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Stefano Falotico è morto


03 Mar

Pochi minuti fa, Stefano Falotico è morto: ne dà notizia l’esorcista che lo ebbe a “cuore”, prima che svanì sottoterra nel Lovecraft

 

Eh sì, dopo trentatre anni di autoimpiccagione, l’Uomo migliore del Cristo pare che sia defunto.
La notizia, sconcertante, ha scosso appunto il Mondo intero che, appresa la tragedia, ha subito “recato” al suo recapito, Via dello Scarabocchio n. non so quanti finocchi, vari messagg(er)i di condoglianze, consegnati alla mia amante “filante”, di nome Filomena,
 da una commare non tanto secca ma grassa come Giuliano Ferrara, di cui vi citerò, da questo aldilà “tene-b-roso”, i più “sentiti” e a me vicini in questo momento d’ascesi delicata. Garantisco, “dall’alto dei cieli”, che la situazione è al momento sotto controllo. Infatti, San Pietro m’ha consegnato la “chiave”:

Educational channel

Scherzo da prete: Falotico è schiattato in seguito a complicazioni causate dalla sua ero-t-ica complicatezza

Parlo in vece, e non invece (le veci), di Stefano, deceduto ieri Notte dopo un’inevitabile sciagura di decadimento psico-fisico. Ne rinvenni il cadavere presso un lago fangoso d’una periferia isolata in quel delle colline toscane ove pare che, dopo aver scovato il vero mostro di Firenze, e non il “povero” Pacciani, accusato ingiustamente, “entrò” in colluttazione con la polizia che voleva seppellire la verità. Uno sbirro, dinanzi a un Falotico giustizialista alla Charles Bronson, gli sferrò una pall(ottol)a letale e, dopo l’autopsia, il referto del “nostro” corpo, sterilizzato alla eyes wide shut, presentò vari punti “non chiari”. Questo il “bollettino medico”:

La ferita ha provocato un dissanguamento che un’infermiera, apprensiva, giunta sul “delitto” m’ancor sudicia, causa “sudarsela” col marito carabiniere sudista, asperse con del cotone idrofilo. Una filantropa da “Berta filava davvero”. Ma il sangue incontenibile s’accorse che non valeva vivere per un Mondo ove le infermiere sono delle drogate da siringhe, dette anche “cannoni del maritozzo”, non anestetizzate. E accettò quel colpo di “spranga” in totale donarsi a “lei” d’ultima spiaggia. L’infermiera, infatti, con “avvenenti” carezze massaggiò il rigor mortis di qualcosa di molto “erectus”. E urlò: “Beh, sarà morto, ma non è tanto molliccio! Che cazzone! Ancora qualcosa, di mo-l-to, mi può dare! Mi son intenerita in ambulatorio, aiutando i barboni a gettare le molliche, guarda come deambulo ora da dura, non sono una rammollita, sebbene ho le mollette ai capelli, questo pelo è ancor arzillo”.

Quindi succhiò…, “precautelandosi” di non addolorare però il suo “piacerino”.
Intanto, arrivarono le guardie giurate che quindi giurarono da garanti della “privacy”: “Carmela”, tale il nome dell’infermiera, “Pulizia è stata fatta. Ora, togliti dai coglioni. Lascia fare… a noi”.

Il capo dei capi, un mafioso “intimo” di biancherie da ex “intoccabile” affiliato alla famiglia Capone Al, consegnò la reliquia a Napoli per “posta ordinaria”, ordinando al parroco di tentare un miracolo in extremis da San Gennaro.
Il prete “annaspò” nel “blob” dei pus, disinfettò e “ovattò” fra un’ostia e una manina “morta” alla suorina “benedetta”.
Ma concluse il “rituale” in un mare di lagrime: “Non c’è verso, versiamo solo dei versetti”.

Quindi, fui consegnato a un cazzo d’ospedale fiorentino, ove mangiarono i rimasugli come una fiorentina.
Con tanto di vino dei colli, bevendo a collo le ultime “piastrine” del mio plasma.

Ecco, dunque, riassumibile il cordoglio in frasi da “posteri”:

“Mi spiace, mi piacevi”, “Era bono, ammazza, come mai l’hanno ammazzato?”, “Questo era da spararselo su un letto di chiodi”, “Che buco in pancia, peccato. Volevo il suo fucile nei miei buchi”, “Cristo di Dio, che Diavolo della miseria è mai questa porcata?”.

No, non sono morto. Posso mangiare una mortadella?
Non si può?

Invece sì.

Finale col “naso”…
Ai colloqui di lavoro, cari Pinocchi, so che siete “bianchi” bugiardi e “lo” raccontate di farlocche pose per ambire alla segretaria da “Balocchi”. Sono Lucignolo, non avrai nessuna scrivania, mio nero (ar)cigno

Arcimboldi! “Poeta” matterello meglio dei pennivendoli da mercato ortofrutticolo!
Egli tinse tele nelle sue pantacalze di “foglie morte” alla Mariolino Corso, piazzando capolavori “in corsivo” su suoi deliri “al pompelmo”, e fregandosene delle corse all’oro delle “limonate”. Egli privilegiò il suo orticello, senza l’orco ma orchidea selvaggia da Mickey Rourke di “mela” Otis “cotogna” senza Toto Cutugno, da italiano verace

Lasciatemi cantare”, il pittore, già, canticchiava, mentre suonava la “chitarra” delle sue banane, sbucciando l’albume d’una bontà matura. Coltivata da (al)levatore dell’olivo al suo “ramoscello” di “pennello” che intingeva. Sì, egli “pennellava” quadri di suoi autoritratti con “pomat(t)o” nel suo pomo d’Adamo, e s’allettava con Eva, detta “La pescatrice”, ché di pesche era sua amante nel letto colorato d’occhi strabuzzati fra “pomate” e pomiciate con tanto di “Pomì” e salsa di “pompin’” al “serpentone”.

Arcimboldi non era da Massimo Boldi, odiava già i cinepanettoni, ma condiva le sue opere con dei “canditi”. E, per di più. “metteva il dito”, pastrocchiandole tutte. Egli se ne stropicciava, un Van Gogh ancor più erotico di feticismo da il mio piede sinistro su pene “palombella” alla Pelè. A pelle, un artista di pancia, di palle, fra i polli… costui pittava e “imbrattava” le imbranate, e dall’ampolla era Apollo per “appollaiarlo”. Arcimboldi non era casto e non apparteneva alle “caste”.

Oscar Wilde fu (in)castrato ma, dal carcere, sprigionò Letteratura “Silvio Pellico”. Nonostante l’inguaribile ferite a cui nessuna penicillina diede fine alla sua pena.

Egli, non scopando, impennò di più, sorvolando su chi volle che il suo non v(i)olasse.
Oscar dava fastidio perché era scomodo a chi non aveva più sogni nel cassetto, e cioè la società vittori(an)a degli anziani, anali tenzoni.

Oscar non fu un Academy Award, e mai accedemico, infatti, vinse un “premio”.

Egli salì pur se “scese” nel mondaccio in cui viveva.

Oggi, le cose non son cambiate. Dai una mano a uno e si prende il braccio, abbracci una donna e si piglia un gelato sapor “bacio”, poi ti (ar)rende la vita in bianco e nero come la stracciatella.

– Amico, sei uno straccio. T’ha stracciato i coglioni quella lecchina, vero?
– No, le stracciarono il contratto nell’azienda in cui “lavorava”.
– E che azienda del cazzo era mai?
– Non so. Me n’accennò Tempo fa. Se non ricordo male, è molto “ambita” per “far carriera”. Quasi tutte le politiche del nostro “governo” fan la “gavetta” lì.
Dovrebbe chiamarsi così…, sai, un’intestazione lunga, d’altronde quelle lì son “lungimiranti”, lo pretendono non solo lungo ma anche grosso per portagogli grassi… “Azienda ove lo zio ti dà lo stipendio se loro alzano l’aumento. Prima guadagnatela, poi te la riempirai di più”. Sì, in Parlamento, la Carfagna è la lasagnona per le “besciamelle”.
– L’aumento di che?
– Della minchia.

Al che, disgustati, io e il mio amico andammo a “pinocchieggiare” con Lucignolo alla locanda “Caldeggiamoci a vicenda con del vino da volpi per grappoli d’uva”.

E, senza Antonello Venditti, afferrammo una vecchia appassita, e gridammo: “Prendilo tu questo frutto amaro!”. Vogliamo rimanere dei “parassiti!”.

Al che, finito lo “show”, esigemmo il “dolce”.

Sì, un affogato per darci foga.

Si sa, la figa vuol il “fico”.

Ho detto tutto…

Di mio, m’accontento di una cotoletta. Se posso “impanarti” è meglio.

Vorace dissipatezza d’un lesto nelle brezze a sbriciolar chi non ti dà le briciole ma Giuda di baci

La mia cantilena è ostinata, io mal tollero, essendo lor “torello”, chi vuol sculacciarmi. Di mio, amo scudisciare e anche il cuscino. Il cuscino non è male, quando “accoccoli” le tue guanciotte belle rosate e, dopo tanta fatica, senza una figa scassacazzi, t’inabissi “precipitevolissimevolmente”, nel cullante Morfeo, “termosifone” del sonn(ifer)o. Come ti “legifera” Lui, nei suoi voli pindarici quando chiudi gli occhietti vispi e vivaci, neppure una sinfonia di Vivaldi.
Morfeo lo conobbi millenni fa, prima che Larsson scrivesse la trilogia “Millennium”. Sì, sono un millenarista, anche un millantatore. Se voi, piantagran(at)e, minate le mie mine vaganti, allora ascoltate Mina con le vostre “olivine” ascolane. Ho sempre “tifato” per Tonino Carino da Ascoli, e odio le “carinerie”. Perché son squisitezza, infatti mi chiamano “Sua Altezza”. A volte, quando do di “testa”, suono il “Re” minore di Caparezza”. E caccio dei “botti” alla Radiofreccia. Sì, mi ficco le cuffie e le sparo allo Stefano Accorsi  più autentico senza una Casta Laetitia a distorcerlo dal Ligabue incazzato che sente dentro di sé su rovesciate alla Bonimba.

Il mio nome è Stefano, omonimo-martire di “Santo”, poco “Maxibon”. Sì, alla rivista dei puttanieri, “Max”, ho sempre preferito “Ciak”. Con tanto di provocazione alla “Ciappatelo qui, mio quaquaraqua”.

“Max” esibisce culi sodi in “pietra (a) vista”, di tutto il casellario delle “curve” pericolose.
Salvo pochi numeri, essendone un collezionista di “ossa”. Alla Ferilli Sabrina da mammasantissima, opto di sega per il “sedile posteriore” di Arcuri Manuela, da cui l’assonanza “Madonna che culo”. Un culo che si “sgraffignò” anche quel figliol di Garko Gabriel, attorucolo che in mezzo alle gambe ce l’ha come Golia Gabriella, scema da rucole e “insalate acide”. Insomma, a me Garko è sempre parso un eunuco che s’attornia di gnocche ma, “stringi stringi”, non c’è “nulla” là in mezzo.
Infatti, è sempre protagonista di “fiction” come Con onore e con l’onorevole, di Odore profumo maschio col mustacchio, di “capolavori” come Oltre alla tromba… di Eustachio, dammi lo “sticchio”. Sì, Gabriel è “come” l’Arcangelo, egli fa “ricchione” da mercante.

Non Shylock di Shakespeare, ma scemo da rosso di sera, spera che intanto sei solo senza soldi e in perizoma.

Fidatevi. L’altra Notte, ad esempio, ero alla prima “imperdibile” della sua interpretazione coi “fiocchi” di Cristina D’Avena. Nel “filmone”, Il cacciatore dell’acido lattico per guerre stellari fra le mutande delle “piccole” stelle,  fa la parte del “portabandiera” dell’aviazione alla “fiamma”. Un ruolo in cui fa sognar le ragazzine fra le nuvole, col suo “broncio” su fisico da bronzo di Riace “rapace” e “cola a picco” nello “sciolto” (a me dà la diarrea…) in vesti(ti) astronauta che perde la bussola delle escursioni termiche, “calde”, delle sue ammiratrici a guardarglielo “alto”, e precipita al Polo Nord, ove gli orsacchiotti lo usano come pupazzo di neve. Sì, lo “investono” di “firma(mento)”.

Diciamocela, è una società d’imbecilli.
Ne ho sempre avuto coscienza. Per questo ottenni poche “cosce”. D’altronde, i “romani” divoran quelle delle pollastrelle, i romantici amano Michael Mann, i romanticoni, invece, Muccino Gabriele.

Vedi? Inverti il cognome e il fattore non cambia. Questa è una fattoria d’animali ove “c’entra” sempre ‘sto Gabriele.

L’origine del nome Gabriele deriva dal greco, e significa “Uomo forte”.

Continuo nella mia tesi. Più che forte, mi sembra uno che, se ce non l’ha, non va bene, se l’uccello è, comunque sia, va tagliato di forbici.

Sì, Gabriele non deve fornicare. Non vogliamo altra stirpe da costui.

Il mio nome è Stefano.

Spacco le befane dopo il 26 Dicembre.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico in quanto fallace di morte, falce di vita)

  1. Tenebre (1982)
  2. Mortacci (1989)
  3. 47 morto che parla (1950)
  4. Il settimo sigillo (1957)
  5. L’armata delle tenebre (1992)
  6. La casa (1982)
  7. Il silenzio dei prosciutti (1993)

Elezioni 2013: vota Antonio e Stefano Falotico!


20 Feb

Domenica, per un domani migliore, votate Stefano Falotico: ignoranti che m’ignoraste, vicini che m’allontanaste, ecco a voi John Belushi, morto di overdose con Robert De Niro “impunito”

 

Domenica, dopo esser andati a votare, guardate gli Oscar, c’è De Niro di candidature per la “Scheda”: “Falotico nacque Robert, e promette rinnovamenti nel rimembrare l’heat dei tempi antichi e dorati”

Parentesi elettorale con tanto di parenti serpenti e Brianna Beach che non riesco a scordare. Questa Donna, pornoattrice quasi ritirata, me lo tirava come neanche Berlusconi a tirar acqua alle proprie “mule”: vota colui che è, senz’infingimenti, qualche figa e qualche spicciolo, Egli sa ove voi asini sareste da insaponare, ché il sapere è scibile e la Sibilla è bolla di mio spruzzo nella sua “casella vuota”, la crocetta è il “tiro” a segno di linee perpendicolari e (t)rombo. Volete portare avanti l’Italia? Prima, pen-s-ate al “didietro”, il resto “verrà” da sé. A dispetto dei bambini coi bomboloni, dai il tuo “Pollice su” a uno che fu assai giù, e ora gli tira di più. Sì, il suo motto è: in virtù del patimento, ora me ne sbatto… dementi!

Punto (di sutura) numero 1) Il sudore è il mio Pastore, mi guida per pascoli sereni e, fra le collinette, succhio il latte.
La pastorizia produce bontà al palato e liquirizie per ogni squinzia. Squisito, sono colui che disquisisce meglio di come tu te “lo” allisci, non ho “R” moscia ma attizzo nella “S” di Sesso.

I prati, quando cammino, rifioriscono, le mondine germogliano prosperose, e “belano” nel nostro bearcene mentre voi vi bevete tutto.

Punto numero due senza “triello”) Le elezioni son vicine. Annullate le schede ché dei Monti distruggeran solo le Alpi Apuane, nel capitalismo secessionista che vuol appiattire la visione d’ogni vetta poetica nell’affumicarla a pois, con tanto di sputarvi “Puah!”, e annichilirvi allo sfruttamento da neri. Ora, se le nuvole son bianche, perché non possono adombrare questi grigi fascisti in tinta unita? Annullate le schede ché dei parlanti Grillo ne aveva già piene il naso di Pinocchio, colui che sbugiardò i demagoghi a dar buoni esempi quando poi son ricchi che sfruttano l’ingenuità della povera gente, addomesticandola di terre promesse come Lucignolo nei “balocchi”. Allocchi!
Annullate le schede ché di Silvio ne ebbero già tante, e i danni son visibili: la Carfagna è oggi strabuzzata da ex bona, e ancora “gli regge” nonostante l’anoressia da “stress”.
Annullate le schede ché, fra i due litiganti il terzo gode, come da Il buono, il brutto, il cattivoEli Wallach è il più veloce a sparare ma è poco sveglio, Lee Van Cleef è un villain senza fondina, e il Clint un “figlio di puttana”. Egli risparmia il “brutto”, gli salva la faccia, spartendo il bottino proprio al suo volerlo “acchiappare” di cappio. Adesso, Eli urla simpaticamente un “Accipicchia, che stronzo cavalcante di cowgirl”.

Clint riconosce l’amico, gli dà la pacca, e rende i nemici un anemia.
Eh sì, quando sei morto, non c’è sangue che tenga…

Punto di rottura di palle)

– Chiariamoci, che vuoi dai miei puntini sulle “I?”.
Non capisco, posso comprarmi almeno una Y10 o prima devo laurearmi di 110 e lode per non finire “Z” d’ultima ruota del carro?
Insomma, che cazzo vuoi? Ah, capisco…, vuoi quello d’un trombone al Parlamento per far carriera.
Quindi? Se tanto mi “dà” tanto”, da me riceverai solo, “in premio”, una carrozzella.

– Cioè?

– Ti amputo le gambe, puttana! “Sgamba” da un’altra “parte”. Sei una porca da “Porta a Porta”.

E, soprattutto, chiudi lo “sportello”.

Sono un Uomo onesto, quindi saranno arrestati tutti gli ipocriti che “sostengono” quelle a Palazzo Chigi, le vere troie, e non tifano “in alto” per Brianna Beach!

Brianna, spogliati. Facciamolo sulla spiaggia. Che c’importa dei “nudisti?”.

Basta coi Chigi e i ghiri. Senza troppi giri, ti spacco fra le conchiglie!

Che c’azzecca Robert De Niro? Guardatelo in Heat di Michael Mann. Come le racconta Lui ad Amy Brenneman, neanche Giacomo Leopardi.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Animal House (1978)
    Animalizziamo la Casa Bianca!
  2. Taxi Driver (1976)
    Basta coi Palantine e i papponi che sfruttan le giovani patatine!
  3. Il mucchio selvaggio (1969)
    Quando il gioco si fa duro, bisogna eliminare il maiale.
  4. Il lato positivo (2012)
    Ricordate: la depressione bipolare può far rinascere un Uomo senza Pol(l)i delle false libertà, cari orsi.Sempre che tu riesca a incontrare la Jennifer che sa il fallo suo.Eh eh.

Stefano Falotico intervistato a “seScrivendo” per il suo “Noir Nightmare”


08 Feb

   Ecco la mia intervista a “seScrivendo”, in merito alla presentazione della mia ultima opera letteraria. Munendomi di videocamera Sony, “sonnecchiandola” nel montaggio frusciante, “videodromizzando” nell'”etere” della televisione sintonizzata ai  sogni, incubi e “incubatrice” al Babau Freddy Krueger, mito inossidabile dallo “sfregiato” Cuor angelico, cari sfigati, il sottoscritto vi narra di tal avventura, arcuato nell’arder chi non è poeta ed elevando la sua mistica a modello inarrivabile di sublime vetta e vita

 

Lionel Messi infilò il Poker


08 Jan

del “Pallone d’oro” della FIFA, io, oggi alle 14, nell’arena romana, ho presentato il mio quarto capolavoro letterario

Che gran “
CAOS Film” può esser la vita

Ecco che, dalla giungla, un Tarzan dalla mente stupefacente, con “cecità” talora da “strabismo di Venere” alla Greystoke/Christopher Lambert, ritorna in città e, per di più, nella Capitale dell’Impero.

Un gladiatore, un Uomo dato per disperso nelle “legioni” delle sue regioni da “orogenesi” alpina, “albino” d’anaffettivo derivato dal suo olfatto già oltre il sentir comune, che ritorna al Colosseo per tutto sfoggio di sua mastodontica robustezza ancora eroica. Ah, è anche parecchio erotico, come ogni Uomo dopo una rasatura Gillette dal pelo grezzo di spartane guerre “indemoniate” con Apollo e, soprattutto, con la sua pelle. Spesso poco “spalleggiata”. Dal sesso opposto poco di “pollice opponibile” nel baciamano e “Tienilo caldo qui”.
Raffreddato e nella sua cold mountain più smarrita nel naufragar m’è dolce in questo mer-doso.

Un Uomo dal giubbotto secco come l’occhio sinistro su ghiaccio lastricato dalle delusioni, eppur non eluso d’esilio definitivo poiché è lupo che sa quando, alla sua bella, di “bestia” alludere.
Anche “illudendola” per poi darsi di nuovo alla macchia. Sì, Lei mi dà la… “mancia” e io m’ammanico senz’ammantarla. Lei lo vorrebbe…, ma il mio “malto” d’… orso preferisce i biscotti col tè a questa qua che desina, asina, sol di latte nel succinto su succhiotti da “ciucciotto”.
Imbrigliatevela voi, ciuchi. Anche se apparirò eunuco, la mia nuca merita d’entrar… in empatia con una più figa, intellettivamente “diluendolo” nello “scioglilingua” dell’antistress eppur che chezzz’!

Tornando a “falli” più odierni delle mie notturne avventure spesso sventurate, ieri Messi ha messo a segno la quartina. Sì, dopo 91 goal, infrangendo ogni record (dis)umano nell’apoteosi dell’esultanza di massa, rimbambita dai suoi dribbling “arzigogolanti” di serpentine fendenti da “fondina” nel sacco e affondi a sfondar la porta (anche di “sfiancamento bombardante” sulle Escort pagate di baloon…), Lionel (eh già, un leone) ha vinto il Pallone, appunto.

Battendo tutti. Un argentino che, come già “dato”, se ne fa di battone “brasiliane” durante le pause da un numero dieci a una rumena da diecimila Euro a botta.

Messi se “lo può” permettere.

Il Genius, invece, nonostante passati calcistici superiori anche a costui, s’accontenta oggi d’essere il più grande scrittore della Storia dell’umanità. Candidato sicuro al prossimo Nobel, lo guadagnerà in tutte le categorie sudate e suddette:

1) per la Pace perché, nonostante averlo trattato da Cristo, è un diavolaccio che vuol castigarle.

2) Per la “Penicillina su pennichella da pene appeso” perché, dopo una miriade “conturbante” d’onanismi, rischiò che un nano lo superasse anche in “quello”.

3) Per le Risorse “umanoidi” perché, dopo esser stato Superman, si stancò di salvare il Mondo e non saltare in qualche “immonda” per “risorgerlo”, nonostante lo spompato senza nessun pompin’.

4) Per il Robert De Niro migliore perché, dopo averlo appoggiato anche nelle stronzate sue più invedibili, adesso spera che vinca l’Oscar quest’anno. Per anal ficcar ogni detrattore che non gli resse il “pipino”. Di Cancro alla prostrata s’ammalò, di crostrata in cul’ ti amputerà le gambine per un’immediata cancrena.

Siate presenti, fratelli.

Voglio le vostre sorelle.

Enrico Ghezzi? No, Falotico, il fantastico


30 Nov

Voi censurate, recidete, io recensisco.

E ora state zitti!

  “Cuffiatevi” e non stufate!

 

Esigo silenzio!

“Apocalypse Now” – Recensione


25 Oct

Apocalypse Now

Agli albori “boreali” delle isole perdute

 

Epoca avveniristica, di stramberie folli, ove un “manipolo” di uomini, non assoldati al Sistema, si riuniva e imbastiva “schegge” violente all’anima, nel “nubifragio” irto e inerpicatissimo di lor “meteora” rifrangente delle rabbie, nel grido arso di pelle loro “squamata”, squali verecondi nella pulsione avanguardistica di chi non combatteva in trincea. Semmai sdraiato a letto, già “sradicato” dentro, un Coppola di titanica ambizione, che scoccò famelico in piedi, azzannando il pacato crepuscolo d’anni 70 addolorati dagli sfregi “irrimarginabili” della guerra in Vietnam.

Un anno dopo Il cacciatore, un Cimino universale che, greve e cinereissimo, incendiante e “ossidrico” d’ossidati cuori bruciati, “sdilinquì” laconico nella magniloquenza emozionale d’un capolavoro innervato e spezzato nelle già fragili ossa di romantici sognatori uomini estirpati proprio dall’insanabile stirpe delle belligeranze “ludiche” di un’America scellerata che diede fuoco alla vena lucente delle loro temerarie, limpide e immacolate coscienze. Purezza estinta nella brace dei carnefici a spegnerli e dissanguarli, spellarli e indelebilmente graffiarli nell’amore (in)tagliato del macello armato a cuori per sempre infranti.

La versione della “sporcizia”, secondo un maestoso Coppola, a dilaniar se stesso e noi negli incubi allucinanti, avvinghianti dell’anfratto mostruoso, “a occhi aperti”, a sventrar il ventre della Notte, spruzzandola d’una orrida avventura lisergica e insuperbita nella “benzina” drogata, visceralmente agghiacciante, da brividi a pelle, Francis-“Storaro-saturo” immerso nei neri splendori d’una giungla “incontaminata”, a passo “tenero” e tenebroso fra le min(ier)e del lungimirante, allarmante Conrad grandioso d’esoterico ammonirci, con “irriguardosa” profezia, dalle imminenti, millenaristiche rivelazioni. Dell’animal “uomo” raschiato nei suoi floridi teschi alle incandescenze, ladro del tesoro alla Bellezza e alla primordiale, innocente Natura, incenerita di polvere da sparo, dalle esplosioni irredente e radenti dei pagani sacrifizi carnali, immolato all’inarrestabilità spaventosa della folle onnipotenza. Aberrazione da vasi di Pandora “sparpagliati” di detonazione da Pianeta delle scimmie.
Sulla “riva” dell’orrore già end della distruzione “atomica”.

Sì, proprio il nichilismo disilluso del Mito, dell’immane Jim Morrison a “inaugurare” il massacro.

Un piano sequenza lento come lo scalpitio del terrore che c’infiammerà chirurgico, virale nei bagliori di scure nostre iridi fulminate e turbate a librar fetali e letali, micidiali e assassine sul lavico, battesimale “ralenti” dinamitardo del viaggio.
Quindi, le pale afose d’un ventilatore “abbrustolito” nella panoramica ossessiva, ritmicamente distrutt(iv)a d’un Martin Sheen ubriaco, attorcigliato di “liane” veggenti, spasmo ferale dei veleni. Iniettato dalle tenaglie. “Unghie” a roderlo, a spolparlo.
Una semplice “mission”, rintracciare un disertore eremita. Che vive forse ai confini dell’immaginazione.
Un metafisico abisso “interminabile” nelle “virilità” già morse, già morte. Fantasmi e apparizioni cristologiche, il dado tratto della Bestia.

Marlon Brando giganteggia lassù,  non dominabile, oltre il surf, oltre il fiume…
La divina “resurrezione” delle voragini.

(Stefano Falotico)

 

 

 

(Hulk) Gogan – “Alcol” a “ucciderli dolcemente”, alleviando il “buon vino” del loro macilento “sasso” con faccia da macigno


14 Oct

Piangono, implorano, chiamano la mamma, Io…

“Soffro” di avida nevrosi “schierata”, a bandiera alzata della mia virilità, ad abbatterli senza batter ciglio, schiantata “arma” irta ed “eretta” a vessillo infrangibile del mio “culo” d’occhio che incenerirà  le pareti stagne di chi “piange”, camuffato da “irreprensibile” borghese dietro una maschera di “bendato” Ku Klux Klan nell’ariano più bieco nazismo ipocrita condito d’arie fritte(lle), “massificato” nella loro macelleria di carne “all’arrabbiata” su “affumicati” sfottò da cancellare, di marchio indelebile, affiggendoli al muro da dipinger di sangue.
Cas(c)ine, io sono il casinaro che vi ruba la bottiglia del “piacere” senza pagare alla cassa, e voi cazzari sarete “scassinati” perché propugnaste pugnalate violente e pugni che scheggeranno vostra madre ma non scalfirono neanche un “briciolo” della carità a cui vi prostrerò in “segno” d’imperdonabile disgrazia delle vostre “diavolerie”, “architettate” di smargiassa rivalsa e grassa invidia, di ottusità “pia” e pigra al rinnovamento, nemesi sciagurata al mio stilnovista “innovar” le nevi di questo vostro “nerbo macho“.

Mi pettino alla “foglia morta“, come le “palombelle” più letali e imprendibili, ficcate nell'”incrocio” dei vostri “peli”, di “punizione” che (s)piazza e incula il vostro “parato”.

Io sono l’unico portiere di Notte, e “pitturo” le stagioni dei miei quadri, accerchiando chi, “obiettivo”, distorse per sadico “deformarci” nella loro “cultura” da “fornai” del “lievitato” nelle “molliche” più “calde” del Sabato sera mostruosamente carnale.
A questo “gelido” materialismo, sguinzaglio le mie palle e, appunto “balisticamente”, invento altri stratagemmi per depistarvi, “cari” teppisti, una tattica che non (s)batterete neppure con le (ri)percussioni delle vostre “batterie”, scariche da bassi(sti).

Provarono a traviarmi e tranciarmi, li stirai, alzando il “volume” del loro chiasso a “mille all’ora”.
Impetuoso, si levò l’urlo atterrito dei miei nemici, scortesi e presuntuosi, la cui spocchia è stata da me spolpata.
Gente da “pompini”, dei “benzinai” che aizzarono e “lo” rizzeranno nel fuoco del caminetto, camminando “pian piano” nell'”attico” dei loro ormoni abbrustoliti, da “uomini” di cotanto “godereccio” sbrecciar, “abbracciare” da Giuda, “solleticare” per l’orticaria, sbaciucchiare come le bionde tonte che li “torniscono”.
Ecco, questa è la mia “torta!”.

– Ehi, bello. Chi pensi di essere? Brad Pitt?
– Sono molto oltre le Jolie. Io sono il vendicatore della tua valle, il Pastore del seno “collinare” di quella mogliettina sempre “indaffarata”, e “inumidisco” ogni inamidarvi e furfantescamente “amarvi” da smidollati, catturandovi quando pensate d'”infilarlo” e “filarvela”.
Io ti prendo per il gargarozzo, rospo grezzo, e ti (ri)finisco in modo “principesco”.
– Cristo!
– Amen. E amami. Io sono l’amenità!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (2007)
  2. Intervista col vampiro (1994)
  3. Cogan – Killing Them Softly (2012)


Il poeta Raimondo Loriga presenta la sua nuova silloge poetica


11 Oct

 

Compratelo e, prima di tutto, ascoltatelo.
“Auscultatelo”:

 

Per la sua forza guerriera, d’accostamento, lo associo ad Al Pacino.

Nel neo(n)… pubblicità del Dottor “Occultis”


03 Oct

 

Andate su questo sito d’autopubblicazioni e v’imbatterete in un nuovo Falotico.

Stefano Falotico ha pubblicato “Noir Nightmare – L’ombra blu del fantasma”


27 Sep

 

Lo straordinario esistenzialismo di un Uomo leggendario

Ventricoli alla “rinfusa” di fuse accorate a un ventre che s’obnubilò, di boati “lagrimò”, intrecciato a una mistica incendiara d’imbruniti riflessi e arcane libagioni, soffuse nei teneri liquori di “spigliata” oscurità, buio inacchetabile, assetato di Luce nelle profonde maree di Lune oscillanti, pagliaccesche di beffardo Cuore alla Georges Méliès.
Quando un razzo scheggerà anche le vostre anime, illuminandole di magia e lindi ardori nelle iridi che s’appannarono di troppe palpebre assonnate, “appartate” nelle prigioni dei sensi.

Passeggerei nudo per strada, e m’addobbo solo per non incupirmi nello “spogliarello” d’una massa “farfallona” d’impiegatizio incravattar il “sospiro” della gola.
Soffocati dentro, “appariscenti” di soliti rituali per ingraziarsi facili applausi retorici, “telecomandati”, sospettabili di falsità e e mendacissimo buonismo sdolcinato.

“Svenevolezze” e la solita smorfia di smanceria. “Macerati” soltanto, solitari in una foll(i)a che li corteggia e li carezza di lusinghe ipocrite. Ma paion “appaiarsi felici”, e appagarsi di tal “letizie feline”. E tutto (s)corre, maratoneti della superficialissima corrività. Manichei col coltello dalla par(e)te del manico “(s)par(l)ato”.

No, le mie scelte di vita han gioito di notti bislacchissime e adamantine senza prostituirmi mai nello schiavismo da facili lacchè. Quelli che son contenti… “a conti fatti”. Quanta insoddisfazione. Ammettelo, disfatevene. Non sbuffate e non “stufatevi”.

Tanto non cambierete mai. Arrivisti per amarezze ipocondriache, malati immaginari, “saggi” dell’ultima ora della “scatologia” triviale di battutina volgare, appunto, “cotta” di “ricotte” per “stemperare” l’idiozia di fondo che “raschia i barili” della bile soprattutto, della carne in scatola “cranica” di teste appallottolate nel “mito” delle “palle”.

Oh, ma che “attributi”,  io vi tributo sempre un “No” perentorio e ingrato, “sgradito” che scardina e scoordina le vostre certezze aggrappate sempre a manuali di psicologia spicciola(ta) di “cioccolate” e forme fisiche esteticamente “attraenti” quanto repellenti. Pelli, sì, (s)tirate “a lucido”, nel “look” che strizza l’occhio per piacere a uno più brutto di voi. Nel dentro che avete ucciso da tantissimo Tempo.

Lotte intestine, politicanti corrotti, “cerotti”, cerume, già.
E il solito balletto ove si sfoggiano inamidate facce d’emozioni bugiarde.

In questo posto, deputato all’isteria collettiva, dunque deturpato, sommerso in modo “sommesso” nel chiasso, “innalzato” alle tribali maldicenze e al luogo comune delle immonde dicerie, un Uomo è venuto a voi in segno di Pace.

Dilaniando le bugie, da Joker che brinda sotto i ponti.
Egli è favola sua eccelsa e cosmica cometa che vi libererà dal dolore e da ogni trauma.

Lo chiamano “Il più grande di tutti”.
Poiché lo è.
Eternamente…

NOIR

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Taxi Driver (1976)
  2. Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (2012)
  3. Apocalypse Now (1979)
  4. The Master (2012)

Genius-Pop

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