Posts Tagged ‘Stephen King’

Una tragedia di proporzioni cosmiche si è abbattuta sul mondo, Trump è il Presidente


09 Nov

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Choc agghiacciante nel mondo, un risveglio turbolento nell’incredulità generale. Quella ch’era fino a ieri una farsa, la pantomima ridicola di un esaltato guerrafondaio e sessista, si è trasformata, per “volere” degli americani, in una realtà da libro di Stephen King. Donald Trump è ufficialmente il quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Ha battuto la Clinton, come (non) era prevedibile. Perché i democratici, stavolta, hanno sbagliato, troppo convinti di farcela “facilmente”, campagna elettorale e si sono affidati, in un “Paese” ancora troppo maschilista, appunto a una donna. Scalzata nel fotofinish dal tycoon arci-miliardario, più da Circolo Arci e circense che umano. Un mostro è salito al potere più alto, al “vertice” del carrozzone mondiale e prevedo, non solo io, sciagure, calamità, guerre mondiali, sanità tranciata, ricchezza già ai ricc(h)i e povertà che scatenerà faide, lotte tribali, presone incarcerate per (non) aver commesso il “fallo”, ritorsioni, “siccità” mentale e dunque impensabili drammi collettivi.

Ma questa è l’America e Robert De Niro “ha perso l’aereo”.

 

di Stefano Falotico

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Director Cary Fukunaga No Longer With Stephen King’s ‘It’


26 May

From Deadline

67th Annual Directors Guild Of America Awards - Arrivals

Cary Fukunaga has left his gig directing New Line’s upcoming adaptation of Stephen King’s It. New Line and the True Detective director are going their separate ways owing to conflicts over budget, derived at least in part from creative differences, sources say.

This puts the production in an awkward place; shooting was scheduled to start in mid-June. To keep on track, the studio is going to have to find a new helmer soon. However, reports have it that the studio is holding firm on a $30 million budget, but submitted script drafts would have required much more finding and that even at this late date, a final draft has not been approved. There has been no word from New Line on either Fukunaga’s replacement, or how this shake-up might affect the production.

The film is based on Stephen King’s sprawling 1986 novel about a group of preteens terrorized by a malevolent entity that prays on children, called (of course) “It”. The group narrowly defeats the monster, but find themselves facing it again as adults. The monster appears mainly in the form of a clown calling itself Pennywise. The book was previously adapted for a 1990 tv miniseries on ABC; Tim Curry starred as the titular monster.

Il gioco di Gérard


06 Jun

Il gioco di Gérard. Un libro di Stephen King? No, quello è Gerald. Qui, parliamo del grande, grossissimo Depardieu, un attore pachidermico eppur a me piace epidermico, alle donne di più

di Stefano Falotico

 

Fra tutti i più grandi attori del mondo, sempre poco spazio vien dato a Depardieu. Andando a scorrere tra la sua filmografia, c’è da rimaner basiti. Cosa non ha girato costui?!

Di tutto e di più per questo francese che s’è emancipato da un’adolescenza mariuola, sì, a Parigi e dintorni, quand’era molto giovane, commetteva furti, un truffaldino, insomma. Ma la passione per la recitazione lo salvò dal carcere assicurato ove credo che, fra le sbarre, ben poco avrebbe allietato la bellissima panza che da sempre esibisce, una “protuberanza” laida eppur che a lui dona perché di nasone deforme emana il fascino dell’elefantiaco sex symbol senza tempo. Sì, sempre più obeso, ma le donne ancor se lo (con)tendono. E lui le stende, anche se, così messo, come fa a metterlo? Un sessappiglio innato nonostante la taglia dei pantaloni incontenibilmente aumenti. Un attore sproporzionato e molto dotato. Allorché, Abel Ferrara l’ha sfruttata, a mo’ monumentale della carnalità totale, nel suo Welcome to New York, dai critici acclamato!

Sì, Depardieu è oggettivamente brutto, fisicamente osceno, un gobbo di Notre-Dame che arranca eppur mai (si) stanca. Stacanovista attorialmente, dà sempre a tutti gli altri un gran distacco. Con “stacchi” di cosciotti di “polle” che lui fa arrosto grazie agli occhi “biascicanti” quel gustoso, simpaticissimo “Donna, ti mangerò meglio di queste crêpes che ingurgito nel mio stomaco debordante eppur mai sazio. Io sarò per te dolce e salato, ricoprendoti di zucchero nel papparmela a tutt’andar fra un canto libero della Marsigliese e la pubblicità italiana del pomodoro”.

Io sono l’uomo Gérard. Apparentemente, sono un cesso eppur con le donne, non so perché, ho s(ucc)esso. E ne sono un ossesso.

Sette film ove Gérard fa un baffo all’omonimo porcellino del libro di Stephen King. Sì, Gerald fu un marpione di giochi d’adulti troppo spinti con la mogliettina in quella villa nel Maine. Ella, col classico calcio lì piazzato, lo respinse tanto d’ammazzarlo.

E, durante la notte, “ammanicata” al letto, con un cadavere accanto sempre più puzzante, marcì di paura, consolandosi solo nella fantasia d’esser agguantata dall’animale volpone Gérard, la sua fantasia proibita, la fantasia che ogni donna non confessa eppur, alla vis(i)ta (in)aspettata di Depardieu, nonostante il suo panzone, non si sa come mai ma le “mani”… tremano di brivido.

Non mi credete?

Ecco sette film ove il nostro le fa da padrone, ah ah! Entrando di soppiatto. Chiatto eppur acchiappante.

Green Card

Ciao maschio

Novecento

Cyrano de Bergerac

La signora della porta accanto

Lui portava i tacchi a spillo

Mio padre, che eroe!

Mica tanto. Più che altro, un erotomane.

L’eroticus Pennywise, parte seconda


27 Jun

Diciamoci la verità.
Provarono a normalizzarmi con ogni strategia, conducendomi anche da svezzanti donne di malaffare ma non mi smossi, nonostante incontrai una ragazza normale che voleva lo stipendio.

Acquiescenze e dormiglioni a rubacuori invero poc’amanti della vita.
Decadentista, il Pennywise è ardito, rinomato in giullaresco “sfarfallare” nel bel mezzo di tal lor sparlar vano. Che stupida vanità, questi qua…
Salta come un maledetto d’ignota ma tangibile irritazione, tocca “cauto” sulla provocazione “legittima”, in quanto elevò le borie altrui alle sue serene glorie. Mai senile, giovanissimo. Non sarà, per quanto v’ostinerete a subissarlo di gelosia cattiva, adescato da “ambulanti” sirene.
Egli è balena bianca, arcobaleno lucido. Non puoi ucciderlo!
Innaffiato nel suo sparirti accanto, gira di qua e di là, menestrello dello sbrodolar fra cere orrende in castelli “principeschi”, ne smussa le prosopopee e col vento a prua vola notturno ad altro suo divertito, sbruffone sorriso che, in barba a tutti, non abbocca, non è un liofilizzato ma un rizzo colorato impressionante, tatuaggio ferreo e scostumato trucco sol che denudato dalle “nobili” nomee di massa dei ritoccati… Burocrati!
Di cui altezzoso se ne infischia di “fosco” allegrissimo. Ah, i tutori!
Fra le disumane sconcezze, gli abomini perenni, le reiterate ma oscurate, quotidiane, insistenti violenze, ne svela i “nascondigli”, a pianto mesto dell’aspirarli nel sogno stesso ch’essi affliggono d’illusoria sete e abbuffate mai soddisfatte. Affastellan parole su parole nel cinguettio ispido d’ipocondrie e altri alibi della scema consolazione, immaginari dolori per pan-ace-e invero… solo che sciocche siete, immolate al rubicondo (s)fregiarsene.
Ma il Pennywise che, di tal giornalieri imbrogli, n’è Egli stesso “sotterfugio” allo spuntar della Mezzanotte vera, incarna questa dissipatezza davver poco eroica, “pecora nera” dinanzi ai vilissimi usurpatori. Rifulge in Cielo, s’erige al buio come diamante a(l)itante!
A Luna eretta o calante ma splendente a scovarne le mutande.
Bevono sghignazzanti, s’ingozzano di sbronze ed escrementizi altri malati parti generano negli orridi geli tramandati.
Il Pennywise sghiaccia i gelidi.
Il Pennywise, floreale a non svender la sua faccia nel contrabbando degli attriti sociali ipocriti, volteggia a corte nello sfottere la stessa tovaglia (im)bandita sui mendaci florilegi. Al bando, sì, le cene dei cretini.
Coloro che (s)cremarono e infornarono a puntin’ dei puntigli su sudati denti senz’alcuna soavità.
In pastiglie si “posan”, pavoneggiandosi, ad apparecchiar lo smercio falsario, fluidificano la tetraggine in sguaiate “golosità” che, del solare, han perduto anche l’ombra coscienziosa.
Farlocchi, il Pennywise non è un allocco. Pensavate d’averlo sepolto vivo ma dalla bara scaturì il suo fantasma.
Chi troppo dorme, a lungo si risveglia. Un trillo acuto, acustico e acutissimo fra noiosi perditempo, più che altro perdenti della loro “tesa” esistenza e dei malintesi su finti tessuti dalle maschere intoccabili.
Lunga vita al Pennywise. Evviva chi ha il coraggio di sparare la verità!
Ah ah! Oh, rimbomba!
Il Pennywise non lo smonti, il Pennywise è giocattolaio contro i matti.

Questa è la sinossi, da me scritta. Avevate dei dubbi?

E ora spacchiamo tutto!

Mi son sempre saziato da virtuoso triviale e retrocedo nella “realtà” solo quando ne usufruisco in modo ammuffito. Del poster di Kate Moss in denudato ardor mio nello spezzarle la “lancia” a tanga di Tania, vado “liscio” d’altro libro

Sì, io librai nella fantasia, lavorai in Pinacoteca coi quadri dei pittori bolognesi, animati in mio “pennello proibito” su cherubini di Natura ambigua e, birichino, mi propongo bibliotecario per la libreria ove, di scrivania in manici di “scopa”, potrò scrivere “potente” in quanto patria potestà senza molti attestati ma preso a testate dai fidanzati “nulla osta”, gelosi osti da “mancia salata” per colpa del mio “articolo” scandalistico che, dopo averle sfilato i sandali, salì nei conti in sospeso di Lei che lo soppesò, detto anche “Farmi il culo dell’anello di fidanzamento da me tradito, dunque sarò sbudellato come al Colosseo in un farmi… a fett(ucc)ine alla romana”. Un farmaco tranquillante? No,Maciste nella valle dei farmacisti, famoso peplum di stronzata sesquipedale, “incentrato” di tal trama: Maciste scopre delle cisti, e da Vergine diventa il Cancro su ultime botte d’Ariete a donne cornute, perlopiù delle Madonnine-povere criste. Esagera, e lo fermano con dei neurolettici da chi troppo non va in bianco a letto ma le allatta nella stalla come Barabba. Non funziona e chiamano Sansone, al fine che glielo rimpicciolisca da discendente “parabola”.
Rasato, però denutrito della sua forza, quindi emaciato, giunge con una Samsonite a casa di un bell’abbronzato Maciste, e sfodera dalla famosa valigetta simil Mary Poppins delle troie col trolley. Sansone, deluso dal taglio di capelli alla Full Metal Jacket, fu castrato dai filistei ma non gli spaccarono le tempie, nonostante il temp(i)o crollato. Da allora, si vendicò come Jack lo “squacquerone”, adescando ogni topina per poi ridurla a formaggino.
Maciste: – Che cazzo vuoi, Sansone?
Sansone: – Un look alla Steve Reeves.
Maciste: – Non sono un barbiere, amo anche quelle barbute, mio sbarbatello.
Sansone: – Sono in missione divina. Devo punirti.
Maciste: – Allora, scendiamo nell’arena. Non aver fifa, tu che adesso solo sniffi da tossico e non annusi nessuna figa. Ora sei da lazzaretto, non da Dalila Di Lazzaro. Una che resuscitava anche i morti. “Alzati la gonna e camminava rinato”.
Sansone: – Accetto la sfida. Ti dimostrerò che non sono uno sfigato. Anche se m’ammazzerei, sono peloso, ho altre sei vite. Come i Gatti di Vicolo Miracoli prima che Franco Oppini si prodigasse al suicidio annunciato, sposando Parietti Alba. Una che ti svela, sveltona, la Notte di scopate sgambate e da “sgabello”. Con “quella”, Franco vide la Luce ma non più il Giorno. E fu sera e non fu mattina… Insomma, un Pippo Franco de Il Bagaglino.
Maciste: – Fai l’umorista? Sei un vignettista? Ti brucio come un pessimo fumetto. Avanti, usciamo.

Maciste e Sansone se le dan di “Santa” ragione. Crepano entrambi nonostante l’intervento delle ambulanze con le sirene… nel deserto dei tartari.

Che c’entrano i farmacisti? Sono la Croce Rossa d’insegna sonnambula.
Salvano il salvabile ma alle volte non bastano le aspirine.

Sì, Sabrina Ferilli era imperatrice a me l’“ammiratore” quando, adolescente, “esalai” nel “sognarla” poco ascetico eppur “gozzovigliante” da “poppante” immolato a suo seno imperioso e oggi decadente. Care principesse sul pisello, non ci sono cazzi che tengano più del mio. Il materasso lo sa. Infatti, è sempre bagnato dalla mia pipì.
Me la faccio nelle mutande? Sì, solo quando sono pigro nello sfilarle quel filino di vestito a mo’ di “filotto” da biliardo. Anche da bile, essendo tu un bidone. Aiuto, la badante mi fa da balia. E abbaia anche! Che bidet questa vita!
La dobbiamo smettere coi moralismi. Retrogradi, aggiornatevi ed aggradatevi d’abbuffate nello scivolare esaltati al mar “tempestato” di donne, nella cui levigatura dorata di gambe chilometriche, estasianti in avvilupparti la gola in permeato già madido di secchezza carezzevoli sulle labbra dolcificanti all’innalzato clamor “vacuo” del riempitivo a mo’ di perdigiorno, vi seccherete. Per altre secchiate alle secchione e un gavettone a una tettona. Non contenetevi, sboccati porgete lor boccali di bocche e doratene le già bionde con docce rinfrescanti d’arsura saliente al salato degli amplessi calienti.
Sprofondate, e vibrerete “fluttuanti” in orgasmi “lucidanti”. Sì, sono Lucignolo, miei “usignoli” ne siam assetati di voli “pindarici” in tal sguazzar “annuvolati da pensierosi” e quindi umorali in una serenità atmosferica della burrasca su un (a)temporale issarci estivi anche nell’Inverno dei ricordi maligni e poco perciò a strizzarci in femmine “levitanti” il nostro “leviatano”. Ah, anche anali osate, osannate l’osé, e non rinnegate il piacer’ del toccare con semplice ma efficace schizzare, ondanti e venenti in saponi detergenti, acque bollenti che prima intiepidiscono la miscela dei “rubinetti” e quindi a Lei, di getto, esplodono in dighe ché sei figa oceanica, immensità del Cosmo e comodo ti entra senza Condom ma Condor, uccello rapace, di tutte sbrananti sullo sbrinar l’impudicizia delle troppo assidue inibizioni, mia gabbianella.
Sì, Uomo, aziona il “panettiere” che sempre hai dileggiato, credendoti d’altra “cresta” e gettando le molliche al “rovo” per “perdenti” da rovi(nare).
No, so che anche tu, “intellettualotto”, dietro quel paio di occhiali, vorresti “appaiarti” col tuo palo nell’ingrandimento a contatto. E piover su di Lei, sudato, in rugiada gocciolante un dissanguato abbracciarla con tattili tattiche ed erettile nella na(u)tica.
Sì, tu che fingi di amare il Cinema “elevato”, sei solo come tutti… un bassotto per le cosce di Tania Cagnotto. Quand’Ella si tuffa, plani nell’immagine umida del suo costumino rizzante da santarellina, che salto dal trampolino, a ogni “abboccante” tuo volerle schiumar sui boccoli in coccole vertiginose, massaggianti di tanta Donna su cui anche il più “tosto” Ercole vorrebbe “colare”, patendo le vertigini del suo muscolo per quei quadricipiti. Le sue caviglie, sottili, delicate nello “scioglimento”, abissali perdizioni a immolarci per la muliebrità di questa delfina. Finissimi piedi da solleticarci in circumnavigazioni da squali.
Solo tu, non vuoi squagliarti. Sei un guaglione di piccolo taglierino, tira fuori la quaglia e arrostisci il pollo tuo di pelle amante della Donna natante. Ah, come rosoli! E innaffi di vino rosato!
Tania, io ti voglio con zoom e zampettare a circondar il tuo petto nell’impettita Cagnotto che, durante l’atto impuro, diverrà con me cagna, per poi allargare e allagarti.
E di cuccagne, a torso nudo, mia rana per il Principe dorsale, sarai stile d’una staffetta in te “staffilato” in albero maestro. A poppa al vento! Col timone di te che imbarchi e sei crociera di sc(r)osciate.
Affilati a me, affida le bollicine al bollore. Che effervescenza!
E vedrai come nuoterai da campionessa su mia faccia da pesce lesso.
Insomma, Tania, dammi il tuo cellulare a cristalli liquidi, e solidifica la “tastiera” del mio touch mai “incrinato” mahard appena il tuo pezzo… appare nello screen e io non posso che adorar la tua schiena da crema solare, ondulando come uno splash.
Sei perfetta, neanche un grammo di cellulite, quante stalattiti quando attillata “stiri” di carpi(a)to.

Che c’entra Kate Moss? C’entra tutto. Si fotografa anche Lei a bordo piscina, e il mio pisellino diventa accrescitivo. Fa buchi da tutte le parti, me ne affogo. E sbraccio con foga.

Johnny Depp lo sa. Quella sua oggi faccia da eunuco ha conosciuto un monte (stavolta siam passati alla rocciosa recitazione dopo il volto liquido da espressivo, che stella questo marinaio!) di dossi, dolls e giocatrici di volley fra undolly e una pecora.

E si fa pur dar del Tonto!

Non ci crede nessuno!

Winona Ryder può garantire il tuo indiano a cavallo davvero selvaggio.

Fidati, Johnny.
Oggi, sei una merda, sia come uomo e sia come attore.

Rivogliamo Dead Man!

Meglio Daryl Hannah. Doppia di Ah, prima h davanti poi didietro di urletto.

Eh eh.


 

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Splash – Una sirena a Manhattan (1984)
  2. The Lone Ranger (2013)
  3. Pirati dei Caraibi 4. Oltre i confini del mare (2011)

Eroticus Pennywise


21 Jun

Stefano Falotico ha pubblicato, tramite Kindle, “L’eroticus Pennywise”, James Gandolfini è morto, Johnny Depp è quasi cieco da un occhio e tuo fratello è un finocchio! Compratemi!

Giusto questione di ore, di lancette che corron, e sarà disponibile su vostre piattaforme un altro prodigioso joint stellare della mente del Falotico. Irresistibile e instancabile, stacanovista della fantasia, per illuminarvi da vite grigie! Vi terrò al corrente, salvo che il mio conto bancario dei vostri soldi sia lautamente pagato. Ah ah!

Il Falotico persevera con “accanimento incagnito” nel suo letterario percorso, fra un nuovo capolavoro in uscita a Settembre, bizzarrie sparse qua e là, con una nuova creazione “mefistofelica”, di savoirfaire.

Ah, per forza, publishing fai da te. Chi fa da sé fa per tre, tu invece ti fai e nessuna, del tuo “andazzo”, ti farà! Cia cia cia (io lo stacco di balletto) e la segretaria da me riceve sol che boccacce!

Meglio il can arruffato Chow Chow di questo Mondo annacquato! Quel cane sa come esser “griffato” senza seguir le mode, Egli è signor che non abbaia quasi mai, in quanto razza ammutolita dinanzi ai suoi simili, gli uomini.
Molti arrabbiati! Che sbraitate! Leggete e museruola ai musoni!

Finitela d’accanirvi appunto se la malasorte v’è contro. Al massimo, ordinate un porno per “rilassarvi”. Ah ah.
Son “maligno” di linguino, son volpone a voi col bastone. Ah, tanti son giovani d’aspetto ma già di testa vecchi come i farfalloni. Il papillon v’è gustativa pa(pi)lla, sgranate e non “bombardate”. Terroristi, avete subito un’involuzione. Da terragni a “mine vaganti”. Ah ah! La vita va gustata e non angustiatevi per le ingiustizie se prima del giusto guardarvi allo specchio non v’osservate da vicino. Anaffettivi, cinici e con la colite.
Dai, decollatevi se giudicate chi beve a collo. Non è da una bottiglia che si “canalizza” un genio.
Voi di scolo scolate, miei scolaretti ma rosicate. Ah ah, quanto tutto vi bevete.
Mangiate a sbafo e ridete sotto i baffi ma come potete pretendere di “tenderlo” se non v’è più freccia al vostro gengivale arco? Ah, che bava, soffiati il naso. Non starnutir se sei cornacchia, non adocchiar se poi fai l’allocca.
Oche, ecco allora un “orco”. Colui che deglutisce le vostre amarezze e, da questi esangui rimpianti, sbocca di via d’uscita. Ah, non chiamate la sicurezza, ho il culo assicurato.
Non oscuratevi per me, schiaritevi le ottiche… binarie dei vostri ragionamenti (con)torti.
Ah, in faccia a te la torta spiaccico e pasticcio di dolcezza. Con riverenze, vi porgo l’estrema unzion’ di condoglianza. Ah, che doglie! Ma quando mai partorirete opere così birbanti miei burattini roboanti?
Ah, abbottonatevi prima d’uscire, potreste terrorizzar anche i piedi(ni) nel terriccio.

Terremoto! Son motorino di cervellone, miei tromboni! Son lo schianto contro il luogo comun dello scontato.
E, per di più, alla mia età ancor gioco agli autoscontri e non pago il pedaggio a chi si diverte con sadici pestaggi.
Appestato sarai tu, ingurgitati il pesto e non darmi del lebbroso. Io non sono peste, pestifero sì agli stronzi!
Luciferino e mai fortilizio come il vostro vuoto escrementizio!

Ah ah, il Pennywise è qua. Non abbaiargli, cagnaccio. Egli non puoi calunniare. Non abita nel tuo canile ma di parole t’è canino. Come sei carino! Ah ah.

Teppista, prima di sparare, controlla la pistola della tua invidiosa impotenza.
Turista, prima di fotografare una scosciata che, a novanta, prega in ginocchio sua “Santità”, attento alla saliva del mio “zoom” alla tua “messa a fuoco”. Ah ah! Son San Pietro, ho io le chiavi del Paradiso, miei effeminati!
Maschilista, non fare il femminista per ingropparti delle facili femmine, accondiscendenti per ingenuità al “plagiarle” in zona “erogena” tua “ascendente”. Prima, curati dall’ascesso se vuoi che non ti sbatta a lavar i cessi.
Giornalista del nostro “Stivale”, non copiare dai taccuini altrui per spacciarti da intellettuale che cammina impettito. Solo Monica Bellucci, può permettersi di accoppiarsi con me, di “stilar” i tacchi e impettirsi quando le entro di “inchiostro”. Ah ah, anatroccoli, come siete fessacchiotti!

Sì, tutti al cinema a identificarvi nell’uomo d’acciaio. E poi giù a buttar recensioni “brillanti” per la corsa all’oro del “superuomo”. Di mio, uso il mantello solo da Dracula, colui che succhia con la “S” di saliva.
E sale… vola sempre più su anche quando io sto giù e Lei mi porta fra le nuvole. Ah, lo innalzo. Immolazione! Aviazioni! Che azione centrifuga e che fighe centrate! Mica de centrini, ne ho di centimetri!
Ah ah, quali fumetti, miei affumicati di retorica da strapazzo. Strapazzatele… le uova son tonde come voi tonti.
Ah ah, e io vi giro in tondo, sgraffignando vostra moglie di rotondità.
Son “Pio” di pulcino da Padre di Giovanni Rotondo? No, non son San Giovanni Paolo Secondo ma avanzi un altro an(n)o. Ah ah! Miao, miagola! Ah ah! Bau bau, non aver paura ché soltanto, in solitaria, sono colui che bussa non solo due volte. Ah, che giravolta!
Il mio pelo non mette la testa a posto, si (radd)rizza a raggi vulva, e sapete perché? La testa deve stare “in mezzo”, in profondità… ah  ah! Concavo e nella cavità. Ah ah!
Lì se la gode e sempre più golosa è voglia che, arrossita, usufruisce del parassita…
Ah ah! No, non sono un montato, Lei però è montata. Ah ah! Pensa alla maionese, a farla… impazzire ci pensa quel che “mattarello” è gustosamente matterellone in quel bucone.
Non spiar dal buco della serratura. Le serre van innaffiate! Mentre io, in sella, arraffo di arruffata e spruzzo poi quand’è calda come la “botanica” serra d’effetto “ozono”. Ah ah!

Con le donne, adotto la zona mista, un po’ “didietro” con loro sulla “difensiva” e poi io d’altro contropiede (s)piazzante. Ah ah!

Sì, che te lo dico a fare, “grufolava” Pacino in Donnie Brasco al cagnolino Depp Johnny. Uno dell’FBI con la fedina nuzial’ “intonsa” eppur da penal’ per aver tradito l’amicale.

Non ammiccare. La tua amica è miciona. Ah ah!

Un “animale” quel Johnny. Mah, Johnny avrebbe bisogno di una cura da “Bracco”, Lorraine de I Soprano.

Povero Gandolfini, grande caratterista morto di heart attack. Azzo! Gli son saltate le coronarie! Bene, a me saltano accorate. Accollati i mortacci tua. Donna, scollati i collant.
Il collare te lo do io! Io incalzo, io son liscio lisciatina.

Ah ah!

Son scherzi che si fan al Cuor?

Ah, Dio abbia in gloria James, un attoron’ coi fiocchi, appunto.

Di poche ore fa, la rivelazione shock… (anafilattica o assonanza della filantropica…?) di Johnny Depp.

Dichiara che è quasi cieco oramai da un occhiolino. Dall’infanzia, la sua vista s’è appannata.
E oggi sta peggiorando da scent of a woman.

Questa non l’ho capita? Devo “inquadrarla”. Ma come? Non eran gli occhi la figata del Depp?
Anche lui è uno sfigato preso per sguardo “penetrante” ma si scopre ch’è solo strabico? Non è che farà la fine de Il Pinguino di Batman? Sì, Tim Burton doveva scegliere Depp.
Compare in ogni suo film, tranne nella parte che gli sarebbe venuta deforme senza uniformarsi alle deformità del suo strabuzzare recente.
Ah, cose da orbi. In effetti, l’andatura sbilenca ne I Pirati… era un’immedesimazione “piratata” da Keith Richards o Actor’s Studio della sua cataratta fra le cascate…? Ah ah!

Naviga la barchetta, tu non lanciare aeroplanini. Son di carta, non avrai mai un castello gotico. La regina vuole il dark, non il fricchettone.
Dunque, meglio il Falotico. Egli esorcizza la morte alla Takeshi Kitano, vi fotte senza “darlo a vedere”, e ai Depp preferisce un altro libretto. Ai finti malinconici, il suo Hana-Bi perché tu sei ancor fermo all’ABC.
E quindi che cazz’ stai a di’? Vedi che con me non attacca ma Lei “strucco?”.

Accattare! Accattoni!

Folle e visionaria raccolta di pensieri “loschi” in notti fosche e maculate d’annusar in glabri diamanti d’essenza fantasmatica…

Sì, attingendo a uno dei personaggi meglio inventati da quel geniaccio, quasi quanto me, di Stephen King, vero spauracchio da decenni delle certezze borghesi, anzi pittandomi in sua anima sbruffona e coagulata in rughe attenuate e telluriche, di rugiada in occhi neri corroboranti, qui il Maestro vostro è incolume e ancor immunità in suo decadentista monumento, elargendo a vossignoria, spesso distratta da troppe ratte, un’altra perla di raro e pregiatissimo valore, cioè appunto “L’eroticus Pennywise”, prima puntata d’una serie (forse… se il Tempo e la concentrazione non carenti m’accarezzeran d’altra certosin pazienza, scrupoloso puntiglio e ferma destrezza…) dedicata a tutto ciò che avreste sempre voluto dire sul sesso ma neanche affidandovi a Woody Allen ne ricavaste giovamento. Per carità, ligi voi al dovere, siete sol che menzognere megere! Ah ah!

Qui, il Falotico, in tal assaggio privo di smancerie, miei che m’odiate in quanto nemesi su sputi d’idiosincrasia, qui io asserisco che mi son superato. Sì, già sorpassai ogni confine dell’immaginazione quand’appena adolescente, in primissima pubertà fioccata, deturpai l’amor vano a favor della fantasia innamorata.

Mai fioco ma focoso! Col fiocchettino del “bambino”. Ah ah! E ficcante adulterino! Ah ah.
Che datteri quelle cosce, nettare di suggere sin al midollo spinale dell’esistenza e delle mai mie sfinite “resistenze”.

Attimo fuggente? No, intimo detergente!

Ah ah!

Romantico per vocazione, di “cattiva” condotta mai i voti prenderò ma il volo presi nello scoccar d’Icaro e giammai arso. Imbocco te e in bocca a Lei lo conduco… Ah ah! Mi sei cara?
Ah, no? Ecco la cintura di castità a 24 car(i)at(id)i. Ah ah!

Imparate, apprendisti e non più a depistarmi, ardite al duellar con chi v’è alto anche quando eleva il “basso” umorismo nel mescolarlo ateo d’alveare nobile e gagliardo.

Vegliardi, sveglia!

Falotico, un Uomo d’allevar in tal valle di villici. Come dice Lui, non abita in ricche ville ma, anche nell’agnosticismo di notti ignote, strambe e sfiancanti, roboante n’è manto infuocato dell’anima nel suo arricchimento. Spu-dorato! Ah ah!

Risorse inimmaginabili egli scova dal cilindro, poliedrico d’estrosità e impagabile eccentrico in questo Mondo dai parametri concentrici. Egli non è mai greve m’acutezza anche quando appare negli spiragli delle tapparelle.
Scopa come un coniglio e non ne caverai un ragno dai buchi… Ah ah! Egli puoi scovarlo solo se la tua di me si scotterà. Quell’attrazione fatale mi sarà allor letale, e ci saran altre gatte da pelare! Ah ah!

Sì, Egli annusa con Nutella chi d’amplessi non è poi così appetitoso ma merda, per spronarlo alla fame innanzitutto del non sol “lì” di pensieri lordi gravitare.

Craterico, un eruttivo fra voi ch’eruttate e, di borbotti tediosi, v’attanagliate di lesivo imbavagliarvi a vicenda, per ambir a cene da vincenti, invero insipide.

Ah, il Falotico sorseggia sangue ed è divinità in tal baccan’. Dio oggi bacco e domani bacchettone, però contro i moralisti in quanto non è un “topo” da vender all’asta alle donne da canaste per il “tipo” tosto di “girarrosti”.

Egli sa quando il rossetto… cola…  e se n’imporpora su labbra smaltate di “fresco”, sventola sol le tovaglie e sulla sua testa ci son molte taglie. Non è da sezionar al taglio delle chirurgie plastiche anche se esteta fra gli edonisti.
Estetista, sei troppo rifatta. Fammi far da la tua “paziente”. Io uso il bisturi a mo’ di turbo. Duro! Pungente, in fondo sei un delinquente se non mi permetti d’ometter quel che si apre al riempimento! Ah ah!
Io tappo e stappo, al tappeto!

Egli dall’horror trae spunto, “estraggo” per spuntarla…, dunque leccarla tutta. Ah, che leccornia di (l)acca. Come scoccan le albicocche della sciocca cagnolina ché non avrà da me coccole se prima non si acconcia. La finisca di scaccolarsi se vorrà che io dentro m’accovacci.

Perché son buongustaio dei piaceri raffinati e dal pelino fine su prose talora poco “posate”.

Eccesso fra una società d’incassatori e appunto incazzati, provocatore a ripetizione fra tu che evacui un peto e guardi sol le “misure”… d’una tenerona, Falotico t’è onda frigorifera se il ghiaccio non sarà al dente di purezze tue bollenti.

Il sesso va scaldato, il condizionatore non raffredda l’Estate, il “gelato” è al limone “al bacio”.

Pezzi di stracciatella, io vi stracciai solo col mio neurone da cono, cornuti!

E, quando comprerò una gelateria intera, ancor integro sarò yogurt cremoso su amarene succose, fragoline permalose ma da permeare, e v’incazzerete verdi di rabbia sol come il pistacchio.
Sì, voi tentaste d’addolcirmi ma steccaste a erigere steccati. Io vi do i punti e sempre più c’è distacco in tutte le vostre appiccicate. Ah ah! Ma chi volete impiccare?! Chi vuoi picconare?! Son io che le prendo a martellate di marmellata. Ah ah! Tu “la” agogni, sgomiti (eh sì, il gomito del tennista) ma io sgommo mentre tu guardi 21 Grams. Ricorda, WatsonNaomi Watts ama l’erezione a mille volt. Da te non ne vuole. Ama King Kong, non le scimmie. Quindi, Stephen King, che non è elementare per niente. Non c’è nulla da fare.
Come ve lo faccio io, lo sa tua sorella! Ah ah!
Naomi sfoglia la banana e, tra le frasche, urla con Tarzan. Sì, poi daremo in pasto il suo tanga agli Orango Tango del Togo. Agli africani, preferisco il ripieno di cioccolato al latte. Sono un cocco al Bounty.

Hulk è qui in carne e muscolo di bicipiti in tante discinte, tu sei uno che s-fotto. Saresti Ercole? Ma vai a darlo via, va’ va’! Il cul’

Ricordatelo: leccar a lungo andar non val’ se valoroso non ce l’hai anche grosso.

Cosa? Mi riferivo al cervo, miei cervellini che ragionate con l’“uccello”.

Ah ah, il Pennywise è qua, ve l’ha fatta.

E ora voglio la peperonata più pernacchia su smorfia da Pinocchio.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Scent of a Woman – Profumo di donna (1992)
    Glielo faccio vedere io cosa significa esagerare!
  2. L’uomo d’acciaio (2013)
    Non eravate pronti a capirmi subito.Vi dovevo prima spaccare miei generali. Le regole fasciste le date alle vostre bimbette.
  3. Rocky V (1990)
    – Toccami e ti denuncio.– Vammi a denunciare.– Rocky. Gliel’hai data una bella lezione, eh?No, padre. Questo è solo l’antipasto, anzi, “scontiamogli” pure il primo. Il secondo, più dolce con caffè amaro e senza frutta, glielo daranno i secondini… vede, padre, un conto appunto è se dà del fallito a me tale bamboccio ritardato. Che dopo aver sfruttato, appunto, ha iniziato a deridere… un altro paio di conti in sospeso… è se offende persone di sessant’anni.  Peraltro, appoggiato nell’orrenda malefatta, un’atrocità per usar un “eufemismo”, dal padre. Uno che, alla sua età, avrebbe dovuto capire cos’è la vita. “Lui” la celebra e la “recita”… ah ah!
  4. Gran Torino (2008)
    – Che vuoi fare, Walt?- … Ci siamo padre, a costo di morire.

It di Stephen King contro Alex Britti, un ritardato!


18 Jun

Questo IT al Cinema, dal capolavoro assoluto dello Stephen King migliore… cazzo, lo vedremo mai?
Ah no, allora beccati il mio Joker nel culo, mio Superman!

La Warner Bros, genitrice del sopravvalutato Nolan, dunque un omicidio inception, annunciò in tempi “reconditi” la prima “integrale” version del capodopera di King, It, appunto ma, fra il dire e il fare, c’è di mezzo la “marea” di soldi del budget “alzandosi” e, come al solito, più che un pagliaccio assassino, rimarremo con le mani in mano e un Tim Curry pazzesco in un film “satellitare” per bimbetti spaventevoli. Meglio d’Interstellar, già cagatona spaziale!

Sì, il Pennywise tremar fa, ma il film annunciato s’arena sempre nel “pan bagnato”, non approda mai nonostante sia stato messo in porto, in cantiere si fan i nomi delle “maestranze”, il regista s’ingegna da “ingegnere” per far collimare il “piano regolatore”, eppur la barca crolla, mancan le fondamenta dell’investimento solido e ognun s’accasa col Cinema domestico per famiglie tremende, nella canterina frivolezza ché val più un pelo di figa per “roderla” contenti piuttosto che un clown “cattivo” più figo dei “buo(n)i”

I produttori han terrore a cacciar quattrini per un film horror, or che la gente s’accontenta di commedie alle “bone”, la bonaccia “sventola” bandiera bianca, oggigiorn’ il grand guignol è il ghigno di Paolini Gabriele, ricoverato d’urgenza per “insonnia” da pene-slittamento dopo la sua innata e sabbatica Tommasi Sara del  giro-dolce-vita “appaiato” nell’innevare il tubo catodico e “YouPorn” della“conversione” a profilattico sul moralismo d’acidità (ga)lattiche. Dopo Claudia Koll, Papa Francesco. Ci manca solo John Travolta nei panni di Marilyn Manson e la puttanata del Mondo è al completo. Sì, che svestiario!

Sì, quel film in due parti valeva per Tim Curry. Mai più gridai così “sverginato” quando Tim appare da dietro le lenzuola dei “panni sporchi”, intonsi nella cittadina di coscienza lorda.

Spauracchio e Babau, nightmare che rispunta dopo anni in cui i puttanieri pensaron d’averla spuntata sul “mostro”.

Non basta sputtanarlo se non ammazzato è più vivo dei già “morti”, miei borghesi annacquati.

Eh sì, la metafora in medias res del libro è lapalissiana:

ecco che a volte ritornano, la “minaccia” induce al suicidio nella “pulizia” delle “vasche”, il sangue cola e uno si taglia i polsi perché sa che decollato sarà…

Stando a IMDb, Cary Fukunaga forse lo girerà ma intanto gli giran perché il processo (vedi che Kafka è metamorfosi degli abomini accusatori del tranquill’ quieto vivere?) lavorativo richiede una sceneggiatura “tagliata con l’accetta”.

Un romanzo fiume non si può “amputare” ma, se non “censuri”, la durata diventa lunga quanto “due palle”.

La gente vuole una storia “secca”, un film “duro”, senza cazzi per la testa e prolissi “tiramenti”.

Il regista va fuori dalle orbite dunque, in panne scoppia,  la gente “normale” spipacchia ed esige “rilassarsi d’adrenalina” nel drive (H)offman su aut(istic)o spettator’ senza cervello dei recettori.
Il vibratore è nel cruscotto in caso di non “evenienza”.

Prima un po’ di splatter non troppo disturbante, quindi la spruzzante scopata “piccante”. Eh sì, guardano i film con l’hot… dog, chili… obesi con carne di bacon acquistato a sconto, fra gli autoscont(r)ini da paninari su abbigliamento “Americanino”.

Sì, USA e getta, osé a gettoni. Culetti e un altro etto di sanguinaccio per poi il puritanesimo previo “ano” e bellicoso “terrorismo” psicologico. Bush era peggio di Obama?
So solo che George Clooney è “impegnato” di Idi quanto Snowdon Lisa fu “impregnata” di lor partnership nel party del Martini. Affiliati, il ranking salì e anche la “posizione” sempre più “alta” di George in quel seno svettante.

Rettili, George è rettale, “seminale”.

“Gradimento”, gli ascolti son al massimo. Jennifer Lopez “canta” musica sgolata su occhio di chi vorrebbe incularla di “lento” ballo latino, ma ha le pareti insonorizzate perché il toy boy spacca… le tempie nella sua “batteria” di colpi “bassi” con troppa distortion, causa erezione anomala da “patito”… delle frizioni, da “pompante” a far chiasso nell’insaccar anche le scrotali sacche nella scrofa che “tampona” le casse fra un cazzo qui e un altro più di “volume” incazzato.

Questo è il Mondo di oggi.

Sono io il Pennywise.

Anche se stilo l’attore che farebbe al “nostro”: Robert De Niro.

Sì, questo Bob settantenne col neo allucinante, truccato a dovere per infonder più inquietudine al suo viso sciupato, logorato, di mille personaggi trasformato, invecchiato, col “pappagallo” di chi lo “doppia” nell’etere di cateteri per adattarlo al gusto demente dell’odierno sol urlar al prossimo “Ma chi ti caga?!”, in tal pisciatoio di “spogliatoi”.

Questo è il Male!

Questo è IT che mette i brividi!
Mica l’Italietta e Britti Alex. Ma dove cazzo vuole portarla a ballare con quella ochetta di macchinuccia?

Va ammaccato!

Io tiro fuori il furious di Vin Diesel e “gliela” stiracchio. Sgonfio anche le gomme di quelle che masticano e le mastico di “gonfiore” grosso col boom!

E sapete? Dinanzi al mio muscolo, gli entra ancor prima di carburare.

Sì, io la prendo e Alex diventa come quell’altro scemo d’eunuco del Del Piero, un calciatore di balistica ma di voce moscia. Lui e la Chiabotto, da me solo botte. Puttanoni! Pennette e Flavia Pennetta!

Li trasferiranno al reparto “Plin plin”, ubicato nella pineta con gli abeti fra altri ebeti con le pinne.

E, su quest’acciuffarvele, mi aggiusto il ciuffo e te la combino per le feste.

Salutami tua madre. La scopai Domenica Notte.

Il marito guardava la Nazionale e io suonai la “trombetta” in “curva”. Nel “centrocampo” di pressing.

Come? Sono fuorigioco?

E allora prendiamo l’arbitro e, di mia “mazza da baseball”, voglio lo sc(r)oscio.
It-aliani, beccatevi la canzonetta!

E ricordate: Briatore lo trombo di pistone.

It. Attica!  Sono Attila, il flagello!

 

Tifate per “Il lato positivo” di Robert De Niro


18 Feb

Anche perché m’ha rubato la parte dalla nascita di tutte le mie smorfie: guardare questo video per credere

A volte, la vita è un Rupert Pupkin, la cui corretta dizione-pronuncia è “Papkin”, come in versione originale di madrelingua e non letto com’è scritto, da solita ignoranza dei nostri doppiatori.
Per fortuna, al posto di De Sando, c’era il Ferruccio Amendola meno roco e più sfumato, ne avrebbe risentito il nostro modo di captare la performance del Bob. Un’interpretazione “buffona” da colpaccio quanto “studiato” tanto ai detrattori a renderli ratti.

Ora, sapete che De Niro è candidato per il nostro tanto beniamino amato David O.Russell.

Ma devo dirvi la verità.

Sono nato nel ’79, Lui nel ’43.

Ma non riesco a spiegarmi come sia possibile che sia più De Niro a migliorarlo.

Ecco, un’inversione del percorso di “maturità”. Lui ha “delfinato” negli eccessi mimici quasi ridicoli e caricati, io iniziai a emularlo e or son carico di Max Cady.

L’adesione al ruolo è impressionante, sono diventato il suo personaggio senza “copione”.

Cazzo, com’è possibile? E dire che non ho mai copiato neppure alle scuole elementari.

Quindi, denuncerò De Niro per esser diventato famoso quando sono io, invece, il suo Maestro.

Ah, ridete? Ridete.

Scusate, la somiglianza si macchia di “giallo”.

Qui, l’espressività tocca vette che neanche Travis Bickle (pronunciato proprio così come si scrive, e non “Baicol”) ha mai potuto immaginare nel suo febbrile esistenzialismo “camoscio”.
Sparatevelo:

 

Dopo di che, l’avete visto?, avvistatemi. Sono l’Uomo che non ti aspetteresti. Di portamento fine e glabro su scarpe “scosciate” in tempi “grana grossa”, magro quando non mangio, causa apatia del far la spesa, appendo quando qualcuna vuole che penda dai suoi labbroni, “lebbroso” per chi non è gioioso, ameno e anche ammenicolo, suppellettile, e arredo il teatro di mio fantasma del palcoscenico.
Metodo “infallibile” per tastare, “dal vivo”, le attrici senza occhi guardoni di spettatori a mirar sol le loro gambe. Io miro più in basso, quindi in “alto”.

Incommensurabile, mi do arie da commendatore e, se v’ostinerete a rubarmi i bottoni, avrete solo un’ammenda.
Quindi, non me la menate. Di mio, me lo meno. E diviene “manesco”.

Le donne mi paralizzano per (in)castrarmi, tento tutto tutto per tenderlo ma mi stendono:

– Amore, devi ammettere che, al di là del naso mio “allungabile”, emano un fascino morituro.
– Devo?
– Eh sì, mi sarai devota. Sono un poeta. Conosco a memoria il vocabolario “Devoto-Oli” e non mi voterò alle “cinture”. Anzi, dimmi subito come ti paio e piaccio senza pantaloni. “Olé!”. La tua gonna farà la ola e poi, senz’orli, la orlerà.Alè oh oh! Diamoci di colla.
– Ma ti spacco le palle, idiota!
– Come, come prego? Viziami, dai su. “Lingueggia” d’inguinale. Non far la criminalotta. Voglio solo “riempirti”.
– Non fare il pupo.
– Sono Pupkin. E ora me “la” pappo tutta.
– Come ti permetti?
– Mi permetto questo e “altro”, senza neanche chiedere permesso. Tu mica vai a messa? Insomma, vuoi la minchia o no?
– Che cazzo dici?
– Quello che sta in mezzo, se non ti va bene, ne ho una scorta… di profilattici al cas(c)o nostro.
– Porco!
– Puttana!

Finì in rissa ma, comunque, due giorni dopo, ce l’avevo rosso. Sì, “infornai” ma scoprii che era una regina di cuori, detta più volgarmente “zoccola”.

Più che Diahnne Abbott, fu una botta, come mia madre che beve dalla botte, mentre le vostre son bottan’.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

Ballare,
controcazzi,
succhia tua sorella,
la chitarra spinge ma io ti respingo.

Ama!

  1. Re per una notte (1983)
  2. Malavita (2013)
  3. Showtime (2001)

Perché amo Stephen King?


02 Jan

A-adoro e non “addormo” ma(i) domo il mio orso Cujo (bi)polare in canottiera apolide in questi monopoli di polli: video ch’esplica la mia voce che fu muta e ora è mutevole

Che sia un felice anno non bisestile ma gioioso di seni elevati alla s(i)esta!

Quando l’alba, serena, già accudisce il mio Spirito guerriero d’un (im)personale solitario retrovia che giammai è ritrosia ma non atrofizzarmi nei trofei da troie, “eremitando” vado in me sgomitando, raggomitolato nel rannicchiar ischeletrito d’ansia cosmica che irride le buffe comicità irresistibili d’una società malsana, alle sue origini già (s)radicata nelle ebetudini “cortesie” del baciamano ruffiano per poi “calzarlo” in calze a rete, invero son degli irretiti ranto di “lauree” arredate quanto di (s)comode modalità al loro autoinganno sempre più incanalato nei canali di scolo ove, tra navigazioni di furbizia fangosa e laidona, porgeran le gaunciotte a un guanciale in cui guair con una sguaiata che fingerà d’esser una guaritrice dei loro stati alterati e bradi da branco tribale dei trambusti irosi del “tirarselo” poi quando (con)verrà il vento a bandiera di esibizioni onanistiche del più masturbatorio orgoglio che tanto profuma (?) di dignitoso “valore”, a mio avviso indecoroso e da “colorar” solo d’un savio sberleffo e tante appunto beffe di “buffetti” sui miei baffi affabulanti e d’arzigogolo peloso, ispido e nella loro sgradevolezza da violar su mio abito viola “impresentabile” ma a me appetibilissimo con risata fuorviante a tal furfanti.
Quanti farabutti, io ne son il buttafuori. Provarono a “svezzarmi” affinché mi “sfogassi” ma l’infiocchettai senza fiochezze, però con un bel fuoco.

Quanti ne abbiamo visti, noi figli della generazione metallica nell’arrugginirci di carne ossuta mai ossidata e sudata, spellata da raschiar senza dopobarba “glabro” di freschezza. Noi affrescammo il Mondo, murando vivi coloro che ci scolorirono. Fummo intimati ad affumicarci nell’arrostir il nostro fegato dietro i loro (in)dotti rimpianti, invece perseveriamo d’imperterrito inferocirci senza più questo circuir vanità nostra dal circo orrorifico sempre “trapezista” di fighe “calorifere”.

Io son il pestifero e legifererò a mio reddito senza il pro capite di questi capitalisti!
Voglio le loro teste. Prima testarne di tastazione le “castrazioni” con cui s’illusero che non c’allupassimo e quindi, di lupara, “palparli” quando parleranno, aprendo le loro bocche per “imboccare” di “palle”, “gustative”, fedifraghe compagn(i)e nelle campagne ove non è reato toccar “con mano” quelle a cui “ammainarlo”.

Io sono il marinaio, quando recito uso la mia modulazione di frequenza e non frequento chi potrebbe distorcere, d’interferenze psichiche, la dinamica di cui vi vengo-esplodendo con dinamite a inimicarmi il vostro ammiccar d’amichette.

Basta coi giochetti. Chi volle che io non volassi, adesso pagherà e, se non patirà, allora raggiungeremo un patto. S’aprirà la patta, sarà tagliato, mentre raglierà l’ugola del suo pasciuto godere, e poi nel seder lo “intaglierò”, fra un elastico suo dolorin e poi ancora di “taglierino”.
Fin a quando, in preda all’apice del “pisello” sul punto “svenevole” di collasso nel già prossimo, eternamente appisolato, per evitar altro dolore “insostenibilissimo”, afferrerà… una pistola con tanto d’ultima “botta”. Gratificante da graticola nel poi buttarlo alle ortiche. Lì, “smozzato”, “salamandresco” avrà gli ultimi sussulti “virili” del serpentin da me, appunto, di pene “appianato” nel torto ora (e)storto.

Da piccolo amavo il Cinema dei gladiatori, fui silence of the lambs ma ho scoperto che, anziché Vergine, nel calendario celtico, sono Toro vichingo. Dunque, non conchiglia da depresso ma “guglia” dei miei alla francese.

Sì, di lingua io languidamente annacquo chi criminale nacque, benedicendolo nel “darmelo” per poi gettarlo, e incuneandomi in ciò che vorrò.

Poiché l’erba voglio esiste solo nel giardino del Re.
E io sono tutti quelli di Roma. A volte, in questo florilegio di vostri luoghi comuni, credo che il mio praterello abbia sette vite.

Oggi gatto, domani t’abbaio.
Lascia stare il mio cantuccio altrimenti ti metto a cuccia.

Buona caccia.

Comunque, ieri sera ho assistito all’ennesima versione della “celeberrima”, cultissima “Maracaibo” del Calà Jerry.

L’unica volta che valse qualcosa è quando voleva scoparsi Sabrina Salerno, ma finì in mutande.
Adesso non ha più i capelli e neanche la faccia.

L’8 Gennaio presenterò a Roma “Noir Nightmare”.
Dopo doverose parole di rito, mi “ritirerò” così.
In tiro…

– Bravo, complimenti Falotico. Ci racconta adesso la sua storia?
– Sì, impazzii e ora ho fatto impazzire gli psicologi. Il mio primo analista fu ficcato nell’ano così. Lui mi chiese se andavo in chiesa e io risposi che confessai sua moglie.
– Davvero?
– Non lo so, ma lui sì.
Ecco, ne ho passate tante. Belle, soprattutto racchie. Ma ancor non gracchio, vuole grattarmelo, rimanendo in tema di “formaggi” e topi?
– Come? Come prego?
– Non amo le preghiere. Si piegherebbe?
– Si spieghi meglio.
– Ecco, ho pubblicato ed è una buona lettura. Ma, di lettiga, essendo Lei una bona“romana”, aromatizzerebbe il mio pelo pubico?
– Lei non pubblicherà più nulla.
– Si vedrà.
– Cosa?
– Quel che Lei vuol vedere. Si spogli. Qui, davanti al pubblico!

Applauso!

Guardate questo Faloticon’ nel San Silvestrone!

Silenzio! Parla il Comandante!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Misery non deve morire (1990)
  2. L’ultima eclissi (1995)
  3. La zona morta (1983)
  4. Shining (1980)
  5. Stand by Me – Ricordo di un’estate (1986)
  6. Cuori in Atlantide (2001)
  7. Cujo (1983)
    Bau bau, son il Babau!

“Istruzione” correzionale delle azioni centrifughe


16 Nov

Ogni peccato(re) si smacchierà nello smacco

Qui, ad Alcatraz, vegetano tutti unti in un torpore ferino, abbindolati da un Sistema ipocrita che schiaccia di poltiglie e pontifica dietro i biechi abiti verecondi delle “parsimonie” da reverendi. Predicatori proprio, “appropriati” della spicciola oratoria, del loro grasso che cola “smanioso” e smagliato a smaltare le coscienze, per rabbrividirle nel gelo stantio delle statiche “imbalsamazioni”.
Ostaggi ammanettati a sventrare l’anima dei neuronali “sbagli”, ah, sbadigliano e poi “badano al sodo”, irrigidendoti in tenute ad attenuar le “grinze” dei tuoi occhi che, da grintosi, furon graffiati in queste carceri ammorbate solo alla “morbidezza” del “vellutar” il suono melodico contro il nostro (s)pifferar, “silenziato” e attanagliato nel caudino, ricattatorio “attenercene”, catene “terrene”, disumane, ove sprofonderemo negli abiti abissali di precipizi “oziosi” solo del perverso inumidirci per sfuggire, ancora recidivi e tenacissimi, dal loro “vivente” inamidarsi di cauto “abitare” nel cammino già chino, di quando quell’infanzia vostra, mostruosa e già gretta, si grattò le palle e si sgretolò su carnali ambizioni a palpar per de-perire chi non sparerà con le loro armi. Coi loro “amori”, con quel sudore venereo, “veniale” che dovremmo perdonare altrimenti, di “demenza”, ci rabboniranno con dei “dolcetti” spremuti dentro le loro “confetture”, barattolini di plastica stagna, a piluccare la superficie “asciutta” e “gustosa” dell’arido esservi invero ruvidi.
Mon ce n’asserviremo. Avidi del nostro sangue, vibreremo per vivere come il grande Profeta, Ave all’immane, immuni alla vostra morte. Alle vostre mummie.

Noi non c’arrendiamo, combattiamo sotterranemente, sì di grandi menti, di “grandine” biblica, questa faccia rovesciata della medaglia ai valori, con furia d’ossa disotterrate, rinati nell’amianto, da vostri piantini dei vostri “padri”, non patiamo più, ribellandoci noi ci scheggiamo per incarnarci nelle schegge del livido arrembante, divelliamo la pelle più obbrobriosa di quest’orrore spacciato per pacati calmanti inquietanti.

E perfezioniamo l’omicidio perpetrato d’altrettanta sottigliezza a segnar eternamente le nostre stuprate tenerezze.
Ora, sull’attenti, il Cavaliere soverchierà il “comandante”, e dominerà dall’alto, tranciando di stesso Taglione, ucciderà senza neppure toccarvi con un guanto, d’acuto, impetuoso, roboante stratagemma, ché anneriste le gemme di chi perlacei e speranzosi fummo, le affumicaste a salvaguardare il vostro fumo spar(pagli)ato nell’antro bestiale del vostro abominevole sguardo.

Ora, i sorvegliati speciali han ribaltato l’assurdità di regole vetuste che c’offuscarono d’angusti bui, qui nelle gattabuie.

Attenti gatti, siamo dei lupi.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Fuga da Alcatraz (1979)
  2. Sorvegliato speciale (1989)
  3. Le ali della libertà (1994)

“Shining” – Recensione


21 Oct

Shining

La casa del fantasma fra le nevi d’un albergo maledetto



Grey luccicchii o Mr. Grady, “compassato cameriere” nella “vacanza” dai soliti incubi degli spettri di Jack Torrance, enigma “torreggiante” nell’orrorifica memoria “assopita” d’una labirintica mostruosità gelidamente “sepolta viva”.

Quale aberrazione si nasconde nella room 237? Red ascia del lupo affamato, macchiata di sangue “rabbonito” nell’identità celata d’un signore fin troppo ligio al dovere?

L’Incipit si (s)taglia delle sequenze “finali” del Blade Runner davvero “director’s cut”, “evirate” dai limiti imposti dalla produzione, qui inanellate negli stupefacenti, “lacustri”, ghiacciati panorami “floridi” d’un nightmare già “flemmaticamente” scandito di brivido denso, endemico, “corrucciato” nelle vertigini d’altopiani a planarvi foschi(a) nel bosco sperduto. Ove, come nitido bagliore d’“arredati” misteri, s’“inarca” l’Overlook Hotel, “nevralgia” d’ogni pericoloso esaurimento ne(r)voso, solido e granitico in mezzo alla grandine, alle piogge invernali, alla “valanga” terrificante d’una perversa mente lì lì a “squagliarsi”, a sgelare appunto l’orco ch’era scomparso.
Attività paranormali come scossa tellurica a svelar la visione, ad allucinarla d’occhi spaventati, tremolanti e rabbrividiti da lugubri riemersioni d’un assassinio che mangiò l’innocenza, divorandola nella “beatitudine” (ri)composta di Jack, del chi è Jack?
Un triste figuro da mattino con l’oro in bocca?

Jack Torrance, “inebriato” nel sobrio Jack Nicholson più “arricciato” di “controllo” mimico, scrittore fallito in cerca di “serenità” e di un lavoro tranquillo che possa “illuminarlo” dai “blocchi” dell’ispirazione smarrita.
Sostiene, di beffarda “irrisione” forse già rivelatrice, il classico, “incravattato” colloquio per l’“assunzione”. Per “assolversi?”.

Forse già la soluzione degli arcani? O dissolvenze, kubrickiane “maschere” eyes wide shut d’uno Stephen King “traslato” e qui livido di traslucida detection-“detentiva-intuitiva?”.

Jack vorrebbe farsi assumere come “guardiano” di un albergo, proprio l’Overlook.
Il direttore lo prende subito “in simpatia”, con tanto di firma (faustiana-nefasta?) al cont(r)atto.
Sì, prima d’apporre la “calce”, Jack è stato avvertito dalla “vocina” del direttore.

Il lavoro è “semplicissimo”. La “manutenzione” appunto di un albergo nei mesi di chiusura, cinque “tondi tondi”. Ma…, in questi cinque mesi, il clima “lassù” è rigidissimo e costringe all’isolamento perché tutte le strade (i collegamenti col Mondo esterno) sono “intasate” a causa, o per cagione (cacciatrice?), della “sventura termica”.
Anni fa, un altro signore con una situazione “identica”, accettò l’incarico, un “tale” Delbert Grady, che si trasferì nell’aspro eremitaggio con moglie e due figlie gemelle.
Ma, per colpa della solitudine, impazzì e massacrò la sua famiglia.

Jack, dapprima un po’ “impaurito” dal macabro “racconto dell’ orrore”, poi giovialmente “ridacchia” che, per quanto gli concerne, questa sorte è davvero poco avverabile. Si dichiara un Uomo stabilissimo, imperturbabile. Desidera solo “staccare un po’ la spina” dalle frenesie cittadine, sgombrare la mente dall’ansia asmatica dei turbinii chiassosi, solo perché possa riscaturire la “limpidezza” appannata del suo fervore creativo, momentaneamente spento. La “pace” d’una vita estemporaneamente lontana dalle “oculatezze” d’una “normale” esistenza, ché sarebbe facile a “distrarsi” per via degli “attriti” sociali, e la tranquillità potrebbe essere ciò che cerca per finire il suo romanzo “interrotto”.

Così, la famiglia Torrance va a vivere, appunto, all’Overlook.
Il figlio di Jack si chiama Danny. Danny è in effetti dotato dello shining, il sensitivo potere, dunque sesto senso, di vedere i “morti”, oppure è un bambino “disturbato?”.

No, forse Danny possiede davvero questo dono “speciale”.
A rivelarglielo è Mr. Halloran, il cuoco dell’albergo che, all’arrivo dei Torrance, fa i suoi “onori di casa”, “porgendo” a Torrance le “chiavi” delle “camere”… segretissime.
Mr. Halloran ha visto in Danny qualcosa che lo turba, lo spaventa. Ma Danny è un bambino, e deve essere protetto dal Male che si annida nei “nascondigli” del “castello”, ove potrebbe imbattersi in una vera “cella frigorifera”, scoprendo un mistero raccapricciante, che non va, per nessuna ragione, “sprigionato”…
Danny invece scorrazzerà liberamente, “abbandonato” a se stesso lungo i cunicoli della magione. E, inabissandosi col suo triciclo, dedalicamente “a zonzo”, riporterà alla Luce la fiaba, nerissima, di Charles Perrault, “Le Petit Poucet”.
Il nostro piccolo Danny trasmuta quindi in Pollicino nel gioco degli inganni e degli incastri.

Il resto è Storia consolidata del Cinema, “ossidata”, anzi… pelle e ossa.

Jack Torrance lo sa…
(Stefano Falotico)

 

 

 

 

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