Prologo, lungo quanto quello di… The Irishman prima dell’entrata in scena di Al Pacino
Dovete sapere che il nuovo film di Scorsese non è di Scorsese. Bensì di Bergman. Assomiglia molto a Il posto delle fragole. Solo che, al posto delle metaforiche fragole, De Niro rimembra il suo primo incontro avvenuto con Pesci dopo aver consegnato la carne in macelleria e dopo aver raccontato tutte le sue pene a Joe, mangiando il pane. Che poi spezzerà, alla fine, in carcere come Cristo all’Ultima Cena.
Sì, oggi pomeriggio, dopo un incontro decisivo per il mio solito futuro incerto, un futuro per cui arranco, di frustrazioni m’annacquo, sostanzialmente per il quale alla bell’è meglio m’arrangio, per cui ancora inciampo eppure con la stentorea voce della mia anima sostengo, anche se a stento, campando di stenti, dicevo… tornai a vedere The Irishman dopo averlo già visionato alla Festa del Cinema di Roma.
A Bologna esistettero due Odeon. Uno fu a luci rosse e forse lì potevate incontrare De Niro/Travis Bickle di Taxi Driver, in trasferta felsinea, oppure Andrea Roncato di Acapulco, prima spiaggia… a sinistra.
Danzai tra la folla assiepatasi dietro la transenna. Sì, v’era molta gente, non pensavo. Tant’è che le maschere furono attorniate da quelli della sicurezza.
Di mio, ordinai un caffè dopo aver pisciato comodamente nella toilette per soli uomini.
Il film iniziò in perfetto orario e, al tintinnare dei primi titoli di testa, finalmente la gente s’azzittì. Rimanendo muta per tutta la visione di tre ore e mezza senz’alcuna interruzione fra il primo e il secondo tempo. Pubblico selezionato. Di bocca buona. Infatti, non mangiò nemmeno i popcorn. Ah ah.
Tutt’al più scolò bottiglie d’acqua a piccoli sorsi. Sennò poi tutte queste persone distinte e signorili sarebbero dovute andare in bagno, visto che il film dura infinitamente e cinematograficamente sazia parecchio ma, al contempo, bevendo così tanto, riempie anche le vesciche per pipì interminabili. Comunque, fra uno sparo e l’altro nel film, mi parve d’udire qualche schioppo sospetto. Ovvero qualche sottile flatulenza dovuta all’aerofagia. Ma peti comunque sempre rispettabili, sì, non troppo rumorosi. Ah ah.
Sul giornale, lessi che era doppiato, invece me lo sorbii di nuovo in originale sottotitolato.
De Niro m’è apparve gigantesco. Sia perché usa davvero i tacchi per sembrare più alto di quello ch’è, sia perché in molte scene è veramente grosso, iper-corpulento. Tant’è che, per l’adipe mista alla struttura muscolare del suo corpo senile ma ancora tosto, credo che durante le riprese soffrisse di colesterolo di due metri circa? No, sopra 200. Pare pure che abbia le gote gonfie come se avesse assunto del cortisone o, peggio, dei farmaci neurolettici.
Ve lo dico per certo. Non ficcatevi mai in corpo psicofarmaci come il Risperdal, Invega e porcate varie. Il vostro metabolismo ne risentirà. Assumeteli solamente se dovrete interpretare, di mimesi realistica, la parte di Frank Sheeran. Che fu, per l’appunto, un bisonte, un peso massimo.
I farmaci non servono a una minchia. Anzi, inibiscono la libido, alterano i testosteroni e, a forza d’ingoiarli, nel giro di pochi mesi diverrete un lottatore di sumo.
Per fortuna mia, dopo essere ingrassato come De Niro di Toro scatenato, sto velocemente tornando all’antica mia forma asciutta da Travis Bickle.
Tutto ne giova. Sì, assolutamente. Tant’è che volli immediatamente, dopo essere andato in bagno, entrare in sala poiché, alla vista di tutte le gran fighe in attesa d’entrare a vedere il film, vissi un’ormonale sauna.
Poi calarono le luci, altrimenti forse sarei stato denunciato per oltraggio al pudore e sarebbero calate solo le mie brache. Oh, avrei però incontrato il cugino di Russ Bufalino, interpretato da Ray Romano e lui m’avrebbe salvato grazie a un’arringa da Gregory Peck del Cape Fear di Scorsese. Ah ah.
Sì, comunque non è male come luogo… questo Odeon. No, non è come l’omonimo oramai decaduto ex cinema per adulti del quartiere Santa Viola ma è un posto ove, se non sai che cazzo fare a metà pomeriggio, qualcuna per farsi un film X–Rated si può trovare. Ah ah.
Comunque, era da tempo immemorabile che in tale cinema eccitante non mi recai. Mi ricordo che uno dei primi film che qui vidi fu Così ridevano di Gianni Amelio. Un film forse più tragico di The Irishman.
Sì, la storia di due fratelli emigrati al nord. Con un Enrico Lo verso che si sacrifica e si toglie tutto affinché suo fratello minore possa avere una vita migliore. Adora suo fratello e non vuole assolutamente che lui abbia una vita così dura come ebbe, forse ingiustamente, lui. Al che fa di tutto al fine che suo fratello possa diplomarsi al magistrale per garantirgli un futuro economicamente e socialmente più rispettabile del suo.
Il fratello però è parimenti troppo affettuoso nei riguardi del maggiore. Al che, Lo Verso/Giovanni ammazza un uomo ma suo fratello, Giuffrida/Pietro, si accusa di tale reato perché pensa che Giovanni abbia già sofferto abbastanza.
Insomma, una vita da Mio fratello è figlio unico. Ma non il film con Riccardo Scamarcio, bensì proprio da canzone di Rino Gaetano.
Sapete che io avrei dovuto chiamarmi Pietro? Ah ah. No, non scherzo. Infatti, all’anagrafe faccio Piero come secondo nome, modernizzazione di Pietro. Sì, avendo io origini meridionali, i miei genitori avrebbero dovuto chiamarmi, essendo il primogenito, peraltro figlio super unico a livello mondiale, infatti non esistono persone come me, cari fratelli della congrega, come mio nonno.
Mio nonno, Pietro, fu un uomo che non sapeva leggere, diciamo, benissimo. Però sgozzava le galline meglio di tanti fighetti bolognesi che s’attorniano di pollastrelle e fanno solo la fine di Joe(y) Gallo. Ah ah.
Intanto, oggi, già ieri lunedì 4 Novembre 2019, De Niro iniziò le riprese del suo nuovo film, After Exile.
La storia di un uomo che sbagliò tutto ma farà/fece di tutto per far sì che i figli non soffrissero/soffrano al pari di quanto lui patì.
Sì, De Niro rimane ancora il mio attore preferito.
The Irishman… voglio gustarmelo, libero da fighe fuorvianti, in casina. Quando lo ficcheranno su Netflix. Peccato che su Netflix non diano Casino.
No, non sono misogino come Sergio Leone di C’era una volta in America.
E non la penso come Francesco Alò riguardo il fatto che anche in The Irishman le donne abbiano un ruolo marginale.
Innanzitutto, è un film di gangster che fanno le prime donne, soprattutto Joe Pesci. Più permaloso di una con cui chattai ieri sera su Facebook.
Dopo tre parole, le scrissi che è un’ottima passerina e lei mi disse che sono un porcellino. Come lavoro, questa qui non è che faccia proprio la professoressa di Religione applicata alla Metafisica a Oxford, diciamo. Infatti, secondo me se la fa con tipi/topi come Russ Bufalino/Pesci. Sì, è viscidissima.
Meglio così. Avrebbe lasciato la sua puzza di Pesci, no, di pesce sul sedile posteriore della mia macchina come in un’oramai già famosa scena di The Irishman.
Anna Paquin è davvero una stronza. Non perdona suo padre per aver ucciso Al Pacino/Jimmy Hoffa. Che poi… lei si mette assieme a suo figlio adottivo, interpretato da Jesse Plemons ma, nella scena della festa, in cui per ben due volte balla con Al, lo va a raccontare a sua sorella, ah ah, che fra lei e Jimmy non fece la stessa cosa che fece Stephanie Kurtzuba in The Wolf of Wall Street con Leo DiCaprio.
Insomma Anna, pur di salvarsi da una vita di merda, diciamo che per facciata stette con Jesse e, dietro le quinte, con Al.
La Kurtzuba, invece, dopo aver leccato il culo al Berlusconi di turno, ovvero Jordan Belfort/DiCaprio, in The Irishman si salvò da una vita grama da modestissima cameriera, sposando Frank Sheeran. Uno che poté essere suo nonno.
Adesso, per farvi ridere, vi racconto questa.
Una donna su Facebook mi scrisse:
– Falotico, lei mi dice che mia figlia vorrebbe separarsi dal marito per frequentare lei. Lei è un fallito, mia figlia è, peraltro, sposata. Adesso, deve pensare solo a lavare le posate. Poi, deve andare a riposare.
– Lei, invece, è sposata?
– Sì, ma tradisco mio marito. Insomma, lasci stare mia figlia. Prenda me. Sono annoiata. Non so che cazzo fare.
– A me piace sua figlia.
– Mia figlia è sposata.
– Sì, ma sta divorziando. Suo marito è un violento.
Cioè, non capisco. La figlia è tenuta in scacco da una madre fedifraga che desidera il male del sangue del suo sangue?
E il matto sarei io?
Sì, a quanto pare, il marito della ragazza, sebbene sia un malavitoso cattivissimo, è un uomo duro e sua figlia ha bisogno di essere protetta.
Capisco…
Mah, adesso andrò al bar. Vedo se riesco a raccattare qualche Kurtzuba.
Epilogo per modo di dire. Non siamo neanche a metà del viaggio, cazzo
Finisco con quest’aneddoto biografico.
Via Mascarella, ove è ubicato l’Odeon, è una laterale di via Irnerio. Ove una volta c’era il negozio home video di Blockbuster.
Ha chiuso da tempo poiché lo streaming ha soppiantato il noleggio.
Lì vicino, invece, c’è però ancora lo Sferisterio della Montagnola, detto anche palestra Baratti.
Vi racconto quanto brevemente segue.
Quando frequentai la prima del Liceo Scientifico Sabin della succursale in via Broccaindosso, non essendovi la palestra, nella giornata di Educazione Fisica, noi della scolaresca dovevamo prendere l’autobus e recarci allo Sferisterio.
Un giorno, però, in una mattina piovigginosa e plumbea, l’insegnante di Educazione Fisica cambiò programma e andammo tutti alla Montagnola. Lui indisse una corsa per tutto il circondario della Montagnola.
Vinsi io. Presi pure nove.
Perché non dovete mai scordarlo. Sì, mi ammalai di gravissima depressione. Infatti, dopo aver mollato tutto, fu allora che divenni patito… di Taxi Driver e Interiors di Woody Allen.
Per me il tempo non esiste. Trovandomi in quei posti a me così tanto cari quando fui giovanissimo, è come se avessi vissuto un magico déjà vu.
No, non mi sento affatto vecchio come De Niro nell’epilogo di The Irishman.
Purtroppo, sono ancora belloccio.
Dico purtroppo perché mi sarebbe piaciuto davvero essere pazzo, brutto, scemo, rintronato o sfortunato.
Almeno, la vita sarebbe stata meno dura.
Invece, se fossi stato un idiota come molti oggigiorno, se fosse ancora aperto l’altro Odeon, vale a dire quello che programmò tanti porno, avrei campeggiato da stallone italiano sul cartellone a mo’ pubblicità della troiata in programmazione.
Sì, oggi gli attori e le attrici dei film a luci rosse vanno fortissimi.
Peccato che, come Scorsese, non mi sia sputtanato né affiliato alla mafia ma neppure abbia optato per una vita da prete.
Dunque, prevedo ancora molte gioie lungo il mio cammino ma anche altrettante inculate.
Questa è la vita di chi sa il fallo, no, il Falò suo.
Se non vi piace, fra poco più di un mese usciranno i cine-panettoni e a Natale reciterete la parte dei bravi zii falsissimi come Joe Pesci.
Ho detto tutto…
S’è fatto tardi. Ma non ho sonno.
Mi sa che scaricherò un film. Non so se western, poliziesco o un film diciamo non propriamente da Oscar con una (s)vestita da bagascia come la moglie di Pesci in The Irishman, sì, questa milf è uguale a Kathrine Narducci.
Donna terragna che pare molto ciuccia. Sì, eccome se ciuccia, miei ebetucci.