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Una settimana impegnativa: reunion inaspettate, il Cinema rivive con Joe Wright, DiCaprio e De Niro, inoltre intervisto Dario Greggio!


17 May

joe wright donna finestra

Sono stanco che parliate di Tarantino. Dovreste scoprire, finalmente, quel genio che è Joe Wright.

Regista di altra pasta, coltissimo, lui citazionista in modo non futile e bambinesco. La donna alla finestra è stato contestato da tutti per il suo finale ritenuto assurdo.

Siete sicuri che sia improponibile? Anna/Amy Adams soffre di agorafobia. Allora, come ha fatto ad uscire di casa per sfuggire alle grinfie del maniaco? Giocoforza, come si suol dire, per salvarsi la pellaccia, ha dovuto superare il suo disturbo con un atto di violenza involontario.

Per questo, paradossalmente, è riuscita a curarsi. Ma voi dimenticate sempre i dettagli. I dettagli sono imprescindibili.
Parimenti, so che reputate i miei filmati decisamente insensati. Ne siete sicuri? Osservateli attentamente e scoprirete, tra le fighe, no, righe, i miei omaggi da cinefilo di razza. Lavori certosini, studiatissimi, ove ogni inquadratura non è mai messa alla ca…o, cioè a caso. Eh eh.

Nel frattempo, Robert De Niro ha subito un infortunio sul set di Killers of the Flower Moon. Nessun problema, però. Bob è riuscito a superare un grave cancro alla prostata. Dunque, è immortale come Freddy Krueger di Nightmare, ah ah. Cape Fear docet, ah ah.

A fine anno, girerà anche About my Father con Sebastian Maniscalco, alias Crazy Joe Gallo di The Irishman.

Intanto, ho intervistato anche un mio amico ritrovato a proposito di Pupi Avati.

Non in tanti, effettivamente, sanno che Edward Furlong, cioè John Connor di Terminator 2, l’unico John Connor memorabile, ha lavorato perfino con Avati per I cavalieri che fecero l’impresa.

Comunque, bella impresa essere riuscito a recitare con un altro Edward, cioè Norton, per American History X. Ed essersi ridotto con la panza neanche a quarant’anni, caro Furlong. O no?

Sempre parlando di Terminator, chi oramai non conosce Ezio Greggio? No, Dario. Dario Argento?

Epica la mia incursione in tale livestreaming. Del tutto imprevista e non calcolata.

Oggi, devo lavorare all’editing del mio nuovo libro Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid.

Mentre domani non sarò a Bologna a “causa” di un viaggio di lavoro? No, di piacere. E ci richiamiamo al titolo suddetto.

Ah, io me la sudo. La vita è dura, bisogna indurirsi…

E ho detto tutto.

Anzi no. Adolf Hitler aveva paura di un solo uomo. Quest’uomo fu Winston Churchill.

Alla pari del grande Gary Oldman, se qualcuno osa abbattermi coi suoi ricatti, io non mi arrendo. Anzi, incito la folla delle macchine ribelli? No, io urlo We Shall Never Surrender!

Se siete disturbati e non accettate questo, io vi dico NO HAY PROBLEMA! Ah ah.

A differenza di Furlong, ho quasi 42 anni ma un altro aspetto. O no?

Ho sempre adorato i colpi di scena.

 

di Stefano Falotico

Come dicono a Bulagnasocmel che cartola!american history x furlong nortonterminator 2 furlong schwarzy

Gli artisti sono sfortunati a essere nati in Italia – Parlate tanto di rivoluzioni culturali, di JOKER e ribellioni al sistema meritocratico e iniquo ma, ieri sera, foste tutti davanti alla tv a vedere Sanremo!


05 Feb

Achille+Lauro+Festival+Di+Sanremo+2020+Day+gin3Nq4-IPdl

Sì, ancora una volta Pasolini non si sbagliò.

L’Italia è un moloch, un macigno inscalfibile. Più che altro un porfido indistruttibile, un cubo asfittico di gente che si dà tante arie ma a cui piace infliggersi soffocamenti dettati dal suo giammai ripudiato, se non in esibizionistiche, istrioniche pose fintamente trasgressive, background terragno. Legato non tanto a quei (dis)valori fertili di tale madrepatria e terra fin troppo consacrata nell’ipocrisia del cattolicesimo più borghese, bensì ad antichi agganciati in maniera inamovibile e monolitica a retaggi di affezione audiovisiva assai antica.

Persone metodiche che pendono dal tubo catodico e che, nel tempo libero, si sfogano su Facebook, mostrandosi fighe e disinibite, emancipate dietro uno schermo e una tastiera ove non velatamente le sparano grosse, celandosi, forse incellofanate dietro plastificate immagini con cui, (s)truccate nel lifting semmai di un programma che asciuga ogni loro difetto estetico, si sono date all’etica dell’edonismo più sfrontatamente fottuto da esaltati fanatici.

Gridano che se ne fregano delle retrive e assai vetuste regole istituzionali dell’Italia culinaria coi suoi master chef, dell’Italia dei paraculi indottrinati da una superata cultura, sono cazzuti, cazzo.

Una banda davvero agguerrita di convinti finti outsider che a me, puntualmente, non convincono.

In Italia impera la noia, la gente non sa parlare. Parla, anzi, per frasi fatte, si attiene ai beceri luoghi comuni più insinceri. Putrefacendosi nella ritualità più consuetamente immutabile che si rinnova, qui sì, ah ah, a ogni annata.

Al che, ecco che ieri sera iniziò Sanremo. Ne venni a conoscenza, leggendo i vostri post su Facebook.

Un’imbizzarrita società di modelle andate in brodo di giuggiole per il cavernicolo Achille Lauro col suo nude look da Ringo Starr dei poveri e da Adriano Celentano ante litteram di Bingo Bongo.

Sì, Achille, mica un figlio di Troia qualsiasi, no, da guerra di Troia.

Questo mostra tutto il tallone, è bono come Brad Pitt di Troy, cazzo, visto che movimento pelvico da stallone? Visto che pelo? Anzi, è glabro, ma guarda che tatuaggio da iguana tutta inguainata. Mica il patronimico Pelide. Visto che movenze da uomo con tante frecce al suo arco?

Ma andate a dare via il culo, troie. Ah ah.

Diletta Leotta è sempre, intanto, più mignotta, una sgualdrina, una popolana nazionale che parla come se avesse in bocca una caciotta ed è amante non tanto del Calcio, bensì degli uomini che sanno tirare fuori le palle. Visto che cosce, che quadricipiti? Che legamento sinistro con tanto di menisco?

L’uomo italicus se n’eccita, sua moglie spia se lui la guarda ma lui fa quello che non caga la mossa.

Di Diletta che, come la Tirabusciò, eccome se glielo tira.

Un tiro fendente da fetente.

Basta, avete rotto i coglioni. Dove sono i vostri attributi? Vedo all’Ariston solo tribune gremite e platee di gente che fa la ola su un Amadeus che recita programmate battute più scontate delle canzonette di tali scemi che celebrano l’amore della minchia.

Sì, l’amore piccolo-borghese di quest’Italietta che, da tempo immemorabile, parla di rivoluzioni culturali, di cambiamenti sociali.

Di gente che urla di adorare il Cinema di Gaspar Noé e di Darren Aronofsky ma io non salverei neppure se fossi Russell Crowe di Noah. Anzi, se fossi stato Noè (attenzione all’accento, diverso da quello di Gaspar), avrei messo sulla nave di Schettino. Affogate, animali!

Ah ah.

Dobbiamo essere schiettissimi. L’Italia è un Paese di avvinazzati con le fiaschette e il Lambrusco, un immondezzaio di ubriachi di cazzate. Sì, come dicono a Bologna, queste persone andrebbero prese e buttate nel rusco.

Gente losca, gente che se la racconta in modo viscido.

Falsi ribelli che vogliono fare solo i belli. Belli miei, qui sembra che tutto cambi ma quel canale di regime della Rai, eh già, non cambiate.

Ma quale cambiamento? Io ravviso sempre più un imborghesimento, un totale rincoglionimento, un puttanesimo a base di rose rosse per te… ho comprato stasera.

Al che, assistiamo a insegnanti liceali che si struggono e il rimmel loro struccano, ascoltando una canzone dal ritornello scritto veramente in endecasillabi da far venire non il maschio sulla Leotta, rifatta gnocca, bensì il latte alle ginocchia.

Meglio allora regredire allo stato puerile da Joker.

Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte, cantò Gianni Morandi con le sue mani gigantesche da Polifemo.

E voi, sinceramente, fatevi mandare a fanculo, subito.

Senza se e senza ma.

Cos’è che vuoi tu, donna? Il mio uccello? Ma pigliati il velociraptor di Achille. Sei una troglodita che confonde il T-REX col T-1000.Tu mi dici di sciogliermi un po’ ma, come Robert Patrick di Terminator 2, ti faccio no col ditino. Vedi d’inzuppare altri biscotti nel tuo Nesquik, puttana da squirt. Vedi anche di comprarti un cane, un’ocarina, suona con altri la chitarrina, pettina il tuo carino uomo canarino e dai da mangiare ai picci(o)ni fuori dal mio cortile, donna da pasta e pisellini.

Forse sono dei piselloni? Ah sì? A quanto vengono all’etto tali in(s)etti? Infettatene!

Evviva il Pasolini.

Tu, accattone, tornatene nel Porcile. Basta!

Gente che si credette alternativa e pensò che Christina Aguilera avesse una voce migliore di Whitney Houston. Sì, ci vorrebbe il grande principe Augusto Aguilera di Too Old to Die Young. Uomo come il sottoscritto. Non dice una parola, vive senza fare un cazzo da mattina a sera, gigioneggia in casa, sollevando pesi e scrivendo libri. Al che, Miles Teller gliela fa sporca. E lui punisce tale porco. Lo macella.

Sì, tutti questi ometti e queste donnette s’illanguidiscono quando guardano e ascoltano Sanremo.

Sembrano Kate Winslet in questa foto. Con la bocca aperta come se dicessero… bello, bella, com’è bello, quanto m’emozionano.

So io quale microfono bisognerebbe usare con queste zotiche. Diciamocela, con queste super zoccole!

Ah, vedo un’altra sciammeria. Sciammeria, in meridione, significa donna abbastanza scema e zammera che, a sua volta, significa, femmina sguaiata e maleducata. Colei che, dietro retoriche e perbenismi moralistici, si crede investita d’una missione redentrice.

E, da educanda-pedagoga, da psicologa della mutua, si prodiga al fine di salvare le vite altrui quando in verità vi dico che è lei quella insalvabile.

Frustrata e repressa cronica, cioè la cantante Giorgia.

Donna più magra di un grissino che mangia solo grissini. Con la pelle più bianca d’un latticino quando non magna soltanto la mozzarella, bensì pure la sua immacolatezza ammuffita.

Dispensatrice di ritornelli incitanti alla rinascenza della vita alla massima fluorescenza, ah, per questa non v’è nessuna scienza che tenga. Non si può reggere. Le sue canzoni sono, per l’appunto, delle scemenze adatte a donne senescenti. Non più lì senzienti. Io, psichiatra forense e cannibale delle donne e degli uomini insanguinatisi nelle pudiche passioni cristologiche da falsi san(t)i, la obbligo a genuflettersi in maniera beatificante.

– Si prostri e poi vada a prepararmi una crostata. Da me non riceverà la torta di mele, prostituta, neppure del miele. Le diede retta, non so se ritto glielo diede, solamente Pino Daniele.

Questo è il prezzo che

questo mondo impone a noi

di vivere senza certezza alcuna

in bilico nel blu, disperati amanti che

non hanno mai trovato amore puro

piegati alle regole del tuo mercato

mi pento, mi dolgo per questo peccato

 

ma quando respiro mi accorgo che esisto davvero

e stiamo isolati in cerca di gloria

mediocri e muti e senza memoria

ma guarda l’estate è tornata speranza ancora

 

Ma quale Vivi davvero!

Ci vorrebbe Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti per questa colpevole d’innocenza. Può andare bene solo a Vincenzo.

Ah, bel coglione, comunque… Buffalo!

Non trovò i soldi per operarsi e cambiare sesso. Al che, come un ossesso, scuoiò le donne bianche e le disossò.

Ma che cazzo poteva fare? Se si fosse affidato ad Al Pacino di Quel pomeriggio di un giorno da cani, avrebbero preso in ostaggio pure il suo barboncino.

Al rapinò una bianca, no, una banca ma non sbancò e in culo lo pigliò. Alla fine, solo sbiancò.

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di Stefano Falotico

Professione amatore, riceve a tutte le ore eccetto i festivi e i festini, con gli stronzi è invece solo punitore, pura Unchained Melody


21 Jan


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SEA OF LOVE, Al Pacino, 1989

SEA OF LOVE, Al Pacino, 1989


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Sì, la prenderei molto larga. Invero, spesso lo prendo solo in quel posto. Poche me le allargano e di conseguenza non si allagano eppur mi muovo con felino, basculante bacino, ricevo solo compassionevoli bacini ma ciò è alquanto inspiegabile perché mi pare ovvio che io possieda un fascino alla Pacino di Seduzione Pericolosa. Sì, sono un volpino di pelo bianco, forse un ermellino.

Invero, sto qui mentendo per farvi ridere.

Ora, chiariamoci molto bene. Spesso le sparo grosse e l’ira, quando mi assale in momenti di tremenda solitudine che non raccomando a nessun nemico, esce dal selciato, il mio corpo s’irrobustisce animalesco e vorrei prendere a pugni tutti, care pugnette, come il mitico Jon Bernthal di The Punisher. Adoro quest’uomo, un duro da roadhouse, altro che Patrick Swayze. Sì, son dispiaciuto che sia morto, Patrick. Ma, a parte Point Break, apogeo del suo carisma taurino da biondo con una criniera da leone, non è che valesse moltissimo come attore. La città della gioia doveva essere un capolavoro e invece mi son addormentato dopo quindici minuti. Patrick nella parte del medico è credibile quanto Rocco Siffredi nella parte della missionaria. Rocco non è da missionarie, Rocco va a zoccole, diciamocelo. Quelle non hanno missioni e lavori nobili da fare ma solo posizioni di malaffare. Che povero disgraziato. Che mentecatte queste meretrici che si prodigano per Rocco la trebbiatrice.

Io, peraltro, non ho mai capito perché alle donne è sempre piaciuto da morire Ghost. Una delle più grandi puttanate mai viste. Insomma, Demi Moore si faceva plasmare come l’argilla dal bellimbusto Patrick, lui veniva assassinato, al che lei si rivolge (adesso uso il presente in quanto Demi è ancora donna che ce l’ha tuttora benissimo presente e ancor li rende t-ergenti, poi pulisce tutto col detergente) a una medium Sister Act meno credibile di Vanna Marchi, una sorta di Mago Otelma col colore viola, quindi si fa carnalmente suora. Non trovandosi il rimpiazzo ma rimembrando il fantasmino dello Swayze nella strada notturna fiocamente illuminata dalla grazia scesa dal cielo.

Ma smettiamola con queste minchiate new age. Ché non sono né film romantici né paranormali, sono assurdità imbarazzanti. Ora capisco, essendo cresciute con questa roba dolciastra, perché siete delle maledette femministe falsissime. Ché poi, basta che appaia Brad Pitt di Vento di passioni alla tv e dovete chiamare lo spurgo. Un allagamento da Waterworld.

L’omo addà ess’ omn! Ah ah! Finitela! Adesso, se vai da una e le regali un mazzo di rose rosse, ti denuncia perché sostiene che sei stato troppo romantico e invece lei ama gli uomini che conoscono il dolore delle spine. Sì, lei ama gli uomini sanguigni, nudi e crudi, come Gesù Cristo sulla croce. Ed è per questo che siamo pieni di uomini schizofrenici. Pensano di piacere alle donne se emanano un sex appeal da uomini scarnificati che hanno patito, sofferto nello strazio di uno scannamento. Sì, le donne vanno matte per questi matti. Dicono che adorano fare le infermiere. E leccare tutto. Mah. Che macello, che mattatoio!

Salami, mortadelle, piselli, che bello il caramello!

Dico!? Ma che mondo è questo?

Peraltro, Demi Moore stava all’epoca con Bruce Willis ed era una tipa da Striptease. Non è mai stata attendibile manco per il cazzo. Neppure per quello di Ashton Kutcher.

Sì, torniamo al Bernthal. Quest’uomo con la faccia da campagnolo a cui assegnerei subito, oltre a un ottimo assegno, la parte di James Bond, sì, un Bond grezzo, con la sigaretta di traverso, permaloso, mezzo burino ma allo stesso tenero e friabile come un grissino, un muscoloso manigoldo non avvezzo alle buone maniere. Il quale, grazie soltanto al potere del suo naso tumefatto da pugile fallito di Grudge March, manda al tappeto ogni donna con tanto di occhiolino da vero figlio di puttana irresistibile. Che colpo, che montante! Colpisce! Altro che Daniel Craig, un inespressivo fantoccio da mettere sul comodino perché lo guardi, la sera tardi, e col suo viso da rincoglionito t’induce a contar le pecore. Sì, quando vedo Craig, mi s’ammoscia e mi scordo che Marisa Tomei ha ancora un culo micidiale, un’arma letale, un culo intramontabile e, come dico io, mobile e montabile. Rosso di sera, bel tempo si spera. Mora come Marisa e sorge, levante, a mezzogiorno nel darglielo potentemente ponente anche fra le pere sue prominenti.

Sarò pure un caprone ma Marisa è mia pecorina e, in Onora il padre e la madre, apre il film con un’inchiappettata da infarto. Che forma meravigliosa ha quel suo sedere focoso. Come una collina che soave digrada a valle e il toro munge il latte di tal figona mula.

Che poesia! Ah ah.

Sparatevi questo!

 

!

Anche questo.


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Cult #thepunisher #jonbernthal

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Avete visto? Cioè, questo è un picchiatore pazzesco ma guardate con quale ammiccante dolcezza provocante protegge la barista dallo zotico e poi lentamente se la cucina suadente, la persuade nonostante la sua indole taciturna a fidarsi del lupo suo incarnato in lei già ardentemente, dunque scopano come in Twentynine Palms di Bruno Dumont. Insomma, questo Jon piacevolmente si toglie il montone, no, solo il giubbotto di pelle, lascia che lei lo monti, si sfila gli anfibi e se la incula lieve con lingua da abbrustolente rettile giammai viscido che la riscalda a fuoco lento da ogni neve di un’esistenza decadente. Scivolante e sbrinante nel pomparla con tosto glande. Mica un poppante.

Sì, un serpente magnifico, altro che il Re Lucertola di Jim Morrison, ché nessuno può smontare. Altroché!

Ci dà! Eccome. Questo è uno che spinge!

In questa seconda stagione, viene perseguitato dal Pilgrim. Un prete frustrato, sì, una specie di mezzo psichiatra più deficiente di Javier Bardem di Non è un paese per vecchi. Un miserabile alla Javert.

E, secondo me, tal Pilgrim piglierà tante mazzate in quella capa di cazzo che si ritrova.

Sì, io esercito un fascino da specialista alla Stallone sulle belle guaglione.

Su Facebook, ad esempio, oramai ho capito, grazie a Salvatore Aranzulla, come inviare allegati speciali. Sì, dei sedativi formato megabyte a quelle troppo accalorate che mi cercano anche quando sto guardando True Detective 3. Alle corteggiatrici, smoderatamente affamate, invio una gif.

Cioè questa.

 

giphy

 

 

Sì, scusate, ho anche altro da fare. Stasera, cara, non posso accontentarti. Voglio godermi un Pizzolatto.

Dai, suvvia. Troverai qualcun altro che ti rosolerà la “pizzaiola” nelle mutande e ti darà qualche pizzicotto.

Anzi, quasi quasi, adesso ordino una buona pizzetta.

Insomma, la faccenda è così.

Pensate che vi racconti sempre stronzate? Sì, alcune lo sono. Lo ammetto. Come quella per cui vi dissi che durai quattro ore, venendo tredici volte. Sì, era una balla enorme. Durai cinque ore e venni solo una volta. Che palle immani. Ammazza. Ah ah.

Ma altre no, non sono bugie, affatto. E, in questo casino totale, io sono il principe!

In primavera, tornerò di nuovo a Torino per girare, se tutto va bene, un cortometraggio, da me scritto, sì, la sceneggiatura è mia.

E ho detto tutto.

Insomma, figlioli, il Falotico.

Un uomo che, di primo impatto, potrebbe sembrare Viggo Mortensen di Green Book e non avreste mai sospettato invece che avesse la classe di Mahershala Ali.

Avete sbagliato. Può succedere. Mi spiace. Come si suol dire, siete cascati molto male.

Ahia, ahia, ahia.

Vedete di fare i bravi bambini. Non disturbate più il mio uccellino… sennò vi faccio neri.

E saranno cazzi molto, molto amari.

Cioè, come dice Lino Banfi, volatili per diabetici. Altro che Fracchia, pigliatevi voi le racchie. Sì, voleranno botte e calci a tutt’andare, così vi farò passar la voglia di fare gli educatori dei miei coglioni. Altro che zuccherini, miei zucconi.

Sono un grandissimo amatore, non un armatore, talvolta anche un pollo Amadori. Eppur tutte, impanate, me lo dorano con tanto di limone. Cazzo, ancora incontro però una che ha poca fiducia in me.

– No, non mi hai convinto. Io continuo a non darti una lira. Sei solo un pagliaccio che se la tira.

– E che me ne fotte? Basta che ti suoni, col flauto, la lira nella tua bella signorina. In tutto tiro, sai che chitarrina. Evviva la lirica, le donne con me diventano soprano, vengono sottosopra nonostante il mio basso tenore. Di vita? No, di corde vocali. A forza di fumare, sto perdendo la voce. Basta fare un respiro e i polmoni si dilatano. Basta invece che le donne inspirino, me lo aspirino, ed ecco che non serve più l’aspirina ma il flusso cardiovascolare va ch’è una bellezza nell’ingrossamento dei vasi dilatatori. Ah ah.

 

Ricordate: un cazzone di questo livello come me non lo trovate facilmente. Bisogna essere donne senza cazzi per la testa per amarmi.

 

 

di Stefano Falotico

Non svegliar il gen’ che dorme: oggi, 11 Settembre, data fatidica di una tragedia immane, eppur io sono il simbolo della Resistenza come John Connor


11 Sep

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Questa data, 11 Settembre, è stampata, anzi stampigliata nella memoria di noi occidentali.

Sì, io sono occidentale a meno che Bologna, da domani, non venga ascritta al Giappone in un trasferimento extra-geografico che sarebbe terremotante. Sì, impiantare Bologna in Oriente, provocherebbe un forte smottamento tettonico.

E alzerebbe un tonitruante rumore talmente potente da ricordare quello del crollo delle Torri Gemelle. Che si è udito sin qui a Bologna, dall’altra parte dell’oceano, appunto.

Sì, Bologna mi ha dato i natali, sebbene le mie origini siano meridionali. Rinnego sia Bologna che il campanilismo dei miei parenti, cresciuti nella pasciuta finto-tranquillità di una vita da carabinieri delle loro emozioni.

Il meridionale, il prototipo del figlio del Sud, non voglio peccare di luoghi comuni, invece ne pecco, è sempre quello: anche se non è mafioso, cioè non è “legalmente” legato a Cosa Nostra, alla ’ndrangheta o alla camorra, è come se poi, in fondo in fondo, lo fosse.

È fissato con la famiglia. Nucleo disfunzionale, spesso, da Fratelli di Abel Ferrara. Ove vigono taciti e pericolosi, repressivi codici d’onore, ove fiocca il trionfalismo partenopeo (sì, Napoli sta anche in Calabria e in Puglia, ideologicamente parlando, un retroterra culturale radicato nella genetica di tali conterranei da tutto il mondo è paese) del vogliamoci tutti bene, dei figli so’ pez’ e core, bene unico, prezioso, ma in realtà ci scanniamo con odi fratricidi, con pettegolezzi abominevoli, con piccinerie degne appunto di una commedia napoletana. Urlano, è gente che sbraita, che muore di fame ma inneggia alla “nobiltà d’animo”, infervorandosi quando ascolta una canzone dei Negramaro, piagne, si dispera, ama, ama, ama, e si sposa, tradendo la moglie con la parrucchiera “riccioli d’oro”, non si smuove da atroci, ataviche convinzioni retrograde, è arretratissima eppur si dipinge santa e sana agli occhi altrui, magnanima, in un agghiacciante tripudio di melodrammatica forza spirituale farisea e ancor più bugiarda, lagnosa, patetica.

Sì, l’uomo del Sud è “religiosissimo”, ammazza suo fratello perché gli ha fatto uno sgarbo, oppure ha guardato sua moglie con desiderio, poi va a messa e intinge la mano nell’acqua benedetta.

Grida furioso che manca il lavoro ma sta tutto il giorno al bar con le gambe accavallate ad ammirare le donnine con le minigonne e le zeppe, alla domenica ingurgita le zeppole, prega il santo patrono Giuseppe o Rocco, e si accapiglia per rivalità calcistiche ignobili, insultando il suo miglior amico soltanto perché Roberto Mancini, contro il Portogallo, ha escluso Balotelli dalla gara. Sì, Mancini e Balotelli sono miliardari, e lui li acclama.

Questo è il meridionale tipo, una merda.

Sì, carabiniere delle sue emozioni. Pettinato con la riga, angaria la moglie, la maltratta ché, dopo una giornata di “fatica”, vuole solo da magnare e che la moglie, al calar della sera, gli dia la figa. Per far figli che non può manco mantenere. Ma è maschio verace!

Fascista, omofobo, razzista e poi se la prende se quelli del nord lo schivano perché s’infila le dita nel naso al cinema.

Quindi, i nordisti. Forse, pure peggio o, meglio, da collocare sullo stesso piano.

Crescono con l’etica, anzi, estetica del lavoro. Tutto è improntato all’arrivismo, a far soldi per divertirsi e fare i bauscia come Briatore. Lo studio, secondo questi, serve soltanto all’utile. Cioè la cultura ha una funzione lavorativa. Non si legge una poesia per immergersi nelle profondità psicologiche del suo autore, entrarvi in empatia ma soprattutto per emozionarsi, la si legge e la s’impara a memoria per sfoggio vacuo da esibire col sorrisino dinanzi al professore che possa assegnargli un trenta e lode perché così si laurea meglio e, con la credenziale formale, istituzionalizzata, può trovare un lavoro economicamente più appagante, redditizio. Per poter ricattare, appunto istituzionalmente, il prossimo, deriderlo, dargli dello sfigato e pigliarlo a pesci in faccia. In scompisciate, sguaiate volgarità peggiori dei cinepanettoni che guarda per “rilassarsi”. Perché lui comunque sa chi è Kubrick, e scambia però Shining con Shine.

L’Italia è sempre stata questa e, se giustamente combatti, ti lamenti, cerchi altro dalla vita che non sia una squallida trombata e du’ spiccioli per tirare a campare tra un film con Zalone, una presa per il culo al “ricchione” e il solo “ideale” di vincere alla SNAI per sbancare e tirartela da riccone, ti spediscono in “cura”.

Cura

Sì, in Italia tutti amano Battiato e sono adesso in apprensione per il suo stato cagionevole di salute.

Sì, in Italia sono tutte “persone speciali”, una definizione che aborro, andrebbe abrogata, abolita, cancellata dal vocabolario delle cazzate.

Secondo la Treccani, speciale è ciò che si distingue favorevolmente, che spicca nel suo genere.

In Italia non si può parlar male, ad esempio, di Massimo Troisi. Perché emanava candore, era una persona speciale. Giusta, schietta, sempliciotta, quindi amabile, da adorare.

Troisi, mi spiace dirlo, era un ebete. E non mi fa ridere, non m’ispira tenerezza, non mi muove a compassione. Tutt’al più posso gravemente compatirlo. Perché era totalmente incosciente della sua ipocrita, falsamente fanciullesca idiozia.

Ca aggià fa’. CA-CA-CA. Ma andasse a cagare.

Su un Troisi che viene elevato a simbolo della purezza, scopandosi però quel troione di Nathalie Caldonazzo, ci sono mille Troisi che finiscono distrutti. Umiliati, offesi, animalizzati perché ritenuti scemi del villaggio.

Dunque, basta, per piacere.

Voi lo sapete cos’è un TSO? TSO sta per trattamento sanitario obbligatorio.

Nel caso che la persona sottoposta a questa “cura”, violentissima, a base di sedazioni farmacologiche orribili, tali che non si alza più dal letto, cammina come uno zombie e non riconosce neanche i suoi genitori quando vanno a trovarlo, si trovi in uno stato di alterazione psicologica tale da indurre a credere che sia meglio fermarla, prima che possa commettere azioni “pericolose” per sé stesso e per gli altri.

Il 99 per cento delle persone che hanno subito un TSO rimane/rimangono invalid(at)e a via, come se avessero avuto un ictus. Ogni loro potenziale armonico, “aggressivamente” creativo viene macellato. E si riducono a farsi mantenere dall’assistenza sociale, guardando I Puffi e dando da mangiare al gattino. Prendendola così…

Se questo non avviene, e mi riferisco al restante 1%, siamo di fronte a un…

E dinanzi a una tragedia immane.

Quella di aver scambiato un… per un pazzo o peggio per un demente perché non era uno che amava le ragazzine e i t.v.b., e aveva tutto il tempo per decidere cosa fare della sua vita, e quella di aver ammazzato migliaia d’innocenti per le stesse ragioni ottuse e belligeranti, per fondamentalismi ideologici osceni.

Comunque sia, va a tutti accordato un immenso perdono cristiano. E che Dio vi benedica, amici o nemici che siate.

Basta che d’ora in poi non scassiate più.

 

Io non crollo mai.

Anzi, non si è mai vista una persona sovrumanamente così forte.

È titanica.

Ed è anche bella con un ottimo fringuello. Volete tastare?

Molto, molto belloccia.

Ah ah.

 

A proposito, sono iniziate le riprese di questo cazzo di Joker con Bob De Niro?

Taxi Driver che incontra Joaquin Phoenix che incontra Re per una notte.

Questa è poesia!

Questa è vita, questo è Cinema.

Il resto è una troiata.

E ricordate, miei robotno hay problema…

 Dovete andare, altrimenti, dall’oculista. Sì, la miopia va curata con lenti ad hoc.

Se siete pigri e volete continuare a non vedere la realtà, contatto il mio amico Roddy Piper di Essi vivono, e vi accompagno a rifarvi le lenti.

Cazzo, è vero. Ieri son stato dal dentista per la pulizia dentale, ah, fumo troppe sigarette.

Vi racconto questa…

Sì, son stato dal dentista ieri pomeriggio. Al che entro, e mi accoglie una bambina. La nipote del dentista. Ancora le scuole non sono iniziate e perciò cazzeggia assieme alla madre, che fa la “segretaria” del padre (che lavoro…, eh, a chattare coi maschietti fra un appuntamento e l’altro…).

Al che, il dentista, cioè suo nonno, mi fa entrare.

E la bambina:

– Signore, che musica vuole che metta in radio? Sa, saranno presto dolori. Vuole qualcosa che allieti la sanguinazione? (sanguinamento? Si può dire anche sanguinazione!)

– No, cara. È solo una pulizia. Nessuno trapana niente, qui. Dunque, vedi se riesci a trovare della musica tosta.

 

Oggi, invece, alle 15 ho di nuovo l’appuntamento con l’oftalmologo.

Non capisco perché devo fare il controllo annuale per la vista. Io ci vedo benissimo. Per fortuna, paga la muta, no, la mutua.

Sono davvero un diavolaccio.

 

di Stefano Falotico

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