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Le ragioni del successo di Stranger Things sono di natura sessuale, ve lo dice Max Cady, ah ah


29 Oct

maxcady

So che questa frase nel mio titolo potrà sembrare l’idiozia dell’anno, e per certi versi lo è. Mi piace gigioneggiare, buffoneggiare e cazzate sparare. Cazzate sino a un certo punto… Ma, dopo giorni di profonda meditazione, di scrupolosa indagine freudiana alle origini assurde e incomprensibili del fenomeno Stranger Things, mi sento di dire, in tal Ottobre decadente della nostra “b(r)ulla” società, che il sesso è alla base di tal sesso, no, successo.

Sì, perché mai questa serie, ch’è incentrata principalmente sui bambini, alcuni dotati di poteri paranormali, che saccheggia esplicitamente a piene mani da tutto un immaginario pop così tanto attecchisce nella mente di spettatori di ogni età? Piace, appunto, agli infanti, ai trentenni nostalgici, ma anche a uomini di mezza età, piace indistintamente alle donne, ai maschi, persino ai froci. Raro trovare qualcosa che metta così tanto d’accordo gli spettatori di ogni fascia sociale, a prescindere dalla loro cultura, dal loro background, dalla scala gerarchica che occupano. Un successo bissato enormemente da questa seconda stagione, che sta facendo guadagnare a Netflix soldi a palate. Anche soli senza “patate”. Ah ah.

Molti obietteranno e diranno semplicemente che è un “capolavoro”, e quindi i capolavori non fanno distinzioni, sono qualcosa che trascendono le mere spiegazioni razionali, e ricevono consenso unanime.

Ora, nonostante qualche scaramuccia amorosa adolescenziale, qualche scena d’infatuazione fra giovani pollastri, fra donzelle forse vergini e ragazzotti magri col ciuffo alla Elvis, di sesso non ne vediamo affatto in questa serie, mentre quasi tutti i film e appunto le serie televisive ne sono pene, no, piene.

La gente parla sempre di sesso, è sulla bocca di tutti, e lo sa bene Harvey Weinstein, crocifisso oltre le sue reali colpe, perché la gente è morbosa, ama farsi i cazzi degli altri (lo sanno le donne traditrici e ninfomani), siamo invasi nel linguaggio da continue allusioni in tal seno, no, senso, è una fissazione che “perseguita” molte persone, ne parlano, a volte poco lo fanno, ma non sono mai stanche d’ironizzarvi, di giocarci sopra, di sedurre, d’indurre in tentazione (lo sanno quelle finte suore che accavallano sempre e poi, quando vengono guardate con desiderio, fanno le “sante”, rinnegando il loro scopare, no, scopo).

Ecco, molti ne sono oggettivamente saturi, ne hanno le palle piene. E preferiscono dunque qualcosa di magico, di “infantile”, di più dolce e meno “bramoso”. Per recuperarsi puri in un mondo incendiato da questa maledizione del sesso. Odiato, cercato, respinto, accusato, vilipeso, goduto e fottuto.

Sì, la gente “adulta” è stanca della vita “normale”, del lavoretto, del vinello dopo cena, dei sabati sera con le bevutine, dei colleghi invidiosi e rompiscatole, insomma, della routine.

E Stranger Things è tutto ciò che ha sempre voluto vedere ma non ha mai osato dire.

di Stefano Falotico

Estraniarsi, cari uomini estranei e dunque, di vostro esser strani, apparire come straniti, starnutite


03 Oct
Stranger Things

Stranger Things

 

Caspita, so benissimo che si scrive “mi estranio”, coniugazione del verbo estraniarsi, ma sovente, vuoi la fretta, vuoi la mancanza di accortezza, commetto quest’errore e scrivo mi estraneo. Dovrei scrivere mi è estraneo, eppur “stranisco” le frasi con quest’ortografia che di legger refuso rende evidente quanto spesso poco accorto sia fusissimo. Insomma, mi estranio dalla realtà e in questa percezione anomala non sono strano né alla verità estraneo. Quanto mi dà fastidio peccar di “velocità”, sono un maniaco delle cose fatte bene, non sempre perbene, cari perbenisti, e adoro Carmelo Bene. Così, oggi ho passato in rassegna i miei siti ove di questa svista peccai, e corressi tutto. Almeno, spero, cari uomini che delle stranezze fate la forza del vostro essere strangers.

 

di Stefano Falotico

Stranger Things, Falotico intervista Cristian Maillet, uomo scrupoloso e sin troppo obiettivo, cinefilo carpenteriano, dotato di saggezza “permalosa”, viene così intervistato da Falotico lo “scontroso”.


29 Aug

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1) Non ti è piaciuta molto questa serie. Come mai? Quali, secondo te, i punti più deboli?

L’ho vista solo una volta, quindi magari dovrei rivederla per parlarne molto nel dettaglio; diciamo che ha deluso le aspettative molto elevate che avevo, dopo aver letto grandi elogi da molte parti. Nel complesso il giudizio è positivo, ma non mi ha colpito in maniera particolare.

L’aspetto che mi ha deluso di più, nel complesso, è stata la mancanza di atmosfera, cosa che invece, a leggere commenti e recensioni, sembrava essere uno dei suoi punti di forza. Forse ho male interpretato l’intento degli autori ma, nonostante un utilizzo di citazioni senza dubbio pertinenti e anche numerose (dalle musiche ai videogiochi, ai giochi di ruolo, al cinema, sono tante), non ho captato l’essenza della periferia o comunque della società americana, vista per lo più da giovani e adolescenti come invece si respira nei film famosi dell’epoca che immagino siano stati un riferimento anche per questa serie, da “Goonies” a “Poltergeist”, da “Gremlins” a “Explorers” e così via.
I “nerd” si potranno anche entusiasmare o commuovere solo nel vedere una inquadratura del manuale di “Dungeons & Dragons – Expert”, ma a me non basta.

E inoltre non aiuta in questo l’estetica, che è molto più moderna. Se vuoi ricreare l’atmosfera di un’epoca e del relativo cinema, devi fare ad esempio come Tarantino e Rodriguez con i loro “Grindhouse”, o P.T. Anderson in “Vizio di Forma” e lavorare molto di più sullo stile della fotografia. Come ho scritto sul mio profilo Facebook, per buona parte della serie mi sembrava di vedere un X-Files fatto meglio, al punto che mi sono chiesto se i registi non venissero più dagli anni 90 che non da quelli 80.

Infine le musiche. Mi aspettavo un utilizzo un pochino più “importante” sia a livello diegetico che non. Ci sono anche bei pezzi, ma buttati un po’ lì. Aggiungono pochissimo e alla fine si notano più i Synth della soundtrack originale, ma anche quella mi è parsa molto più stile Nine Inch Nails che non Vangelis, tanto per citarne uno.

Diciamo nulla di brutto, solo cose belle un po’ fuori contesto.

 

2) Cosa avresti cambiato?

Mah, io parto dal presupposto, forse sbagliato, che in una produzione del genere nulla è improvvisato. Se le cose sono state fatte in questo modo, in buona parte era per ottenere un effetto che forse semplicemente non corrisponde a quello che io desideravo o mi aspettavo.

Ma la serie ha avuto ottimi riscontri di critica e pubblico, quindi hanno ragione gli autori.
A parte gli aspetti sopra citati, l’unica cosa sulla quale veramente avrei lavorato meglio sono i dialoghi e un po’ tutta la sceneggiatura e il ritmo dei primi episodi, che ho trovato davvero noiosetti e con i tempi un po’ troppo dilatati.

Se in questi casi il motivo potrebbe essere il voler ricreare un’atmosfera adeguatamente tesa e costruire dei personaggi convincenti con i quali entrare in empatia, purtroppo per quel che mi riguarda hanno fallito e la serie diventa veramente interessante solo quando arrivano le parti action e horror.

3) A dispetto della maggioranza, vai contro e la stronchi. Quindi non guarderai l’annunciata seconda stagione?

Ma no dai non l’ho stroncata e probabilmente la guarderò; senza dubbio aspetterò che sia completa perché aspettare una settimana per vedere un episodio non fa per me.

 

4) Salvi gli attori giovani? E del ritorno di Modine e della Ryder che ne pensi? Pensi, come anche gli ammiratori della serie hanno però sostenuto, che sia andata spesso sopra le righe col suo personaggio iper-melodrammatico?

La direzione e recitazione dei bambini e dei ragazzi è convincente, limitata però da situazioni e dialoghi abbastanza piatti e banali. Ritengo che una volta approvata la sceneggiature, non si potesse fare molto di più se non stravolgendola.

Modine si vede tutto sommato abbastanza poco, siamo quasi ai limiti del cameo.

Su Winona Ryder, che adoro sin dai tempi di “Beetlejuice”, sono ancora un po’ in dubbio. Anche io nel corso della serie l’ho reputata un po’ troppo sopra le righe, più che dispiacermi per lei a volte quasi mi infastidiva. Successivamente però ho riflettuto sul fatto che, nell’ottica di rendere il suo personaggio effettivamente folle, non credibile dalle autorità ed emarginata dalla comunità, calcare la mano ed esasperare i toni potesse in effetti essere plausibile. E poi sinceramente non ho mai perso un figlio che poi ricompare in casa sotto forma di presenza accendendo le luci per parlarmi, con successivo mostro (omaggio a Del Toro) che mi esce dalle mura. Forse darei un po’ di matto anche io.

 

5) Le serie televisive ti piacciono o preferisce un sano film cazzuto, senza brodi allungati?

Diciamo che non mi piacciono come mi pare di intuire piacciano alla maggior parte delle persone. Le migliori che ho visto recentemente non superano il livello di un “divertissement”, e le ho approcciate e terminate solo partendo da una base di amore per quel genere (“American Horror Story – Hotel” e “Ash vs Evil Dead”), ma tutte le altre che mi erano state ampiamente consigliate le ho abbandonate dopo 2-3 puntate.

Sono belle, sono realizzate molto meglio rispetto alla roba che facevano anche solo 10-15 anni fa, ma non fanno per me.
In generale le trovo abbastanza anonime. Io amo vedere lo stile di un regista, riconoscerlo film dopo film e seguirne magari anche i cambiamenti; non a caso comunque le serie TV che amo di più sono state dirette da Lynch e Von Trier. Pertanto preferisco senza dubbio un film, possibilmente al cinema. Come passatempo, comunque, c’è molto di peggio.

 

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