Posts Tagged ‘The Ballad of Richard Jewell’

Date quest’Oscar al Joker, anzi il Nobel e non ci pensiamo più


28 Sep

Robert+De+Niro+57th+New+York+Film+Festival+uxFWZzoJTU0l

Robert+De+Niro+57th+New+York+Film+Festival+kTK2G3OlFhPl

Ebbene, oramai la sfida per gli Oscar è circoscritta a tre pellicole, ovvero JokerThe Irishman e The Ballad of Richard Jewell di Clint Eastwood.

Eh sì, a sorpresa, Clint esce il 13 Dicembre nei cinema americani con la sua ultima opera. Spero non ultima in senso di definitiva.

Colpo di scena!

Ma io lo sapevo. Clint fa sempre così.

Intanto, ieri è stato presentato The Irishman. I critici ne parlano come di un capolavoro, esaltando soprattutto la prova di Pacino e sottolineando che Bob De Niro, negli ultimi trenta minuti, sfodera una classe melanconica da far piangere tutti.

Un film sulla vita, la mortalità, le amicizie tradite, le risse, gli sbagli, insomma sull’esistenza.

Eppure, nei sottoboschi felsinei, nella grotta dei suoi ricordi e delle sue emozioni mai sopite, vive un uomo spesso inconsapevole di esserlo. Che ammicca, vaneggia e volteggia. Ammiccando a man basta d’occhio lesto. In mezzo agli uomini funesti e a quelli oramai sperduti nella foresta, quest’uomo non ama molto le feste ma emana magnetismo a pelle. Sguscia, appare, scompare, si rintana e ancora non l’acchiappi. Forse lo inchiappetti ma lui se ne fotte, ah ah.

Dalla purezza intonsa, un uomo fantomatico che conosce il sapore falotico del tempo (in)esistente.

Un uomo dal camaleontico trasformismo capace di passare dal fascino intellettuale di Nanni Moretti a quello bestiale di Tom Cruise in due battiti di ciglia e un istante netto, forse in tre secondi eretto. Ah ah.

Rimanendo sempre, nonostante tante cazzate, eternamente pulito. Probabilmente solo esternamente o forse ancora fuori di mente.

Chissà.

 

di Stefano Falotico

Gli 89 anni del più grande regista vivente (speriamo…) del mondo, Clint Eastwood, mentre io non ho più l’età per fare il vecchio


31 May

eastwood

 

 

 

 

 

 

Sì, credo che Clint mi assomigli parecchio. Un bel mule come il sottoscritto. Uno che imbocca sempre strade non propriamente rettissime eppur cammina a schiena dritta, distillando battute da rincoglionito oppure da uno che ce l’ha sempre ritto. Su questo dubbio amletico, voi vi scervellate e io me ne fotto.

Sì, oggi, luridi figli di puttana, parafrasando il suo celeberrimo William Munny de Gli spietati, compie gli anni il più grande. Bando alle ciance. Non amo le sottigliezze. Così è almeno sino a quando non uscirà The Irishman… Eh eh.

Ottantanove primavere di barba e capelli sempre rasatissimi, miei uomini e donne gasatissime.

Sì, voi a venticinque anni siete già marci e pensionabili, schifosamente edonisti. Rifatevi il look dal barbiere. Chiedetegli di tagliarvi il bulbo del poco cervello rimasto. Almeno non farete altri danni a voler recidere gente dal pelo rosso come il sottoscritto. E non mi taglierete più qualcos’altro.

No, non sono misantropo come Walt Kowalski di Gran Torino. Non odio gli uomini, tantomeno le donne.

È il gentil sesso che odia me perché, dopo essermi scopato quelle che son venute con me, mi trombo altre donne.

E do botte pure ai loro mariti effeminati.

Sostanzialmente, nessuno mi s’incula.

No, non sono alienato dalla realtà. Né mi sono ammattito.

So che mi considerate pazzo. Dipende dai punti di vista. Secondo gli psichiatri, un tempo pazzo lo fui davvero, adesso sono impazziti quelli che mi hanno avuto in cura.

I miei amici, insospettiti da questo mio atteggiamento strafottente e inaspettato, mi dicono che mi son montato il cervello. Le donne dei miei amici sanno benissimo cos’ho montato, invero. Ma non si sparga la voce in giro.

Non vorrei che poi troppe donne mi facessero venire… un infarto come in Debito di sangue.

Sì, sono molto invidiato, miei falsi amici alla Jeff Daniels del film appena suddetto.

So che molti di voi vorrebbero farmi il culo. Sì, molti uomini si fingono amici con me per arrivare a fottermi.

Sono degli stronzi? No, solamente omosessuali.

Anche le donne mature mi vogliono:

– Complimenti, signora. Lei si porta benissimo la sua età.

– Ah, grazie mille. Quanti anni mi dava?

– Sinceramente, pensavo fosse già morta.

 

Ora, a questo punto della mia vita, il mio miglior amico mi domanda cosa io combini tutto il giorno:

– Che fai, Stefano, durante la giornata?

– Non te lo dico.

– Hai qualcosa da nascondermi?

– Vuoi la verità?

– Sì, certo.

– Non so nemmeno io cosa faccio.  O faccia se ti piace il congiuntivo. Tu lo sai?

– Certo che lo so. Io so chi sono. Sono un uomo felicissimo.

– Su questo avrei dei dubbi.

– Cioè? Vorresti dirmi che tu sapresti meglio di me chi sono?

– Certamente.

– E come fai a saperlo?

– Me l’ha confidato la tua amante.

– La mia amante? Ma che dici? Io sono felicemente sposato.

– Non credo.

– Come fai a dire questo?

– Ho scopato la tua amante e mi ha detto tutto di te.

– Ti sei scopato la mia amante?

– Sì, tua moglie.

 

Sì, babbei, la dovreste finire di essere retorici a trent’anni e nostalgici a quaranta.

La vita vera non è un film per chi si racconta balle e favolette.

Per questo ci sono le canzoni di Francesca Michielin.

Nel nostro futuro c’è The Ballad of Richard Jewell.

Cioè la storia della mia vita.

La storia di uno che rivelò che dei pazzi bastardi lo bombardarono di offese e induzioni al suicidio per rovinargli la festa.

Andai da uno psichiatra a rivelargli l’orrendo misfatto e lui accusò me di pazzia, la polizia m’indagò perché pensò che fossi stato io, fuori di testa e incosciente, appunto, ad aver danneggiato costoro semplicemente perché ebbi le palle di fare il Kowalski di turno. Ne avevo le palle piene di questi malati di mente fissati con le porcate e le battute di dubbio gusto a sfondo sessuale. Questa è la verità. Il resto sono film di merda che vi fate.

di Stefano Falotico

Il ritorno di John Rambo, il ritorno del più grande revenant di tutti i tempi


26 May

Chiedo venia se talvolta mi sveno. Soprattutto mi sventro eppur mai mi svendo.

Che anni straordinari questi miei ultimi da cinematografaro letterato adoratore di Eastwood

Ma quale sfigato! Ma quale rincoglionito! Ma quale andato!

Io son bello che ritornato, sempre dannato e come il miglior vino d’annata, perfino azzimato, altolocato, sempre un po’ incurabilmente toccato, non so se guarito o forse stasera dalle gambe di una donna stupenda inguai(n)ato.

Sì, mi piacciono troppo le donne. Mi piacciono talmente tanto che, al primo due di picche, mi spacco più dei vertiginosi spacchi delle gonne più maliziosamente seducenti.

Sapete che ho scritto a una donna su Instagram felicemente fidanzata? Ah, sul felicemente avrei dei dubbi. Sarebbe, credo sarà, molto più contenta e soddisfatta se lasciasse quel baggiano con cui sta, quel baccalà senz’arte né parte e incontrasse Steve Everett di Fino a prova contraria, cioè il sottoscritto.

Ho scritto questo:

«Sei grande per me, cazzo, è brutta la grandine. Sei impegnata, non so se da lui impregnata. Se non stessi già con questo, il quale comunque credo che tanto a posto non s(t)ia, ti corteggerei a morte e tu crolleresti. Sì, so che con me coleresti…

Ti regalerò mille rose, forse anche 1000, 3 periodico, libri smaglianti come la tua pelle incantevole e intarsiata nei tuoi abiti aderenti alla perfezione stilistica delle tue cosce appassionanti come un romanzo eroticamente avventuroso e incalzante. Lascia che io sia per te incazzato.

Spero che il mio viso focoso potrò incorniciare fra le tue labbra ardimentose, incastonando la mia capacità linguistica al frontespizio della tua copertina, dopo la copertina esorbitante davanti ma soprattutto estasiante nel retro abbacinante.

Mi concederai almeno un bel ballo? No, eh? Mi darai invece una sberla. Che botta pazzesca, che sventola da capogiro».

Sì, quanti incontri magnifici che ho fatto negli ultimi anni.

Con Davide Stanzione scrissi qualche anno fa, quando ancora non era diventato inviato giornalista di Cinema e recensore raffinatissimo per Best Movie, il libro Nel neo(n) delle nostre avventure.

Un libro viscerale, sentito. Immaginifico. Scegliemmo di non usare il formato giustificato affinché il nostro impaginato fosse allineato alle linee sconnessamente editoriali dei blog.

Giustificateci.

E con Davide Viganò, che oggi si è sposato, questo qui.

Amici carissimi, chiedo venia a tutti. Sì, lo ripeto. Negli ultimi giorni, profondi trambusti esistenziali hanno scosso il mio melanconico torpore e mi sono dimostrato leggermente aggressivo nei riguardi di voi tutti.

Mi conoscete. Quando le burrasche emozionali inondano la mia anima spesso già di suo amareggiata, basta una frase storta per rammaricarmi ancora di più e buttarmi giù.

Ieri sera, leggendo la notizia secondo la quale Eastwood realizzerà The Ballad of Richard Jewell per la Warner Bros, mi sono ricordato, ah me, povero smemorato e spesso sciagurato, di questo libricino perlaceo.

Un mio omaggio sentito e dorato verso un uomo da me adorato. E venerato.

Nessuno credo che lo abbia comprato ma è una poesia amorosa onesta come la poetica del Clint, il regista da me onestamente più amato.

Ecco, sulla qualità cinematografica dei seguiti di Rambo possiamo discuterne. No, non sono granché.

Ma quante emozioni in First Blood.

Sapete, la vita va avanti. Alcuni miei amici sono tragicamente morti, non so quanto vivranno ancora i miei genitori.

Non so nemmeno quanto vivrò io stesso.

E questo è quanto.

Quanto sono melodrammatico, quanto sono bestiale.

Quanto sono romantico, aromatico, forse oggi malinconico, domani da manicomio, invero solo il leggendario Falotico.

stallone rambo 5

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)