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Il mito di Robin Hood e le più belle storie d’amore del Cinema e non solo


09 Apr

robin hood crowe blanchett

 

 

– Già una volta ho detto addio a un uomo che andava in guerra e non è più tornato.

– Chiedimelo con grazia.

 

Cate Blanchett e Russell Crowe nel Robin Hood di Ridley Scott. Una delle scene più struggenti ed epiche, emozionanti di sempre che batte ogni pathos de Il gladiatore solo con la forza rocciosa della voce del doppiaggio di Luca Ward e con gli occhi languidi, innamorati di una straordinaria Cate/Lady Marion, a sua volta doppiata dalla calda, non so se solo di gola profonda, Roberta Pellini.

Ora, a molti uomini, dopo la prima volta serve la penicillina, altri non si riprendono più e spellati, facendo pena, patiranno solo pene… d’amore perduto.

Sì, una scena magnifica girata da uno Scott molto ispirato, forse in quel momento tremendamente innamorato di sua moglie. Innamorato Scott, no, cotto, insomma Scottissimo!

Sua moglie altri non è che Giannina Facio, detta anche Gianina, sì, l’ex di Fiorello.

Eh, si sa. Care oche, fiorin’ fiorello l’amore è bello soprattutto se lo fai con (il) Rosario, non quello per cui si prega la Madonna. Bensì col Rosario con la coda di cavallo ai tempi di Karaoke.

Ah, che scena. Rimembrante tempi davvero leggendari.

Commovente, peraltro, quasi quanto un uomo innamorato “a bestia”, non so se imbizzarrito come lo stallone cavalcato da Russell, forse poi reso cornuto.

E rimasto solo come un cane alla maniera dell’Harrison Ford di Blade Runner a sognare l’unicorno. Ah ah.

Ah, è bellissimo andare in pasticceria con una donna e mangiare assieme un cornetto alla crema. Quando il fornaio, a tarda notte, come in Qualcosa è cambiato con Jack Nicholson ed Helen Hunt, sforna Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda o pasticcini semplicemente stomachevoli come i film più pateticamente dolciastri e stucchevoli.

Intanto, il sindaco Merola di Bologna sostiene che molta gente, abbattuta dalla quarantena, non tornerà più alla normalità a livello psicofisico. Nel senso che, dopo tale privazione e quest’indotta, subliminale e non tanto sublime castrazione, non farà più all’amore? Vai di andropause e menopause.

Ma sì. Tanto alla tv daranno il film melodrammatico per eccellenza. Ovvero I figli… so’ pezzi ‘e core diretto da Alfonso Brescia. Uomo, non so però se regista stimabile, conosciuto anche con lo pseudonimo di Al Bradley.

Invece Dino Abbrescia di Cado dalle nubi con Checco Zalone con chi amoreggiò? Col suo compagno, ah, con tanto di burrata.

Checco osservò la scena, disgustato. Dino gli chiese:

– Com’è la pasta?

– Uhm, è cotta, è cotta.

 

Filmaccio che vale un’ottima battona, no, una splendida sbattuta, no, una meravigliosa battuta caduta “a fagiolo” nel momento topico…

Marmellata e cioccolata, ci può stare anche la frittata!

E il pesce pure fritto!

Comunque sia, voi preferite la coppia Kevin Costner e Mary Elizabeth Mastrantonio del Robin Hood – Principe dei ladri di Kevin Reynolds oppure i succitati, molto eccitati Russell Crowe e Cate Blanchett?

Quello che so io è che molti uomini, a letto, macchiano piacevolmente le donne e le donne amano più questo tipo di bianchetto rispetto a quello che serve per cancellare gli errori delle brutte copie. No, scusate, delle brutte coppie.

Cioè, per farla breve, si copia, a volte si copia male, spesso molti di voi malissimo copulano.

E poi scoppiano.

Va be’, è sporco a terra. Non basta il bianchetto, serve la scopa. Ma, soprattutto, la serva scopa?

Cambiando i fattorini, uno di loro due è più robusto rispetto all’altro e carica meglio le valigie.  Invece, invertendo i fattori, il prodotto non cambia anche se i fattori sono uguali.

Da cui il famoso libro La fattoria degli animali. Ah ah.

Io non sono omofobo, quindi fate quel cazzo che vi pare e piace. Basta che non mi diate dell’invertito.

Sono uno spostato? Non lo so.

L’amore, in verità, è bellissimo finché dura. L’amore, indubbiamente, leggermente rincoglionisce.

Provoca stati di estasi che rimbambiscono colui che ne è affetto. Ma si vive comunque di grandi affetti.

A meno che non siate troppo affettati oppure affrettati. Nel primo caso, lei non vi sopporterà poiché voi vi dimostraste poco spontanei, nel secondo caso, non vi saranno i preliminari e, in caso di troppa fretta, neanche il resto. Arriverete subito alla frutta.

Innamoratevi, uomini, della donna giusta. Una donna non si sceglie al banco degli affettati. Non abbiate, cioè, il prosciutto davanti agli occhi. E, quando troverete la vostra metà della mela, non fate i salami e, mie teste da meloni, offrite lei la vostra banana.

Se invece v’innamorerete della cassiera ma lei amerà, al posto vostro, un uomo che mangia solo la porchetta, recatevi al banco frigo e scegliete un buon tiramisù.

Vidi uomini amanti del Bardo come Kenneth Branagh che, appena la loro Emma Thompson li tradì con uomini meno scespiriani ma più sospiranti, fecero Molto rumore per nulla.

Di mio, so che per Kate Beckinsale farei un gran casino.

Ah, è meglio farlo il più a lungo possibile. Sì, non abbiate paura di sbagliare. Piuttosto, anzi molto tosto/i, spingete a più non posso.

Sin all’osso.

Resisterete o, stancativi presto, sbadiglierete?

Dunque, prima di sba(di)gliare o prendervi in pieno, prima di fallire, corteggiate con ardire, ardendo come dei cavalieri di distinto portamento. Anche di egregio istinto. Uomini di cor(t)e, non siate taccagni in quanto a sentimenti. Siate lunghi! Le lusingherete.

Non dovete avere il braccino corto. Tanto, anche se vi mancasse o vi moncaste un braccio, lei può abbracciarvi lo stesso. Un bacio, comunque, non vale la candela.

E che ve ne farete di tanti bacini se non pot(r)ete abbacinare la vostra lei con qualcosa che una donna non ha e per cui perde spesso la testa in maniera avvinghiante?

Sì, dovete essere avvolti, lì. A meno che, là, in quella zona, qualcosa vi manchi.

Alle donne manca, sì, poiché non ce l’hanno e vogliono arrossare la loro parte lilla ma sanno compensare il vuoto, non solo emotivo, in maniera più che empatica se al loro uomo invece può anche mancare tutto ma, in fatto a quello, non commette mai un fallo. Ah ah.

Sì, non avete mai usato il cosiddetto bianchetto? Io, sinceramente, con Lorena Bianchetti avrei usato anche l’evidenziatore.

Sì, comunque molti uomini confondono il Monte Bianco, sulla cui sommità fa molto freddo, detto anche Mont Blanc, in quanto si trova in Francia, al dessert omonimo.

Di mio, parafrasando Lino Banfi di Al bar dello sport, preferisco una vita dolce da montepremi.

Nanni Moretti, in Bianca, rese celeberrimo il dolce citatovi sopra. E in questo film leccò anche una confezione gigantesca di Nutella. Solo quella…

Per leccare invece il seno di Laura Morante dovette aspettare La stanza del figlio. E ho detto tutto.

Insomma, la dovreste finire di leccarvi. Qualcuno non leccherà più e sarà un pasticcio. Anzi, un pastrocchio.

A proposito di cose dolci e piluccanti, forse solo piccanti, di baci alla francese e di donne eleganti, Juliette Binoche guarda Johnny Depp in Chocolat. Colpo di fulmine all’istante! Appena incrocia il suo sguardo, se lo vuole, infatti, cuccare seduta stante. Johnny ha delle iridi stupefacenti. Ho detto cuccare. Potevo anche usare un altro verbo quasi uguale, aggiungendo due i e non una c. La c di…?

Non pensate male. La c di Como. Poiché, sulle rive del lago di Como, questo matrimonio non s’ha da fare, sostennero i bravi, capeggiati da Don Rodrigo, ne I promessi sposi.

Ebbene, se Lucia non fosse stata liberata dall’Innominato, si sarebbe data solo al cucito e al cucinare?

E amate di più Danny Huston nei panni di Re Riccardo Cuor di Leone nel film di Scott o il cammeo di Sean Connery?

Ursula Andress di Dr. No lo sa.

Orsù, uomini che da tanto tempo non più amoreggiate, sì, non amareggiatevi.

Mare, profumo di mare…, sapore di sale. Sale tutto.

Smettetela, suvvia. Sean compare tre minuti e batte Danny col solo potere del suo coronavirus, no, della Corona, malgrado avesse, già all’epoca, molti meno capelli del Principe Carlo d’Inghilterra.

La povera Lady Diana fece bene a non volere che Carlo indossasse la Corona, bensì un bel paio di corna.

Carlo, un uomo ricco fuori ma povero dentro. Infatti, secondo me Lady Diana ebbe una fortuna sfacciata.
Meglio morire tragicamente, imboccando un orribile tunnel, baciando però colui che davvero si ama, piuttosto che farlo tutte le notti con chi si odia.

Sì, è ovvio. Fu solo un matrimonio di convenienza.

Carlo fu da camomille, no, da Camilla.

Ora, a dire il vero, Russell Crowe nei panni di Robin Hood appare un po’ troppo panzone e, se non fosse stato per il suo carisma più contagioso del COVID-19, sarebbe risultato solo demenziale e un uomo in calzamaglia come Cary Elwes del Robin Hood di Mel Brooks.

Infatti, inizialmente, prima che alla regia subentrasse Scott, Crowe avrebbe dovuto interpretare lo sceriffo di Nottingham. Anche se così fosse avvenuto, avrebbe comunque sfigurato dinanzi alla cattiveria del magro Alan Rickman.

D’altra parte, il vero Robin Hood rimane e rimarrà Errol Flynn.

Certamente non Luc Merenda di SuperfantozziColui che ruba ai ricchi per dare ai poveri…

Sì, non lo sapevate? Alla fine di Trappola di cristallo, quando Bruce Willis fa il culo a Rickman, Rickman pronuncia:

– Com’è umano lei…

 

Che c’entra? C’entra eccome.

Sì, Patrick Bergin, in Robin Hood – La leggenda, chiese a Uma Thurman:

– Amore, siamo qui a letto e abbiamo fottuto, inculato lo sceriffo. Ora, possiamo godercela. Insomma, io me la godrò e tu te la/o godrai. Ma sono un attore molto dotato, infatti sono così versatile che potrei incarnare perfino una maschile pornostar.

Ecco, Uma, secondo te c’entrerà?

– Robin, si dice… c’entrerà, entrerà o centrerà? Ragguagliami. Non lo so, sono un’ignorante popolana da centrini. Ma domani, che è domenica, mi porterai al Centro di Imola a vedere il castello medioevale? Informami, intanto adesso infornami.

– Sì, va bene. Hai ragione, pensiamo al ponte levatoio.

 

Ecco, questa è una battuta, come si suol dire, del cazzo.

Comunque, i migliori film d’amore sono I ponti di Madison County e Un amore splendido con Cary Grant e Deborah Kerr.

Quindi, non fatemi più vedere puttanate come Dirty Dancing o Pretty Woman.

Altrimenti, con voce da Luca Ward, doppiatore di Samuel L. Jackson in Pulp Fiction, se mi farete davvero arrabbiare, farete la figura delle sceme come Amanda Plummer e dei cretini come Tim Roth nel suddetto film.

Innamorati cronici senza una lira.

Meglio così. Le persone ricche si tradiscono. Invece Tom Waits e Lily Tomlin di America oggi lo sanno…

Le coppie con troppi soldi, eh sì, hanno parecchi interessi ed è tutto un giro di prostituzione.

Fidatevi.

Come storia d’amore leggendaria, non è male neanche Rocky.

Rocky non è un film sul pugilato.

È, per l’esattezza, un film che prende la boxe come metafora della vita, è la storia di un uomoè la storia di un uomo, è la storia di un uomo…

Scusate, qui mi sono perso un’altra volta come Sam Elliott de Il grande Lebowski.

Amico, versami da bere un whisky.

A me quella non interessa. Quella, non solo si beve i film più brutti, bensì anche qualcos’altro dei meno romantici.

Comunque, tornando a Luca Ward.

La sua voce, a dircela tutta, non è un granché.

Può piacere solo a Giada Desideri.

E ho detto tutto.

A parte gli scherzi e i gusti, il Robin Hood di Ridley Scott è appena sufficiente.

Dura due ore e mezza ed emoziona solo nella scena del bacio speranzoso fra Russell e Cate.

Stessa cosa dicasi per Interstellar di Nolan.

Emoziona solamente quando la figlia incontra il padre. Sì, più giovane di lei. Inoltre io ebbi sempre questo dubbio.
Non è che la figlia di Matthew McConaughey desiderasse un rapporto incestuoso? Oh, con un padre bello come Matthew, non si sa mai.

No, che cazzata. Da grande sarebbe diventata Jessica Chastain. Avrebbe potuto permettersi più di un McConaughey. Ah ah.

Se proprio vogliamo essere onesti e non invidiosi, la mia voce è più bella di quella di Luca Ward.

Non ho gli occhi blu di McConaughey, però. Infatti, le Jessica Chastain di Bologna mi mandano a fare in culo. Sì, è bellissimo essere mandati a fanculo. Soprattutto se il loro fondoschiena è più bello di quello di Jessica Rabbit.

Ah ah.

Sono più bravo a scrivere di Quentin Tarantino e forse sono più autoironico di Mel Brooks.

Insomma, chi sono?

Forza, la verità la sanno tutti. Tranne io.

Tornando a Pulp Fiction e a Bruce Willis.

Dovevo incassare i soldi e perdere. Ora mi vogliono tutti morto. Cazzi loro.

Come dice il mio hater preferito, sono l’idolo delle folle.

Sono Joker e Robin Hood. E non ho niente di cui vergognarmi.

Ah ah ah ah ah ah ah ah ah.

Ho molte frecce ancora al mio arco.

Sì, e che me ne faccio? Viviamo nel 2020. Le frecce, oggigiorno, servono solo per segnalare alle autovetture che stai svoltando.

Dove? Io non vedo nessuna svolta. Ah ah.

Molta gente, invece, crede ancora a Cupido.

Sì, soltanto sotto San Valentino. Per tutti gli altri giorni, sfogliano solamente il giornale e non le margherite.

Per finire, tralasciando gli scherzacci e le cos(c)e goliardiche, il bacio fra Russell e Cate è una delle scene più ficcanti di sempre.

Scena masterpiece.

 

di Stefano Falotico

 

In tempi di coronavirus, è tempo di fare i seri e di parlarvi del compianto Rutger Hauer, uno dei più grandi attori del mondo


20 Mar

Rutger+Hauer+Beverly+Hills+Film+Festival+Opening+GCVDFTRVvk_l

https://www.imdb.com/name/nm0000442/

Parte spiritosa, anche spiritata. Oddio, comparve il mio fantasma durante una seduta spiritica da Suspiria…

Sì, incontrai uno psichiatra, uno di questi ingannatori dell’animo umano che spesso usano l’ipnosi per strizzarti il cervello e obbligarti a confessare, sotto sortilegio perpetratoti, falsità abominevoli.

Lui mi chiese:

– Falotico, crede nei fantasmi? Ha scritto pure dei libri sull’argomento.

– No, non vi credo.

– Allora perché, nei suoi libri, parla di fantasmi?

– La gente vi crede. Volli aumentare le vendite.

– Ah, bella battuta.

– Non è una battuta, è la verità. Caro dottore, la gente crede anche ai misteri di Fatima.

– Lei non vi crede?

– L’unica cosa in cui credo, onestamente, è che alla fine di tale seduta avrò 100 Euro in meno.

– Allora perché è venuto da me se doveva economizzare?

– Perché io sono il fantasma cattivo de Il racconto di Natale di Dickens. E lei è un povero taccagno come Scrooge.

 

Uomini e donne non abbiate paura di questo virus temibile che sta schiacciando l’umanità in una vita oscura da pipistrelli silenziosi, acquattati al buio delle loro abitazioni anguste. Soffocati come siamo, in clima di quarantena, da una catastrofe che eviteremo, combattendo indomitamente, superando questo male che, ahinoi, tanta gente uccise, altra sta affliggendo e per cui tanti bambini innocenti, a causa sua, stanno patendo pene dell’inferno.

Il Falò è un faro nella notte che, ribaldo, rifulge sopra ogni dolore e medica ogni ferita del corpo, dell’animo, del cuore e dello spirito santo, se credete da poveri cristi a Cristo, grazie alla forza immaginifica della sua taumaturgica forza metafisica da super uomo a volte sfigato, a volte inculato, soventemente evitato ma giammai evirato.

Mi accusano, ultimamente, di fare troppo il figo. Dunque, gufi più stronzi di quello che occhieggia malevolo, in Blade Runner, nella magione del Dr. Eldon Tyrell, il quale viene accecato da Roy Batty a mo’ di The Punisher/Jon Bernthal, vorrebbero catalizzarmi nelle loro invidie fatte, per l’appunto, di malocchio.

Varie fattucchiere, le quali sinceramente dovrebbero solamente acconciarsi meglio dalla parrucchiera, essendo parruccone, mi lanciano iettature poiché credono di detenere lo scettro della verità, celandosi da fate Morgana dietro una misera laurea in lettere. Che befane! E, non sopportando i miei poteri sensitivi da mago Merlino, vorrebbero pure suggestionarmi nel farmi credere di essere solo un merlo, cioè un cretino.

Estrassi, invero, Excalibur ancora prima di vedere l’omonimo capolavoro di John Boorman poiché, qualche anno prima, gustai La spada nella roccia della Disney ma tali donne infingarde mi diedero la patente di Superfantozzi.

Essendo io un enfant prodige, dunque un bambino “mostruoso”, fui perfino spacciato per Pietro Pacciani.

I miei coetanei mi gridarono che fossi un compagno di merende e che non sarei mai stato bello come Luc Merenda.

Io continuai a mangiare molte merendine mentre loro gustarono la marmellata, cioè la confettura di tante ragazzine che, nel loro futuro orrifico, avrebbero partorito immonde fatture poco fini e fighe. Sì, queste donne strafatte, oltre ad essere state delle streghe da adolescenti presto da qualche burino sverginate, si diplomarono a Ragioneria e si sistemarono subito. Rifilando a tutti delle pesanti bollette da pagare.

Meglio così, meglio essere bollato dapprincipio. Dio mi fulmini se m’innamorerò di tali bollite.

Tanto sanno solo tatuarsi, fingere di essere trasgressive, recitando la parte di fighe di legno un po’ dark, ché fa sempre donna misteriosa di ‘sto par de palle, ascoltando le peggiori lagne di Vasco Rossi.

Vogliono da ogni uomo la sua besciamella ma ho sempre preferito che non tutte le ciambelle, anche Clarabelle, vengano nel/col buco.

Sì, le donne hanno due buchi diametralmente opposti sotto la zona pelvica. Ma quale American Pie!

Di mio, persevero a vivere nell’inquietudine esistenziale del mio filosofeggiare con carisma magnetico da Rutger Hauer.

Fregandomene di ogni vescovo da Ladyhawke e di coloro che, gelosi della mia forza penetrativa dello sguardo che non deve chiedere mai, mi dicono che io facci, no, faccia loro tristezza.

Ah, per forza. Loro fanno ribrezzo. Stanno perennemente ad elemosinare amicizie false poiché si sentono soli e inscenano parti da disgraziati pur di trovare l’altra metà della mela, cioè una donna più marcia di loro che dolcifichi i loro fichi secchi.

Allora, chiariamoci subito, fringuelli. Molte donne sono ipocrite, va detto ancora e ribadito con stoica impavidità.

Leopardi scrisse… paventò la morte chi la vita abborria.

Di mio, rendendo transitivo a tiramento di culo il verbo paventare, scrivo… donne, cos’è tutto questo paventarsi di semplici avance che dichiarano la schiettezza di un uomo che forse mai lesse Cesare Pavese ma vuole con voi usare il Pavesino?

Siete forse delle bigotte moraliste figlie di qualche oscurantistico e superstizioso paesino?

Forza, campagnole. Venghino, direbbe Fantozzi, no, vengano a me le romagnole e anche le spagnole.

 

Va be’, facciamo veramente i seri. S’è fatta sera e quella ragazza, un tempo invece così spensieratamente allegra, ora è troppo seria

Di mio, per molto tempo fui serioso. Anzi, non fui un cazzo. Infatti, fui talmente invisibile che, paradossalmente, molte ragazze mi dissero che fossi un cazzone. Come poterono, anzi potessero constatare questa cazzata non lo so. Bisogna toccare con mano per sincerarsi dell’accrescitivo… Ora qui scrivo anche ma però. Ché si può dire poiché è rafforzativo. Scrivo anche… ah però, che pere poiché è vero.

L’attrice Elizabeth Olsen ha un viso da Lolita ma, in quanto a seno, ti fa arrivare subito alla frutta perché è meglio che tu sbucci un kiwi. Tanto sta ad Hollywood e non potrai offrirle la tua banana.

Leccati un tiramisù e non farti una pera per colpa della delusione.

Insomma, non fare il minchione.

 

Finalmente siamo arrivati al rutto, no, a Rutger

Esplichiamo il vero senza girarci attorno.

Nell’ultimo anno della mia vita da leggenda del santo bevitore, incontrai molti ubriaconi che pensarono di essere saggi e invece sono solo pazzi.

Sì, molte persone fanno ridere i polli. Cioè loro stessi. Poiché incapaci di confessare, dinanzi al proprio specchio, la limitatezza delle loro stesse ambizioni facete e ridicole, pagliaccesche.

Davanti alla loro immagine riflessa, scappano pure le stregone di Benevento!

Al che, abbiamo il trentacinquenne mantenuto dall’assistenza sociale poiché, essendo un fuggitivo della/dalla realtà, cioè un coniglio mai visto, nemmeno da ragazze che gli danno del cazzone, precocemente incassa i soldi della pensione. Poiché, accortosi dopo la maggiore età di non essere capace di far fronte alle asperità della vita adulta con tutte le sue annesse e connesse difficoltà, fa la parte del malato di mente. Dunque, in passato, si recò a un centro di salute mentale. E, per compassione, una psichiatra probabilmente più imbecille di lui, gli firmò un documento attestante la sua patologia da ipocondriaco incurabile.

Fin qua l’handicappato ci sta. Contento lui…

Peccato che vada in giro a pagare le Escort. Sì, quando gli tira, non è più invalido.

Inoltre, continua a dichiararsi poeta e musicista, fumettista perfino.

Spiace essere cinici o forse solo obiettivi. Costui obietta contro chi, in maniera oggettiva, lo ridimensiona.

Presentandogli il conto da pagare nella realtà quotidiana priva d’ogni fantasia da du’ soldi del mensile assegno statale.

In verità vi dico che dovrebbe ammettere che non ce la fece, non ce la fa e, al massimo, la sua vita è andata a zoccole.

Sì, a volte va con delle puttane niente male. Sì, fisicamente sono anche avvenenti. Nel cervello sono combinate peggio di lui. Sennò, a costo di morire di fame, non accetterebbero mai di fare sesso con uno che non vuole bene nemmeno a sé stesso.

Sì, in questi anni litigai con un sacco di gente.

Nel 2011, andai al cinema The Space Cinema di Bologna a vedere Il rito con Anthony Hopkins nella parte di Padre Lucas Trevant e Rutger Hauer nella parte di Istvan Kovak.

Fui accompagnato da un mio amico dell’epoca. Anzi, fui io ad accompagnare lui. Ora vi spiego perché.

Gli telefonai:

– Che ne pensi di andare a vedere questo film? – gli domandai io.

– Di che parla?

– I film non parlano. Comunque, è incentrato sull’esorcismo.

– Davvero? Grandioso. Sì, andiamo a vederlo.

 

Già scrissi qualcosa di simile, tempo addietro. Ecco, numerose volte mi recai a casa di questo qui. Spesso si sintonizzava sui programmi, a tarda sera, di Rai Tre. Molti di essi, vista l’ora proibitiva, parlavano… degli esorcismi di Padre Amorth. Peraltro, ora morto.

Quindi, gli chiesi:

– Sono curioso. Potresti gentilmente farmi leggere la diagnosi effettuatati dalla tua psichiatra?

– Ah, ma sono cazzate. Comunque, eccola qua. Non credere però a quello che v’è scritto.

– Bene bene. Qui c’è scritto… disturbo maniacale religioso, sintomatico di una depressione iniziata verso i vent’anni, aggravatasi in seguito al divorzio dei tuoi genitori. Sublimata in un fanatismo che, in maniera incosciente e autocompiaciuta, venera e idolatra la sua parte spirituale poiché non è sviluppata l’area cerebrale. Il soggetto, castano, virginale e dunque casto, non ha mai scopato e, a mo’ di compensazione-compenetrazione psicologica, ha somatizzato, nel suo essere somaro a livello sessuale condiviso, il suo essere a sé stesso in viso.

Sai, amico? Credo che la diagnosi sia esatta e che tu non abbia capito un cazzo del film con Hopkins e Hauer?

– Perché mai?

– Semplicemente perché lo leggesti e interpretasti a immagine e somiglianza, cioè in forma solipsistica, della tua turba mentale. E delle tue mancanze sociali e interpersonali.

– Ne sei sicuro?

– Sì.

– Perciò che dovrei fare per curarmi? I farmaci, a quanto pare, non bastano. Devo sottopormi a un esorcismo?

 

C.v.d., ovvero come volevasi dimostrare… costui, oltre a essere inconsapevole della sua malattia, non va neanche compatito. Poiché non è pazzo e non è neppure ritardato. Non è demente, nel senso di persona affetta da demenza, è solo scemo.

Edward James Olmos/Gaff, nel prefinale di Blade Runner, dice testualmente a Rick Deckard/Harrison Ford:

– Hai fatto un gran lavoro, signore. Ora hai finito, eh? Peccato però che lei non vivrà.

 

In originale è it’s too bad she won’t live. Dice dunque esattamente she.

Come sapete, il lei in inglese non esiste. Si usa sempre you anche in caso di terza persona maschile. Quindi Gaff fa riferimento a Rachael/Sean Young?

Guardate il final cut del film e poi ne riparliamo. Com’è che dei film e delle persone non capite mai nulla?

Ah, di me che posso dirvi? Sogno spesso non un unicorno, bensì me cornuto.

Avrei bisogno di un esorcista poiché sono il diavolo?

Oppure qualcuno m’impiantò non dei ricordi artificiali bensì due corna nei suoi sogni sulla mia persona?

E su quest’altro colpo di genio e, ovviamente, presa per il culo a ogni idiota che delira sul mio conto, vi lascio. Tanto siamo in “quarantena”.

State già impazzendo. Senza le vostre ruffianerie e i vostri sabati sera a far casino, cazzo, non gliela fate.

Siete dei nani. Vi capisco.

Avete sempre bisogno d’incularvi a vicenda.

Leggete di più, tonti.

Questo è un pezzo che usa vari tempi a genius mio, participio remoto e passato, presente, imperfetto sicuramente meno di te.

 

di Stefano Falotico

Il doppiaggio: Giannini, Gullotta e De Sando per The Irishman, i vocalizzi di Carmelo Bene, la voce flessuosa di Anthony Hopkins


14 Feb

Ora, ecco Giannini e De Sando in una tavola calda similmente alla scena del diner celeberrimo ove Al Pacino e Robert De Niro duettarono magistralmente in Heat.

Mah, a essere sinceri, più che tavola calda, sembra il ristorante ove Lino Banfi e Maurizio Micheli conversarono malinconicamente ne Il commissario Lo Gatto.

De Sando, appesantito e nella voce più arrochito del solito, con istrionismo ben temperato, parafrasando una celebre espressione del compianto Morando Morandini, ricorda che la prima volta che doppiò De Niro fu in Mission. Da allora, affinò la sua professione, la sua missione.

Quando Ferruccio Amendola invecchiò, già prima dell’ultimo doppiaggio di Amendola per De Niro, avvenuto per Men of Honor, De Sando prese sempre più confidenza con De Niro, doppiandolo benissimo in Ronin.

Per molto tempo, Amendola doppiò anche Al Pacino. Sebbene, così come in questo video dichiara Giannini, Giancarlo stesso doppiò Pacino in Quel pomeriggio di un giorno cani del lontano 1975 ancora prima di divenirne la voce ufficiale, sebbene Amendola fosse ancora in vita da mo’…

Giannini deve avercela coi cani. Qui, storpia il titolo del film suddetto, abbreviandolo in Quel pomeriggio da cani. Nel finale di Carlito’s Way (ascoltatelo bene), dice l’ultimo dei mohiricani.

Sì, non mohicani, pronuncia per l’esattezza ma non esattamente, eh eh, mohi-ri-cani. Perfetto, siate puri. Chi se ne frega del purismo. Donna, voglio pure il tuo purè.

Giannini non fu mai, comunque, un attore cane nonostante in Hannibal faccia la figura del piccolo micio dinanzi a Lecter/Hopkins. In Red Dragon, Ralph Fiennes interpretò la parte di Francis Dolarhyde, soprannominato poco simpaticamente Lupo Mannaro, alias Dente di fata/Tom Noonan in Manhunter.

Ora, la gente sostiene che io abbia una bellissima voce. Mah, dire che in passato, per colpa dei miei pudori, fui scambiato clamorosamente, con poco calore, sia per Joan Allen di Manhunter che per Emily Watson di Red Dragon.

Riuscii a ritrovare la mia voce grazie al mio intuito da Sherlock Holmes di Piramide di paura.

Elementare, Watson? Certo. Diciamo anche che Emma Watson, oggi come oggi, non è più una racchia come invece tale apparve nella saga di Harry Potter ma non può mettersi contro di me. Neppure con me, eh eh.

Perché lei è ricca e io no? No, perché preferisco Artemis Fowl ai maghetti di J. K. Rowling. Sono un tipo alla Kenneth Branagh. Uno che non starà mai con Emma Watson ma stette con Emma Thompson.

Ah, bella testa di cazzo quella Thompson. Non si lascia mai un uomo che conosce a memoria il Bardo nemmeno se, distrattamente, preso dal suo Amleto, dimentica una mattina di usare il dopobarba.

Diciamocela, Branagh non è uomo da sbarbine e Barbie. A proposito di De Niro, nel suo Frankenstein di Mary Shelley, riesce a resuscitare Helena Bonham Carter, altra sua ex compagna. Nella vita reale, però, la Carter lo lasciò e gli preferì Tim Burton, il regista di Frankeweenie. E ho detto tutto…

Sì, non è vero che le belle donne preferiscano gli uomini colti e letterati. Tim Burton è molto colto, certo, ma è anche molto brutto e freak. Sostanzialmente, Dumbo è la storia della sua vita.

Di mio, mi piace fare il Joe Pesci di Mio cugino Vincenzo.

Con fare falotico, burlesco e impresentabile, entro in ogni aula, forse anche nell’aiuola di donne più belle di Marisa Tomei, indossando tutta la “palandrana” da uomo Russ Bufalino che, malgrado a prima vista, appaia piccino, non è neanche un picciotto, miei piccioncini.

A parte gli scherzi, no, non faccio parte dei Goodfellas e non sono un maniscalco come l’attore che incarnò, in The Irishman, Joe Gallo. Sì, Sebastian Maniscalco. Alle volte, faccio il bastian contrario e troppo la mano calco.

Eccedo in gigionerie, spingo troppo, caricando di recitazione da Al Pacino quasi insopportabile per via del suo sofisticato, sublime manierismo da attore navigato che esagera quando fa la parte dell’arrabbiato.

Di mio, come tutti, mangio le penne all’arrabbiata. Se le donne vogliono anche il formaggio grattugiato, non mi sento d’offrirlo loro. Sono una buona penna, non un’ottima forchetta. Seduta dinanzi a me, a tavola, potrebbe pure esserci una donna poco ochetta che fa la scarpetta con tanto di porchetta e chiunque, se non le dessi gratis una scaloppina al limone, mi scambierebbe per un affettato… ricchione poiché lei è stupenda ma la snobbai, preferendo da solo mangiare la salsiccia e un gustoso piatto di orecchiette.

Sono una cima… di rapa? Perché volete che sia una lasagna con la besciamella al ragù, miei ragazzi e ragazze? Quindi, stiano lontane da me le racchione, pure le bombe sexy e dunque le racchette. Non ho il gomito del tennista. Di mestiere faccio l’equilibrista. No, non sono un personaggio da circo ma, ogni santo giorno, non so però se sano, devo fare i salti mortali per non scivolare… sul bagnato? Sì, sulle bagnate scivolo invece eccome, eh già.

Lasciatemi avvinazzare e auto-celebrarmi, sì, divinizzarmi fra il vano, il faceto, tra un filmetto da guardare sul divanetto e la mia voce da Luca Ward di Gladiator.

Che volete da me? Volete che reciti le vostre poesie di Natale? Va bene. Date qua.

Miei polli Arena, m’accusaste d’aver fifa e di non andare molto a f… a.

Ma sono oramai nei campi elisi e non ascolto quella nevrotica della cantante Elisa. Basta anche con Giorgia, con Francesca Michielin, con le cazzate di J-Ax, con la Panicucci, i Fargetta e Tom Cruise con le sue frangette. Insomma, se volete dirmi che sono scemo, accomodatevi. Se volete dirmi la verità, non smentendo la vostra retrograda mentalità medioevale, sarei dovuto nascere nell’alto Medioevo. Appena metto piede fuori dal mio castello dorato, vedo che vi prendete solo a botte. Non siete molto elevati, sapete? Levatevi. Evviva il ponte levatoio!

In questo mondo, bisogna proteggersi nei castelli della Loira. Affogasse, nella sua vecchiaia, anche Sophia Loren. Sì, fu Miss Italia. Adesso, bando alle ciance e alle ciociare, è una strega. Ah ah. A voi piacciono donne come la Sophia che fu? E allora, come disse lei, accattatevelo/a!

Di mio, voglio essere Robin Hood, anche Robin nud’. Sì, il compagno di Batman. Robin è come Watson. Fornisce tutte le intuizioni più geniali ma i meriti se li prende sempre l’altro. Insomma, sono anche filantropo, mica solo Falotico. Voi invece rubate ai ricchi per dare ai poveri. Ma ebbe ragione Luc Merenda in Superfantozzi. Una volta che i poveri saranno ricchi, i ricchi diverranno poveri e allora, anziché ascoltare quel falso di Bryan Adams, è sempre meglio mettere su Hungry Heart di Bruce Springsteen. Ora, la notte si fa buia e lunga, miei pipistrelli. Non ho maggiordomi che mi servano e riveriscano. Non ho nessuna Catwoman che il pelo m’allisci(a), eppur come Joker striscio. Ah ah.

Su questa mia dolce, innocua, ennesima stronzata, ancora sparisco, forse sono solamente in bagno e piscio. Capisc’?

E Carmelo Bene, Anthony Hopkins? Grandi voci. Ora, devo andare. Scappo, forse anche scopo.

 

di Stefano Falotico

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