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Lezioni di maschilismo purissimo


04 Jun
THE BRIDGES OF MADISON COUNTY, Clint Eastwood, 1995

THE BRIDGES OF MADISON COUNTY, Clint Eastwood, 1995

Mi vado sempre a infoiare e infognare, inficiare per colpa delle donne, dovrei non desiderare d’infornarle ma, da intellettuale, inforcare un paio di occhiali nuovi dell’anima.

Sì, che io sia intellettuale è fuor di dubbio. Pensate che sono un maniaco dei refusi. I refusi mi rendon poco fusto ma fuso. Da molte parti, anche sui miei siti, ho scritto inficia su…; (sì, qui il punto e virgola ci sta) il verbo inficiare, cazzo, significa invalidare, quindi ci vuole sempre il complemento oggetto dopo, a meno che il soggetto non sia inficiato dalla fica. Ecco, la fica è un bel problema. Così, dopo aver cercato la parola inficia sui miei siti, in maniera certosina, trovandola con Crtl + F, ho corretto tutte le frasi in cui avevo usato questo verbo in maniera erronea, anche sulla recensione mia recentissima di Essi vivono. La mia reputazione di letterato avrebbe potuto inficiarne. Il refuso è la bestia nera di ogni scrittore, ecco che per il classico lapsus o per digitazione veloce scrivi male, e neanche alla milionesima rilettura te ne accorgi. Son distrazioni che ti fan penare. Come le donne. Le donne sono delle bestie per noi uomini precisi e sin troppo apprensivi.

Le donne hanno bisogno di uno zotico che le faccia sempre ridere, che rida egli stesso sguaiatamente dinanzi alle battute più triviali e sconce, che sappia scoparle senza aver il benché minimo pudore, che puzzi di olio e canfora, e che però abbia un conto in banca con tantissimi zero.

Purtroppo, sì, posso poetizzarle come faceva Leopardi, idealizzarle e angelicarle, porgere loro tutta la più ruffiana carineria, ma bisogna essere sinceri. Il maschilismo non è sorto dall’oggi al domani, se gli uomini si comportano, alle volte, in maniera brusca con le donne è perché, bando alle ciance e a quelle che ciancicano, bando alle “romanacce” e alle “toscanazze”, alle bolognesi e alle milanesi, alle torinesi e alle siciliane, molte donne sono troie da pissing. Ti ciucciano… l’anima sin a prosciugartela, ti sbudellano, ti vogliono come dicono loro, poi un bel giorno non ti cagano più, cambiano idea, ti lasciano come uno stoccafisso, e pure col portafogli svuotato. Alcune sono bellissime, ma la bellezza non paga, non mi plagia, non mi piega nonostante quelle attizzanti, rizzanti permanenti brillanti e quelle messe in pieghe altezzosamente arroganti, ah, che messaline, messe a novanta o “messo” in piedi, sorreggendole con tutta la tua virilità erectus.

Un mio amico sostiene che le donne sono (ci può stare anche siano) una contraddizione vivente. Sono asessuate ma, avendo un buco in più, amano di tanto in tanto essere riempite, soprattutto di ville con piscina, per “bagnarsi” come oche…, per via del “fallo”, fatto che sono sempre depresse e hanno bisogno di uno che lo tiri su, no, le tiri su, sono sessuofobe quando disprezzano un uomo e, appena costui le corteggia, dicono che loro pensano prima di tutto al cervello, dandogli del maniaco sessuale perché semmai è un ascetico, romantico fotografo dei migratori uccelli, sono gerontofile perché si mettono pure con uno di novant’anni se può far fare (far fare non è male, si addice a queste s-fatte) loro dei film da milioni di dollari.

Le sconosciute non amano le porcate che dici loro al primo incontro, ma ne fanno ogni giorno, s’incazzano quando dovrebbero invero vergognarsi di come si lascian sfruttare senza, lì, dire una parola. Non amano gli uomini diretti, adorano i panegirici da rottura di coglioni per arrivare comunque al punto G. Rose e cene, cene e rose, macchinoni e allora forse te la danno.

Al che, comunque sconsolato, chiedo a un mio amico se può intercedere per poter riparlare a una che m’ha “castrato” su Facebook. Il mio amico è più maschilista di me.

– Allora, Marco, fammi questo piacere, per piacere, ne va del mio piacere, per cortesia. Vai da questa, io non posso, mi ha bloccato, mi ha devastato, e scrivile che sono dispiaciuto per averle detto che molte donne pensano solo ai soldi.

 

– Stefano, è una prostituta.

– No, ma che dici? Dice che fa l’attrice.

– Appunto. Tutte le attrici sono delle prostitute mascherate da artiste.

– Dici?

– Sì, fidati.

 

Questo forse non è maschilismo, non è misoginia, è realismo. Ma quale sessismo! Che vi piaccia o meno.

Nella vita regale, no, reale, i poeti la vedono poco…

È così, ho deciso io.

Insomma, Meryl Streep è una grandissima attrice ma non è una prostituta. Ma, a essere obiettivi, è abbastanza racchia e vecchiotta.

Quindi, il mio teorema è inconfutabile.

 

 

di Stefano Falotico

Venerdì 13 del 1979


11 Sep

Venerdì 13… compio gli an(n)i. E non ci son più cazzi. Speriamo nel “mio”, alive e vivo, anche se talvolta vegeta. Non so dov’è eppur mi ama… in questo “viavai!”

Venerdì, dico a voi, amici e nemici, compio gli anni. E sarà Venerdì 13.
Ah ah, io combatto la iattura, da patenti sfigate talora (im)potenti, essendopirandellianoUno, nessuno e centomila. Festeggerò con pochi eletti per poi darmi a più amene intimità. Non intimidito dai detrattori, se mi va, guido pure il trattore come Farnsworth lynchiano. Ma ammonisco mio fratello di sangue. Invero, son figlio unico. Quindi, non ho nessuno a cui ricongiungermi. In quanto Travis Bickle del mio viaggio al termine della Notte. Orsù, in alto le candeline. Illumineranno il buio. E voglio tutta la torta, compresa la ciliegina di tua sorella, dolce e cremosa, per rimpinguarla di soave cioccolato, denso e fondente, forse un tiramisù o mi butterà, senza burro, giù dalla scarpata. Io non uso maschere, mangerò con la scarpetta anche a carponi per leccar i tacchi delle donn(ol)e, in quanto mascarpone di Savoiardo, “scivolante” a valle…
Son savio biscottone mica un Monaco principino. Ah ah! Ardiamo i monarchi!
Vai, arcieri! Poi, bruciate le lor cere nei bracieri! Che braciole di maiali!
Ce la vogliamo dire? Esemplifico, spesso senza fighe, un film romantico “ a pelle”. Da guardar mentre addenti uno “spezzatino”. Talvolta, indosso il giubbotto, spesso prendo molte “botte” e varie sportellate. Al che apro l’ombrello e, in umido, balla sotto la pioggia…
Sì, piango a dirotto perché innamorato cronico di tutte le donne.
Tutte, senza esclusione di colpi… sì, “incarno”, scarnissimo e scannato, la versione Elvis Presley di Bloodsport. Sì, immaginate Elvis di corde vocali armoniose su addominali nervosi. Insomma, uno da fegato macerato. Elvis doveva rimanere Elvis.
Che furon quelle mosse marziali perché di droga s’ammazzasse?
Ah, farò come Elvis. Morirò per colpa del movimento pelvico. Penicillina, no, Silvio Pellico! Sì, m’imprigionarono!
Quando codeste m’afferraron ferree di calci “sguazzanti” nell’aria su gridolino…, un po’ da spaccata e quindi “spappolante”, “come” Van Damme. Di posa plastica soprattutto quando avvicino una, mi schiena senza “toccarmi col guanto”, e lancio una sfida “imbattibile”.
Cioè, i miei occhi duellanti, già tendenti al languido, sgorgan senza “darlo a vedere e mai il mio ne toccherà molte eppur di più ne vedrà, già, basta connettersi a YouPorn”, s’impietriscono ma continuo a buttarla… sui muscoli per rinforzare l’evirazione.
Un’irraggiungibile crisi mistica mastica “ardente”… il dentro mio che, “coraggioso”, per nuovo (intra)prenderle…, s’accartoccia in lagrimanti corrosioni d’emorragia. Al che, “ascendendo paradisiaco”, mi do al cerebral intellettuale con molte “frecce ad arco”. Da cui la mia arcata gengivale di spalancata bocca aperta nella tagliente ferit(oi)a inguaribile di un più a(r)mato(re)
Eppure, sempre sanguigna, la perdita è incolmabile. Neanche le trasfusioni di una pornoattrice, che fa sangue appunto, placherebbero la morte agonizzante. Quella mora è però attizzante, tutti aizza nei rizzi. Rabbit, ex JessicaRizzo o sono io il coniglio? M’hanno rapito!
Assatanatatissima per sete a infiammarli mentre io, oltre che di “fame”, sto schiattando d’assenze soffocanti, le femmine diffamanti. Lei… non “chatta” con me. Fottiti, chiatta! Chiatti Laura è anoressica!
Lei arcua il bacino perché sia imbucata d’altri dardi (es)tratti che, penetrandola, un po’ fuoriescono “rientranti” al ventre suo bollentissimo e raggiante, mentre io congelo e non “cola”. Diedi le lettere di “dimissioni” dopo la prima volta che lo (o)misi. Da cui peggiorai di stima. Nonostante i distinti saluti. Mah. Epistolari lettere di “puro” e distillato amore, liquidato in mail che non si dica. E non la dà.
Lei era una misera, io a quei tempi er(t)o, oggi spezzato d’arto ad artico mio membro che può sol rimembrar Silvia. Artù, pensaci tu. Un Tempo, la mia spada era “lucente”, Excalibur dove sei sparita? Che fai? Stai esalando il respir fatale da Napoleone!  Siete dei pezzi di Manzo(ni)! Chiamate Perceval, a Venezia vince Sacro GRA, ci vuol un avventuriero da Indiana Jones e l’ultima crociata per l’eternità della mia “gru”.
Sta andando giù! Chi lo tirerà su?
Nonostante “tutto”, credo nell’amore. Momenti indimenticabili che, alle volte, vorrei dimenticare. Come si suol “dare”, la teoria fallimentar del “Vuoi ma non puoi, mio uomo, cucina le uova ché la fritta(ta) della gallina sarà strapazzata da un gallo di cedrata, ecco la tua cenetta senza sbottonar le cerniera, cena gustosa da intinger il pene nel rosso tuorlo mentre lui è torello ai suoi orli vicino ai for(n)elli”. Sono un debole, una moll(ic)a davvero “elastica”. Sono propenso a incazzarmi, tanto loro quanto scazzan quelli altrui dopo che li han inculati con lo “schizzo!”. Che cozze!  E che cazzo, basta! Ogni donnetta è Paese. Tutto il Mondo lo sa.
Le donne tedesche usan a incrociarmelo con la svastica, quelle italiane raschian anche l’ormai teschio senza carne del mio volto “magro” come lor su(or)ine. Quelle francesi son dei cessi, troppo “eleganti”, quelle spagnole adorano il “Sole”. Quindi con me, che son Mister inglesino “color” malinconie, non posson che rendermi un crisantemo da orticarie e ad altri la dan solari nelle vie delle cagne. Evviva chi sogna senza “glassa!”: Non avrò classe ma c’è la galassia!
Basta con Claudia Galanti! Sarò “galante” al suo uomo “croccante!”.
Ricordo quest’aforisma: chi fa da sé, forse è un uomo col tè.
“Famoso detto” dell’englishman come me, “lunghissimo”, che la vede “lunga”. “Di mano” per sue gambe chilometriche a metrica d’uno di trenta centimetri. Egli l’accoglie da maître mentre io, da gobbo di Notre-Dame, passo le notti sotto la metropolitana di Parigi. Cambiando città!
Ma, nel frattempo, Johnny Depp è “barbone” con Amber Heard vicino a Montmartre.
Sì, sono un martire, un miserabile da Victor Hugo…
Un Cabret caprone, pausa di Scorsese da DiCaprio, “orfano” del rimaner in “stazione”. Remiamo a Venezia. Ove Romeo e Giulietta furon sospiranti di Shakespeare! Mah. Finiranno entrambi fregati. Non mi fregherete.
Sì, non vedo un cazzo io ma quella sì, eccome… osservo col telescopio mentre scopa con l’antennista del “cavo”. Orgasmi stroboscopici! La sogno di grande “schermo”. Mi schernisce anche dal “nero” con pixel di pizzetti a (s)granata bombardarla. Meglio una pizzetta. Fidati.
Quando, finita la “proiezione”, lei è titolo di coda per un “montatore” col codino “testicolante”, tu sarai alla Bionda, birra per digerire. Ecco Babilonia!
Ah ah. Sono un giocherellone, un matto gaglioffo. Insomma, con me non arruffan il pelo eppur (s)tiro… in quanto “nato con la camicia”. Di buon manico, infatti è evaporato e tutto di pieghe b(r)uc(i)ato.
A parte il mio “ferro”… era comunque da battere finché poteva esser caldo, adesso mi sbatton di “stiratura” rovente a un altro più da “battiscopa”.
Al Mattia Pascal preferisco una matta che con un altro si scalda. Scopriranno che è stata una cazzata. La mia matita è matador! Oh Dio, però leggendo le mie opere, quanto dolore! La mia anima è tormentata!
La nostra vita?
Sì, meglio coltivar il proprio orticello e ber di vino a vite non a queste avvitate.
Grazie, offrimi un altro bicchiere.
Voglio ubriacarmi davanti a quella che ancor ne ubriacherà.
Sì, tutti avvinazza e beve le mie amarezze.
La verità? Sono un romantico?
Guardo Innamorarsi e mi commuovo.
Se poi, “ficcano”… questa, son già andato…

Comunque, delle mie amanti non vi svelerò proprio un cazzo.
Sì, a volte temo siano degli uomini.
Tutte s’invaghiscono di me, poi mi fanno il culo.
Ma si “tira” a campare. Gli altri le “comprano”, da cui i paraculi. Con una “laurea” guadagnano la “risata aurea”. Rimango povero “in canna”.
Insomma, io ho una teoria sulla vita: se una ti rifiuta, il fiuto rimane, un po’ con le mani in mano, oh mio “man”, gli anni per per recuperare il “purè”, semmai con una del Perù, non ti mancano! E i soldi? Senza un soldo, neanche un “saldo” per vestire senza “nudo”.
Mica la (s)figa ti rende monco! Siamo sicuri?
E quindi: evviva la minchia(ta)!
Perché Totò diceva: la testa deve stare al solito posto, cioè sul collo.

E il “mio” sul ca(va)llo.
Sì, a caval Donato non si guarda in bocca!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. I mercenari 3 – The Expendables (2014)
  2. All’ultimo pugno (2013)
  3. Una storia vera (1999)


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