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Non criticate a priori i cinecomic, Joker e The Punisher sono dei capolavori


18 Nov

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Sì, copio-incollo qui l’opinione dell’utente Antisistema di FilmTv.it che rispose in merito a un mio post sulle splendide gambe accarezzabili di Saoirse Ronan. Donna dolcissima che sa come allupare perfino Hugh Jackman. Uno che, con un fisico così, fa finta di non degnare Saoirse, troppo “bimba” per lui.

Ma lei, per l’appunto, scoscia e Logan, a quel punto, perde forse il pelo (sullo stomaco, no, è glabro) ma non il vizio e giocosamente la infilza, prima offrendole una pizza Margherita e poi condendola con delle olive oleose con tanto di salame piccante.

«Essendo esseri umani, ognuno di noi percepisce la realtà attraverso i propri sensi e da un punto di vista differente da quello altrui, senza contare che, una volta percepiti gli stimoli esterni, ognuno di noi li elabora attraverso il proprio vissuto, cultura, estrazione sociale, sensibilità personale, ideologia etc

Alla cosiddetta oggettività credo poco, infatti nelle mie recensioni non troverai mai tale parola. Reputo impossibile, per l’essere umano, estraniarsi totalmente da sé stesso. I registi che sono considerati grandi, è perché ci sono stati alcuni critici che grazie alla loro autorevolezza motivazionale hanno coagulato, intorno a loro stessi, molte soggettività concordi, grazie alle loro argomentazioni.
Dire che un film è capolavoro perché lo dice la “massa” mi sembra un’argomentazione debole e che non tiene conto della propria persona.

Con Scorsese noto che c’è astio da parte di certa Critica per il suo giudizio sul genere cinefumetto.

Lì ha sparato una scemenza perché pretende di sostenere, in base a non so cosa, che il cinefumetto è un genere di serie B e non è artistico, non concordo.

Non è il genere che fa l’artista, ma la sua politica, cioè l’insieme del suo stile, contenuti, temi e vezzi registici ripetuti film dopo film.

Scorsese e Coppola avrebbero dovuto attaccare il sistema produttivo che impedisce qualsiasi libertà ai registi, il cinefumetto con la formula Marvel, preconfezionata e televisiva, non potrà mai ambire a qualcosa di più».

 

Ecco, nonostante una certa acredine fra me e questo utente, credo che lui concordi su questo: Hugh Jackman e Saoirse Ronan sarebbero una coppia bellissima.

Poi su Radio Deejay, oggi pomeriggio, un’esperta di animali… ha sfatato il detto secondo cui il lupo solitario sia feroce e sbrani gli uomini.

Di solito, lo fa in branco. Anzi a detta di lei, il lupo, anche in gruppo, rarissimamente attacca l’uomo.

Secondo infatti i suoi dati statistici, il lupo affamato di carne umana non è mai davvero esistito.

Quindi, il film The Grey con Liam Neeson è una stronzata.

Sì, la leggenda del lupo mannaro, secondo l’esimio parere di quest’eminente studiosa dei lupi, deriva erroneamente dalla favola nera di Cappuccetto Rosso.

Anzi, come ben so io e sanno anche gli amanti delle favole, non so se le amanti pure delle fave, la fiaba di Cappuccetto Rosso è una metafora ove il lupo incarna semplicemente il maniaco sessuale che attenta alla verginità delle ragazze indifese.

Lo insegna perfino lo stesso Scorsese col suo Max Cady7De Niro di Cape Fear nella scena della finta audizione a Juliette Lewis.

Secondo l’esperta del comportamento lupesco, i lupi sarebbero addirittura più docili dei pastori tedeschi.

Detti, per l’appunto, cani lupo in maniera del tutto sbagliata.

Sì, è più facile che un pastore tedesco, cioè un nazista delle valli germaniche, sbrani un uomo, piuttosto che un lupo d.o.c. metta a pecora una ragazza ancora d’immacolata lana pura.

Il lupo è di per sé un coglione. Per modo di dire…

Si trascura, si lascia crescere la barba e forse, anziché unirsi al gregge di pecoroni, detto altresì branco di bulli, fa il Joker della situazione.

È un bell’uomo come Joaquin Phoenix ma, a causa delle sue inguaribili melanconie e della sua atavica depressione bestiale, cammina tutto gobbo per una città piovosa e spettrale come Gotham City.

Un tempo, quand’era piccolo, faceva ridere gli adulti poiché pareva Sbirulino.

Oggi invece lo deridono perché non neanche più apparire come un cretino.

No, è infatti troppo intelligente per credere alla balla secondo cui sarebbe schizofrenico quando si trova con una mente così e con questo bel faccino.

Insomma, è praticamente Sylvester Stallone di Sorvegliato speciale.

– Stefano, cosa vorresti dire con questo?

– Quello che ho detto.

 

Fra l’altro, Stallone in questo succitato film si chiama Frank Leone. E non è certamente quello di Cop Land.

Cioè, morale della favola, non so se nera, ad alcune persone, i direttori sadici del sistema non vogliono permettere che esse volino liberi.

Perché sono troppo forti e invece è meglio che i leoni rimangano in gabbia.

Altrimenti, l’invidia potrebbe essere troppo alta verso persone con qualità superiori alla media.

Dinanzi però alla verità, solo il villain più scemo continuerebbe nei giochi (in)castranti assai infantili.

Purtroppo, “cattivi” così imbecilli esistono ma, parimenti, esistono anche stronzi ancora peggiori di tali idioti.

Sì, a me piace di più un altro Frank, Frank Castle.

Comunque, a differenza di Jon Bernthal, non ho intenti vendicativi nei confronti del mio Billy Russo di turno. È sufficientemente ebete da essere già morto, soprattutto nell’anima, da solo.

Trattasi di verme da strapazzo, di spaventapasseri, anzi di “spaventa passere”. Personaggio alquanto ignobile che continua ad affibbiarmi, per puro sfregio, la patente di matto e demente.

Sì, secondo lui, io sono Alex di Arancia meccanica, sì, il signor Malcolm McDowell. Quando è però in vena di complimenti, sostiene semplicemente che io sia Tyler Mine/Michael Myers del remake di Halloween, firmato da Rob Zombie. Affermando però che sarei curabile se m’affidassi allo psichiatra di questo film.

È sempre McDowell? Bravi, vedo che ancora non siete degli zombi viventi e, se vedete Sheri Moon, possedete nei vostri ormoni l’istinto ululante da Wolfman.

Bene, continuiamo così.

Sì, il mio Billy Russo in verità ha grande stima di me. Gli piace prendermi per il culo, tutto qui.

Cosicché, sin da quando avevo 14 anni, va a dire in giro che io soffra, per l’appunto, di demenza.

E che, se guardo il film Brivido, unica regia di Stephen King, a suo avviso, io non capisca nulla di questa pellicola e non possa nemmeno apprezzare la musica degli AC/DC perché sono diventato il leader di tale band, un altro Malcolm, però (non) Young, nei suoi ultimi anni di vita.

Secondo Wikipedia, la demenza è sinteticamente così stata definita: la demenza è un disturbo acquisito su base organica delle funzioni intellettive che sono state in precedenza acquisite: memoria (a breve e a lungo termine) e almeno una tra pensiero astratto, capacità criticalinguaggio, orientamento spazio-temporale, con conservazione dello stato di coscienza vigile.

 

Sì, in effetti mi riconosco nella diagnosi. Essendo già molto oltre rispetto ai miei coetanei, i quali, anziché ammirare Marliece Andrada di Baywatch, giocavano a Doom e a Duke Nukem 3D, per non apparire il “bagnino” della situazione, mi accodai ai suddetti imbecilli. Fanatici di puttanate come Indipendence Day e Fuoco assassino. Che cazzo potevo fare? Soldi non li avevo per andare in California e, anche se li avessi avuti, Marliece non me l’avrebbe data. All’epoca io ero minorenne, lei no. La legge statunitense è molto chiara riguardo la pedofilia. Costoro, compreso ovviamente il nerd per antonomasia a capo della congrega di handicappati, cioè Billy Russo, reputarono me stupido poiché, ribadisco, anziché sognare Nicole Kidman, sì, giocando a Broken Sword, ah ah, fui molto onesto con me stesso e mi ritirai a vita privata, tirandomene tante. Peccato che loro questo non l’abbiano mai saputo e si trattò dunque di un equivoco di proporzioni tragicomiche mai viste. Per farla breve, Billy Russo continua ora a stupirsi di me, scioccato, quando mi vede o ascolta nei miei video su YouTube. Della serie: ah, ma allora questo Russo se la russa proprio, è più tonto di quello che credevo. Ora scusate, devo ordinare il nuovo film con Karla Kush da adultdvdempire.com.

– Cosa? Cosa? Cosa? Ma non ti vergogni? Alla tua età?

– No, assolutamente. Tu piuttosto dovresti vergognarti. Alle soglie del 2020, credi ancora nel matrimonio.

– Che vorresti dire?

– Che sei un demente, ecco cosa voglio dire.

– Perché mai?

– Scusa, il mondo è formato da miliardi di donne. Che senso ha una vita passata solo con una che insegna Latino e Greco ma, sostanzialmente, sa cucinare solo le linguine allo scoglio? Una vita di mer.

– Sì, ci può stare. Ma non capisco. Allora perché compri i film pornografici anziché andare con le donne vere?

– Le donne vere non esistono. Esiste solo l’invenzione della Madonna. Che la Madonna v’accumpagni.

 

Insomma, io non mi smentisco. Buona vita Italia e, mi raccomando, chi vincerà lo Scudetto quest’anno? La GIUVENTUS? Chi ha fatto goal contro l’Armenia? CHIESA? Che Belpaese Immobile.

 

 

di Stefano Falotico

TOP TEN Sylvester Stallone


28 Nov

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Ebbene, non so se avete visto il filmato nuovo di zecca inserito da Stallone su Instagram. Ove, accanto a un falò, annuncia malinconicamente e allo stesso tempo grandiosamente di aver abbandonato per sempre i panni di quel personaggio iconico oramai entrato, volenti o nolenti, nell’immaginario collettivo, il Balboa, Rocky Balboa. Il pugile fallito di Philadelphia, un underground mai visto, uno che non sa che farsene delle lauree alla Bocconi e ha scelto la strada della strada, eh sì, forse giocoforza, perché le esigenze della vita l’hanno costretto a un certo tipo di percorso più duro ma più umanamente vero.

Uno a cui piove un miracolo dal cielo e viene scelto, pescato, come sfidante del campione in carica dei pesi massimi, Apollo Creed. Contro ogni sfavorevole e forse realistico, pronostico, lui non vince l’incontro, lo perde ai punti ma resiste e non va al tappeto, arrivando alla fine dell’ultima ripresa.

Insomma, un uomo vinto dalla vita ancora una volta sconfitto ma che, a suo modo, è anche un grande vincente. Perché ha resistito con enorme coraggio, non si è mai arreso, non ha gettato la spugna, è il caso di dirlo, e alla fine ha trovato anche il suo immenso amore, Adriana.

Rocky vinse l’Oscar come Miglior Film, un po’ immeritatamente perché Taxi Driver, anch’esso in gara quell’anno, era il film che doveva oggettivamente vincere. Ma il suo successo fu talmente clamoroso che perfino l’Academy, quasi sempre molto “borghese” e sussiegosa, ne rimase contagiata e decise, appunto, di decretarlo vincitore assoluto.

E anche Sly andò vicinissimo alla statuetta. Ma perse. L’Oscar come Miglior Attore andò a Peter Finch di Quinto potere, Oscar assegnatogli postumo. Anche in questo caso si trattò di una svista. L’Oscar a Finch fu dato proprio per omaggiare la sua morte. L’avrebbe dovuto vincere Bob De Niro.

Come tutti sanno, Rocky generò tutta una serie di seguiti, più o meno riusciti, e tutti i sequel ottennero lo stesso immane apprezzamento da parte del pubblico.

Quindi, è venuto lo spinoff Creed e consequenzialmente, a sua volta, il seguito. Mah.

Ecco, se vediamo Stallone in questo succitato video su Instagram e non sapessimo che fosse Stallone, penseremmo: ma chi è questo contadino-mugnaio che si muove come un agricoltore diretto, sbraccia e veste come un barbone?

Eh no, Sly è un miliardario, i soldi gli escono perfino dalle orecchie perché, nonostante per sua stessa ammissione (e tanto di cappello per l’umiltà), sappia benissimo che non sa recitare Shakespeare e non possa rivaleggiare affatto con attori espressivamente più dotati, Stallone è rimasto sempre testardamente, ai limiti dell’idiozia geniale, sé stesso.

Dunque, quali sono le sue dieci migliori performance in assoluto?

Ora, è luogo comune dire che Stallone sia l’antitesi-nemesi di Woody Allen. Tanto lui è muscoloso, rozzo, spontaneo, ruspante, uno che non va tanto per il sottile, tanto Allen è il campione psicanalitico dei dubbi della coscienza, uno che perennemente, anche ora che ha più di ottant’anni, s’interroga intellettualmente sull’uomo in quanto uomo. Con tutte le sue debolezze, paure, ritrosie, con le sue amabili follie.

Stallone è decisamente più cazzone, diciamolo. Ma il fatto curioso è che ha esordito al Cinema proprio in un film di Woody Allen. Incredibile, vero? Il dittatore dello stato libero di Bananas.

Ecco, torniamo alle sue dieci prove migliori.

Assodato che Rocky sia imprescindibile, vediamo quali sono le altre nove.

Direi di piazzare ovviamente Rambo, altro suo personaggio indimenticabile. Con tanto di sequel.

Dopo di che, I falchi della notte e Fuga per la vittoria. Cosa? Stallone in un film di John Huston? Sì, fa il portiere di calcio, non è che gli fosse stato richiesto di essere Jack Nicholson de L’onore dei Prizzi.

Anche se poi fu Oscar, il fidanzato per due figlie con Ornella Muti (!). Ma questo non lo inseriamo.

Perciò, Cop Land. Rocky Balboa, non il primo, l’ultimo. Ci piazzerei anche Cliffhanger. No no, non recita male, per niente. Sorvegliato speciale e Over the Top.

E per finire Jimmy Bobo.


MV5BMzM4Mzk4OTAyM15BMl5BanBnXkFtZTgwODI3NzY3NjM@._V1_SX1500_CR0,0,1500,999_AL_ di Stefano Falotico  

Sorvegliato Speciale, recensione, per quel che è possibile


10 Jan

Sorvegliato Speciale

Più che una vera e propria recensione, è una riflessione e constatazione onesta e giustamente derisoria

Ieri sera ridavano Sorvegliato Speciale, raro caso di scempiaggine e luoghi comuni più imbecilli.

Sì, mi trovavo a casa di un mio amico e, all’improvviso, su Rete 4, la tv dei “bellissimi”, in prima serata programmavano quest’idiozia con Stallone. Sin dalle prime immagini, reminiscenze di quando, da infante lo apprezzai, scorsero nei miei occhi, e presto la musica di Bill Conti, sì, quello di Rocky, mi trasmise un senso di tristissima nostalgia, inducendomi a pensieri suicidi. Sì, questa pellicola di tale John Flynn, uno di quegli anonimi mestieranti con cui Stallone lavorava non trovando di meglio, visto che i registi seri platealmente non lo cagavano, invoglia alla malinconia, il primo quarto d’ora sarebbe da trasmettere per educare tutte le persone depresse ad apprezzare la vita, perché è talmente patetico che una persona depressa, vedendolo, potrebbe per reazione contraria alla visione essere stimolata a disfarsi di tutte le sue inutili amarezze, dei suoi più pigri sconforti esistenziali e sapere che John Flynn girava film che stavano messi peggio di loro, che son morbosamente afflitti da malumori spesso solipsistici, un film che ti sfiducia così tanto da spronarti all’azione. Effetto “collaterale”. Sì, uomini “non a posto”, guardate questo Sorvegliato Speciale e capirete che le vostre malinconie non sono niente in confronto a quest’abominio di luoghi comuni squallidi e personaggi tagliati con l’accetta, in cui Sutherland si scordò di essere un ottimo attore e si mise al servizio di una sceneggiatura infarcita delle peggiori sconcezze, oserei dire, delle più infime standardizzazioni carcerarie, con tutto il “corollario” di secondini aguzzini, violenti, sadici, con tutta la retorica più trita del film costruito “a misura” dell’eroe sfigato e proletario per antonomasia, l’incarnazione vivente del povero Cristo disgraziato dello Stallone, al solito immarcescibilmente monolitico e d’inconfondibile labbro storto da inespressivo semi-paralitico a livello facciale, che nonostante venga sfacciatamente martoriato, senza fine angariato, infinitamente fottuto, nonostante venga ferito, scorticato nell’anima ma non abbattuto, neanche moralmente, insomma il duro che si piega ma non si spezza, alla fine esce dall’inferno e riabbraccia la sua “bella”.

Sì, e adesso mi soffermerei proprio sull’attrice che gli regge il “moccolo”, l’appena compianta Darlanne Fluegel. Eh sì, visto che la Fluegel è stata nel cast di C’era una volta in America, Stallone ha pensato bene (che fantasia…) di omaggiare il mitico Sergio Leone, dando al suo personaggio proprio il cognome di Leone. Frank Leone, un nome che è tutto un “programma”, il classico italoamericano cresciuto a base di palestra, puzza di motori e olio da officina metal-meccanica, rozzo ma “simpatico”, buono come un pezzo di pane eppure condannato a un’ingiustizia tremenda…

Sì, all’epoca, quando lo vidi per la prima volta, compresi subito che si trattava di una stronzata. Ma sapete… ai bambini piace Stallone, è il classico macho invincibile, quasi fumettistico, per cui si tifa spassionatamente e che racchiude nei suoi tratti fisiognomici la voglia di primeggiare, di lottare e non arrendersi mai. Di soffrire ma uscirne trionfatori. E i bambini vanno matti per “icone” di questo tipo.

Sì, a dire il vero non ero poi neanche tanto bambino. Frequentavo le scuole medie, mi trovavo a lezione di Educazione Artistica, e una mia compagna di classe, tale burrosa Corigliano (una che adesso, dopo mille burini che si è scopata nelle periferie degradate e da drogati, amerà i film d’amore zuccherosi che la consolano dagli stronzi che l’hanno “usata”, e che sognerà il principe azzurro che la conduca a vedere un film della Disney… ho detto tutto) entrò in ritardo in aula, entusiasmata, sì, era lunedì mattina e, interrompendo la lezione, gridò che era rimasta incantata dal “grande” Stallone di questa minchiata. Al che, si sa, a quell’età si è facilmente condizionabili, e vuoi anche per il fatto che, come detto, Stallone era uno dei miei idoli, anch’io mi precipitai a vederlo. Immediatamente non mi convinse affatto ma, cazzo, Stallone era quello di Rambo, e quindi non poteva essere brutto e, mentendo a me stesso, me lo feci piacere.

Me lo feci… piacere, ma era solo fece, in poche parole una mastodontica cagata.

Se vi devo essere sincero, mi aspettavo che Stallone mostrasse i suoi muscoli e, invece, a dispetto (eh sì, i pettorali, ah ah) di una scena in cui esibisce i bicipiti “incorniciati” da una canottiera bianchissima (la locandina docet) in opposizione al clima poco immacolato della vicenda, Stallone nel film rimane quasi sempre vestito, nonostante della sua dignità lo spoglino e resti perennemente nudo nell’anima, disarmato…

Sì, ancora nel 2018 danno in tv questa schifezza, un’immondizia bieca, il classico “veicolo” stalloniano che utilizza a pretesto una trama che poteva essere sfruttata meglio per far “rilucere” come sempre proprio lo scontatissimo, prevedibilissimo Sly, l’emblema dell’uomo patibolare, sfortunato eppur intattamente “puro”.

Al che, stamattina sono andato al bar e in tv passava il “molleggiato”, Celentano con la sua “intramontabile” Prisencolinensinainciusol, e ho compreso che, se due ritardati come Sylvester e Adriano sono diventati miliardari, sì, io non lo diverrò mai perché non sono un cretino.

Sono un uomo antipatico e stronzo per essere malato di troppa arguzia e intelligenza, è una “condanna” senza fine.

 

Su questa frase ermetica, poi neanche tanto, cinicamente falotica, vado a prepararmi un altro caffè.

 

Sì, sono un uomo inevitabilmente sciagurato, fortunatamente non ancora sfigurato e in senso affatto figurato so di essere un genio giammai inculato. Ah, miei spacciati e spacciatori, vorreste spacciarmi per altro, ma io spacco.

Ah ah.

 

 

di Stefano Falotico

Il Cinema della discriminazione


25 Apr

Prefazione adirata a dover di cronaca “nera”

Qualche mese fa, in seguito a giuste e sacrosante dimissioni da un centro di salute mentale (termine che abolirei in quanto aborro già l’intentar l’aberrazione dell’“igiene” al cervello, roba che inorridirebbe Stanley Kubrick del più Christopher Nolan memento), qualcuno, non si sa chi…, piglia su la cornetta e telefona a un “egregio” neuropsichiatra con tanto di “lode”. Secondo me, e qui son Paul Vitti di Terapia e pallottole, l’amico del giaguaro che potrebbe essere l’“indagato” di presunto reato, tale “spiccato” medico “legale” infatti l’ha combinata “bella”, cioè sporchissima.
E gli sta come un vestitino nuovo.

In seguito a violenze psicologiche reiterate, dopo anni di dibattiti in tribunale molto appurate, aveva considerato quasi “infermo” il sano, pregiudicandolo di “socialmente pericoloso” e invece scagionando, ad adduzione (addizione?) di sintomi deliranti causa stress emotivo non collegabile alle offese ricevute e non “attestate” di prove,  le ragioni del fittizio, ma per lui “realissima” di “distacco” percettivo d’allucinazione e “voci”, decadimento psichico, sempre a suo dire (anche ardere inquisitorio…), non da imputare a un lestofante criminale che, dopo doverose “analisi”, è stato invece scoperto e causa del suo male nel pianger se stesso d’irreversibile specchio-anima traditrice (e)rotta.

– Pronto?
– Sa chi sono?
– No, non realizzo…
– Ma come? Lei è velocissimo d’intuito infallibile!
– Ah, adesso ricordo.
– Lei non vuole essere radiato dall’albo, vero?
– A che vuol alludere?
– Alla “malattia” metasifica della Luna. Secondo Lei, ero un lupo, anzi un licantropo, spauracchio con cui, nel Medioevo, additavano in modo eufemistico, ammantandoli di leggenda “favolistica”, gli “schizofrenici”.
La prego di controllare su ibs.it i libri (retro)attivi che le ho infilato di crisi di nervi alle sue cervella, con composto calmante a scalmanato (pre)giudicare. Predicato verbale! Non predichi!
Sa che potrebbe perdere il “privilegio” di “operare” sulla sua collega “apprendista”, la quale si “prostra”, servilissima, a cogliere ogni suo “fallo” per far… carriera?
– Non la capisco.
– La questione è semplice. Lei aveva accusato un savio che s’è dovuto sottoporre ai suoi “trattamenti”, quando invece il matto era proprio l’altro.

Questo le pare giusto?

– Eh, ma ci voleva Tempo per capirlo.
– Certo, comprendo. La macchina burocratica è molto lenta quando c’è da risarcire e molto svelta quando c’è da “decurtare”. Bisogna trovare una soluzione che zittisca il fattaccio. Spararle al volo.

Ora, mi stavo chiedendo… Vuole un “interrogatorio” formato quiz?

– Di che si tratta?
– Domanda uno: col suo “potere” mentale quante troione riesce ad abbindolare impotentemente di depot? Sono anche sue nipoti?
Domanda due: se non abbindola un genio, il genio potrebbe “introiettare” la sua “sperpicacia” da cacciator di “streghe” e stregarla in una morsa “stringata?”. Domanda tre: se due più due fa quattro, perché “lei” non ha considerato che non c’è due senza uno? Ricominciamo daccapo. Mi spiego meglio.

Lei è uno stronzo di “facciata” o ci fa a prender per fesso con la sua “faccina?”.

Non si sfacchini, la manderò in carcere di sicurezza così dei neri la “sfiancheranno” di “sedazione” al sedere, mio “culone”.

Ci sta?

– La denuncio!

– Sì, sì, certo, vai a dar via il culo. Mi pare la psichiatria migliore per sal(i)varsi.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

E lo sottoscrivo. Basta coi sottobanchi e il branco!

Basta col tuo camice bianco! Camicia di forza e alziamo i calici!

  1. Philadelphia (1993)
  2. Sorvegliato speciale (1989)
  3. L’isola dell’ingiustizia. Alcatraz (1995)
  4. Il miglio verde (1999)
  5. Fino a prova contraria (1999)
  6. Mezzanotte nel giardino del Bene e del Male (1998)
  7. Le ali della libertà (1994)

Walt Kowalski versione Frank Leone


30 Jun

 

Quando le ingiustizie perdurano recidive, un Uomo che non ha paura degli scagnozzi, degli “scugnizzi”, dei “peli rizzi” e dei “caporali” ostinati e testardi, afferra il bue per le corna, lo “affigge” al muro, lo sottopone a una lentissima tortura per una confessione che, timorosa dell’ombra spaventovolissima della morte “elettrizzante”, confesserà il “fine” raggiro, le sue circuizioni da domator di circo, la sua bestiale invidia punitiva, e il suo ostaggio da “autorevole” rapitore… sbudellato e steso sul suo stesso “altare”

Con certa gente bisogna sfoderar la grinta del miglior Stallone degli anni ’90. Durissimo, senza fronzoli, esser incagniti e rabbiosi quanto le loro “scarnificazioni”. Bidogna denudarli d’ogni falso orpello, e spellarli vivi, bruciando tutte le loro meschinità, tutte le loro ristrettezze “restrittive”, il loro “vantaggio”, la sconsiderata pazzia che ne sottese la follia dei loro laidi gesti, bisogna assolutamente tener altissima la guardia e guardarli dritti negli occhi, non abbassarli neppure per un breve istante che ti potrebbe essere fatale e “decisivo”, bisogna “fucilarli” nell’anima con la stessa “dovizia” carnale, bisogna trascinarli nella stessa trappola che ordirono per “lordarti”, per infamare la tua reputazione, per “penalizzarti” della loro stessa “fedina” intonsa, aspettar cautamente l’attimo giusto, “pazientarsi”, lasciarsi colpire a muso duro, farsi “internare” e “rinchiudere” per poi incolparli del loro stesso delittuoso boomerang, arrestare proprio l’istinto che salterebbe loro alla gola “impugnando” la sciabola tagliente d’una presa mordentissima a strozzarli della loro stessa “morsa”, attendere per tender l’arco della freccia e conficcar, nella loro indifendibile ma “istituzionalmente protetta” pavidità mascherata da “virilità”, un dardo velenoso che si deflagri nel coglierli in flagrante e sbucciarne, avidi proprio della loro incontentabile avidità, ogni lembo delle loro rosate menzogne.

Sì, quella gente che si “divertiva”, “sadicissima” a dissanguare le coscienze innocenti, per indurle a “delinquere”, macchiandole, “a distanza”, d’offensivissimi attacchi. Per attaccarci sopra delle etichette.
Per provocazioni che soddisfassero il loro “godimento”, uccidere o peggio, più “sottilmente”, indurre al suicidio una persona per deturparla e privarla del bene più prezioso, se stesso. Il proprio Cuore, il valore inaffondabile per cui s’erge ogni mattina col sorriso e con la gioia a brindar per la vita.

Sì, se taluni furon tanto “perspicaci” di “esche” e di “formaggio”, potrebbero incontrare stavolta il Leone…

I pazzi aguzzini hanno incontrato una mente enormemente più aguzza e hanno “sminuzzato i loro stessi “denti”

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  Gran Torino (2008)
  2. Sorvegliato speciale (1989)
  3. Cobra (1986)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)