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MINDHUNTER 2, tenetevi pronti per il 16 Agosto perché torna una delle migliori serie Netflix di sempre
Vi mostro innanzitutto questo mio video, nato per caso.
Un mio amico mi ha chiesto se è vero che una crisi, che sia psicotica o no, possa davvero derivare da cause esterne. Nella maggior parte dei casi, sì.
Al che, mentre mi stavo preparando, anzi, spogliando per farmi un bagnetto domenicale, su WhatsApp, in modo assolutamente spontaneo, gli ho risposto così.
Ora, l’episodio a cui faccio riferimento non è il settimo, invero è il decimo. E Gene, lo stupratore della minorenne cheerleander, non è stato platealmente deriso nella sua sessualità. Ho acceso Netflix e ho rivisto la scena da me appena menzionatavi.
No, non lo deride ma comunque la ragazzina innocente si mostra disponibile… cioè praticamente la stessa cosa. Almeno, secondo il punto di vista di un uomo che non aspettava altro che quello. Cioè che lei lo provocasse, appunto.
Tralasciando alcuni pezzi superflui, in questo video ho inserito pressoché integralmente la risposta data al mio amico, dunque perdonatemi se, nell’ascoltarlo e vederlo, qualche volta m’inceppo/i o e, non ricordando precisamente la scena succitata dell’episodio in questione, da me poi rivista, faccia un po’ di confusione.
Quando si parla normalmente, qualche pausa alla Celentano ci sta. Qualche strafalcione è scontato e naturalissimo che possa scappare fuori. Se voi invece volete scopare fuori, si chiama oltraggio al pudore.
Sì, quando scrivo un testo letterario o una recensione cinematografica, invece, sono un “maniaco”. Le ricontrollo anche a mesi di distanza dalla pubblicazione perché, come Kubrick, sono un perfezionista.
Ma non sono affatto Mr. Sophistication/Matt Dillon de La casa di Jack.
Sì, io sono matto solo della massima precisione possibile. Una volta mi accorsi che un mio libro, già edito, presentava tre microscopici refusi.
Ebbi una crisi psicotica. Ah ah.
Anche in questo caso, però, la causa fu esterna. Dire che, cazzo, mi ero raccomandato. Avevo mandato all’editore il PDF definitivo, dicendogli espressamente:
– Mi raccomando, cestini quello precedente. Vi sono tre refusi nella penultima versione da me speditale. Quella giusta è l’ultima, vale a dire, questa che ora le allego in mail.
Ecco, io già l’ho detto mille volte. Non sono un patito delle serie televisive. Sono un patito e basta. Ah ah. Spesso anche col cervello partito. Sì, parte ma poi si ricompone. Sostanzialmente, al di là delle fratture e delle ferite neuronali che soventemente si riaprono in scroscianti sanguinamenti delle mie emozioni impetuose, talvolta irose, non vado mai del tutto fuori controllo. Restando intatto sotto ogni punto di vista. Tranne quando una donna da me desiderata rimane pur sempre invariabilmente toccata, sì, perché ha delle gambe magnifiche ma è senz’ombra di dubbio una scema, perciò per me intoccabile.
Ah ah.
Anzi, mantengo un’inappuntabile self–control da Nils Erik Liedholm. Uomo di rara signorilità e distinto portamento nobile, adorato da Oronzo Canè/Lino Banfi de L’allenatore nel pallone.
Detto ciò, ho sempre amato i Chemical Brothers.
Se siete depressi o malinconici, lasciate stare le pastiglie, i tranquillanti e i neurolettici. Ne parlo con cognizione di causa…
Sì, inizialmente le vostre escandescenze umorali potrebbero stabilizzarsi in una serena pace emotiva di natura omeostatica. Equilibrandovi, appunto, in una contentezza zen da Dalai Lama.
Dunque, anche se vivrete a Los Angeles, città più caotica di ogni legge entropica, la vostra comportamentale termodinamica esistenziale oscillerà paurosamente.
Sì, conoscete la seconda legge della Termodinamica, no? Macché. Voi non avete mai comprato un solo numero di Focus, mi sa che siete solo dei pervertiti come Greg Kinnear e Willem Dafoe di Autofocus.
Siete dei maniaci, focalizzate ogni vostro pensiero soltanto su quella… guardoni!
Anche io ma non lo do a vedere. Ah ah.
Ecco, secondo questo principio, ovviamente da me conosciuto a memoria per via della mia altissima educazione da principe, il passaggio da un corpo freddo a uno caldo è irreversibile.
Sì, detta come va detta, in termini meno scientifici ma tangibili, concreti e sinceramente schietti, il significato corporale di questa legge sulla natura corporea della biochimica Fisica… è questo:
una volta che hai scopato, una volta che ti sei sverginato, non puoi più tornare freddo come prima.
Sì, cosicché, se vedi Anna Torv di Mindhunter, nonostante lei sia lesbica e abbia un’antipatica faccia torva, è impossibile che tu rimanga impassibile.
Ce la vogliamo dare, no, dire senza peli sulla lingua? È una donna di classe magnifica, cioè una grandissima figa.
Colta, elegantissima, con gonne stuzzicanti anche uno sedato come un cavallo, una donna dalla battuta ficcante e tagliente su tailleur irresistibilmente provocanti.
Ma quali farmaci! Basta con questi castighi!
Intontiti e inibiti, loderete da poveri cristi il Creato, magnificando anche le donne sessualmente meno appetibili.
Se inoltre v’ammalaste di anoressia e bulimia, gli psicofarmaci aumenteranno il vostro senso dell’appetito, mangerete, euforizzati come sarete, alla maniera dei ludri. Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Voi invece, assumendo queste drugs, diverrete pure drogati. Sì, il 90% delle persone adulte che abusa dei farmaci, oltre ad andare a un centro di salute mentale, va anche al SerT poiché, come se non fossero bastati i loro disagi (in)sanabili, deglutendo pasticche a tutt’andare, cascarono nei vizi meno salutari.
C’è chi, per compensare la salivazione della bocca, comincia allora a fumare come un turco, il tabagista incallito, chi invece, tamponato e ovattato dall’effetto placebo dei farmaci assunti, sente la necessità di sfogarsi nelle sostanze artificiali.
La sua vita diventa però sempre meno stupefacente, sempre più incancrenente e putrescente. Anche puzzolente. In quanto, la persone malata spesso si trascura fisicamente e non si pulisce adeguatamente.
Sì, è in cura all’igiene mentale ma in verità vi dico che necessiterebbe soltanto di una buona doccia e forse, perché no, di sporcarsi solamente, leccando i capezzoli di due bone bocce da ciucciare ardimentosamente.
Ah ah.
Che gli frega se fu bocciato a scuola e, da allora, la sua autostima ne risentì? Che gli fotte se il suo sentire è diverso da quello dell’uomo medio appartenente al porcile di massa?
Deve invece fare… esattamente il contrario, ingigantire e alzare… il suo senziente odorante, ovvero risentirla, respirarla, gustarla, penetrando un combaciante, caliente midollo spinale femminile che, parimenti spezzatosi in due nella schizofrenia da donna frust(r)ata, da tempo annale non desiderava più un solidale, consenziente, appunto, sanissimo anale brillante.
Sì, il senso sessuale verrà affievolito da semi-castrazioni bloccanti non solo la vostra precedentemente, ottimamente funzionante, reattiva, scattante, propulsiva libido gioiosa, sensualmente affascinante, oserei dire strafottente.
Sì, il caldo, no, il vertiginoso crollo, ovvero colo, no, calo della libido sarà uno degli effetti collaterali più evidenti della vostra rilassatezza, in verità vi dico dell’ammosciamento a cui fa chiaro riferimento Bob De Niro di Terapia e pallottole.
Ah, uomo stressato quel Paul Vitti. Un duro che all’improvviso comincia gravemente a soffrire di agorafobia, di sociali fobie, di nevrosi e scatti più del solito rabbiosi, di attacchi di panico e pure di mezzi infarti d’attacco cardiaco.
Non gli batte più il cuore, al che a lui vengono i complessi di colpa, no, non riesce a sbattersene.
Ah ah.
Allora, pensa… e che faccio? M’attacco al tram? O a un trans? No, non sono un impiegatino comunale che, ogni mattina, prende l’autobus in mezzo a ragazzine complessate e anoressiche. Le quali, oltre a soffrire di problematiche e fattori psicologici scatenanti la loro fervida, oserei dire inarrestabile attrazione allucinante, spesso impasticcata però soltanto di allucinogeni, verso il dark più mieloso e falsamente trasgressivo, oltre ad aver alterato i loro sensi spiccati e slanciati, come no, nei riguardi dei loro coetanei meno sfigati, invero più deficienti in quanto incoscienti, malgrado ogni cura psichiatrica possibile, l’unica cosa che non riescono a far crescere… è la loro quaglia, no, taglia del reggiseno.
Paul si sente allora un pollo e si rivolge a Billy Crystal, uomo che, oltre ad aver studiato a menadito Freud, sa perfino imitare la parlata dei cazzuti, invero cazzoni mafiosi italoamericani, esibendosi in un grammelot da premio Nobel Dario Fo. Dario, uno che ha sempre peraltro aborrito la psichiatria, responsabile a suo avviso di mostruosità e aberrazioni ignobili.
Mah, nella mia adolescenza fui accusato di avere problemi relazionali. Che assurdità. Suvvia, ma quali relazioni interpersonali. Dobbiamo essere razionali.
Sì, ero già molto grande rispetto agli altri, mentalmente parlando.
Allora lo prendevo in culo sia da quelli della mia età che non potevano capirmi sia dalle donne più grandi che non potevano darmela, altrimenti le avrebbero arrestate per aver abusato di un minorenne.
Sì, il coglione non sono mai stato io. Io almeno stavo male, avevo l’attenuante.
I coglioni, i veri dementi son stati quelli che si son sempre spacciati per sani.
Sani di che?
Io me ne stavo segregato nel guscio. Quindi, come potevo crearmi le condizioni adatte per inserirmi…?
Loro invece stavano sempre da mattina a sera a scuola in mezzo a delle passerone mai viste.
Oltre a prendere brutti voti, manco si trombavano una brutta.
Ammazza che ritardati e tonti.
Scusate, per esservi ridotti così, cioè per essere diventati oggi come oggi degli hater e dei bulli più di come già e giù foste, ah cazzo, almeno prima eravate perdonabili perché troppo giovani e quindi inconsapevoli, se andassimo ad analizzare meglio nei vostri traumi mai confessati, se aprissimo i vostri armadietti con tutti gli scheletri dentro, da voi ipocritamente chiusi col lucchetto, forse scoperete, no, scopriremmo che foste afflitti da pesantissimi agenti stressori per colpa di bigotti genitori castratori delle vostre giovinezze in fiore?
M’avete provocato e v’ho distrutto.
Adesso, per piacere, non rompetemi più il cazzo.
Sì, i miei genitori m’hanno educato alla libertà più spensierata.
I vostri, no.
Hanno fatto come i genitori di Tom Cruise di Collateral.
Hanno cioè scaricato su di voi, incolpevoli, le loro peggiori paure mai risolte e sanate.
Lo fecero forse in buona fede per esorcizzare i mostri che son sempre stati.
Ecco perché voi siete ora come Charles Manson e io no.
Non è colpa vostra.
Dovete perdonarvi ma soprattutto perdonarli…
Già ammetto ogni mio AUTO-INGANNO.
Vorrei scopare Anna Torv. Mi fa appunto impazzire.
– Stefano, mi pare piuttosto normale questo tuo desiderio.
– Ah sì? Non è la perversione di uno che ama le milf?
– Anna è nata a Giugno del ‘79. Quindi, sei totalmente allineato alla tua età. Anzi, tu sei pure più vecchio di Anna, essendo nato a Settembre dello stesso anno.
– Ah, quindi sono normalissimo?
– Anche di più di normale. Uno della tua età solitamente, essendo già rimbambito, guarda le ragazze di vent’anni oppure è addirittura gerontofilo.
– Davvero? Quindi non c’è niente di male?
– No, assolutamente. C’è un piccolo problema che potrebbe provocarti un agente stressore.
– Cioè?
– Anna è ricca sfondata, è un’attrice adesso molto lo(r)data. Come puoi immaginare che verrà mai con te?
– Facilissimo. La vado a trovare a Beverly Hills, suono alla porta e le dico che sono più matto di David Lynch di Mulholland Drive.
– Anna, in Mindhunter, è lesbica. Almeno nella prima stagione.
– Meglio. Così lo facciamo in quattro. Tre donne, Naomi Watts, Laura Harring e Anna Torv per una Inland Empire pazzesca.
– Ma che dici?
– Dico la verità. I conigli danno buoni consigli ma non gliela fanno più. Stanno in casa a guardare la tv. Con le pantofole, imborghesiti. Non sentono più il “flusso canalizzatore” del Ritorno al futuro.
Ma quale testa a posto!
– Quindi, che vuoi fare?
– Andare fuori di zucca del tutto. Oh, se uno come me vuol fare l’amore con tre donne così contemporaneamente, lo sbattono dentro per forza.
Sì…
– Questa non l’ho capita.
– Sì, saranno loro tre a volermi internare… scusate, m’avete visto bene? Secondo me, no. Anzi, sì. Faceste gli sgambetti per invidia. Nessun problema. Con un’ottima cura riabilitativa, io son ripartito a razzo, voi invece, anche con tutte le stampelle e le protesi curative delle vostre morbosità criminose, rimarrete sempre acrimoniosi.
Parlando ipocritamente di dolci metà, spose e biscotti.
Ma sì, per l’amor di dio. Non si sopportano più queste oche che si trovano un leccaculo e si dichiarano innamorate. Ma sono delle donne che chiedono assai poco dalla vita, tranne il conto in banca, appunto, di uno che le ficchi… nel sedile della Porsche. Visto che macchina, che porche?
Sai che vita? Immagino… sabato sera a ballare unzi unzi, a cinquant’anni un’ernia al disco, una causa milionaria di divorzio e tre figli minorenni. Uno più sballato dell’altro che tali genitori incompetenti getteranno in mano a degli sciacalli dell’anima.
Dai su, con me, perdete sempre e lì, puntualmente, lo prendete.
Perché sono indubbiamente uno dei più grandi geni della storia.
Quindi, basta con le invidie, poveri malati di mente.
– Sai, amico, ho uno stalker che da anni mi tormenta.
– Ti sei mai chiesto perché?
– No.
– Rispondi no perché non ragioni come lui. Lui è omosessuale, sebbene non dichiarato. Lui non ti odia affatto, gli piaci da morire. L’unica maniera per fotterti è mandarti ai matti. Solo così trae godimento da te.
Ci sei arrivato?
– Cioè?
– Se a te si dichiarasse, tu innanzitutto lo rifiuteresti. Questo lui non l’accetta e accetterebbe. Lo fa incazzare. Punto secondo: lui rivelerebbe la sua omosessualità. E lui non vuole confessarla.
Invece, se ti provoca e tu impazzisci, nella sua perversione mentale, è come se ti avesse scopato.
Mi mostreresti ancora una volta lo screenshot che hai salvato ove questo psicopatico ti scrive che sei matto e solo come un cane?
– Eccolo qui.
– Vedi? Se tu fossi matto davvero e lui terrebbe empaticamente alla tua salute psichica, ti aiuterebbe oppure, se non gl’interessassi, sarebbe indifferente. Invece no. Lui è geloso di te.
Appena tu te la godi, lui parte in quinta con le provocazioni.
Guardate, di matti ne ho visti tanti. Figli di dentisti miliardari che non ebbero il coraggio di dire ai loro padri di essere gay. E si convinsero pure di essere l’incarnazione di Le Petit Prince dell’Antoine de Saint–Exupéry, ascoltando le canzonette della nonna da mezze calzette.
Cosicché, divennero oggetto delle fantasie mostruosamente proibite dei loro coetanei che li emarginarono per i loro gusti diversi.
Sì, classico, demente bullismo adolescenziale che giocava facile su menti, in quel periodo, considerata l’età, assai suggestionabili e manipolabili.
– Francesco, sei solo.
E questo Francesco, pur vivendo da nababbo, girò il cortometraggio Soli. Corto in cui, cortissimo, si riprese mentre delirò in una giornata solare.
Nella mia vita, ho visto scugnizzi laurearsi col massimo dei voti perché i loro docenti adoravano Mario Merola.
Ho visto donne frigide tirarsela come Edwige Fenech delle commedie sexy all’italiana.
E ho visto uomini col master in Inglese arcaico che, anziché tradurre un testo anglofono, rimasti in mutande, urlarono con un megafono: voglio una svedese!
Poi, calmati che li ebbero, mangiarono una svizzera. Arrivando nuovamente alla frutta e poi al dolcino dei pasticcini da bei cioccolatini un po’ stupidini che sono, da loro stessi inghiottiti con tanto di digestivo.
Perché come disse Pasolini:
L’uomo medio dei tempi del Leopardi poteva interiorizzare ancora la natura e l’umanità nella loro purezza ideale oggettivamente contenuta in esse; l’uomo medio di oggi può interiorizzare una Seicento o un frigorifero, oppure un week–end a Ostia.
Aggiungo io, l’uomo medio vorrà far credere a voi, più sensibili, perspicaci e poetici, di essere non solo medi, bensì inferiori. Perché l’uomo medio ama sbudellare il prossimo e guardare tutti dall’alto in basso.
Con me quest’atteggiamento non funziona. Nessun tipo d’imprinting ricattatorio e demagogico può vincere contro di me. Cosicché, se un beota non capisce che la mia vita è l’arte e mi urlerà che non ho dignità, io gli rivelerò la verità: cioè che lui è pazzo e merita la sua vita di merda.
Altre offese mi vomiterà mentre io, distintamente, lo sfanculerò con enorme ilarità.
Ah ah.
di Stefano Falotico
Una critica molto negativa fa sempre “paciere” col mio Clint
Ora, chi ha letto i miei romanzi sa che Clint è un personaggio cardine imprescindibile della mia filosofia di vita, un uomo “spetezzante” e anche spezzettante che vive di sue declamazioni e spesso, rabbioso, contrasta polemicamente un mondo infausto, un mondo in cui bisognerebbe essere come Faust perché, (non) vendendo l’anima al diavolo, si trova la bellezza delle piccole cose. Ecco, oggi Clint, cioè me stesso, ha trovato una recensione negativa di uno dei suoi libri e qui copio-incollo. Una recensione che fa rabbrividire e induce alla “calma” riflessione, induce a placarsi come Paul Vitti di Terapia e pallottole e poi “sparare”.
Commento:
Ci sono libri che adoro e che riesco a leggere nonostante la quantità di pagine. Penso dipenda dall’autore, perché se per leggere Io sono leggenda di Matheson ho impiegato due giorni, non si può dire per L’orrore di Dunwich, nonostante adori entrambe le opere alla stessa maniera. Poi ci sono libri brevi per cui impiego addirittura un mese come Fantasmi Principeschi di Stefano Falotico ma il motivo per cui perdo tanto tempo a leggere un’opera così breve non è da ricercare nel desiderio di volersi gustare un capolavoro bensì nel costatare che si tratta semplicemente di un brutto libro. Non godo nello stroncare gli autori emergenti e prima di dare un giudizio così negativo cerco sempre di trovare dei punti positivi. Fantasmi Principeschi, purtroppo, non ne ha.
L’idea è interessante: impersonare come fantasmi personaggi reali e di fantasia e raccontare in prima persona il fardello che essi portano. Peccato che il modo in cui esso venga raccontato sia pessimo, sia per quel che riguarda lo stile di scrittura che per la mancanza d’interesse che donano le storie.
Cominciamo intanto dalla forma, principale motivo per cui cercherò di cancellare il ricordo di quest’esperienza al più presto. In tutto il libro viene fatto un uso smodato delle parentesi per dare un doppio significato ai termini. Per esempio, la frase pur stando chiuso nel suo guscio di cuculo diventa pur stando chiuso nel suo (g)uscio di cu(cu)lo. Potrebbe sembrare una cosa interessante, ma il continuo utilizzo di tale tecnica di scrittura inizia presto a infastidire, principalmente quando si utilizza:
– negli avverbi: (non) vi cago;
– più volte nella stessa parola: tetrissimo e avvilente fe(re)t(r)o;
– troppo spesso nella stessa frase: di pet(t)i di freddo pol(l)o o in f(u)ori;
– separare le sillabe per creare due parole: (di)vino;
– per sottolineare che, togliendo un prefisso, la parola avrebbe un significato diverso: (dis)armante.
Provate a immaginare un intero libro scritto così, dove questa “tecnica” viene usata persino nei titoli dei capitoli!
Riguardo alle trame non sono rimasto per niente colpito. Se riuscite miracolosamente a sopravvivere alle parentesi, vi ritrovate a leggere storie di poche pagine che non hanno nulla di epico e che, per la loro banalità, non lasciano nulla al lettore.
Prendiamo per esempio uno dei nostri fantasmi, Dario Argento, il modo in cui viene presentato sembra quello di un commesso alle prime armi di un videonoleggio. Riporto il passo proprio come viene presentato nel libro, comprensivo del corsivo e del grassetto utilizzato
Perché io sono immortale anche se ancor (non) morto, sono il regista di Profondo Rosso, io sono Dario Argento. Della paura il maestro per eccellenza, la suspense (s)carnificata dei vostri terrori più profondi.
Prima di scrivere questa recensione ho dato un’occhiata a quelle scritte da altri siti e ho trovato voti positivi, gente che vanta questo piccolo tomo (cinquanta pagine scritte con caratteri enormi) come se fosse un’opera d’arte. Ho provato a rileggere alcuni capitoli, ma ancora non riesco a capacitarmi di come possa piacere un libro simile.
Mi dispiace per l’autore, ma ho trovato il suo libro insopportabile. Non ho mai compreso il bisogno di alcuni autori di voler creare stili e tecniche di scrittura nuove. L’originalità, quando non è presente nella trama, va cercata nel modo nella scelta dello stile di scrittura non nella creazione di uno completamente nuovo. Tra le altre cose, non possiamo prendercela nemmeno con la casa editrice visto che Fantasmi Principeschi è stato stampato con un servizio a pagamento.
Indubbiamente, il mio uso smodato delle parentesi, lontane comunque dai serpenti parenti e anche dal “cinema” di Neri, può spazientire e disgustare il lettore medio che, non sapendosi raccapezzare nel mare d’incisi, mio “escluso”, inclusi(oni) e uomini (non) al quadr(at)o, troverà difficile, ostica la lettura e dunque irascibile scaraventerà i miei tomi per aria, anzi per l’aia, intesa/o come spazio del cortile e anche come dolore psicofisico. Ecco, non voglio spacciarmi per genio-innovatore, anche se dovrei, essendolo e di lodi tessendomi, ma ribadisco la mia scelta dell’auto-pubblicazione ché permette creatività a non finire e non “burocratizza” lo scrivere nelle regole “manichee” di ciò che sarebbe (pubblica)bile e ciò che andrebbe (o)messo.
In fondo, è una pubblicità in più e mi vanto di queste stroncature, perché rendono onore al mio uomo perturbato, alle volte “sovraccaricato”. Non è stato un “caro” ma di offese “carico”, comunque sia è stato un avaro. E io son sempre più (br)avo.
di Stefano Falotico
Lo psichiatra alla Falotico/Billy Crystal, che fantastica storia è vendersi, no, Venditti
Molte persone giungono nella mia “umile” dimora a chiedermi spiegazioni della vita, essendo io “dottore” di patologie e vari problemi (in)curabili. Specialista di ogni stato mentale, anche extracomunitario, do alla gente consolazioni per una “buonistica” visione del mondo. Mondo che li corrose, li erose, sì, lo so vi rode, storie di traumi infantili mai superati, di divorzi “cornuti”, di clausole “rescissorie” col proprio uccello ora ammosciatosi nella “poesia dolce” che perse proprio la “durezza” strenua dei bei tempi andati, anche dei “buoi”. Storie di vecchie che non scopano, di calciatori che non mettono a segno il loro “menisco” nelle cosce di qualche velina, storie di disoccupati con problemi non solo neuronali ma “renali”, storie “piscianti”, di cazzate che loro prendono sul serio, d’impiegati piegatissimi che scommettono all’enalotto e poi coltivano, perdenti, f(i)ori di loto, storie non al quadrifoglio, di sfigati trombati, di donne troppo trombanti e “prosciugatesi”, di una che pensa di essere stata plagiata da De Niro e blocca l’audio del suo Ellis, storie memento di dementi con poca memoria di quel che fecero, che feci, storie di promesse mai mantenute come Nicholson, storie di gente pazza come Jack, storie di troie, a volte.
Al che, pigliando tutti per il (para)culo, propongo loro questa e dico:
quando pensi che sia finita, è proprio allora, cari miei, che è finita.
Ah ah.
di Stefano Falotico
De Niro Screen Shots
Ecco, mi “giunge voce” che quest’anno lo (ri)vedremo in molte pellicole.
Signore e signori, annessi detrattori dell’ultima ora (im-parzialmente scontenti delle sue ultime prove attoriali), ecco a voi il più grande camaleonte della Storia del Cinema. E non solo.
Vi presento questo personalissimo slideshow di Mister Bob De Niro.
Qui, lo vediamo “sfilare” in una galleria di tanti suoi personaggi famosi. Che ve li cito a fare?
No, qualcuno ve lo “enumero”: Vito Corleone, Travis Bickle (già), Jake LaMotta, Harry Tuttle, Al Capone, Jack Walsh, Max Cady, Sam Rothstein, Conrad Brean, Paul Vitti.
Gli altri, provate voi. Sì, vi verranno in mente.
Giocate infatti con la memoria e accostate le sue rispettive, tante facce ai capolavori “elencati” nei vostri ricordi. Vedrete che (IMDb.com alla mano…), riuscirete a indovinarli tutti.
In questo video, sono comprese anche due imminenti interpretazioni, direttamente-prossimamente, appunto, da Being Flynn e Red Lights.
Buona visione.
(Stefano Falotico)