Posts Tagged ‘Terminator 2: Judgment Day’

È vero, domani uscirà The Irishman ma Terminator 2: Judgment Day è un capolavoro senza tempo, un’elegia malinconica, metafisica e super figa sul John Connor che sono io, ah ah


26 Nov

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Sì, sino a due anni fa, Linda Hamilton di Terminator 2, eh già, mi faceva un baffo.

Lei, considerata erroneamente pazza, ovvero sofferente di deliri paranoici, appare nell’incipit perfettamente palestrata, forse anche lì depilata, internata come Sam Neill de Il seme della follia poiché, in una società miope, lei già vide, anzi il futuro previde.

Sì, donna provvidente, sbattuta ingiustamente in quel posto di dementi a causa di una frettolosa, sociale previdenza, mannaggia alla Provvidenza, povera, sensibile donna dotata indubbiamente di un’iper-coscienza oltre la media e, peraltro, di un paio di gambe neanche tanto malvagie, capaci di bruciare ogni robot-androide freddo come il T-1000, ardendolo col carisma possente del suo sguardo lucente.

Sì, cari bambolotti, era onestamente una bella bambolina. Una che sapeva come stendere non solo i panni, sporchi e non, bensì anche un duro come Schwarzenegger. Uomo culturista ma senza molto cultura eppure ex governatore, un attore pasticcione, cioè capace di non saper recitare neppure la letterina per Babbo Natale ma riuscir a essere al contempo mitico, oserei dire mitologico grazie al fascino da dinosauro, per l’appunto da invincibile Mister Universo divenuto amico intimo di James Cameron e di Paul Verhoeven. Un uomo poco tenero che, però, a mio avviso accetterebbe il succoso pasticcino offertogli da Linda, donna che usò esplosivi e poteva donare, all’epoca, notti infuocate da giochi d’adulti pirotecnici, mettendo forse il “cornetto alla crema” al suo ex di allora. Ovvero, proprio James Cameron, esattamente.

Poi James la tradì con Kathryn Bigelow e furono Strange Days per Linda. La quale, non avendo più James e la sua quaglia, nel suo cervello un cazzo quagliò e forse, per elaborare il lutto di tale perdita sentimentale, soprattutto patrimoniale, considerato che James era già uno dei registi più ricchi del mondo, di lui non si disamorò ma da lui fu comunque disarmata.

Finì in mutande, psicologicamente, come nell’inizio di Terminator 2.

Bestemmiando a più non posso e probabilmente, dentro la cella del manicomio, cantando Ancora di Eduardo De Crescenzo… perché io da quella sera non ho fatto più l’amore senza te e non me ne frega niente senza te.

Sì, era una donna piuttosto piatta in quanto a tette ma, nostro indimenticabile, James, perché la facesti a fette? In quella clinica, davano da mangiare solo quelle biscottate.

Cosicché lei, per te impazzita e non più strapazzata, non seppe più se un giorno sarebbe riuscita a cucinare anche solamente una frittata.

Nella sua cella, però, c’era il televisore. A volte, a tarda notte, cioè quando non riusciva a dormire poiché troppo vogliosa di te, su Rai 1 ridavano le repliche dei vecchi soliloqui, col caffè amaro in mano, di un altro Eduardo, maestro del prenderla come viene… vale a dire con filosofia. Il De Filippo. Grande uomo, mica Uomini e donne da Maria De Filippi. Ah ah.

Sì, la Bigelow forse era più colta di Linda, si sarà laureata, mettiamo pure, con una tesi su Ercole a New York. Ma vuoi mettere la sua (ri)cotta?

James, James costringesti Linda ad obbligarsi a un deciso e decisivo Atto di forza. Mica pugnette. Lei dovette reagire con polso e non masturbarsi più di patetici, lamentosi monologhi della vagina…

Fu donna con le palle, cazzuta, cazzo!

Spaccò tutto!

Sì, James carissimo, so che delle sue vertiginose gonne con gli spacchi, andavi matto.

Ma l’abbandonasti per una che non ti diede mai il vero Point Break. Quel “punto di rottura”, anche fisico e carnale, di quando a poppa e a prua, con te dentro la sua prugna, tu e Linda eravate follemente innamorati l’uno dell’altro/a come DiCaprio e Kate Winslet di Titanic.

Sì, altro che Sharon Stone di Basic Instinct. Lei sapeva come tritarti il ghiaccio e leccarti il ghiacciolo, mio uomo cerebrale, senza neanche mostrartela, accavallando le gambe così stupendamente impudica e scevra di biancheria intima. Ti scioglievi come un iceberg appena delicatamente, al buio, lei dirimpetto a te si spogliava come Jamie Lee Curtis di True Lies. Rimanendo però in slip e ammiccandoti, pregustando il tuo Calippo.

Sì, anche se non era nuda integralmente, non dandoti a vedere la topa, tu eri già al top così come quando, sovreccitato, vincesti l’Oscar, urlando di piacere come un assatanato.

A parte gli scherzi, James, sei uno stronzo nato. Ma lei, eh sì, non era ieri nata, non rimase ammainata anche se, dobbiamo ammettere che, senza di te, la sua carriera andò molto a puttane.

Si era accartocciata, diciamo, inacidita, un po’ inaridita e non più lì bagnata…

Invece, passiamo ora al nostro Edward Furlong.

Sì, io fui come Ed, sempre sino a qualche tempo fa. Un uomo putrefatto, oserei dire sfatto, tumefatto.

Sebbene, a differenza di Edward, mai mi feci e manco tante me ne feci.

Sì, Edward e voi ve la/e faceste sotto. Io no. Me la dormii di brutto. Ah ah.

Linda, una delle più grandi eroine del Cinema di tutti i tempi con un Edward Furlong che, prima di tirare di cocaina, era un bel ragazzo, davvero.

Che peccato. Che tragedia incommensurabile.

Ma voglio spronare ogni Ed e ogni Linda a non mollare.

In questa società robotica, anaffettiva, asettica come le pareti di un manicomio, dobbiamo vivere di resilienze in modo falotico…

Poiché io, capo della Resistenza, riuscii ad ardere ogni villain figlio di troia come Robert Patrick.

Quindi, se ce la feci io, anche voi non dovete ridurvi come delle merde, cioè come delle feci, appunto.

Io ricordo tutto. Ricordo che la mia professoressa d’Inglese delle scuole medie si chiamava Fontana e non poche volte, prima di fare i compiti, zampillai su di lei con gioia…

Insomma, qui nessuno di me capì un cazzo. Soprattutto io…

Ah ah.

Sì, voglio lasciarvi con una battuta di Gigi Proietti.

– Signora, a me mi piace.

– Bell’uomo, non si dice a me mi piace.

Domani uscirà The Irishman. Questo è il Cinema, signore e signori. Saperci riportare indietro nel tempo.

D’altronde, James Cameron disse a Scorsese: – Hugo Cabret non è un film per bambini. È un capolavoro!

 

di Stefano Falotico

 

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TERMINATOR da falò delle vanità: miei poveri bellocci non ribellatevi male al sistema, tanto James Cameron ha i soldi e se ne frega delle macchine ribelli da Beppe Grillo, siate ribelli con (ca)risma


14 May

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Oramai ci siamo, presto uscirà la super mega-puttanata del reboot del Terminator. Con lo Schwarzenegger che, dopo mille liposuzioni all’addome, dopo aver addomesticato le sue ambizioni da governatore della California, è tornato a fare Cinema e dunque è regredito al deficiente che, dal punto di vista attoriale, è meno espressivo di una stampante 3D.

La dovrebbe finire Beppe Grillo d’imbonire la gente, d’illudere gli invalidi. Gridando che oramai l’uomo non necessità più di lavorare perché le macchine possono adesso adempiere ai compiti onerosi che l’uomo appunto, da millenni, è costretto a sostenere pur di tirare a campare.

Ma che dice questo qui? È un demagogo, un sociologo della mutua, un rivoluzionario del suo culo parato. Sì, lui è ricco sfondato e si accattiva, con ruffianerie e leccate da denuncia, le simpatie di quei poveri cristi che, essendo rimasti in mutande, credono davvero alle sue scemenze peggiori delle porcate dei fascisti.

Ancora più pericolose.

La gente, abboccando a quest’oratore che inventa una stupidaggine a ogni ora, in preda a fanatismi radicali, inneggia alla rivoluzione, invero non sa neanche ribellarsi all’amministratrice condominiale perché è succuba del padrone, ovvero suo marito.

Grillo, lei è solo un patetico urlatore di stoltezze vomitate da mattina a sera, asserisce tronfiamente che il lavoro sia una menzogna e dovremmo tutti vivere allegramente, scopando come animali selvaggi, in barba a ogni regola, a ogni falsa educazione moralistica, riunendoci tutti assieme grintosamente e appassionatamente per ribaltare il sistema, per soverchiare l’ordine costituito, figlio di mendaci generazioni che hanno sospeso, soppresso i nostri vivi, ardimentosi istinti vitali, hanno soffocato i nostri radiosi fremiti innatamente vogliosi e capricciosi nel comprimerci, irreggimentandoli, a stili esistenziali tristemente asfissianti.

Sì, belle parole da figlio dei fiori, caro grillo. Ma l’uomo comune oramai non ha più i soldi neppure per corteggiare una donna e regalarle un mazzolino di rose, comprato dalla fioraia del suo scarso giardinaggio col suo compagno, un “orco botanico”. Sì, il compagno di questa qui lavora all’ortofrutta ma non guadagna abbastanza. Allora la sera, per rimpolpare il misero guadagno, dona la sua banana a qualche marcia figa d’India. Cioè, detta volgarmente ma anche realisticamente, dà via il culo.

Lei invece dai suoi grillini viene omaggiato in maniera floreale, servito e riverito con tanto di colazione a letto. Le sue serve della gleba le preparano succulenti manicaretti, cabaret di paste migliori dei suoi trascorsi spettacoli da cabarè, le scaldano salsicce rosolate, ottimamente condite di sguardi piccanti e addolciscono le sue programmatiche, finte ire da Robespierre di periferia nel cucinarle cene deliziose gradevolmente osé con tanto di vinello rosé e occhi arrossiti da timide reverenzialmente da lei comandate a forchetta, no, a bacchetta.

Lei ce l’ha coi bacchettoni, dicendo alla gente che dovrebbe ribellarsi al fascismo di chi, coi suoi forconi, fa il porcone.

Lei con le sue donne diventa rosatello e, sempre più grassottello, gioca al furbo ruolo del porcello che vuol spacciarsi per agnello. Lei ha quasi più soldi della famiglia Agnelli, mio lurido smargiasso che prende in giro, con le sua cazzatelle, quelli che credono alla Madonna di Fatima e alle sue pastorelle, gente a pecora che a stento mangia il pecorino. Lei sfotte coi suoi discorsi incitanti a miracolistici cambiamenti sociali che, secondo la sua retorica infernale, potrebbero liberarci dal Purgatorio di questa poco Divina Commedia disumana, molto italiana da uomini che non hanno oramai neanche più le bretelle e non sanno più cosa sia un buon piatto di tagliatelle.

La smetta subito di raccontare idiozie, mio bel fringuello.

Le macchine non sostituiranno mai l’uomo ed è giusto così.

Una macchina non potrebbe mai capire le introspettive sfumature umanistiche di un libro di colui che l’ha scritto, cioè un uomo, appunto. Trasfondersi empaticamente nella sua anima denudata, vivere e condividere la sua storia arrabbiata, nonostante tutto innamorata.

Si fidi, Grillo. Sì, i fascisti sono da fottere ma lei non vale un cazzo.

 

Parola di John Connor,

uno che, malgrado tutto, conosce la verità ma non va in giro a chiedere l’elemosina.

E ora, come diceva Totò, musica musica, cioè MOSECA MOSECA con una delle più grandi colonne sonore di tutti i tempi:

 

Sì, questa vita è stata troia.

Ma a una milf come Linda Hamilton darei comunque una botta.

Sì, fanculo a ogni complesso di Edipo.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

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