bobby De Niro.

Il quale, dopo averci “deliziato” con Nonno, questa volta è guerra, afflitto da Senilità da Italo Svevo mescolata alla zona Alzheimer su simpatia da Geppetto, sta tornando in formissima veramente cazzuta.

Dopo aver finito Wash Me in the River con John Malkovich, sta recitando nel nuovo film di David O. Russell, sarà in The Formula con John Boyega, in Armageddon Time di James Gray e in Grey Horse di Scorsese.

Sì, a me hanno fatto sempre ridere quelle persone che si lanciano prematuramente in giudizi lapidari.

Se fosse stato per loro, non avremmo mai visto The Irishman poiché costoro consideravano finito De Niro e, se fosse stato per loro, io non sarei, oggi come oggi, qui a scrivere e a ballare.

Starei sempre in quarantena. Sì, da molte persone fui considerato mezzo matto e pensarono che necessitassi di essere punito. Peccato, mi guardo allo specchio e sembro Jon Bernthal di The Punisher.

Sì, ce l’ho lungo… il naso, grosso quasi quanto quello di Bernthal e De Niro.

Sì, il naso di De Niro sembra quello di un elefante, una proboscide. Avete notato? È proprio da Conte, da Pinocchio, da Cyrano… De Niro però, a differenza di Conte, recita solo nei film. Ah ah.

A volte, quando faccio la doccia, non posso specchiarmi e dunque non vedo se il mio naso sia lungo o meno.

Comunque, il resto è parimenti proporzionale. Eh sì, in tale mondo di nani, ci vuole sempre chi ha i cog… ni per dirvi che lo siete.

Tornando a Michael Parè. Soprattutto negli anni ottanta, più che sembrare un attore, pareva un testimonial della pubblicità dello shampoo Neutro Roberts. Di mio, so che con Julia di Pretty Woman avrei usato l’idromassaggio. Mentre, a suo fratello Eric, ho sempre preferito Greta Scacchi di Coca Cola Kid. Se non vi piace inoltre come ballo o come io balli se amate il congiuntivo e non me, comprate il dvd di Crusing e rivedete in loop Al Pacino e James Remar al night. E ho detto tutto.

Al night, all night, tonight, tomorrow potremo di nuovo godercela oppure dobbiamo scrivere al Papa? Ah ah.

Nell’attesa che, perlomeno, l’Emilia-Romagna torni in zona gialla, stasera mi sparerò… un bel filmettino? È proibito?

Non lo so. Devo controllare se ha il bollino rosso. Ah ah.

 

 

di Stefano Falotico

 

Se volete essermi amici, sappiate che tutte le prove di Robert Pattinson mi piacciono, da cui il detto Pattinson chiari, amicizia lunga


28 Aug

Robert+Pattinson+Academy+Motion+Picture+Arts+uNmDjPM35hql

Finalmente, è uscito Tenet.

E, a ragion veduta, lo stronco in quanto posso giudicarlo obiettivamente dopo averlo visto in sala?

No, non l’ho ancora visto e penso che lo guarderò in streaming fra un’Insomnia e sicuramente una racchia come Hilary Swank che mi tormenterà come Robin Williams del film suddetto, praticandomi stalking al fine di corteggiarmi? No, di risvegliare la mia migliore rabbia alla Pacino. M’indurrà a una recitazione dal sublime manierismo à la Quel pomeriggio di un giorno da cani.

Cerchiamo d’ironizzare un po’ sulle star ché, con l’avvento di Instagram, siamo passati dal divismo delle celebrità d’oltreoceano di Hollywood all’esaltazione narcisistica di sé stessi esposti a mo’ di macelleria da catalogo Postalmarket. Sì, siamo passati dalle vendite per corrispondenza dei propri corpi edonistici esibiti per un puttanesimo collettivo da Cinema maggiormente morboso di Paul Schrader, ah ah, alla verità dei falli, no, dei fatti. Basta. Un tempo, erano le donne a farsi cagare, eh sì, facendosi anche catalogare come merce, dandosi alla mercé del virile, più che altro pervertito sguardo da voyeur del maschio falso italiano che voleva essere bello come Richard Gere ma avrebbe poi perfino permesso a sua madre di prostituirsi con Woody Harrelson di The Walker, con James Deen di The Canyons o semplicemente del James Deen normale, pur di avere una vita da Hardcore, da uomo però agli antipodi rispetto a George C. Scott del film appena eccitato, no, citatovi, cioè da libertino in zona schiettamente pavoneggiante il suo sfrontato e svergognato Amerigan Gigolo senza fronzoli.

A proposito, che significa la mia frase… James Deen normale? Mi riferisco al James scritto as Dean, ovvero quello de La valle dell’Eden, Gioventù bruciata e Il gigante, oppure a colui che, con le pornoattrici, non solo americane, sempre ce l’aveva e ha duro e dritto?

Ci vuole chiarezza, dobbiamo ritornare a una primigenia nudità e lindissima purezza anche se abbiamo la nostra età e faremmo onestamente ridere i polli se ci vestissimo alla maniera anagraficamente regressiva di bebè da Prénatal. In verità vi dico che anche Ethan Hawke, nel finale di First Reformed, un film enormemente sopravvalutato, risultò più patetico di Richard Chamberlain di Uccelli di rovo.

La società di oggi è divenuta un carnaio ove le persone si scannano come maiali in lotte al massacro, soprattutto fi(si)co, spappolandosi i feti, le feci, no i fegati, da Carnage. Polanski fu esperto di jeu de massacre e sa ancora che tutta questa farsa, no, falsa, svenduta joie de vivre è più mostruosa dello stupro e dell’omicidio compiuto ai danni della sua ex moglie, Sharon Tate, nell’eccidio di Cielo Drive.

Sì, C’era una volta a… Hollywood è un brutto film. Non si può reinventare, in maniera dolcificante e a mo’ di consolatoria elegia nostalgica, una disgrazia irripetibile come quella vissuta, anzi, per fortuna non vista dal vivo eppur per sempre, sino alla morte, penetrata indelebilmente nel tormentato vissuto di un Roman eternamente distrutto.  Un uomo che ha dovuto compensare un abominio del genere, reinventando, lui sì, sé stesso e la storia della sua vita e della sua, purtroppo, irreversibilmente magnifica storia d’amore così vigliaccamente e schifosamente trucidata immoralmente. In modo immensamente repellente, mortale. Dunque è giusto fare i pagliacci quando nell’anima si viene ammazzati come (in) Joker. Poiché, essersi attenuti al rispetto del prossimo anche più bastardo, permise a quest’ultimo di prendersi gioco della buona fede di chi forse, un tempo, credette in dio ma, adirato a morte a causa d’idioti adoratori del demonio, cioè dei malati di mente peggiori di Frank Langella de La nona porta, è ora più cattivo di Charles Manson.

 

 

Hilary Swank…  Lei, un maschiaccio da Boys Don’t Cry che frequentò già uomini vecchi come Clint Eastwood di Million Dollar Baby, cioè gli unici che potessero minimamente incoraggiarla in quanto, sebbene fossero già anzianotti, perciò dando gli ultimi colpi, come si suol dire, con questa bruttona non gliela poterono fare neanche se avessero dissotterrato l’ascia di guerra come in Gran Torino.

Infervorandosi accalorati come lo stesso Pacino di Scent of a Woman dinanzi a un’ingiustizia delle più atroci che madre natura potesse concepire. Una diavoleria agghiacciante come in Rosemary’s Baby.

Ah, la vita è un parto funesto, nefasto oppure da patto faustiano. Bisogna vendere l’anima difatti al diavolo pur non di vendere il culo sui viali.

Insomma, basterebbe che rileggeste le mie ultime dieci righe per capire che, se reputate Tarantino un genio come sceneggiatore, io forse sono il Salvatore… di Nicolas Cage di Al di là della vita.

Ah, che strazio carnale ch’è la vita e L’ultima tentazione di Cristo, eh sì, docet.

Come può essere invece spiazzante il Cinema di Scorsese. Capace di passare dagli script d’un sofferto Schrader da Toro scatenato e Taxi Driver, a un Jay Cocks che allestì, da writer, L’età dell’innocenza, Gangs of New York e Silence.

E ho detto tutto.

In Black Dahlia, comunque, la Swank riuscì a essere sexy. Sì, semplicemente perché il genio di De Palma riuscì a farci credere che Hilary fosse, a volte, Scarlett Johansson sdoppiatasi nell’hitchcockiana Kim Novak de La donna che visse due volte su Femme Fatale alla Rebecca Romijn.

Una come la Swank, nella vita, aveva e ha, eh già, Oscar a prescindere, due possibilità per farcela e riuscire soprattutto a farsi qualcuno. Ho scritto qualcuno. Per farsi e basta, bastava che si facesse e faccia un produttore che le desse e dia la sua dose da Marcellus Wallace. Ma per cortesia!

Cioè interpretare, per l’appunto, la parte della dark lady che poteva, grazie alla sessuale virtù tenebrosa del recitare la bella statuina da Academy Award della minchia, tirandosela da pupa probabilmente del gangster Harvey Weinstein, ammantarsi di un vago fascino da Marlene Dietrich dei cog… i.

Sì, sono cinico come Orson Welles de L’Infernale Quinlan. E so che l’Orson de Il terzo uomo non era un orso, bensì avrebbe odiato i film buonisti come The Bear di Annaud.

Quando si suol dire… ah, un Orso(n) d’annata.

Di mio, invero, non amo molto Pattinson. Forse, Robert fu amato però da Kristen Stewart. Donna magnifica da fottere in culo. Seduta stante di standing ovation in “eiaculation” che celebri la sua celebrità in modo però non celere. Sì, bisogna gustarsela senza venire subito al sodo. Cristo della Madonna, Kristen è anche una bravissima performer. Prestazione straordinaria, interpretazione super brillante come un orgasmo con lei, oserei dire, eh sì, spumeggiante!

Sicuramente, amai e amo ancora molto Robert De Niro ma De Niro non sa neppure chi io sia.

Mentre De Niro e Pattinson avrebbero dovuto girare assieme, qualche anno fa, Idol’s Eye. Film mai realizzato di Olivier Assayas. Film nel cui cast doveva esservi anche Rachel Weisz.

Colei che, potremmo dire, rappresenta l’antitesi della Swank. Sì, Rachel è figa, Hilary è più esteticamente improponibile del Pinguino/Colin Farrell di The Batman.

Di mio, invece, sino a un anno fa pensai di essere un cretino. Invece, repetita juvant, forse sono più bravo di Tarantino.

Con la sottilissima differenza che lui è molto meno bello di Pattinson ma più ricco di Roman Polanski.

Dunque, sono troppo stanco per credere alla balla secondo cui, solamente perché Pattinson ha/abbia lavorato con grandi registi, sia il nuovo De Niro.

Sapete, io non ho gusto. Secondo me, il capolavoro dei fratelli Safdie non è Diamanti grezzi, io invece sono assai grezzo e amo maggiormente, quindi, i film “sporchi” come Good Time.

E devo dirvi la verità, il ritornello di Ghali, per l’appunto, voglio stare in good time, non è male né per tamarri.

Io voglio morire in sala, no, in santa pace perché incontrai, lungo il mio cammino da peccatore, molti porcellini ma tiferò sempre per Ezechiele Lupo e per il versetto Ezechiele 25:17 recitato da dio da un Samuel L. Jackson al massimo storico:

«Ezechiele 25,17. Il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che, nel nome della carità e della buona volontà, conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te.».

Jackson fu, in tal caso, doppiato da Luca Ward.

Uno che deve essere fissato coi personaggi vendicativi. Il gladiatore insegna, miei porci, no, proci. No, miei prodi!

Io, a differenza dei pazzi, perdono e assolvo i pazzi stessi e non credo alla balla rifilatami da una donna, semmai benevolente e in vena di tirarmelo, no, di tirarmi su. La quale, pur di essere consolata dalla sua vita grama, mi dice che assomigli(o) a Robert Pattinson.

E che sia identico a De Niro.

Purtroppo, è vero. Ah ah.

Ma, il 13 Settembre prossimo e alle porte, compirò 41 anni.

Sono troppo intelligente per credere che io non sia, ahimè, Nicolas Cage di Via da Las Vegas.

Molta gente, di questi tempi, mi sta attaccando su tutti i fronti.

Urlandomi che sia diventato un debosciato ad andare in giro a fare il John Belushi di The Blues Brothers.

Non è autocommiserazione né patetismo.

Chi conosce la mia storia, se fosse stato al posto mio, si sarebbe già suicidato.

Mi pare dunque giusto che muoia lentamente da uomo dal cuore di un bambino Arthur Rimbaud che crede, come in Twilight, ancora ai vampiri e agli idoli.

Penso che i bambini di Satana, guidati da Marco Dimitri, fossero dei maniaci e penso che l’Italia sia un Paese di catto-borghesi più falsi di quelli che ora, dopo aver visto Tenet e il trailer di The Batman, gridano che Pattinson sia un grande ma domani, invece, quando io sarà morto, diranno che io stesso fui un grande ma non fecero nulla per evitare che non fossi nessuno.

Questa è la vita? No, questa è una tragedia.

Comunque, me ne fotto. Sono cazzi amari. Sì, sono camaleontico come Robert, Robert De Niro e non ci sono cazzi per nessuno. Per la mia lei, sì, di glande alla grande. Fottetevi, altrimenti v’inculo.

 

di Stefano Falotico

Diabolik dei Manetti Bros, la morte di Joel Schumacher, The Lighthouse e, dopo The Vanishing, il faro… no, il Falò a rilluminarvi nella vostra Linea mortale


25 Jun

diabolik teaser poster

Ebbene, abbiamo visto il promo poster di Diabolik.

Su Facebook, tutti a postarlo con hype a mille. Ma per piacere…

Innanzitutto, Luca Marinelli si dovrebbe vergognare di aver leccato il culo a Paolo Virzì, presidente di giuria della scorsa edizione del Festival di Venezia, per aver defraudato Joaquin Phoenix della Coppa Volpi.

Ah, un bel volpone questo Martin Eden.

Di mio, ho sempre preferito Il richiamo della foresta e Martin Scorsese a Martin Mystére.

Dopo Speculare ipnosi, ode romantica quasi selvaggia come i migliori scritti di Jack London, sto attualmente iniziando a imbastire un libro provvisoriamente intitolato Bologna insanguinata.

Un romanzo giallo con venature pulp mescolate all’hardboiled con punte di notevole, svergognato hard core. Scritte col cuor’!

La minimum fax me lo rifiuterà mentre la Newton Compton pubblicherà un altro tomo rieditato di Dostoevskij.

Bologna insanguinata, una storia di reminiscenze di ragazze che andarono a Rimini e, durante il viaggio, ascoltarono Mare mare di Luca Carboni quando ora sono cresciute e sono diventate più depresse di prima poiché passarono dal perdere ogni Riccione, su permanente del ritornello Silvia lo sai che Luca si buca ancora, alla cover di Elisa della suddetta canzone dell’uomo ché ci vuole un fisico bestiale per resistere agli urti della vita…

Sul cucuzzolo dei colli bolognesi, resi celebri dai Lùnapop, svetta il santuario della Madonna di San Luca, per l’appunto. A Cesare Cremonini, ho sempre preferito un buon Cremino.

Sì, dai bolognesi, Carboni viene considerato alla pari della statua del redentore di Rio de Janeiro. Sulle sui spiagge, il grande Andrea Roncato de L’allenatore nel pallone, anziché essere un procuratore di calciatori, fu un bel figlio di puttena per dirla alla Lino Banfi e volle forse solo commerciare coi culi.

Io incontrai un certo Calzolari. All’epoca era iscritto a Economia e Commercio ma voleva solo “uccellare”. Forse plagiando e circuendo qualche disadattata felsinea, descritta dal natio della città delle due Torri di cognome Pasolini, con gang bang da Uccellacci e uccellini.

Bologna insanguinata, un’intricata vicenda d’investigazioni private fra detective della narcotici che, corrotti, chiudendo un occhio, si riforniscono dai pusher di Piazza Verdi e della Montagnola ma un uomo alla Bob Montagnet se ne fregherà, sniffando ogni loro abuso di potere.

Una storia che si snoderà serpeggiante dal parco Talon a qualche nascosta toilette della Stazione fra uomini molto meno belli di Alain Delon e piccolo borghesi pseudo-adulti più tromboni del dottor Balanzone.

Al che, adolescenti palindrome, dopo i loro studi al Rubbiani, corteggeranno un ragazzo dell’Aldini soltanto affinché costui regali loro un rubino.

In Diabolik, vi è pure Claudia Gerini. Una che, dopo averla data a Gianni Boncompagni, fu accompagnata di Viaggi di nozze da Carlo Verdone a cui urlò: lo famo strano?!

Lei lo tradì con Fabrizio Lombardo e Carlo s’istupidì quasi quanto Federico Zampaglione.

Che coglione… come Zora la vampira.

In Diabolik, avremo, come se non bastasse, pure Miriam Leone. Ex reginetta di Miss Italia, la diede a Tiberio Timperi. No, non la diede della sua Vita in diretta a Tiberio ma a tutti gli italiani arrapati, sì, che la bramarono, vedendola quasi ignuda a Unomattina in famiglia.

Nel cast (non) comparirà anche un mio ex amico che, per anni, fece la comparsa per i film di Pupi Avati.

Sì, dopo circa tre decadi in cui cercò di essere il nuovo Marcello Mastroianni, adesso è stato “bannato” anche dai credits ufficiali della pellicola e sarà ricordato solamente come non accreditato.

Al Liceo Classico, ricevette comunque qualche credito…

Cosa penso sinceramente di Claudia Gerini? La stessa cosa che di lei pensò Keanu Reeves in John Wick 2.

Ma sì, è una matrona romana e bisogna liquidarla.

Uno scritto memore delle nostre memorie, miei smemorati e non più innamorati. Siete dei mori veneziani oppure delle bionde alcoliche? Amate ancora l’alcova o gatta ci cova?

Non fatemi, donne, la fine della Franzoni. Donna assolta da ogni colpa che forse nasconde ancora nell’armadio tanti scheletri o, nel paniere, molte uova. Donna che mise al mondo la prole, anzi, il figlio Samuele Lorenzi, a cui raccontò l’antica storia che i bambini vengono consegnati ai genitori grazie alla cicogna. Il delitto di Cogne!

Ma forse non fu lei l’infanticida bensì Michelle Williams di Shutter Island. Una troia mai vista che non uccise solo un bimbo, bensì tre.

Per questa qua, ci vorrebbe Leo DiCaprio di The Wolf of Wall Street, vale a dire il sottoscritto. Sì, magari…

Anche se, malgrado spesso io tutto marinai e rifuggii la vita da coniglio, a dispetto di panzoni che attaccarono il mio insospettabile John Rambo, detto il fuggiasco, da non confondere con Il fuggitivo con Harrison Ford e Tommy Lee Jones, tanti consigli agli altri io elargii da vero marinaio, ovvero da provetto lupo di mare, onestamente molto provato, che riuscì a essere anche un gran volpone senza neppure essere stato mai una volta in vita sua e durante l’infanzia un boyscout.

Eh sì, miei lupetti, voi perde(s)te il pelo ma non il vizio. Alcuni di voi si sono dati al Vizietto da Ugo Tognazzi, eh sì, Amici miei.

Ah sì, sì, sì, sì. Una settimana davvero infuocata. Talvolta infervorata, soprattutto quando ignobili calunniatori, malgrado siano stati anche istituzionalmente sbugiardati, smascherati integralmente da ogni loro vile, invero assai poco virile, menzogna delle più squallidamente inaudite e volgarmente smodate, ancora contro il sottoscritto inveiscono e insistono al fine che mi possa spazientire, perdendo la pazienza in modo assurdo. Evviva Totò Diabolicus e lei è un paziente che non ha pazienza!

Mi spiace, Delitto e castigo è un’opera stupenda e io non sono L’idiota di turno.

Sebbene, ammetta che Le memorie del sottosuolo, ispiratrici di Taxi Driver grazie a uno Scorsese, un De Niro e, in particolar modo, a uno Schrader in grande spolvero, abbiano cementato la mia visione del mondo notturna e sana. Eh, come no…

Ché poi si apre a squarci di serena solarità più belli e sexy di Tatjana Patitz di Sol levante.

La prima volta che la vidi in questo film con Harvey Keitel, pensai di essere sporco come Sport del capolavoro scorsesiano appena succitato. Tatjana comunque non era minorenne affatto, a differenza di Jodie Foster/Iris, dunque peccai piacevolmente solamente di crescere…, tirandomene anche sulla ragazza reale dell’epoca che, indubbiamente, m’eccitava in maniera tremenda vita-natural-durante, oserei dire masturbatoria ma potente, Tiziana.

Il primo amore non si scorda mai. La prima cotta e la prima infatuazione non si dimenticano facilmente. Specialmente se Tiziana era patrocinatrice, alla pari di Tatjana, grazie alle sue magnifiche cosce da pattinatrice, cosce lisce che sghiacciarono la mia pubertà poco angelicata come la dantesca Beatrice, dei miei giochi onanistici da “pallavolista”. Poi, buttavo tutto in lavatrice e tornavo infelice. State tranquilli.

Sì, che f… a, T… a. In quel periodo, me la tirai di brutto. Pensai di essere Sean Connery dei tempi d’oro. Al che, a malincuore, la ragazza che mi sverginò molti an(n)i più tardi, eh già, comprese che ero più dotato di un nero alla Wesley Snipes, minchia…

Perché a malincuore? Perché ci lasciammo e lei ancora non riesce tuttora a trovare uno, non solo in quella erogena regione, rispetto a me… migliore. Qualche mese fa, ritrovandomi lei invece su Facebook, mi ruppe i coglioni. Che palle! Che giramento di “marroni”.

Attualmente, amo una bionda più bella di Sharon Stone.

Anche se, sino a un paio di anni fa, va detto, più che a Michael Douglas di Basic Instinct, assomigliai a quello di Un giorno di ordinaria follia.

Scegliete, ragazzi, il Michael giusto. Un po’ invecchiato, forse, ma senz’ombra di dubbio ancora affascinante. Vale a dire quello de Il metodo Kominsky.

Per molto tempo, amici o (a)nemici che voi siate, fui Il grande Lebowski misto al White Russian con scaglie di gelato al cioccolato da Pupo miscelate a Bukowski, ad Henry Chinaski e a dell’ottimo whisky.

Suvvia, non vi arrabbiate. Gigioneggio come Bob De Niro di Ronin quando prende per il popò Sean Bean.

Vissi un sentimentale-sessuale-mentale Coma profondo ma tutti pensarono che fossi solo un paraculo e uno più stronzo di Douglas di The Game. Ah, bella inculata…

Dovetti quindi farmi il culo per dimostrare a tutti di non essere un povero cazzone. Roba da schizzare veramente più di come eia… i per Tiziana, Tatjana e anche, qualche volta, per Moana. No, non la celeberrima, defunta e da voi compianta attrice pornografica qui in Italietta beneamata. Bensì una che trovai a caso, segando la scuola. Sì, la trovai a casa su un giornaletto del cazzo.

Non ci stavo dentro, sebbene dessi di matto parecchio e, spesso, ci davo (basta col congiuntivo) di qualcos’altro. Sì, tutto me lo lucidavo. Che cazzo volete? Non fate del moralismo castrante, odio la catechesi, Dio santo e Giuda bastardo e ladro! Cristo! Per la madonna! Ah ah.

Ora, padre, mi perdoni perché ho peccato. Dopo che mi avrà assolto e benedetto, stasera andrà a dormire con sua sorella, vero? Va bene, reciti tutto il Rosario e continui a dire alla gente di non mangiare carne di maiale il venerdì. Apposto? Che dio la benedica, lei è davvero un diavolo apostolico.

Sì, sono un maledetto. Volete forse impalarmi come Thomas Ian Griffith di Vampires?

Non facciamo porcate, dai.

Beccatevi questo scritto, una sorca, no, sorta di lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi e salutatemi vostra madre. Si chiama Patrizia e si laureò con una tesi su Atene e i patrizi?

Mah, contenta lei, contento lo spartano di suo marito.

No, non sono un ribelle come Spartacus.

Non credo nei partiti, a differenza dell’italiano medio, non guardo più le calcistiche partite, non so leggere uno spartito e, in passato, come già dettovi, fui non solo nel cervello… partito…

Ve le so ancora suonare, però. Preferite un ritmo allegro vivo o un’omelia funebre?

Ah ah.

Sì, nella mia vita mi suicidai più volte come Kiefer Sutherland di Flatliners.

Ma rimango Flawless – Senza difetti. E ho detto tutto. Ah ah.

Non sono Colin Farrell di In linea con l’assassino ma ogni stalker e ogni bullo, miei belli, sarà punito dal mio Farrell di Tigerland.

Se non mi credete, sparatevi il viaggio prima che sia troppo tardi. Poiché mi sa tanto, poveracci, che della vita non avete ancora capito nulla.

Usate il bianchetto perché con me sbiancherete. In realtà, voi sbancaste, io sbiancai e allo stesso tempo mi annuvolai ma in verità vi dico che non lavorerò mai in banca.

Ah ah.

Sì, me ne fotto. Anche se solo una donna, la mia, fotto.

Per quanto mi/ci riguarda, andate a farvi fottere.

Se continuerete nelle offese e nei colpi bassi, fate pure. Chiamate perfino un centro di mentale salute.

Sì, è meglio che lo chiamiate subito, altrimenti lo chiamo io per voi, oltre al traumatologico.

Nel Cinema, questo si chiama colpo di scena.

Nella vita reale, pugno allo stomaco. E, se non ti ha commosso, non solo a livello cerebrale, ti regalo anche un pugno in faccia.

Ah ah.

Ah, capisco, mi dai del depravato e del sociopatico narcisista?

Tutto qui? Sei veramente un gentleman.

Ti ringrazio, pensavo che volessi darmi la tua faccia da ipocrita mostruoso. Ah ah.

Orbene, orsù, ecco la verità. Consigliai a Tiziana d’iscriversi a Geometra. I suoi volevano che frequentasse il Classico e un tipo da film con Aldo, Giovanni e Giacomo, cioè da Ragioneria. Lei sopra vi ragionò, si diplomò al Pacinotti e poi si laureò in Ingegneria Edile. Io, nel mio isolamento, amai De Niro e Pacino, non ricevetti molti bacini e quando, alcuni anni fa, appresi che lei sposò un mio amico delle scuole elementari, divenni Christopher Walken de La zona morta e perciò sragionai. Più che altro, pensai fra me e me: è andata così, lei è andata con quello e non c’è un cazzo da fare oramai con questa.

Mi ricordo anche che un ragazzo che frequentai, non nel senso sessualmente malizioso che potreste pensare, eh sì, uomini malelingue, fu bocciato al Liceo Scientifico. Ove veniva giorno e notte bullizzato dai compagni poiché considerato ritardato. Gli consigliai non solo di cambiare liceo, bensì indirizzo. Spero che oggi, dopo che costui si fece i soldi e non solo quelli, mi ringrazi di avergli detto di prendere l’industriale…

Sì, cazzeggiai molto, troppo. Praticamente mi feci solo i cazzi miei. Manco quelli, in quanto mi rompevano tutti le palle, dicendomi di tirare fuori gli attributi.

Debbo ammettere che gioco a Calcio assai meno bene di prima, confesso di avere qualche capello in meno rispetto a John Travolta col parrucchino, ma rimango ancora più pazzo di Willem Dafoe di The Lighthouse e più piacente di Robert Pattinson di Twilight.

E questo è quanto…

Anzi no, beccatevi questa video-recensione e sapete cosa dice Macaulay Culkin a Joe Pesci in Mamma, ho perso l’aereo?

– Fanculo a mammata in puro stile Goodfellas su faccia da schiaffi da Ray Liotta.

 

Eh sì, va detto. Emano un certo fascino da Ray… Charles o da John Belushi coi Ray-Ban, miei Blues Brothers.

Salutatemi anche sorrata.

E ricordate:

– La signora Tarantella?

– No, Tarantino…

 

Non sono un ladro, miei puttanieri. Basta con Nanni Moretti, i nanetti e i Manetti, voi meritate solo le manette.

E spingo sempre più a manetta.

Forza, smanettoni, dateci dentro!

Sì, queste sono invece le offese che a 40 anni ancora devo ricevere da idioti.106185946_258186935282459_8545539789391667583_n

 

di Stefano Falotico

 

La semantica dell’immane disagio moderno esemplificata dalle archetipiche vite delle rockstar, scolpita nella faccia di marmo di Clint Eastwood e in quella da schiaffi di John Belushi


04 Jul

eastwood swank

 

freddura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ora, questo è uno dei miei scritti più seri e argomentati degli ultimi tempi.

Però ha il finale da Scemo & più scemo.

Una volta Freud scrisse questa frase molto discutibile:

“Il momento in cui un uomo si interroga sul significato e sul valore della vita, egli è malato, dato che oggettivamente non esiste nessuna delle due cose; col porre questa domanda, uno sta semplicemente ammettendo di avere una riserva di libido insoddisfatta provocata da qualcos’altro, una specie di fermentazione che ha condotto alla tristezza e alla depressione”.

Mah, frase alquanto opinabile. Che da un analista introspettivo non mi sarei mai aspettato.

D’altronde, Freud era già morto da un pezzo quando uscì Blade Runner.

Comunque, per certi versi vera…

Ehi tu, donna, sei verissima, cala la sera e rosso di sera bel tempo fra noi si spera, ah ah.

So che vi faccio divertire con le mie smodate imitazioni falotiche dei personaggi di Mel Brooks e di John Belushi. A e me piace perché ritengo sia Mel che John dei geni assoluti.

Quindi, il mio processo d’identificazione è piacevole, empatico, oserei dire simbiotico. Godibile e goduto. Bevetelo.

D’altronde, nonostante i pochissimi film da lui interpretati, come si può confutare la frase lapidaria, irremovibilmente schietta secondo cui John Belushi sia stato un genio indiscutibile?

Basterebbe la scena di The Blues Brothers in cui, perso in un sotterraneo assieme a Dan Aykroyd, tenta di sfuggire alla caccia della polizia ma viene fermato a sorpresa dalla sua vendicativa ex, interpretata da Carrie Fisher.

Lei è convintissima di volerlo ammazzare poiché lui l’ha abbandonata a un misero, lugubre, amaro destino da donna inconsolabile. Mollandola misteriosamente proprio il giorno delle concordate nozze.

Al che lui, a passo felpato, le si avvicina dolcemente, le s’inginocchia, implorandole perdono e le recita, fingendosi colpevolmente disperato, altresì innocentemente mortificato, un pezzo storico:

non ti ho tradito. Dico sul serio. Ero rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per prendere il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!

Lei è già crollata, come si suol dire, si è sciolta. Ancora però ha qualche dubbio e il suo sguardo è leggermente arcigno.

Al che John le pone uno sguardo infantile con tanto di velocissima alzata sopraccigliare.

E la stende.

Insomma, in meno di trenta secondi, John è riuscito incredibilmente a esprimere una gamma emotiva così sfaccettata da premio Oscar soltanto con la sua imbattibile faccia da schiaffi impagabile.

Super Genius mai visto!

Quindi, io volontariamente mi do al demenziale perché, come c’insegnano i grandi comici, dietro anche la più spensierata e spontanea, vivandata, sbandierata ilarità esagerata, v’è un velo di profonda, incurabile malinconia infinita.

I pagliacci infatti hanno il trucco col rimmel che sgocciola come se fosse una lacrima stampigliata nella variopinta, caleidoscopica vastità imperscrutabile delle loro insondabili emozioni vulcaniche, tatuate nell’immobilità di un’espressione impassibile da Buster Keaton.

Questa è una società, insomma, che non sai come prenderla. Se la prendi in giro così come fa Belushi con la compianta Fisher, pigli per il culo forse solamente la tua vigliaccheria, non sai di conseguenza se accettarla coi suoi giochi crudeli, se buttarla in vacca, se alienartene, soffrendo però come un cane la tua mancanza di rapporti sociali, oppure se cedere arrendevolmente alle lusinghe del folle carnaio generale e diventare il prodotto robotico di un mondo basato sull’animalità più meschina, tribale e triviale.

Un mondo retto dal concetto di Eros più mortifero. Sì, in questo senso, invero in tutto il mio 6th sense, sono freudiano.

Credo che un uomo e una donna si spengano se sono carenti di Eros.

Attenzione, l’Eros non è semplicisticamente e semplicemente (eh già qui v’è una sfumatura non da poco) il sesso nella sua accezione più letteralmente burina, oserei dire, prostituzionale e mercantilistica, edonistica del significato della sua parola.

Cioè il sesso inteso come accoppiamento carnale di due corpi. Come copulazione, fornicazione o solo come attrattiva sessuale, come sex appeal, come carica erotica e sensualità a pelle, diciamo.

Bensì per Eros intendo il suo variegato, multiforme significante in senso (a)lato. L’Eros è la fame di vita, non la fame da morti di figa, attenzione. Eh eh.

La volontà vitalistica, il piacere di alzarsi la mattina e godere anche dei raggi solari dell’estate dopo una primavera tetra e piovigginosa. Il piacere di prendere la macchina, accendere l’autoradio e ascoltare le note melodiose di una canzone meravigliosa. Che, prodigiosa, sana ogni tua interiore ferita e ferma tutte le fitte, placa le piaghe, cicatrizza i dolori esistenziali dopo tante stigmate.

L’Eros non è soltanto il godimento (im)puramente, squallidamente lussurioso. Godereccio e pecoreccio, istintivamente animalesco e porcellesco.

È quel desiderio propulsivo che ci spinge a emozionarsi della vita con naturalezza fighissima. Nonostante le sue enormi, strane e tortuose complicatezze, le sue vie traverse e oserei dire perfino traviate, per cavalcare a voglia e la soddisfazione di esserci.

Anche nel bagliore di un istante fuggevole e irripetibile.

Non sono stato (dal)lo psichiatra di Kurt Cobain, ad esempio, e non abitavo neppure nella sua testa per sapere perché si uccise e come la sua testa deflagrò.

Ma da quel poco che la mia vita da “demente” può capire, comprendo intimamente le ragioni incoscientemente (il)logiche che devono averlo portato irreversibilmente a un gesto estremo così fatale e autodistruttivo.

Aveva fatto i soldi, era in quel momento celebrato come una delle più grandi rockstar sulla scena, era amato, onorato e glorificato. E non cornificato!

Sua moglie Courtney Love lo venerava come un dio e quelli della sua band pensavano davvero che lui fosse l’incarnazione umana del Nirvana…

Perciò, apparentemente cosa c’era che non andava? A prima vista, niente.

Non sono omosessuale ma ammetto addirittura, appunto, che Kurt fosse molto sexy.

Credo, in cuor mio, che niente gli dava però più piacere. Forse rimandò perfino il suicidio perché non volle abbandonare suo figlio.

Insomma, per una legge non scritta ma umanamente condivisibile, per sua stessa ammissione da lui detta espressamente in molte interviste, non provava più empatia.

Non tanto verso il prossimo quanto per la sua vita prossima. Per il suo futuro venturo.

Vide il buio totale, invincibile e, nell’oscurità, si tuffò senza sprezzo del pericolo. A capofitto. Anche a testa fritta, spappolata.

Maggiore fu in quell’attimo la gloria, maggiore fu il dolore intercostale della sua anima da lui stesso danneggiata in maniera implacabilmente esiziale e dannata.

Mick Jagger invece ancora simboleggia tutto il contrario di quel che fu Cobain.

Jagger gode proprio a vivere di sé. A dimenarsi come una scimmia alla veneranda, suonatissima età di 75 primavere. A brevissimo, settantasei. Compirà infatti 76 anni il 26 Luglio.

Elvis Presley divenne, ahinoi, invece un burattino nelle mani di squali approfittatori della sua romantica purezza. Che l’imbottirono di droghe e farmaci affinché potesse essere sempre al top. Tanto al top che purtroppo scoppiò.

Elvis è stato il più grande.

Elvis è come Clint Eastwood di Million Dollar Baby.

L’eutanasia è proibita ma è l’unico che, in piena notte, ha il coraggio mostruoso e inaudito di staccare il respiratore a Margaret/Hilary Swank, poi le inietta una dose letale per ucciderla.

Perché Clint è un romantico.

E sa che così non si poteva andare avanti.

 

Morale: il mondo è pieno di bugiardi. Prima sbagliano immondamente, scherzando sulla fiducia e i sentimenti del prossimo, storpiandolo non solo psicologicamente.

Poi, pare che siano rinsaviti dai loro sacrilegi e gli chiedono umilmente perdono. Ma è una finta, una sceneggiata, l’ennesima burla gravissima.

Certa gente non cambia. Riconosce i propri errori solo per la paura inconscia (ci ricolleghiamo a Freud) di ritorsioni e per svignarsela.

Prendiamo l’italiano medio. Ha l’indole mafiosa. Il mafioso è notissimo che, non solo a Noto in Sicilia, cerca sempre di galleggiare nel mondo, di non sprofondare economicamente e al livello di quella che lui chiama dignità e reputazione sociale. Al che, come si suol dire, si barcamena e impara il nuoto. E finché la barca va la lascia andare. Quindi, sta per annegare e se n’inventa, con la sua tristissima arte di arrangiarsi, qualcuna per riuscire, come ogni anno, ad avere i soldi per recarsi a Rimini.

Si salva sempre per il rotto della cuffia. Prima la combina sporca, poi recita l’Atto di dolore ogni domenica mattina nella sua farisea pantomima vergognosa.

Finge insomma di pentirsi ma in verità io vi dico che chi nasce stronzo rimane una merda a vita.

Le merde galleggiano.

I grandi uomini, purtroppo, conoscono il mondo in quanto lupi di mare.

Altro che lupi solitari.

C’è dunque chi, come Kurt Cobain, la chiude prima di distruggersi non solo il fegato, chi continua a rudere e ballare come Mick Jagger, comunque sia un grande, chi s’immalinconisce, chi esagera come Jim Morrison e il cielo è sempre più blu…

Rino Gateano docet. Anche i rinoceronti, miei pachidermi.

Io non ho nulla da insegnare al prossimo mio, non sono Gesù e non sono il Papa.

Il Genius-Pop non docet ma eccovi servita la mia ennesima doccia fredda.

Adesso, vi assolvo e che la Madonna vi accompagni.

Tanto so che stasera andrete a passeggiare con Maddalena, celeberrima assistente sociale delle vostre idiozie.

Leccando il gelato al limone.

 

Concluderei con questa…

una donna magnifica, praticamente miss Universo, mi ferma per strada:

– Ciao. Fermati un attimo, dammi solo dieci secondi. Avvicinati. Voglio vederti meglio. Sai, stavi attraversando la strada e non mi hai dato il tempo di fissarti attentamente negli occhi.

Scusa, però. Dove stai guardando? Ti sto parlando.

– Niente, lascia stare. Stavo osservando quel gatto all’angolo.

– Il gatto? Che c’entra il gatto?

Va be’. Comunque, sì, ora ti vedo chiarissimamente. Devo ammettere che… insomma, stasera sei libero? Verresti a cena con me? Offro tutto io.

– Sì, va bene, ti dico domani, ok?

E ho continuato a camminare.

Lei, anziché scoppiare a ridere fragorosamente, è rimasta immobile, scioccata. Per mezz’ora è restata impalata con lo sguardo vuoto, chiedendosi fra sé e sé:

ma questo è cretino, frocio o pazzo?

 

Sì, sono fatto così.

Io non appartengo a nessuna categoria. Ci sono gli sfigati che trepidano per attimi sessualmente roventi, i machi deficienti, i maniaci sessuali e basta, i guardoni, le ninfomani e le frigide, gli idioti e i geni, i cantanti che riempiono gli stadi e i begli uomini che riempiono qualcos’altro. Io ogni giorno spero di morire ma trovo sempre una ragione per continuare a vivere.

Anche solo per inventare questa barzelletta da me creata in codesto dì.

Una di queste agghiaccianti baby squillo, apparentate con Jodie Foster di Taxi Driver, mi contatta su Instagram:

– Ehi, guaglione. Questa sono io. Se ti piaccio, mandami anche tu foto hot. Piccantine, diciamo.

 

Gliele mando subito. Lei le riceve, poi euforica mi scrive:

– Che coglione che sei! Ora ti sputtano e ti ricatto. Le mostrerò a tutti. Se non vuoi rimediare una figura da puttaniere, devi mandarmi ora 100 Euro su PayPal all’indirizzo coccobella@libero.it. Anzi, mandale al mio pappone. È lui che gestisce gli affari. Io prendo poi una percentuale. La sua mail PayPal è piglialaconfilosofia@libero.it.

Forza.

– Scusa, ma tu che hai in mano per chiedermi cento euro? Hai in mano un cazzo. Mi sbaglio?

– Sì, appunto.

– Il cellulare però da cui ti ho mandato queste foto non è il mio.

– E di chi è?

– Della polizia. Dunque, abbiamo scoperto che sei una prostituta minorenne sfruttata da un criminale.

Tu non finirai in carcere. Sei appunto minorenne. Il tuo capo, sì, invece.

– Con questo che vorresti dire?

– Sai, com’è. Oggi va di moda dire che dagli psichiatri vadano solo quelli che non hanno altri cazzi per la testa.

Se lavorassero e trombassero, la smetterebbero di avere paturnie. Questo è il luogo comune di questo popolo italico di analfabeti.

Insomma, è diventata una società di troie.

– E quindi?

– Quindi, ragazza, cambia lavoro subito. Non sono un moralista ma ti troverai a 45 anni drogata marcia.

Ti guarderai indietro e vedrai solo il vuoto.

. Che bacchettone che sei. Evviva il sesso! Godere, suvvia!

– Il sesso non è brutto. È l’anima che va a farsi fottere.

– Ma smettila, idiota!

– Va bene… Ci sto. Ti scrivo fra trent’anni. Sei sicura che però sarai ancora viva?

– Certo, fallito di merda! Ma sparati, va!

– Posso farti una domanda.

– Ok, ma che sia l’ultima. D’accordo?!

– Che fai stasera?

– Ah, che vuoi che faccia= La solita vita.

– Cioè lo prendi in culo. Andrà sempre così? Opto per il sì. Tu che dici? Buonanotte.

– Ehi, io ti denuncio! Che volevi dire?

– Quello che ho detto.

 

 

di Stefano Falotico

 

È arrivata l’estate: STRANGER THINGS accadranno fra trailer completi e Sleepy Joe’s Café springsteeniani


21 Jun

Fra mari a cui non andrò, preferendo l’afa bolognese, uomini a petto nudo che porteranno il cane pechinese a ferragosto dal veterinario thailandese, nudi in spiaggia di donne che era meglio se avessero continuato a mangiare a casa, lontane dai nostri sguardi indiscreti, il grissino torinese col marito milanese più magro di un’acciuga, patate fritte con la maionese e nuovi falò delle vanità trascinanti fra oceani emozionali, occhiali da sole da Blues Brothersdrivein in periferie palermitane per anteprime mondiali di cagate bestiali, mafie di ragazzini a Rimini che si scanneranno a vicenda per farsi il bagno con la più racchia del reame, ballate entusiasmanti e la mia vicina di casa sempre in ciabatte anche al Louvre di Parigi.

Ove puntualmente, ogni estate, va a vedere la Gioconda che non è mai stata.

Sarà un’estate estatica, oserei dire estasiante. Che è la stessa cosa.

Ricordate: domani potremmo morire.

In verità, anche oggi fra 5 min. Sì, è capace che la tua lei ti ha reso troppo euforico, credevi di essere nel tuo attimo esistenziale più topico, coccolato dal caldo eccitante della sua bellezza rovente e, invece, sei stato colto da un infarto controcorrente. Non l’avevi previsto. Hai solo quarantatré anni e pensavi di vivere ancora il doppio. Sei stato inondato da flussi cardiovascolari peggiori di uno tsunami e quindi non più la ami. Eh già, come fai? Lei lo farà con uno messo meglio di cuore. Anche di portafogli e qualcos’altro.

Eh sì, di professione, il suo amante fa il cardiologo. Lo stesso che ti ha salvato la vita ma ti ha fregato la f… a. Come no? Secondo me, sì. Ah ah.

Succede. Quindi, bando alle ciance, mangiate banane e lamponi, miei zucconi, leccate i meloni e via di prosciutto crudo, fra cocomeri e il nero che vende il cocco bello.

SLEEPY JOE’s caffettin’!

La pelle diventa da pallida sempre più rossettina.

Devo pulirmi gli occhi, vi è qualche caccolina.

 

di Stefano Falotico

blues brothers

Il falò delle vanità: Everybody Needs Somebody, ballare!


20 May

blues brothers suora

Sì, quando siete nella merda, infognati e il mondo ce l’ha con voi, salite sul palco con tanto di Blu-ray del capolavoro di John Landis, no, coi Ray-Ban alla Dan Aykroyd e John Belushi. Due mattacchioni che hanno stile. Inforcando lenti pregiate comprate all’Ottica Avanzi. Uomini in effetti molto avanti.

Coi loro completi in giacca e cravatta di porca, impeccabile figura. Mica uomini da figuracce come voi, figuratevi. Voi siete sfigati e sfigurati dalla nascita, fidatevi. Due uomini che, anche nella sauna, conservano il loro inappuntabile look, non togliendosi mai appunto gli occhiali.

Voi, di stress e bollori manicomiali, frustratissimi solo perché la zotica segretaria non vi s’incula, vi dannate manco doveste riceverla in dono dalla Principessa Leila di Guerre stellari. Ovvero Carrie Fisher.

Ma sì, lasciatela stare. Non perdete tempo con queste fidanzatine perfettine, virginali e caste. Queste credono di essere le principessine sul pisello come nella celebre fava, no, favola di Hans Christian Andersen. Da non confondere con quel bambagione di Hayden Christensen, il pivello di Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni.

Un consiglio, miei conigli. Non rompetevi le palle per le ex conigliette come Pamela Anderson. Sognavate con lei una vita da stalloni e invece siete cascati dalle stelle alle stalle.

Da cui il capolavoro demenziale di Mel Brooks, Balle spaziali. Invece che idolatrare Christopher Nolan, dovreste girare un film molto più obiettivo riguardo le vostre vite, cioè L’attacco dei coglioni.

E attaccatevi al trans, no, al tram.

Sì, siete i nuovi Fantozzi che prendono l’autobus ogni santo giorno. Ma soprattutto lì, puntuale come un orologio svizzero, platealmente lo pigliano. Ve lo pigliate tutto. Ma chi vi piglia?

Ci vuole piglio, siate blues e non cantate con Domenico Modugno. Ma quale blu dipinto di blu. La vostra vita è terragna e assai grigia. E io darei pure una botta in testa ai Negramaro e a quel Sangiorgi. Meraviglioso?

Ma è uno scemo retorico a iosa.

Date un po’ di rhythm alle vostre Soul come il mitico Ray Charles. A proposito, Ray, visto che era cieco, usava montature speciali della Ray-Ban oppure i suoi occhiali neri li indossava solo per darsi un tono di sintomatico mistero da Franco Battiato?

E la dovreste finire di cercare perennemente il vostro irraggiungibile centro di gravità permanente. Recandovi dagli psichiatri. Dei tromboni che vi rifilano solo delle pippe e fumano tutti la pipa a mo’ di poseur e imitatori di Freud.

Non impressionano nessuno. Vi diranno che siete depressi quando invece, onestamente, siete solo dei cessi. E presto, se non vi darete una mossa, prevedo lungimirante da uomo che ha appunto la lunga vista, eh già, una vostra vita neppure pazza da Qualcuno volò sul nido del cuculo, bensì sanamente ficcata nel loculo con tanto di alberi cipressi ad allietare l’atmosfera funebre. Cioè, più che deprimenti, siete dei morti dementi.

Siate invece amanti dell’horror e delle super fighe come Anna Falchi con le sue bocce mastodontiche, siate spumeggianti, ancora naturali e, sboccati, sbocciate. D’altronde chi se ne frega se siete stati bocciati, siate investigatori dei vostri incubi come Dylan Dog, ovvero Rupert Everett. Dellamorte dellamore!

Non fate gli schizzinosi. Dateci dentro.

Conosco gente che si è rovinata da sola la giornata soltanto perché le si era otturato il bidet. Be’, tutto qua il problema, merdosi? Basta prendere l’Idraulico Gel.

E questi laureati che non sanno manco parlare in italiano? Parafrasando Totò, ah sì, avete carta bianca per dettare legge sulla gente debole? E spazzatevi il culo!

Non fatevi fottere dagli psichiatri. Questi sono degli ingannatori e vi gettano fumo negli occhi, oltre a imbottirvi di farmaci che provocano vostri spaventosi cali della libido.

Sì, abbasso quell’idiota di Salvini, abbasso i nazisti, i fascisti, gli edonisti.

Io sono uno scrittore che leggono dieci persone, tu un disoccupato? Tu sei avvocato e tu invece non sei altolocato?

Ricordatevi, luridi figli di puttana: la vita è una sola, non ci sarà nessun paradiso dopo la morte.

Evviva i Blues Brothers perché loro vogliono vederla secondo le loro teste di cazzo. Sono fratelli forse gemelli di Roddy Piper di Essi vivono mentre voi, sofisticati dei miei maroni, acquistate le lenti a raggi x per fare poi come Alvaro Vitali, cioè per adocchiare ciò che sta sotto la sottana delle vostre supplenti di religione con le lentiggini! Siete lentissimi. Continuate nella notte di San Silvestro a mangiare le lenticchie. Sperando che il prossimo anno andrà meglio. E in un ano dolce, forse di Titti, che va invece dritto, strepitosamente infilato il salato zampone filante. Polentoni! E impotenti!

Lo so, vi tengo d’occhio.

E il mezzo pervertito sarei io, ipocriti e porconi?

Avete proprio scassato la minchia.

Senza soldi come farete ad andare avanti? Intanto pensate al didietro. Ma non rimuginate sul passato che v’ha trombato.

In un modo o nell’altro ce la faremo. Eccome. Basta con le vostre menate! Andate a darlo via, ah ah.

Io invece, assieme a mio fratello, danzo bellissimo come un indemoniato focosissimo.

Sì, io ballo pure il twist e mangio il Twix.

Ti dà fastidio?

Evviva gli orfani, sono in missione per conto di Dio. Basta anche col catechismo e le finte suore!

Coi bacchettoni! Io mangio nel mio banchetto, libero da ogni sporco branco e da ogni falso bianchetto, io sbacchetto.

E non mi chiuderete il becco!

Questa vi dovete beccare.

Sennò ve le suono in maniera ficcante!

di Stefano Falotico

C’era una volta a… Hollywood: di chi è figlio Tarantino? Lo sanno i Blues Brothers


18 May

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Sì, nelle prossime ore sarà presentato a Cannes il nuovo lavoro, si spera capolavoro, di Quentin Tarantino.

Sinceramente, come già scrissi, non nutro molte aspettative, a differenza di molti di voi, riguardo quest’opus n. 9 del Quentin.

Sebbene, cazzo, riconosca che io e Quentin ci assomigliamo parecchio. Abbiamo vissuto di folli immaginazioni, di voli pindarici assai romantici, introiettandoci nella celluloide, respirandola più di come Lexington Steele ansima con le sue pornoattrici.

Ci siamo svenati per il Cinema, ci siamo resi personaggi da James Woods di Videodrome. E dovrebbe saperne qualcosa Federico Frusciante. Fede tiene molto in auge Quentin. Certo, Quentin praticava la sua stessa professione, quella del proprietario e gestore di una videoteca. Da cui spargeva il suo scibile cinematografico, sperando un giorno di compiere il grande passo verso Hollywood.

Sarebbero arrivate molte sceneggiature potenti come quella di Natural Born Killers e, fra il dire e il fare, forse c’era anche di mezzo il mare d’inverno, tanta rabbia per una vita “sfigata” come nelle canzoni di Bertè Loredana. Una che quando devi scriverle il cognome, non sai mai che tipo di accento usare, cioè se è o é. Un po’ come accade, senza sbirciare su Wikipedia, per Fabrizio De André. O per Gian Maria Volonté. Cantanti e attori irosi, incazzosi, che sputavano e sputtanavano giustamente tutta la verità su questo lurido, sporco mondo.

Non so, ad esempio, se come Loredana, Tarantino, figlio chiaramente d’italiani, conosceva, oltre ad Alvaro Vitali, la musica nostrana di quel tempo. Non so se, tra un film di Fernando Di Leo, non immaginando mai che un giorno avrebbe lavorato con DiCaprio Leonardo, anche perché il bel Leo non aveva ancora girato Titanic ed entrambi non erano nessuno. Forse Tarantino, afflitto dalla solitudine più cupa e polverosa, nella sua video library asfittica, in preda alla malinconia più atroce, ascoltava le musicassette di Loredana, cantando Amici non ne ho a squarciagola!

Oppure, pensando che presto sarebbe affondato come il celeberrimo, succitato transatlantico, crollato cioè psicologicamente a pezzi, stanco di raccontare a tutti true lies per mantenere la sua dignità, pensava che di lì a poco sarebbe appunto colato a picco, schiantandosi contro la quotidiana, dura realtà fottuta.

Sì, Quentin non era e non è certamente un tipo cerebroleso come Terminator, no, non è grande e grosso come Schwarzenegger Arnold. Però più grasso, eh eh. A forza di curarsi il mal di pancia e il fegato amaro con i buoni spaghetti cucinati da sua madre. Volete sapere chi sia/è la madre di Quentin?

Ma è facilissimo, è questa. Classica donna siculo-calabrese da Amaro Lucano trapiantata a Los Angeles.


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Di chi è figlio Quentin Tarantino? #danaykroyd #johnbelushi #johnlandis #bluesbrothers

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Certo che è lei! Ah ah!.

A parte gli scherzi, no, Quentin doveva essere emarginato da tutti. Era un Tarantino che non veniva mai invitato a una festa. Neppure a un festino. Certamente, si era proiettato nel proiettore, danzando il valzer d’una reservoir dog.

Una vita fantasiosa, non c’è che dire, molto alla Pulp Fiction, però non ballava neppure la tarantella con qualche passerina bella.

Poi la botta di culo. Ah, che filastrocca, come adesso ti filano le super gnocche. Dopo tanta fame ecco la fama. E che fauna!

E vai di capolavori! Tanto che Quentin, questa sorta di mostro di Frankenstein, questa specie d’uomo che non gli daresti una lira, s’è scopato pure Uma Thurman.

Voi dite di no? Io dico sì.

E adesso che fa? Il gigione, cazzeggia a tutto spiano. Inserendo in Once Upon a Time in Hollywood persino il sosia di Bruce Lee, ficcandoci dentro la sua nemesi, Brad Pitt, lavorando appunto con Leonardo e potendosi permettere lo smodato lusso d’iper-accessoriare il suo film con un pezzo di carrozzeria liscia come l’olio, Margot Robbie.

Una che, secondo me, nella parte di Sharon Tate c’entra comunque come i cavoli a merenda. È una bellezza troppo Baywatch per attizzarmi come diceva il mitico Charlton Heston proprio di True Lies.

No, non sono un moralista, non sono Mosè de I dieci comandamenti eppure, rispetto alle bellezze perfette ma sciapite come quella di Margot, ho sempre preferito donne forse non fisicamente eccezionali ma con quello sguardo da Carrie Fisher che ecciterebbe(ro) pure il cagnaccio Chewbecca.

Cazzo, in The Blues Brothers alla fine compare anche Steven Spielberg. Pappa e ciccia con George Lucas.

Mi spiace molto per Carrie. Ammalatasi di grave depressione e poi morta in maniera ingloriosa.

Ma vedete che i conti tornano? Lo sa bene Clint Eastwood di Per qualche dollaro in più di Sergio Leone, maestro ispiratore di Quentin… o no?

In The Blues Brothers c’è anche il cammeo di Frank Oz. Che poi avrebbe diretto Robert De Niro in The Score. De Niro, come saprete, si drogò assieme al suo geniaccio amico “demenziale” John Belushi nella sua roulotte.

E John morì fatalmente per overdose, a differenza di Chris Walken de Il cacciatore. Quella fu solo una maledetta, russa roulette.

Ecco, credo che per molto tempo io sia stato scambiato per Ray Charles. Cioè per un cieco.

Io vedo la realtà e il Cinema meglio di voi. Anche sulla figa avrei da insegnarvi.

Sono come Aretha Franklin, Freedom!

Quindi tu, povero pidocchio, forse pure finocchio nel senso peggiore del termine, cioè rompipalle, non ci provare mai più.

Perché, cafone ignorantone, questa è la mia vita. Prova a toccarla un’altra volta e te le suono come la banda.

Mi vuoi spedire, per questa mia accesa ribellione, a un istituto correzionale o addirittura in carcere?

E qual è il problema?

Qui si balla!

Ed è epica!

Ecco a voi servito, cazzo, un “demente” vero, reale, in carne e ossa.

Ehi, biondo, lo sai di chi sei figlio tu?

 

di Stefano Falotico

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Il fascino delle persone libere, la demenza (ar)ridente di John Belushi contro gli irrisori deficienti arsi in partenza e, mi dispiace per loro, nati dementi


24 Apr
NEW YORK - 1976: Actors Chevy Chase and John Belushi take a break in the NBC Studios in 1976 in New York. (Photo by Michael Tighe/Hulton Archive/Getty Images)

NEW YORK – 1976: Actors Chevy Chase and John Belushi take a break in the NBC Studios in 1976 in New York. (Photo by Michael Tighe/Hulton Archive/Getty Images)

 

Ho acquisito una forza spaventosa.

Tempo fa, scrissi un libro, L’ultimo dei romantici libertini. Quando ero all’apice del mio istrionismo follemente letterario.

Io son sempre stato una persona libera. Ciò, soprattutto a Bologna, cittadina provincialissima ove se, appena compiuta la maggiore età, non vai a lavorare e possiedi invece il coraggio sfacciato di affermare, con potenza, voglio vivere così, induce ai sospetti più atroci e dunque vi si scaglieranno contro come dei vermi, delle serpi.

Non si fermeranno, vi aggrediranno e, se vi ribellerete, vi faranno passare per malati di mente.

Per questo io amo Mickey Rourke e Chris Walken. Perché sono puramente sé stessi. Come voglio io.

Così, la gente cattiva, se sei un intellettuale amante di Cinema senza un salario regolare, ti vuol far credere che sei infantile e fa di tutto per relegarti in una zona tetra. Sfregiando le tue sensibilità con veemenza clamorosa. Alludendo con far cretino alla tua sessualità, mettendo in dubbio la tua virilità, dicendoti che ascolti i Village People solo perché indossi un giubbotto nero di pelle.

Come dire… avete scambiato Woody Allen per Silvio Muccino. E non avete capito che i suoi intellettualismi, i suoi atteggiamenti schivi e riservati sono tali perché vuol star lontano da un mondo violento. Ma, se uno poi viene sfregiato violentemente, ecco che torna fuori l’indole rourkiana. Difficile sedarla.

Era finalmente ora che sfoderassi il mio fascino.

Perché, ripeto, i borghesi e gli ipocriti non mi sono mai piaciuti.

E quando sento dire che Mickey Rourke è un attore pessimo, ah ah, rido.

Certo, tu sei un cesso.

Vai pure a fare il giornalista corrotto. Che lagna quella politicante. Bellissima donna ma che barba. Meglio un po’ di barbetta incolta. Ah ah. Ma tu ti sposeresti un’altezzosa del genere che, fra uno stress e l’altro, canta i Beatles e manco conosce l’inglese perché al Ginnasio ha imparato la lingua del Paese di de Robespierre? E manco quello perché pensava ai baci alla francese da dare a quello medio-orientale? Forse siculo mezzo mafioso?

Mi tengo il mio carattere indomabile.

E, se mi va, faccio pure il John Belushi di turno.

Dalla mattina alla sera, senza pensarci due volte.

Siamo stanchi di questa gente che parla di rinascite spirituali, di miracoli dell’animo, di animismo, siamo stufi di questi buonismi, di questi ricettari del viver bene e sani.

Meglio essere demenziali piuttosto che accettare un sistema di dementi.

Meglio essere cupi. Tristissimi. Dunque allegrissimi.

Perché noi conosciamo la vita. Gli altri, al massimo, possono conoscere le canzonette.

Sì, una società ingrata e irriverente di folli.

Ove tutti si credono grandi attori, musicisti di rilievo, geni ciclopici.

A volte nasce però uno che sa prenderla in giro alla stessa maniera.

Contro cui nessuno può fare niente. Perché è un genio davvero.

 

 

di Stefano Falotico

I fratelli Sisters, i Blues Brothers, basta coi Bundy, coi banditi, con le storie di serial killer, dobbiamo darci alla follia buona, non a Bonnie e Clyde, bensì alle balle, alla musicale banda


05 Apr

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Alle donne b… di cl… e.

Sì, donne belle, non stupide, stupende, donne per cui diventi buono, sì, ti doni alla grandissima, diventi clemente.

Cavolo.

Finalmente, a 39 anni di età, a pochi mesi dal compirne quaranta, ho finalmente compreso una verità sconvolgente. Sì, non assomiglio molto a De Niro, bensì a Joaquin Phoenix.

Questa è bella, è bellissima.

Invece è così.

A causa di farmaci appesantenti il mio bellimbusto, un anno fa ero diventato quasi tarchiato. Parecchio robusto, quasi onestamente un uomo come quello lì, Augusto, uomo di ottimo gusto che però non piace al sesso muliebre. Questo è ingiusto. Augusto non è un bovaro ma un bue di taglia, uomo che, se cammina per strada, provoca un bel trambusto. Sì, oltre a spaccare il marciapiede per via del suo peso piuttosto spacca-tutto, Augusto, uomo cannone, induce le donne magre come i grissini integrali che lor mangiano con l’aceto del loro cinismi, ah sì, a deriderlo come un cane bastonato, a non desiderare il suo latrante, lupesco affusto. Donne cagne, sì, irriverenti e screanzate, donne rudimentali e non educate all’uomo sovrappeso però peso massimo di testa enorme che spinge di suoi neuroni spesso fraintesi. Uomo teso, Augusto, reso quasi cerebroleso per colpa di donne coese a fargli il culo poiché è grasso e non grosso…

Sì, Augusto è un genio ma le donne badano soltanto all’apparenza. E, a forza di pesanti rifiuti, Augusto diventa sempre più chiuso, un uomo angusto. Tutta la sua scienza va a farsi fottere e lui, depresso a morte, esplode in crisi di rabbia partorite dalla sua scarsa immunodeficienza di fronte a queste donne piene di scemenza.

Di mio, assomiglio a Joaquin Phoenix. A proposito, che fine ha fatto la pornoattrice Lauren Phoenix?

Ah, faccia da scema come poche, culo invece che nemmeno le più porche.

Culo che comunque puoi avere solo se hai una Porsche. Eh sì, questa vuole i soldi. Solo allora sa farti sgommare. Sa rendere un uomo afflitto dal vuoto pneumatico, sì, un derelitto che non sa più cosa sia il suo manubrio ritto, un uomo che scivola sulle curve pericolose più bagnate. Donna che ama il pesce frittissimo… schizzante in pa(de)lle caldissime.

Al pari di Gioacchino in alcuni film, io vivo a cazzo mio. Trascurato, con la barba incolta, faccio le smorfie alle smorfiose con un doppio mento alquanto evidente e alcune espressioni da imbambolato-demente.

Sì, il fascino di Phoenix consiste in questa faccia magnetica. Ché non sai se è Ted Bundy o Bugs Bunny.

Un orsacchiotto oppure un Joker. Un giocherellone, uno iellato, un coglione o un volpone.

Io invece la smetterei subito con questi film sugli assassini seriali.

Se parliamo di Manhunter e Il silenzio degli innocenti, di serie come Mindhunter o True Detective, di disamine psicologiche affatto banali, ci stanno eccome.

Ma è oramai una brutta moda imperare, monopolizzare tutto con queste pellicole psicologicamente alla buona. Un campionario di truci nefandezze, di sbudellamenti da Robert Rodriguez, visivamente ineccepibili ma contenutisticamente vuote più di una persona dissanguata.

Sì, film senz’anima, senza cuore, esangui. Come se i registi di questi abomini avessero donato i globuli rossi della loro cineastica celluloide smorta e mortifera a qualche AVIS.

Basta anche coi film pietistici sull’AIDS, sui concerti Aid, sulla CGIL, sulla USL, sulle follie mentali e quelle cerebrali, su quelle sessuali e su quelle transgender.

Ci vuole il Cinema di genere di una volta, Cinema di superba genetica realizzato da geni coi coglioni, mica questo Cinema sterile, questo Cinema malato, psicopatico, amorfo. Seminale soltanto di altre cazzate.

Ci vuole un tipo alla John Landis su faccia da culo alla Gioacchino.

Un Cinema che t’inculi.

Un Cinema che non abbia bisogno di presentazioni, di spiegazioni, di perifrasi diegetiche, un Cinema dallo sguardo folle ma al contempo profondo come quello di Phoenix e soprattutto del Falotico.

Uomo che non si buca, buca lo schermo ma forse solo quello.

Ah ah.Joaquin-Phoenix-Joker

 

di Stefano Falotico

Il “blues” dei “brothers” – Falotico e Marzani nelle rispettive vesti di Dan Aykroyd e John Belushi, parte terza


30 Sep

 

Mattina “tribolata”, “lentamente” prossima a darcele di sventolone, prendendole anche in faccia

“Addentando” eppur “entriamo”, di “sottanecchi” da monachicchi che aman le “chicche” già a Mezzogiorno su “carbonara” affumicata fra una mensa dei ricchi e mani da “poveracci”, con sudata passione nel “metallaro” che strizza il “cuoio”, capelluto e di “lupi”, nella nostra Midnight Run, la migliore “tragicommedia” degli anni ’80, assieme alle “idiozie” di John Landis, il regista delle lande “mannare” a Londra sul cornicione e dell’Eddie Murphy “finto disabile” con propensione ai “festini” di tanto “care-oche”. Sì, dalla strada Inland a mendicare, non dico una villa a Mulholland Drive ma almeno una casupola col “riscaldamento”, fin su e sempre più “issato” al grattacielo dell’Empire ove è nero come un “carboncin'” di “tizzone” ardente fra du’ spaghi e un’altra da “appagare”. Sì, dopo circa tre ore da “galletti” in macchina su “pompato” stereo, “distrutti” nelle “annoiatissime” palle, ci fermiamo alla tavola “caldissima” di nome “Aperte sin a Notte da sfondare”. Faccio la mia “entrata” con le pattine da ambulatorio medico, e subito ordino dieci hamburgerine (sì, straniere di Amburgo, ove il burro è più “cioccolato” tedesco, dunque più “duro” delle “svizzere”) con “pompetta” della “maionese” che “le” fa impazzire. John Belushi, invece, chiede la cameriera che serve ai tavoli. E Lei “lo” riverisce con tanto di patata “al forno”. Poi, finito il gustoso pranzettin’, andiamo in bagno col “garzone” e gli diciamo che è l‘orgoglio a metterglielo nel culoMettilo nel culo alla lavapiatti ché, “sciacquando”, poi è tutto “lustrato”. Egli prende alla lettera la nostra “dritta” e “la” infila nel retto, salvo che, il suo yes man, viene subito licenziato dalla direttrice, una vecchiaccia maledetta che scopò solo con l’emigrato Calogero, proveniente da Hell’s Kitchen. Lasciamo sbrogliar la “sporchissima” faccendona e intaschiamo i soldi delle signorinelle che ci “rimpinguano” di mancia dopo essere state “rimpinzate”. Fra succhiotti, pizzicotti e “cottura” a combustione “montante”. Si prospetta il pomeriggio e poi una lunga, di altri “allunghi”, Notte. Resisteremo? Oh, c’è sempre il Viagra, al “minimo”.

Ma siamo musicanti e sempre più piccanti.

Voi avete visto la Luce? Siete “vispi” o andate in giro sui colli con la Vespetta, pisciando nei “vespasiani” di Bruno?
Macché. Diciamo ch’è già troppo se riuscite a “vederlo”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Blues Brothers (1980)
  2. Balle spaziali (1987)
  3. Pulp Fiction (1994)
  4. Balla coi lupi (1990)

Genius-Pop

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