Posts Tagged ‘Stephen King’
Potrei essere Bruce Campbell de L’armata delle tenebre e l’a(r)matore di ogni tenerezza, volando nella brezza con far da Poe-ta?
Nella vita fui associato anche a lui poiché la gente pensò che fossi matto e malato di metafisica.
Di mio, so per certo che giocai a Calcio sino a 18 anni e credo che la mia pubertà, normalmente, iniziò a 12 anni. Durante l’adolescenza vissi attorniato da quasi coetanei che furono, sono e rimarranno bambini.
Sì, liceali damerini, abituati a scansionare il prossimo secondo modelli etici di estetica distorta.
Li vedrei bene assieme ai ragazzini del club dei perdenti di It.
Mi fanno morire. Pensarono e pensano delle cose assurde sul sottoscritto. Per loro fui sempre una sorta di manichino da trattare come clown di Pennywise poiché sono più geniale di Stephen King.
Ah ah, questa è bellissima. Anche quella là. Però è stupida. Quando avrà un figlio, gli mostrerà Stand by Me a otto anni. Poiché, essendo già vecchia, proietterà le sue nostalgie alle nuove generazioni. Che, in verità, dovrebbero invece darsi a Carla Gugino de Il gioco di Gerald.
Veramente, non se ne può più dei nerd.
Il nerd è colui che, essendo impossibilitato a esser bello per via di una genetica, purtroppo per lui, difficilmente aggiustabile, s’imbelletta nel fare il patetico simpatico, ribaltando il senso dell’esistenza a suo piacimento. E vive di atroci dicerie, insomma, rimarrà a vita nel reparto “giocattoleria”.
Indubbiamente siamo stanchi anche delle zie cattedratiche, ah, nauseanti. Piene di buoni consigli maieutici atti a educare i ragazzi a un falso e fatuo perbenismo ipocrita, gigioneggiano da sapientone. Sono abuliche!
Non vorrei dirlo, invece lo dico. Oltre che cornacchie, so’ proprio racchie.
Sì, invero credo che, essendosi dissanguate troppo presto a livello emozionale e sensuale, abbiano riversato ogni loro frustrazione in quella che chiamano, pedagogicamente, “cultura”. Che non è cultura, è solo in realtà e squallidamente una ripetizione mortificante di nozioni apprese a menadito, recitate a pappardella e servite ai loro studenti per infornarli e indirizzarli a una morigeratezza dolciastra e mortifera.
Donne spente che forse sperarono, tra un Foscolo e un Carducci, di volare a Hollywood. Sì, recitando il ruolo, in parrocchia, di Meryl Streep de Il dubbio.
Oddio, perdonatemi, questa è cattivissima. Sembra Anjelica Huston de La famiglia Addams. Quella là invece è bonissima. Sì, assomiglia a Amy Adams.
Per piacere. Allora, sono pronte le strapazzate uova o devo diventare veramente pazzo?
Ah, queste sognatrici sono solo delle indottrinatici. Sono delle domatrici. Uomini, abbiamo bisogno invece delle dominatrici, così non potranno accusarci di sessismo.
Ah ah, questa fa morire dal ridere. Quella là invece farà morire te. Sei cieco? È più inguardabile di Freddy Krueger.
– La amo. Combatterò con gli artigli per possederla anche da sotto il letto.
– Sì, sei la personificazione del detto Dio li fa e poi li accoppia. Se è contento Dio, è per questo che sono ateo.
Siamo stanchi perfino di psichiatri che, in quattro e quattr’otto, cioè assai sbrigativamente, appioppano ai loro pazienti delle diagnosi esecrabili. Trattandoli da Anthony Hopkins di Proof quando invece non s’accorsero d’avere di fronte quello de Il silenzio degli innocenti.
E i divieti aumentano, viviamo nell’era del “proibizionismo”, siamo regrediti a una barbarica, ecumenica società fascista. Pericolosa in quanto castratrice e mentitrice.
Livellata su standardizzate omologazioni di massa atte a rendere il prossimo una persona robotica, una merce di consumo a cui affibbiare un prezzo meritocratico.
Ah, ho ancora molta gente che mi disprezza. Ma, si sa, la gente è ossessionata dal rispetto. Non è che faranno la fine di Bob De Niro del secondo Padrino? Ah ah.
La gente dovrebbe invece essere ossessionata dall’avere dei buoni pettorali, miei polli zenza ali.
Ah, quanti bigotti, quanti gianduiotti. Per farla breve, il mondo sta andando a mignotte.
Invece, in una periferia remota, dapprima per lui agonica, oggi parsimoniosa e non più laconica, staziona un uomo che, con discrezione massima, senza dare nell’occhio, ridacchia beffardamente, in quanto poeta romantico e uomo giammai antico, bensì ammodernato e, va detto, gustosamente mitico. Ah, dovete sfiatare, forza, respirate. State soffocando nelle vostre mentali pareti stagne di cervelli annacquati.
Il Falò, in verità, è un uomo che ne sa una più del diavolo. Egli disserta di Cinema senza prosopopea pur essendo qualche volta prolisso, dunque malato di logorrea.
Siamo stufi dei critici che fanno venire la diarrea, abbiamo bisogno di un personaggio che indossi il mantello e sgusci tra la foll(i)a non rinunciando, talvolta, a fare volontariamente l’idiota per dare spettacolo e intrattenere la gente moscia.
Comunque, adoro la pelle di camoscio.
Durante questa quarantena, allentai la tensione, parlando amabilmente non solo coi cinefili e gli amanti di Rocky, bensì amando misteriosamente anche di notte.
La gente è artefatta e arretrata, non evolve, non sa cambiare non solo le sue opinioni. Nemmeno il loro look.
Poiché non tutti, anzi, quasi nessuno può essere camaleontico come il Falotico.
E questo è tutto.
Speriamo che, quanto prima, Scorsese giri Killers of The Flower Moon e non fatemi la fine del personaggio che interpreterà Bob De Niro, vale a dire William Hale.
Psicopatico duro a differenza dei geni puri.
Comunque, sulla purezza, non vi metterei la mano sul fuoco.
Anzi, metterei oltre alla mano anche qualcos’altro.
Ah, fessacchiotti, per Natale vi regalerò un ciucciotto e un orsacchiotto.
Ah, guardate. Ho dovuto fare pulizia di molte mie conoscenze su Facebook.
Tempo fa, per esempio, divenni pure “amico” del Misischia, regista di quello che è, senz’ombra di dubbio, uno dei peggiori film del mondo, ovvero The End? L’inferno fuori.
Ebbe ragione Francesco Alò a distruggerlo impietosamente poiché il suddetto film, oltre a essere un horror che avrebbe girato meglio mia nonna Rita, grande fan de La notte dei morti viventi e non so ancora per quanto vivente, ecco, è un obbrobrio dei più repellenti. E non mi riferisco, certamente, agli orribili trucchi del sangue finto che fanno ribrezzo pure a uno senza gusto come Michael Myers di Halloween.
Ecco, questo Misischia fa il sapientone. Dice a tutti i giovani che, per diventare grandi attori e registi, non basta la passione e la bellezza. Bisogna farsi il culo.
Costui, comunque, assomiglia a Orson Welles. Sì, la panza da infernale Quinlan c’è tutta.
Quasi pari a quella di Vincent D’Onofrio in Ed Wood.
Eh sì, Misischia, non si arrabbi. Alcuni nascono come Johnny Depp e altri come Tim Burton.
Per questa mia direttiva da sergente istruttore da Full Metal Jacket, mi sparerà come palla di lardo?
Sì, al Misischia preferisco la pornoattrice Brooks Mischa.
Devo esservi sincero, da giovane non avrei mai pensato che sarei diventato uno stronzo come Bruce Campbell de L’armata delle tenebre.
Adesso, per fortuna, ne sono convinto.
Comunque, al reparto ferramenta, preferisco una donna di buona carrozzeria per mostrarle tutta l’acciaieria.
Saranno cazzi se mi chiederà però soldi per comprarle l’argenteria.
Le regalerò, al massimo, un film di Argento Dario e continuerò a volare sulle ali dorate.
Statemi bene.
Fate sogni d’oro e non fatevi i film.
Tanto non sapete farvi non solo i film, bensì neanche qualcosa di più corposo e cremoso.
Per quanto concerne Edgar Allan Poe, molta gente lo considera un genio.
Ma, come detto, la gente è formata da ritardati.
Io sono molto più bravo di Edgar. Avete ancora dei dubbi?
Ah ah.
Poi, Poe era veramente brutto.
Di mio, ho una discreta faccia da culo, diciamo.
Insomma, voi siete diventati vecchi, marcescenti, orrendi e scheletrici nel cuore.
Io non sono Brad Pitt ma non voglio neppure esserlo. Sai che palle?
Ah ah.
di Stefano Falotico
Coronavirus: siamo in un film di Carpenter? Facciamo le corna…
Ripeto, non credevo che la situazione degenerasse in questa maniera.
Sottovalutai parecchio la questione Coronavirus sino a qualche giorno fa. Quando seriamente e maggiormente me n’informai, constatando personalmente lo stato angosciante in cui quasi tutti gli stati del mondo stanno sprofondando.
L’altra sera, per esempio, mi recai a Castel San Pietro Terme e nell’entroterra limitrofo dell’imolese. Rimanendo agghiacciato dalle misure di sicurezza sanitaria/e intraprese dai locali pubblici.
I banconi transennati a delimitare le zone di pericolo contagio. Come si fa quando è avvenuto un omicidio e la polizia perimetra severamente le aree interessate alle indagini. Affinché nessuno possa lasciare tracce o toccare, con le sue mani poco igienicamente pulite, anzi sterilizzate, gli oggetti deputati alla prelevazione, non solo sanguigna, del “DNA” metaforico dei possibili incriminati.
Al Gallo Garage di Castel San Pietro Terme, luogo ameno di conviviali bevute, spesso frequentato da ragazze da bersi tutte d’un fiato, senza usare la cannuccia, bensì mordendole di dolci baci aspiranti ogni loro svenevole respiro passionalmente polmonare, assistetti a un desertico panorama tetro e spettrale.
Stesso dicasi della mitica Accademia del Pomelo. Ove, secondo decreto legislativo del sindaco rigidissimo, furono applicate precauzioni da fiaba nera del Pifferaio magico.
Prima di poter solamente sfiorare il vetro di un bicchiere contenente un caldo cocktail, forse più liquoroso dell’ardimentosa cameriera, in cuor suo sempre focosa, indubbiamente sollecitante e solleticante le virili regioni erogene più cremose della morbida e lieve panna spalmata sopra un White Russian squisitamente delizioso, bisogna urgentemente recarsi in bagno per smacchiare le mani sporche ed eventualmente morbose… no, solo affettuose poiché smaniose di tangere i polpastrelli di qualche pollastrella ma probabilmente affette da tale morbo contagioso.
Forse insudiciate per colpa d’aver mangiato un panino col wurstel di salsa piccante gustosa…
E ne vogliamo parlare del LAB0542 di Imola? Che già il nome sembra un codice a barre apposto sopra le confezioni di latte impuro, forse scaduto.
Locale stupendo bazzicato da donne talvolta stupide ma spesso soltanto, a loro volta, stupende.
Che inducono a baci salivari e a limonate spremute come l’alcol più caloroso. E non mi riferisco a quello etilico e disinfettante, bensì a quello ad alto grado di temperatura che, a novanta gradi, potrebbe stimolare qualcosa al limite dell’etico.
Insomma, non ne avemmo abbastanza di Salvini con le sue salviette, no, fascistiche pulizie etniche? Coi suoi dettami altamente castranti le libertarie anche più consapevoli libidini giovanili?
Adesso pure il Coronavirus. Un morbo di cui forse soffrirono le amanti di Fabrizio Corona da lui infettate di edonismo lercio che corruppe le già precarie loro purezze (e)stinte e fetide.
Guardate, uno schifo.
E dire che mai come oggi mi sentii ammalato… di voglie capricciose per toccare la pelle d’una nuova mia vita camaleontica.
Io uscii dalle tenebre della mia notte perpetua da seppellito vivo, risorgendo in tutta estatica magnificenza infermabile anche di giorno come il grande Thomas Ian Griffith/Jan Valek di Vampires.
Un Corvo alla Brandon Lee risvegliatosi miracolosamente da un misterioso sogno primordiale di natura ermeticamente catacombale.
Invece qui sta succedendo un’ecatombe e, per bloccare questo morbo virale, questo virus letale, bisogna essere duri come James Woods/Jack Crow.
Già per troppo tempo, soprattutto in Italia, fummo repressi dalle bugie ad alto tasso moralistico del fariseo Vaticano davvero fascistico. Sì, molte teste e testicolo (s)fasciò.
Ché usò contraccettivi di natura dogmatica per frenare la bellezza dei piaceri più selvaggi, castigando gli stati liberi di coscienza affinché si reprimessero in una falsa, pericolosa giustezza monastica.
Attenendosi falsamente e regole icastiche, oserei dire più nazistiche di quei dementi che, anziché maledirti con l’aglio, ti porgono una svastica.
Atta a sedurre, no, a sedare, in modo orribilmente capzioso, questo sì, vizioso e impuro, i gaudenti desideri insopprimibili e non schizzinosi nostri più profondi che, purtroppo, perennemente resi infecondi dalla finta giocondità del buonismo stronzo, questo sì, blasfemo e inverecondo, si celarono nel buio empio, poco empatico né simpatico, nebbioso e permaloso del nostro dormircela nel gelo bergmaniano più remoto… da ogni contatto fisico caloroso, dunque figo. Più gioiosamente mostruoso.
Come in Fog, i fantasmi delle nostre ancestrali paure, messe in quarantena come Michael Myers di Halloween, riapparirono e riemersero in modo bestiale.
Rabbrividiamo dinanzi a tale pandemia da L’ombra dello scorpione di Stephen King.
Dirimpetto a questo Seme della follia forse troppo allarmistico.
Poiché non dovete, amici e (a)nemici, temere di ammalarvi. Non state chiusi sempre in casa, accarezzando solo un micio. Non spegnete le vostre salubri, godibili micce.
Se vi animalizzerete, no, ammalerete di depressione apparentemente incurabile, con un’altra mia magia di prestigiazione mentale, riuscirò a debellare ogni vostro oscuro male.
Lasciate stare le penose malinconie da Battiato con La cura e, come detto, non date retta alle balle che vi rifilano quelli della curia.
Poiché il qui presente Falò è uomo di sé molto sicuro poiché, checché se ne dica, egli non soffre di nessuna oscurantistica paura né più starà male per colpa delle mentalità più superstiziose fottute d’arroganza micidiale.
Non c’è niente da fare. È un bellissimo genio, statene sicuri.
E, quando vi entra dentro, non potrete più staccarvi da lui…
Anche i vermi lo amano. Poiché lui sguscia e vi penetra piacevolmente sin ad arrivare al ventre.
Quindi, con la sua giacca di nera pelle, vola ancora nel vento.
Sventolate quello che sapete. Avanti. Comunque, presto uscirà il mio nuovo libro dotato di uno spettacolare fronte-retro.
E ricordate: se lungo il vostro impervio eppur impetuoso cammino, incontrerete dei maniaci che attenteranno alla vostra bellezza, usate contro di loro l’ammoniaca.
E non ammoniteli. Vollero spellarvi e ora dovrete espellerli.
Rendiamo grazie a Dio.
di Stefano Falotico
JACK TORRANCE meets JOKER: peccato che non diano più ZELIG, volevo incontrare Vanessa Incontrada ma andrò a vivere in altre contrade
Tutti pensarono che fossi timido ma con una bella voce alla Ermal Meta, insomma, non un metallaro con la voce da orco, invece devo solo tirare a campare per poter mangiarvi tutti. Ah ah.
Avete letto l’articolo sui migliori film tratti da Stephen King di Pier Maria Bocchi su FilmTv? Leggetelo perché questo mio pezzo lo sbrana, ah ah
Non vorrei che, Pier Maria, se mai sia dovesse leggere questo mio articolo, dalla rabbia ululasse come in The Howling di Joe Dante.
Come dico io, chi ha il pane non ha i denti e chi non è Alighieri Dante, alla pari del sottoscritto, non potrà mai trasformarsi, dopo la mezzanotte, in un Gremlin.
Poiché, quando scende la notte, l’uomo comune in maniera animalesca s’accoppia e fa le pecorine mentre io, essendo insonne, mi alzo dal letto e vado a mangiare un pecorino.
Sì, non m’è mai piaciuto accodarmi al gregge di pecoroni.
Sì, sono un cabarettista, un comico nato. Trasformo ogni quotidiana disgrazia in qualcosa di grazioso. Anche grinzoso. Sì, mi arrabbio e divento lupesco, quasi un animale ecceziunale veramente come Abatantuono Diego.
Poi mi calmo e divengo adorabile come un cagnolino tenero e delizioso. Ma sì, non dovete allarmarvi quando do di matto, sono il Jack Nicholson italiano. La mia non è pazzia, è istrionismo, versatilità, polivalente fare apposta il deficiente. Almeno, se reciti la parte del demente, tutti credono che tu lo sia davvero e puoi goderti il dolce far niente. Ah ah.
Jack è oramai in pensione, io al massimo, coi pochi soldi che ho, posso passare le vacanze in una pensioncina.
Dunque, a tutti quegli scellerati che continuano davvero a credere che io sia pazzo e da curare, prescrivo immediatamente una visita.
Non dallo psichiatra, però, bensì dal cardiologo. Devono avere davvero la panza piena e un appetito poco da ludri e lupi per trattarmi da agnellino.
Di mio, posso solo dire che Lupo solitario è il miglior film da regista di uno dei migliori amici di Nicholson, Sean Penn.
E col Jack de La promessa ho poco da spartire.
Sì, scioccati da questa mia licantropia benevola, potreste avere un infarto, guardandomi così. Ovvero più in forma di Michael J. Fox di Voglia di vincere quando diventa wolf.
Io sono specializzato nei mostri. Io stesso sono un attore monstre di me stesso. A volte, infatti, mi specchio e vedo un uomo piacente, spesso invece gli altri non si rispecchiano in me poiché, dinanzi al mio fascino da camaleonte, rimangono impressionati. E per invidia mi urlano che sono un porco quando i maiali sono loro.
Ah, sono persone facilmente suggestionabili. Pensare che si terrorizzano a guardare L’esorcista.
Anzi, vi dirò di più. Sconvolti da quello che reputano un mio cambiamento scientificamente inspiegabile, pensano che sia stato il demone Pazuzu a entrare/penetrare nella mia anima.
Suvvia, è gente superstiziosa da Esorciccio.
Di mio, per molto tempo volli spalmare Vanessa Incontrada. A una spagnola non si dice mai di no? O no? Ah ah.
Da quando ho iniziato a fare lo scrittore, sebbene i miei libri vendano poco e dunque non siano dei bestseller come quelli di King, appena una grassona alla Kathy Bates di Misery non deve morire, su Facebook, mi dice che ha comprato un mio libro, le dico di non provarci. Poiché, potrei essere un playboy come James Caan ma anche con lei molto cane.
Lei, di fronte a un mio rifiuto così terribile, capisce che oramai la sua vita sessuale sta vivendo L’ultima eclissi.
In questi anni, vi devo essere sincero, ho incontrato molti ragazzi simili ad Andy Dufresne de Le ali della libertà.
Sulla parete della loro cameretta, hanno affisso il poster non di Rita Hayworth ma della ragazza dei loro sogni. A volte, di nome fa davvero Rita, a volte è solo una bollita che ancora sfoglia le margherite.
Fatto sta che loro sono innocenti ma non riescono a uscire di casa poiché sono legati al letto come Carla Gugino de Il gioco di Gerald.
No, non hanno ammazzato nessuno ma sono semplicemente pazzi. Si sono rinchiusi da soli nella loro eterna adolescenza complessata da Carrie.
Comunque, sono simpatici. Quelli antipatici sono i cinquantenni frustrati che, non riuscendo più a scopare la moglie, ogni sera riguardano Stand by Me – Ricordo di un’estate.
Li comprendo. La loro moglie è più racchia di Shelley Duvall, appunto, di Shining.
Eppure, malgrado questi panzoni s’immergano nei lieti ricordi della loro infanzia felice per allontanarsi dal presente e, di patetiche reminiscenze passatiste, celebrare le loro melanconie, manco in questi momenti magicamente lirici sono realmente contenti.
Poiché ricordano che, in effetti, anche la loro infanzia fu uno schifo. Trovavano difatti sempre qualche bullo come in It.
Alcuni si sono salvati, sì, non hanno incrociato sulla loro strada un pedofilo come Tim Curry ma solo un pagliaccio come il clown di Pennywise della cagata di Muschietti.
No, questi qua non sono Tim Robbins di The Shawshank Redemption, nemmeno quello di Mystic River. Peccato però che non abbiano la fantasia di King e non sappiano dunque godere neppure del piacere delle loro esistenze horror.
Sì, molti di questi pseudo-adulti cazzuti si credono fighi come Matthew McConaughey de La torre nera.
Ho detto tutto. È la peggiore interpretazione di Matthew.
Queste persone però sono intimamente consapevoli di essere impresentabili. Al che, per fare i duri, hanno abbracciato le teorie filo-scioviniste di Hitler e compagnia non tanto bella.
Insomma, sono dei rincoglioniti come Ian McKellen de L’allievo. Di mio, che posso dirvi? No, non sono un tipo viulento al cento per cento come Diego, sono un giocoliere della mia anima come Maradona. Maradona non aveva bisogno di allenarsi. Cioè di stare assieme agli altri per migliorare. Anzi, a contatto coi brocchi, avrebbe perso il suo genio e avrebbe disimparato.
Gli altri si facevano il culo tutta la settimana mentre Maradona saltava tutti gli allenamenti.
Ed è per questo che Paolo Mereghetti è laureato in Filosofia e io no. Ma sono più bravo di lui sia come critico che come uomo.
di Stefano Falotico
Nell’oscura apoteosi dei nostri sogni giocosi, viviamo finalmente dello Shining che gode l’estasi dell’esistenziale nudità falotica
Sì, è uscito Doctor Sleep, scemenza alquanto trascurabile, un film farlocco che terrorizzerà soltanto gli allocchi. Sì, quei ragazzi che, per fare colpo sulle oche, cioè le brutte tipe, non so se invece grosse tope, di Full Metal Jacket ricordano solo la marcetta di Topolin, topolin, evviva Topolin(o).
Sì, per molto tempo fui denominato Stefanino. Poiché venni attorniato da adulti saccenti, invero dementi. Ché degli adolescenti guardano solo se rispettano le composte certezze del perbenismo più ipocrita, pianificando la vita dei poveri lori figli secondo un regolatore piano guerrafondaio fatto di moralistici ricatti e dure imposizioni al fine di creare i futuri leader di una società classista, oserei dire nazifascista.
Improntata al vile culto virile della potenza più atrocemente maschilista. Egomaniaca e solipsista ad aderire all’unico credo di voler adattare la realtà, quindi anche il prossimo, a immagine e somiglianza dei loro Orizzonti di gloria.
Nauseato precocemente da tutto ciò, da tali assurdi precetti farisei assai pericolosi, me ne estraniai con impari arroganza. Poiché, piuttosto che conformarmi a questa sociale violenza (dis)educativa, preferii planare in stati apparentemente dormienti di coscienza. In realtà, metafisicamente già elevati rispetto a tale porcile di fradici, irredimibili bastardi. Cerebrali? No, cerebrolesi. Inutile che continuino a mangiare i cereali per crescere sani. Non sono dei santi, sono forse dei salumieri.
Io invece fui oltre, già distanziato anni luce da questo godereccio mondo immondo.
Perciò, fu chiaro che chicchessia, dagli appena succitati adulti pasciuti e panzoni sin ad arrivare ai miei coetanei già laidi e nell’anima putrefatti anzitempo, squagliatisi e immersisi nell’indottrinamento più duramente stronzo, mi vedesse come nano.
Figurarsi quando rivelai che fui e sono tutt’ora invincibilmente un amante dell’onanismo in ogni sua forma godibile. Poiché vivo d’emozionalità che soventemente non combaciano con le animalesche, plastificate emozioni del novanta per cento della gente.
Persone che basano basa la loro prospettiva esegetica della vita, abboccando agli ordini consumistici indotti loro dalla televisione. Poiché They Live. Invero già sono morti nell’anima da tempo immemorabile.
Ammetto, con profondissimo orgoglio, rinnovando le mie non tanto sentite condoglianze alla maggioranza d’un mondo verso il quale, essendo questo già perito e sepolto vivo, non verserò nessuna lacrima amara, che non sono cambiato più di tanto.
Malgrado anch’io cedetti alla lussuria per colpa d’un (im)puro capriccio, prodigandomi allo sverginamento di me stesso, acco(r)dandomi estemporaneamente al piacere sessuale condiviso, debbo constatare, toccandomi il costato e dunque sentendo ancora bruciare le ferite di tale mia scelta dagli altri forzata, che non servì a un cazzo.
Poiché solo quando dormo nei miei sogni sono grande e so trasfigurare fantasiosamente, in maniera eccelsa, la crudezza insalvabile di un’umanità bestiale.
Quando invece mi sveglio come tutti, piegandomi a un lavoro normale e costipandomi nella terrificante mansuetudine buonista, cado in depressione abissale.
Il vostro sarcasmo mi ripugna. I vostri sorrisini fake e le vostre pose da guardoni sospettosi mi spingono, infatti, sempre più ad alienarmi da voi.
Riprendo in mano la moltitudine di libri da me scritti in questi anni. Rimango io stesso esterrefatto e ipnotizzato dinanzi a qualcosa di così grandiosamente (ir)reale da lasciarmi davvero (s)finito.
Insomma, con buona pace dei miei detrattori e degl’imbattibili, ostinati invidiosi, io a questo mondo ho fornii, non so se ancora fornirò, una nuova visione luccicante.
E questo è quanto.
Se non gradite, domani è domenica. Andate a pregare il vostro dio e, il mattino dopo, continuate nelle porcate.
Tanto, ricordate: la Madonna v’accumpagn’.
Statemi buon’, ritardati.
Sì, ne ho viste cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare.
di Stefano Falotico
Doctor Sleep sono io, un tempo fui anche un grande calciatore ma lessi Stephen King e divenni Ewan McGregor di Big Fish
Indubbiamente, nel mio passato vi è un carnet di trofei mica male. Non ho molte donne da esporre però di campionario, diciamo. Nel sessuale campionato, ho giocato sempre in panchina.
Sì, da ammiratore sconfinato che sta seduto in mutande e applaude gli altri che ficcano le palle sotto le traverse di donne che sanno come marcare a zona i mediani dei sensuali giochi balistici. Li spompano. Queste qui stanno inizialmente in difesa, adottando la strategia delle terzine. Invero, in cuor loro, vogliono la tua doppietta, anche la tripletta ma, appena si sentono attaccate perché, semmai, le brami con troppa foga, dribblano ogni tua avance e frenano ogni tua tattica seduttiva troppo spinta.
Io sono uno che non ama troppo fare il centravanti di sfondamento con queste. Mollo subito. E chiedo il cambio.
Sì, io sono sempre stato un tifoso delle fighe altrui. Campione del mondo, dunque, della mia sfiga.
Ho sempre inneggiato al mio fuorigioco in quel campo… lì.
Mi son salvato però in corner. Anni fa incontrai una che mi fece del pressing. Sì, da parte sua ricevetti un corteggiamento sfiancante più degli allenamenti di Zeman.
Voleva che le corressi sempre dietro anche se, di mio, avrei preferito guardare una partita alla tv. Lei di me era patita, partitissima.
Adorava i miei quadricipiti. Che aveva adocchiato in un video ove, incazzato nero, mi strappai la maglietta, mi denudai e fui da me stesso ammonito poiché mi colpevolizzai di aver rovinato una divisa costosa quasi quanto il cachet di Cristiano Ronaldo.
Lei non mi espulse. Anzi, ebbe fiducia in me e volle fortissimamente che cacciassi il mio fendente in mezzo alle sua calze per gonfiarla/o.
Così, in zona Cesarini, all’ultimo minuto scop(pi)ai. Non fui velocissimo come Marco Di Vaio ma come Francesco Totti a fine carriera. Sì, ebbi l’orgasmo dopo novanta minuti più recupero dei miei polmoni asfissiati. Lei desiderò i supplementari ma le dissi che dovevo per un po’ interrompere per riprendere fiato nello spogliatoio, cioè in bagno. Quindi, mi recai in cucina e bevvi un tè caldo. Non che con lei fossi rimasto parzialmente vestito ma necessitai di curarmi, intimamente, dal suo fallo di aver scorrettamente sgambettato senza fair play. Sì, mi tirò… dei calci durante la prestazione e dovetti chiamare un medico con la barella. Leggasi ambulanza.
A parte gli scherzi, fu una finalissima semi-fallimentare, appunto. Lei stravinse e io arrivai secondo. Sì, come detto, la mia eiaculazione fu tardiva e lei mi batté 4-1. La verità comunque è che mi sverginai a Porretta Terme. Ove le mogli degli allenatori, quando questi ultimi di domenica danno le direttive ai loro giocatori, praticano massaggi idratanti con la crema detergente di amanti per un riscaldamento extra–time, molto anti-coniugale e poco sportivo.
Sì, io sono rimasto sostanzialmente un puro, il bambino di Shining. La maggior parte di quelli della mia età hanno trovato una moglie affettuosa come Shelley Duvall. Con la quale, per non avere rotture di attributi, si sono ritirati in qualche Overlook Hotel. Lavorando da casa, in solitaria. Sono quasi tutti impazziti. E ora li vedo di notte al bar a parlare da soli…
Sì, può darsi che mi sposerò una come Jessica Lange di Big Fish. Lei adorerà e adotterà la mia follia e io continuerò a inventare storie incredibili senza perdere la testa come Jack Nicholson.
Avevo visto giusto di luccicanza… del matrimonio… fottetevene. Siate, diciamo, fantasiosi.
di Stefano Falotico
Keanu Reeves, il trailer di IT: Chapter 2, proposte lavorative allettanti, sarà un’estate Stand By Me?
Non so cosa stia succedendo e non voglio saperlo.
Sono pervaso da una forza psicofisica imprevista. Io stesso me ne stupisco.
Sono oramai uguale a Michael J. Fox di Voglia di vincere nella versione licantropo.
Dopo anni di bullismi, prese per il culo devastanti, una vita da nerd fuori tempo massimo, fioccano gli apprezzamenti, le ragazze mi cercano, smaniano per me, sono dunque costretto a bloccarne molte per evitare casini, mi state facendo impazzire.
Prima, lo ammetto, fui un pazzo sui generis che aveva la sua dignità. Sì, rannicchiato nel buio asmatico delle mie ansie, trascorsi tutta l’adolescenza afflitto da stati mentali bergmaniani, fra nevrosi di self control asciugata in disturbi ossessivo-compulsivi, notti insonni da After Hours, sogni sbriciolati come neve al sole in albe crepuscolari come il Nosferatu kinskiano di Herzog.
Fui poi accusato di deliri allucinatori di natura uditiva. Insomma, la mia fantasia visionaria fu scambiata per malattia mentale quando, invero, vagheggiavo solo una pornoattrice, e non starò a dirvi chi, praticamente tutte, ah ah, che riscaldasse il freddo della mia anima pietrificatasi nel rigor mortis della mia catatonia espressiva.
Mi diedero dello schizofrenico, del ragazzo perduto nella solitudine della fobia sociale, quindi del misantropo hater che bazzica solo i social e i centri sociali.
Ah ah.
Uno schifo, davvero.
Fui insomma scomunicato ufficialmente dal mondo come Keanu Reeves nel finale di John Wick 2.
Solo come un cane, pensai anche di comprare un cagnone. Ma non avevo i soldi per curarmi i cariati canini.
Mi diedero dunque, ingiustamente, del paranoico solo perché la scomunica, in effetti, ci fu davvero. Fui pigliato per un complottista troppo amante di Amleto.
Del principe perfino macchiavellico e attentarono alla mia purezza, inducendomi ad accoppiarmi bestialmente con la prima venuta.
Sì, nella vita incontrai vari Pennywise. Questi bulli/pedofili come Tim Curry, questi adulti con gli scheletri nell’armadio che spuntavano dai tombini delle loro esistenze tristissime poiché già infognatesi nella perdizione triviale delle loro bassezze più (s)porche.
Scappai, forse anche scopai, può essere e l’ex vicino del mio palazzo, il vecchio Ionata, non prendeva mai con me l’ascensore.
Perché mi riteneva appunto matto? No, perché reputava che fossi troppo timido e lui, nel tragitto dal piano terra al terzo, in cui abitava, aveva bisogno di qualcuno che lo ringalluzzisse. Dicendogli:
– Ah, visto che sole che c’è stamattina?
– Sì, sono vecchio ma questo caldo mi spinge a saltarle addosso.
Non vorrei scendere nei dettagli ma lasciamo perdere.
Al che oggi, dopo aver scritto più libri forse di Stephen King, li trovate tutti su IBS.it e sulle maggiori catene librarie online, dopo aver dedicato un intero saggio monografico al re dell’horror John Carpenter, presto anche in versione internazionale, tutti mi vogliono.
Mi bramano. Non so se mi amino o se siano solo leccate di culo.
Cioè, son passato dalle malinconie alla Luigi Tenco al fanatismo idolatrico della gente che m’ha preso per Elvis Presley. Ah ah.
Non scherzo.
I ragazzi m’inviano i loro manoscritti per ricevere consigli, dopo una vita da coniglio, son corteggiato dalle conigliette, il fan club italiano di Keanu Reeves ritwitta un mio articolo e la sua admin mi dice che mi farà conoscere dal vivo, appunto, Keanu. Ma devo andarci piano.
Mentre una signora molto altolocata mi ha fatto la proposta di lavorare per una cineteca molto importante.
Oddio, chiamate l’ambulanza.
Ah ah.
Oppure L’avvocato del diavolo.
Sì, ho molto del Reeves.
Avete visto come recita Keanu? Sembra Marlon Brando a volte.
Non dice una parola, come me, ma ha carisma a pelle.
Diciamocela. Keanu Reeves è un genius.
di Stefano Falotico
Le memorie ottenebrate scalpitano dalla languidezza del tuo Kickboxer
Vi ricordate la scena in cui Jean-Claude Van Damme rimembra il tempo eterno della terra delle aquile ove quei cavalieri, come dei saraceni pupi siciliani, spadroneggiavano da ronin spadaccini?
Scena meravigliosa che, nella mia classifica cinematografica, fa sì che Kickboxer ascenda a inamovibile cult appunto personale.
Il cult non è un capolavoro. Obiettivamente, Kickboxer è un film puerile e alquanto stupido col super cattivone che non vedi l’ora che venga pestato a sangue, come infatti puntigliosamente, oserei dire chirurgicamente avviene nel finale rombante di calci piroettanti.
Ma, nel Cinema, anche in quello basso e infantile, esistono scene memorabili.
Che tempi erano quelli in cui in tv passò in prima visione questo film con Jean-Claude?
Andavano di moda i cicli delle martial arts. Introdotti dalla sigla iper-visionaria inframmezzata dai corpi taurini dei protagonisti di questo genere di pellicole. Sull’indimenticabile Knockin’ on Heaven’s Door. Di Bob Dylan?
Eh no. Dei Guns N’ Roses.
Una cover che da sola valeva la grinta di quegli anni per noi d’oro.
Ma che tipo di società era?
Lo so io. E, se volete che ve lo/a riferisca, prima offritemi un caffè.
Non c’è niente da fare.
La psichiatria è materica, è fallimentare con uno come me. Praticante dell’occultismo della sua anima tenebrosa, dunque solare come il mattino più ardente.
Uno dei miei film preferiti in assoluto è Il signore del male di Carpenter. Ho detto tutto.
Sì, ci sono i capolavori e ci sono quelle persone irremovibili che adoreranno sempre alla follia i loro nostalgici infantilismi infrangibili.
Perché io, in un certo senso, sono come Stephen King.
Sì, l’unico scrittore vivente, altro che Bambini nel tempo di Ian McEwan, capace di essere grande e grosso ma di ricordarsi uno Stand by Me – Ricordo di un’estate come se fosse oggi.
Il tempo non esiste.
Io con la mia anima e la mia mente pratico il relativismo di ogni teoria da abbattere a monumento del mio sacrale tempio.
Sì, forse stavolta sto davvero morendo. E sto bussando alle porte del paradiso, fuori da ogni epoca, da ogni realtà relativistica, sconfiggendo ogni relatività quantistica.
Buonanotte.
A proposito di Dylan, cosa ne pensate di Hurricane?
Sì, io posso soprattutto dirvi che società oscenamente giovanile era quella degli anni di Tarantino.
Ove idioti andavano matti per riviste come The Games Machine, tripudio di scemenze nerd e si sparavano tutti i peggiori film americani, stronzate come Indipendence Day, Stargate e idiozie di sorta.
di Stefano Falotico